Botswana, Namibia, Sudafrica e Victoria Falls in 32 giorni

Lungo itinerario a bordo di un fuoristrada (con tenda sul tetto) nell'Africa Meridionale con visita ai grandi parchi
Scritto da: ziorico45
botswana, namibia, sudafrica e victoria falls in 32 giorni
Partenza il: 13/10/2014
Ritorno il: 14/11/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €

BOTSWANA, NAMIBIA, SUDAFRICA, VICTORIA F. in 32 giorni 2014

Da tempo si era progettato un viaggio in Sudan, con i nostri amici Silvana e Peo, poi quando è arrivato il momento di concretizzare, sono sopravvenuti dei problemi imprevisti ai nostri compagni di viaggio e quindi abbiamo dovuto cambiare programma. Negli ultimi 3 anni abbiamo frequentato sempre l’oriente: India nel 2011, Cambogia e Vietnam 2012, Cina e Tibet 2013, quest’anno abbiamo deciso di cambiare, si ritorna nella nostra amata Africa. Scegliamo il sud a noi ancora sconosciuto. Tutti parlano della Namibia come di un luogo dagli scenari magnifici, dall’atmosfera magica, offre paesaggi mozzafiato, riserve con animali selvatici, tribù di antiche etnie. Decidiamo di recarci in quella regione, con una visita anche in Botswana, Sudafrica e Victoria Falls, versante Zimbabwe, paesi altrettanto interessanti. Acquistiamo le guide, le carte, consultiamo il forum on line di “viaggiatori per caso” dove vengono pubblicate esperienze di viaggio in tutte le parti del mondo. Ci sono tutti i tipi di viaggi, noi prendiamo alcuni consigli quelli più affini al nostro modo di intendere il viaggio, poi naturalmente cerchiamo di combinarci il programma a modo nostro. Decidiamo che il modo migliore per visitare questi luoghi sia noleggiando un’auto, costa parecchio, ma se ci metti una tenda sul tetto, puoi risparmiare parecchio sui pernottamenti, che da queste parti sono assai salati, specialmente in Botswana e nelle riserve. Contattiamo un paio di agenzie che noleggiano auto 4×4 con tenda sul tetto, scegliamo la Britz che offre buoni fuoristrada con tenda incorporata sul retro, i prezzi sono interessanti, quando abbiamo l’itinerario pronto ed i voli acquistati chiediamo di prenotare l’auto dal giorno 19/10 a Maun in Botsvana e la riconsegneremo a Cape Town in Sudafrica il giorno 13/11. Nasce subito il problema in quanto non accettano in pagamento la mia American Express, allora mi reco in banca in poco più di una settimana mi possono fornire una Mastercard, dopodichè mi rivolgo ancora alla Britz Rental Car per confermare la prenotazione, mi rispondono dopo un paio di giorni dicendomi che per quel periodo non dispongono di auto a Maun in Botswana, possono darcela in Namibia. Avevamo dimenticato come funziona l’Africa!! Ce lo hanno ricordato! Riapro la trattativa con la compagnia Gecko, l’avevamo accantonata in quanto più costosa. Con la Gecko la chiudiamo in un lampo.

Indice dei contenuti

1° giorno Lunedì 13-10-2014

Prendiamo la prima compressa di Molarone, profilassi giornaliera per proteggerci dalla malaria, abbiamo scelto questo farmaco (costoso) poichè in India con il Lariam io dovetti smettere di assumerlo, di notte mi provocava inquietanti incubi. Treno da Rimini alle ore 13. Decolliamo da Bologna alle 16,45 durata 2,30 ore, sosta ad Istanbul alle ore 23,55 volo intercontinentale su Johannesburg con Turkish Airlines, ottima scelta. Questo volo mi da la sensazione di richiudere alle spalle la porta della “gabbia” dove viviamo normalmente, e aprire la porta dell’evasione in un altro mondo sconosciuto dove avremo la fortuna di vivere nel prossimo mese.-

2° giorno martedì 14-10

Aeroporto di Johannesburg ore 9,30 (durata volo ore 9,30) ci rechiamo alla postazione per la richiesta del visto, l’addetto che smista la lunga coda di turisti, mi chiede di togliermi gli occhiali, di fronte c’è uno skanner, non ricordo la dicitura sottostante, comunque dovrebbe rilevare l’infezione da Ebola fra i passeggeri in arrivo. Al funzionario che rilascia i visti, gli diciamo che ci serve un visto doppio, in quanto usciremo e rientreremo in Sudafrica tra un mese circa, gentilmente ci rilascia il visto con validità di 3 mesi, il tutto gratis. Abbiamo circa 5 ore di attesa per il volo che ci porterà a Nelspruit nell’est del paese vicino al Kruger National Park, ne approfittiamo per vedere dove dovremo rilasciare l’auto Avis sabato prossimo di ritorno dal Kruger e prenderemo l’aereo per Maun in Botswana. Acquistiamo un adattatore per le prese di corrente locali.

Notizia senza commento: dentro il grande terminal di Johannesburg, siamo a metà ottobre e c’è già un gigantesco albero di natale!

Volo per Nelspruit circa un’ora, l’aeroporto è assai caratteristico con i tetti delle costruzioni in paglia. Ci rechiamo al banco dell’AVIS, per le formalità di ritiro dell’auto, qui accettano l’American Express. Ci fermiamo presso un ufficio di informazioni turistiche per il Kruger Park, con molte difficoltà, causa l’alternarsi della connessione alla rete del terminale, infine riusciamo a prenotare per domani notte presso l’Orpen Rest Camp e per la notte successiva (ci tenevamo molto) presso l’Olifant. Ritiriamo la nostra vetturetta, un’utilitaria nuovissima, una Haiundai i10 con volante a destra e leva del cambio a sinistra, raggiungiamo, dopo pochi chilometri il Dinasty Country Lodge, che avevamo prenotato. Situato in aperta campagna su un terreno ondulato, molto bello, la camera pulita e grandissima come pure immenso è il bagno. Ci sono delle grandi piante sui cui rami stanno appollaiati numerosi pavoni, che gridano all’unisono al nostro passaggio. Cena al ristorante del lodge, ottima carne con verdure, due birre totale Rand 254 = € 18 circa. In aeroporto per 1 € ci hanno dato circa 14 rand. Chiediamo la password per poterci connettere, ma la rete è molto instabile, riusciamo a mandare qualche e-mail.

3° giorno mercoledì 15-10 – km percorsi 350

Pantagruelica colazione al ristorante, e via verso nord. Entriamo nel Kruger dal Phabeni gate, Decidiamo di visitare oggi la parte sud del parco, Le strade importanti sono asfaltate e si possono percorrerle alla velocità massima di 50 km orari, quelle sterrate (ma sempre in ottime condizioni) le si può percorre a 40 e talvolta 30 km orari. Ci accordiamo sulla suddivisione del campo di esplorazione: Patrizia osserverà il lato a sinistra della strada, io quello destro e di tanto in tanto anche la parte centrale se non vogliamo finire fuoristrada. Appena entrati ci imbattiamo subito in un branco di gazzelle. Lasciamo la strada principale dirigendoci verso sud sulla S8, incontriamo zebre, giraffe e numerosi impala. Ci fermiamo per una sosta al Lodge Pretoriuskop, acquistiamo qualcosa da mangiare visto che nel Camp Orpen dove pernotteremo stanotte non c’è ristorante.. Percorriamo la H2-2 attraversando un terreno collinoso con saliscendi, incontrando animali. Sostiamo allo Afsoal camp, c’è una pozza d’acqua, ma non ci sono animali all’abbeveraggio, consultiamo la mappa degli avvistamenti, si tratta di una mappa in 2 copie, su quella superiore vengono segnalati con bottoncini colorati gli avvistamenti di ieri su quella sottostante gli avvistamenti di oggi. Con il bottoncino rosso si segnalano i leoni, quello nero i leopardi, blu per gli elefanti, verde per i bufali, arancio per i rinoceronti, bianco per i ghepardi ed il giallo per il cane selvatico. Decidiamo allora di continuare sulla H2-2 e prendere poi verso nord la S114 visto che sono stati avvistati anche i leoni. Effettivamente è stata un’ottima scelta, abbiamo avvistato un bellissimo leopardo su di una roccia sotto ad un grande albero, i leopardi sono molto difficili da trovare. Poi incontriamo tanti impala, zebre, alcune giraffe, molti elefanti, poi tanti kudu. Riusciamo a vedere vicinissimi anche un paio di rinoceronti bianchi, si distinguono da quelli neri poichè hanno le labbra e la bocca squadrata. Ad un abbeveraggio vediamo altri 2 rinoceronti, gli ippopotami sono completamente sommersi, si vedono solo le orecchie ed un piccola parte del capo. Molti degli animali visti li abbiamo avuti vicinissimi, vediamo parecchie lepri, delle scimmie e tanti uccelli di diverse specie. Vediamo sulla nostra destra un’altura a forma di grosso panettone, ci saliamo con l’auto, si tratta di un’enorme blocco di granito rosa con venature bianche, c’è un gruppo di turisti con una guida che li accompagna, sono scesi dal mezzo di trasporto, quindi scendiamo anche noi, dall’alto si gode una bella vista, peccato il tempo sia grigio. Ci accorgiamo di essere in ritardo, acceleriamo, ormai non c’è più traffico, ma bisogna stare attenti, gli animali sono imprevedibili infatti dei kudu se ne stanno immobili sul ciglio della strada all’improvviso uno di questi decide di attraversare, freno bruscamente, ma non sono riuscito ad evitare di colpirlo su una zampa posteriore, fortunatamente questo animale ha continuato a correre dopo l’urto. Parecchie volte ci siamo dovuti fermare per l’attraversamento di zebre, elefanti, kudu, scimmie. Oggi è stata una giornata grigia, ha anche piovuto di tanto in tanto nel pomeriggio. Fa buio alle ore 18, abbiamo guidato nel buio fino alle ore 18,40,quando siamo infine giunti all’Orpen camp. avevano già chiuso il cancello d’ingresso, Ci hanno assegnato il bungalow n° 2 molto carino, camera da letto con bagno, fuori c’è un’ampia veranda con angolo cottura.(costo per 1 notte Rand 986=€ 70) Stasera cena fredda, i nostri vicini di bungalow, stanno cuocendo carne al barbecue. Mentre scrivo sulla veranda uno strano animale dal pelo irsuto di colore grigio e nero, con gambe corte, viene a rovistare nei bidoni dei rifiuti, è proprio dispettoso. Consultiamo la nostra guida e scopriamo che si tratta di un ratele.

4° giorno, giovedì 16-10-2014 – km percorsi 205

Consultiamo la mappa degli avvistamenti e lasciamo l’Orpen Lodge, ripercorriamo verso est la H7, imbocchiamo poi alcune stradine laterali in cerca del leone, ma oggi non è giornata. Dicono che la zona di Satara sia la più ricca di leoni. Ci fermiamo al Satara camp, facciamo il pieno di benzina (costa € 1 al litro) mangiamo qualcosa, consultiamo la mappa degli avvistamenti, poi imbocchiamo la H1-3 verso sud per poco, poi subito verso est lungo la H6, fino a giungere al limite estremo est a N’wanetsi, dove si trova in alto un terrazzo con una magnifica vista sul fiumiciattolo sottostante, ma animali pochi, solo qualche scimmia e degli uccelli. prendiamo verso nord sulla sterrata S41. Stamane di animali ne abbiamo visti veramente pochi, poi nel pomeriggio è andata meglio, abbiamo visto facoceri, scimmie, tartarughe, gnu, giraffe, kudu, zebre, molti impala, parecchi elefanti, ippopotami. Vi sono luoghi situati in alto, predisposti per ammirare il paesaggio in cui dei cartelli informano che in questi luoghi si puo scendere dall’auto, ma a proprio rischio e pericolo. In uno di questi terrazzi, abbiamo visto dall’alto il greto di un fiume in secca, sul quale sostavano un gruppo di elefanti, è stata una scena veramente piacevole. Poi ci siamo fermati in un punto sopra al fiume, un nutrito gruppo di ippopotami sommersi nell’acqua lanciavano le loro grida mentre sulla riva del fiume si abbeveravano un gruppo di elefanti, uno di loro si è sdraiato nell’acqua spruzzandosi con la proboscide. Di tanto in tanto la strada si avvicina a dei corsi d’acqua, ma all’abbeveraggio vi sono solo uccelli. Stasera ci eravamo ripromessi di arrivare presto all’Olifant camp, ma ci siamo trovati 3 elefanti in mezzo alla strada, due sulla sinistra fra cui un cucciolo, ebbene questi due dopo poco hanno liberato la carreggiata, ma quello che stava mangiando sulla destra era girato verso di noi, mangiava degli spini da un alberello senza foglie. Abbiamo aspettato un pò, ma questi continuava imperterrito il suo pasto, allora abbiamo provato un paio di volte ad avvicinarci molto lentamente, per poter continuare il nostro percorso, ma ad ogni nostro tentativo, questo bestione faceva un passo a lato, verso il centro della carreggiata, scuoteva la testa e sventolava le orecchione con tono minacciose, abbiamo mestamente innestato la retromarcia e spento il motore, speravamo passasse qualcuno in un senso o nell’altro, ma neanche un’anima. Poi ci ha girato le spalle quindi ha scaricato una bella caccona innaffiata da una copiosa pisc….na. Infine dopo circa 15 – 20 minuti dondolando lentamente, ha raggiunto i suoi amici fuori dalla strada. Altro inconveniente: giunti a Balule, a 10 km da Olifant, abbiamo trovato la strada interrotta per lavori, abbiamo provato a cercare un’alternativa, ma non l’abbiamo trovata, quindi siamo tornati indietro, allungano di circa 25 km il percorso. Poco prima di giungere a destinazione, abbiamo visto un grosso ippopotamo camminare lentamente fra le sterpaglie, non lo si poteva ignorare, quindi altra piccola sosta. Stamane il tempo era grigio, poi è andato via via migliorando, nel pomeriggio abbiamo avuto parecchio sole, quindi stasera ha fatto buio alle 18,30. Siamo giunti all’Olifant alle ore 17,55. Fatta la registrazione, ci siamo fiondati sulla terrazza, che dall’alto della collinetta (circa 100 metri) domina il sottostante Olifant River, è una vista fantastica, poichè l’ampio e roccioso letto del fiume, divide l’acqua in migliaia di rivoletti che girano fra le rocce come innumerevoli fiordi. Questo Camp è molto bello, il migliore fra quelli che abbiamo visto. Il nostro bungalow, il n°83 a forma di tucul, è confortevole. (costo x 1 notte Rand 860=€61) Stasera cena al ristorante, situato sul terrazzo sopra al fiume, mentre ceniamo ci giungono dal fiume i versi, tipo rantoli degli ippopotami. Intanto si alza un forte vento da nord-est con lampi e tuoni, comincia anche a sgocciolare, finiamo l’ottima cena di carne grigliata e verdure, con birra fresca, rientriamo che sta spiovviginando.

5° giorno venerdì 17-10 km percorsi 600 di cui 210 dentro al parco

Il vento è continuato tutta la notte ed anche oggi. Mi è venuto da pensare: noi ci troviamo nell’emisfero sud, quindi le stagioni sono capovolte, il vento che viene da nord dev’essere caldo, va a finire che questo vento è per i sudafricani, come il “garbino” per noi romagnoli!!Lasciamo l’Olifant camp, siccome vogliamo raggiungere Johannesburg entro sera, decidiamo di percorrere tutto il parco ed uscire nel punto più a sud a Malelane. Durante il percorso vediamo un gruppo di ippopotami tutti fuori dall’acqua, sono un pò lontani, dall’altra parte del fiume, ma ci divertiamo a guardarli mentre litigano spalancando la smisurata bocca. Vediamo giraffe, colonne di elefanti che attraversano la strada in fila indiana, vediamo una iena, ma non riusciamo a fotografarla, trotterella velocemente fra degli arbusti, vediamo diversi rinoceronti, alcuni vicinissimi tra cui una rinoceronte femmina col cucciolo che cerca la mammella della madre. Vediamo un’infinità di impala, orici, antilopi, kudu, gnu, una tartaruga e tanti uccelli. Pensavamo ormai di uscire dal parco senza aver potuto vedere il re della foresta, quando a pochi chilometri dall’uscita vediamo parecchie auto ferme. Una leonessa si sta allontanando nel folto delle sterpaglie e poco più avanti attorno ad una carogna di ippopotamo un’altra leonessa sta mordendo e strappando brandelli di carne e il muso è tutto rosso di sangue . Assistiamo per una decina di minuti a questa macabra merenda. Lo spettacolo è tosto. Alle ore 14 usciamo dal parco. (Ingresso al parco Rand 248 cadauno) Prendiamo la bellissima superstrada a pagamento che poi diventa autostrada, ben segnalata. Al tramonto, stiamo procedendo verso ovest, una immensa palla di fuoco, un’esplosione di arancione, tale si presenta il sole, che ci rende la visuale assai difficoltosa. Giungiamo a Johannesburg verso le ore 18,30, mentre sta facendo buio, ci dirigiamo al quartiere Kempton Park situato vicino all’aeroporto. Troviamo una camera a Rand 500 al Villa Tuscania, chiediamo di pagare con carta di credito, ma il ragazzo alla reception dice che non va la macchinetta, allora gli chiediamo se c’è un ATM nelle vicinanze, dice che c’è, ma dentro al market e che alle 19 chiude, corriamo subito al market, ci fanno entrare stavano chiudendo, preleviamo 1000 Rand, poi siccome non c’è ristorante il ragazzo ci ordina 2 pizze e ci va a prendere 2 birre. ottimo! Il ragazzo ci da la password per connetterci alla rete wi fi, ma non c’è modo di riuscirci, non trova la connessione. La camera è buona e molto pulita.

Concludiamo questa benefica prima immersione nell’Africa del sud. Molto bella, interessante, emozionante, soprattutto coinvolgente. Un’esperienza sicuramente indimenticabile.

6° giorno sabato 18-10-2014 km 100

Raggiungiamo l’aeroporto Tambo di Johannesburg in 10 minuti, riconsegniamo la nostra piccola utilitaria, è stata un’ottima scelta, non ci sarebbe servita un’auto più grande e robusta. Ci prendiamo un buon cappuccino. In questo aeroporto ci sono dei desk in cui ci si può connettere per 30 minuti alla rete wi fi, sono riuscito dopo alcune difficoltà a connettermi, ho letto un pò di posta, ho scritto ai nostri figli ed ho provato ad inviare il 1° bollettino ad un gruppo di amici, ma non so se è partito poichè subito dopo l’invio ho perso la connessione. Patrizia ha provato a connettersi col suo cellulare, ma senza successo.

Alle ore 12 decollo e dopo 2 ore atterriamo a Maun in Botswana, appena scesi dall’aereo ci accorgiamo di quanto si sia alzato il mercurio nel termometro, fa molto caldo.

All’uscita ci attende un ragazzo con un foglio su cui appare il nostro nome, ha percorso gli 800 km che ci sono da Windohek (capitale della Namibia) per portarci l’auto, una nuovissima Toyota Hilus, il contachilometri segna 16550 km.Il ragazzo ci mostra tutta l’attrezzatura, da campeggio e di corredo, la tenda sul tetto, 2 ruote di scorta, il GPS e tutto il resto. Ci informiamo per prenotare i camp dentro alla Morenm Reserv, all’interno del Delta dell’Okawango, La Moremi Game Reserve, è l’unica area ufficialmente protetta del Delta, per questo raccoglie una fauna particolarmente abbondante. Un signore ci dice che non serve prenotare.. Facciamo un pò di spesa e decidiamo di partire alla volta della Moremi, . Ci accorgiamo subito che le indicazioni stradali non esistono, dobbiamo fermarci alcune volte per avere conferma di essere sulla strada giusta. Il GPS, almeno per quanto riguarda il Botswana, non è aggiornato, da i numeri. Percorriamo una cinquantina di km di buona strada, poi diventa pista sterrata, fortuna abbiamo l’aria condizionata quindi viaggiamo chiusi ermeticamente dentro. Dopo 50 km di pista arriviamo al South Gate, per l’ingresso al parco pagheremo domattina, invece per campeggiare una ragazza ci chiede 440 Pula = € 40, ieri sera a Johannesburg avevamo speso € 35 per la camera! Sapevamo che in Botswana, specialmente nel Delta dell’Okawango, i prezzi sono altissimi, per questo abbiamo optato per l’auto con tenda sul tetto. La Moremi Game Reserve si può raggiungere in fuoristrada, mentre la parte interna del Delta, la più bella si può raggiungere solo con la barca oppure con gli aerei privati, ci sono dei lodge esclusivi con prezzi variabili da 500 a oltre 4000 $ US al giorno per persona. La ragazza ci indica poco più avanti uno spiazzo dove possiamo sostare, ci sono servizi puliti ed acqua calda. Cena frugale, oggi sull’aereo ci hanno offerto un pranzo esagerato. Da alcuni giorni Patrizia accusa un dolore alla gamba, oggi si è acuito e fa fatica a camminare, pensa si tratti di uno strappo subito alcuni giorni fa. Montiamo la nostra tenda, ce ne sono altre 2 qui al Camp.

7° giorno Domenica 19-10-2014 km percorsi 110

Durante la notte abbiamo udito versi di animali che non conosciamo, stamane invece era tutto un cinguettio di uccelli, ne avevamo 2 con un grosso becco giallo, appolaiati sul parabrezza. Quando ci siamo coricati faceva caldo, poi durante la notte la temperatura è scesa notevolmente, ci siamo dovuti coprire. Sveglia alle 6,30. Sorpresa! Mentre richiudiamo la tenda, mi accorgo che la ruota posteriore destra è a terra, la sostituiamo, chiediamo al gate, ci dicono che all’interno del parco non ci sono officine, non si può fare rifornimento, non si può fare alcuna spesa, non ci sono ristoranti. Noi avevamo letto che in alcuni camp ci sarebbero stati dei ristoranti, abbiamo fatto poca spesa consapevoli di questo, ora dovremo arrangiarci.

Paghiamo l’ingresso al parco: 120 Pula al giorno a persona = € 11. Si parte, direzione nord-ovest, la prima parte del percorso ci mostra un paesaggio desolante, solo erba secca, piante spoglie, morte dalla sete, sabbia grigia. La pista è una serpentina continua fra le piante, alterna settori in cui è compatta ad altri passaggi in cui la sabbia è completamente molle, ci sono 2 solchi in cui le ruote sono obbligate, tant’è che lo sterzo è quasi superfluo. Ci siamo insabbiati poche volte, è stato sufficiente innestare le 4 ruote motrici con le ridotte per uscirne agevolmente. Altra caratteristica di queste piste la scarsissima segnaletica, si incontrano pochissime auto. Decidiamo di visitare la parte sud occidentale del parco, spesso si incontrano pozze d’acqua ed anche laghetti, uno si chiama “piscina degli ippopotami”, infatti ce ne sono parecchi, tutti immersi, vediamo giraffe, moltissimi impala, gruppi di elefanti, poche zebre. Raggiungiamo First Bridge, si tratta di un piccolo ponte costruito con tronchi, fortunatamente non c’è acqua alta, solo circa 40 cm, guadiamo a lato, poi arriviamo al Second Bridge. Intanto la vegetazione e le pozze d’acqua si infittiscono. Incontriamo un branco di impala che saltando ci attraversano la pista, pensiamo ad un possibile attacco da parte di un predatore, ci fermiamo in attesa, poco dopo il branco riattraversa la pista, si ferma a brucare su un dosso erboso, ma gli animali stanno guardinghi e ravvicinati, aspettiamo un bel pò, ma poi ce ne andiamo. Cerchiamo di raggiungere Therd Bridge, dove intendiamo accamparci, ma perdiamo la pista ed è la nostra fortuna, sulla nostra destra sotto al un alberello, su un rialzo, sta riposando una bellissima coppia di giovani leoni, la femmina è girata verso di noi, il maschio guarda dall’altro lato, spegniamo il motore e rimaniamo in osservazione. Prima si alza lei, poi lui e con la sua statuaria figura si staglia sopra di lei ed osserva, un quadro naturale di impareggiabile bellezza.!! Si riaccovaccia il re della foresta, fa delle coccole mordicchiando il collo della propria compagna, Patrizia quasi si commuove, siamo a pochi metri. Poi si alzano lei davanti, lui la segue dietro. Si incamminano, proprio sulla nostra pista, li seguiamo per oltre un km, forse di più, lasciano la pista , ora camminano nell’erba , continuiamo a seguirli finchè la nostra pista si allontana da loro. impressionante questo incontro ravvicinato, avere una coppia di leoni che ti sculetta davanti a pochi metri, liberi, a pensarci è quasi incredibile, ma vero ed emozionante.

Raggiungiamo un luogo dove ci sono alcune capanne con delle persone, hanno una postazione radio, chiediamo dove ci troviamo, siamo Mboma, al margine estremo ovest del parco, c’è un’imbarcadero per “mokoro” le tipiche canoe del Delta, chiediamo se possibile noleggiarne una, ma al momento non ce ne sono disponibili, (come sempre) un ragazzo ci indica la strada giusta, ci troviamo una quindicina di km fuori dal nostro itinerario. Ripercorriamo a ritroso la pista, ma il cartello che indichi Therd Bridge non esiste, quindi prendiamo la direzione opposta a quella presa precedentemente, arriviamo al Therd Bridge Camp, come al solito non abbiamo la prenotazione, ma ci fanno entrare e ci assegnano la piazzola 3, uno spazio fra degli alberi. Ci sono bagni puliti, acqua calda, (la riscaldano con pannelli solari e producono elettricità con pannelli fotovoltaici) c’è come sempre un barbeque, un catino in cemento dove poter accendere un fuoco e null’altro, al prezzo di € 30 a testa. Ci fanno 2 raccomandazioni: non lasciare niente incustodito poichè i babbuini rubano, e non lasciare rifiuti fuori di notte poiché richiamano le iene. Tutti ci chiedono se abbiamo legna per il fuoco, non capiamo se sia perché ce la vogliono vendere, oppure se il pericolo delle iene sia reale.

Oggi pomeriggio vogliamo oziare, più tardi arriva un’altra auto cui hanno assegnato parte della nostra piazzola. Si tratta di una simpatica coppia di italiani di Roma, Annalisa e Salvatore, facciamo immediatamente amicizia, visto che noi siamo scarsi di viveri ci invitano a cena, riso al ragù, noi mettiamo il parmigiano che ci portiamo sempre da casa. Accendiamo il fuoco, con la brace Salvatore cuoce della carne. Ottima cena, e sopratutto serata a conversare ed a mostrarci le foto più belle degli avvistamenti. Stellata fantasmagorica inenarrabile.

8° giorno Lunedì 20-10-2014 km 100

Il vademecum del saafarista consiglia di partire alle prime luci dell’alba, fermarsi durante le ore più calde e ripartire alla ricerca degli animali poco prima del tramonto. Finora noi siamo stati talmente fortunati che pensiamo di potere prendercela tranquillamente. Mentre stiamo uscendo ci troviamo di fianco all’auto una gigantesca giraffa, alta 3 piani, che sta tranquillamente pascolando all’interno del Camp. I Camp non sono recintati, in pratica qualsiasi animale inclusi i predatori, potrebbero entrarvi, ma dicono che solo le iene vengono alla ricerca di cibo.

Prendiamo la direzione verso nord-est, fa una certa impressione attraversare il Therd Bridge, fatto completamente di piccoli tronchi che si adattano al passaggio dei pneumatici, ma bisogna fidarsi, è l’unico passaggio per proseguire. La zona è costellata di pozze d’acqua più o meno grandi. Ci sono moltissimi termitai dalle forme scultoree, sono color cemento, alcuni ridossati alle piante come fossero contrafforti. Si prosegue, poi dobbiamo attraversare Fourth Bridge. Poco più avanti troviamo un bivio, sulla pista di destra nessun cartello, su quella di sinistra sono indicati 2 nomi che sulla cartina non riusciamo a rintracciare. Pensiamo si debba andare a sinistra, poco oltre ci troviamo in un dedalo di piste poco tracciate, il fondo cambia da sabbioso ad erboso, ci rendiamo conto d’aver smarrito la retta via, non esiste anima viva, non esistono cartelli, non incontriamo altri veicoli. Questo dedalo di piste è ben riconoscibile sulla cartina, per cui l’unico aiuto è il riferimento del sole, infatti ci dirigiamo verso est, finchè non ritroviamo la pista percorsa precedentemente. Ma noi siamo estremamente fortunati, ieri quando abbiamo perso la pista ci siamo imbattuti nella bellissima coppia di leoni, oggi abbiamo perso la pista e mentre ripercorriamo a ritroso vediamo un ghepardo allontanarsi dal ciglio della pista e nascondersi dietro un cumulo di terra attorniato da fusti di piante, sul ciglio della pista giace il corpo inerte di un’impala con parte di una coscia lacerata, immaginiamo che il nostro arrivo abbia interrotto il pranzo del ghepardo. Ci appostiamo poco più avanti con vista sulla preda, in attesa che il ghepardo si decida a riprendere il pasto, sta in mezzo agli arbusti, si alza addenta la preda e la trascina all’interno. Noi non ci stiamo, giro l’auto, ritorno indietro e mi piazzo in modo d’avere una finestra fra gli arbusti, spengo il motore. Raggiungiamo questo accordo, noi lo guardiamo e lo fotografiamo stando immobili, lui può continuare tranquillamente il suo pasto. E’ una di quelle scene che da sole meritano un viaggio!! Siamo a non più di 4-5 metri, tant’è che udiamo lo scricchiolio delle ossa frantumate dalle possenti mandibole di questo elegantissimo animale. Patrizia si raccomanda di stare pronto a partire qualora al ghepardo vengano delle strane idee, abbiamo anche i finestrini abbassati per poter vedere al meglio. Ci godiamo questa scena per una quindicina di minuti, con l’animale che mentre addenta, strappa e mastica la carne ancora calda, di tanto in tanto solleva lo sguardo verso di noi, scena incredibile di vita e di morte.

Ritorniamo al punto dilemma: pista di sinistra o pista di destra? Arriva un’auto con 4 passeggeri, ci consultiamo, loro vorrebbero prendere la pista di sinistra, ma dico loro che noi abbiamo sbagliato, mentre confabuliamo li faccio ridere quando estraggo dalla tasca una moneta come fare testa o croce. Infine consultano il GPS e decidiamo di prendere a destra. Solo quando arrivi a destinazione hai la conferma della scelta giusta. E’ incredibile come a nessuno venga in mente che ad ogni bivio ci dev’essere un’indicazione. Abbiamo tentato di trovare una motivazione: forse vogliono scoraggiare i viaggiatori indipendenti come noi e privilegiare l’uso di guide autorizzate. In ultima analisi vale il vecchio detto: quando non comprendi esclama: “Ah! Questa è l’Africa“. Altra cosa che non riusciamo a comprendere è che in un luogo di turismo come questo, in tutta la regione non ci sia un distributore di benzina. Ci sarebbe piaciuto poter proseguire da quì attraverso il parco Chobe e raggiungere le cascate Vittoria, ma non c’è benzina, quindi torneremo a Maun e percorreremo un itinerario più lungo, invece i nostri amici romani lo potranno fare poichè hanno un serbatoio speciale da 160 litri. Ritornando al nostro itinerario, siamo sulla strada giusta, i nostri compagni di viaggio si fermano a Xakanmaxa. Noi proseguiamo vero est e raggiungiamo verso le ore 13 il Sang Safari Campo (North Gate). Ci dicono che senza prenotazione non ci possono accogliere, sono al completo, insistiamo dicendo che ci basta un angolino, allora ci accompagnano alle piazzole, possiamo sostare fra 2 piante. Al Camp siamo 4 gatti, è tanto vasto che ce ne starebbero un centinaio. Attraversando un il lungo ponte di tronchi si esce dalla riserva, fuori c’è un villaggio dove esiste uno shop, si tratta di un tipico negozio africano, facciamo acquisti, troviamo anche birra fresca, ce ne concediamo una immediatamente mentre mangiamo pane e formaggio. Usciamo nel pomeriggio per fare un giro sulle caratteristiche canoe (in vetroresina) a fondo piatto chiamate “mokoro”. Partiamo con il nostro barcaiolo di nome Zoro, percorriamo 15 minuti di pista, compreso un lungo guado per raggiungere un approdo lungo il fiume Okawango, saliamo e si parte. Il paesaggio è tranquillo immerso nel verde con ninfee fiorite, alberi che si specchiano nell’acqua, animali che pascolano tranquilli, vediamo elefanti, un gigantesco bufalo e tantissimi uccelli. La prima parte del percorso ci facciamo trascinare dalla corrente, il barcaiolo usa pochissimo la lunga pertica, questo paesaggio e la lentezza dei movimenti, invitano a chiudere gli occhi ed addormentarsi. E’ piacevolissimo. Dopo circa un’ora accostiamo e scendiamo, il barcaiolo ci mostra le varie orme degli animali. Poi prende in mano una cacca secca, la spezza in 2 e ci spiega che appartiene ad un ippopotamo in quanto è verde e lui si nutre di sola erba, poi ne prende un’altra, la spezza e ci spiega che si tratta di cacca di elefante il quale mangia foglie, rami e fiori, questi escrementi di elefante bruciati allontanano le zanzare. Non si finisce mai di imparare! Ritorno controcorrente, il barcaiolo deve lavorare con la pertica, intanto il sole sta calando ed i colori sono sempre più caldi. Anche questa è stata una ricca esperienza.

Cuciniamo riso, non avendo trovato il tonno, proviamo a condirlo con pesce in scatola che sembra sgombro, ma la salsa è pessima, mangiamo lostesso, fortuna abbiamo birra fresca, che qui vale un mondo! Mentre cuciniamo, Patrizia ha visto passare una iena vicino alla nostra auto.

Cielo sovrapopolato di stelle, sembrano vicinissime.

9° giorno Martedì 21-10-2014 – km percorsi 455 di cui 80 su pista

Stamane mentre stavamo sistemando il carico, un babbuino è entrato nell’abitacolo, con qualche gestaccio e qualche urlo siamo riusciti a farlo uscire, ma poi ne sono arrivati altri tra cui una femmina con il piccolo cucciolo avvinghiato al seno, ciuccia anche mentre la madre cammina. Potremmo rimanere nel parco fino a sera, ma decidiamo di partire, percorriamo la pista centrale che dal North Gate porta direttamente al South Gate distante una trentina di km. All’uscita del parco, il funzionario ci chiede se abbiamo visto animali e se si, dove, gli mostriamo il film dei nostri “trofei”, ci fa i complimenti per le immagini e dice che siamo stati molto fortunati, condividiamo l’opinione. Ripercorriamo a ritroso i 50 km di pista, troviamo un punto di controllo, non è chiaro, ma ci spruzzano del liquido sui pneumatici, ci fanno passare i piedi in un catino dove c’è uno straccio imbevuto di liquido pensiamo disinfettante, C’è un cartello verde su cui sta scritto: Foot and Mouth Disease Control. Secondo Patrizia forse si tratta della “malattia piede bocca” un’afta epizotica causata da un virus, anche uomini ed automezzi possono trasportare il virus. La funzionaria ci chiede di aprire il frigo, vede delle arance, ci dice che le possiamo mangiare o gettare. Non mi è venuto in mente che abbiamo sostituito un pneumatico, altrimenti ce lo avrebbero fatto scaricare e disinfettare. Raggiungiamo Maun, facciamo il pieno e riempiamo anche la tanica di scorta, preleviamo danaro ad un ATM, ci facciamo indicare un gommista. L’officina è un capanno di 4 teli 2×2, gonfia il pneumatico con una pompa a mano, ma siccome la pressione è scarsa, non riesce ad evidenziare il foro, si reca al vicino distributore di benzina per gonfiare a dovere, trova il foro lo ripara, insisto perché controlli bene che il rattoppo sia efficace e che non ci siano ulteriori perdite, fa le prove in una bacinella con 4 dita d’acqua! Mi assicura che la gomma è a posto, gliela faccio rimontare in modo che se la riparazione non è perfetta, me ne possa accorgere. costo € 9. Andiamo al supermarket, facciamo una buona spesa. Decidiamo di partire verso Nata che dista 304 km direzione est. La strada è ottima tutta piana, senza curve e senza traffico. La percorriamo in 3 ore e lungo il tragitto vediamo 3 magnifici struzzi. Unico handicap gli animali vaganti. Giunti a Nata, verso le ore 17 ci accorgiamo d’aver commesso un errore, pensavamo che l’ingresso al Pan (lago salato) fosse a Nata, invece l’ingresso era 160 km prima, non ce ne siamo accorti, peccato! ma possiamo rifarci all’Etosha Park, anche li c’è un pan. Ci rechiamo al Nata Lodge, poco fuori città, è pieno di campeggiatori, costo 80 Pula a testa (€ 7.) Ottima cena al ristorante in un bel giardino al lume di lampade a petrolio. Grossa bistecca , un uovo con piselli, cavolfiore e patatine più 2 birre totale Pula 270 = € 24. Serata piacevolissima, c’è la connessione Wi Fi libera ma molto debole e incostante.

10° giorno Martedì – 22-10-214 km 460

Sorpresa! La solita gomma è a terra, quel gommista non mi convinceva. Lavorato per la sostituzione. Ritorniamo a Nata, troviamo un gommista, questo almeno ha il compressore, ma non ha il crick. Il foro riparato ieri tiene, ma c’è un altro foro con dentro un frammento di metallo, asportano il frammento, smontano il pneumatico dal cerchione e riparano il foro dall’interno, faccio rimontare il pneumatico riparato. Prendiamo la strada verso sud, a 20 km troviamo l’ingresso al Nata Bird Sanctuary, una vasta regione con ampi laghi, passiamo un paio d’ore in questo luogo tranquillo, vediamo parecchi uccelli acquatici, siamo solo noi in questo luogo di pace.

Riprendiamo la direzione nord, verso Victoria Falls in Zimbabwe, lungo il percorso ci fermano per un controllo, ci chiedono la patente, poi il funzionario ci chiede se possiamo dare un passaggio ad una signora, accettiamo, starà con noi per circa 250 km. Strada sempre ottima con limite di velocità di 120 km orari, il territorio circostante è desertico, solo piante spinose, villaggi pochissimi, solo un tratto coltivato. Alle ore 14 giungiamo al confine di Kazungula, l’uscita dal Botswana è una semplice formalità, ma l’ingresso in Zimbabwe è lungo e cosparso di spine: costo del visto per 2 persone € 50, sportello per immigrazione auto € 30 con compilazione di una montagna di scartoffie, altro ufficio Road Acce Fee altri € 7. Infine il colmo un documento giallo Zimbabwe Revue Authority Commercia Vehicle Guarantee, ci chiedono 100 $ USA, allora esco dai gangheri, mi sembra una colossale truffa, non mi fido chiedo a 2 funzionari, mi confermano che devo pagare, siamo alla truffa legalizzata, ci hanno preso per polli da spellare, in totale solo l’ingrasso in Zimbabwe ci è costato € 158. Pensiamo che forse ci sarebbe convenuto lasciare l’auto in Botswana e venire solo coi bagagli, ma in questo caso ci avrebbero massacrato con il costo dell’albergo. Va bene così, viaggi come questo qualche inconveniente lo possono recare, comunque sempre meglio l’inconveniente economico che qualsiasi altro, Tuttavia è dura da digerire. Percorriamo i 60 km che dal confine ci portano alla bella cittadina di Victoria Falls. Ci rechiamo al Victoria Falls Rest Camp la piazzola ci costa US$ 36. C’è Wi Fi, ma costa US$6 per 25 mega. così riusciamo a connetterci, sia con computer che con cellulare. Il camp è molto bello, ben tenuto, con piscina. Durante la cena al ristorante, sotto un ampio padiglione aperto stile africano, è arrivato un gruppo di atletici giovani in costumi tradizionali, si sono esibiti in canti e danze, spettacolo gradevole. Il pollo era rosso di peperoncino.

Durante la notte si ode in lontananza il rombo della cascata.

11° giorno Giovedì 23-10-2014 – km percorsi 340

Ci alziamo alle 6,30, alle ore 8 siamo all’ingresso delle cascate, costo entrata US$ 30 a persona. Le cascate in africano si chiamano “Mosioa Tunya” che significa Fiume che rimbomba. Sono considerate insieme alle Piramidi ed al Serengeti le 3 grandi meraviglie dell’Africa. Si presenta subito dinanzi a noi uno spettacolo naturale di bellezza unica, in un canalone profondo oltre 100 metri, da vari punti le acque dello Zambesi precipitano creando vortici, nuvole e arcobaleni. L’acqua cadendo nebulizza e col vento viene rigettata come fine pioggia. Il fronte del canalone è lungo 1700 metri, ma solo durante la stagione delle piogge, fra aprile e maggio, l’acqua scende lungo tutto il fronte. Il fiume Zambesi crea la linea di confine tra Zambia e Zimbabwe, abbiamo scelto questo lato poiché possiamo vedere tutta la cascata dinanzi a noi. Sull’altro lato ci sono dei turisti in costume che fanno il bagno, vicino al precipizio, in una pozza chiamata “Devil Pool“. Percorriamo tutto il bordo del canalone, in fondo alla gola vediamo dei canoisti e dei gommoni che praticano il rafting. Proseguendo raggiungiamo il Victoria Falls Bridge una bella struttura metallica che segna il confine fra le 2 nazioni. Ripercorriamo a ritroso tutto il ciglio del canalone e dopo 3 ore usciamo. Spettacolo veramente degno d’essere visto. Così dopo le cascate del Niagara e quelle di Iguazù abbiamo completato la visione delle più belle cascate al mondo. Decidiamo di scappare subito dallo Zimbabwe, non vogliamo lasciare neppure un altro euro a questi ladri. All’ufficio doganale, al funzionario glielo dico chiaro, anche se naturalmente non è colpa sua, ma io in Zimbabwe non ci metterò mai più piede. Le formalità di reingresso in Botswana sono semplicissime, il visto è gratis, tassa di percorrenza Pula 120 = €10. Il solito controllo dove ci fanno mettere le scarpe nel disinfettante, vogliono vedere il frigo, ci dicono che pomodori e uova vanno gettati, allora gli facciamo vedere che portano la targhetta di un supermercato di Maun, possiamo tenercele. Buttare via il cibo da noi è un peccato, in Africa è peccato mortale!! Anche se in Botswana non c’è certo la fame e si vedono parecchi obesi, specialmente le donne con dei sederoni elefantiaci! Abbiamo letto che in Botswana in cui la maggior risorsa è costituita dall’estrazione dei diamanti, questa ricchezza viene redistribuita in infrastrutture, scuole e ospedali. Troviamo questa gente felice, sempre sorridente, quando ti incontrano ti salutano sempre con un “hello! how are you?”

Dobbiamo percorrere una cinquantina di km costeggiando il parco Chobe in Botswana per poter raggiungere il confine con la Namibia. Anche quì l’ingresso una semplicissima formalità. Entriamo nel Caprivi, la lunga appendice nord orientale della Namibia, che si insinua fra L’Angola e Zambia al nord e Botswana al sud. Questo è il frutto di un accordo coloniale tra inglesi e tedeschi. Questa zona namibiana è più popolata, si vedono continuamente piccoli agglomerati di capanne, sono tonde o quadrate, con pareti e tetto in paglia e canne, come i recinti a protezione. Ai lati della strada si vedono donne e ragazzi che trasportano sulle spalle o sul capo delle taniche dell’acqua, chissà quanta strada devono percorre per soddisfare questo primario bisogno. Visto che la strada è ottima procediamo fino a Kongola, paesotto sul fiume Kwando River. Vediamo l’insegna dello Mazambala Camp, dista un paio di Km di pista, all’arrivo troviamo un uomo ed un ragazzo, l’uomo ci chiede se abbiamo la prenotazione. Evidentemente tutti i turisti viaggiano con i camp prenotati, solo noi siamo dei viaggiatori indisciplinati! Si tratta di un bel campeggino, tutte le strutture sono fatte di canne, il fiume li vicino è tutto un canneto, siamo solo noi, unico problema l’enorme quantità di insetti, le mosche sono le più fastidiose. Patrizia cucina un minestrone con riso e le verdure fresche, con il nostro grana è ottimo. Per poter mangiare in pace leghiamo una torcia ad un ramo distante da noi. In questo Camp non c’è energia elettrica, Patrizia vede ombre di animali dovunque, non vede l’ora di potersi chiudere nella sua tenda in alto. alle 0re 20,30, facendo massima attenzione a non accendere le pile finchè la tenda non sia chiusa ermeticamente, ci ritiriamo. Ci sentiamo soli e fuori dal mondo. Con l’aiuto di qualche farmaco, Patrizia non ha più dolore alla gamba.

12° giorno Venerdì 24-10-2014 – km percorsi 415

Ci alziamo alle 6, colazione con caffè solubile e biscotti, non abbiamo lo zucchero, ma abbiamo una marmellata di ananas i cui ingredienti sono: 90% zucchero, 10% polpa di ananas, va benissimo per zuccherare il caffè. Alle 7,30 si riparte, ci fermiamo a fotografare delle donne che stanno tagliando dell’erba secca tipo saggina, infatti lungo la strada vedremo scope e recinzioni attorno alle capanne fatte con questo materiale naturale. Secondo il programma stilato prima della partenza, pensando di trovare in questa regione strade difficili, avevamo previsto di percorrere in un giorno i 200 km che separano Kongola da Bagani, poi un altro giorno avremmo dovuto percorrere gli ulteriori 200 km fino a Rundu, ma in poco più di 4 ore possiamo raggiungere Rundu, spenderemo il tempo guadagnato in luoghi più interessanti, sempre meglio avere credito di tempo che debito, non so quale filosofo l’abbia detto, ma aveva indubitabilmente ragione.

Rundu è una grande città africana, c’è molto traffico, molti taxi, ci sono banche, supermarket, molte stazioni di servizio e anche l’università. Visitiamo un tipico mercato, dai vivaci colori. Notiamo che molte donne portano in testa parrucche sintetiche con capelli lisci. Acquistiamo una SimCard namibiana e la carichiamo con 200 N$ = € 15 la metà li consumo per chiamare la mia azienda, dove mi dicono che tutto va bene non ci sono problemi. Ci rechiamo in alcuni lodge per cercare un posto per stanotte, i primi 2 hanno solo camere, poi ci indicano il Ngandu che dispone di piazzole in un bellissimo prato al costo di N$ 180 per entrambi = € 14. Dispone di Wi Fi, comunichiamo con casa e consulto la posta elettronica. Decidiamo di riposare questo pomeriggio. Quando non troviamo elettricità per caricare la batteria del computer scrivo gli appunti su un quaderno, oggi che abbiamo energia disponibile ne approfitto per mettermi in pari. Cena al ristorante, di comune accordo abbiamo deciso di classificare quella di stasera la miglior cena avuta finora, bisteccona di manzo con cipolla cotta, (come quella della fiera di S.Martino) e verdure, servito su una teglia bollente, con birra freschissima, una delizia. La serata è calda al punto giusto, si sta divinamente.

13° giorno Sabato 25-10-2014 – km percorsi 370

Prima di uscire dal camp, andiamo sul retro, dove c’è una bella vista dall’alto sulla valle del fiume Okawango. Prendiamo la direzione sud-ovest e dopo 255 km raggiungiamo Grootfontein, una bella cittadina, ci fermiamo lungo un viale alberato con bellissime piante verdi piene di rigogliosi fiori rosso vivo, sotto queste piante delle donne con abiti dai colori vivaci, sostano o vendono, il tutto è una esplosione di colori. Prendiamo la direzione nord-ovest, poi subito imbocchiamo a sinistra una strada sterrata che dopo una ventina di km ci conduce all’Hoba Meteorite. Si tratta del più grande meteorite scoperto finora al mondo, un frammento di asteroide a forma di parallelepippedo di circa metri 4x3x1. E’ stato scoperto nel 1920, è composto per l’82% di ferro, 16% di nikel, 0,8 di cobalto, peso circa 54 tonnellate; gli esperti ritengono che sia precipitato circa 80000 anni fa, non è niente di speciale, ma ci incuriosiva vederlo. Rientriamo e dopo 60 km raggiungiamo Tsumeb, graziosissima cittadina, bei viali, bellissimi giardini, ci rechiamo nella President avenue, dove si trova l’Art & Craft Center per vedere i migliori prodotti di artigianato, ma il sabato pomeriggio è chiuso, poco oltre si trova la chiesa cristiana di S.Barbara protettrice dei minatori, chiusa anche quella. Ci troviamo nella strada principale di Tsumeb, ma è deserta! Tutto chiuso. Tsumeb è un importante centro minerario, in questa zona si estraggono 184 tipi di minerali, 10 dei quali esistono solo quì. Da quando Patrizia si è connessa ad internet a Nata, ha ripreso a funzionare sul suo iPhone il programma CityMaps2Go, che funziona benissimo da GPS, prima di partire aveva scaricato on line tutte le mappe che ci sarebbero servite, ed ora funzionano off line. Ci sono utilissime, specialmente dentro le città, con l’ausilio di questo strumento ci siamo recati presso il Mousebird Backpackers & Safari, un piccolo Lodge in centro che ha anche uno spazio per accogliere campeggiatori, solito prezzo 180 N$, c’è anche l’uso di cucina e wi-fi.

14° giorno Domenica 26-10-2014 – km percorsi 280 di cui 170 su pista

Arrivati a Halaili Camp Site Stamane ci attardiamo un pò al camp per poter inviare il 2° bollettino (diario di bordo) agli amici, siccome la connessione non è molto buona, non mando in allegato la foto. Percorriamo i 110 km verso nord-ovest che ci portano all’ingresso est dell’Etosha National Park, al Namutoni Gate. All’entrata ci dicono che per dormire dentro al parco non ci sono camere libere, ma per campeggiare non ci sono problemi, ci dicono che per questa notte possiamo trovare posto al Halali Camping Site, mentre per domani notte possiamo trovare posto all’Okaukuejo. Paghiamo solo l’ingresso al parco per 2 notti e 3 giorni N$ 340 =€ 26. Decidiamo di percorrere la pista attorno al Fischer’s Pan, e qui cominciamo a vedere i primi animali: zebre, giraffe, tanti springbok, qualche elefante. Poi prendiamo la direzione sud-ovest che costeggia il grande Etosha Pan, la vastissima piana salina, che talvolta si trasforma in lago durante la stagione delle piogge. L’aspetto è desertico, terra brulla, erba secca, le piante in alcune zone hanno fogliame verde, in altre sono solo spinose. La strada sterrata è polverosa, ma in buone condizioni. Ogni tanto ci rechiamo presso le pozze d’acqua, alcune sono asciutte, ma non è l’ora dell’abbeveraggio. Presso la Springbokfontein, una piccola pozza assistiamo ad una scena, si avvicinano 5 kudu, 3 dei quali adulti, stanno camminando verso la pozza, ad un tratto correndo si allontanano, poi si fermano sono guardinghi, si riavvicinano, ma con atteggiamento circospetto, stanno immobili, guardano in alcune direzioni, si avvicinano ancora si fermano, solo dopo parecchio tempo scendono nella buca della pozza, ma ancora non bevono. Certo la pozza è la fonte della loro sopravvivenza, ma evidentemente può trasformarsi in una trappola mortale. Noi l’abbiamo interpretata in questo modo. Vediamo orici. Ci fermiamo, sul ciglio destro della nostra strada un enorme rinoceronte sta brucando l’erba. Si ode il ruminare, ha tutto il corpo sporco di fango, probabilmente si è ruzzolato in una pozza. In un punto la pista permette di entrare per circa 1 km nel Pan, si tratta di un’immensa piana di colore bianco-grigio, impressionante non si vede la fine all’orizzonte.

Durante le prime ore del pomeriggio, il caldo è molto forte, non abbiamo il termometro ma penso sia fra 35-40°. I poveri springbok se ne stanno fermi ravvicinati sotto le poche ombre offerte dalle piante. Giungiamo al Halali Resort verso le 16,30, paghiamo la piazzola N$ 500 =€ 38. Chiediamo se è possibile prenotare il Safari Game notturno, si tratta di un giro notturno con le auto autorizzate condotte dalle guide, ci interesserebbe partecipare a quello notturno con partenza alle ore 20 ritorno alle 23. La ragazza alla reception mi dice che è tutto esaurito, avremmo dovuto prenotarlo dall’Italia. Ma benedetta figliola! come possiamo farle capire che secondo il nostro programma saremmo dovuti entrare dentro questo parco il giorno 28, invece noi siamo entrati il 26, come possiamo farle capire che noi non sappiamo dove dormiremo domani sera, che rimaniamo volentieri dove ci piace e scappiamo subito da dove non ci piace!?! lasciamo perdere. Tuttavia siamo pienamente consapevoli che in alta stagione questo modo di fare non può essere applicato, ma ora i campeggi non sono pieni, alcuni quasi vuoti. Le piazzole del camp site sono ampie, delimitate da pali in legno piantati nel terreno, all’interno c’è un tavolo rotondo e quattro sedili tutto in cemento, un barbeque, una colonnina con lampada e presa elettrica.

Sul lato est del Camp c’è una collinetta, sarà alta un centinaio di metri, percorriamo un sentiero che porta in cima da cui si ha una ampia e magnifica vista. Ci tratteniamo in contemplazione. Purtroppo qualche cretino è riuscito ad arrampicarsi fino quassù per incidere il proprio nome sui tronchi delle poche piante esistenti. Scendiamo e ci dirigiamo alla pozza d’acqua che dista circa 10 minuti a piedi. Si tratta di un grande catino naturale, in fondo al quale c’è una piccola pozza del diametro di circa 40 metri che durante le piogge aumenterà notevolmente. Sul lato est a ridosso della collinetta c’è fra le rocce un “loggione” naturale dove sono state posate delle panchine fatte di rami e muretti in pietre. Oltre la pozza sul lato occidentale c’è il bosco. Arriviamo giusto in tempo per assistere al tramonto. Siamo un pubblico numeroso che osserva in religioso silenzio, di fronte, il compiersi dell’odierno ciclo solare, ed in basso la pozza nell’attesa che qualche animale venga ad abbeverarsi. Intanto centinaia di uccelli svolazzano dando vita ad un solenne concerto. Primo a venire ad abbeverarsi un rinoceronte che lentamente entra nella pozza, la sua figura si specchia creando un curioso contrasto. Rimaniamo tutti in silenzio, chi con potenti teleobbiettivi su cavalletti, chi con telefonini, migliaia di scatti. Quando arriva il buio si accendono 2 potenti fari che illuminano la pozza per tutta la notte. Ce ne andiamo. Ritorniamo dopo cena, lo spettacolo è solenne, un gruppo di elefanti fra cui 2 cuccioli, stanno succhiando con la proboscide l’acqua e se la spruzzano in bocca, questa operazione dura circa mezz’ora. Intanto da destra arrivano alla spicciolata 4 rinoceronti, fra cui 1 cucciolo, si dispongono in disparte, mentre gli elefanti se ne stanno andando tra questi il più grande, probabilmente il capobranco lancia un barrito intimidatorio all’indirizzo di un rinoceronte che si sposta immediatamente indietreggiando. Ora i rinoceronti sono padroni della scena, sono veramente buffi quando si dispongono frontalmente e restano a lungo immobili ad osservarsi. Rimaniamo a lungo, ma si fa tardi Patrizia sta per addormentarsi, ci ritiriamo soddisfatti e consapevoli d’aver assistito ad un bellissimo film. Un film le cui sequenze e fotogrammi si srotolano lentissimamente.

15° giorno Lunedì 27-10-2014 – km percorsi 100 arrivati all’Okaukuejo Camp Site

Ci svegliamo alle 6, ci vestiamo e ci rechiamo alla pozza, ci sono solo uccelli, poi arriva uno springbok, passeggia vicino all’acqua ma non beve. Intanto alle nostre spalle, da dietro alla collina si leva il sole, salendo comincia ad illuminare la pozza, ce ne andiamo.

Usciamo dal Halalli Camp, percorriamo il giro chiamato Rhino drive, ma vediamo solo alcune manguste, ci fermiamo a guardare una giraffa che si ciba di foglie vicino al ciglio della pista. Rientriamo sulla strada principale che costeggiando a sud il Pan si dirige verso ovest. Tutte le pozze d’acqua sono segnate sulla mappa, distinte tra naturali e artificiali, quando troviamo l’indicazione di una pozza usciamo dalla pista principale e la raggiungiamo, alcune sono vicine altre più distanti. Ormai siamo alla fine della stagione secca, molte pozze sono completamente asciutte. Giungiamo alla pozza Salvadora, ci appare uno scenario impareggiabile, centinaia di zebre, branchi di gnu, branchi di springbok, tantissimi uccelli, pascolano e vanno a bere, le zebre sono fittissime, si azzuffano, si scalciano, uno spettacolo da eden. Non riusciamo a distaccarci da questo insolito scenario. La pozza Sueda è completamente secca, vi pascolano un branco di springbok. La pozza Homob è bella perchè ha acqua trasparente e al centro ha una piccola isola con alta erba verde, ci sono pochi animali. Visitiamo la pozza Nebroni, altro spettacolo incredibile, ci sono 2 enormi elefanti, branchi di gnu, moltissime zebre, orici, springbok e struzzi, tutti mescolati, lunghissima sosta anche qui. Ai lati delle pozze più affollate si vedono colonne di animali come in processione che si stanno avvicinando. Le pozze di questa zona sono delle miniere di animali. E’ il luogo migliore per avvistamenti. Raggiungiamo il Resort di Okaukuejo, vogliamo arrivarci presto per essere sicuri di trovare una piazzola, ci hanno detto che questo camp site non è molto vasto. No problem, c’è posto, riusciamo a prenotare il Night Game Drive per la notte ,costa un pò N$ 550 = € 42 a testa, ma vogliamo provarlo.

Nel pomeriggio il caldo si fa veramente insopportabile, a fatica facciamo una visita alla pozza, anche questa dispone di un’ampia vista, la pozza è bella, la “platea” leggermente rialzata, ci sono pochi animali, un orice e alcuni springbok. Io decido di andare in piscina, ottima scelta, l’acqua fresca da un notevole ristoro. Patrizia decide di leggere il suo libro, si siede nel giardino a lato, all’ombra di una pianta, spira una leggera brezza, si sopravvive. Ritorniamo alla pozza, si sta avvicinando una giraffa, lentamente, fermandosi continuamente per guardarsi intorno come a scorgere eventuali pericoli, infine assume la sua caratteristica postura per bere, allarga le zampe anteriori, poi piega le ginocchia in modo da poter avvicinare il collo all’acqua, è buffa. dietro di lei un orice sta girovagando. Prepariamo la cena presto e partiamo per il giro notturno. La guida ci dice subito che non è garantito che si possano vedere animali, solo se si è fortunati. L’auto, con i sedili in alto, senza finestrini, avanza senza luci. La guida tiene nella mano destra, fuori da finestrino un faro con luce rossa, lo dirige ora a sinistra della pista, ora a destra, alla ricerca di animali. Non siamo molto fortunati, infatti vediamo qualche springbok, un paio di rinoceronti, qualche sciacallo, una specie di gufo. Va meglio quando ci fermiamo alle pozze, presso una di queste c’è un elefante che sta abbeverandosi, poi ne arriva un altro, si salutano incrociando le proboscidi, arrivano anche 2 rinoceronti, una iena si aggira nei paraggi. Il faro incrocia degli occhi di animali, vediamo dei piccoli punti brillare. Intanto la temperatura scende. Vediamo tramontare la luna con la sua gobba in basso, le stelle sono milioni. Rientriamo alle 23, sicuramente è emozionante percorrere di notte la savana africana, ma di animali non ne abbiamo visti molti, il voto finale è bassino.

16° giorno Martedì 28-10-2014 – km percorsi160 arrivati all’Olifantsrus Camp

Ieri sera eravamo partiti per il Nigth Game Driver con 2 auto, con l’altra auto ci siamo incrociati ad una pozza, stamane abbiamo saputo che quelli dell’altra auto, hanno visto 13 leoni, stavolta la fortuna ci ha girato le spalle. Giuro che se fossimo stati sull’altra auto ed avessimo visto 13 leoni, il mio voto finale sarebbe stato ben più alto. Pazienza, non si può pretendere sempre il massimo. Prima di lasciare il Camp ci rechiamo alla pozza, vediamo delle belle scene di abbeveraggio.

Siccome abbiamo guadagnato 2 giornate sulla tabella di marcia, decidiamo di rimanere un altro giorno in questa riserva. Di animali ne abbiamo visti a bizzeffe, ma questo ambiente di pace è gratificante e riposante. Ci dirigiamo verso ovest, facendo alcune soste alle pozze, dove ormai abbiamo capito che si fanno avvistamenti sicuri. Raggiungiamo l’Olifantsrus, è un nuovissimo campeggio, aperto il 6-10-14 con belle costruzioni, la terra rosso ocra. Un simpatico ragazzo ci accoglie, ci mostra tutta la bellissima struttura, sicuramente la cosa più bella è la passerelle che, partendo dal basso, con andamento curvo, sale su di una palizzata di tronchi, raggiunge una costruzione in calcestruzzo, ma tamponata con tronchi e tetto di paglia. Questa costruzione sovrasta la pozza d’acqua. La postazione di osservazione è circolare con tante finestre con panche in legno, decidiamo di passare parte del pomeriggio in questo luogo fresco. Ci facciamo una partita a carte, mentre osserviamo gli animali che vanno e vengono. Assistiamo ad una scornata fra 2 antilopi che si chiamano red hartebeest. La nostra fonte d’informazione sui nomi degli animali, è la mappa dell’Etosha che con belli e chiari disegni ci fornisce tutti i nomi dei numerosi animali esistenti, sugli uccelli espone ben 5 pagine.

Per tutto il pomeriggio siamo i soli ospiti di questo camp, poi verso sera arriva una coppia di colombiani. Mentre stiamo cucinando la cena, si alza un forte vento da ponente, dobbiamo crearci un riparo per i fornelli, arrivano anche delle nuvole, ma non piove. All’entrata di questo camp ci sono delle vecchie strutture metalliche, tra cui 2 alti pali sormontati da una putrella che li unisce. Alla putrella è agganciato un paranco, un cartello informa che questa struttura è stata costruita 30 anni fa. Siccome esisteva una sovrapopolazione di elefanti, ne sono stati eliminati 525. In una costruzione al centro del camp vi è documentata con disegni e descrizioni che gli animali venivano uccisi con fucili. Trasportati in questo luogo con dei camion, venivano issati su questa struttura, scuoiati per vendere le pelli, sezionate le carni per uso commestibile e le zanne raccolte per l’avorio. Il nome del camp evoca questo accadimento.

17° giorno Mercoledì 29-10-2014 – km percorsi 270 Arrivati a Opuwo

Riprendiamo la pista direzione sud-ovest, ci fermiamo ad alcune pozze, vediamo ancora animali tra cui un suricato che se ne stava in piedi su 2 zampe in mezzo alla strada. Usciamo dall’Etosha, (dal Galton Gate ad ovest) bellissimo parco, di 20000 km quadrati, abitato da ben 114 specie di mammiferi, oltre 300 specie di uccelli, 16 specie di rettili e anfibi. Siamo stati sfortunati a non incontrare i grandi predatori, ma abbiamo il carniere zeppo di immagini bellissime di animali.

Patrizia mi fa notare che in tutta la riserva non abbiamo visto un pezzo di carta, un pezzo di plastica per terra!! E qui chiudiamo il capitolo “Animali” dopo aver visitato 3 riserve sicuramente fra le più importanti dell’Africa meridionale. Ci siamo immersi fino al collo in questo selvaggio mondo naturale, abbiamo percorso piste, sostato a pozze in attesa, ci siamo meravigliati ed emozionati alla vista di spettacoli tanto distanti dal nostro mondo.

Raggiungiamo Opuwo, importante centro della regione Kaokoveld, una delle ultime grandi regioni selvagge dell’Africa australe. In lingua herero significa “La fine“. Appena giunti in città notiamo la presenza di diversi gruppi etnici. Le donne “herero” vestono una enorme crinolina indossata sopra una serie di sottane, con un caratteristico copricapo a forma di corno, gli uomini con strani abbigliamenti, ma quello che colpisce subito l’occhio sono le donne “Himba”. Hanno pelle cosparsa di polvere ocra mescolato a burro ed erbe selvatiche che tinge la pelle di un colore ruggine. Questa mistura viene spalmata anche sui capelli intrecciati provocando un effetto tipo argilla cotta. Indossano solo un gonnellino in pelle, il seno nudo, in testa alcune hanno uno strano ghirigoro di pelle. Facciamo il pieno, bancomat e spesa. Saliamo su di una collina dove si trova l’Opuwo country lodge, troviamo una piazzola per N$270. Il complesso della reception è bellissimo, sta partendo un gruppo di turisti austriaci per una visita organizzata dal lodge in un villaggio Himba, chiediamo se possibile aggregarci, la ragazza si informa, possiamo. Si parte, oltre mezz’ora di strada sterrata su e giù per delle colline, raggiungiamo il villaggio Himba. C’è una donna ad accoglierci, la guida ci spiega l’abbigliamento, che si differenzia fra donne giovani e sposate. Ci spiega che agli Himba vengono tolti gli incisivi inferiori, non abbiamo capito il motivo. Fra gli Himba esiste la poligamia. Arrivano delle belle ragazze giovani, una di loro quattordicenne, ha un corpo con un bellissimo seno e lunghe gambe ben fatte che farebbero impallidire Naomi Campbell. La guida ci spiega il rito di iniziazione, quando le ragazze raggiungono la pubertà, lasciano il villaggio e per 6 giorni vivono sole in una capanna nel bosco, quando ritornano si fa festa. Non ascoltiamo tutto, preferiamo guardarci intorno e fotografare. Poi ci portano in una capanna dove 2 ragazze ci mostrano la macinatura della polvere ocra, lo spalmatura con burro, si deodorano con erbe messe sul carbone acceso e passandosi il fumo sottobraccio. Mettono in vendita i loro manufatti di artigianato. Chiedo alla guida come mai sono solo donne e bambini, gli uomini stanno fuori tutto il giorno col bestiame. Si ritorna, ma lungo tutto il percorso ed anche in città si incontrano gruppi di queste donne così caratteristiche. Si tratta di un gruppo etnico che ha deciso di rimanere integro, rifiutando il mondo “moderno”. Costo di questa escursione N$ 486 a testa = € 37. Ci concediamo una bella cenetta nel bel giardino del ristorante annesso, si tratta di un balcone con un verde prato e la piscina che arriva sul ciglio della scarpata sottostante. Al tramonto la vista sulla savana collinosa è bellissima. Buffet di carne e pesce a piacere, una meraviglia!

18° giorno Giovedì 30-10-2014 – km percorsi 190 (sterrata) Arrivo a Epupa Falls

Ritorniamo in città per prelevare all’ ATM. Mentre usciamo dalla cabina entra una donna Himba, tira fuori la tessera bancomat, la dà ad una signora che preleva per lei. Fa un certo effetto vedere una donna vestita di pelli, a seno nudo, con la pelle color ruggine prelevare al bancomat. Facciamo alcune foto. Prendiamo la strada C43 direzione nord-ovest, si tratta di 180 km di buona strada sterrata, spesso bisogna rallentare per attraversare le cunette che diventano corsi d’acqua durante la stagione delle piogge. Vediamo un cartello che indica: villaggio Himba dimostrativo, se avessimo saputo non saremmo andati ieri con l’escursione. Si tratta di villaggi, dove gli Himba permettono ai turisti di entrare e fotografare in cambio di omaggi, infatti avevamo letto che generalmente si porta farina o altri prodotti alimentari. Al villaggio c’è un grosso automezzo in sosta, si tratta di un gruppo di italiani che viaggiano con “Avventure nel mondo”. Noi non abbiamo grandi cose da offrire, lasciamo una tanichetta d’acqua da 5 litri e dei piselli. Si avvicina un nugolo di bambini che ci chiedono l’orologio, gli occhiali, la penna biro. Anche qui c’è una bella ragazza disposta a farsi fotografare, porta un bel bimbo legato sulla schiena. Le donne Himba hanno capito benissimo che possono chiedere denaro in cambio delle foto, sono troppo belli ed originali per non essere fotografati. La strada attraversa un territorio poco popolato, arido ed alla fine montagnoso.

Giungiamo verso mezzogiorno a Epupa Falls, un agglomerato di case e capanne. Ci rechiamo all’Epupa Falls Camp Site. Un bellissimo angolo di verde, dopo tutto il territorio arido e polveroso di terra rossa, che abbiamo attraversato oggi, all’ombra di un palmeto sulla riva del fiume Kunene, a pochi passi dalle cascate, infatti se ne ode il fragore. Appena scesi dall’auto, ci guardiamo negli occhi e ci diciamo che qui ci staremo almeno 2 giorni. Andiamo subito a vedere le cascate, sotto al torrido sole di mezzogiorno, per fortuna a piedi dista solo 300 metri. Le acque del fiume Kunene, cadono in uno stretto crepaccio profondo una quarantina di metri, niente a che vedere con le cascate Victoria, ma meritano di essere viste. Il fiume di fianco al campeggio è molto bello, con tante pietre in mezzo al corso, andrà a sfociare nell’Oceano Atlantico. Intanto sono arrivati al camp anche gli amici di Avventure nel mondo. Approfittiamo per chiede al loro autista, un sudafricano bianco, lumi sulle strade da seguire. Loro hanno un programma molto simile al nostro, domattina ripartiranno e ripercorreranno indietro tutte le strade asfaltate , per raggiungere la Skeleton Coast. Noi avremmo voluto proseguire verso ovest per raggiungere la costa, ma ci dice, confermato da una guida locale che quelle piste sono molto difficili da percorrere e che comunque ci vorrebbe una guida, poichè c’è rischio di perdersi. Pensiamo allora di ritornare fino a Opuwo e di continuare sulla sterrata fino a Sesfontein, dicono si tratti di strada di montagna con ripide salite e discese. Pagando meno di 2 € ci danno l’accesso al Wi Fi, ma è debole, giusto per controllare la posta ed inviare qualche mail leggera leggera. Passiamo parte del pomeriggio sulla veranda del bar ristorante del camp. Vicino alla caduta dell’acqua c’è una piscina naturale, io mi immergo, Patrizia si bagna i piedi, dato il caldo insopportabile del pomeriggio questo bagno è veramente tonificante. Dopo il bagno guardiamo di nuovo le cascate, ora i colori del tramonto sono più vivi e nel centro si distingue un sorprendente arcobaleno. Si può cenare qui al camp, ma bisogna prenotare prima delle 16. Il bar ristorante ha un terrazzo proprio sulle cascate, infatti quando gira il vento porta i vapori che salgono dal crepaccio. Siamo i soli clienti. Cena a lume di candela, ottimo passato di verdure, carne buona, ma immasticabile, alla fine ci sorprendono servendoci dell’ottimo gelato annegato in un liquore, totale 430 N$= € 33. Appena coricati, comincia a piovere.

19° giorno Venerdì 30-10-2014: Epupa Falls

Oggi giornata di relax. Il cielo è coperto, la temperatura più bassa. Facciamo una passeggiata lungo il lato sud del fiume nel senso controcorrente, l’altra sponda del fiume, lato nord è terra di Angola. In questa zona, ci dicono che ci siano dei coccodrilli, ma noi non li vediamo. Ci godiamo questo angolo di verde, vediamo gente che si lava strofinandosi il corpo con l’acqua del fiume ed una pietra. Tutti ci salutano sorridendo, i bambini ci corrono incontro ci porgono la mano e ci chiedono qualcosa o 10 N$. Fino ad ora, in 12 giorni abbiamo percorso con l’auto 3350 km, quindi è tempo di controllare il livello dell’olio motore, i vari livelli dei liquidi, tutto a posto. Mi reco ad uno store poco lontano per acquistare acqua, ma l’hanno finita, mentre torno incontro 3 giovani ragazze Himba, dai corpi statuari, mi chiedono di fotografarle, per 20 N$, gliene offro 10 e le riprendo, poi mostro loro il filmato, ridono, sono vicine, è vero, anche se non si lavano, queste ragazze non hanno odore, il trattamento a base di polvere ocra, misto a burro ed a profumi oltre a preservarle dalle punture di insetti le rende pulite.

Nel pomeriggio torna il sole, mi concedo ancora un bagno nel fiume, Patrizia non fruisce. Più tardi arriva un violento acquazzone di tipo tropicale. Abbiamo fatto amicizia con Owen, un ragazzo che parla un poco di italiano, ci dice che è importante parlare italiano, poichè gli italiani parlano poco l’inglese, come dargli torto?! Di professione fa la guida, ma si lamenta che ci sono pochi turisti. Si vede che è un himba, gli mancano 2 incisivi inferiori, ci dice che glieli hanno tolti quando aveva 15 anni, usando un legno come scalpello ed una pietra come martello. Noi gli diciamo che non è una bella cosa, lui ci smentisce, con un convinto “bello”, è fidanzato con una ragazza himba, spalmata di ocra, si sposerà il prossimo maggio. Dice che le donne himba non si lavano mai con l’acqua, ma usano i profumi, tratti da foglie di alcune piante, messe sopra il carbone ardente emanano un fumo, loro si coprono con un telo come quando noi facciamo i fumenti. Gli dico che Patrizia è ginecologo, medico delle donne e che sarebbe curiosa di sapere. . . Infatti Patrizia si domanda: siccome queste donne non indossano biancheria intima, si siedono per terra, sopra ad un telo, le loro funzioni corporali devono assolverle, visto che si nutrono. . . Ma lasciamo cadere il discorso, è troppo complesso, specialmente per un uomo. Ci dice che le donne, la loro caratteristica capigliatura la rinfrescano ogni 4 – 5 giorni. Poi mi chiede se ho una maglietta da regalargli, di pulite me ne sono rimaste solo 3 ed una camicia, lo faccio scegliere, ci pensa parecchio, in viaggio io porto tutti capi di scarto, infine sceglie una polo. Da quando siamo in viaggio, questa è la prima volta che dormiamo 2 notti nello stesso posto. Questo campeggio è anche il più economica trovato finora, per 2 persone ogno notte N$ 220.

20° giorno Sabato 1-11-2014 – km percorsi 440 Arrivati a Palmwag

Ripercorriamo i 180 km di strada sterrata che ci portano a Opuwo, breve sosta per rifornimento di carburante e spesa. Prendiamo la strada C43 sterrata che porta a Sesfontein. Incontriamo un paio di tratti di montagna dove il fondo è molto dissestato, le cunette e dossi hanno delle pendenze molto ripide, impieghiamo poco più di 2 ore per percorrere i 150 km, lungo il tragitto incontriamo solo 5 veicoli. Pensiamo di fermarci a Sesfontein per la notte, sono le ore 14, ci fermiamo all’ombra di una pianta per mangiare qualcosa, ma c’è un tale polverone alzato dal vento, che decidiamo di scappare subito da questo postaccio. Ci rimettiamo in marcia verso sud, dopo un centinaio di km raggiungiamo Palmwag, immaginavamo di trovare una cittadina, invece solo un chek point e qualche capanna. In compenso troviamo il “Palmwag Lodge” che dispone di un camp site, in prossimità del fiume Uniab. Un angolo di verde, anche questo molto bello, 2 piccole piscine, vialetti, prato e boschetti. costo x 2 persone N$ 240.=€18. Tanto per curiosità chiediamo quanto costa un bungalow per una notte, per 2 persone compreso cena e colazione costa N$2500 = € 192. Qui la temperatura è notevolmente più bassa, segnale che ci stiamo avvicinando all’Oceano Atlantico, sappiamo infatti che da quelle parti fa freddo. In questa zona ci sono molti animali selvaggi liberi, incontriamo springbok, struzzi, orici, kudu, vengono vicini al campeggio 2 elefanti a cenare nel canneto circostante. Assistiamo al tramonto su di un terrazzino, subito dopo la temperatura si abbassa notevolmente. Conosciamo 2 coppie di italiani di Bassano del Grappa, viaggiano con un’auto in direzione opposta alla nostra, si stanno dirigendo verso le Epupa Falls poi all’Etosha, loro hanno tutto prenotato, ceniamo piacevolmente con loro al ristorante del lodge.

21° giorno Domenica 2-11-2014 – km percorsi 330 Raggiunto Cape Cross

La notte scorsa è stata fredda, abbiamo tirato fuori maglie e calze di lana. Ci dirigiamo verso sud-ovest. Attraversiamo un paese dove vediamo una piccola folla che sta seguendo interessata una partita di calcio. Ci fermiamo per assistere, su un campo di terra dal quale si alza un gran polverone ogni volta che qualcuno calcia. I giocatori cadono scivolando continuamente sul terreno. Gialli contro arancioni, il risultato non si sblocca dallo 0-0 salutiamo e ripartiamo. Il paesaggio diventa sempre più arido, terra rossa e montagnole rosse, dai contorni morbidi, spesso spianate sopra, senza alcuna vegetazione, sembra lo scenario perfetto per Tex Willer ed i suoi pard. E non ci starebbe neppure male in sottofondo, una bella colonna sonora di Ennio Morricone. Raggiungiamo l’entrata nord-ovest dello Skeleton Coast Park. Il funzionario ci rilascia un permesso, informandoci che la località Torra Bay è chiusa, e che dovremo uscire dal parco entro le ore 19, dall’ingresso sud Ugabmund che dista 145 km. In questa area ci sono parecchie regole e restrizioni, non si può lasciare la strada tranne che in pochi punti. Ora siamo proprio nel deserto del Namib, si intravedono le prime dune, la sabbia dorata sembra spruzzata sulle pietre nere. Il nome Skeleton Coast deriva dalla natura insidiosa, dalle nebbie e dalle secche sabbiose e rocciose, dove in passato si sono arenate diverse imbarcazioni. I primi navigatori portoghesi la chiamarono “As Areias do inferno” che significa: “le sabbie dell’inferno”. Questa zona, data la scarsità di acqua, è considerata fra le più inospitali del globo.

Raggiungiamo l’Oceano Atlantico. Mare sulla destra, deserto a sinistra, un paesaggio inconsueto. Visitiamo una laguna dove ci sono alcuni uccelli. Poi scendiamo sulla riva dove c’è un vecchio relitto di nave naufragata, ormai completamente corroso dal mare. Raggiungiamo l’uscita di Ugabmund, sulle cui ante del cancello ci sono rappresentati 2 enormi teschi, come ad indicare che la Skeleton Coast è luogo di morte. Ritroviamo l’asfalto, non ottimo, perchè ricoperto di terra rossa e sabbia. Raggiungiamo il promontorio di Cape Cross. Visitiamo la colonia di otarie. Sulle rocce rosso scuro e nere, stanno appollaiate a migliaia, è tutto un brulicare di queste simpatiche bestie, con i loro versi danno corso ad un coro infernale. Muovendosi continuamente, grattandosi, litigando in coppia, gettandosi in acqua e risalendo, gli enormi maschi che alzano la voce, i cuccioli che si attaccano ai capezzoli della madre. Rimaniamo a lungo a goderci questo inconsueto spettacolo. Ci rechiamo al vicino Cape Cross Lodge, ci scegliamo una piazzola riparata dal vento che arriva dal mare. Costo N$ 400, c’è Wi-fi libera. Facciamo un bella passeggiata sulla spiaggia di sabbia grigia, è deserta, mi tolgo le scarpe e cammino nell’acqua, è freddina. Chiediamo alla signora della reception se può prenotarci per dopodomani 2 escursioni: una con catamarano nella baia di Walvis Bay, per vedere i pellicani e otarie, l’altra giro sulle dune con una jepp… dicono si tratti di una esperienza spettacolare. La signora gentilmente chiama, poi ci conferma. Chi ci ha noleggiato questa auto lo sapeva che avremmo incamerato tanta polvere, infatti fra le attrezzature in dotazione, ci hanno messo 2 grosse spazzole. Le usiamo per togliere la più grossa, nel vano bagagli. Stasera cena con un bel minestrone caldo.

22° giono Lunedì 3-11-2014 – km percorsi 140 Raggiunta Swakopmund

Seguiamo la strada che costeggia l’oceano. Vediamo un bel relitto incagliato vicino alla riva, ci fermiamo a fare foto. Quando arrivi a Swakopmund, più che in una città africana ti sembra di essere in una città sulle rive atlantiche del nord Europa, l’architettura coloniale dei palazzi d’epoca e le costruzioni moderne sono tutte di ispirazione tedesca. Non fosse per le numerose palme e le dune che si vedono sullo sfondo, non verrebbe in mente di trovarsi in Africa. Parcheggiamo, facciamo un giro per negozi. In questo viaggio non avevamo ancora comprato nulla, oggi cominciamo con regalini per i bambini. Visitiamo negozi di arte africana, vediamo belle sculture in legno di animali su sfondi laccati e cornici, veramente belli, ma difficilissimi da trasportare. Attraversiamo a sud il ponte sul fiume e percorriamo un pò la strada, ci sono belle dune che scendono fino al mare, è un piccolo assaggio di quello che vedremo domani. Parcheggiamo e passeggiamo lungo la riva, percorriamo la passerella che si estende nel mare, in fondo c’è un ristorante dove vorremmo cenare stasera, ma il lunedì è chiuso. Vediamo qualche palazzo importante. Molto bello il faro, che troneggia dall’alto di una altura. Peccato: stanno costruendo un mega albergo a 10 metri dal mare. Al Tiger Camp Site prendiamo una piazzola a N$ 200, veramente economica. Le piazzole sono contornate da alte paratie in foglie di palma, ma non bastano a difendere dal fastidioso e freddo vento che viene dal mare, è anche umido, per questo vorremmo cenare al ristorante del campsite, ma è chiuso! non abbiamo voglia di uscire a piedi, quindi stasera spaghetti con tonno, ma bisogna ingurgitarli in fretta, si raffreddano nel piatto.

23° giorno Martedì 4-11-2014 – km percorsi 50 Raggiunta Walvis Bay

Ci alziamo, la tenda è tutta bagnata dall’umidità della notte. Ci avviamo verso sud, lungo la strada ci sono diversi paesi, località di turismo sul mare. Arriviamo a Walvis Bay, grande città con ampie strade ai cui lati ci sono le palme. Raggiungiamo l’imbarco del catamarano col quale stamane faremo il giro nella grande baia, fino a Pelican Point. Appena partiti, un marinaio agita dei pesci con le mani, arrivano subito dei pellicani che ingurgitano nel loro capace gozzo tutti i pesci che vengono loro lanciati. Poco più avanti, con sorpresa vediamo delle otarie che salgono la scaletta posteriore del catamarano. Vanno verso il marinaio, incuranti dei passeggeri, salgono sui sedili, socializzano. Ripartiamo a tutta birra, una otaria segue la scia fra i 2 motori, ogni tanto affiora e poi di nuovo giu ci segue come un fulmine. Intanto tutto attorno vediamo affiorare e rituffarsi parecchi delfini. Ci portano a vedere un allevamento di ostriche, ci spiegano tutto il lavoro che comporta questa attività. Raggiungiamo la punta del promontorio sud, quì c’è una grande colonia di otarie che si muovono sulla spiaggia e molte altre ci nuotano tutto intorno. Il mare prospiciente è zeppo di otarie.

La mattina appena partiti ci avevano offerto un brindisi con vermout, a mezzogiorno hanno imbandito la tavola con ostriche, tramezzini, involtini, uova sode, ed altro, con spumante fresco servito nei calici, non male. Patrizia non assaggia le ostriche, mangia altro. Mentre ritorniamo i pellicani e gabbiani ci volano a fianco, infine un pellicano entra dentro al catamarano, rincorre il marinaio che tiene il secchio col pesce. Mentre stanno attraccando risale a bordo una otaria, ma appena vede il secchio del pesce vuoto si rituffa in acqua. Sappiamo che alcune volte in queste gite sono state avvistate balene, noi non ne vediamo. ma complessivamente è stata una bella uscita in mare.

Rientriamo verso le 12,30. Alle 13 partiamo con 3 Land Rover per l’escursione al Sandwich Harbour nel Namib Naukluft Park, 30 km a sud di Walvis Bay. Prima ci mostrano le saline. Poi ci dirigiamo verso le dune, è tutto un saliscendi fra queste spettacolari dune che scendono fino al mare. Lo spettacolo delle dune color oro che vanno a sfumare nella spuma bianca delle onde e subito dietro il blu dell’oceano, sono uno spettacolo incredibile. In un punto molto ripido, la nostra auto con 6 passeggeri più il conducente, dopo 2 tentativi non riesce a valicare un passaggio alto e ripido, allora una land rover con 2 soli passeggeri, lascia i suoi 2 passeggeri in alto, viene giù, carica 4 di noi e così risolviamo. Ci fermiamo in un tratto dove la sabbia ha sfumature violacee, se non ho capito male, dovuto a cristalli di sale. Ci fermiamo nei punti più belli, poi su, su , su, poi giù lungo pareti ripidissime. Ci fermiamo in un avvallamento, i 3 conducenti tirano fuori un tavolo, una bella tovaglia bianca, imbandiscono con ostriche, calamari, spiedini di pesce, involtini con verdure, strisce di carne a cotoletta e spumante fresco servito nei calici. E noi poveri turisti cosa possiamo fare? Patrizia non assaggia le ostriche, ma gradisce tutto il resto e soprattutto lo spumante fresco! Mentre rientriamo c’è tempo anche per fermarci lungo la riva del mare c’è un bel gruppo di trampolieri che se ne stà curvo pescando pesci o molluschi. Sono di un’eleganza superiore! Giornata interessane, ricca di emozioni e sorprese (costo complessivo per 2 persone di queste 2 uscite, N$ 3000=€230).

Chiediamo ad uno dei conducenti se sa indicarci un campeggio da queste parti, Ci indica qualche chilometro verso sud il Lagoon Chalets. Perfetto, ci scegliamo una piazzola ben riparata, costo N$ 250. Stasera c’è vento forte che porta sabbia, ma è meno freddo poichè non viene dal mare ma dall’interno, da sud-est. Stasera niente cena.

24° giorno Mercoledì 5-11-2014 – km percorsi 330 Raggiunta Sesriem

Alla sveglia ci troviamo avvolti nella nebbia, il vento non c’è più, solo grande umidità. Prendiamo la direzione est, verso il deserto Namib Naukluft. Poco fuori Walvis Bay, sulla sinistra c’è la bella Duna 7; usciamo dalla strada ed andiamo a vederla da vicino, alla base sud c’è un’oasi di palme, è molto bella e grande. Comincia la strada sterrata, non si vedono capanne, nè animali, nè persone, solo terra e pietre, erba secca, qualche acacia spinosa. Intanto la nebbia sparisce ed il sole si fa sentire. Negli ultimi 4 giorni avevamo smesso di usare l’aria condizionata nell’abitacolo, avevamo smesso di bere, oggi si torna al regime precedente. Ci fermiamo a fare la foto di rito al cartello “Tropic Of Capricorn”. Attraversiamo un tratto montagnoso, con crepacci e canaloni in pietre scure. Raggiungiamo Solitaire (230 km) pensavamo di trovare una cittadina, invece: distributore di benzina, bar, campeggio ed un forno con pane caldo. Compriamo il pane ed un dolce alle mele, il pane ce lo divoriamo subito. mentre mangiamo all’ombra di un padiglione, il pavimento è quasi completamente coperto da nugoli di uccellini, simili ai nostri passeri, litigano per le briciole, sono un esercito! Altri 90 km e raggiungiamo Sesriem, anche qui niente città, ci sono 3 campeggi, si parte da questa località per visitare Sossusvlei. Troviamo una piazzola allo Sossusvlei Lodge, ne hanno solo 2 libere. Il campeggio è poco curato, per fortuna nelle piazzole c’è sempre una pianta che non fa molta ombra, ma aiuta. Nelle prime ore del pomeriggio fa veramente caldo. Ci rifugiamo nel grande padiglione in perfetto stile africano con tetto in paglia dove hanno sede il bar e ristorante, qui si sopravvive. Poi quando la temperatura diminuisce andiamo ad aprire la tenda, farci la doccia. Ci facciamo rilasciare il permesso per domani per poter entrare nel Sesriem-Sossuslvei- Park, al costo di N$ 135 a persona. Si può entrare dalle ore 5,15 fino alle ore 20. Tira vento che solleva la sabbia, meglio il ristorante. Bistecca di orice con verdure, patate e birra alla spina.

25° giorno Giovedì 6-11-2014 – km percorsi 300 Fermati 20 km a sud di Maltahohe

Al campsite Sossusvlei di Sesriem tutte le mattine c’è gran fervore, ci svegliamo alle 5, tutti partono per vedere l’alba dall’alto della Dune 45 (il nome deriva dal fatto che dista 45 km da Sesriem) noi usciamo alle ore 5,30. Fortunatamente questa strada è asfaltata. Quando giungiamo alla Duna 45, i primi posti in alto sul crinale sono già tutti occupati. Guardando dal basso tutta quella colonna di persone che salgono lentamente, sono uno spettacolo insolito. Parcheggiamo l’auto e ci avviamo su, nel buio, io scalzo. Questa duna è bellissima, alta circa 200 metri con i crinali curvati e modellati dal vento affilati come lame, è di colore ocra, con la luce del sole è uno spettacolo. Intanto sta schiarendo, le varie montagne e dune assumono colori sempre più chiari. Alle 6,15, da un avvallamento fra 2 dossi scorgiamo il primo raggio di sole, a quel punto siamo a metà della salita. Poi percorreremo tutto il crinale, scendiamo derapando da un fianco, lasciando traccia del nostro passaggio nella superfice levigata dal vento. Saremo un centinaio di persone, di tutte le nazionalità. Rimaniamo ancora a fotografare questo miracolo della natura.

Riprendiamo l’auto e proseguiamo. Finisce l’asfalto, rimangono 5 km di pista sabbiosa, parecchio difficile. Ci fermiamo a Dead Viel. Percorriamo a piedi un tragitto fra le dune, dopo uno scollinamento ci appare il lago secco in un avvallamento. E’ forte il contrasto di colori, in alto la fascia blu del cielo, sotto la duna color ocra, al centro il chiaro del fango secco screpolato, color grigio perla tendente al turchese, infine sotto ancora sabbia ocra. All’interno del catino grigio, si stagliano alberi morti di color scuro, che danno un tono spettrale alla scena. Magari quando piove e questo catino ridiventa un lago, qualcuna di queste piante sono capaci di rianimarsi. Proseguiamo ancora fino a raggiungere le pozze di Sossusvlei. Anche qui fango secco screpolato, con scheletri di piante morte. Facciamo una lunga passeggiata tra le dune, vediamo tre pozze. Posto assai singolare, dicono che questo sia il luogo più visitato della Namibia.

Verso mezzogiorno bisogna scappare, il caldo si fa insopportabile. Ci sarebbero altre cose interessanti da vedere qua attorno, tipo il Sesriem Canyon, niente di eccezionale, soprattutto con questo caldo, decidiamo di ripartire. In tutto il sud della Namibia c’è una sola strada asfaltata che taglia il paese in due verticalmente, va dalla capitale Windhoek fino al Sudafrica, noi ci troviamo in mezzo fra questa strada e la costa oceanica, ci informiamo ci dicono che queste strade intermedie sono buone, quindi scegliamo di percorrerle. Riprendiamo la strada sterrata C19, direzione sud-est, dopo 140 km troviamo il bivio per la C14 direzione sud, dopo una ventina di km troviamo il Lisbon Roadhouse, shop, bar e campeggio. Ci accoglie un anziano signore bianco, sembra non aspettasse altro che noi ci fermassimo. Con la sua auto ci accompagna sul retro per circa 500 metri, sembra un mini campeggio in allestimento, un paio di piazzole, non ci sono piante, quindi per creare ombra con dei pali hanno costruito delle pensiline. C’è l’immancabile barbecue, i bagni sono pulitissimi, ci chiede a che ora vogliamo fare la doccia, verrà ad accendere una specie di stufa a legna per scaldare l’acqua. Non c’è energia elettrica, nel bagno sopra la cassetta dell’acqua, c’è una candela con scatola di fiammiferi (costo campeggio x 2 N$ 160 = €12 il più economico finora). Ci rilassiamo un pò all’ombra, oggi è stata una giornata dura. Doccia, cena con riso. Alle 20, 30 saliamo nella nostra tenda. Ci attardiamo un poco a guardare la luna piena, che illumina quasi a giorno questa distesa desertica, punteggiata solo da cespugli di arbusti spinosi. Patrizia chiede: ma dove cavolo siamo finiti? Siamo finiti quì. Nel nulla! Questo è il bello dei viaggi non organizzati. (disorganizzati?!?). Ci troviamo in un altro mondo.

26° giorno Venerdì 7-11-2014 – km percorsi 390 Raggiunto Fish River Canyon

La nostra auto è equipaggiata con un dispositivo, non so se collegato al GPS, oppure se dispone di un sensore suo interno, ma riconosce le strade sterrate. Quando le percorriamo e la lancette della velocità supera km 91, si attiva un fastidiosissimo biiiiiiiiip, che non smette finchè la lancetta non scende al disotto di 89 km all’ora. Questo non ci permette di oltrepassare il limite. Spesso la strada pur se sterrata, è talmente piana e agevole che ti invita a pigiare sull’acceleratore, ma il bip, ti richiama all’ordine. Percorriamo i 100 km che ci separano dal bivio di Helmering-hausen, lungo questi 100 km incontriamo solo 3 auto. Proseguiamo verso sud. A Bethanie troviamo dell’asfalto fino a Seeheim. Prendiamo la C12 e alle 14 raggiungiamo l’Hobas Resort, che si trova all’ingresso del Fish River Canyon Park. Ci concedono una piazzola a N$ 264. Paghiamo anche l’ingresso per domani al parco N$ 170 per due. Il campeggio è bello, ci sono molte piante. C’è la piscina, io ne approfitto per rinfrescarmi e nuotare un pò, dopo la piscina faccio la doccia, ma come torno all’auto. Sorpresa! La ruota posteriore destra è a terra. Al lavoro per sostituirla. Siamo fortunati che foriamo sempre dentro ai campeggi. Rimanendo tuttavia convinti che è più fortunato chi non fora affatto. Non c’è ristorante, quindi cena fatta in casa. Arrivano un paio di camion trasformati a pulman, se ne vedono parecchi, spesso sono occupati da gruppi di giovano, sono rumorosi fanno casino, ma rendono allegro l’ambiente. Noi ci siamo riempiti le ciabatte di spini che ci pungono i piedi, ogni tanto li togliamo, invece vediamo parecchie ragazze camminare scalze, boh!! Ovunque ci sono uccelli, si avvicinano senza timore, cercano qualcosa da mangiare.

27° giorno Sabato 8-11-2014 – km percorsi 100 Arrivati a Ai-Ais

La natura quando si impegna, riesce a creare delle grandiose meraviglie. Il Fisher River Canyon è, senza esagerare, una di queste. Una voragine scavata nel terreno roccioso nel corso di millenni dal Fish River. Il canyon è lungo 160 km, raggiunge una larghezza di 27 km e una profondità nella parte interna di 270 metri. Le rocce brulle, a strati di diversi colori, prive di ogni vegetazione, formano le pareti di un canalone a serpentina. Sul fondo ci sono solo delle pozze d’acqua. Ci sono tre punti di osservazione, ci fermiamo in ognuno e percorriamo a piedi parte del bordo. Uno spettacolo grandioso, indimenticabile. Per caso abbiamo visto un cartello stradale con: Ai-Ais km 70, leggiamo sulla guida, dice che si trova una sorgente di acque termali, è vicino, il nostro viaggio non è organizzato, possiamo deviare ed andare a vedere. La strada si inerpica tra i monti di rocce brulle e scure, segue dei contorti canaloni, infine giunge in una piccola valle verde. Qui hanno costruito un lodge con campeggio, diamo un’occhiata e decidiamo di fermarci un giorno. Vediamo la sorgente dove sgorga dal suolo l’acqua alla temperatura di 65°, ricca di cloruro, floruro e zolfo, ma l’odore di zolfo non si avverte, dicono che siano terapeutiche per artrosi e disturbi nervosi, quindi farebbero bene a tutti indistintamente! All’interno dell’area c’è un gommista, facciamo riparare la gomma bucata.

Nel pomeriggio ci rechiamo nella annessa SPA, all’interno del bel padiglione in stile africano. Facciamo il bagno nella bella piscina con acque termali, ci sono dei getti diretti di acqua calda che fanno idromassaggio. Poi ci facciamo fare un bel massaggio rilassante da una ragazza africana, poi io torno in acqua nella piscina, si sta tanto bene che non ne uscirei più. Mentre siamo in piscina, i babbuini rovesciano tutti i bidoni e rovistano nell’immondizia, spargendola. Approfittiamo del ristorante, grossa bistecca con l’osso, dura da masticare ma buona, con verdure, per 2 N$ 280 = € 21,5 un regalo!. Costo campeggio N$ 264.

28 giorno Domenica 9-11-2014 – km percorsi 580 arrivati a Clanwilliam

Se a casa qualcuno mi dicesse: Bene ora sali sull’auto, con volante a destra e percorri in un mese 6500 km di cui una buona parte su strade sterrate e qualche centinaio di km su pista sabbiosa. Ebbene non la prenderei neanche in considerazione una proposta simile. Invece condurre qui l’auto per tanti km non è costato, sembra di stare seduto su una poltrona in un cinema a 360°. Vedi l’Africa che ti viene incontro, con i paesaggi, la terra rossa, le capanne, la gente, i costumi, gli animali, i colori, che cambiano continuamente. A bordo abbiamo: servosterzo, servofreno, aria condizionata, acqua fresca, la mia navigatrice armata di Citymaps2Go, che mi guida alla perfezione. Quando siamo in viaggio a metà mattinata ci offriamo un mix di frutta secca oppure candita. Direi che è un bell’andare!! Comunque sia un viaggio in questi luoghi, lo puoi fare solo in due modi, o ti fai portare da un viaggio organizzato, oppure devi avere un mezzo tuo che ti rende libero. La nostra scelta è stata senza dubbio eccellente.

Oggi giornata di trasferimento. Puntiamo diritto verso sud. Attraversiamo il fiume Orange che segna il confine fra Namibia e la Repubblica Sudafricana. La conformazione desertica del territorio continua per centinaia di km anche in Sudafrica. Troviamo i primi terreni coltivati e vigneti dopo almeno 300 km dal confine. Gli insediamenti umani sono concentrati solo nelle piccole cittadine. Stiamo procedendo non tanto velocemente, in quanto ci sono lavori in corso, quando avverto uno strano rumore, abbiamo forato nuovamente, mi fermo, il pneumatico posteriore destro completamente distrutto (e quattro!). Non mi fido a montare la ruota di scorta riparata ieri, è messa malissimo. Smonto la ruota di scorta che sta sotto allo chassis, e la monto. Proprio ora che siamo sull’asfalto e mancano circa 300 km da Cape Town! Ora abbiamo una sola ruota di scorta e pessima. Usciamo dalla statale N7 a Clanwilliam (250 km a nord di Cape Town) cerchiamo e troviamo il campeggio municipale. A seguito della costruzione di una diga si è formato un laghetto, il campeggio è su un lato del laghetto, non è molto pulito, ma noi ci piazziamo proprio sulla riva, ci sono verdi prati, colline tutto intorno, ottimo per noi. Ora che abbiamo finito con le strade sterrate, do una bella pulita al vano posteriore, avevamo una tonnellata di polvere e sabbia. Intanto tramonta il sole sulla collina opposta, cuciniamo prima che faccia buio. La temperatura è scesa notevolmente. Si sta bene. Si avverte pace e tranquillità.

29° giorno Lunedì 10-11-2014 – km percorsi 360 Arrivati a Cape Town

Oggi altro piccolo handicap, mentre stiamo viaggiando ci accorgiamo che l’accendisigari, non carica più, lo usavamo per caricare telefoni e torcia. Sicuramente si è fuso un fusibile, provo a risolvere, ma ci sono due scatole con serie di fusibili, non è chiaro, per evitare ulteriori danni lascio perdere. Il telefono di Patrizia ci è estremamente utile per la navigazione, non l’abbiamo caricato nel campeggio e finisce la carica proprio città, dove è particolarmente utile.

Quando mancano una ventina di km , già vediamo distintamente Table Mountain, la grande montagna tagliata sopra che sovrasta la citta. Giunti a Cape Town aggiriamo il centro costeggiando il mare in senso antiorario, ci dirigiamo verso il Capo di Buona Speranza. Entriamo nel parco, ingresso 110 Rand a testa, la strada attraversa il promontorio completamente coperta da macchia mediterranea, luogo primitivo e selvaggio. Si giunge ad un parcheggio, vi è un sentiero che sale fino al faro di Cape Point. Intanto si è alzato un vento impetuoso da sud, con raffiche violentissime, che contrastano la salita, rendendola ancora più difficile. Lungo tutta la salita si può godere di un magnifico panorama. Si vede una baia con una candida spiaggia bianca. L’ultima gradinata la saliamo tenendoci ben stretti al corrimano.

Giunti al faro, la furia del vento è quasi irresistibile. La vista è incomparabile, si vede la punta estrema battuta dalle onde dell’Oceano Atlantico, che si mescolano con quelle dell’Oceano Indiano. Vediamo lo spumeggiare delle onde lungo la costa. Attraversando con lo sguardo il promontorio si vede il lato dell’Oceano Indiano. Scendiamo al parcheggio e con l’auto scendiamo giù al livello del mare fino a raggiungere lo sperone più a sud del continente africano, c’è una grande targa recante la scritta “Cape of Good Hope” che indica il punto più a sud del continente africano, le coordinate sono: “18° 28′ 26″ Est – 34° 21′ 25” Sud . Il vento è violentissimo, arrivano gli spruzzi delle onde, un inferno! Ritorniamo verso nord sempre lungo la costa orientale, si attraversano innumerevoli località, cittadine di pescatori, di turismo, sono molto belle. Si vedono belle costruzioni con portici, gente seduta ai bar. Le casette arroccate sulle pareti delle montagne che degradano fino al mare. Ci fermiamo a Boulders, vediamo una colonia di pinguini, sono sempre simpaticissimi animali. Vediamo un Caravan Camp, chiediamo se possibile avere una piazzola, ma è riservato, ci indicano un Municipal Caravan Camp a Fish Hoek. L’ufficio del gestore è chiuso, ma ci dicono che possiamo entrare, poi pagheremo domattina. Ci troviamo sulla spiaggia, il vento continua impetuoso, ci sono delle dune di sabbia a riparo, ma non sufficientemente alte, fa anche freddo. Dall’altro lato passa la ferrovia, metropolitana di questa zona. Vicino c’è un ristorante, stasera pesce: sogliola, calamari, gamberoni, riso verdure e e birra, molto buono. per 2 speso 290 rand = € 21.

30° giorno Martedì 11-11-2014 Cape Town, km percorsi 80

La notte scorsa il vento ci ha sconquassato la tenda, rendendo difficoltoso il dormire.

Stamane quando abbiamo aperto la tenda, incredibile, non c’è un fil di vento ed un bel sole risplende, subito penso: è l’estate di San Martino! Oggi è l’11 novembre. Facciamo una passeggiata lungo la spiaggia fino al ristorante per prendere un cappuccino e colazione. C’è gente che fa il bagno, io metto i piedi nell’acqua, ma è freddina. Stanno facendo la pesca con la “tratta“, c’è anche una palestra sulla spiaggia . Paghiamo il campeggio Rand 248. Ci dirigiamo verso la città, visto che oggi è bel tempo vogliamo salire sulla Table Mountain. Mentre stiamo viaggiando ricevo una telefonata da Martinette dell’agenzia Geko, dice che ha difficoltà nell’addebito sulla mia carta di credito, non capisco, ma le dico di non preoccuparsi, risolverò tra pochi giorni al rientro. Dobbiamo sottoporci a 2 ore di coda per poter prendere la funivia che porta sul Table Mountain, ieri c’è stato forte vento non ha lavorato, oggi deve recuperare. Grandi cartelloni ci dicono che questo sito è stato recentemente inserito fra le 7 nuove meraviglie del mondo, insieme alle cascate di Iguazù, Halong Bay in Vietnam, Komodo in Indonesia, Puerto Princesa nelle Filippine e Jeju Island in Corea del sud. La funivia ci porta sulla montagna che sovrasta questa città all’altitudine di 1086 metri. La vista sottostante è magnifica. La città è molto estesa, specialmente sul lato ovest, sull’Atlantico, ma ha propaggini anche sul versante est, sull’Oceano Indiano. Possiamo vedere: promontori e montagne, spiagge bianche, si vede bene lo stadio ovale, dove sono stati disputati i mondiali di foot ball del 2010. Percorriamo i sentieri che ci portano sugli strapiombi che ci permettono di vedere il promontorio da tutti i lati. Visita senza dubbio meritevole. Ci dirigiamo in città, parcheggiamo e proviamo a cercare un letto per le prossime 2 notti, proviamo in alcuni B&B, ma sono tutti pieni, Proviamo un albergo a 4 stelle, ha camere ma a 2500 rand=€178, non intendiamo spendere tanto. Mentre stiamo guardandoci intorno, una signora ci chiede di cosa abbiamo bisogno, ci porta nel suo ufficio, si tratta di una commerciante e prova lei a fare qualche telefonata, ma gli alberghi economici sono tutti pieni. La signora è preoccupata per noi, la rassicuriamo dicendole che comunque abbiamo una tenda ed a Fish Hoek c’è un campeggio, la ringraziamo e salutiamo. Troviamo un Internet Point, proviamo a fare una ricerca, troviamo un albergo con camera doppia a 850 rand, è poco lontano, ma come arriviamo ci dicono che è al completo. Bisognerebbe allontanarsi dal centro, allora tanto vale tornare al camping e così facciamo, dista 30 km dal centro e c’è una buona superstrada per raggiungerlo. I soldi risparmiati nell’albergo li spendiamo al ristorante di pesce e ce ne rimangono. Se avessimo la connessione wi fi sarebbe tutto più facile, ma da queste parti, specialmente nei campeggi, non esiste proprio. I ristoranti e locali sudafricani sono frequentati quasi esclusivamente da bianchi, i colored ci lavorano. Il capo è sempre un bianco. Stasera niente vento, non fa freddo.

31° giorno Mercoledì 12-11-2014 – Cape Town km percorsi 70

Oggi ci dedichiamo alla visita di negozi e mercati di arte africana. Vediamo dei negozi dove trattano merce di pregio, ma i prezzi sono inavvicinabili, altri negozi di qualità inferiore, poi entriamo nel pittoresco Green Market Square, dove centinaia di piccoli venditori espongono le loro merci, si trova di tutto. Compriamo regali. Visitiamo una bella chiesa battista, con pregevoli volte e abside in legno. Ci portiamo nella zona centrale, vediamo il palazzo del parlamento, entriamo nei bellissimi Company’s Gardens, dove si trovano innumerevoli specie botaniche provenienti da diverse parti del mondo. alcune piante sono plurisecolari. Gli scoiattoli corrono in mezzo ai passanti senza timore. Un angolo di verde molto accogliente. Mentre ritorniamo al nostro campeggio, arriva un bel acquazzone, per fortuna poi smette. Si rialza un pò di vento.

32° giorno Giovedì 13-11-2014 – Ritorno km percorsi 50

Notte di pioggia e di vento, al risveglio sole pallido. Ma… sorpresa! Il pneumatico posteriore sinistro è a terra, e cinque! Prepariamo le valigie, lasciamo il campeggio e ci rechiamo presso un gommista, molto attrezzato, stavolta il problema è la valvola, ce la sostituiscono, speso 35 Rand = € 2,7. Alla cassa e computer c’è un bianco, tutti quelli che si sporcano le mani sono neri. Il Sudafrica, fra i paesi visitati in questo viaggio, è sicuramente il più occidentalizzato, abbiamo visto una sola donna in costume originale, non abbiamo visto capanne. Se non fosse per l’ambiente ed il paesaggio, non sembrerebbe neppure di essere in Africa. Arriviamo all’aeroporto in anticipo, poi arriva un signore bianco, ritira l’auto per conto della Gecko. Abbiamo tempo per spendere gli ultimi rand.

Questa esperienza è stata estremamente interessante, coinvolgente, bella gratificante. In gran parte il viaggio è venuto come volevamo noi, impostato alla giornata, aperto agli eventi. Continue immagini e situazioni, hanno scalzato dalla nostra mente le immagini ed i ricordi delle precedenti situazioni, con un flusso incessante. Poi con calma, con l’aiuto di questi appunti, delle foto, del film, molte riusciremo a rievocarle, non tutte. Ora siamo saturi come una spugna sotto un getto d’acqua continuo. Siamo stati molto fortunati, non abbiamo avuto problemi, di alcun tipo, solo piccoli contrattempi, insignificanti. La salute è stata ottima.

Ora siamo pronti per salire sul volo TK0041 della Turkish Airlines, che ci porta via da questa preziosa evasione per ricondurci nella nostra “gabbia”

Quest’anno ricorre il 40° anniversario del mio primo viaggio in Africa: Tunisia e Algeria. Era il Natale del 1974, partimmo in 8 amici da Rimini, con 2 pulmini Volkswagen. Raggiungemmo Tamanrasset nel Sahara, compreso la vicina montagna dell’Assekrem, poi andammo a Janet, infine ritornammo verso nord. Per noi, per quei tempi, fu una vera avventura. Tre di quegli otto compagni di viaggio non ci sono più: Franca, Carlo e Tonino, li ricordo con affetto. Quale miglior modo per festeggiare il quarantennale che con questo bellissimo viaggio nel sud dell’Africa?!? Certo allora non avevamo un mezzo 4×4, non avevamo l’aria condizionata, doccia calda tutte le sere, i supporti elettronici, telefonini, GPS, internet. . . Ma avevamo 40 anni in meno. Io, allora, ne avevo 29, oggi 69.

Grazie Africa

Riccardo

Km 1155 percorsi con utilitaria in Sudafrica

Km 6570 percorsi con Toyota 4×4 in 26 giorni

Lt 608 di gasolio consumati con Toyota

Curiosità: non ho mai usato il clakson (giuro)



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