Perché Bordeaux non è solo un colore

Una settimana slow sulle rive della Garonna
Scritto da: letisutpc
perché bordeaux non è solo un colore
Partenza il: 28/08/2017
Ritorno il: 04/09/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Bordeaux, perché? Esasperati dall’afa che incombe sull’Italia, vorremmo passare una settimana di relax in una città tranquilla e fresca. Un’amica residente in Francia ci ha parlato molto bene di questa città quindi… non ci rimane che partire!

ORGANIZZAZIONE

Come sempre ci siamo affidati ad un pacchetto volo +hotel di Expedia: con 780 € complessivi siamo volati da Bologna a Bordeaux Merignac ed abbiamo alloggiato per 7 notti all’hotel Ibis Styles Meriadeck (1^ colazione inclusa).

GUIDE DI VIAGGIO

Abbiamo utilizzato “Weekend a Bordeaux” di Giunti editore, integrandola con tante informazioni prese dal web e dai sempre utili Diari di viaggio di Turisti per caso. Tutto pronto? Allora allons enfants!

Giorno 1

Dopo un volo di poco più di un’ora arriviamo al terminal Billi dell’aeroporto di Merignac e subito ci dirigiamo a sinistra dove l’autobus n. 1 è pronto per partire. Cerchiamo di acquistare i biglietti dall’autista che ci dice “Dopo”, in effetti l’autobus è stipatissimo e il poveretto non riesce proprio a farli i biglietti, comunque questo dopo non è mai arrivato…

Dopo circa 40 minuti scendiamo al volo alla nostra fermata e ci accorgiamo con grande disappunto che anche qua è caldissimo: riusciremo a sfuggire alla terribile afa dell’estate 2017? Arrivati all’hotel veniamo subito accolti da uno spuntino di benvenuto, caffè/the e mini croissant, ottimo, adesso sì che ci sentiamo in Francia!

Dalla finestra della nostra stanza al 5° piano vediamo i campanili gotici delle chiese del centro, però fuori fa troppo caldo, rilassiamoci un po’ prima di partire alla scoperta di questa nuova città.

Dopo un’oretta, indossati i nostri vestiti più leggeri partiamo, il centro dista circa 800 metri dal nostro hotel. Il primo edificio degno di nota che incontriamo è il Tribunal de Grande Instance che ci sorprende non poco in quanto sembra tutto fuorchè il tempio della legge: costruito nel 1998, ha la forma di grossi bottiglioni di vino racchiusi in una teca trasparente. L’intento simbolico del costruttore era infatti quello di rappresentare la trasparenza della giustizia, beh, almeno dal punto di vista formale c’è riuscito! Come scopriremo nei prossimi giorni, il tribunale di Bordeaux ha anche una facciata molto meno originale in stile neoclassico che si affaccia su Place de la Republique e che ospita la Corte d’Appello. Completa la cittadella giudiziaria l’Ecole Nationale de la Magistrature. Ancora qualche passo e siamo davanti alla chiesa di Saint Andrè, bellissimo esempio di gotico fiammeggiante. A qualche metro di distanza il suo campanile, la Tour Pey-Berland. La distanza fra i due edifici è spiegata col fatto che la chiesa, costruita sopra un terreno paludoso, diede cenni di cedimento, quindi per precauzione si decise di erigere la torre a debita distanza. La chiesa è bella e fresca, non possiamo visitarla liberamente perché sta per iniziare la funzione religiosa, semmai ritorneremo. La scalata alla torre (231 gradini) ci sembra improponibile con questo caldo, diamo quindi un’occhiata al cortile del Palais Rohan, l’Hotel de Ville: peccato che, come ci dice una guardia, non si possa oltrepassare una balaustra di ferro posta poco oltre l’ingresso. Anche se in giro c’è movimento, sia di residenti che di turisti, la nostra prima impressione di Bordeaux è di una città in cui è piacevole vivere e passeggiare soprattutto perché, grazie ad un fantastico sistema di trasporto su tram, il centro è quasi totalmente precluso alle automobili, un vero sogno.

Percorriamo rue Sainte Catherine, la più lunga arteria commerciale d’Europa, luogo prediletto dei fanatici dello shopping. I negozi locali stanno chiudendo, rimangono aperti quelli delle grandi catene commerciali, dove entriamo a dare un’occhiata. In fondo alla via si apre la bellissima Place de la Comedie, dominata dall’imponente Grand Theatre, neoclassico al 100%. L’angolo destro della piazza ospita invece “Sanna”, scultura di un volto di donna alto 7 metri, opera dell’artista spagnolo Jaume Plensa. Pare che l’opera sia stata regalata alla città da uno sconosciuto mecenate, chi sarà mai?

Oltrepassiamo la piazza guardandoci attorno curiosi, oggi siamo solo in avanscoperta, da domani metteremo ben a fuoco tutte le cose da vedere. Arriviamo all’Esplanade de Quinconces, altro luogo da record della città di Bordeaux: è infatti la più vasta piazza d’Europa (ben 12 ettari di superficie!). Il suo nome impronunciabile deriva dalla disposizione a filari sfalsati (appunto en quinconce) degli alberi che la circondano. La parte centrale, ad emiciclo, è dominata da un’imponente fontana su cui svetta il monumento ai Girondini, sul versante fronte Garonna invece due colonne rostrate. L’ampiezza della piazza ne fa la sede ideale per manifestazioni di ogni genere, in questi giorni stanno montando i tendoni di un circo. Ciò che mi piace di più, e che mi farà tornare appena possibile in questo luogo, è il magnifico bosco di ippocastani, dai colori sorprendenti in questo inizio di autunno. Vicino a Place de Quinconces, su Rue du XXX Juillet, adocchiamo il ristorante l’Entrecote, di cui avevamo letto buone recensioni nei diari dei “Turisti per caso”: è ora di cena e una preoccupante fila di gente si assiepa fuori dell’entrata, poveri noi!!! Per fortuna arriva una cameriera che chiede se qualcuno vuole mangiare nel dehor esterno, privo di aria condizionata. Noi ci offriamo entusiasticamente come volontari e dopo una ventina di minuti ci vengono servite due belle bistecche con patatine fritte e naturalmente una bottiglia di Bordeaux con cui brindiamo all’inizio della nostra vacanza. Francesco, gran golosone, prende anche un profiteroles. Il conto è super onesto, ecco perché la fila di gente fuori dal locale continua ad aumentare!

La serata non può che concludersi su Place dela Bourse che col suo Miroir d’eau è l’attrazione principale della città. Passeggiando sul quai lungo la Garonne tante sono le cose che ci colpiscono: i bordolesi che fanno il picnic su fazzoletti di prato fra il lungofiume e il Miroir d’eau, le bellissime lampade che danno luce a questa zona, il Pont de Pierre illuminato, la quantità di gente che si muove su ogni genere di mezzo di locomozione, bici, pattini, monopattini e poi lui, lo splendido Miroir, preso d’assalto da grandi e piccoli, fotografato più di una pop star. Appena l’acqua inizia a vaporizzare anche noi non possiamo fare a meno di correre e camminare in questo specchio d’acqua, col caldo che fa è davvero piacevole!

Nel nostro girovagare senza meta arriviamo alla Porte Cailhau, uno degli antichi accessi alla città, veramente suggestiva con l’illuminazione serale. Al suo interno si apre Place du Palais, un luogo delizioso, con tanti ristorantini e bar all’aperto e una troupe cinematografica che sta girando un film. La coppia di protagonisti gira almeno una decina di volte la stessa scena … il regista è proprio esigente! Su un lato della piazza la Fontaine aux Nenuphars, dove le ninfee in realtà sono 5 rocce di acciaio inox attorniate da solchi per convogliare l’acqua. Al momento non pare funzionare, infatti i giorni seguenti, passando di qua la troveremo transennata.

Girando ancora un po’ random ci ritroviamo ancora in Rue Sainte Catherine, ormai è tardi e la gente scarseggia. Anche noi ci avviamo a piedi verso l’albergo, la nostra zona è periferica ma la presenza della enorme centrale di polizia dissuade i malintenzionati.

Giorno 2

Dopo una sontuosa colazione in hotel ci incamminiamo verso il centro: prima operazione della giornata dovrebbe essere l’acquisto della Tickarte settimanale per poter viaggiare su tutti i mezzi di Bordeaux, compresi quelli acquatici.

Purtroppo un imprevisto sanitario modificherà i nostri piani e dovremo passare tutta la mattinata e parte del pomeriggio all’ospedale: Francesco ha un problema oculistico che non possiamo ignorare, alla fine si risolve tutto con tanto spavento e fatica da parte mia a fare capire ai vari medici ed infermieri francesi il problema del mio compagno. Il mio francese non è perfetto, il loro inglese neanche, poveri noi!!! Sia i medici che il personale sanitario si sono dimostrati molto gentili e disponibili e la nostra permanenza al pronto soccorso non è durata millenni come succede in Italia, ma solo il tempo necessario per gli accertamenti, quindi chapeau alla sanità francese!

Visto che il medico ha rassicurato Francesco, dicendogli che la sua vacanza può continuare tranquillamente, quindi, dopo una breve sosta in hotel, Tickcarte alla mano prendiamo il tram A e sbarchiamo sulla rive droite della Garonna, o Bastide, direzione giardino botanico. Le serre interne sono ormai chiuse ma il resto del giardino rimane aperto e visitabile fino alle 20. Il giardino è suddiviso in sei aree con diverse tipologie di piante, a me è piaciuta molto la zona delle ninfee e delle piante acquatiche. Panchine, aree verdi e fontanelle allietano il paesaggio. Abbiamo letto del progetto Darwin che ha l’intento di trasformare l’area un tempo occupata dalla caserma Niel in spazio multifunzionale che ospita eventi, ristoranti, negozi bio e tante altre iniziative. Dovrebbe già essere in funzione, ma forse non qui. Non è da noi desistere, ma l’avventura ospedaliera ci ha molto spaventato, quindi raggiungiamo a piedi Place de Stalingrad, dominata dall’enorme scultura del Lion de Veilhan e poi con il tram A attraversiamo il Pont de Pierre ritornando sulla rive gauche, arriviamo all’Hotel de Ville, prendiamo il tram B ed eccoci a Place de la Victoire, con al centro la colonna in marmo rosa dello scultore ceco Theimer, e le due tartarughe in bronzo con grappoli d’uva, simboli di Bordeaux. Attorno alla piazza tanti bei palazzi tipicamente francesi. La vicinanza delle facoltà universitarie fa sì che la zona pulluli di bar e ristorantini ed è proprio verso uno di questi, Le Plana, che siamo diretti. Scopriamo che oltre al menu à la carte, molti ristoranti di Bordeaux propongono altri menù con prezzi variabili dai 16/18 ai 30/35 €, comprendenti antipasto, piatto principale e dolce, vino escluso. Scegliamo quello che ci piace di più e mangiamo carpaccio, merluzzo alla spagnola, crumble di mele (per Francesco tortino al cioccolato), innaffiati da un ottimo Bordeaux: molto bene! Dopo cena e dopo qualche foto con le tartarughe, varchiamo la Porte d’Aquitanie e ci immergiamo nella parte meno fashion di Rue Sainte Catherine: al posto delle boutique qui troviamo negozietti modesti e tanti ristorantini etnici. Affacciandoci in una via vediamo la Sinagoga tutta illuminata, molto suggestiva. Ritornati all’hotel de Ville prendiamo il tram A e arriviamo in hotel. Oggi non siamo state le solite macchine da guerra macina-chilometri, un motivo c’era, speriamo che da domani la nostra vacanza sia più tranquilla.

Giorno 3

Oggi, salute permettendo, decidiamo di recuperare il programma previsto per ieri: col tram raggiungiamo la Porte de Bourgogne, da qui ci inoltriamo nel quartiere popolare di S. Michel, ben presto ci troviamo nella piazza omonima con la bellissima chiesa in stile gotico fiammeggiante e il campanile, detto la Flèche, a parte: fino alla fine degli anni 70 nella cripta del campanile vennero esposte diverse mummie perfettamente conservate, successivamente rimosse a causa del cattivo odore che emanavano. Ad oggi è possibile, con il biglietto d’entrata al campanile, vedere un filmato che illustra la storia delle suddette mummie, noi però preferiamo non vederlo. Con nostro disappunto la chiesa è chiusa, quindi non ci resta che aggirarci per la piazza per poi entrare nel Passage Saint-Michel, sede di un mercatino di brochantage, con tanti oggetti vintage o semplicemente vecchi. Una volta fuori dal mercatino, all’orizzonte si profila la sagoma del Marché des Capucins, chiamato “il ventre di Bordeaux” per la sua importanza e posizione strategica: accanto alle bancarelle alimentari ci sono quelle gastronomiche con prodotti tipici non solo francesi: la nostra idea era di fermarci qui a pranzo, ma sono le 11 di mattina e la super colazione fatta in hotel ci ha abbondantemente sfamato, di mangiare ancora non se ne parla, curiosiamo un po’ fra le bancarelle per poi raggiungere Place de la Victoire, dove ieri sera abbiamo cenato: vorremmo visitare il museo di Etnografia, ospitato all’interno dell’Università, ma la custode ci dice che riaprirà solo a metà settembre, peccato. A questo punto scatta il piano B, ovvero prendere il tram in direzione Citè du vin. Durante il tragitto lungo il Quai des Chartrons vediamo tutti gli ex hangar fluviali trasformati in ristoranti, negozi e bar, poi all’improvviso ci appare il ponte Chaban-Delmas in tutta la sua imponenza: inaugurato nel 2013, a sollevamento verticale, è munito di 4 torri che di notte si illuminano di blu. Col suo aspetto avveniristico il ponte è l’ideale punto di accesso alla Citè du vin, l’enorme decanter che celebra la vocazione vinicola della città di Bordeaux. In questo quartiere, Bassins a Flot, un tempo zona mercantile e navale della città, è oggi in corso una stupefacente trasformazione i cui primi frutti sono appunto la Citè du vin e il ponte mobile: ovunque gru e operai al lavoro, chissà che aspetto avrà questa zona fra qualche anno… Noi scendiamo alla fermata “Achard”, successiva a quella del museo, perché siamo incuriositi da due luoghi, “Vivre l’art” e “Le garage moderne” di cui abbiamo trovato notizie in rete. Il primo dovrebbe essere uno spazio in cui alcuni artisti vivono, lavorano ed espongono en plein air le loro opere, in realtà tutto quello che riusciamo a vedere è uno stanzone in cui sono esposte opere che non suscitano in noi un particolare interesse. Stessa cosa dicasi per il “Garage moderne”, di giorno una normale officina per le riparazioni meccaniche che di sera si trasforma in spazio per attività culturali. Anche questo posto ci lascia perplessi e un po’ delusi, ci piace invece la schiera di casette azzurre poco distanti che ricordano tanto quelle immortalate dai quadri di Hopper. Entriamo finalmente alla “Citè du vin”, sperando che almeno lei non ci deluda, anche perché il biglietto d’entrata costa 20 €. I piani sono 8, ma quelli visitabili, oltre al pianterreno, sono il 1°, 2°, 7° (dove si trova il ristorante) ed 8°con la sala bar e la terrazza panoramica.

Al pianterreno si trovano il bookshop, un fantastico wine shop con centinaia di bottiglie ben disposte sugli scaffali ed un caffè, mentre al 1° piano, oltre a sale dedicate a workshop e convegni, è in corso la mostra temporanea dal titolo “Georgie, berceau de la viticulture”, dedicata alla Georgia, regione europea culla della coltivazione della vite: la mostra è corredata da antichi reperti che documentano la vocazione vitivinicola degli abitanti fin dall’antichità, nonché di documenti multimediali molto interessanti. Il cuore del museo è però al 2° piano, dove, con l’ausilio di audioguide in italiano (da non credere!!!) iniziamo un viaggio visivo, olfattivo ed interattivo nel mondo del vino. Cominciamo con le bellissime immagini delle zone vinicole mondiali (l’Italia è rappresentata solo dal Valdobbiadene, un po’ poco, direi …), proseguiamo ascoltando i racconti dei viticultori che esaltano i loro prodotti, percorriamo interattivamente la storia del vino dalle origini ai giorni nostri, ascoltiamo i consigli dei sommeliers, inspiriamo i bouquet dei vini cercando di indovinarne le note dominanti, vediamo un film dove i grandi della storia (da Napoleone a Churchill) duettano davanti a calici preziosi, conosciamo tante curiosità riguardanti il vino in ambito sociale, politico, economico e così via. Nelle sale, molto spaziose, neanche a dirlo predominano il vetro ed il legno, e le postazioni interattive sono collocate in enormi sezioni di bottiglie. Anche se non siamo esperti non ci annoiamo, tutt’altro. Per finire saliamo con l’ascensore all’8° piano dove ci aspetta la degustazione gratuita di un calice di vino a nostra scelta e la vista panoramica sulla città. Dopo aver fatto qualche acquisto al bookshop e numerose foto al museo, riprendiamo il tram B e scendiamo al Grand-Theatre, percorrendo l’elegante Cours de l’Intendance, che assieme all’Allée de Tourny e al Cours Clemenceau forma il triangolo d’oro dello shopping bordolese. Raggiungiamo la Galeriè des Grand hommes, anch’essa molto elegante: alla pasticceria David compriamo alcune specialità cittadine, le dames blanches e le canneles, che spolveriamo in pochi secondi. Buonissime le prime, troppo dolci e gommose le seconde, comunque da provare. I negozi del centro sono belli e curati, soprattutto quelli di abbigliamento femminile, è risaputo che le donne francesi sono famose per il loro inconfondibile stile sobrio e sofisticato. Accompagno Francesco alla libreria Mollat, la più grande libreria indipendente di Francia, poi comincio a vagare per negozi, veramente ammirata dal buon gusto francese. Percorro il triangolo d’oro, l’Allée de Tourny mi affascina per la sua ampiezza che gli conferisce un aspetto veramente regale. La giostra che si trova nel suo tratto finale verso Cours du XXX Juillet poi è un vero bijou. Girando lo sguardo, è un altro edificio ad attirare la mia attenzione: la Maison Gobineau, il Flatiron di Bordeaux (con un bel po’ di piani in meno, però).

Francesco mi aspetta vicino alla scultura “Sanna”: insieme percorriamo il Cours du Chapeau Rouge, a fianco del Grand-Theatre, anch’esso molto regale, quasi me lo immagino, nei secoli passati, percorso da carrozze e da eleganti dame a passeggio.

Dopo aver dato un’occhiata al menu’ del ristorante di Gordon Ramsey, ci dirigiamo verso la Esplanade de Quinconces per prendere il tram C in direzione dello stadio Matmut-Atlantique, sede degli Europei di calcio 2016. Il viaggio in tram è piuttosto lungo e si snoda attraverso quartieri periferici con enormi palazzi-alveari. Prima di giungere allo stadio passiamo dal quartiere Le Lac, zona balneare della città, e dal Palazzo dei Congressi.

Nella costruzione dello stadio, gli architetti svizzeri a cui è stato assegnato il progetto si sono ispirati ai templi greci e alle foreste di pino delle Lande: in effetti questo enorme parallelepipedo che sorge in aperta campagna ha la maestosità di un tempio. A quest’ora è tutto chiuso, non ci resta che dare un’occhiata e tornare verso il centro per la cena.

Decidiamo di provare l’Hyppopotamus, già sperimentato anni fa a Parigi: in realtà rimaniamo delusi, i piatti sono modesti e la spesa è più o meno uguale alle sere passate, mi sa che non torneremo più. Fuori il tempo è cambiato, fa freddo e tira vento, senza esitazione saliamo sul tram e ci rifugiamo in albergo. Dovremo dire bye bye al bel tempo? Speriamo proprio di no!

Giorno 4

Il tempo sembra essersi rimesso al meglio e pieni di curiosità siamo pronti ad affrontare la gita alla Duna di Pilat, non vediamo l’ora! Arriviamo col tram alla Gare S. Jean, facciamo il biglietto alle macchinette self-service dove incontriamo una coppia che era con noi in aereo, anche loro diretti alla duna. Prima della partenza del treno diamo un’occhiata alla stazione, davvero molto bella e grande, ultimamente potenziata dalla partenza della linea dei TGV che permettono di raggiungere Parigi in 2 ore. Dopo circa un’ora di viaggio siamo ad Arcachon, fine corsa del nostro treno TER AQUITAINE. Quasi tutti i passeggeri si dirigono a sinistra della stazione, dove parte il bus. n. 1 diretto alla Duna. La fila è lunghissima e disperiamo di poter entrare, ma l’autista, che è anche il bigliettaio, alla fine riesce a far salire tutti e a partire. Il percorso è piacevolissimo, Arcachon ci sembra un paese molto carino … avremo tempo di conoscerlo al ritorno. L’autobus si inoltra per strade bellissime, costellate di cottages in stile old England immersi nella pineta… Dopo circa mezz’ora veniamo scaricati a fianco di una pineta-parcheggio piena zeppa di auto in sosta. Dopo 5 minuti di cammino cominciamo ad intravvedere una montagna di sabbia alla nostra sinistra … è la Duna! Avevo visto altre dune, ma questa lascia davvero a bocca aperta: alta più di 100 metri e lunga, da un’estremità all’altra, 3 km. Per raggiungere la vetta ci sono 2 modi: quello easy che prevede l’uso di una scalinata e quello uneasy che prevede di affondare nella sabbia … vuoi mettere la soddisfazione di arrivare in cima ansimando? Naturalmente noi scegliamo la seconda opzione e durante la salita osserviamo la gente che va e viene con o senza scarpe, i bambini che rotolano giù pazzi di felicità …troppo bello! Finalmente siamo in cima, nelle nostre scarpe da ginnastica ci saranno 2/3 kg di sabbia ma non importa, lo spettacolo che si gode da quassù è unico. Ecco sua immensità l’Oceano Atlantico, pensare che solo un mese fa eravamo dall’altra parte, negli Stati Uniti…

Mare, sabbia, pineta e vento: i nostri occhi si riempiono di questi elementi, è tutto così semplice e bello, bellissimo. Sulla duna c’è tanta gente, chi dorme, chi mangia, chi prende il sole, chi si dedica al kyte-surf. Noi ci sediamo a goderci questo spettacolo naturale unico, quasi senza parole. Questo posto, da solo, vale il viaggio a Bordeaux. Quando è ora di scendere ci divertiamo da matti a buttarci a capofitto dalla vetta, con tutta la gente che cerca di raggiungerla ansimando.

Nel bus di ritorno riusciamo a sederci e ci godiamo il paesaggio: questi posti di mare sono davvero discreti e tranquilli, non come quelli della nostra riviera romagnola: trascorrere una vacanza qui sarebbe davvero super rilassante, un formidabile antistress! Anche Arcachon conferma la nostra prima impressione, rivelandosi una città di mare tranquilla ed elegante, con bei negozi e tanti bar e ristoranti: numerosi personaggi illustri fra cui Gabriele D’Annunzio e Toulouse-Lautrec soggiornarono qui, ispirati dalla bellezza e dai colori di questi luoghi. Dopo uno spuntino veloce ci avviamo verso il molo, da dove partono bus de mer per Cap Ferret e le altre località della baia. La gente sale e scende dai battelli, quello che ci stupisce è la mancanza di rumore, musica assordante, suono di clacson tipici delle nostre zone a cui siamo abituati, purtroppo. Senza, però, è molto meglio!

Alle 19.30 riprendiamo il treno per Bordeaux, dove arriviamo dopo 1 ora. La zona attorno alla Gare de S.Jean non è meravigliosa, imbocchiamo il Cours de la Marne e rimaniamo stupefatti dall’alto numero di negozi di parrucchieri per uomo, tutti rigorosamente magrebini e pieni zeppi di clienti. Arrivati in place de la Victoire decidiamo di tornare a cena a “La Plana”, una certezza. Questa volta ci accomodiamo all’interno del locale, stasera ordiniamo à la carte, io salmone con purè e Francesco una bistecca, entrambi i piatti sono abbondanti e molto buoni. Oggi è stata una giornata davvero speciale, la duna di Pilat ci ha suscitato grandi emozioni, domani che faremo?

Giorno 5

Oggi il tempo è incerto e decidiamo di dedicarlo interamente a Bordeaux ed alle sue bellezze. Come prima cosa ci dirigiamo in Cours Victor Hugo per vedere la “voiture perchée”: si tratta di un’opera d’arte del bordolese Jean-Francois Dosso, una vera Jaguar MK2 inserita nel muro del parcheggio, per vivacizzarne l’aspetto abbastanza monotono. Veramente originale. A pochi metri da qui c’è la Grosse Cloche, uno dei monumenti simbolo della città, che si erge sopra la duecentesca Porte Saint-Eloi, attaccata alla omonima chiesa in cui ci rifugiamo perché sta iniziando a piovere. Oltre la porta ha inizio Rue S. James con tanti negozietti sfiziosi, in fondo alla quale si apre la deliziosa Place Fernand-Lafargue, in epoca medievale sede del mercato cittadino. Quant’è bello passeggiare per queste vie, entrare ed uscire dai negozi senza fretta, la quasi totale mancanza di automobili rende tutto molto piacevole e rilassante. In breve siamo in Place Jullian per vedere il cinema Utopia, ricavato all’interno di una chiesa gotica sconsacrata: arredi sacri e moderni convivono in perfetta armonia in questo posto davvero particolare. Da una parte il bar-ristorante, dall’altra le sale per la proiezione di film d’essai. Molto, molto carino. Volevamo visitare il Museè des Beaux arts, ma con le tante sorprese che ci sta riservando questa città decidiamo di proseguire il nostro itinerario nel centro. Da Rue Sainte-Catherine imbocchiamo la Promenade Sainte-Catherine, una zona moderna con negozi disposti su 2 piani poi, visto che continua a piovere, visitiamo entrambe le Galeries Lafayettes, reparto maschile e femminile e facciamo qualche acquisto. Vediamo anche la Galerie Bordelaise, che ci ricorda tanto i passages di Bruxelles e quelli parigini: costruita nel 1833, necessiterebbe di qualche opera di restyling ma pare che i negozianti proprietari non riescano ad accordarsi sull’esborso economico.

Ormai è ora di pranzo e cerchiamo posto all’ “Autre petit bois” in place du Parlement, ma è pieno, ci aggiriamo per Rue Saint-Remì, la via dei ristoranti, e finalmente troviamo posto al “Chaudron S. Remi”, attirati dal menu a 10 €, che però ci viene spiegato essere finito (mah!). Ripieghiamo quindi su soup de poisson e tagliatelle alla carbonara ed un bicchiere di Medoc. Dopo un po’ arriva la mia zuppa, ma delle tagliatelle nemmeno l’ombra. Passano altri 10 minuti e mi decido a chiamare il cameriere, che non aveva capito che volevamo mangiarli assieme…davvero molto sveglio! No comment sul sapore della carbonara, ma siamo in Francia, non si può pretendere piatti italiani fatti a regola d’arte, o no? Fortunatamente quando usciamo dal ristorante non piove più: dopo un po’ di sano shopping da Zara, vediamo la chiesa di Notre Dame e Cour Mably, anticamente sede del convento dei Domenicani, oggi dedicato ad ospitare concerti, mostre ed eventi culturali. Approfittando del sole torniamo in place du Parlement, l’antica Place du Marchè Royal, una piazza all’italiana, con al centro una bella fontana e tutt’attorno ricchi palazzi del 18° secolo, con grandi finestre abbellite da mascheroni e bei terrazzi. A poca distanza un’altra piazza deliziosa, Place S. Pierre, di giorno pacifica e sorniona, di notte teatro della movida bordolese: questo quartiere, Saint Pierre, storicamente parlando, è il vero centro di Bordeaux, perchè è proprio in questo intrico di stradine che si stabilirono gli abitanti della romana Burdingala, una volta abbandonati gli insediamenti sulla Garonna. Visitiamo la chiesa in stile gotico fiammeggiante, poi ci perdiamo fra le strette viuzze, una più caratteristica dell’altra per ritrovarci in Place du Palais, dove qualche sera fa stavano girando un film. Di giorno è veramente irriconoscibile! Attraversando la Porte de Cailhau ci dirigiamo verso la fermata del tram C a Porte de Bourgogne: visto che il sole è rispuntato vogliamo visitare i giardini pubblici, ma tempo di salire sul tram e ricomincia a piovere… che stress! Ci avviamo lo stesso verso i giardini, ormai non piove più, ma un avviso sul cancello ci informa che il parco è chiuso per “intemperie”: ma come, per 4 gocce c’è bisogno di chiudere un parco? Come sono previdenti questi francesi!!! Tutti questi giri e la pioggia ad intermittenza ci hanno stancato, torniamo in albergo a riposarci un po’.

Usciamo verso le 20.30 e prendiamo il tram C per il centro, all’interno tanti ragazzini ubriachi e molesti: se a quest’ora sono già in queste condizioni, stanotte se ne vedranno delle belle… Assistere a questo spettacolo poco edificante ci turba molto, scendiamo dal tram alla fermata prima e dobbiamo fare tutto il giro dell’isolato. Mi accorgo anche di aver dimenticato gli occhiali da vista in albergo, benissimo, chissà cosa combineremo ciechi come siamo in giro per Bordeaux… Fortunatamente l’Irish pub che avevamo adocchiato stamattina in Cours Victor Hugo è aperto: senza esitazione ordiniamo fish & chips e due birre, finalmente! Il piatto è abbondante, condito da insalatina e purè di piselli, ottimo. Le caraffe ed i boccali di birra degni dell’October fest che viaggiano nei tavoli vicini fanno impallidire le nostre modeste birrette, ma va bene così. Il tram del ritorno è ancora pieno di ubriachi: è mai possibile che per divertirsi nei week end si debba per forza bere così tanto?

Giorno 6

Stamattina la sveglia suona prestissimo, si va in gita a Saint Emilion! La Bordeaux che vediamo dal tram, ancora semi addormentata, è bellissima! L’esplanade di Quinconces, la mia preferita, con i suoi colori autunnali ha un fascino indescrivibile, forse l’ho già detto ma lo ripeto, questo luogo è per me fantastico!

L’autobus per Saint Emilion è il 302 della linea Trans Gironde: facciamo fatica a trovarlo in quanto la fermata è stata spostata proprio sul lato della piazza più lontano da dove ci troviamo. Il prezzo del biglietto è di soli 2.60€ a persona a tratta, veramente poco. Dopo 40 minuti di viaggio il panorama comincia a riempirsi di vigneti e di tante tenute agricole, alcune ospitate in bellissimi chateau. Amanti del vino, questo è il vostro paradiso!

L’autobus ci lascia a pochi metri dall’entrata del paese e dalla Grande Muraille, ovvero ciò che resta di un monastero domenicano del XII secolo, abbandonato dai monaci durante la guerra dei 100 anni e poi quasi interamente distrutto. Nel giardino del monastero crescono rigogliosi i vitigni dello chateau “Les Grandes Murailles”. Proseguiamo a piedi fino ad incontrare l’imponente Collegiale (antico convento di canonici dell’ordine degli Agostiniani), la cui visita rimandiamo a più tardi, adesso ci preme raggiungere l’ufficio turistico (ricavato nell’antico refettorio del convento) per prenotare la visita guidata al complesso della Chiesa Monolitica (17 € a coppia). Scegliamo la visita in francese (la lingua italiana non è neanche contemplata), poi, dato che abbiamo una mezz’oretta di tempo a disposizione, cominciamo ad aggirarci per le vie di questo delizioso paesino a vocazione vinicola, anzi ultra vinicola, tante sono le enoteche che vendono la preziosa bevanda. Uscendo dalle mura cittadine arriviamo al Cloitre des Cordeliers, ovvero dei frati francescani la cui tunica è cinta da cordone. Durante le guerre medievali i frati furono costretti a lasciare il monastero che venne saccheggiato e depredato in ogni modo. Oggi è un luogo molto bello, dove la tradizione vinicola dei frati è stata portata avanti con la produzione dello spumante Crémant de Bordeaux des Cordeliers. Accanto ad uno spazio per la vendita di souvenirs c’è anche una zona di ristoro, l’accesso al chiostro è comunque libero.

Vorremmo fermarci ancora, ma alle 11.30 inizia la nostra visita guidata e non possiamo tardare: scendiamo lungo una delle ripide stradine (tertre) che portano alla piazza davanti all’entrata della chiesa (una piazza deliziosa, anticamente sede del mercato) e ci mettiamo ad aspettare la nostra guida, Chloè, pronta a svelarci i misteri di questo posto unico. Prima tappa della visita è l’eremitaggio di Saint Emilion, dove il santo visse in povertà, testimoniata dalla sobrietà del luogo. Il seggio di meditazione, scavato nella roccia, pare sia propizio alle nascite, la guida ci dice ridendo che molte sue colleghe sono a casa in maternità… Prossima tappa la cappella della Trinità, datata 13° secolo, sfuggita alla distruzione del periodo della Rivoluzione francese perché adibita a laboratorio che costruiva botti: la fuliggine e il fumo provenienti dal legno riscaldato sono serviti anche a preservare magnificamente gli affreschi dell’abside, risalenti al 14° secolo. Scendiamo poi nelle catacombe, luogo di sepoltura dei notabili cittadini e, dulcis in fundo, eccoci all’interno della chiesa monolitica, veramente impressionante, nonostante sia deturpata da rinforzi metallici resi necessari dalla presenza di crepe sulla volta e sui pilastri. L’aspetto originario della chiesa era molto diverso da quello attuale, con pareti dipinte, tendaggi e sculture ad abbellirne l’interno. Con i suoi 38 metri di lunghezza, 20 di larghezza e 11 di altezza, questa è la più grande chiesa monolitica medievale in Europa. Riconsacrata al culto nel 1800, al suo interno si celebrano funzioni, chissà che suggestione assistervi!!! La guida parla anche delle vicende storiche di Emilion e dell’Aquitania, non è facile capire tutto, ma il succo lo cogliamo. La visita dura circa un’ora, alla fine ci sediamo nei pressi della chiesa e leggiamo tutte le spiegazioni in italiano sul libretto fornitoci dall’ufficio turistico insieme al biglietto d’entrata.

Seguendo la strada in discesa che parte dalla Loggia del Mercato, arriviamo alla Porte e alla Maison de la Cadène dove sono ancora visibili elementi difensivi. Risaliamo per la strada del Cloitre des Cordeliers arrivando fino alla Porte de Brunet, che si apre verso la campagna e le vigne che la ricoprono. Ripercorriamo a ritroso la strada, godendoci da posizione privilegiata la skyline del villaggio con la Tour du Roy che svetta in cima al paese. Decidiamo di pranzare in un posto un po’ defilato che ci ispira, una creperie bretone dove mangiamo 2 buonissime crepès salate. Scendiamo poi verso il centro, le vie sono affollate, così come i bar ed i ristoranti. Vediamo i due lavatoi, la fontaine du Roi e la fontaine de la Place, il primo riservato alle donne dei quartieri ricchi, il secondo alle popolane. Finalmente saliamo verso la Tour du Roy, che fa la guardia a questo delizioso villaggio: evitiamo di salire i 100 e passa scalini che portano alla terrazza panoramica, godendoci il paesaggio dal giardino. Scendiamo di nuovo, ammirando i negozi di vini, senz’altro più numerosi degli abitanti del paese! La gente è tanta, ma nessuno urla o fa schiamazzi. Entriamo nella collegiata, ma è in corso un matrimonio franco-spagnolo e non vogliamo disturbare più di tanto: all’esterno della chiesa gli amici impacchettano con una pellicola nera la macchina degli sposi, sarà un problema salirci!!! Per ultimo vediamo il Palais Cardinal, costruito nel 12° secolo, purtroppo in rovina. La nostra visita finisce qui, questo borgo fra le vigne ci è proprio piaciuto, il complesso della chiesa monolitica è fenomenale, vale proprio la pena venire fin qua.

Saliti sul bus, tempo di dare un ultimo sguardo ai vigneti e cadiamo addormentati, peccato che l’autista guidi male e dopo una decina di minuti ci svegliamo, ma va bene così.…

Arrivati a Quinconces decidiamo di non passare dall’hotel: stasera è sabato ed i locali si stanno già riempendo, davanti all’”Entrecote” la fila è chilometrica. Ci dirigiamo verso il quartiere di Saint Pierre e puntiamo su Rue des Faussets, una delle viuzze attorno alla chiesa. Entriamo da “Chez les ploucs” un posto molto campagnolo con le tovaglie a quadri, un coltello infilato nella pagnotta di pane, paglia per terra ed i camerieri vestiti come Super Mario bros: ordiniamo 2 menù da 14 €, tutto buono, il servizio però è un po’ lento, sarà che siamo stanchi dopo 14 ore in giro! Il quartiere di Saint Pierre di sera è veramente molto animato, bar e locali pieni, che bella la movida bordolese!

Giorno 7

Oggi è domenica e come prima cosa vogliamo visitare le Jardin public, sperando che non piova! Alcune parti sono chiuse, ma l’orto botanico ci piace molto, niente a che vedere con Central Park ma ci accontentiamo! Tanta gente fa jogging, e bravi i bordolesi! Dopo una sosta caffè da Paul, ci dirigiamo verso il Palais Gallien, l’anfiteatro del 2° secolo D.C., l’unico monumento romano della Bordeaux antica sopravvissuto. Questo quartiere, Fondadege, è tutto sottosopra per la costruzione della 4^ linea del tram, la D, e non ci piace molto. Nostra prossima meta è il Quai des Chartrons, dove ogni domenica mattina si svolge un mercatino alimentare con stand gastronomici. Prima però facciamo una capatina al CAPC, il museo di arte contemporanea ospitato in quello che era un deposito delle merci destinate ai paesi coloniali: oggi è la prima domenica del mese e si entra gratis. Al pianterreno una mostra temporanea, al primo piano, fra il buio pesto, si apre una bella biblioteca che raccoglie fra gli altri i cataloghi di tutte le mostre che si sono svolte qui nel corso degli anni. Mentre ce ne stiamo seduti a sfogliare il catalogo di Keith Haring, arriva l’addetta alla security che ci informa che la biblioteca chiuderà per un’ora: no problem, torneremo nel pomeriggio.

Il mercatino sul lungo fiume è molto animato, gli odori che provengono dalle bancarelle sono invitanti: escargots, dolci, formaggi puzzolenti, cibi etnici, c’è solo l’imbarazzo della scelta, ma noi sappiamo già dove andare, allo stand di Cap Ferret, dove con 10 € mangiamo un plateau di ottime ostriche e beviamo un vino bianco davvero niente male. Questa sì che è vita! Ad allietare la domenica esce anche il sole e fa abbastanza caldo, l’ideale sarebbe tornare ai giardini pubblici e stenderci sul morbido prato, ma oggi è l’ultimo giorno intero che passeremo qua e le cose da vedere sono ancora tante… Facciamo una passeggiata nel quartiere Chartrons, famoso per i tanti negozi di antiquari che si susseguono sulla Rue Notre Dame, purtroppo oggi tutti chiusi. Entriamo nella chiesa di Saint Louis poi vediamo la Place du Marchè des Chartrons e il relativo mercato ora adibito a manifestazioni culturali. Davanti all’entrata, troviamo una statua d’uomo in bronzo (a cui qualcuno ha infilato un paio di mutande bianche) dell’artista inglese Antony Gormley. Ce ne sono ben 16 in giro per la città, il messaggio che vogliono trasmettere è quello del corpo che si integra nella città e interagisce con spazio e ambiente circostanti.

Il nostro pomeriggio artistico continua al CAPC dove completiamo il giro visitando la collezione permanente: non è che ci faccia impazzire, diciamolo. Molto interessante è invece una mostra temporanea dal titolo “Land skating anywhere” che attraverso diversi video mostra le acrobazie di funambolici skateristi in giro per la città: ogni scala, parapetto, marciapiedi e qualsiasi altro tipo di superficie è buona perché questi matti vi si arrampichino sopra. Troppo bravi!

A questo punto ci manca solo una cosa da vedere, la Base sottomarina, che si trova nel quartiere Bassins a flot: non siamo sicuri che sia aperta, su internet abbiamo letto che rimane chiusa in assenza di mostre temporanee e l’ultima ha chiuso proprio ieri. Prendiamo comunque il tram B fino alla fermata Brandebourg, oltre la Citè du vin, poi ci incamminiamo per strade ancora più periferiche alla ricerca del bus 9 che dovrebbe portarci in prossimità della base. Improvvisamente inizia a piovere, il bus non arriva e allora sai che facciamo? Torniamo in albergo, dove riusciamo a farci stampare le carte d’imbarco per il volo di domani. Verso le 20.30 usciamo sotto la pioggia, direzione Saint Pierre, qui i locali abbondano e ne troveremo senz’altro uno carino per la nostra ultima cena in terra bordolese. Invece, con nostro grande stupore, quasi tutti i ristoranti sono chiusi e tutta la zona, sotto la pioggia, ha un’aria assai malinconica. Nessuno dei pochi locali aperti ci soddisfa ma alla fine, presi dalla fame e dalla pioggia sempre più fitta, entriamo al “Pita pita”, ristorante greco dove purtroppo siamo gli unici clienti, che tristezza!!! Comunque io ordino un’insalata greca, Francesco un bel piatto con giros, pita, 2 bicchieri di retsina e passa la paura. La cena è allietata da canzoni melodiche greche, ma essere gli unici avventori di un ristorante è comunque molto triste. Quando usciamo piove ancora e da sotto il nostro ombrellino salutiamo il centro di Bordeaux con tanta malinconia.

Giorno 8

Stamani ultima sontuosa colazione in hotel, allietata dalla presenza di deliziose crepes. Dal nostro tavolo vicino alla vetrata, sorseggiando il caffè, proprio come veri francesi ci dedichiamo alla lettura dei quotidiani. Prepariamo i bagagli e li lasciamo nel deposito poi, visto che abbiamo un’oretta libera prima di raggiungere l’aeroporto, prendiamo il tram fino al centro commerciale del nostro quartiere, Meriadeck: tante volte vi siamo passati davanti senza mai entrare. Il centro è molto carino, con diversi negozi e caffetterie. Torniamo in hotel e riprendiamo il fedele tram A fino a Lycee di Merignac, poi l’autobus 1 che ci porta all’entrata dell’aeroporto.

Questa settimana è volata, e se non fosse stato per l’intermezzo medico che ci ha comunque fatto stare sempre un po’ in apprensione, sarebbe stata perfetta. Abbiamo visto tanto, ma tralasciato anche alcune cose che desideravamo vedere, come il faro di Cardouan o le grotte di Pair-non-Pair, entrambi difficili da raggiungere senza l’automobile.

La città è comunque deliziosa, tutt’altro che “bella addormentata”, anzi, se tutti i lavori di recupero-abbellimento-rifacimento-trasformazione ora in corso continueranno con questo ritmo, fra qualche anno sarà irriconoscibile, quindi se volete visitarla affrettatevi!



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