Cambogia da nord a sud: Angkor, villaggi galleggianti, l’interno e le isole

Una meta per chi vuole visitare le meraviglie di Angkor e avventurarsi nella natura incontaminata, scoprendo la bellezza, le usanze e l'affabilità di un popolo rimasto colpito da una delle guerre più brutali dell'umanità e lasciarsi trasportare dal loro sorriso chiunque voi siate
Scritto da: Sarahba
cambogia da nord a sud: angkor, villaggi galleggianti, l'interno e le isole
Partenza il: 25/10/2014
Ritorno il: 25/11/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Cambogia, un paese che si è ritrovato in mezzo a capricci politici condotti da americani, russi e indocina; il suo terrificante ruolo è stato di fare da filo conduttore a politici corrotti e orgogli mal nutriti. Ha subito torture, inganni, dittature, false illusioni, ipocrisie. Pol Pot, l’uomo a capo dei Khmer rossi, ridusse la popolazione cambogiana di 1/3, “ripulendola” dal contagio occidentale tramite torture, genocidi e violenza psicologica, artefice di fosse comuni con cadaveri di bambini, donne, vecchi, umani. Creò una nuova generazione, “pura”, vietò l’istruzione, ridusse la sanità ai minimi termini, si impossessò delle terre dei contadini, ridusse la scorte di cibo, eliminò politici scomodi e chiunque sia stato anche solo perplesso riguardo al suo disegno diabolico, schiavi di idee folli che rasero al suolo l’anima della Cambogia facendola vivere per 10 anni nel buio delle tenebre. Oltre a questo gli americani bombardarono le terre per eliminare i Vietcong.

Ci ha colpito come molti di loro abbiano il piacere di raccontarti la loro storia e il loro punto di vista; non vogliono dimenticare e non vogliono che la gente dimentichi, lo scempio è ritrovarsi ancora oggi nel governo gli stessi Khmer rossi che li hanno distrutti.

Ascoltandoli abbiamo imparato molto sulla loro storia e i loro infiniti sorrisi ci accompagneranno ovunque in questo viaggio.

25 Milano

Partenza con gli Emirates da Malpensa con scalo a Dubai e Singapore.

Singapore – Siem Reap con Jetstar Airways compagnia low coast australiana scelta da Emirates.

26 – 30 Siemp Reap

Atterriamo all’aeroporto di Siem Reap dove ci attende una coda per il visto ( 30$ ). Un tuk tuk ci porta al Prom Roth Guest house ( 10$ per notte ) e dopo una bella doccia scendiamo in centro in Pub Street , la via è molto chiassosa, è un susseguirsi di locali, i ragazzi dei tuk tuk aspettano i turisti e le vie laterali nascondono una serie di ristorantini francesi e italiani molto graziosi.

La mattina dopo ci facciamo portare all’entrata di Angkor wat, lì compriamo un biglietto valido per 3 giorni al prezzo di 40$ ed entriamo, sempre accompagnati dal tuk tuk perchè il parco è enorme; l’alternativa è andare in bicicletta.

Inutile dire che Siem Reap è l’orgoglio della Cambogia e la bellezza di Angkor Wat è indescrivibile. La maestosità dei templi insieme al loro splendore sono le prove indiscutibili di come questo popolo, influenzato dall’induismo e dal buddismo, sia riuscito a rappresentare il centro della sua anima, un’anima rapita da dee e dei che ti circondano appena l’occhio scorge il primo Wat. Consigliamo di leggere anticipatamente un libro dedicato a questi templi per capire cosa stiamo guardando, quali battaglie sono raffigurate e chi sono le mille figure di donne, uomini, animali e dinosauri incise in quelle pietre. Giriamo in lungo e in largo sorpresi anche da un temporale che ci blocca per mezz’ora dentro uno dei tanti testoni di Angkor Thom; a metà giornata siamo sfiniti, sia dal caldo sia dall’umido!

Torniamo in città nel tardo pomeriggio e facciamo un giro nell’old market, l’enorme mercato di Siem Reap. Chi inizia il viaggio da qui è bene che sappia che è proprio a Siem Reap che deve fare “shopping” perché nel resto della Cambogia c’è ben poco da portare a casa. I mercatini sono pieni di kroma, vestiti, quadri e disegni su carta di riso rappresentanti Angkor Wat. I due giorni successivi li spendiamo nei templi e ci organizziamo per prendere un bus che ci porti a Battambang.

Il clima è sempre stato a nostro favore, solo due giorni di pioggia in un mese.

La mattina seguente partiamo.

30 – 01 Battambang

Battambang è un paesino lasciato a se stesso con poche macchine, pochi tuk tuk, poche e mal tenute guesthouse , ma quello che offrono i suoi dintorni è spettacolare. Qui iniziamo ad assaporare la vera Cambogia quella a cui la guerra ha lasciato un ricordo ancora vivo. Siamo ancora sul bus quando un signore con una cartina in mano si avvicina al vetro e ci sorride invitandoci a seguirlo. Quel suo sorriso così sincero e trasparente ci colpisce all’istante, nessuno ancora ci aveva accolti in quel modo, non poteva che essere lui la nostra guida per i prossimi due giorni, il suo nome è Mr.Han Houn.

Alloggiamo al Royal Hotel ( 7$ per notte ) e Han ci propone un tour del paese insieme a lui.

Per prima cosa andiamo a salutare una vecchia signora che sul ciglio della strada rolla il tabacco da vendere, mai visti così tanti sacchi di tabacco! Lungo una stradina nascosta nella vegetazione vediamo lavorare gli artigiani che seccano l’incenso, mettono sotto sale il pesce, cucinano il kralan e creano i dischi di pasta di riso per gli involtini.

Il giorno dopo Han ci lascia fare un viaggio sul Bamboo train, una tavola di bamboo appoggiata sulle rotaie della vecchia ferrovia che si inoltra nelle campagne, utilizzata ai tempi della guerra per portare merci e rifornimenti; la corsa dura un’ora in tutto e si viaggia ad alta velocità! Il paesaggio è spettacolare e a fine corsa ci aspetta una famiglia di Khmer che ci ospita sotto il loro tetto per una bibita fresca e due chiacchiere; l’uomo più anziano probabilmente ha vissuto la guerra, le cicatrici sul suo corpo non passano inosservate e un senso di vergogna ci avvolge, come occidentali siamo in parte responsabili della guerra , ma la sua gentilezza e affabilità irrompe subito, per quei pochi minuti facevamo parte della sua famiglia, ci mostra le foto della figlia e del futuro marito, vecchie foto della moglie e dei parenti in festa, mi cura la puntura di una zanzara con il balsamo di tigre e ci saluta con un abbraccio.

Han ci porta alla Crocodile farm dove incontriamo un’altra splendida persona, una ragazza che si occupa dell’allevamento dei coccodrilli, ci fa tenere due cuccioli in mano! Proseguiamo per Phnom Sampeou e Banan Temple. Arriviamo al Phnom Sampeou verso le 5 del pomeriggio perchè Han vuole farci vedere milioni di pipistrelli uscire in massa da una caverna sotto il tempio.

Salutiamo Han e compriamo il biglietto del bus per Kompong Chhnang.

01 – 02 Kampong Chhnang

Il bus ci lascia in una piazza deserta, la temperatura è altissima e speriamo nell’arrivo di un tuk tuk, ma non compare nessuno. A furia di girare arriva un ragazzo che ci porta al Chantea Guest house ( 7$ ). La cosa strana è che qui nessuno parla inglese né francese. La prima cosa che andiamo a vedere sono i 2 villaggi galleggianti lungo il Tonlè Sap, Phoum kandal e Chong kos. Noleggiamo una bicicletta alla guesthouse e ci dirigiamo verso il lago; scopriamo che non siamo gli unici in quel paesino, sono tutti nascosti nei mercati di frutta, verdura, carne e pesce.

Una signora con il cappello da risaia ci insegue chiamandoci e urlando “ village village”; ci propone un tour dei due villaggi sulla sua barca di legno e accettiamo, lei sale sulla bici con Stefano e ci accompagna al lago. Il tour dura due ore, lei è Vietnamita e i villaggi sono abitati proprio da Vietnamiti; a Battambang ci avevano spiegato che i pochi rimasti dopo la guerra venivano mal visti dai Cambogiani e questo li ha costretti a vivere non sulla loro terra ma sull’acqua.

I villaggi sono mozzafiato e a seconda delle stagioni possono spostarsi anche di chilometri seguendo l’andamento delle piene. Le case sono inizialmente costruite su palafitte ma via via che ci si allontana diventano zattere dove i vietnamiti hanno creato un ambiente famigliare, ci sono cucine, camere, terrazze con stenditoi e galline e giardini galleggianti ricchi di vegetazione. Passiamo con la barca in veri e propri viali dove la gente vive la sua vita, pesca, vende verdura, cucina, una mamma pettina il suo bambino sull’uscio della porta e i ragazzi passano da una sponda all’altra dentro pentoloni da cucina, ci guardano ma senza darci importanza, in pochi salutano, quasi come se fossimo fantasmi e il silenzio di quel posto ci accusa di essere degli intrusi nel loro piccolo spazio rimasto.

La mattina seguente andiamo a vedere le ceramiche rosse nel villaggio di Ondong Rossey immerso nella campagna. Una ragazza che parla inglese ci spiega come vengono create e ne fa una dimostrazione.

Perdiamo mezzo pomeriggio a cercare un’ autobus per Kampong Cham ma alla fine ce la facciamo, speranzosi di aver comunicato bene la nostra destinazione!

02 – 04 Kampong Cham

Kampong Cham è una piccola cittadina affacciata sul Mekong, lì alloggiamo al Mekong Sunrise guest house ( 7$ per notte ). Noleggiamo uno scooter e andiamo al Wat Nokor , a Phnom Pros e Phnom srei e il villaggio della seta Prey chung kran dove, invece di un percorso realizzato anni fa che promuoveva l’arte di artgiani al lavoro su sete, bamboo e canne da zucchero, è rimasto solo un villaggio semi disabitato.

Lasciamo la desolata Kampong Cham ma nel tragitto per kampot l’autista si ferma in una stazione di servizio a Skuon. Quando scendiamo dall’autobus capiamo il perchè…Skuon è il villaggio dove si cucinano le prelibatezze gastronomiche della Cambogia, i ragni fritti e tutti gli altri possibili insetti che vi vengono in mente. Devo dire che la presentazione ha colpito i nostri occhi, il banco di insetti è curato come lo sono i banchi di frutta e verdura a Istanbul, sembra un’opera d’arte. Ogni tipologia di insetto ha un suo vassoio, alcuni contrastano i corpi neri delle tarantole fritte con scorze gialle di frutta, gli insetti più chiari come le larve vengono accostati al verde delle verdure, il tutto affiancato al chily. Ci sono poi grilli, cavallette e scarafaggi. Non possiamo non assaggiare! Scegliamo le tarantole, i grilli e un’ anatra al BBQ. Se volete saperlo le tarantole ricordano vagamente il sapore di pollo, le zampine sono la parte più buona, sono croccanti!!

04 – 07 Kampot

Famosa città che produce il prezioso pepe di Kampot, uno fra i migliori al mondo. Alloggiamo all’ Olly’s place ( 6$ per notte ) un piccolo complesso di bungalow con il bar e la terrazza affacciati sul Teuk Chhouu River, di sera è un vero relax.

Noleggiamo un scooter e per raggiungere le piantagioni di pepe ci immergiamo nella coloratissima campagna; la prima piantagione è di proprietà di un signore francese che ci racconta tutto sul pepe e ci porta a vedere le altissime piante, nella seconda invece incontriamo una famiglia cambogiana che ci lascia liberi di entrare e fare foto, poi ci fanno assaggiare il mango, anche quello da loro coltivato.

Prendiamo il motorino e visitiamo il tempio di Phnom Sorsia; la miglior cucina della Cambogia è lo street food quindi breve sosta in una bancarella di pollo al curry cotto sul BBQ e ripartiamo alla ricerca disperata di Phnom Chhnork. Per trovare queste grotte ci perdiamo due ore nelle campagne di Kampot, le istruzioni per arrivarci sembrano facilissime peccato che quella stradina a destra non esiste e la nostra voglia di trovarle ci porta a fare sterrato nelle pozze di fango e a farci indicare l’ennesima strada sbagliata da un anziano khmer, ma non ci lamentiamo, in questa natura non c’è niente di più bello che perdersi. Nel tornare indietro scopriamo una grotta non segnata e la visitiamo, proseguendo adocchiamo un sentiero e guarda un po’ cosa spunta? Phnom Chhnork!

Dopo questa avventura la giornata ci premia con delle rapide, un luogo dove i giovani khmer vanno a fare il picnic e il bagno.

Il giorno dopo partiamo per Sihanoukville.

07 – 08 Sihanoukville

Ci fermiamo solo una notte al Chez Paou guest house ( 12$ ) un albergo con camere sul mare a Otres beach, anche se il mare qui non è dei più belli ma è pulito. Sihanoukville è divisa in zone, la meglio tenute Otres beach, Serendipity e Ochheuteal, poi ci sono Sokha beach, Idipendence beach, Hawaii beach e Victory beach. Si capisce subito che sono tutti occidentali sulla costa, da qui i prezzi andranno a salire. Cercheremo dove possibile di alloggiare da khmer, anche perchè ci fa piacere stare da loro dato che siamo in Cambogia!.

La mattina dopo ci aspetta la barca per l’isola di Koh Ta Kiev.

08 – 13 Koh Ta Kiev

La barca ci costa 10$ per persona messi sul conto del Coral beach ( 20$ a notte ) dove alloggiamo sull’isola. La traversata è tranquilla e l’isola è una favola, i bungalow sono affacciati su una baia appartata distante da tutto, la vegetazione è così folta che li nasconde, l’acqua è cristallina, si intravede per prima la terrazza con il bar.

L’idea che da questo posto è quella del selvaggio, tutto è costruito in legno; la spiaggia qui non esiste perché è tutto riverso sul mare e c’è il problema delle sand flies, milioni di piccoli moscerini nascosti nella sabbia che pungono come le zanzare ma che prudono 10 volte tanto, l’unica soluzione è il repellente a base di deet. Dopo svariati bagni andiamo a vedere la spiaggia che chiamano naked beach, per arrivarci bisogna attraversare la foresta seguendo un sentiero, la spiaggia è molto lunga e solitaria, pesci e coralli non ce ne sono molti in Cambogia ma su questa spiaggia un’occhiata con la maschera vale la pena darla.

Passiamo le sere a guardare il tramonto in acqua mentre tutto è a lume di candela.

I ragazzi ci propongono un tour in barca, ci portano a fare i salti da una roccia a forma di elefante e in un piccolissimo villaggio di pescatori in mezzo al mare, dove per passare da una palafitta all’altra bisogna attraversare ponti fatti di tronchi traballanti.

Una sera mentre siamo al bar notiamo un uomo sulla quarantina seduto al banco, beve qualcosa, ha la testa china, nessuna parola, la sua presenza ci trasporta dentro un film, sembra un’anima perduta, magrissimo indossa jeans neri girati fin sotto il ginocchio, maglietta nera, la bandana in testa sotto un cappello da cowboy nero e alcuni tatuaggi, ma sono i suoi occhi a colpire di più, quell’espressione di perdizione ci cattura in un lampo. Ce lo presentano si chiama Johann, è di Los Angeles ed è venuto su quest’isola quando ancora non c’era nessuno. Facciamo conoscenza subito e ci accompagna dove lavora e vive; nascosta dentro l’isola scopriamo l’Absinthe distillery, la distilleria di Assenzio, la droga dei poeti maledetti; ci spiega ogni passaggio del suo lavoro e nel bar di legno sopra il laboratorio assaggiamo i vari tipi di assenzio, bianco, giallo, verde, rosso e nero, quest’ultimo lo consiglia solo a tarda serata per concluderla!

Finiti i giorni su Kho Ta Kiev torniamo a Sihanoukville e prendiamo subito la barca per Kho Rong Samloem.

13 – 15 Kho Rong Samloem

La traversata è molto più lunga e ci costa 20$ per persona, questa volta è una barca presa da un’agenzia. Non scegliamo in anticipo la sistemazione così ci tocca camminare per chilometri lungo la spiaggia per vedere cosa offrono i bungalow.

I prezzi sono il triplo dell’entroterra e questo ci scoccia parecchio, gli occidentali non si smentiscono mai; scegliamo quello più economico il Rumi Bungalows ( 25$ a notte ). Che dire, questo lato di isola, in questa stagione è a dir poco deludente, il mare mosso e nero, la spiaggia piena di rifiuti e nessuno che si spreca a pulirla, il cibo dei bungalows è caro e non vale niente; proviamo a vedere cosa c’è dall’altro lato dell’isola che lo si raggiunge di nuovo con dei sentieri, ci impieghiamo un’oretta e la foresta è molto suggestiva.

Spuntiamo su una baia con un solo complesso di bungalows perché si sono comprati tutta la spiaggia, qui è molto bella la sabbia e anche il mare, a parte dove sfociano le fogne, grave problema della Cambogia; anche qui non ci si può sdraiare, neppure sui lettini per via delle sand flies, quindi sempre a bagno con la maschera ma da vedere c’è ben poco. Tornati dall’altra parte riprendiamo un sentiero molto lungo e pietroso che conduce ad un’altra baia simile a quella di prima.

Non conviene spendere altro tempo su quest’isola. Che facciamo? Torniamo a Sihanoukville e si vedrà.

15 – 16 Sihanoukville

L’orario di arrivo non ci permette di spostarci in giornata così alloggiamo al Sokhom guesthouse a Seredenpity( 8$ a notte ), dal prezzo si capisce che è gestito da Khmer. Decidiamo di spostarci a nord sull’isola di Kho Kong, telefoniamo a uno dei due bungalows presenti e riusciamo a parlare con un ragazzo che ci dice di venire tranquillamente che hanno anche la barca, così prenotiamo un autobus.

16 – 17 Koh Kong

Il viaggio è lunghissimo 4 ore e mezza per raggiungere la città. Una volta arrivati cerchiamo l’agenzia. Ci sono due ragazzi che gestiscono i collegamenti con le uniche due strutture sull’isola, parliamo con quello che era al telefono e con nostro stupore ci fa capire che di collegamenti non ce ne sono! Almeno per quella struttura, per quell’altra, quella del signore occidentale che chiede 45$ allora si hanno l’imbarcazione privata. Ci ha fregato, ci ha condotto fin qui per convincerci ad andare in quello! Ci spiega che non esiste più personale, che la struttura è vuota, chissà forse non esiste più, non ci capiamo niente il nervoso è troppo, e troppo è anche il caldo che fa in quei momenti. Dice “vado a parlare con il capo” e sparisce…un’ ora, due ore, inizia il nervoso, basta lo richiamiamo e la sua risposta è “o così o niente” e riattacca. Perché ci tratta in quel modo? Dove sono i Khmer che abbiamo conosciuto nell’entroterra? Non possiamo accettare un’ inganno così meschino!

Andiamo via alloggiamo al Meas Pich guesthouse ( 6$ a notte ). Mancano pochi giorni e vogliamo rimanere sulla costa, su una spiaggia, ma dove? Le altre isole non hanno strutture, l’unica possibilità è tornare a Sihanoukville e andare a Koh Rong.

Autobus prenotato.

17 – 22 Koh Rong

Siamo a Sihanoukville e telefoniamo alla struttura più isolata di Koh Rong, Lonely beach ( 30$ a notte + 20$ barca per persona ). Ci vengono a prendere con la loro imbarcazione, dopo 4 ore e mezza arriviamo sulla punta dell’isola. Già da lontano si capisce che è molto bella, piena di palme da cocco riverse sulle spiagge. I bungalows sono vicinissimi al mare, non troppo perché è una zona dove d’inverno il mare si alza parecchio. Le palme sono ovunque e non c’è nessuno, una baia isolata distante chilometri dalla movida frenetica del sud di Koh Rong, che sconsigliamo vivamente se non ci si vuole ritrovare in una Rimini d’Agosto.

I gestori sono un ragazzo francese che parla khmer da oltre 20 anni e un signore tedesco, molto simpatici, ci portano a pescare insieme. L’incubo delle sand flies continua ma con una sabbia così bianca non ci si può non sdraiare, così avanti con il repellente e con le punture, garantisco che fanno male.

Passano in fretta 4 giorni e dobbiamo partire per raggiungere la capitale.

22 -23 Sihanoukville

Fermi a Sihanoukville ancora un giorno, alloggiamo al Monkey reppublic, Seredenpity( 10$ a notte ). Abbiamo tempo per vedere com’è questa cittadina così chiassosa e raggiungiamo le spiagge, un ammasso di rifiuti con le fogne che scaricano dove ci si tuffa e la maggior parte non sono gestite da khmer ma da francesi, americani e italiani, non mancano gli uomini nei bar in compagnia di ragazze cambogiane; in alcuni spazi ci sono solo famiglie khmer che vengono al mare a passare la vacanza, allontanandosi si trovano negozietti di vestiti e mercati, ma non c’è niente di vero cambogiano.

Pentiti di non esserci comprati una bottiglia di assenzio a Koh Ta Kiev, ci viene in mente che il sabato sera Jhoann lo vende in un market a Otres. Con un tuk tuk arriviamo in questo meraviglioso posto in mezzo alla campagna, scoprendo che ci sono alberghi carinissimi nei dintorni. Per nessuna ragione avremmo pensato di trovare un posto del genere, il market è un ritrovo di Hippy, c’è musica dal vivo, arte, bancarelle di vestiti, collane, quadri, oggetti fatti con osso di corna di bue e l’assenzio con Johann che lo serve. Ci riconosce subito e dopo aver mangiato un piatto nella terrazza che affaccia su Otres lake ci uniamo a lui bevendo assenzio. Bello incontrarsi di nuovo e questa volta in luogo sempre magico ma psichedelico.

23 – 24 Phnom Penh

Il giorno si avvicina e noi partiamo per Phnom Penh. Dalla calma che sovrasta l’intero paese ci catapultano in questo incubo di macchine, smog, cavi elettrici che sembrano autostrade volanti, grattacieli in costruzione e spazzatura. Questo è quello che abbiamo visto nella capitale appena arrivati, distante ormai anni luce dalla Phnom Penh di Terzani avvolta dalle palme.

Alloggiamo al Golden Hotel ( 8$ ), disperati, come si fa ad aver creato una cosa del genere? Non facciamoci prendere dal panico scendiamo a dare un’occhiata non può essere tutto così. Purtroppo tempo ne abbiamo poco, a mala pena mezzo pomeriggio. Riusciamo a vedere il Phsar thmei il central market e alcune boutique di artigiani, il coloratissimo mercato russo dove rimaniamo impressionati dalla quantità di cose in vendita fra carne, pesci ,verdura e frutta di tutti i tipi, incensi e vestiti, il mercato più bello che abbiamo visitato. In una piazza c’è un palco e un’ immenso tappeto con intorno bancarelle di cibo khmer, decidiamo di passare lì l’ultima serata e si rivela un’ottima idea, piano piano i ragazzi si siedono sul tappeto e mangiano tutti insieme come se fossimo sui prati, nel frattempo preparano il palco, c’è una selezione di cantanti. La musica è molto melodica, passionale, parla sempre e solo di amori finiti e ritrovati, nient’altro, ma forse è meglio così in un paese, dove le uniche canzoni che hanno sentito fino a pochi anni fa erano quelle dei soldati americani mentre li bombardavano.

L’aereo ci aspetta ma sappiamo già che torneremo in questa terra meravigliosa.

24 Italia



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