Sala sente africa

Ed eccoci qua…dopo 10 anni di viaggi in giro per il mondo finalmente l’Africa. Abbiamo scelto il Botswana come prima meta africana, per mille motivi: una situazione politica tranquilla, la stagione perfetta, il territorio incontaminato, il turismo poco sviluppato. Il risultato è stato un viaggio strepitoso in tutto, di molto sopra le...
Scritto da: ambrina791
sala sente africa
Partenza il: 01/08/2007
Ritorno il: 24/08/2007
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 3500 €
Ed eccoci qua…Dopo 10 anni di viaggi in giro per il mondo finalmente l’Africa. Abbiamo scelto il Botswana come prima meta africana, per mille motivi: una situazione politica tranquilla, la stagione perfetta, il territorio incontaminato, il turismo poco sviluppato.

Il risultato è stato un viaggio strepitoso in tutto, di molto sopra le aspettative. E’ stato tutto e tutto insieme, paesaggi straordinari, un popolo cordiale e gioioso, la compagnia perfetta, l’itinerario giusto e una buona dose di fortuna.

Difficilissimo ora riportare le emozioni provate perché quando sono troppo intense le parole a volte non hanno voce. Difficilissimo anche ricordare perché la nostalgia è ancora troppa e la voglia di ripartire ancora grande.

3 agosto 2007- direzione Africa E non parte per niente bene questo viaggio…All’aeroporto di Fiumicino è un gran casino, non funzionano i rulli per i bagagli, c’è tantissima gente, niente aria condizionata, voli in ritardo.

4 agosto 2007- Victoria Falls E l’avevo detto io che questo viaggio non era partito bene…La mia valigia non è arrivata a Joannesburg e questo è un problema non tanto per i vestiti ma per la tenda e i viveri che c’erano dentro. Perché siamo in Zimbabwe e si vede subito. Attiviamo il nostro ostello situato a 20 km dall’aeroporto e a un paio di km dal centro per il recupero della mia valigia, ma la situazione appare subito molto difficile. Le comunicazioni tra Zimbabwe e Sud Africa sono praticamente impossibili. Cominciamo a pensare a come rimediare a questo problema. Mandiamo una mail all’agenzia che abbiamo contattato dall’Italia e con cui faremo tutti parchi del Nord del Botswana con partenza il 7 agosto e gli chiediamo di affittarci una tenda. La mattina successiva ci occuperemo di trovare qualche vestito e i viveri.

Intanto assaporiamo questa prima notte d’Africa. Non ho niente, solo uno zainetto con un cambio, la macchina fotografica e le medicine ma sto proprio bene.

5 agosto 2007-Victoria Falls Mattina sveglia alle 7.00 pronti per andare a visitare le cascate dal lato dello Zimbabwe. Ci occuperemo nel pomeriggio di risolvere i problemi legati alla mia valigia che non arriverà mai.

Andiamo alle cascate a piedi e attraversiamo, questa volta di giorno, il paese che ci conferma la stessa impressione avuta la sera prima: il centro è attrezzato in piccolissima parte per il turista con negozi ad hoc e hotel da capogiro ma per il resto non c’è nulla. E’ tutto molto confuso, dal cambiare i soldi al comprare i viveri, al prendere un taxi. Arriviamo alle cascate di buon mattino, paghiamo 20 dollari e lo spettacolo che osserviamo vale mille volte tanto. Il percorso per vedere le cascate è strepitoso perché le costeggia interamente e la visuale è fantastica. Così ti si presentano di fronte e non c’è foto che rappresenti la grandezza di queste cascate.

Il pomeriggio torniamo in paese e proviamo a rimediare al mio problema comprando un paio di pantaloni, una maglia, qualche mutanda e calzetto e nient’altro anche perché non c’è altro. I negozi sono desolantemente vuoti. Ci organizziamo per la spesa che abbiamo in programma di fare il giorno dopo ma anche questo è un problema, i supermercati sono vuoti e di notte si riempiono di topi, mancano dei generi di prima necessità come l’olio o il sale ma sono fornitissimi di superalcolici. Per ultimo proviamo a telefonare a casa per avvertire del nostro arrivo e proviamo ad andare su internet per vedere se la nostra agenzia è riuscita a risolvere il problema della tenda. Ma telefonare è impossibile e internet è lento. E’ chiarissimo, siamo in Africa, bisogna che cambiamo ritmo e necessità. Torniamo all’ostello per le 14 perché alle 16.00 abbiamo una gita in barca sullo Zambesi per vedere il tramonto, non avevamo grosse aspettative ma sbagliavamo.

Appena partiti vediamo due elefanti su un isolotto, che emozione, ci avviciniamo talmente tanto che posso contare ogni ruga del viso dell’enorme bestia…Poi cerchiamo i coccodrilli e gli ippopotami. Vediamo un cucciolo di coccodrillo e incontriamo un paio di ippopotami temutissimi dalla guida che scappa appena li vede, neanche il tempo di una foto. Ci spiega che gli ippopotami sono pericolosissimi in acqua perché se ti vedono sulla loro rotta ti caricano e possono tranquillamente rovesciare la barca. Non facciamo fatica a crederlo vista la stazza di questo inquietante animale. Il paesaggio è qualcosa di straordinario, foresta incontaminata che finisce in questo fiume enorme con sullo sfondo, in lontananza le cascate e il loro inconfondibile suono.

E poi scende il tramonto, il primo tramonto africano…E me l’avevano detto che era indimenticabile…Ma insomma un tramonto è un tramonto, il sole è sempre quello. E invece avevano ragione. Qui il sole scende implacabile, senza sfocare i contorni, veloce e snello, una palla infuocata che si perde nelle acque dello Zambesi. Una fotografia tra le più belle di questo viaggio. Un’emozione profonda forse perché è il primo tramonto africano, forse perché è uno spettacolo unico al mondo, forse perché penso che dopo un giorno così non c’è nulla che può andare male.

Torniamo in ostello dopo una rapida cena in paese, facciamo due chiacchiere davanti al fuoco, ci sono diversi problemi da risolvere ma non ci scoraggiamo. Come ci si fa a scoraggiare quando sei in compagnia di un cielo pieno di stelle? Andiamo a letto presto, domani sarà un’altra lunga giornata.

6 agosto 2007-Victoria Falls E’ lunedì mattina. Scendiamo in paese per le 8 e incontriamo un paio di scolaresche che vanno a scuola, un gruppo di bambini che cerca di tirare giù i frutti dalla palma con la fionda e due ragazzini che giocano con un aquilone artigianale. Tanti sorrisi, due parole, qualche foto; l’inglese che è la lingua nazionale ci aiuta non poco a istaurare piccoli dialoghi e a strappare qualche sorriso che prontamente immortaliamo con la nostra macchina fotografica. Forse perchè nel nostro paese un sorriso spontaneo è diventato una merce rara.

In paese scene di Africa nera a ricordarci che siamo in Zimbabwe e che qui la gente non ha da pensare alle cascate ma a cosa mangiare e bere. C’è una lunghissima fila alle spalle del supermercato per il ritiro della razione alimentare. C’è una fila altrettanto lunga per andare a comprare le scarpe da Bata. Mi metto in fila anche io, mi servono le scarpe, ma mi chiedo perché tutta questa fila. Mi spiegano che oggi i prezzi sono buoni e bisogna comprare. Qui non ci sono leggi, la loro moneta è carta straccia, il dollaro è cambiato per le strade a 140.000 moneta locale contro i 346 moneta locale della banca!!! Anarchia completa, qui vige l’anarchia completa.

Alla fine le scarpe non le compro perché passa più di un’ora e la fila aumenta solo. Andiamo a fare la spesa per quello che riusciamo a comprare, poco davvero e ci arrivano buone notizie dal Botswana. La tenda ce l’affitterà l’agenzia. A questo punto andiamo in Zambia a vedere le cascate da questo lato. Attraversiamo la frontiera insieme a migliaia di persone che giornalmente fanno questo tratto di strada rigorosamente a piedi, perché qui si cammina moltissimo, con i carichi in testa, veloci e sorridenti, avanti senza fermarsi. Camminano per andare a scuola, camminano per tornare a casa, camminano per attraversare una frontiera che a volte consente la sopravvivenza come per Randy, la mamma di una splendida bambina, che percorre questo tratto di strada una volta a settimana perché la figlia è asmatica e ha bisogno di medicine che in Zimbabwe non si trovano ma in Zambia si, e già che c’è questa splendida mamma compra pure le patate dolci, perché il marito ne va matto e ci sono solo in Zambia.

Da questo lato le cascate ci regalano nuove emozioni. Il ponte che le attraversa ci pone davanti a una vista straordinaria, da un lato le cascate e dall’altra il lungo e affascinante ponte di frontiera dove i più coraggiosi fanno bugie jumping. E sarà l’arcobaleno o sarà la visuale questo lato ci regala emozioni ancora più forti e paesaggi incredibili. La sera ceniamo in ostello con un bel piatto di pasta cucinato da noi, domani si parte per il safari ma la nostra estate è già piena di emozioni uniche.

IL PARADISO E L’INFERNO L’impressione che si ha quando ci si trova davanti a tanto splendore è che si è finiti in paradiso. Natura incontaminata, il rumore delle cascate, pace profonda. E’ il paradiso. Le foto non rendono giustizia alla maestosità di queste cascate né all’arcobaleno quando esplode all’improvviso. E poi di fronte al paradiso l’inferno: l’africa quella dove il futuro è nero, l’africa delle razioni alimentari, dei supermercati desolantemente vuoti, dei negozi spogli, l’africa che cammina a piedi nudi, l’africa dei treni fermi e dei bagagli in testa, l’africa dei sorrisi sinceri, di bimbi splendidi, l’africa dei bianchi che si sentono a disagio con tutte le loro esigenze e il loro mondo perfetto… 7 agosto 2007-safari- Chobe National Park Partiamo alle 7 per il safari, ci viene a prendere un pulmino che ci porterà fino in frontiera dove ci aspetta una macchina che porterà fino a Kasane dove Joe, la nostra guida della Naga Safari ci aspetta. Da subito ci rendiamo conto che il paese è coperto da una natura selvaggia e incontaminata e che ci sono solo piccoli villaggi che si nascondono tra gli alberi di questa vegetazione.

A Kasane Joe ci aspetta con la sua jeep, ci sembra subito un tipo sveglio, preparato e simpatico. C’è un supermercato fornito di tutto questa volta (siamo a soli 50 km da Victoria Falls e sembra di stare in un altro emisfero) dove possiamo fare rifornimento prima di partire. Per le 11 siamo pronti, saltiamo sulla jeep direzione Chobe National Park dove staremo due notti. Abbiamo mille domande, se vedremo gli animali, quanto distanti, come sono i campeggi, i pericoli che si corrono…Mille domande e mille risposte in appena un paio d’ore… Il tragitto dall’entrata del parco al campeggio ci mostra spettacoli incredibili e unici, il tempo di percorrere qualche metro e ci attraversano gli elefanti con i “piccolini” che sono la fine del mondo, poi incontriamo gli ippopotami questa volta stesi a riposare fuori dall’acqua, e poi zebre e giraffe…Assistiamo anche alla magnifica scena dell’aquila che mangia una faraona. Ma lo spettacolo di questa giornata ancora deve iniziare. Arriviamo in campeggio per pranzo ed è qualcosa di fenomenale. Nulla è recintato e ogni tenda ha uno spazio enorme tutto per se…Di fronte a noi il paesaggio si presenta proprio come nei film: uno savana sterminata al di là del fiume chobe e solo il verso dei babbuini a farci compagnia. Dopo pranzo e dopo almeno un’ora di semplice contemplazione dell’ambiente partiamo per il game drive del pomeriggio e qui ogni metro è una foto. Il chobe è senza dubbio il parco più bello insieme al moremi per i paesaggi e per la quantità di animali che si possono incontrare. Le ultime ore di sole ci regalano delle emozioni incredibili. Sono le 17.45 quando Joe scorge i leoni…Sono tutti cuccioli con le leonesse e tutti addormentati, sono splendidi, lo spettacolo è da levare il fiato…Segue un tramonto sul fiume chobe con sullo sfondo zebre, bufali, elefanti e giraffe e una splendida sorpresa…Torniamo al nostro campeggio e di fronte a noi a pochi metri dalla nostra tenda passano tranquillamente centinai di elefanti!!! Non si trovano le parole per spiegare cosa si prova quando ci sei solo tu e migliaia di elefanti davanti, certamente non abbiamo avuto paura. Anzi direi che questo sentimento non ci hai mai toccato. Ma la notte è ancora lunga, è il primo fuoco, la prima cena sotto le stelle e i pensieri sono tanti, il primo è senza dubbio come abbiamo fatto a passare tanti anni senza sapere che al mondo ci sono posti così, il secondo pensiero è come potremo riadattarci alla nostra realtà…La musica stasera la conducono le zebre e gli elefanti…Il fuoco di un villaggio in lontananza e il nostro a illuminare questa notte nera…Andiamo a dormire che pensiamo di aver già visto tutto…Ma le emozioni che questa terra ci regalerà sono appena iniziate… 8 agosto 2007-safari- Chobe National Park Ci alziamo di buon mattino e siamo pronti per il game drive; ci fermiamo ad osservare gli ippopotami questa volta in acqua ma pochi minuti dopo Joe ha fretta di andare perché ha avuto la notizia da un’altra guida che vicino all’entrata del parco ci sono un gruppo di leoni che sbranano la preda. Corriamo verso il punto indicatoci e ci sono 7 leoni (2 leonesse e 5 leoncini) che mangiano un’enorme antilope. Restiamo più di un’ora ad osservare la scena perché Joe ci spiega che quando hanno finito di mangiare, la leonessa porta la preda all’ombra come fosse un trofeo…Aspettiamo godendoci scorci di vita da leone, quando beve, quando va all’ombra a riposarsi, quando la leonessa viene raggiunta dal piccolino che prima la bacia poi si accoccola vicino…Poi arriva il momento tanto atteso, la leonessa si alza e trascina la preda all’ombra con i leoncini che non mollano la presa…La scena è veramente strepitosa, i muscoli tirati, la bocca insanguinata, lo sguardo da re della foresta.

A pranzo torniamo al campeggio e ci prepariamo per il game drive del pomeriggio anche se dopo uno spettacolo così oggi siamo già contenti. Il pomeriggio ci regala scorci di vita dell’elefante che si abbevera, delle antilopi con i babbuini, della giraffa quando beve (straordinaria!!!) e quando si fa le coccole con la giraffa maschio…La sera quando rientriamo nessun elefante a guardare con noi uno splendido tramonto.

La notte questa volte ci regala un silenzio imbarazzante e un anticipo della notte di San Lorenzo. 9 agosto 2007-safari- Savuti Partiamo di buon mattino perché il Savuti non è vicino. Attraversiamo due paesini e ci fermiamo in uno di questi a passeggiare tra le case per vedere uno scorcio di vita africana. Le case sono piccole ma dignitose. Le migliori sono con il tetto in cemento, mentre nel peggiore dei casi sono in paglia. Tutte hanno un piccolo recinto con uno spazio esterno spesso usato per cucinare. Il villaggio ha un recinto con una decina di mucche e un campo per coltivare. Joe ci spiega che qui gli abitanti del luogo fanno i conti con gli elefanti che devastano i campi e con i leoni che mangiano le mucche…A parte questi due problemi, la vita scorre tranquilla, i frutti della terra servono da sostentamento al villaggio e vengono anche venduti in città. Ogni due o tre villaggi c’è sempre una scuola e un ospedale e quello che salta subito all’occhio e la particolare attenzione prestata per il fenomeno dell’AIDS. Il Botswana è il paese con il più alto tasso di malati di AIDS di tutta l’Africa e il governo sta effettuando diverse iniziative per frenare il fenomeno. Il test è gratuito e disponibile in ogni clinica, anche nel più remoto angolo del paese, e si distribuiscono preservativi gratuiti ad ogni angolo di strada. Arriviamo al Savuti giusto in tempo per il pranzo. Già dall’entrata del parco ci accorgiamo che il paesaggio è completamente cambiato. Qui il terreno è arido e predomina il giallo e gli arbusti, c’è anche una piccola collina che pare essere il posto preferito dei leopardi. La nostra guida conosce benissimo questo parco perché ci ha lavorato per 9 anni. E’ convinto che riuscirà a farci vedere i leopardi ma non sarà così… Dopo pranzo andiamo a vedere le pitture dei boscimani sulla collina e da quassù si ha una visuale straordinaria sulla savana di cui non si vede la fine…Pensiamo che trovare un felino qui, dove ogni angolo è uguale è come cercare un ago in un pagliaio. Ma la nostra guida è esperta e soprattutto non molla mai. Poco dopo avvistiamo un gruppo di jeep appostate per vedere un ghepardo. E’ un animale veloce e snello, fantastico quanto difficile da osservare. Ci rendiamo conto di essere stati molto fortunati ad avvistarlo.

La sera rientriamo in campeggio e questa volta a farci compagnia non ci sono solo i barriti degli elefanti ma anche l’inquietante ruggito del leone che ci sembra così vicino. Joe ci spiega però che il ruggito del leone si sente fino a 8 km di distanza quindi non c’è da preoccuparsi, non è vicino alla nostra tenda.

10 agosto 2007-safari- Savuti Oggi si cercano i felini. Ci mancano da vedere il leopardo e il leone maschio. Partiamo presto ma tutta la mattina passa all’inseguimento di questi animali che però non si fanno vedere. E’ il primo giorno di vero safari. Cerchiamo le orme, le seguiamo, ci fermiamo ad osservare il volo degli uccelli e ad ascoltare i rumori della savana ma oggi la fortuna non è dalla nostra parte. Il pomeriggio non è diverso dalla mattina anche se assistiamo ad un paio di scene simpatiche come gli elefanti che si lavano nella pozza artificiale e gli gnu che aspettano il loro turno e una leonessa stesa all’ombra. Non ci stanchiamo mai di vedere questi splendidi animali, perché ogni giorno è diverso e il valore aggiunto di un safari così lungo sta proprio nell’osservare gli animali negli aspetti della vita quotidiana e di fare parte per un pochino del loro ecosistema dove dobbiamo muoverci in punta di piedi per non fare rumore e non disturbare la loro quiete. Torniamo al campeggio e la scena è buffa quando troviamo un elefante che mangia le foglie di un albero con sotto la tenda dei nostri vicini che guardano l’enorme animale che consuma il pasto. Notte splendida, tra una chiacchiera e l’altra si fa mezzanotte, il tempo di mettere il piede in tenda e subito si sente una iena proprio a due passi da noi, sembra che ha aspettato che ci mettessimo a letto per farci visita. 11 agosto 2007-safari- Savuti-Moremi Joe non è soddisfatto. Vuole fare ancora un giro nel Savuti perché è convinto che riusciremo a vedere qualche felino. Bastano pochi minuti. Oggi la fortuna è dalla nostra parte. Ben tre leoni maschi all’ombra di tre arbusti. Enormi, a due passi da noi, un animale maestoso, il re della foresta. Indiscutibilmente la forza e la calma, semplicemente splendido. A pochi passi da lui e nessuna sensazione di paura. Solo stupore.

Dopo questo splendido spettacolo ci avviamo verso il Moremi. Ora ci resta da vedere solo il leopardo. Arriviamo al Moremi intorno all’ora di pranzo e lungo la strada incontriamo un paio di lagune e avvistiamo un coccodrillo di medie dimensioni e un folto gruppo di ippopotami fuori dall’acqua da molto vicino. Sono davvero enormi, anche i piccoli sono incredibilmente grossi.

Il campeggio che ci ospiterà per la prima notte nel parco è a due passi da un piccolo villaggio che visitiamo nel pomeriggio. Montiamo le tende, mangiamo, facciamo una doccia e andiamo a fare un giro al piccolo villaggio che si chiama KHWAI. Sono poche case, qualche shops e niente di più. Joe ci spiega che gli abitanti sono river bushman cioè sono boscimani del fiume, vivono di pesca e pastorizia. Pochi turisti che comunque portano poco denaro e si vede subito perché non c’è praticamente nulla di artigianato e il villaggio non è abituato a vedere turisti ma le persone sono cordiali e quando ci vedono davanti alle loro case ci invitano ad entrare e scambiano qualche parola con noi in un inglese elementare.

Alle 16 siamo pronti a partire per il game drive del pomeriggio. Joe ha incontrato una guida che gli ha detto di aver avvistato questa mattina due leopardi che mangiavano un antilope su una pianta ma che ora non ci sono più.

Cominciamo il nostro game drive cercando le tracce del leopardo, muovendoci tra scenari completamente diversi da quelli del Chobe e del Savuti. Qui l’ambiente è dominato da lagune e vegetazione lussureggiante dai colori verdi e rossi. Sono senza dubbio i paesaggi più belli, il sole riflette i colori di questi angoli e gli dona una luce davvero unica. Dopo più di un’ora senza vedere niente Joe vede due jeep ferme e si precipita a vedere se ci sono loro…Ed eccoli, due leopardi sulla pianta. Non erano andati via, Joe non ci ha mai creduto perché un leopardo ci mette 4 giorni a mangiare un’impala. Aspettiamo che le due jeep se ne vanno e ora abbiamo lo spettacolo tutto per noi. Non bastano 50 scatti ad immortalare la scena incredibile. Dei due leopardi stesi su due rami dell’albero con le zampe a penzoloni, la femmina dorme e il maschio mangia. Potremmo restare tranquillamente ore qui a vedere la scena ma Joe vuole portarci a vedere gli ippopotami prima di tornare al campeggio quindi andiamo ma ormai siamo troppo emozionati per quello che abbiamo visto che gli ippopotami, la splendida laguna, i rumori della savana che sono veramente qualcosa di unico al mondo in questo momento non ci fanno battere il cuore…Joe se ne accorge, così ripartiamo e torniamo dai due leopardi che questa volta sono scesi dalla pianta e sono ai piedi dell’albero insieme, bellissimi. Adesso è davvero ora di tornare in campeggio, è tardi, comincia a fare buio e dobbiamo rientrare prima che chiuda il campeggio. Ci fermiamo solo a fare la legna mentre la luce del tramonto filtra tra i rami degli alberi.

Stasera non possiamo più chiedere niente a questa terra, stavolta abbiamo visto proprio tutto. 12 agosto 2007-safari- Moremi Mattina sveglia alle 6.00, smontiamo le tende e ci dirigiamo verso un altro campeggio sempre dentro al Moremi (XAXANAKA) . Lungo il tragitto ci fanno compagnia le zebre, i kudu, le antilopi e paesaggi fantastici. Arriviamo al campeggio per pranzo e qui invece delle scimmiotte che ci avevano accolto a KHWAI ci sono i coccodrilli…Ebbene si il campeggio è proprio sulla laguna…Noi più che per i coccodrilli in realtà siamo preoccupati per le zanzare che di sera ci verranno a trovare…

Pomeriggio game drive che ci regala due delle più belle scene di tutto il safari: due zebre che si fanno le coccole e un gruppo di ippopotami che alle 17 in punto si lancia nell’acqua…Joe li avvista ci grida di uscire dalla jeep ed eccoli là, tre minuti dopo si tuffano tutti insieme nell’acqua, che spettacolo…Chiudiamo la giornata e anche questa prima parte di safari con un bellissimo esemplare di leone maschio che ci spalanca la bocca con uno sbadiglio ed è talmente bello che non vorremmo andarcene mai…Pensiamo che vedere questi animali durante la caccia deve essere qualcosa di memorabile. Domani si va a Maun prima di passare i due giorni seguenti sul delta dell’Okavango. Siamo decisi a programmare il nostro viaggio nel deserto del kalahari sempre con Joe ovviamente, quindi la sera la passiamo a scriverci tutte le tappe del nostro possibile itinerario. In realtà abbiamo due idee: una che comprende il central kalahari game riserve e la namibia (con l’attraversamento di un piccolo tratto del deserto del Namib e l’altra che invece prevede l’attraversamento del central kalahari game reserve con direzione finale Transfontier national park…Entrambi le opzioni sono ambiziose soprattutto perché abbiamo solo 7 giorni a disposizioni ma dovrebbero essere fattibili (almeno la seconda opzione, la prima in realtà ci è apparsa subito molto difficile anche perché Joe non è mai stato in Namibia).

Andiamo a letto presto, domani ci aspetta una lunga giornata.

13 agosto 2007-safari- Maun- Delta dell’Okavango Partiamo alle 7.00, ci sono 3 ore di strada sterrata per raggiungere Maun. Incontriamo mille villaggi, qui l’artigianato principale sono i cestini in paglia. Arriviamo a Maun alle 11. Ci aspettavamo una città e invece è solo un grande villaggio di 6000 persone. C’è comunque tutto il necessario per fare rifornimento prima di ripartire, qualche ristornate, un buon supermercato, qualche internet point. Andiamo in agenzia prima di partire per i due giorni sul delta dell’okavango e spieghiamo subito i nostri programmi per il resto del nostro viaggio. Escludono da subito la possibilità con estensione in Namibia perché è decisamente troppo lungo per i giorni che abbiamo. Lavoriamo quindi sulla seconda alternativa che è comunque molto complessa perché le distanze sono enormi, loro non hanno esperienza diretta del deserto e le due riserve che vogliamo raggiungere sono tra i luoghi più remoti della terra e molti campeggi non sono altro che immensi spazi nel deserto senza assolutamente nulla, neanche l’acqua. Ci lasciamo con un itinerario più o meno definito e con l’agenzia che deve farci sapere prezzi e fattibilità. Mangiamo qualcosa e andiamo a Boro, il paese sul delta dell’Okavango dove incontreremo la nostra guida.

La strada è quasi due ore di deserto alla fine del quale c’è questo villaggio. Prima che arrivi la nostra guida ci assalgono tantissimi locali che ci propongono tour più o meno ufficiali. Noi siamo abbastanza frastornati anche perché non ci piace molto l’ambiente, ma ci fidiamo di Joe che ci dice che la nostra guida deve ancora arrivare. Aspettiamo osservando un gruppo di bambini che va a prendere l’acqua al fiume, loro la bevono. Una volta arrivata la nostra guida che si chiama Soul, salutiamo Joe e accompagniamo Soul a prendere l’occorrente per i due giorni sul delta nella sua “casa”. E ‘ una buona occasione per visitare questo villaggio di 500 persone per cui il delta dell’okavango è l’unica risorsa. I bambini ci corrono incontro, ci chiedono qualcosa da mangiare ma noi abbiamo davvero poco, giusto qualche caramella che gli diamo e che loro si conservano gelosamente. Panni stesi ad asciugare, cucine all’aperto, musica e danza, bambini che giocano.

Soul ha 35 anni, è nato e cresciuto a Boro e da 15 anni fa la guida. Mi chiedo cosa c’era qui 15 anni fa, perché adesso ancora non c’è nulla.

Partiamo con il nostro mokoro alla volta dell’isolotto dove campeggeremo. Qui il campeggio è davvero selvaggio, non c’è alcun tipo di struttura, ma l’ambiente assolutamente splendido ci fa dimenticare in un attimo questo che diventa solo un particolare quando stai attraversando paesaggi straordinari e unici al mondo (il delta dell’okavango è l’unico delta che non sfocia nel mare).

Ci fermiamo a campeggiare ad un’ora di mokoro da Boro perché non ci siamo capiti con la guida e l’assistente che porta i bagagli non è disposto a portarci oltre per la cifra pattuita. Ringraziamo e salutiamo, poi domani vediamo di risolvere questo piccolo contrattempo. Intanto l’isolotto è tutto per noi e il tramonto che ci accoglie è fantastico. La sera mangiamo e mentre siamo intorno al fuoco sento qualcosa sulla testa e vado per toglierla quando sento un dolore lancinante. Subito il panico mi assale, il dolore è fortissimo e potrebbe essere qualsiasi cosa…Poco prima il poler (guidatore e assistente della nostra guida) era stato punto da uno scorpione non velenoso per fortuna…Io non riesco a calmarmi, penso che qualsiasi cosa sia, sono troppo lontana da una qualsiasi struttura sanitaria…In più è buio pesto e c’è solo il fuoco e due pile ad illuminare la mia testa quando Soul mi dice che non vede nessun morso e che forse è solo una brace volata sulla mia testa. Sarà ma il dolore è forte e io non riesco a smettere di piangere e pensare. Vado a letto con Paolino che mi coccola e io che piano piano mi addormento…

14 agosto 2007-safari- Delta dell’Okavango E per fortuna mi risveglio…La testa ancora mi fa male se la tocco ma sto molto meglio del giorno prima. Prego che non sia nulla di velenoso anche perché non ho possibilità di scampo. Basta non ci penso più. E mi basta poco per non pensarci perché la mattina è frenetica, appena il tempo di fare colazione che già dobbiamo smontare tutto e andare nell’isolotto che era la nostra prima destinazione per fare un safari a piedi. Arriviamo a destinazione alle 10 e siamo pronti a partire alle 11. La camminata durerà un paio d’ore, noi non pensiamo che fra un’oretta ci saranno 30 gradi e non portiamo nulla da bere.

E’ un’esperienza splendida, nonostante il caldo che sulla via del ritorno è insostenibile. La sensazione di passeggiare per la savana sapendo di essere ospite, di dover passare piano piano senza far rumore…La sensazione che qui è qualcun altro a comandare e non l’uomo…Da un momento all’altro potrebbe spuntare un leone o un elefante e noi non abbiamo il controllo e alcuna via di fuga. Per la prima volta ho l’assoluta consapevolezza che sono la preda, eppure non ho paura, neanche un po’… Osserviamo gli elefanti che scuotono la pianta per far cadere il frutto, sono enormi, quanto siamo piccoli, un gruppo di antilopi, uno sciacallo e una mandria di gnu con sullo sfondo un enorme baobab. Aspettiamo la nostra guida che si è assentata per qualche minuto e ci sentiamo così “nudi” di fronte a questa mandria di gnu… Ritorniamo verso il campeggio anche perché è veramente molto caldo.

Mangiamo e ci riposiamo e alle 16.30 siamo pronti per il nostro safari in mokoro. Ci dirigiamo alla hippo pool e siamo in prima fila ad osservare decine di ippopotami che ci spalancano la bocca a pochi metri di distanza. Mi trema la macchina fotografica tra le mani ma lo spettacolo merita di essere immortalato, ci riesco, ce l’ho, la foto con l’ippopotamo con la bocca aperta ce l’ho! Torniamo indietro e arriviamo alle nostre tende giusto in tempo per goderci il miglior tramonto d’africa con il sole che si perde tra le palme da cocco, i mokoro che attraversano il delta, il lentissimo andare dell’acqua e il verso degli ippopotami che sembrano così vicini e invece sono abbastanza lontani. La cena è veloce e la sera la nostra guida si scioglie un pochino e fa due chiacchiere volentieri. Mi chiede quanto è grande un aereo, quanto ci vuole per andare nel mio paese ed è veramente stupito delle risposte. Mi chiede che lavoro faccio e io dico che lavoro con il computer, poi gli chiedo qual è il suo animale preferito e mi dice, senza esitare, che è il leone maschio, grande e imponente, il re della foresta, la forza; gli chiedo se lo ha mai visto in uno dei suoi safari a piedi e mi dice che l’ha visto centinaia di volte, lui conosce ogni angolo di questo delta, non mi devo dimenticare che ora è una guida ma prima venire su queste isole a cacciare era il suo principale lavoro. Gli chiedo qual’è l’animale di cui a più paura…Ci pensa un po’ e mi risponde convinto: “l’uomo, mi fa paura l’uomo”… 15 agosto 2007-safari- Delta dell’Okavango – Maun Alzataccia alle 6.30 per fare un safari a piedi, stamattina l’aria è decisamente più fredda e la passeggiata molto più gradevole…Pochi metri e un’enorme impronta di leone maschio ci avvisa che pochi minuti prima il re della foresta è passato di qui…Siamo tutti un po’ frastornati ma per nulla impauriti, chiacchieriamo con disinvoltura osservando due babbuini maschi che volano da un albero all’altro contendendosi una femmina; poi ci direzioniamo verso il delta e poco ci manca che non finiamo faccia a faccia con un elefante…La guida per fortuna se ne accorge e ci invita ad allontanarci lentamente senza fare alcun rumore. Ci spiega che gli elefanti non sono affatto innoqui come si può immaginare. Sulla strada del ritorno ci accostiamo al delta e ci sono diversi gembok a farci compagnia sullo sfondo di un paesaggio strepitoso illuminato dal sole del primo mattino. Tornati alla base prepariamo alle tende per tornare a Maun, dobbiamo organizzare la seconda parte del viaggio. La strada per arrivare a Maun è sabbiosa e la jeep si pianta sotto 30 gradi suonati nel bel mezzo del deserto, troppo distanti da Maun, troppo distanti da Boro. Non ci resta che rimboccarci le maniche e cercare i pezzi di legno necessari per sollevare le ruote e consentirci di ripartire. Sono svariati i tentativi che facciamo e alla fine riusciamo a ripartire.

Arrivati a Maun iniziamo a contrattare con l’agenzia del nostro ormai amico Joe itinerario e prezzo. La discussione dura a lungo. I dubbi sono tanti, joe non è mai andato nel deserto del kalahari ne nel trasfontier national park e le distanze sono enormi. Nessuno dei presenti conosce le strade ne che tipo di rifornimenti ci sono per la strada. Alla fine riusciamo a convincere noi e loro che si può fare. La nostra guida è preparata e la voglia di partire è troppa. Decidiamo di organizzarci come se la situazione fosse la peggiore: niente acqua e niente carburante almeno per i 4 giorni che ci separano dal primo centro abitato cioè Ganzi.

Abbiamo solo un pomeriggio per organizzarci, domani mattina si parte. Facciamo la spesa, scarichiamo le macchine fotografiche, facciamo rifornimento di acqua potabile e di uso comune. La sera facciamo una cena veloce e poi una bella dormita in un letto, l’ultimo fino alla fine del viaggio.

16 agosto: Kalahari Game Reserve Partenza sulle 10.00 per il deserto e stavolta in questo angolo di mondo ci siamo solo noi. Il nostro campeggio è a due ore di jeep dall’entrata del parco attraverso paesaggi straordinari, ampissime distese e orizzonti sconfinati, due ore in cui non incontriamo nessuno.

Gli animali che popolano questo deserto sono gazzelle, gembok, sciacalli, struzzi, antilopi rosse e procioni.

Arriviamo al campeggio che si trova proprio al centro di TAU PAN in serata e anche qui non c’è nessuno. E’ un posto incredibile, non si vede la fine di queste distese immense che profumano di libertà, un senso di pace profonda mai provato. Il parco è diviso in pan con il nome di un animale (tau significa leone in san) ed è stato abitato da sempre dal popolo indigeno San. Il governo ha esiliato nel 2002 i San ai margini del deserto per lo sfruttamento del sottosuolo. Il popolo che è stato sostenuto in una causa contro il Governo per il reintegro nella loro terra da Survival International al momento vive in gran parte in piccoli sobborghi o nella cittadina di Ganzi. Il passaggio dal deserto alla città non è stato affatto agevole, alcol e depressione si sono sviluppati a macchia d’olio tra i San che essendo un popolo indigeno non è mai riuscito a trovare il suo posto in città. Attualmente il reintegro è lento e difficoltoso ma è iniziato e questo è importante. Non è possibile visitare i San che sono stati già reintegrati nella loro terra proprio per favorirne l’adattamento.

Cala la notte su Tau Pan, sotto un cielo pieno di stelle, circondati da un silenzio assordante di cui mi innamoro e la cui mancanza mi accompagna ancora ora quando lo cerco nella mia casa a Roma e non lo trovo, non lo trovo mai.

17 agosto: Kalahari Game Reserve Questa arida terra in questa giornata ci regala solamente paesaggi splendidi e tracce ma nessun animale. Il deserto e in generale il safari in queste terre è così, ci vuole fortuna e esperienza. Oggi ci manca la fortuna, ma in questo splendido deserto gli animali sono un abitante interessante di un luogo magnifico che ci regala emozioni in ogni curva. La sera accendiamo un bel fuoco e ci scaldiamo con carne e vino. Andiamo a letto sulle 22.00 e poco dopo ci viene a fare visita una iena…Nel silenzio della notte i passi sono nitidi e chiari, noi immobili ci addormentiamo senza paura.

18 agosto: Kalahari Game Reserve – Ganzi Ci alziamo alle 6.00 e prima di tutto raccogliamo i nostri rifiuti sparsi per tutta la savana…Opera della iena che ci ha fatto visita la sera prima, dopo di che facciamo una bella colazione e sentiamo un rumore molto lontano; io e francesca pensiamo che sia il verso delle faraone che anche qui sono tantissime…Ma joe ci mette insolitamente fretta…Carichiamo velocemente la jeep e siamo pronti a partire; pochi metri e joe si ferma scende dalla jeep con il suo immancabile cannocchiale e avvista 2 leoni…Altro che faraone, era il ruggito di un leone maschio a qualche km di distanza. Sono un leone e una leonessa sulla savana desolata appena illuminati dalla luce fioca dell’alba che puntano dritti verso il nostro campeggio. Gli andiamo incontro e lo spettacolo è incredibile. Due leoni che si fanno le coccole, qualcosa di difficile è spiegare l’emozione che si prova, noi e loro e nient’altro.

Ripagati dal giorno precedente dove non siamo riusciti a vedere proprio nessun felino riprendiamo la strada del ritorno. Appena qualche km e sulla strada appaiono 2,3…5…9 leoni!!! Strada bloccata direi…Ci avviciniamo piano piano e piano piano con aria quasi minacciosa i leoni ci fanno spazio richiudendo la strada subito dietro di noi. Siamo circondati eppure non abbiamo nessuna paura.

Usciamo dal parco paghi di emozioni uniche, paesaggi senza fiato e scene irripetibili, il silenzio del deserto e la luce del tramonto. Ci dirigiamo verso Ganzi fermandoci prima a D’kar. D’kar è un piccolo insediamento abitato da un piccola e sconsolata comunità di San. C’è un fatiscente museo chiuso e un piccolo market che ci offre solo qualche caramella da comprare. Joe ci fa visitare una famiglia San e la loro casa riprodotta in questo ambiente così lontano dal loro amato deserto. I bambini ci regalano come sempre sorrisi magnifici e infiniti grazie in cambio di qualche caramella, ma le persone adulte hanno negli occhi la sofferenza di chi è stato strappato dalle proprie terre ed è stato trapiantato qui, lontano da tutto, compreso il turista che passa di qui solo raramente e solo di passaggio. La tristezza è profonda quando ci offrono una danza locale sulle note di musica moderna che parte da un improbabile stereo vestiti con qualche felpa della nike regalata da chissachi.

Arriviamo a Ganzi in serata e questo villaggio in mezzo al niente non offre niente al turista di passaggio. Mentre aspettiamo joe che cerca un telefono ci avvicina un boscimane (anche qui c’è una grossa comunità San) sulla quarantina che ci racconta di come è dura la vita in città per lui che non sa leggere ne scrivere, che ha imparato a cacciare fin da quando era bambino, che conosce solo il rumore del silenzio del deserto e l’odore di un alba perfetta non rovinata dai gas di scarico dei bus che portano i bambini a scuola. Andiamo al campeggio che si trova nell’unico hotel presente in città, montiamo la nostra tenda, facciamo rifornimento di cibarie al supermercato e andiamo a cena in un ristorante locale dove mangiamo un ottimo papa e beef. Stanchi dalla lunga giornata andiamo a dormire.

19 agosto: Hukuntzi La nostra meta è ancora lontana parecchi km e si chiama Transfontier National Park al confine con la Namibia e il Sudafrica. Abbiamo programmato una tappa intermedia al villaggio di Hukuntzi a 500 km da Ganzi. Arriviamo al villaggio nel primo pomeriggio, la strada è stata buona e quindi ci abbiamo messo molto meno di quanto prevedevamo.

Non possiamo proseguire verso il parco perché non sappiamo com’è la strada negli ultimi 100 km che ci separano dal parco e abbiamo paura di arrivare troppo tardi e di non riuscire ad entrare al parco.

Montiamo la tenda nel parcheggio dell’unica guesthouse di questo villaggio fantasma che non vede turista bianco da giorni e giorni.

Poche case e nient’altro da fare così chiediamo a joe di portarci nel villaggio di T-shane a qualche km da qui. La nostra guida (decisamente inutile) ci segnala la presenza di saline che vale la pena visitare. E così è. Il villaggio appare subito pieno di vita, pochi metri e si apre un immensa salina che attraversiamo con la nostra jeep. Una landa immensa e nessun pericolo ci offrono l’occasione perfetta per provare a guidare la mitica jeep di joe. In lontananza vediamo delle persone con la legna. Li raggiungiamo e appena ci vedono ci corrono incontro. Sono 5 ragazze con il papà e il figlio maschio su due asinelli. Bellissimo questo incontro dove ci scambiamo i nostri semplici doni (qualche moneta, caramelle e penne) e mille sorrisi e qualche parola. Gli sguardi di stupore sono sinceri, non vedono uomini bianchi da queste parti e noi come sempre restiamo piacevolemente stupiti dalla cordialità di questo popolo.

Torniamo a Hukuntzi quando è già buio. Mangiamo un ottimo papa e beef in compagnia delle curiosa proprietaria e andiamo a letto cosapevoli che anche oggi la nostra africa ci ha regalato uno spaccato di vita quotidiana reale, lontano dai riflettori del turismo di massa.

20 agosto: Trasfontier National Park La sveglia è alle 4.45…La voglia di andare nel remotissimo parco al confine con la Namibia è troppa quindi insisitiamo per partire di buon ora. E’ buio pesto e sulla strada solo qualche timido fuoco illumina il nostro cammino. Sono circa le 10 quando arriviamo all’ingresso del parco ma è il colore della terra che si fa rossa sotto la luce dell’alba a darci il benvenuto in questa meta d’africa.

Il campeggio è a pochi centinaia di metri dall’ingresso del parco, non è certo una posizione spettacolare ma quantomeno il punto è strategico per visitare il parco. Montiamo le tende e siamo pronti per andare a vagabondare ancora per la bush. Il paesaggio è ancora diverso rispetto a quello che abbiamo visto fin qui. La terra rossa come il fuoco e gli arbusti dello stesso colore formano una fitta rete dove gli animali si nascondono. I pan sono circondati da alte dune che danno il senso del limite in questi spazi senza fine.

E’ l’ora del tramonto, dobbiamo tornare in campeggio quando le orme di un ghepardo passato lì da pochissimo ci fanno ben sperare e infatti pochi metri e tra gli arbusti eccolo sbucare nella sua maestosità, lento e sinuoso, si ferma, ci guarda e fugge via.

Soddisfatti torniamo al campeggio poco prima che la nera notte della bush ci venga a far visita. E’ stata una lunga e intensa giornata. 21 agosto: Trasfontier National Park Sveglia prestissimo come sempre. Joe vuole tornare nello stesso punto dove ieri abbiamo avvistato il ghepardo. Dice che è un buon posto per avvistare i felini. Joe ferma la macchina, ha avvistato qualcosa, prende il cannocchiale verso il pan. Noi vediamo solo un lontanissimo puntino nero, pensiamo alle solite gazzelle. E invece ci sbagliamo; con gli occhi entusiasta joe ci dice che è una iena bruna! La raggiungiamo di corsa mentre si avvicina alla pozza per bere. E’ un bruttissimo animale, un cane spelacchiato ma per Joe è l’emozione più grande di tutto il safari. E’ un animale difficilissimo da avvistare perché di giorno dorme e di notte va in cerca di cibo e nella specie bruna è presente solo in queste zone desertiche. Per Joe è la prima volta, nessuno, neanche il suo capo Kenson, l’ha mai vista. Pieno di orgoglio ci accompagna al Mabhuase Pan. Eravamo convinti di vedere le dune e invece il paesaggio è identico; Joe ci spiega che per vedere le famose dune in movimento di cui parla la nostra guida il periodo migliore è settembre-ottobre quando tira il vento del deserto e la zona migliore è quella al confine con la Namibia a 300 km da noi.

Un po’ delusi ci fermiamo in un campeggio posto in una splendida posizione con vista sul pan a mangiare. Il tempo di riposare e siamo pronti di nuovo per l’ultimo game drive. Non vediamo felini fino a pochi km dal campeggio quando un leopardo si pone davanti a noi quasi a indicarci la strada. Che spettacolo, quanto ci mancherà questo posto, la sorpresa che ci ha riservato ogni giorno questa natura selvaggia.

Ultima cena nel bush, ultima notte.

La tristezza fa compagnia a un silenzio assordante rotto solo dalle timide risate provocate da un impertinente sciacallo che si porta via le scarpe di Paolo. Ultimo regalo della savana.

22 agosto: Gabarone Si torna nella capitale e per me qui finisce questo viaggio. Resteremo altri due giorni qui, visiteremo questa città in lungo e in largo senza trovare nulla di interessante, faremo un piccolo safari alla mokolodi game reserve per osservare i rinoceronti bianchi ma si tratta di poco più di uno zoo. Niente di paragonabile a quanto visto fin qua. Le serate passano tristi in squallidi locali per ricchi turisti con veramente poco a ricordarci che siamo in africa. I ritmi sono lenti, la gente abbruttita dalla civiltà, dallo smog e da una qualche forma di progresso. EPILOGO Di questa terra restano i sorrisi di Joe e di tutti quelli che abbiamo incontrato nei villaggi, il silenzio delle stelle nel deserto, i colori e gli odori dei parchi del nord, i leopardi del moremi, i leoni del savuti, gli elefanti e le zebre del chobe, gli immensi spazi del kalahari e la terra rossa del trasfrontier; resta l’immagine di una vita semplice, la pace e l’armonia con la natura, lo stupore del trovarsi gli uni di fronte agli altri, l’uomo e l’animale, due specie talmente simili che a volte è difficile scorgere la differenza.



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