Cambogia e Bangkok fai da te: consigli pratici e diario di viaggio

Alla scoperta di un paese dai mille contrasti, 4 giorni di immersione nei templi di Angkor e un rapido assaggio della capitale thailandese
Scritto da: jaguar89
cambogia e bangkok fai da te: consigli pratici e diario di viaggio
Partenza il: 10/08/2016
Ritorno il: 22/08/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: Fino a €250 €

Questo racconto sarà così organizzato: all’inizio raccoglierò una serie di consigli utili per coloro che vogliono organizzare un viaggio simile, cercando di rispondere a quelle che erano le mie perplessità prima del viaggio. Per i più pazienti, seguirà il diario del mio viaggio, che rappresenta anche per me un modo per poterlo rivivere anche in futuro: nel viaggio, per dare al lettore un’idea delle mete che ci sono piaciute di più e quelle che invece sono ‘sacrificabili’ utilizzerò la seguente scala:

  • ***** = imperdibile
  • **** = molto interessante
  • *** = interessante
  • ** = medio
  • * = si può saltare

Consigli utili per un viaggio fai da te in Cambogia

Visto e vaccini: serve il visto per entrare in Cambogia, mentre non è necessario per la Thailandia. Il visto può essere fatto anche in aeroporto (30$) ma farlo online (30$ + 7$ di tasse) è semplice, più comodo e velocizza le operazioni. Non è richiesto alcun vaccino, almeno che non si vada nella zona della giungla ‘selvaggia’ a est del paese.

Denaro: in Cambogia si utilizzano fondamentalmente i dollari, mentre la moneta locale (il riel) è utilizzato al posto delle monete (quindi per importi minori di 1$). Il consiglio è di pagare sempre in dollari e di utilizzare eventuali riel ricevuti di resto per le spese minori (tuk tuk, mercati, etc.). In Thailandia si utilizza la moneta locale, il baht. Ritirare ai bancomat non è comodissimo perché c’è un massimo importo ritirabile per ciascuna operazione (credo 200$) e ogni operazione prevede una commissione piuttosto salata (circa 2.5% dell’importo). I cambi di valuta (ad esclusione degli aeroporti) hanno invece cambi discreti, anche se talvolta è necessario trattare sul tasso di cambio, che non viene quasi mai esposto. Cambi ad Agosto 2016: 1$ = 0.822€, 1€ = 39.2 B (baht)

Viaggio aereo: noi abbiamo viaggiato con Thai facendo Firenze-Monaco-Bangkok-Phnom Penh all’andata e Bangkok-Monaco-Firenze al ritorno. Volo interno Siem Reap-Bangkok con Air Asia (nessun problema). Ci siamo trovati decisamente bene (soprattutto quando al ritorno sul volo Bangkok-Monaco ci hanno fatto un upgrade gratuito in business class!) e prenotando a Gennaio abbiamo speso in tutto circa 700€ a testa.

 

Costo della vita e spese: costo della vita, dei ristoranti e degli alberghi irrisorio rispetto all’Italia.

Prenotando in anticipo abbiamo dormito in alberghi di 1a fascia (4 stelle o boutique hotel) pagando la camera doppia una media di 35€ a notte (in 2). Per 10 notti abbiamo speso meno di 200$ a testa per dormire. Per mangiare abbiamo speso dai 6$ ai 15$ a testa a cena, con una media di 10$ circa. Per pranzo noi normalmente abbiamo mangiato un gelato, ma si mangia tranquillamente street-food per 1-2$. Spesa complessiva della vacanza 1750€ a testa per 13 giorni.

 

Tempo meteorologico ad Agosto: abbiamo avuto fortuna perché pur essendo caldo-umido ha piovuto molto poco. Solo qualche scroscio nel pomeriggio di breve durata (massimo 10-15 minuti). Alla fine Agosto forse non sarà il periodo migliore per visitare il paese, ma per chi come me ha praticamente le ferie obbligate, la Cambogia è assolutamente una destinazione fattibile (se avete un po’ di capacità di adattamento). Più impegnativa la Thailandia dove l’umidità è ulteriormente accentuata.

 

Pericoli: rispetto al nostro viaggio in Sud America dello scorso anno abbiamo percepito una sensazione di sicurezza assai maggiore. I turisti sono sempre i benvenuti e solo a Phnom Penh siamo stati messi in guardia da eventuali crimini causati perlopiù dalle condizioni di estrema povertà in cui vive buona parte delle persone. L’unico pericolo vero è il traffico, che è completamente sregolato, smodato e fuori controllo: guai a voi se provate a prendere una macchina a noleggio!

 

Spostamenti interni: le opzioni praticabili sono esclusivamente taxi (condivisi o meno) e (mini)bus. Noi ci siamo trovati bene con una delle compagnie di livello più alto, la Mekong Express, che permette di prenotare i biglietti su internet e garantisce buoni livelli di sicurezza. Evitate, se potete, gli autobus notturni, perché è di notte che si verificano la stragrande maggioranza degli incidenti.

Visita ad Angkor: spettacolare! Secondo me sono necessari per il complesso ‘principale’ almeno 3 giorni ed è quindi molto utile il pass per 3 giorni (anche non consecutivi all’interno di una settimana) disponibile al prezzo di 40$. Non occorre prenotare i biglietti in anticipo e le code per l’acquisto di solito sono ragionevoli. L’area, come racconterò nel diario, ha alcune altre attrazioni interessanti e quindi potete valutare se, come abbiamo fatto noi, prevedere un soggiorno anche di 4 giorni.

Per qualsiasi altra informazione potete scrivermi all’indirizzo ricky.pittis@hotmail.it

 

DIARIO

Intro

Io (Francesco, 27 anni) e mia sorella Alessandra (23) avevamo da tempo l’idea di fare un giro del sudest asiatico zaino in spalla e dopo lo splendido viaggio in America Latina dello scorso anno (leggi http://turistipercaso.it/sudamerica/74475/peru-bolivia-e-nord-del-cile-18-giorni-in-autonomi.html) abbiamo deciso che questo era l’anno giusto. Dato che le mie ferie erano obbligatoriamente ad Agosto e che avevamo qualche limite di budget e giorni disponibili, abbiamo deciso di limitarci alla Cambogia, visitandone anche alcune destinazioni minori, con l’eccezione di 2 giorni a Bangkok.

Mercoledì 10 Agosto 2016 – viaggio verso Bangkok

La nostra avventura inizia con il volo delle 9.45 da Firenze a Monaco (effettuato con la compagnia partner Air Dolomiti) a cui segue alle 14.25 il volo di Thai Airlines per Bangkok. La compagnia ci ha fatto un’ottima impressione: velivolo nuovo, personale cortese (e cerimonioso, con profusione di inchini verso i passeggeri come da costume orientale) e pasti di discreta qualità. In circa 10 ore e mezzo siamo a Bangkok (+5h di fuso) e intorno alle 8 abbiamo il volo di un’ora che ci porta nella capitale cambogiana, Phnom Penh.

 

Giovedì 11 Agosto 2016 – Phnom Penh

Appena sbarcati, ci dirigiamo fuori dall’aeroporto dove è possibile ingaggiare a prezzi ridotti dei tuk-tuk per arrivare in centro città (circa 7km). Il tragitto è rallentato dal traffico sregolato e infernale che caratterizza molte metropoli asiatiche con veicoli contromano, carretti di ogni genere e assenza totale di qualsiasi regola alla guida. Il caldo si fa sentire, ma eravamo preparati. In circa 40 minuti arriviamo al nostro hotel, l’Okay Boutique Hotel (circa 40$ la doppia), edificio tradizionale molto bello nella zona del Palazzo Reale. Nonostante siano solo le 10.30 la camera è già pronta e quindi, dopo un drink di benvenuto, appoggiamo i nostri bagagli e partiamo alla scoperta della città. Il primo stop è al Wat Ounalom (***), un tempio con annesso monastero che ci fa prendere confidenza con l’architettura khmer ‘moderna’, ricca di animali simbolici e elementi decorativi. Iniziamo anche a vedere numerosi monaci buddhisti coperti dalle caratteristiche tonache arancioni: i monaci ci accompagneranno lungo tutto il nostro viaggio in Cambogia e anche a Bangkok. Decidiamo dunque di fare una passeggiata per le vie della città, che hanno una struttura molto regolare e sono indicate con numeri crescenti: le vie sono spesso fiancheggiate da bancarelle che propongono cibarie varie ed è subito percepibile come buona parte della popolazione viva in condizioni di povertà. Arriviamo quindi al moderno Monumento all’indipendenza (**), collocato al centro di una rotatoria. Vicino si trova la non memorabile statua (*) dell’ex/re rimo ministro Norodom Sihanouk. Abbiamo imparato che le distanze sono maggiori di quanto ci aspettassimo e decidiamo (sempre per 1-2$) di prendere un tuk-tuk per il Wat Moha Montrei (***), un tempio buddhista con un interessante vihara e dipinti murali. Dato che siamo nelle vicinanze diamo un’occhiata anche allo Stadio Olimpico (**), il cui accesso è libero e dove vediamo persone che fanno ginnastica. A piedi raggiungiamo quindi il Museo del Genocidio Tuol Sleng (****), dove in un ex-scuola i khmer rossi istituirono un campo di detenzione e tortura per i potenziali oppositori del regime. Il museo è ricchissimo di materiale e foto ed è emotivamente molto coinvolgente, anche se in alcune sezioni un po’ disorganizzato. L’audioguida aiuta a comprendere meglio il luogo ma non è disponibile in italiano. Al termine della visita (considerate 2h circa), dato che si sono fatte le 3 passate, proviamo a mangiare qualcosa e l’unico alimento su cui riusciamo a mettere gli occhi nelle vicinanze è quello che ci sembra un gelato ma è in realtà un alimento chiamato snow-ice, consistente in ghiaccio tritato e amalgamato da (orrendo) sciroppo: un’emerita schifezza da cui consiglio tutti di tenersi lontani! Con un altro tuk-tuk ci dirigiamo quindi verso il Wat Phnom (****), uno dei tempi principali della città, situato sulla sommità di una collinetta (Phnom significa appunto collina). Dopo una breve salita lungo una scalinata con balaustre decorate con naga (creature simboliche simili a serpenti presenti in quasi tutti i templi che visiteremo) giungiamo sulla cima, dove ci sono i diversi edifici che compongono il complesso e molti fedeli che portano offerte di vario genere. A seconda del dono richiesto l’offerta è diversa, con uno stretto significato simbolico tra ciò che viene donato e ciò che viene richiesto: banconote finte saranno donate da chi chiede prosperità economica, frutta da chi vuole cibo in abbondanza, verdure da chi desidera una stagione agricola propizia, etc. Nel complesso sono presenti anche numerose scimmiette che si nutrono di alcune delle offerte lasciate in omaggio. Si è ormai fatto tardi per la visita al Palazzo Reale, perciò decidiamo di rimandare a domani la sua visita e di visitare invece il vicino Psar Thmei (Mercato Centrale) (****) che ci regala alcuni scorci di vita locale con i banchi ortofrutticoli e l’area centrale dove si trovano le bancarelle alimentari. Prima di andare a cena decidiamo di regalarci anche una breve crociera sul lungofiume (*), che in circa 45min percorre un piccolo tratto e torna indietro. Purtroppo il Palazzo Reale rimane piuttosto nascosto e nonostante i bei colori del tramonto, l’esperienza non mi ha entusiasmato. C’è da dire che noi abbiamo preso un battello pubblico (solo 5$ a testa) frequentato soprattutto da locali e monaci, mentre spendendo di più si può sicuramente trovare soluzioni di livello più alto.

Passiamo quindi rapidamente dall’hotel per un rapido bagno nella piscina sul tetto (il caldo-umido si fa sentire) e andiamo quindi a cena da Romdeng, un ristorante cambogiano di fascia medio-alta che si occupa anche del recupero di ragazzi di strada, a cui viene insegnato il mestiere di cameriere. Ci sono piatti molto ‘alternativi’ (con formiche, ragni, etc.), fiancheggiati da piatti molto più normali, come quelli da noi scelti: io ho preso una sorta di insalata di maiale con zucca, cipolla e altre spezie varie (cardamomo e altre) e un sorbetto al frutto della passione di dessert per circa 12$. Quindi andiamo finalmente a ricaricare le batterie in hotel.

Venerdì 12 Agosto 2016 – Phnom Penh e viaggio per Sihanoukville

Dopo la discreta colazione a buffet dell’albergo, consumata all’ultimo piano della struttura, ci rechiamo al complesso del Palazzo Reale (*****), una delle principali attrazioni di Phnom Penh. Qui visitiamo la Sala del Trono e la Pagoda d’Argento, al cui interno è racchiuso il famoso Buddha di smeraldo, insieme agli altri edifici che costituiscono il complesso: pur non essendo ricco come il Palazzo Reale di Bangkok, che visiteremo al termine della nostra vacanza, il complesso, la cui visita dura circa 2h, è assolutamente interessante anche per l’insieme armonico degli stili architettonici degli edifici che lo compongono ed è una delle tappe irrinunciabili a Phnom Penh.

Al termine della visita contrattiamo con un tuk-tuk un passaggio per i Campi di Sterminio di Choeung Ek (*****), che si trovano a una decina di chilometri dal centro città. Questi sono i campi in cui venivano trucidati gli oppositori degli khmer rossi: una audioguida molto ben fatta (anche in italiano) ricostruisce i vari luoghi del campo e raccoglie le testimonianze di carnefici e parenti delle vittime, permettendo al visitatore di calarsi completamente in questa drammatica e allucinante realtà risalente a meno di quattro decenni fa: una visita irrinunciabile per capire a pieno la storia recente della Cambogia.

Dopo aver mangiato un rapido gelato per pranzo, ci facciamo portare al Mercato Russo (***), che tutto sommato è però meno interessante del Mercato Centrale e più turistico. Tuttavia il mercato regala buone possibilità di acquisti sia di classici souvenir, che di abbigliamento, con marche occidentali (spesso autentiche, anche se di provenienza non sempre limpida) vendute a non più del 20% del prezzo a cui si trovano in Europa. Ovviamente la contrattazione è la norma.

Dopo essere passati in albergo a recuperare i bagagli, alle 17 siamo pronti per imbarcarci sul minibus della Mekong Express per Sihanoukville, una delle principali località balneari della Cambogia. La maggior parte degli autobus parte la mattina e quindi abbiamo prenotato in anticipo su internet 2 degli 11 posti disponibili sul minibus. Il viaggio dura poco meno di 5 ore comprese le soste e, nonostante il traffico sregolato ci lasci un po’ in apprensione, trascorre tutto sommato rapidamente e piuttosto comodo (è una linea VIP con sedili più larghi, il biglietto è costato 11$ anziché i 9-10$ delle linee ‘standard’. Arriviamo in albergo, il comodo French Garden Resort, che sono le 22 circa, con il gentile proprietario, francese di origine, che ci attende e ci accompagna al nostro spazioso bungalow. Il nostro piano prevede quindi di decidere l’indomani se trascorrere 2 giorni in una delle vicine isole (Koh Rong Samloem, che è considerata uno dei posti migliori per andare al mare in Cambogia) o visitare i dintorni. Per cena andiamo in uno dei tanti posti che fanno BBQ sulla via parallela alla spiaggia, dove mangio un ottimo dentice rosso alla griglia condito con verdure e salsa di soia e un gelato per circa 7$. Sazi, andiamo a dormire.

Sabato 13 Agosto 2016 – Kampot e dintorni

Mentre consumiamo una non memorabile colazione, decidiamo che a causa del fortissimo vento e di alcuni scrosci di pioggia, è sconsigliabile trascorrere 2 giorni in un’isola su cui l’unica attività fattibile è stare al mare e quindi estendiamo la prenotazione all’albergo per un’ulteriore notte e ci dirigiamo verso Kampot (2h). Facciamo una breve camminata che ci permette di osservare alcuni monaci che effettuano il loro giro mattutino per raccogliere offerte e quindi ci facciamo portare da un tuk tuk nella zona degli autobus e dei taxi collettivi: qui intavoliamo una contrattazione per farci portare a Kampot e, dato che gli autobus partono oltre un’ora dopo, ci accordiamo per un taxi privato. Poco tempo dopo ci accorgiamo di aver rimediato una sonora fregatura perché vengono fatti salire altri passeggeri che raccogliamo in varie parti della città, perdendo tra l’altro più di un’ora. Alla fine partiamo compressi all’inverosimile con 2 persone sul sedile del passeggero e altre 5 in quello posteriore (una è una bimba piccola) per un nuovo record di 8 persone in un taxi! Ovviamente provo a farmi sentire con l’autista, che è abbastanza terrorizzato dal mio disappunto ma non parla una parola di inglese: alla fine lui è il meno responsabile, visto che a fregarci è stata la persona che ci ha venduto la corsa (e che ovviamente si era fatta pagare in anticipo, motivo per cui scendere non sarebbe servito a nulla…). Un po’ innervositi comunque riusciamo ad arrivare a Kampot verso le 12. Cominciamo la nostra visita con un giro per gli edifici coloniali della cittadina (**), che non è memorabile. Qui c’è un gran numero di backpackers e turisti stranieri, che si godono la tranquillità del lungofiume e il poco che la cittadina può offrire. Il fatto che non sia neanche sul mare, ci fa domandare quale sia l’attrattiva per così tante persone, se non l’indubbia tranquillità della zona. Pranziamo sul lungofiume con il nostro classico gelato, per poi dirigerci in tuk tuk alla principale meta della nostra gita: Phnom Chhnork (***). Questo è un tempio all’interno di una grotta raggiungibile tramite una scalinata che si arrampica sul pendio di una collina. Splendido è il paesaggio che attraversiamo a bordo del tuk tuk per arrivarci: ci immergiamo completamente nella Cambogia rurale, con i villaggi di case tipiche in legno (e tante baracche) ai lati della strada e verdissime coltivazioni di riso con le donne coi loro tipici cappelli di paglia che lavorano immerse nell’acqua fino al ginocchio. Giunti al tempio siamo circondati dai bambini del posto che si offrono come guida, ma decidiamo di andare da soli (ingresso 1$). Come già detto, bello il tempio e la vista che si ha salendo sulla collina. Torniamo quindi a Kampot, e grazie all’aiuto del nostro driver saltiamo al volo su un minibus con destinazione Sihanoukville in partenza alle 16. Alle 18 circa siamo in albergo per un bagno ristoratore in piscina. Andiamo quindi a cena al Sandan (che si ispira, neanche troppo vagamente, al Romdeng dove siamo stati a Phnom Penh). Stavolta, dopo un antipasto con patè di melanzane, viro deciso verso una cena di mare e prendo degli spiedini di pesce e frutti di mare. Spesa 13$ circa. Dopo un breve giro in centro torniamo in albergo: domani mattina, se il tempo ce lo consente, vogliamo dare un’occhiata alle famose spiagge di Sihanoukville.

Domenica 14 Agosto 2016 – Sihanoukville (Otres Beach) e viaggio verso Phnom Penh

Oggi il tempo è decisamente migliore, anche se molto ventoso e quindi decidiamo di farci accompagnare da un tuk-tuk a Otres Beach (***), considerata la spiaggia più bella di Sihanoukville. La spiaggia consiste in una lunga distesa di sabbia con vista delle vicine isole, affiancata nella prima parte da alcuni piccoli bar con dei lettini molto semplici sotto delle piccole capanne: con una consumazione si possono utilizzare i lettini. Nonostante siamo fuori stagione ci sono diverse famiglie di cambogiani in ferie e un po’ di turisti e trascorriamo alcune ore piacevoli a rilassarci e fotografare i caratteristici venditori ambulanti che portano sulla testa ceste piene di gamberoni e altre cibarie varie. In tanti fanno il bagno ma quando, all’ora di pranzo, decidiamo di rientrare per trovare un modo per tornare a Phnom Penh, vicino a noi assistiamo al poco piacevole spettacolo di un annegamento a causa del mare mosso: ovviamente qui non ci sono né bandiere rosse né bagnini e la morte viene presa come un’esperienza piuttosto ‘naturale’. Riusciamo a prendere, piuttosto fortunosamente visto il massiccio rientro da fine weekend, un minibus della Larryta Express (11$), un’altra compagnia considerata ‘Deluxe’ che in circa 4h e mezzo ci riporta a Phnom Penh, dove domani continueremo per Battambang. Esistono (piuttosto nascosti) degli autobus notturni che fanno direttamente il percorso Sihanoukville-Battambang (comunque passando da Siem Reap), ma come dicevo nell’introduzione sono piuttosto sconsigliati per ragioni di sicurezza. A Phnom Penh pernottiamo ancora all’Okay Boutique Hotel, di cui confermiamo il giudizio positivo. Per cena scopriamo che un paio di locali consigliati dalla Lonely Planet non esistono più, ma essendo già piuttosto tardi decidiamo di mangiare un boccone in un posto abbastanza turistico, il Dolphin Pub, dove mangio maiale fritto con melanzane e una macedonia con gelato (entrambi comunque accettabili) per circa 6$.

Lunedì 15 Agosto 2016 – Battambang e dintorni

Prendiamo il minibus (della Mekong Express) delle 7:30 per Battambang, che impiega circa 5h per arrivare a destinazione. Il tragitto è un po’ noioso ma tranquillo, essendo la strada meno trafficata di quella per Sihanoukville. Arrivati a destinazione troviamo il tuk tuk mandatoci dal nostro hotel, il Sangker Villa (32$ la doppia, a circa 15min dal centro città). Qui troviamo la ragazza che gestisce il posto ad accoglierci e a consigliarci per le destinazioni da visitare nel pomeriggio, mentre mangiamo il nostro gelato per pranzo. Alla fine incrociando le informazioni ricevute con il nostro itinerario di massima, decidiamo di ricontattare il driver che ci aveva portato all’albergo per farci scorrazzare fra le diverse destinazioni. La prima sarà il famoso Bamboo Train (**) (5$ a testa), un percorso su rotaia singola in mezzo alla natura su un carrello che viene smontato in caso di incrocio con un altro mezzo nell’altra direzione. L’esperienza, seppur divertente, ci delude un po’ non passando per alcun posto davvero caratteristico e non facendoci godere nemmeno di una gran vista, essendo il percorso praticamente ‘chiuso’ in una galleria di piante di vario genere. La destinazione successiva è quindi il Phnom Sampeau (2$), un interessante complesso di templi (****) su una collina, da cui si gode anche di una bella vista (**) sulle campagne nei dintorni di Battambang. Nelle vicinanze una rapidissima scala porta in una grotta con stalattiti, rampicanti e alcune statue (**), piuttosto suggestive. Facciamo un giro per altri luoghi interessanti nei dintorni e quindi per il tramonto siamo alla così detta Bat Caverna, da dove tutti i giorni escono circa 1 milione di pipistrelli (**) per andare a caccia, formando in cielo un’incredibile scia nera lunga chilometri. Il tuk tuk ci riporta quindi in centro, dove ci lascia. Abbiamo un paio d’ore per fare un giro per vedere gli edifici coloniali della città (**) e il suo quartiere artistico, con alcuni negozi molto interessanti. Per cena andiamo infine al Jaan Bai, un locale con uno splendido design in cui si condividono i piatti ordinati: in due decidiamo di assaggiare un cuscus con melanzane, zucca e spezie varie, un’insalata di maiale con decine di spezie diverse, il green thai curry (di pollo) e del pollo con erbette in salsa di soia piccante. Molto particolare, sicuramente devono piacere i sapori speziati. Con una piacevole camminata torniamo in albergo per il meritato riposo.

Martedì 16 Agosto 2016 – Viaggio verso Siem Reap, templi di Angkor (Benteay Srei, Ta Som, Mebon Orientale, Pre Rup)

Mentre siamo intenti a fare colazione, arriva il servizio di pickup della Mekong Express per il bus: purtroppo la proprietaria non si era intesa con l’autista per i tempi. Qui il bus è molto più grande (circa 25 posti) e siamo compressi come sardine e il servizio è decisamente di qualità inferiore. Il tragitto è fortunatamente più breve e, partendo alle 8, alle 11:30 siamo già a Siem Reap. Siamo abbordati da diversi driver di tuk tuk per portarci all’albergo e, arrivati a destinazione, il nostro, come consuetudine, ci chiede i nostri piani per i prossimi giorni per capire se può portarci in giro. Il ragazzo (chiamato da tutti Lucky) ci è simpatico, parla un inglese comprensibile e sembra preparato, pur essendo disponibile a venire incontro alle nostre esigenze e quindi decidiamo di dargli una possibilità per i nostri piani di oggi. Si stabilirà un bel rapporto di amicizia e stima reciproca per tutti e 4 i giorni della nostra permanenza e si rivelerà una compagnia piacevole e affidabile che ci racconterà, entrati maggiormente in confidenza, interessantissimi dettagli sulla Cambogia, le sue usanze e la propria vita. Per chiunque fosse interessato a contattarlo può scrivermi in privato e gli girerò il contatto di Lucky (la mia email è in fondo a questo racconto).

Passiamo dunque dall’albergo per lasciare i nostri bagagli: l’Home Indocine d’Angkor (nella zona leggermente periferica del Wat Bo, ma comunque a 10-15min dalla centralissima Pub Street), si rivelerà l’albergo migliore dell’intera vacanza, con un eccellente servizio e una piscina che ci permetterà di rinfrescarci dopo le lunghe giornate di visita ai templi. Per le 12:15 siamo pronti per iniziare la nostra avventura alla scoperta dei mitici templi di Angkor (*****)!

Lucky ci accompagna alla biglietteria per acquistare il biglietto valido 3gg (vedi introduzione) e ci accompagna quindi a uno dei templi più remoti, il Benteay Srei (****), raggiungibile in circa 40min.

Per non annoiare il lettore, tralascerò la descrizione dei singoli templi (che potete trovare in ogni guida), mettendo solo in evidenza le caratteristiche principali e un breve giudizio. In generale i pranzi dentro il complesso di Angkor saranno tra i più cari dell’intera vacanza.

Arrivati al Benteay Srei dopo circa 40min di tuk-tuk e mangiata una omelette, visitiamo questo splendido tempio dalle tonalità rosate e i magnifici rilievi, considerati i più belli di tutti il complesso. La visita (che richiede 1h-1h e mezzo) è cominciata col sole e terminata sotto una pioggia di breve durata ma davvero torrenziale. Le altre mete di questa prima mezza giornata sono il bel Ta Som (****), con un bellissimo e fotogenico albero che sovrasta uno degli ingressi e i vicini Mebon Orientale (**) un bel tempio-montagna con 5 torri e Pre Rup (***), molto simile al precedente e famoso per il tramonto che si gode dal suo livello più alto. Purtroppo la giornata era piuttosto coperta e praticamente il tramonto è stato inesistente. Dopo essere passati in albergo a cambiarci (purtroppo si suda davvero molto), usciamo per cena e andiamo in centro all’ ‘Amok’, vicino Pub Street, dove assaggiamo finalmente il piatto principe della cucina cambogiana in più versioni: l’amok è in realtà uno degli ingredienti principali della pietanza che, a seconda del tipo di carne, viene accompagnato con spezie anche molto diverse tra loro. Il piatto degustazione ci permette di provare l’amok vegeteriano, quelli di pesce, di pollo, di maiale e di manzo e rimaniamo soddisfatti: nonostante il posto sia un po’ turistico il consiglio della LP si è rivelato buono. Dopo un gelato in un’ottima gelateria artigianale del centro rientriamo in hotel, perché domani ci aspetta una sveglia prima delle 5 per andare a vedere l’alba ad Angkor.

Mercoledì 17 Agosto 2016 – Templi di Angkor (Piccolo Circuito)

Siamo rimasti d’accordo con il nostro driver di trovarci alle 5 davanti al nostro albergo per andare a vedere l’alba ad Angkor Wat. Alle 5:30 siamo, insieme ad altre migliaia di turisti (sob!), nel buio davanti a questo meraviglioso tempio, ma ancora una volta i colori non sono così stupefacenti a causa del cielo coperto. Il miglior punto per vedere l’alba sono i bacini subito davanti il complesso principale, oltre il primo ingresso, da cui è possibile vedere l’Angkor Wat (*****) riflesso nell’acqua. Sorto il sole, partiamo alla scoperta di quello che è il simbolo nazionale cambogiano, tanto da essere ritratto anche sulla bandiera. Non descriverò tutto ciò che si può ammirare durante la visita, ma raccomando al lettore di considerare almeno 2-3 ore per girare al meglio questo tempio, considerando anche gli estesissimi bassorilievi e la salita al Bakan, il livello superiore, che è accessibile a un numero limitato di visitatori per volta. Questo tempio è ovviamente irrinunciabile, seppur preso d’assalto da un gran numero di turisti.

Ritrovatici con il nostro driver, attraverso la parta meridionale siamo arrivati ad Angkor Thom (*****), la città fortificata che contiene al suo interno il Bayon, il Baphuon, la Terrazza degli Elefanti e quella del re lebbroso e altri numerosi tempi minori. Dopo una rapida colazione con frutta e yogurt (molto cara per gli standard cambogiani) iniziamo, a piedi, la visita di questa enorme città: considerate complessivamente anche per questa visita 3 ore circa. Dato che il driver per la colazione ci ha portato oltre le attrazioni principali iniziamo la nostra visita da alcuni templi minori, ovvero il Tep Pranam (*), di cui ben poco è rimasto se non un vicino grande Buddha, e il Preah Palilay (**), un po’ mal ridotto e immerso in una vegetazione purtroppo tagliata. Decidiamo quindi di ripartire dai templi più lontani per proseguire la visita nell’ordine canonico: il meraviglioso Bayon (****) è famoso per le innumerevoli enigmatiche teste sorridenti che osservano il visitatore da ogni lato e per altri notevoli bassorilievi. Questo è il tempio che richiede più tempo per la visita. Si prosegue con il Baphuon (***), ricostruito pezzo per pezzo e a cui si accede con una passerella e il più rovinato Phimeanakas (**), vicino alla vasca per le abluzioni e alla corte reale. Possiamo quindi ammirare le Terrazze degli Elefanti e del Re Lebbroso (***), da cui il sovrano poteva assistere alle cerimonie pubbliche.

Completata la visita dell’Angkor Thom, in tuk-tuk, usciamo dalla porta della vittoria e visitiamo i due templi gemelli di Chau Say Tevoda e Thomannon (**), recentemente ben restaurati. Visto che siamo affamati ci concediamo un pranzo un po’ più abbondante del solito gelato al Polomboo Restaurant (vicino al tempio Sra Sreng): assaggio il lok lak, cubetti di carne di manzo saltati in padella e serviti con cipolle rosse, che mi sembra discreto nonostante il ristorante sia ovviamente turistico. Dopo pranzo giunge il momento del tempio per me più atteso, quello del Ta Phrom (*****), avvolto nella giungla e attanagliato dalle enormi radici di diversi alberi, che si possono vedere in diversi film quali Tomb Rider e Indiana Jones. Il tempio è incredibilmente suggestivo e un posto fantastico per scattare mille fotografie alle diverse radici e agli alberi ‘abbarbicati’ ai templi, tra cui spiccano l’Albero del coccodrillo, quello di Tomb Rider e la Radice dell’albero gigante. Considerate almeno due ore se siete amanti della fotografia: i passaggi sono piuttosto ristretti e c’è da lottare con gli altri turisti per scattare delle buone foto. Comunque questo tempio è assolutamente imperdibile. Nonostante iniziamo ad essere notevolmente stanchi, decidiamo di concludere il programma previsto con il Benteay Kdey (***), che ha 4 ingressi e una torre centrale e il vicinissimo Sra Srang (***), da cui eravamo già passati, di cui rimangono poche rovine davanti a uno scenografico e enorme specchio d’acqua.

La visita, cominciata alle 5 e terminata alle 18 è stata piuttosto devastante ma davvero meravigliosa. Il driver per l’intera giornata ci è costato 20$ in due. Sfruttiamo la piscina dell’albergo per rinfrescarci e rilassarci un po’ e quindi andiamo a cena al Cambodian BBQ, praticamente davanti all’Amok dove eravamo stati ieri sera. Qui assaggiamo il piatto noto come ‘collina di fuoco’: è una sorta di piastra rovente a forma di cupola che viene portata al tavolo, dove ognuno cuoce la carne che desidera. Noi al solito proviamo il menù degustazione che prevede un mix di calamari, gamberetti, coccodrillo, squalo, pollo, manzo e maiale ma si possono scegliere anche serpente e canguro (con sovrapprezzo). Dopo un altro gelato alla solita gelateria italiana andiamo a dormire.

Giovedì 18 Agosto 2016 – Kampong Phluk, Templi di Angkor (Templi di Roulos, Preah Neak Poan, Preah Khan)

Per oggi abbiamo concordato con il nostro autista (per circa 30$ in due, causa distanze) la visita del villaggio galleggiante di Kampong Phluk (il meno turistico della zona) e la visita dei vicini complessi di Roulos, per poi procedere nel pomeriggio al completamento del Grande Circuito con i due templi che ci mancano.

Partiamo alle 8:30 e in 45 minuti circa di tuk-tuk arriviamo alla biglietteria del villaggio galleggiante dove ci chiedono addirittura 25$ a testa (più di una giornata ad Angkor!). Non siamo ancora nel pieno della stagione delle piogge e quindi nel percorso di avvicinamento al villaggio alterniamo una piccola imbarcazione allungata, un altro tratto in tuk-tuk e il tragitto vero e proprio di attraversamento del villaggio in una barca molto più grande, con almeno una dozzina di posti, in cui veniamo fatti salire da soli! Probabilmente la bassa stagione turistica spinge la comunità a cercare di dar lavoro a più persone possibile. Il villaggio galleggiante (****), tutto costruito su palafitte alte 6m, è molto caratteristico, con scuole e edifici comuni anch’essi sulle palafitte e la vita degli abitanti che si svolge completamente sull’acqua. Qui si possono scattare anche delle belle foto. Arriviamo infine a quella che viene chiamata ‘foresta sommersa’ ovvero un intrico di alberi in parte sommersi dall’acqua tra i quali si può girare in piccole barche a remi gestite dalla comunità locale (5$ aggiuntivi a testa). Qui l’atmosfera è molto suggestiva e tutto sommato giustifica l’ulteriore esborso. Riattraversando il villaggio dopo circa 3h complessive ci ricongiungiamo con il nostro driver, per andare alla scoperta dei vicini templi di Roulos (**). Questi sono tra i templi più antichi di tutta Angkor, costruiti utilizzando materiali più leggeri come i mattoni. Partiamo dal Lolei (*), con quattro torri talmente rovinate da essere in alcuni casi difficilmente riconoscibili. Vicino è presente un piccolo santuario moderno affrescato. Procediamo con il Preah Ko (**), simile al precedente ma assai meglio conservato, con interessanti stucchi e iscrizioni in sanscrito. Concludiamo quindi con il Bekong (**/***), il tempio più interessante del complesso: questo è un classico tempio-montagna a livelli con un monastero dei monaci alla base. Abbiamo avuto la fortuna di visitare il tempio proprio nel momento in cui era affollato da un ampio gruppo di monaci e quindi abbiamo potuto scattare alcune foto impreziosite da diverse macchie arancioni costituite dalle loro tonache. Mangiamo un gelato per pranzo, riuscendo ad offrirne uno anche al nostro driver Lucky, che si sta progressivamente aprendo raccontandoci sempre più sulla Cambogia e su di sé.

Dopo la sosta percorriamo il lungo tragitto che ci separa dal Preah Neak Poan (***), un piccolo tempio al centro di un bacino dalle perfette proporzioni: c’è un bacino centrale circondato da 4 vasche più piccole e simmetriche, con ugelli decorati con diversi tipi di teste. La visita è piuttosto breve. Procediamo quindi con il Preah Khan (****), uno dei complessi più vasti di Angkor, con sviluppo orizzontale e 4 diverse porte d’accesso che portano, dopo una lunghissima serie di porte minori e corridoi, a un santuario centrale. L’ingresso ovest è impreziosito da alcuni alberi abbarbicati all’ingresso.

Prima di farci riportare in ingresso chiediamo a Lucky di fare una breve sosta al Phnom Bakheng, una collina sopra la quale si trova il tempio da cui le guide affermano si goda del miglior tramonto su Angkor. Il nostro driver ci aveva sconsigliato la sosta che in effetti si rivela una vera trappola per turisti: tra eserciti di giapponesi scaricati dai pullman dei viaggi organizzati e elefanti che risalgono la collinetta, riusciamo ad arrivare in cima in circa 20min. Nonostante manchi oltre un’ora al tramonto c’è una coda chilometrica per accedere al tempio (dalla base non si vede assolutamente nulla) , a cui possono accedere al max 300 persone per volta. Ridiscendendo diverse guide ci hanno detto che è completamente inutile salire verso quest’ora perché si avrà la possibilità di accedere al tempio solo a tramonto già avvenuto. Per accaparrarsi un posto si deve salire al tempio addirittura 3 ore prima!

Veniamo riaccompagnati all’hotel e, dopo un tuffo ristoratore in piscina, andiamo a cena al vicino Tangram Garden, dove mangiamo in giardino in un complesso davvero bellissimo, con i tavoli in piccole ‘isole’, ognuno separato dall’altro. Facciamo una delle migliori cene della vacanza con una minestra di zuppa, lok lak e maiale brasato in salsa dolce e gelato per circa 15$ a testa. Unico consiglio è di portarvi qualche repellente per gli insetti che ci hanno davvero massacrati.

Venerdì 19 Agosto 2016 – Beng Malea, Siem Reap, viaggio per Bangkok

Dopo molta incertezza abbiamo abbandonato la nostra idea iniziale di visitare il Prasat Preah Vihear a causa dell’alto costo (sui 50-60$ a testa) e soprattutto per la durata complessiva del viaggio (7-8 ore). Avendo in tarda serata il volo per Bangkok abbiamo quindi deciso di dedicare la mattinata alla visita del Beng Malea (che abbiamo deciso di raggiungere in tuk-tuk nonostante le quasi 2 ore di tragitto per tratta) e di trascorrere la parte rimanente del pomeriggio a Siem Reap, in modo da non aver problemi per prendere il nostro aereo, che parte alle 21:45.

Dopo il lungo percorso in tuk-tuk arriviamo al Beng Malea (***) (5$ a testa), un enorme tempio completamente immerso nella giungla e costituito in gran parte da macerie. In questa zona remota arrivano soprattutto viaggi organizzati e quindi nel percorso obbligato per visitare il sito c’è un discreto affollamento. Notevole l'”effetto Indiana Jones” che il tempio produce nel visitatore, con radici abbarbicate alle rovine e alberi intrecciati ad elementi architettonici, c’è da dire onestamente che per molti tratti si vedono più macerie che un tempio vero e proprio. La visita dura circa 1h e mezzo dopo la quale ci apprestiamo a fare il viaggio di ritorno. Dato il lungo tragitto ci fermiamo a metà circa con Lucky, con cui trascorriamo una splendida mezz’ora in cui ci racconta della sua famiglia, dei problemi della Cambogia (gli incidenti stradali, la sanità di bassa qualità e a prezzi inaccessibile per molti, etc.) e di tutte le differenze con il nostro ‘quotidiano’: rimarrà una delle esperienze più belle di tutto il viaggio. Giunti in città ci facciamo lasciare in centro accordandoci per farci recuperare in hotel per il transfer all’aeroporto e, dato che sono quasi le 14:30 e prevediamo di saltare praticamente la cena, andiamo a pranzo in un ristorantino locale (mi pare il Khmer House Restaurant) dove mangio del maiale con verdure fritto piuttosto anonimo. Dato che abbiamo un po’ di tempo per prima cosa ci concediamo un tipico massaggio khmer total-body che in un centro massaggi di livello medio ci costa 5$ per un’ora: non sono un esperto di massaggi ma quello da noi ricevuto, piuttosto energico, mi è sembrato senza infamia e senza lode. Andiamo quindi ad esplorare il mercato locale, molto grande, ma avendone visti vari simili non ci è sembrato molto diverso o con prodotti molto migliori di altri. Facciamo quindi un breve giro in città per dare un’occhiata a qualche tempio buddista che non avevamo visitato fino ad ora, per poi concederci una birra (che abbiamo trovato a 0.50$ quasi ovunque!) e un gelato prima di dirigerci verso l’albergo. Sulla strada siamo addirittura presi al volo da Lucky che ci accompagna in albergo a recuperare le valigie e quindi ci porta in aeroporto (circa 30 min) passando per la zona lussuosa (e incredibilmente pacchiana) della città dove si trovano gran parte dei ristoranti per le comitive organizzate di fascia alta. All’aeroporto ci salutiamo affettuosamente scattando insieme alcune foto di rito. Forse avremmo potuto trovare un driver con capacità linguistiche migliori o a prezzi più bassi, ma complessivamente siamo rimasti molto contenti dell’esperienza fatta, che ci ha permesso in 4 giorni di stabilire una relazione un po’ più profonda con un locale, esperienza che troppe volte il turista medio non riesce a fare. Dopo aver lasciato a Lucky anche una mancia, ci mettiamo in attesa dell’aereo dell’AirAsia (pagato circa 85$ a testa) per Bangkok che ci porta a destinazione senza problemi.

A Bangkok ci aspetta un’estenuante coda per il controllo passaporti e un’ulteriore fila per prendere un taxi (prendere gli autobus sembra più complicato del previsto e visto il prezzo – irrisorio – dei taxi decidiamo di farne a meno). Qui il personale traduce la destinazione per i tassisti, che non parlano una parola di inglese (molto peggio che in Cambogia!). Comunque nonostante sia molto tardi a bordo del nostro fotonico taxi giallo-verde con guida a destra (come in Inghilterra) in circa 40 minuti arriviamo al nostro hotel (La Tada Parkview, circa 55$ la doppia, molto buono) per meno di 4$! E’ passata la mezzanotte ma non abbiamo problemi a fare il check-in per poterci finalmente riposare nella nostra camera.

Sabato 20 Agosto 2016 – Bangkok

Dopo il risveglio decidiamo di sfruttare l’abbondantissima colazione dell’hotel (continentale, americana e asiatica) che paghiamo circa 5$ a testa. Il primo obiettivo della giornata è il complesso del Palazzo Reale(*****) con il Wat Pha Kaewa. Bangkok ha sia la metro che lo skytrain, ma nessuno dei due arriva alla parte vecchia della città e quindi all’hotel ci suggeriscono di prendere un taxi. Il taxi è economico ma è presto inghiottito dall’allucinante traffico cittadino e impieghiamo oltre 40min per fare pochi chilometri. Ne approfittiamo per avere una prima idea della Thailandia, certamente molto più ricca e moderna della vicina Cambogia, ma non meno caratterizzata da contrasti e grandi differenze sociali. All’ingresso del palazzo i controlli sono molto rigidi e, nonostante i miei pantaloni corti siano sotto il ginocchio, mi vengono fatti cambiare con un paio di pantaloni più lunghi, che fortunatamente mia sorella aveva portato: alternativamente vengono offerti in prestito degli abiti, ma visto l’opprimente caldo di oggi (c’è più umidità che in Cambogia!) l’idea di mettermi degli abiti, in cui qualcun altro prima di me ha certamente sudato in abbondanza, non mi aggradava troppo. Il complesso è enorme e splendido e non starò qui a descrivere tutto ciò che è possibile ammirare, limitandomi a citare le splendide chedi in successione, il Buddha di smeraldo e le varie statue e elementi architettonici disseminati lungo tutto il complesso. Meno interessanti invece le varie esposizioni(**) a cui si ha accesso con il biglietto. La visita dura circa 2h e mezzo dopo le quali ci buttiamo alla scoperta della città partendo dalla zona di Ko Ratanakosin, che comprende il palazzo Reale stesso. Diamo un’occhiata al vicolo del Trok Tha Wang (***) che in un attimo immerge il visitatore nella Bangkok più caratteristica (e povera), fatta di case basse (quasi baracche) e panni lasciati ad asciugare. Procediamo quindi per il caratteristico mercato degli amuleti (***), dove gli acquirenti acquistano talismani per propiziare la buona sorte. Ci sono persone con lenti di ingrandimento per tentare di scovare segni nascosti su piccole pietre, in un’atmosfera per noi piuttosto surreale. Andiamo quindi, sempre a piedi, in direzione di Banglamphu, passando per la mitica Khao San Road, la strada dei backpacker, che in realtà non ha granché da offrire se non le leggende a essa collegate. Facciamo un rapido pranzo con un gelato (in Thailandia i prezzi sono superiori rispetto alla Cambogia ma comunque economici per noi occidentali), per poi dirigerci verso la Montagna Dorata (***) dove, con un percorso ad anello, si accede a un’interessante tempio buddista su una collinetta artificiale, da cui si gode di uno splendido panorama (****) su tutta Bangkok. Proseguiamo a piedi in un’altra zona caratteristica, il Ban Baat (***), l’ultimo villaggio rimasto dove si producono ancora le ciotole per l’elemosina dei monaci, che vengono prodotte a mano secondo un processo tradizionale che ha forti richiami simbolici: molto particolare.

Con un ultimo tragitto a piedi arriviamo quindi a China Town (**), uno dei luoghi su cui avevamo più aspettative dal punto di vista fotografico. Visitiamo il Talat Mai (***), un interessante mercato con spezie e prodotti tipicamente cinesi, per poi arrivare al piccolo tempio cinese di Wat Mangkon Kamalawat (**) (che visitiamo solo dall’esterno). Vorremmo addentrarci meglio nel quartiere ma, nonostante siano solo le 17, molte attività stanno già chiudendo per via di una ‘festa di quartiere’ con canti e balli che animerà la serata in zona. Tra l’altro siamo attentamente perquisiti dalla polizia per il timore attentati, decidiamo quindi di proseguire verso il Wat Traimit (**), l’ennesimo tempio buddista. Questo dovrebbe contenere all’interno un grande buddha dorato, ma le visite si concludono alle 17, orario che purtroppo abbiamo superato. Dopo aver girovagato ancora un po’ per il quartiere ci dirigiamo in metro nell’area moderna vicino al Parco Lumphini, con l’idea di prendere un aperitivo in uno dei tanti sky bar. L’impresa è meno facile del previsto perché non è immediatamente chiaro quali dei numerosi grattacieli abbiano un bar sulla sommità. Inoltre molti locali impongono un dress-code adeguato e noi, reduci da quasi 10 ore di sudate in giro per Bangkok, non abbiamo certo un abbigliamento consono. Ne approfittiamo comunque per fare una lunga passeggiata tra i grattacieli che, soprattutto di notte quando sono illuminati, conservano un loro fascino. Prendiamo quindi lo skytrain per tornare in zona albergo per cena, dove avevamo adocchiato sulla guida un ristorante thailandese del sud molto tipico che però, come altri segnalati dalla Lonely Planet, pare nel frattempo chiuso, dato che non ve ne è traccia all’indirizzo indicato. Dopo alcuni tentativi a vuoto andiamo a cena al Pathè, un locale thailandese dove prendo del maiale alla thailandese con erbette e (moltissimo!) peperoncino (discreto) e un gelato fritto (mediocre). Quindi, veramente stanchi dopo la lunga giornata, ce ne andiamo a dormire.

Domenica 21 Agosto 2016 – Bangkok

Oggi è l’ultimo giorno a Bangkok e dell’intera vacanza e, dato il numero di luoghi che vogliamo ancora visitare, dopo la solita abbondante colazione in hotel ci lanciamo di buon’ora alla scoperta della città. Oggi sono previsti numerosi spostamenti e quindi facciamo l’abbonamento giornaliero allo skytrain per 3$ circa. La prima meta è il mercato galleggiante di Tailing Chan (*), dove arriviamo dopo un lungo tragitto in skytrain e un pezzo in taxi. Purtroppo non è uno dei mercati più caratteristici, essendo questi tutti fuori città, e noi lo abbiamo scelto solo perché l’unico raggiungibile con il poco tempo a nostra disposizione. Bene, non fate come noi! Il mercato è una mezza fregatura per turisti e la parte sull’acqua è praticamente inesistente. È possibile fare un percorso di un’oretta fra i canali, ma non per vedere, come credevamo, il mercato, ma bensì il quartiere sui canali (che rimane comunque piuttosto interessante). Complessivamente la visita ci delude molto. Ritorniamo quindi sui nostri passi e passiamo dal Santuario di Erawan (**) dove un gran numero di fedeli accende incenso davanti al monumento. Proseguiamo quindi per la Jim Tompson House (****), dove con una visita guidata di circa 45 minuti scopriamo l’edificio fatto costruire dal magnate americano: questo edificio in legno, costruito assemblando diverse case tradizionali fatte portare in loco per lo scopo, è davvero interessante e la visita guidata permette di scoprire molte particolarità anche legate alla cultura thailandese di oltre mezzo secolo fa. Dopo una breve pausa pranzo con un gelato e un brownie, e molte fermate di skytrain, arriviamo quindi all’enorme mercato del finesettimana di Chatuchak (**), dove una folla immensa ci conduce verso questa moltitudine di negozi, che vendono qualsiasi cosa immaginabile. Facciamo un giro in alcune sezioni (assurdo l’intero settore di abbigliamento per cani!!!) ma la folla e il caldo sono davvero frastornanti e, non essendo particolari amanti dello shopping, decidiamo di proseguire. I taxi si rifiutano di portarci direttamente al Wat Arun, nostra prossima destinazione, perché il traffico è eccessivo, quindi prendiamo prima lo skytrain per avvicinarci e quindi, una volta superato il fiume, un taxi per un tratto più breve. Il Wat Arun (***/****), seppur in parte chiuso per lavori, è comunque molto interessante. Il prang è chiuso e non vi si può salire ma c’è comunque una bella vista sull’altra parte del fiume. Il tempio è molto particolare, con le tanti torri minori adornate con migliaia di pezzi di porcellana multicolore. Completata la visita prendiamo il traghetto (5 cent!!!) che attraversa il fiume e ci conduce vicino al Wat Pho (*****), una delle ultime mete della nostra visita a Bangkok. Questo complesso è davvero enorme e ci conquista da subito anche perché, essendo piuttosto tardi, c’è poca gente, a differenza della folla che, secondo la guida, lo frequenta normalmente. Molto particolare l’enorme Buddha disteso d’oro, ma ci colpiscono anche le bellissime chedi in successione, i giganti di pietra e i tanti particolari che abbelliscono diverse zone del complesso. Ce lo godiamo con la splendida luce del tramonto fino alla chiusura, rimanendo davvero affascinati da questo luogo magico, con un paio di monaci che nelle loro tuniche arancioni leggono in solitudine i loro testi sacri. Dato che alle 00.50 abbiamo l’aereo per il ritorno, decidiamo di andare un po’ prima del solito a cena: dato che è il nostro ultimo pasto della vacanza andiamo al bellissimo Khunkung, il ristorante della Royal Navy Association, specializzato in cucina di mare. Nonostante sia un ristorante di alto livello e che prendiamo un’orata in un sughetto ai frutti di mare e dei totani al pomodoro piccante con birra, paghiamo meno di 15$ a testa, rimanendo molto soddisfatti. Dopo cena facciamo due passi fino al Lak Meuang (**), una colonna lignea al centro di un incrocio urbano. Nulla di che. Fermiamo quindi un taxi per farci portare in albergo a recuperare i nostri bagagli e quindi prendiamo lo skytrain per l’aeroporto. Qui viviamo un momento di paura quando improvvisamente si alzano delle urla nella sala partenze con persone che iniziano a correre: ben presto ci accorgiamo che sono provocate dall’arrivo di un divo thailandese e che le persone che corrono sono in realtà nugoli di ragazzine con qualche genitore al seguito. Qualche timore dopo gli attentati terroristici degli ultimi tempi continua ad esserci. Siamo però ripagati da un upgrade in business class causa overbooking, il che ci fa godere a pieno le quasi 11 ore di viaggio fino a Monaco. Da qui il volo di Air Dolomites ci riconduce a Firenze per l’ora di pranzo.

Come già detto un gran bel viaggio, anche se indubbiamente faticoso dal punto di vista organizzativo e per il gran caldo: quanto visto e l’immersione in una cultura così diversa da noi sotto tutti i punti di vista (soprattutto in Cambogia) ci ha certamente ampiamente ripagato di tutto ciò e ci ha regalato un’altra serie di incredibili esperienze da custodire gelosamente nel nostro album dei ricordi.

Come sempre, mi sono infine divertito a fare una classifica dei Top e Flop di questa vacanza:

Flop 5:

1. il clima caldo-umido in Agosto

2. il traffico delirante nei pressi dei centri urbani

3. condizioni igieniche che non permettono di immergersi a pieno nella ‘vita locale’ (es. street food, etc.)

4. mercato galleggiante di Tailing Chan

5. la folla al Palazzo Reale di Bangkok

Top 5:

1. la grande gentilezza dei locali

2. Angkor Wat (e in particolare il Ta Phrom)

3. il Wat Pho a Bangkok

4. i prezzi (molto bassi paragonati agli standard europei) e l’ottima qualità degli hotel

5. il cibo (temevo molto peggio!)

Per ogni informazione o consiglio potete contattarmi all’indirizzo e-mail ricky.pittis@hotmail.it

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Ta Phrom

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Palazzo Reale Phnom Penh

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Ta Phrom

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monaci ad Angkor

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Palazzo Reale Bangkok

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Kampong Phluk

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monaci ad Angkor



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