Dalle campagne vallone al Mare del Nord

E’ piuttosto inconsueto sentire parlare del Belgio come meta di vacanze, soprattutto d’estate, quando sono le spiagge affollate del Mediterraneo o le isole Caraibiche le destinazioni più gettonate dell’italiano medio. Eppure il Belgio è un paese che potrebbe riuscire a sorprendervi, con i suoi pascoli e le foreste di abeti rossi, i...
Scritto da: Gisella Novello
dalle campagne vallone al mare del nord
Partenza il: 01/08/2003
Ritorno il: 05/08/2003
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
E’ piuttosto inconsueto sentire parlare del Belgio come meta di vacanze, soprattutto d’estate, quando sono le spiagge affollate del Mediterraneo o le isole Caraibiche le destinazioni più gettonate dell’italiano medio.

Eppure il Belgio è un paese che potrebbe riuscire a sorprendervi, con i suoi pascoli e le foreste di abeti rossi, i deliziosi paesini che si specchiano nei fiumi in un territorio che degrada dolcemente verso il Mare del Nord, le case con i tetti neri e spioventi e, perché no, le casseruole – vere e proprie vasche – traboccanti di cozze accompagnate da patatine fritte e salse di ogni genere Siamo partiti da Milano venerdì primo agosto, in tarda serata, alla volta di Liegi, che sarebbe stato il nostro punto d’appoggio per visitare questo angolo di Europa. Eravamo in due ed il nostro mezzo di trasporto era l’automobile.

E’ stato un peccato viaggiare di notte poiché ci siamo persi sicuramente tanti particolari paesaggistici (per raggiungere Liegi abbiamo transitato, seppure in alcuni casi solamente per brevi tratti, in Italia, Svizzera, Germania Francia e Lussemburgo), ma intorno alle 8 del mattino successivo, vale a dire dopo circa nove ore di viaggio, giungevamo già a destinazione.

Eravamo ospiti di amici di origini italiane e questo ci ha aiutato non poco, sia per ciò che riguarda le “dritte” circa i luoghi da visitare, sia in merito al vitto e all’alloggio. Non ci è possibile, pertanto, quantificare a pieno il costo complessivo di una vacanza di cinque giorni in Belgio, proprio perché per quanto ci riguarda le spese di pernottamento erano praticamente inesistenti.

In casi come questi, vale a dire se si è ospitati da persone del luogo, il modo migliore per sdebitarsi è presentarsi con una bella quantità di prodotti tipici italiani, sempre molto apprezzati. Non fate come noi che, dopo aver fatto scorta in Italia di valanghe di pasta, passata di pomodoro, merendine, Chinotto – che da loro non esiste – e vino, abbiamo dimenticato tutto a casa! Il primo giorno l’abbiamo dedicato al relax. Il viaggio è stato comunque lungo e viaggiando di notte bisogna mettere in conto un po’ di stanchezza il giorno successivo. Ne approfittiamo per studiare un itinerario che ci permetta di godere a pieno questi cinque giorni. Fortunatamente, durante tutti i giorni di permanenza a Liegi, il tempo è stato splendido e, oltre alle escursioni, ci siamo potuti godere anche qualche pomeriggio in giardino a prendere il sole… Liegi sorge sulle rive della Mosa e la parte più antica ed interessante dell’abitato, sulla riva sinistra del fiume, è ricca di chiese e palazzi ed ospita importanti musei. Ci sono tanti locali presso cui tirar tardi o gustarsi una birra a metà pomeriggio. Fra tutti, segnaliamo il Vaudré, quello che più ci ha colpito: conta più di duecento birre di ogni tipo e qualità. Si trova in una zona piuttosto defilata dal centro ma, essendo un locale storico, tutti ve lo sapranno indicare senza esitazione. Gironzolando per la città rimaniamo colpiti dall’elevato numero di immigrati di ogni colore. Tanti sono italiani che hanno lasciato il nostro paese durante il dopoguerra e che lavoravano, un tempo, in maggioranza nelle miniere di carbone; oggi sono completamente integrati nel tessuto sociale e non è raro incontrare figli di emigranti italiani che parlano solo in francese. Il secondo giorno ci siamo svegliati di buon’ora – intorno alle 6 – e, dopo aver gustato una bella colazione a base di formaggi ( fra i quali segnaliamo il saporitissimo, anche se terribilmente puzzolente Hevres), paté de foie e bouden noir o blanc (una sorta di salamotto morbido nero o anche bianco ), siamo partiti alla volta di Bruges, che dista da Liegi circa 300 km e che viene chiamata anche “la piccola Venezia” per via dei canali che la percorrono.

Dopo aver parcheggiato in uno degli autosili sotterranei, abbiamo proseguito a piedi verso il centro storico, bighellonando per più di un’ora in un meraviglioso mercatino delle pulci dove si può trovare veramente di tutto, dalle bambole antiche ai famosi pizzi artigianali, per i quali Bruges è nota. Per il momento ci limitiamo ad acquistare dei tranci di cioccolata aromatizzata con vaniglia, nocciole, mandorle e tantissimi altri gusti. Una vera delizia! Ciò che non dovete assolutamente perdervi – non abbiate fifa dell’acqua, è praticamente immobile – è il giro fra i canali sul battello. Spendendo solo qualche euro, e per circa mezz’ora, potrete ammirare la bellezza di questa cittadina fiamminga le cui case si affacciano,anzi, si immergono nell’acqua. L’atmosfera surreale, quasi da favola, vi rapirà.

Dopo il giro in battello ci siamo diretti verso la Grande Place, l’antico centro commerciale, sulla quale si affacciano meravigliose case colorate del XV e XVI secolo. Bellissima anche la Piazza del Burg, che ospita il Municipio, il più antico del Belgio, in stile gotico e deliziosi palazzi rinascimentali.

Ne approfittiamo, visto che si è fatta ora di pranzo, per acquistare presso un chiosco una bella vaschetta di frites, patate fritte tagliate a mano affogate nella senape o maionese. Mh… Riprendiamo la nostra visita facendo una capatina in un vecchio palazzo che ospita un’esposizione delle opere di Dali. Siamo piuttosto stanchi, ci riposiamo su una panchina e ci dirigiamo verso la macchina. I nostri accompagnatori sono deliziosi e ci propongono un’escursione verso il mare, il Mare del Nord. Ci dirigiamo verso Ostende e le sue spiagge pulite, anche se notevolmente meno affollate di quelle italiane. Ostende è il porto di pesca più importante del Belgio. La zona balneare si estende lungo la promenade Albert I, davanti al Casinò. A ridosso del canale del porto si trova il quartiere dei pescatori, un quadrilatero di vie strette fiancheggiate da vecchie case.

Ciò che più ci colpisce, oltre all’acqua del mare che non ci sembra poi così fredda come immaginavamo ed in cui azzardiamo anche un bagno, sono le deliziose crevettes, che si possono acquistare direttamente al porto. Sono una specie piccolissima di gamberi grigi che abbiamo sentito chiamare “petites bebettes”, ovvero “piccole bestioline”. L’atmosfera è pittoresca, tira un po’ di vento fresco e i gabbiani ci volano sulla testa.

Gustiamo una birra in una piazzetta – in Belgio costa pochissimo! – e rientriamo alla base, stanchissimi, ma con gli occhi colmi di bellezze.

Il terzo giorno l’abbiamo trascorso passeggiando pigramente per Liegi ed approfittandone per intrattenerci con gli amici del luogo.

Liegi non è una località particolarmente turistica, ma i golosi e gli amanti dello shopping potrebbero rimanerne incantati. Oltre a innumerevoli negozietti e megastore dove trovare oggetti di ogni genere, ad ogni angolo potrete gustare cioccolatini aromatizzati alla vaniglia, all’arancia o al cocco, biscotti di marzapane, oltre alle goffres, cialde calde intinte nella crema di cioccolato o di vaniglia. Un vero incanto.

Come già anticipato, il piatto nazionale è composto da moules (ovvero cozze saporitissime) che vengono servite (1 kg) in casseruole immense, accompagnate da un piatto di patate fritte e diverse ciotole di salse di ogni tipo. Noi consigliamo quella all’aglio… Una vera delizia! Non commettete l’errore – un classico – di pensare che le moules frites siano le cozze fritte (!); non è così, è solo che la congiunzione è omessa e frites non significa “fritte” inteso solo come aggettivo, bensì “patatine fritte”.

I nostri amici ci hanno preparato un’invitante grigliata di pesce che gustiamo tutti insieme in giardino, parlando un po’ in italiano e un po’ in francese.

Per il giorno successivo la nostra meta è Maastricht: ci spingeremo oltre confine per ammirare un pezzettino di Olanda. In realtà Maastricht si trova appena oltre il confine olandese, e non notiamo una grandissima differenza con il paesaggio del Belgio. Immense distese di macchie verde e di fiumi solcano splendide campagne.

E’ martedì e i nostri amici belgi lavorano, per cui siamo solo noi due a passeggiare per le vie del centro, piuttosto affollate. Ci piace osservare gli sguardi ed i visi delle persone che incrociamo e paragonarli a quelli di noi italiani. Ci sembra tutto così simile, ma allo stesso tempo diverso. E’ un continuo dire “Hai visto che senso civico?”, “Guarda che ordine!”, “Che tranquillità”. Sembra che ogni cosa stia al suo posto, e rimaniamo assai colpiti da quella che scopriamo essere una chiesa sconsacrata, poiché esternamente è una chiesa a tutti gli effetti, ma all’interno… curiosi di visitarla scopriamo essere un parcheggio per biciclette e motorini! Ci viene da ridere e non scattiamo neanche una foto: questa bizzarria vogliamo portarcela nella memoria! Ci rimpinziamo anche qui di moules frites (non staremo forse esagerando un pochino?) e notiamo che hanno un gusto sublime… Ci ripromettiamo di prepararle allo stesso modo quando saremo in Italia, lontani da queste isole pedonali immense, dai fiumi che solcano le città e dalla musica di violino che proviene da un angolo della strada.

Siccome il pomeriggio è ancora lungo, raggiungiamo nuovamente Liegi e la superiamo, dirigendoci poi verso Huy, un grazioso paesino incastonato fra le colline della parte vallona del Belgio. Da vedere la splendida piazza, l’antico quartiere artigianale e commerciale. Visitiamo la cattedrale, ma a me fanno male i piedi – abbiamo camminato tutto il giorno! – e alla fine ci ritroviamo a berci una birra in un bar molto caratteristico.

L’ultimo giorno abbiamo in programma l’escursione a Han-sur-Lesse, che si trova nel sud del Belgio, a circa un’ora e mezza di distanza in auto da Liegi. La strada provinciale regala degli splendidi scorci di colore giallo e marrone, intervallati solamente dall’azzurro del cielo. Queste campagne che scorgiamo dal finestrino sembrano davvero surreali e le palle di fieno posate sui prati ci fanno sognare di essere finiti in un quadro di Van Gogh.

Han-sur-Lesse è nota per le sue grotte. Parcheggiamo e ci dirigiamo verso una lunga fila di persone. Forse il prezzo del biglietto è un po’ elevato (10 euro), ma ne vale assolutamente la pena. Le grotte si raggiungono a bordo di un trenino che si arrampica sulla collina. Dopo circa 10 minuti si scende e si prosegue a piedi. Portate con voi assolutamente una felpa, perché l’escursione termica fra l’esterno e l’interno delle grotte è notevole… Noi avevamo solo un asciugamano con il quale coprirci e, in pantaloncini e sandali, faceva veramente freddo… Brr… Le nostre facce nelle fotografie dicono tutto! Le grotte, scavate dal fiume Lesse, sono visitabili per un terzo della loro ampiezza. Le si percorre a piedi fino alla Salle du dòme, vastissima cavità alta 129 metri. La visita è resa ancora più suggestiva dalla musica e dai giochi di luce studiati ad hoc, che creano un’atmosfera incantevole, quasi fatata. Le guide sono competenti e simpatiche, o così ci pare, visto che per evitare di aspettare ore ed ore fuori dalle grotte, abbiamo seguito la guida olandese anziché quella francese. Non capivamo un’acca e ad ogni sua battuta ridevamo interdetti, imitando gli altri che capivano perfettamente! La visita alle grotte, che dura circa un’ora e mezza, termina a bordo di una barca, sulla quale si sale per raggiungere l’uscita, che viene annunciata da un colpo di cannone (non ne abbiamo capito la funzionalità, ma consigliamo vivamente di tapparsi le orecchie!).

Il tempo passa velocemente ed è già ora di tornare a casa. Ci prepariamo per trascorrere l’ultima serata in compagnia dei nostri amici che ci hanno preparato una deliziosa cenetta e raccontiamo loro come siano stati piacevoli questi cinque giorni in un paese di cui sicuramente tesseremo le lodi una volta giunti in Italia.

La nostra vacanza prosegue, il giorno successivo ci sveglieremo all’alba, saluteremo tutti, lasceremo il suolo belga, con i suoi abitanti schivi ma gentili, con le sue case dai tetti neri spioventi per permettere alla neve di scivolare giù, con i suoi boschi puliti e le campagne che si estendono a perdita d’occhio, per dirigerci verso la Francia, destinazione Bretagna.

Ma questa è un’altra storia…



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