Viaggio in Sud America di 2 parte: Brasile

Boa Vista, l'inizio
Scritto da: Daniele Vella
viaggio in sud america di 2 parte: brasile
Partenza il: 01/01/2009
Ritorno il: 12/03/2009
Viaggiatori: 1
Spesa: 3000 €
BOA VISTA, SABATO 10 GENNAIO 2010 H. SERA – Eccomi a casa di Marcelo, ormai già da due giorni, nella città di Boa Vista, la capitale dello stato del Roraima. Sono arrivato ieri verso le due del pomeriggio, Marcelo è venuto a prendermi alla stazione degli autobus della città e siamo subito andati a mangiare in uno dei ristoranti a “chilo”, tipici del Brasile. Prendi un piatto e ti servi tutto ciò che vuoi di quello che trovi nel buffet, vai poi alla cassa, ti pesano il piatto e paghi l’importo del peso di ciò che ti sei preso nelle dispense che si trovano nel ristorante. Non è male questa idea, mangi tanto e spendi poco, e il mangiare è buono. Ieri mattina ho attraversato il confine tra Santa Helena in Venezuela e Pacaraima, il primo paese brasiliano. Un piccolo comune di poco più di ottomila persone all’estremo nord del Brasile. Arrivato nel villaggio sono andato alla piccola stazione degli autobus, dovevo aspettare due ore prima della partenza della prima corriera e così con pochi real di differenza con altre due persone, un uomo sulla mezza età ed una ragazza, ho preso un taxi arrivando più velocemente a Boa Vista. Lauto ha iniziato a correre lungo la strada principale dello stato del Roraima. Due sono le strade, questa che ho percorso ieri per arrivare fin qui e che continua per la città di Manaus e l’altra strada è quella che dalla capitale del Roraima arriva fino al confine con la Guyana che percorrerò tra pochissimi giorni. Dal finestrino del taxi guardavo con occhi spalancati la strada che stavo percorrendo. Lo stato del Roraima, uno stato per niente turistico di questo immenso paese sud americano. Il 70 per cento del territorio è demarcato come riserva indigena grazie al presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, semplicemente chiamato Lula e che Marcelo appoggia fortemente visto che lui darebbe le terre a tutte le tribù indios esistenti nel territorio non solo del Roraima ma di tutto il Brasile. Qui in Roraima è uno dei pochi stati dove il partito di Lula non ha vinto. Gli abitanti, non indigeni, ma carioca, gaucho, maranhense ecc, che non lavorano per le comunità indigene come il mio carissimo amico Marcelo Ribas, fratello della soubrette Ana Laura, dicono che Lula pensa solo agli indios e non a loro. Ma va bene così, loro hanno tanti posti per stare nelle loro confortevoli città, ma la giungla, l’Amazzonia, come dice Marcelo è dei nativi, degli indios, lui darebbe veramente la vita per uno di loro. E’ venuto a vivere fin qui con tutta la sua famiglia, lasciando San Paolo per curare e occuparsi di qualsiasi tribù esistente nello stato del Roraima. Marcelo li riconosce tutti, passeggiando per il mercato di Boa Vista, vicino a casa sua, mi sapeva dire se uno era macuxi, wapixana, taurepang, ecc. Per due ore e più non si vedeva una città, un paese. Dopo Pacaraima il prossimo nucleo abitato è proprio Boa Vista e la strada era circondata dal verde della Savana del Roraima. Mentre percorrevo la BR 174 non conoscevo niente delle tribù indios dell’Amazzonia, e non vedevo l’ora di incontrare Marcelo per sapere e per farmi raccontare. Oggi siamo andati in giro per la città, l’unica grande città brasiliana posta al di sopra dell’equatore e quindi fa parte del nostro emisfero. Essendo una città nuova ha una urbanizzazione molto moderna, con viali alberati molto ampi, strade e piazze ben curate, giardini e fontane. Mentre passeggiavamo nel parco che si affaccia sul fiume Branco Marcelo mi racconta una breve storia dello stato del Roraima dove anche l’Italia è protagonista. I primi occidentali ad arrivare nel Roraima furono i portoghesi seguiti da olandesi, spagnoli e inglesi. Nel XIX secolo queste potenze europee, ed in particolare la Corona Britannica, avevano capito bene che il Roraima era ricchissimo d’oro e di altri minerali strategici. Il Brasile ebbe grossi contrasti con la Gran Bretagna. Nel 1835 un certo Robert Schomburgk, un esploratore di origine tedesca, fu mandato qui per controllare e per prendere dati sul territorio mandando informazioni in patria spiegando che i portoghesi-brasiliani non controllassero effettivamente la regione, e così suggerì che l’impero inglese dovesse annettere il territorio come propria colonia. La corte inglese mandò un missionario e questi raggiunse il territorio del Pirara, e convertì alcuni indios alla religione protestante, insegnando loro a parlare la lingua inglese, per far si che il territorio potesse essere dominato quasi completamente. Il generale Soares de Andreia, ordinò ai soldati di rimuovere il missionario dal territorio. L’esploratore tedesco nel 1840 disegnò una mappa, che mandò in Inghilterra, dove le regioni del Tacutu, Mau e parte del Surumu venivano mostrate come proprietà delle tribù indigene. Con questa mappa, Schomburgk stabilì una nuova frontiera di confine tra Guyana e Brasile. La presenza brasiliana nella regione non era consolidata, perché i reali portoghesi avevano rimodernato le regioni meridionali della nazione, lasciando la parte settentrionale in decadenza. Nel 1841 un ambasciatore brasiliano andò a Londra per suggerire che la disputa dovesse essere sottoposta ad un arbitraggio neutrale. Nel 1898 venne scelto come arbitro neutrale il governo italiano. Nel 1904 si venne a raggiungere una decisione finale: il Re d’Italia Vittorio Emanuele III dichiarò che 19.630 kmq dovessero andare alla Gran Bretagna , e 13.570 kmq al Brasile, stabilendo definitivamente i confini delle nazioni nelle regioni. Siamo poi andati a mangiare nel ristorante del parco sul fiume Branco, mi ha fatto mangiare un piatto tipico amazzone, che indiscutibilmente è il pesce, non mi ha fatto impazzire ma in Amazzonia devi assaggiare quello che il paese ti offre. Oggi pomeriggio siamo rimasti a casa a guardare la tv e parlare delle nostre storie, di sua sorella Ana Laura che poverina, con la storia di Vallettopoli è rimasta fuori da programmi televisi ed altro. Pensare alla sorella di Marcelo accusata di droga fa molto ridere alla famiglia, lei sicuramente ride poco. Marcelo mi dice che non immagina sua sorella trovarsi nelle accuse che tutti i giornali hanno scritto in Italia, lei che se vede uno farsi una canna gli urla perché considera la marijuana e l’hashish droghe come la coca ed altro, e lei invece è diventata così, a suo malgrado, attrice protagonista sull’inchiesta degli squallori della “Milano da sniffare.” Speriamo che il futuro sia più roseo per la sorella di Marcelo. BOA VISTA, DOMENICA 11 GENNAIO 2009 H.23.00 – E’ sera e sono sempre a casa di Marcelo. Domani partiamo, io andrò in Guyana, lui invece andrà in una riserva indigena nel nord est vicino al confine con la Guyana per una settimana a curare i denti agli indios che vivono in questa riserva nella savana roraimense. Mi piacerebbe andare con lui, ma è molto difficile perché il governo brasiliano non desidera molto la presenza di non indigeni nelle loro riserve se non per una motivazione umanitaria e medica. Marcelo è dentista ed è da otto anni, prima nello stato di Acre ora qui in Roraima, che si occupa di questa attività che lui adora. Và dagli indios, dorme con loro in amaca, mangia con loro e fa la stessa vita come se fosse un indio pure lui. Ha imparato molte parole delle varie tribù che assiste e quando incontra uno di loro in città li saluta subito nella loro lingua e mostra il loro affetto in qualsiasi maniera, anche con un semplice sorriso o una semplice battuta. Purtroppo tra pochi mesi andrà via dal Roraima, si trasferirà a Rio de Janeiro da suo fratello primario di un ospedale della città, specialista nel trapianto di fegato. Per anni Riccardo Ribas si è dedicato a Medici Senza Frontiere, la più grande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo creata da medici e giornalisti in Francia nel 1971. Somalia, Armenia, Ruanda, El Salvador, Angola, questi sono i paesi dove è stato per tanti anni e poi si è trasferito a Rio de Janeiro e iniziato a lavorare in un ospedale normale, con l’esperienza enorme che ha acquisito in posti di guerra non è stato difficile fare carriera. Marcelo andrà dal fratello, sua moglie, la meravigliosa Regina e le sue bimbe sono già li, vuole dare una buona istruzione alla primogenita Laura e Regina è stanca di vivere lontano da tutto e da tutti, e così per amore della moglie e delle sue bimbe ha deciso di andare via dai suoi amati indios. Oggi mentre eravamo in auto di ritorno da una nostra passeggiata nel centro di Boa Vista un ragazzo ci ha tamponato dietro rompendo l’auto di Marcelo. Per fortuna nulla di grave e noi non ci siamo fatti niente. Tra una settimana sarà di nuovo in uso. Domani andrò a conoscere un nuovo stato, la Guyana, un paese non battuto dal turismo, sono curioso e non vedo l’ora di esplorare quest’altro paese, l’unico di lingua inglese del Sud America. VERSO LA GUYANA, LUNEDI’ 12 GENNAIO 2009 BONFIM – Sono al confine con la Guyana, sono appena uscito dal controllo passaporti brasiliano ed ora sono seduto fuori un piccolo ristorante in legno non lontano dal fiume che tra poco dovrò attraversare. Di fronte a me c’è un fiume un ponte ma è ancora chiuso, aprirà tra un po’ per poi poter collegare la strada che da Lethem porterà fino alla capitale guyanense Georgetown. Il paese in cui mi trovo è un piccolo comune di 10.231 abitanti, vicino c’è una riserva indigena dei Wapixanas, un gruppo etnico in questa zona del Roraima e del sud della Guyana. Sono circa 9000 in Guyana e 1500 in Brasile. Fin dal 1988, quando gli allevatori di bestiame bovino passarono nella zona Raposa-Serra do Sul, la più grande area indigena di tutto il Brasile, i Makuxi e i Wapixana sono stati le vittime di attacchi letali dagli allevatori . Nel 1994 con l’arrivo dei cercatori d’oro illegali le tribù indios cercarono di opporsi al loro sfruttamento della riserva, la polizia brasiliana distrusse, per ritorsione, i loro villaggi. Dal 15 aprile del 2005 gli attacchi finirono, grazie al governo di Lula, eletto il 27 ottobre 2002, gli indios brasiliani ebbero il loro giusto riconoscimento e finire con l’illegalità della ricerca dell’oro e di altre attività a contribuire la distruzione delle comunità indigene dell’Amazzonia. Nel 2005 Lula ha chiesto ufficialmente perdono agli indios brasiliani per l’eccidio provocato dalla conquista dei bianchi. Il governo di Brasilia ha creato nuove riserve indigene. “Ci vorranno ancora anni e anni perché possiamo restituirvi tutto quello che vi è stato tolto – disse Luiz Inacio Lula da Silva in un incontro a Brasilia con alcuni capi indiani – E’ ora che vi sia data, come a qualsiasi cittadino, la possibilità di vivere per conto vostro, con i frutti del vostro lavoro”. “Chiediamo perdono alle nazioni indigene per la situazione di morte, violenza e brutalità adottata contro il corso della storia del Brasile”, aggiunse il ministro della giustizia del governo di Lula. Nell’aprile del 2005 crearono cinque riserve, per un totale di 599 mila ettari e tra questi è stato ridato definitivamente l’area di proprietà ai Wapixanas e dei Macuxi qui nello stato del Roraima, il Raposa Serra do Sol. E’ arrivato il mio piatto di pasta, che fame! Dopo si attraverserà il fiume e arrivare in un nuovo stato sud americano.


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