Irlanda, l’isola di smeraldo

Storia, leggende e natura sono l'essenza dell'isola che Oscar Wilde definì "bellezza selvaggia"
Scritto da: curiosona
irlanda, l'isola di smeraldo
Partenza il: 16/06/2016
Ritorno il: 28/06/2016
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
Quest’anno in Irlanda ricorre il centenario della Rivolta di Pasqua, Easter Rising, del 1916 che diede il via alla guerra d’indipendenza dall’Inghilterra soffocata nel sangue dall’esercito britannico. Qualche anno dopo esplose la guerra civile che lasciò la parte settentrionale dell’Isola, Ulster, sotto la Gran Bretagna, mentre nel 1922 nasceva lo Stato libero d’Irlanda nel sud. Con un volo low-cost da Bergamo atterriamo a Dublino, prima tappa del nostro viaggio. Abbiamo già prenotato l’auto che troviamo all’aeroporto e che ci accompagnerà per tutto il tour. In internet abbiamo scelto l’hotel in città con parcheggio, dove pernotteremo due notti. Con noi c’è un caro amico che ama questo tipo di viaggi in libertà senza alcuna destinazione prefissata. Ovviamente abbiamo definito un itinerario di massima inserendo i luoghi più interessanti.

Da Dublino scenderemo lungo la costa orientale verso sud per vedere le coste rocciose intagliate da baie, risaliremo la costa occidentale affacciata sull’Atlantico, attraverseremo le contee di Sligo e Donegal a nordovest, entreremo nell’Ulster per visitare Belfast, la capitale, e ritorneremo a Dublino.

Noi passeremo due giorni a Dublino, capitale ricca di storia e di cultura, situata alla foce del fiume Liffey. Subito il cielo ci ricorda la famosa canzone di Fiorella Mannoia (Il cielo d’Irlanda): nuvole e luce sfumata trasformano i colori in bianco/nero, il vento corre veloce e la temperatura sui 19° non scende mai sotto i 13° in estate. Ci dicono che anche in inverno non scende mai sotto i 4/5 gradi e non nevica mai. Prendiamo la Luas, la metropolitana di superficie che collega la città da nord a sud. Iniziamo il giro della Dublino storica col Trinity College, università irlandese fatta costruire da Elisabetta I nel 1592 per gli studenti dell’aristocrazia anglicana. La facciata è imponente e all’interno bei cortili con ampi spazi verdi accolgono il teatro, la Cappella e il Refettorio. In queste aule hanno studiato personaggi famosi come Jonathan Swift, Oscar Wilde e Samuel Beckett. Basti pensare che la biblioteca custodisce oltre 200.000 antichi volumi scientifici, tra i quali il prezioso manoscritto miniato di Kells, realizzato dai monaci irlandesi nell’ottocento, che contiene la traduzione in latino dei Quattro Vangeli. Ci colpisce la dimensione della Long Room, una galleria di lettura lunga 70 m. con soffitto a volta in legno. L’ingresso è a pagamento, ma ne vale sicuramente la pena perché si entra in un tempio della cultura mondiale.

Vicino troviamo la Saint Patrick’s Cathedral, imponente Chiesa Protestante Anglicana in stile gotico e simbolo della città. Costruita nel luogo dove San Patrizio, patrono d’Irlanda, avrebbe battezzato i primi cristiani convertiti, ha imponenti monumenti funebri, numerose cappelle e un bel coro ligneo.

Poco distante dal centro visitiamo l’attrazione turistica più nota della città: la Guinness Storehouse, per un viaggio nel tempo alla scoperta della storia iniziata oltre 250 anni fa e dell’arte della fabbricazione della bevanda simbolo d’Irlanda, “black stuff”, oro nero, come la chiamano gli irlandesi. E’ un’esperienza diversa e molto interessante per comprendere l’amore che gli isolani hanno per questa fabbrica e ancora di più per la “porter” (birra scura), bevanda nazionale che si deve servire con una schiuma cremosa molto consistente. Il caratteristico gusto, simile al caffè, è dato dall’orzo che viene tostato prima di utilizzarlo. Incluso nel biglietto d’ingresso c’è la consumazione di una pinta di birra Guinness che si consuma al settimo piano, al Gravity Bar, che offre anche la veduta panoramica a 360° sulla città. Al quinto piano è allestito un ristorante valido per uno snack veloce.

In O’Connell Street notiamo le statue dei nazionalisti irlandesi giustiziati durante la rivolta nell’antica prigione Kilmainham Gaol ora museo. In un sobborgo di Dublino visitiamo questa ex-prigione aperta nel 1796 e chiusa nel 1924. Si entra soltanto con la guida e il tour è organizzato molto bene con dettagliate spiegazioni. Migliaia di persone vennero imprigionate qui, uomini, donne e a volte anche i bambini venivano arrestati per piccoli reati. Si racconta che la bambina più giovane avesse sette anni e il bambino solo cinque. Molti adulti invece furono deportati in Australia. L’ala ovest è la più antica, buia e fredda, mentre l’ala est, costruita nel 1860 secondo lo stile vittoriano, è più luminosa e ogni cella è visibile dalla piattaforma centrale. Nel cortile del “duro lavoro” i prigionieri spaccavano le pietre, e le donne lavoravano in lavanderia. Per la pace di tutti non mancano due cappelle, cattolica e protestante. Una targa commemorativa e due croci indicano il luogo dove i 14 capi della Rivolta di Pasqua furono trucidati nel maggio del 1916. E’ un luogo sinistro, emozionante e commuovente per tutti i visitatori, perché si intuisce la sofferenza e la miseria che regnava in questi ambienti.

All’interno delle mura medioevali della città visitiamo il Dublin Castle situato sulla sponda del Liffey, considerato il simbolo dell’occupazione britannica in Irlanda perché fu il centro del potere inglese. Costruito nel 1204 dal re Giovanni era una struttura con quattro torri, un fossato e un ponte levatoio. Distrutto in un incendio nel 1684, oggi è rimasta soltanto una torre originale, la torre per gli Annali. Entriamo nella Cattedrale di Christ Church, la più antica di Dublino fondata nel 1030 dai Vichinghi e ricostruita dagli Anglo-normanni. L’edificio ha subito molti cambiamenti nel corso dei secoli, ma il suo fascino resta immutato.

Le eleganti residenze in stile georgiano sono situate per la maggior parte in Merrion Square e la Fitzwilliam Street un agglomerato urbano molto caratteristico. Al primo colpo d’occhio queste case sembrano di aspetto uniforme, ma osservandole meglio si notano le differenze nei particolari delle porte e dei balconi. Sono talmente ben conservate che da un momento all’altro potrebbe persino uscire Oscar Wilde dalla porta rosso lacca con il bastone da passeggio in una mano, i guanti nell’altra e l’abito elegante. La città è attraversata dal fiume Liffey e i numerosi ponti decorano egregiamente il panorama. Da non perdere il tramonto sul Liffey dall’Halfpenny Bridge, una passerella metallica punto di osservazione speciale, che fu finanziato col pedaggio di mezzo penny e da qui il suo nome. Girovaghiamo per la città e ci fermiamo per la cena al 4 di Crown Alley, dove ci hanno detto che c’è uno degli storici “fish & chips” della città, Leo Burdock, fondato nel 1913. Qui sono approdati personaggi famosi da tutto il mondo che hanno lasciato la loro firma nel locale. Siamo nella parte antica di Dublino, dove si trovano bar, ristoranti e caffè. E’ un groviglio di stradine strette con edifici moderni accanto a vecchie case colorate e centri dedicati a musica, cinema, arte e fotografia. Le strade di Dublino sembrano uscite da un romanzo di Joyce. Notiamo alcuni musicisti di strada che suonano le loro canzoni davanti ai tavolini del locale dove molte persone si godono lo spettacolo improvvisato. Sulla bella via pedonale Grafton Street ammiriamo la statua di Molly Malone, la pescivendola eroina nazionale che vendeva cozze e vongole lungo le strade di Dublino spingendo un carretto di legno e che morì giovane a causa di una febbre. Le hanno dedicato una canzone popolare gaelica “Cockles and Mussels” diventata inno informale della città di Dublino. Il curioso è che non ci sono prove che questa ragazza sia mai esistita. Numerosi sono i locali e pub storici sparsi in questa capitale moderna con un’anima antica e un cuore di origine celtico. In Temple Bar, vecchio quartiere portuale, troviamo vicoli acciottolati con tanti ristoranti, gallerie d’arte, ma soprattutto i pub che sono il centro della vita sociale irlandese. In questi locali si viene per l’addio al celibato/nubilato, per festeggiare compleanni e per qualsiasi ricorrenza. Noi andiamo al Brazen Head, il più antico pub di Dublino fondato nel 1198, luogo dove una volta si riunivano i capi dell’insurrezione per organizzarsi e dove oggi si tengono spettacoli di musica tradizionale irlandese. Qui al nord le giornate sono molto lunghe in questa stagione: albeggia verso le cinque ed è chiaro sino alle 22,30.

Ci godiamo i due giorni a Dublino visitando mercatini, botteghe stravaganti e negozi in Henry Street, dove i venditori ambulanti richiamano i passanti con le loro grida vivaci. Ci concediamo passeggiate nel Phoenix Park, ampio parco cittadino, e nel St. Stephen’s Green, dove gli abitanti di Dublino amano prendere il sole, quando splende. Solo passeggiando sulle rive del Liffey e frequentando i suoi pub nei quartieri storici si può apprezzare al meglio questa città calorosa e vivace. La cucina irlandese può contare su prodotti di qualità come burro, carne, pollame, legumi e soprattutto pesce e frutti di mare.

Ovviamente la colazione è il pasto principale composto da toast, cereali, uova, salsiccia o prosciutto alla griglia, dolce, caffè, latte, tè o succo di frutta. Uno spuntino è sufficiente per il pranzo di mezzogiorno, mentre una piacevole usanza è il tea time con piccoli dolci e tè irlandese. La cena è molto importante e alcuni ristoranti aprono soltanto la sera. La birra è la bevanda nazionale scura, rossa o chiara. Quando si ordina una birra viene servita automaticamente una pint (circa mezzo litro)! Meglio precisare semplicemente “mezza pint” o un bicchiere. Altra bevanda nazionale è il whiskey (scritto con la e a differenza di quello scozzese) e l’ Irish coffee è ottimo per concludere in modo piacevole un buon pasto. A cena ci rechiamo nel sobborgo di Howth, al porto, perché ci hanno consigliato un ristorante, la cui cucina a base di pesce fresco è rinomata. Gustiamo con piacere ottimi calamari, salmone, nasello, gamberoni, granchi e sardine grigliate innaffiate con birra irlandese.

Il 18 giugno lasciamo Dublino diretti a Glendalough, uno dei più antichi insediamenti cristiani d’Irlanda, situato su un lago in una valle stretta e suggestiva circondata dalle imponenti montagne Wicklow ricoperte da una fitta foresta. Per la verità i laghi sono due, Basso e Superiore, e infatti questa valle è chiamata “valle dei due laghi”. Forse è in questi boschi che si nascondono elfi e fate, ma noi non abbiamo il tempo di cercarli… Troviamo invece una delle torri circolari più alte e meglio conservate in Europa, croci celtiche e i resti delle chiese e della Cattedrale. Visitiamo le rovine dell’abbazia del VI secolo, fondata da St. Kevin, un monaco irlandese venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese ortodosse. Fu priore di questo monastero per oltre sessant’anni e sembra che morì all’età di 120 anni. E’ raffigurato con un merlo in mano e un daino accovacciato ai suoi piedi a causa di un miracolo che gli viene attribuito. St. Kevin, nella piccola cella del convento, offre la sua mano come nido al merlo e attende la schiusa delle uova inginocchiato in preghiera. Da parte nostra noi proviamo soltanto ad immaginare come doveva essere la vita dei monaci in questo posto tanto incantevole quanto isolato dal mondo. Terminiamo la nostra visita a piedi lungo i sentieri che portano ai laghi formatosi dopo l’era glaciale. La contea di Wicklow sulla costa orientale è un insieme di spiagge dorate, vallate boscose, pendii ondulati, laghi e cascate. Qui è stato girato il famoso film hollywoodiano “Braveheart” proprio per il paesaggio. Notiamo numerose pecore al pascolo tra i muretti a secco: sono molto piccole e la lana ricciolina non è ancora stata tosata. Una macchia colorata stabilisce la famiglia alla quale appartengono.

Continuiamo verso sud passando per le località sul mare come Wexford, proseguiamo lungo il fiume Barrow su tortuose stradine verso New Ross. E’ da questa contea che provenivano gli antenati del Presidente Kennedy quando emigrarono in USA. Oggi è una zona ricca di coltivazioni di ortaggi e orzo e sulla strada incrociamo chioschi che vendono patate novelle e cestini di fragole profumate e dolci che ci affrettiamo a comperare. I pascoli sono punteggiati di mucche di ogni razza, pezzate, bianche, nere, marroni e l’erba è di un verde abbagliante.

Raggiungiamo Waterford famosa per la produzione di cristallo. E’ una cittadina pittoresca, antica roccaforte vichinga e in seguito normanna, con uno splendido ponte, il lungo molo e il centro storico medioevale fatto di vicoli stretti. La cristalleria produce forme classiche con pezzi soffiati o molati e la fabbrica si può visitare per vedere i soffiatori all’opera. Proseguiamo verso la zona di Dungarvan ricca di numerose spiagge sabbiose come Tramore, Stradbally e la penisola di An Rinn, dove la lingua parlata è l’irlandese gaelico! L’irlandese è una lingua celtica diffusa ancora oggi sulla costa nord, ovest e a sud dell’isola a macchia di leopardo. In tutta l’isola comunque le indicazioni stradali e i nomi delle vie sono bilingui un po’ ovunque e a scuola l’irlandese è materia obbligatoria. Questa parte di costa è punteggiata di tranquilli villaggi e l’itinerario si snoda lungo strade rurali. L’atmosfera è rilassata e le lunghe spiagge sono frequentate dai turisti malgrado il forte vento e il clima che certo non spinge a bagnarsi. L’alternativa sono grandi passeggiate sulla sabbia respirando l’aria che è molto pulita e stimolante. Qualcuno porta il cane a correre e altri giocano al gioco preferito dagli irlandesi: l’hurling con mazza e palla. Di solito si gioca sull’erba, ma ho visto ragazzi allenarsi sulla spiaggia. Il vento soffia forte, ma il cielo è azzurro solcato da nuvolette bianche e qualcuno passeggia in costume da bagno malgrado i 19 gradi.

Più avanti troviamo Youghal, dove decidiamo di pernottare. E’ un grosso borgo dominato dalla Torre dell’Orologio eretta sul luogo di un’antica porta fortificata. Da qui entriamo nelle mura di cinta costruite nel XIII secolo che offrono uno dei migliori esempi di fortificazioni medioevali in Irlanda e dove possiamo ammirare un bel panorama su tutta la città. Seguendo gli spalti giungiamo alla chiesa di St. Mary del XIII secolo ben conservata e con vetrate del 1498. Passeggiando raggiungiamo il porto e la Market Square dove si affacciano begli edifici del XVIII e successivi, come la Court House, la Market House e la Water Gate. In questo porto furono girate alcune scene del film Moby Dick nel 1954. Ci raccontano che su questa costa, nel porto di Cobh, fece l’ultimo scalo il Titanic nell’aprile del 1912. Da questo porto partirono anche molti emigranti verso l’America. La cattedrale di St. Colman, in stile neogotico con un caratteristico carillon di 47 campane, domina il piccolo centro di case colorate.

Arriviamo il giorno seguente a Cork, seconda città d’Irlanda per dimensioni, il cui nome significa “palude” o “terre umide” in gaelico, perché è situata su un’isola tra due rami del fiume Lee. La caratteristica di Cork sono i suoi 25 ponti posti sul fiume, le strade tortuose e le scalinate. Questa zona è in effetti molto bella: il paesaggio di colline granitiche punteggiate da laghi, muretti in pietra, cespugli di azalee e rododendri, bagnata dall’Atlantico cosparso di isolotti e una costa rocciosa con fiordi profondi in fondo ai quali sorgono villaggi di pescatori. Dolci colline e vallate agricole disseminate di villaggi pittoreschi fondati dai Normanni rendono questa contea tra le più ammirate.

Nello storico quartiere di Shandon visitiamo la Chiesa protestante di St. Anne’s, la più famosa di Cork perché sul suo campanile svetta un’originale banderuola a forma di salmone lunga 3 metri e otto campane che i visitatori possono suonare se lo desiderano. Si sceglie il motivo e suonando le campane di Shandon si entra a far parte della tradizione secolare. Vicino alla chiesa entriamo nell’English Market, diventato famoso dopo la visita della Regina Elisabetta nel 2011 che rimase sbalordita. Questo è il più antico mercato d’Europa nella sua categoria. Nel 1770 fu creato come mercato del burro (Butter Exchange) e ha contribuito non poco alla prosperità della città. Ancora oggi il burro irlandese è molto buono e viene servito nei locali insieme al pane. Il Fitzgerald’s Park è un grande parco adatto a belle passeggiate e sulla terrazza del caffè, “The Tea House” facciamo una piacevole sosta. E’ frequentato soprattutto da studenti perché l’University College Cork, in stile gotico Tudor, si affaccia proprio su questo parco. Il St. Patrick’s Bridge è uno dei ponti più belli di Cork con le sue tre imponenti arcate.

Nei dintorni di Cork a circa 9 km, visitiamo il Blarney Castle, la fortezza di Cormac McCarthy, costruita nel 1446, al centro di un superbo parco famoso per la “Blarney Stone”, “pietra dell’eloquenza” incastrata nel muro del cammino di ronda, in cima al castello. La leggenda da oltre 200 anni dice che chi la bacia riceve immediatamente il dono dell’eloquenza. Ci si sdraia sulla schiena e si è tenuti per le braccia per baciare la pietra a testa rovesciata. I suoi poteri sono certi, ma la sua storia ha diverse spiegazioni. Potrebbe essere il cuscino di Giacobbe, utilizzata in seguito come la Pietra del Destino per la successione al trono dei re irlandesi. Il parco è enorme con cascate, giardino dei veleni con piante tossiche, giardino delle felci, il bosco di pini, tassi, tigli e castagni, e perfino un lago. All’interno del parco si trovano anche pittoreschi giardini rocciosi, Rockclose, un insieme strano e armonioso di rocce del tempo dei druidi con significati misteriosi. I druidi erano importanti e venerati nella civiltà celtica. Oltre ad avere un ruolo religioso, predicevano il futuro, curavano i malati, interpretavano le stelle e amministravano la giustizia. Ancora oggi ci dicono che alcuni gruppi praticano le antiche tradizioni druidiche e i riti dei Celti tenendo riunione segrete notturne, cogliendo il vischio sui rami delle querce e celebrando messe pagane in clandestinità perché in Irlanda predomina il cattolicesimo conservatore.

Proseguiamo verso Killarney situata in fondo a una valle verdeggiante, circondata da tre laghi, Lough Leane, Muckross Lake e Lough Guitane, e parecchi fiumi. Maestose montagne, tra cui il McGillicuddy’s Reeks, la più alta cima irlandese, incorniciano la cittadina come in un abbraccio cordiale. Ci fermiamo per il pernottamento perché il giorno seguente ci attende il famoso itinerario Ring of Kerry che percorre la penisola Iveragh. E’ un tour panoramico di oltre 150 km tra montagne, scogliere a strapiombo sull’oceano e piccole baie molto selvagge.

La strada è stretta a tratti tanto che ogni tanto dobbiamo fermarci nella frequenti piazzole di sosta per lasciare il passo ai mezzi che incrociamo, che per fortuna sono pochi. Il paesaggio però è spettacolare e alcuni villaggi pittoreschi si trovano sul percorso. Prati smeraldo punteggiati da pecore e mucche al pascolo fanno da cornice. Raggiungiamo Killorglin, nota in tutto il mondo per la “Puck Fair”, la fiera annuale del bestiame. Le sue origini pagane risalgono alla festa celtica di Lughnasa che prevedeva tre giorni di digiuno e riti sacrificali per celebrare il raccolto. Arriviamo al caratteristico villaggio di Glenbeigh, dove si trova la magnifica spiaggia di oltre sei km lungo la baia con vista sulla penisola di Dingle. Il vento qui soffia molto forte, è il paradiso dei surfisti e ci sono dune di sabbia ricoperte di ciuffi di erba.

Alle porte di Cahersiveen incontriamo le rovine di Carhan House, dove nel 1775 nacque Daniel O’Connell, il liberatore, politico famoso che contribuì all’emancipazione dei cattolici, che in questa zona sono ed erano molto presenti. Sul lungomare di Waterville troviamo molto alberghi e bar a testimonianza della sua vocazione balneare. In lontananza in mare notiamo quattro pietre allineate. La leggenda vuole che questo sia il punto di sepoltura di Scene, la moglie di uno degli otto capi dei Milesiani, gli ultimi leggendari invasori dell’Irlanda. Questo antico popolo, intorno al 350 a.C., introdusse cultura e lingua dei celti e si dice avessero i capelli rossi. Su questa litoranea si trovano le spiagge di sabbia più belle d’Irlanda: Westcove e Castlecove. Ci fermiamo allo Staigue Fort, un maestoso forte circolare in pietra ormai parzialmente in rovina, ma con una vista maestosa sulla baia e circondato da colline verdi. E’ considerato il più grande forte circolare d’Irlanda. Proseguiamo fino al delizioso villaggio Sneem, dove due fiumi Ardsheelaun e Sneem si uniscono e sfociano nella baia formando una suggestiva cascata vicina al ponte del villaggio.

Chiudendo l’anello arriviamo alla storica cittadina di Kenmare. Ci concediamo una passeggiata sulla Henry Street, famosa per le originali facciate dei suoi negozi e dei portoni d’epoca. Da qui partono le gite in barca attorno alle isole e sul fiume Kenmare. Il forte vento e il mare tumultuoso ci convincono di lasciar perdere l’uscita in barca.

Percorriamo la Wild Atlantic Way, la strada oceanica più lunga al mondo: 2500 km lungo la costa occidentale bagnata dall’Atlantico, scenografica e romantica tra scogliere di arenaria, uccelli marini e spazi immensi. Le colline di erica spazzate dal vento, la pioggia che avvolge ogni cosa, l’oceano spumeggiante che accarezza la costa frastagliata e orlata di sabbia bianca e noi ammutoliti da pensieri ed emozioni. La luce improvvisamente cambia, le nuvole corrono via e il verde si accende. Il film della natura è completato. Ci dirigiamo a nord attraverso un paesaggio arido e selvaggio disseminato di stagni e campi suddivisi da muretti di pietra all’interno dei quali pascolano pecore in libertà.

Attraversiamo Limerick, città fondata dai Celti, poi i Normanni eressero mura, castelli e un ponte sul fiume Shannon. A una ventina di km visitiamo il Bunratty Castle, ancora ben arredato con preziosi mobili antichi. Dietro il castello si estende il Bunratty Folk Park, ricostruzione fedele di un villaggio irlandese del XIX secolo con posta, scuola, pub, negozi e fattorie ed è l’ideale per renderci conto di come fosse un villaggio autentico irlandese. Questa parte dell’Irlanda offre meraviglie naturali: il fiume Shannon invita a una crociera in house-boat, mentre l’altopiano roccioso di Burren, spoglio di vegetazione, sovrasta il suo estuario. Si estende per circa 300 km2, costituito da rocce calcaree e ravvivato da macchie verdi di pascolo alternate a boschi di noccioli. In questa stagione troviamo anche tante varietà di fiori che creano un mix di colori unico. Al cento di Burren si trova la Aillwe Cave, un labirinto sotterraneo di gallerie, di corsi d’acqua e di grotte con le stalattiti. Numerosi dolmen e forti circolari testimoniano che il Burren era abitato nella preistoria. Il dolmen più noto risale al neolitico, tra i 4200 e 2900 a.C., costituito da una lastra lunga 3,6 metri sorretta da due lastre sottili in verticale. Nel 1985 in occasione di un restauro, gli scavi eseguiti hanno messo in luce i resti di 22 adulti e bambini sepolti sotto il monumento. Furono trovati anche numerosi oggetti personali come un’ascia in pietra, ciondoli, armi e ceramiche. Fino al periodo celtico questo dolmen rimase un centro rituale importante. In Irlanda ci sono circa 174 dolmen sparsi in diverse contee. A noi comuni mortali sembrano opere provenienti da un’altra galassia, misteriose e affascinanti.

Proseguiamo lungo la costa e finalmente scorgiamo le famose Cliffs of Moher, spettacolari scogliere che raggiungono i 200 metri di altezza, il cui nome in gaelico significa “scogli pericolosi” e, in effetti, lo erano in passato per i naviganti. Si estendono per oltre 8 km di costa e dalla O’Brien’s Tower, sala da tè vicino al parcheggio del centro visitatori, si gode un fantastico vertiginoso panorama. La forza dell’Oceano ha modellato una costa rocciosa selvaggia e desolata che in questa stagione mostra tutto il suo splendore quando tra le rocce spuntano graziosi fiori. Un lungo percorso a piedi gira sopra la scogliera e affascina il contrasto della roccia scura, che sorge dall’Oceano blu, coperta di prati verdi scintillanti. Il cielo è azzurro, il sole ci saluta illuminando la costa rocciosa di una bellezza selvaggia. La fauna selvatica composta da uccelli nidificanti, uccelli marini e falchi qui è protetta e le loro grida risuonano nell’aria. Dalle scogliere è possibile scorgere le isole Aran, famose per la produzione di lana, la Baia di Galway, i Twelve Pins, le montagne Maum Turk nel Connemara e il Loop Head a sud. Dalla torre di O’Brien, creata per i turisti nel 1835, si può comunque ammirare una straordinaria vista tutt’intorno. Un paio di suonatori di strada di musica folk rallegrano il percorso perché la Contea di Clare è la patria della musica tradizionale irlandese. Le note si diffondono nell’aria e il vento gioca con loro trascinandole lontano. Per la notte ci fermiamo nel grazioso villaggio di Ennis dove ceniamo in un pub per ascoltare la musica tradizionale irlandese dal vivo. Violino, fisarmonica e flauto accompagnano il trio questa sera. I piedi fanno fatica a stare fermi al ritmo veloce ed allegro di questa musica.

Il mattino seguente arriviamo a Galway, una città universitaria e nelle sue stradine medioevali s’incontrano numerosi giovani con uno spirito bohémien. Il cuore della città, Eyre Square, è ricco di negozi che attirano tanti curiosi. Nella bottega Thomas Dillon’s risalente al 1750 si vende il famoso anello tradizionale irlandese, Claddagh Ring, composto da due mani che sostengono un cuore sovrastato da una corona creato nel villaggio di pescatori di Claddagh, una comunità di famiglie di lingua irlandese che ancora oggi elegge il suo “re”. E’ un ricercato accessorio alla moda e un grande simbolo di romanticismo per gli irlandesi. Per la sosta culinaria facciamo un salto al Griffin’s Bakery, rinomato panificio del 1876 e oggi alla quinta generazione, per provare il pane al gusto di whiskey irlandese! Il raffinato negozio McCambridge’s di alimentari ha annesso un caffè, dove facciamo una pausa. Secondo la leggenda Cristoforo Colombo pregò nella St. Nicholas’s Collegiate Church costruita nel 1320, prima di partire alla scoperta del Nuovo Mondo.

Lasciamo Galway, attraversiamo la regione costiera del Connemara, frastagliata e orlata di sabbia bianca. Qui il paesaggio è arido con torbiere disseminate di stagni e nei campi delimitati da muretti pascolano in libertà le pecore. Proseguiamo fino a Clifden, capoluogo del Connemara, diretti a Leenaun, all’estremità del porto e del fiordo di Killary, l’unico in Irlanda. Arriviamo a Westport, tranquillo borgo nella baia di Clew, chiamata la “baia delle 365 isole” per le innumerevoli isole e isolotti che offrono un panorama mozzafiato sull’Atlantico del nord. La “montagna sacra” irlandese, Croagh Patrick, sorge sullo sfondo quasi a vegliare sulla baia. Alta 765 metri, ha forma rotonda e sulla cima sorge una piccola cappella votiva. Qui, secondo la leggenda, san Patrizio avrebbe digiunato per quaranta giorni nel 441. Da allora è luogo di pellegrinaggio per gli irlandesi cattolici. Occorrono due-tre ore per salire sino in cima, ma basta un breve tratto per avere una bella visuale. Secondo la leggenda i rettili dell’isola si gettarono dalla falesia, attirati dalle campane di San Patrizio. Riprendiamo il nostro viaggio diretti a Newport sulla baia omonima per proseguire verso Ballycastle attraverso la Contea di Mayo, ricca di torbiere. Per definizione la torba si forma in luoghi ricchi di acqua, la vegetazione è prevalentemente erbacea e la temperatura è bassa. Il materiale che si forma viene raccolto e utilizzato come combustibile da molti secoli e in Irlanda è molto presente. Nei prati si vedono mucchietti di torba già tagliata pronti per la raccolta. Qui visiteremo i Céide Fields, sito archeologico dell’Irlanda neolitica più esteso al mondo risalente a 5000 anni fa. La società era formata da agricoltori ben organizzati, che bonificarono e seminarono il terreno, e con una propria profonda religiosità tanto da onorare i loro morti. Poi l’attività cessò e nei secoli lo strato di terra coprì il loro territorio. Casualmente furono poi scoperti antichi muri in pietra, case e tombe megalitiche quasi intatti. Quello che non è resistito al tempo era costruito in legno o in paglia. Cacciando selvaggina e coltivando ortaggi trovarono sostentamento per il corpo, contemplando il paesaggio trovarono nutrimento per l’anima. Nel centro visitatori sono esposti reperti e vengono allestite mostre. Ci dirigiamo verso Downpatrick Head, scogliera spettacolare con flora selvatica e pecore che pascolano rischiando di cadere nell’Oceano. Il magnifico scorcio marinaro si offre ai nostri occhi in tutta la sua bellezza: il sole risplende nel cielo azzurro, i prati color smeraldo hanno una luce straordinaria e l’Oceano blu scintilla come mille diamanti. Ci fermiamo per la notte a Ballina, centro della contea di Mayo.

Il giorno seguente proseguiamo verso nord fino a raggiungere Sligo, piccola città portuale sulla foce del fiume Garavogue nella baia omonima, che diede i natali al poeta William Yeats nel 1865. Il suo ricordo è presente ovunque nella contea con monumenti e iscrizioni, e ogni anno in agosto si tengono i corsi alla Yeats Int. Summer School frequentati da studenti provenienti da tutto il mondo. Interessante è l’Abbazia domenicana del XIII secolo con il chiostro del XV secolo, uno dei meglio conservati di tutto il Paese. Vicino a Sligo sorge sulla collina di Knocknarea il Carrowmore Megalithic Cemetery, sito rituale funebre preistorico di oltre 30 tombe megalitiche. Le tombe sono disposte in un recinto circolare e il dolmen sono le entrate formate da due pietre verticali con una orizzontale collocata sopra. Una leggera pioggerella rende il paesaggio luccicante e mistico.

Risaliamo lungo la Costa Atlantica, molto frastagliata e ricca di spiagge sabbiose e deserte, passiamo da Drumcliff, piccolo centro dove riposano le spoglie di Yeats, da Bundoran, luogo di villeggiatura circondata da belle spiagge e onde ottime per i surfisti, e arriviamo a Donegal, città che sorge sulla baia omonima, alla foce del fiume Eske. Le ripide falesie del Donegal permettono il “rock climbing”, sport molto praticato. Il centro della cittadina è costituito da un’originale piazza triangolare chiamata “The Diamond”, dalla quale partono tre grandi strade verso ovest, verso Sligo e verso nord. Poco lontano, vicino al fiume, troviamo O’Donnell’s Castle, antico castello celtico della famiglia O’Donnell costruito nel 1474 e rimaneggiato nel secolo XVII con un’ala giacobita e mura che lo racchiudono. Donegal infatti significa “Il forte dello straniero” dal gaelico.

Percorriamo la costa e attraversiamo il villaggio di Dunfanaghy che sorge sull’insenatura della baia di Sheephaven: il nome è dovuto perché ovunque vediamo pecore al pascolo. Sul promontorio di Horn Head si vede un arco di pietra che si staglia nell’Oceano. Restiamo sulla Wild Atlantic Way diretti a Letterketty, la principale città della contea, dove pernottiamo. Il mattino seguente decidiamo di fare il giro panoramico della penisola di Inishowen, uno degli angoli più fotografati dell’Ulster per la bellezza del suo paesaggio. Percorriamo la strada panoramica Inishowen 100 che ci regala scorci suggestivi su questo tratto di costa. E’ lunga 160 km, stretta e tortuosa e le indicazioni sono in gaelico che certo non facilitano. Passiamo da Buncrana e arriviamo, attraverso un promontorio brullo, a Malin Head, il punto più a nord dell’Irlanda. Si ha la strana sensazione di essere giunti ai confini del mondo. La giornata è soleggiata con 19° di temperatura e una leggera brezza “spettina” i fiori gialli, bianchi e rosa che brillano tra l’erba verdissima. Il paesaggio bucolico contrasta con il blu dell’Oceano che oggi è calmo. La zona è famosa per lo scenario costiero, le scogliere maestose di Malin e Dunaff, ma in queste acque a volte impetuose si celano transatlantici e sottomarini tedeschi affondati qui sotto. Sulla penisola di Inishowen sorgono resti di un forte circolare a 240 metri sul livello del mare. Oggi è una giornata tersa anche se ventosa …. e riusciamo a intravvedere la sagoma della Scozia vicinissima o forse l’immaginiamo.

Ci dirigiamo a nord verso Fanald Head per vedere il grande faro bianco che controlla l’Oceano e facciamo un’ultima sosta a Doe Castle sulla strada. E’ un castello in posizione strategica sull’Oceano, su un promontorio circondato dall’acqua, costruito nel XV secolo. Si visita soltanto la parte esterna perché la torre principale è chiusa al pubblico. Scendiamo a sud verso Moville, dove pernottiamo in un B&B con vista sull’Oceano.

Il giorno seguente proseguiamo fino a Londonderry, prima città che visitiamo nell’Ulster. Non c’è confine e si nota che siamo entrati in un’altra Nazione per le targhe automobilistiche diverse e i prezzi in Sterline. Facciamo una passeggiata lungo le possenti mura ancora ben conservate che presentano sette cancelli d’ingresso. Visitiamo il famoso Tower Museum, museo gratuito dedicato alla storia e alla cultura locale. Molto pittoresco il panorama sulla città e sul fiume Foyle che si gode dal Peace Bridge, ponte sinuoso ed elegante costruito nel 2011.

Finalmente raggiungiamo la principale attrazione naturale dell’Irlanda del Nord, il Giant’s Causeway, letteralmente “sentiero dei giganti”, sito riconosciuto patrimonio dell’UNESCO dal 1986. Migliaia di colonne di basalto s’innalzano sulla costa battuta dal vento e noi decidiamo di scoprire il fascino di questo luogo. Portballintrae è il punto di partenza di una passeggiata esplorativa nel cuore di questo fantastico ambiente naturale. Le origini si perdono nella notte dei tempi e sono nate numerose leggende che spiegano la presenza di queste colonne di basalto. Parcheggiamo al Visitor’s Centre e all’interno un filmato tecnico spiega la geologia del sito. Gli esperti fanno risalire il Giant’s Causeway a oltre sessanta milioni di anni fa prodotta dal rapido consolidamento della lava eruttata da un vulcano. Più di 40.000 colonne di basalto esagonali in pezzi grandi e piccoli emergono dal mare. Questa è la spiegazione scientifica, io invece ho raccolto due leggende tra le più carine. Si narra che in Irlanda vivesse un gigante di nome Finn McCool che voleva combattere contro il gigante scozzese, Benandonner o Angus, più grosso di lui. Per attraversare il mare, però, non esisteva barca sufficientemente grande e così Finn costruì il sentiero con enormi colonne di pietra. Benandonner arrivò in Irlanda percorrendo il sentiero, ma la moglie di Finn travestì il marito da bambino per spaventare il gigante nemico. Benandonner fuggì pensando che se il bambino era quello, lui non voleva incontrare il padre! Scappò e, per non farsi inseguire, distrusse il selciato dietro di sé. Un film a cartoni animati racconta bene questa leggenda che piace sia ai bambini che agli adulti. L’altra è più romantica. Sempre il leggendario gigante Finn McCool si innamorò appassionatamente di una bella fanciulla che viveva su un’isola delle Ebridi e, per raggiungerla facilmente costruì il sentiero di pietra che noi percorriamo ancora oggi. Da oltre trecento anni queste leggende vengono raccontate ai numerosi visitatori.

Dal Centro Visitatori parte la stradina che in una quindicina di minuti porta in riva al mare. Prima notiamo una piccolo scoglio nella baia di Portnaboe: secondo la leggenda si tratta di un cammello pietrificato, del quale si serviva il gigante Finn per trasportare l’acqua! I percorsi sono quattro e sono segnalati da colori diversi, dal facile a quello per i più esperti e la comoda guida audio ci svela tutta la storia del Selciato del Gigante. Noi optiamo per quello difficile che offre viste mozzafiato sulle scogliere frastagliate e sulle baie.

Alle formazioni rocciose hanno comunque dato nomi di fantasia: le colonne verticali alte 15 metri sono dette l’organo di Finn, una pietra a forma di stivale the giant’s boot, la distesa di blocchi esagonali è detta l’alveare, si distingue un sedile di pietra the whishing chair proprio a ridosso del mare e dicono possa esaudire i desideri di coloro che vi si siedono. Tentare non nuoce. Più avanti c’è il shepherd’s path, sentiero del pastore che porta in cima alla Aird Snout, punto di osservazione di una fantastico panorama sulla scogliera. Il percorso va fatto con scarpe adatte perché le pietre possono essere scivolose. Il vento soffia forte e le onde del mare s’infrangono impetuose contro le rocce, ma lo spettacolo è strabiliante e dalla scogliera ammiriamo l’intera costa. Il cielo si è schiarito e la magia di questo luogo si avverte con prepotenza.

Per riprendere fiato al termine ci fermiamo a visitare la fabbrica di whiskey Bushmills, la distilleria più vecchia del mondo risalente al 1608. Il prodotto invecchia per anni in barili di quercia e sembra che fosse l’acqua del ruscello a dare al liquore un gusto speciale. La degustazione di tre tipi di prodotto diverso ci obbliga a mangiare qualcosa prima di ripartire. La leggenda narra che San Patrizio al ritorno da un viaggio in Egitto, portasse con sé uno strano apparecchio, l’alambicco, che serviva per la produzione di profumi. Gli irlandesi, popolo pragmatico e amante del bere, lo utilizzarono invece per la produzione di distillati di orzo e malto. Nacque così il whiskey, scritto così per differenziarsi da quello scozzese (whisky).

Continuiamo lungo la costa nord di Antrim. La strada delle Glens of Antrim è davvero suggestiva con piccole valli scavate dai torrenti che scendono ripide verso il mare, limpido e cristallino. La giornata è bella, ma c’è molto vento. Raggiungiamo con una passeggiata di un chilometro il ponte di corde di Carrick-a-Rede (che significa “roccia in strada”) sospeso nel vuoto a 30 metri di altezza tra l’isolotto omonimo e la costa rocciosa. Lungo appena 20 metri, oscilla nel vuoto e a tratti sembra scuotersi. Si sale otto persone alla volta e due guide all’estremità controllano il traffico. Quando si è sul ponte la sensazione è incredibile e i primi passi sono decisivi. Il trucco è non guardare in basso perché percorrerlo è comunque un’esperienza mozzafiato, ma non bisogna soffrire di vertigini! La storia di questo ponte risale a tanti anni fa quando i pescatori, per oltre 350 anni, venivano qui a catturare i salmoni lungo la rotta di migrazione. Nel 2002 i salmoni modificarono la loro rotta e i pescatori smisero di pescare qui. Ora è un’attrazione turistica al cardiopalma.

Prima di arrivare a Belfast facciamo tappa al castello di Carrickfergus, il più antico e meglio conservato castello normanno d’Irlanda eretto nel XII secolo. In posizione fantastica sulle rive del Belfast Lough, è stato assediato in passato da scozzesi, irlandesi, inglesi e francesi. La curiosità è che al Principe William, il giorno del suo matrimonio, è stato conferito come dono personale della regina Elisabetta II il titolo Barone di Carrickfergus.

Verso sera arriviamo a Belfast, la capitale dell’Irlanda del Nord, dove pernottiamo. Ci concediamo la giornata successiva di relax in giro per la città. Sorge sul fiume Lagan in fondo a un fiordo che la separa dal mare aperto. Le colline alle spalle sembrano vogliano abbracciarla e i bei palazzi vittoriani nel centro storico elegante riflettono un’atmosfera molto inglese. Tra tutti spicca il Municipio sulla piazza Donegal con la sua enorme cupola alta una cinquantina di metri. Verso il porto sorge un “Big Ben” in miniatura, l’Albert Memorial Clock Tower, leggermente inclinato di un metro perché il territorio di Belfast è soggetto ad inondazioni. In stile neogotico, è dedicato al principe Alberto, consorte della regina Vittoria, la cui statua spicca alla base della torre. Interessante l’Ulster Folk Museum dove sono ricostruite le tipiche abitazioni di questa regione, tra cui un cottage, la chiesa, la scuola, un mulino ad acqua che rendono l’idea della vita in un’epoca lontana nel tempo. E’ la città dove fu costruito il Titanic e quindi è opportuna la visita al museo Titanic Belfast.

E’ stata un’esperienza fantastica perché l’edificio ha la stessa altezza della nave con nove gallerie che raccontano la storia dalla nascita alla tragedia. Anche questa città è ricca di pub. Noi visitiamo il più stravagante, il Crown Liquor Saloon, costruito nel 1885 in Great Victoria Street. Ha bellissime vetrate a mosaico colorate, ricche decorazioni vittoriane, raffinati séparé illuminati da lampade a gas e con una campanella per chiamare il cameriere. Il locale ideale per sorseggiare un boccale di Guinness accompagnato da ostriche fresche. Attraverso stretti passaggi tra High e Ann Street, detti “Entry” si raggiungono numerosi pub. C’è soltanto l’imbarazzo della scelta, dove passare qualche ora in compagnia. Nelle zone popolari di Belfast colpiscono i murales dipinti sui muri con soggetti politici e religiosi come fossero grandi cartelloni pubblicitari, a testimonianza della lotta indipendentista nordirlandese. Si può fare il giro con un Black Taxi Tour. I conducenti mostrano la famosa arte muraria dando informazioni storiche sulla storia del conflitto noto come “The Troubles”.

Riprendiamo il nostro itinerario percorrendo la litoranea e ci dirigiamo verso Downpatrick, cittadina il cui nome significa “Bastione di San Patrizio”. Nel cimitero della Cattedrale visitiamo la tomba del Santo. Osservando il mare si vedono un gruppo di isole, Stags of Boardhaven, e uno sperone di scogliera staccato chiamato Dun Briste, il “forte rotto”. La leggenda narra che, quando un capo pagano rifiutò di convertirsi al Cristianesimo, San Patrizio colpì la terra col suo bastone facendo crollare parte del promontorio nell’oceano col capo sopra. La roccia è però molto bella con vari strati multicolori. Ci sgranchiamo le gambe in una stimolante passeggiata lungo la costa sferzata dal vento e più in là vediamo uno spettacolare geyser di acqua che precipita nel tempestoso Oceano Atlantico.

Rinvigoriti nel fisico e nello spirito, riprendiamo il percorso sulla Wild Atlantic Way passando per Newcastle, dove le Mourne Mountains si tuffano in mare, diretti a Newry, nota come “Porta del Nord”. E’ una città dal fascino particolare, un misto di rétro e di modernità, paradiso dello shopping in Irlanda. Ci sono centri commerciali, ma anche negozi piccoli e di nicchia con merce unica nel suo genere. Gli edifici di mattoni rossi affacciati sui canali sono molto caratteristici. Scopriamo il castello di Bagenal restaurato e composto da una torre fortificata del XVI secolo che oggi ospita l’Ufficio Turistico e un museo. Cerchiamo la “Promise Stone”, la pietra della promessa, una lastra di granito punteggiata di nero che riporta una croce latina con anello posta sul muro lungo Castle Street. I fornai concludevano affari sopra di essa nei giorni di mercato e la toccavano per scaramanzia. Le chiese di Newry raccontano la storia del luogo. La Chiesa di San Patrizio fu fondata nel 1578 e fu una delle prime chiese protestanti dell’isola. Dai suoi giardini ammiriamo uno splendido panorama sul centro storico della cittadina. La Cattedrale di San Patrizio e San Colman, cattolica, ha splendide finestre di vetro colorate e interni in marmo realizzati da operai italiani. Per i golosi la pasticceria Shelbourne Café è una vera istituzione a Newry. Da oltre 100 anni il profumo delle delizie del forno si diffonde nelle strade e noi non rinunciamo ai piaceri della gola. Decidiamo di fermarci per la notte e di goderci questa città totalmente.

Il giorno seguente lasciamo Newry e l’Ulster per procedere verso sud diretti alla storica cittadina di Drogheda, letteralmente “ponte del guado”, perché il fiume Boyne la divide a metà. Questa città è famosa per l’assedio del 1641 e successivo massacro ad opera di Cromwell che con 12.000 uomini cinse l’assedio lungo il fiume e a nord lasciò la cavalleria, mentre una flotta di navi bloccò il porto. La città era protetta da mura medioevali e aveva a disposizione soltanto 2.500 uomini, ma rifiutò di arrendersi subito. Quando alla fine dovette cedere, gli uomini furono trucidati. Siamo nella Contea di Meath, sede di Re a partire dal II sec. d.C. E’ ricca di monumenti storici tra i più importanti d’Irlanda che testimoniano l’importanza di quest’area. Qui pernottiamo per l’ultima tappa prima di Dublino.

Il mattino seguente visitiamo il sito di Bru na Boinne, patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1993, risalente a 5000 anni fa. Questo luogo è veramente unico e speciale, più antico di Stonehenge e delle piramidi di Giza e con un fascino particolare. E’ stato utilizzato per 300 anni e poi per 4000 anni fu dimenticato sino ai primi scavi del 1962. Dopo aver acquistato il biglietto, in navetta andiamo sul posto e iniziamo il tour guidato. Si visiteranno Newgrange, Knowth e Dowth e le loro tombe preistoriche a corridoio. Il fiume Boyne fa una scenografica curva nella vallata e questi siti erano stati fondati per la posizione strategica. Il tour del complesso di tombe di Knowth è stato sede di insediamenti e cerimonie anche dopo il periodo neolitico. Entriamo in un corridoio che conduce in una sala creata appositamente per permettere alla guida di spiegare attraverso fotografie la storia del sito. Attorno al tumulo centrale, delimitato da 127 enormi pietre, ci sono 18 tombe più piccole con pietre strutturali decorate. Si nota anche un enorme fossato costruito in epoca paleocristiana e le fondamenta di una casa della stessa epoca collegata da numerosi sotterranei chiusi al pubblico per sicurezza.

Arriviamo poi a Newgrange, all’antica tomba a corridoio più famosa d’Irlanda risalente a 5000 anni fa: un tumulo di 80 metri, puntellato di 97 pietre con incisioni a spirale e ricoperto di quarzite bianca. La guida ci racconta i miti e la storia di questo monumento che ci lascia attoniti. Non si sa però se è stata creata come tomba o come tempio per rituali di sepoltura. Il mistero avvolge per sempre questo sito in un abbraccio eterno. L’entrata è molto stretta, occorre entrare ricurvi e a volte di fianco e non bisogna soffrire di claustrofobia. Una volta all’interno troviamo antichi e misteriosi monoliti con incisioni e graffiti geometrici. Passiamo sotto un tetto di pietre disposte con maestria, sapendo che sopra di noi ci sono tre metri di terra ed entriamo in una stanza fredda, a forma di croce: la camera sepolcrale. Tre vasche di pietra in altrettante nicchie servivano per deporre il cadavere che in seguito veniva cremato. La guida ci racconta che qui avviene la magia all’alba durante il solstizio d’inverno il 21 o il 22 dicembre. Soltanto pochi fortunati estratti a sorte riescono a partecipare dal vivo a questo spettacolo: un lungo raggio di luce di 19 metri entra nel corridoio ed illumina la stanza! Si lascia il proprio nome al centro visitatori e se si viene estratti si può venire a dicembre per assistere al “miracolo”. La nostra guida ha assistito per ben otto volte allo spettacolo, ma soltanto cinque volte era sereno e il raggio di sole è penetrato nella sala. Poiché non è la stagione giusta, la guida simula per noi con un raggio di luce arancione l’effetto del solstizio. Noi, una ventina di persone adulte poste in circolo, ammutoliamo di fronte al raggio che attraversa l’apertura all’ingresso e il corridoio fino a colpire il pavimento ai nostri piedi!

Il tumulo di Dowth ha il perimetro di 115 pietre e contiene due tombe, una con corridoio e la camera circolare con una nicchia e l’altra a croce con una grande vasca di pietra. Ci sono altre tombe più piccole intorno e furono ritrovate ossa umane e di animali. Si visitano gli esterni perché non è permesso entrare nelle tombe.

Prima di rientrare a Dublino completiamo il tour arrivando a Slane, luogo dove San Patrizio nel 434 d.C. accese il primo falò pasquale rispondendo al fuoco di re Laoghaire che bruciava poco distante sulla collina Tara Hill. Questo fu il sovrano d’Irlanda del V secolo che permise a San Patrizio di peregrinare nell’isola per diffondere il Cristianesimo. La Collina Reale di Tara era uno dei luoghi più venerati e importanti dei primi secoli della storia d’Irlanda. Questa collina era la residenza del re irlandese che doveva dar prova di essere stato scelto dagli dei. Il re doveva volare sopra la Pietra del Destino, il menhir che sorge sulla cima. Sulla collina sorgevano anche una sala banchetti per oltre settecento persone, una scuola druidica e per i guerrieri, e dimore per gli uomini vicini al re. Era anche la dimora dei Feniani, i Cavalieri del Destino, protettori dell’Irlanda. Nella mitologia irlandese i feniani sono i seguaci dell’eroe Finn Mac Cumhail e gruppo indipendente di guerrieri. Per appartenere al gruppo erano sottoposti a dure prove: l’aspirante stava in una buca fino al petto, si doveva difendere dalle lance di nove guerrieri soltanto con uno scudo e non doveva essere ferito. Ora è rimasta soltanto una croce celtica in memoria. A circa 2 km da Slane troviamo l’Abbazia di Mellifont alla fine di una stradina stretta.

Fu il primo monastero cistercense in Irlanda, fondato da S. Malachia nel 1142 sulle rive del fiume Mattock. Oggi purtroppo è un rudere, ma si possono ancora ammirare la pianta e la grandezza del complesso originale. Qui vivevano più di 100 monaci e 300 laici, che si dedicavano a lavori manuali di coltivazione e fattoria. Notevoli le arcata del Chiostro ben visibile, il Lavabo del 1200 usato per battesimi e alte cerimonie sacre e la sala Capitolare dove i monaci si riunivano durante il giorno.

Rientriamo a Dublino nel pomeriggio per riprendere il volo di ritorno in Italia, soddisfatti del nostro tour in Irlanda.

La nostra riflessione è che l’Irlanda è un luogo spirituale, la magia regna ovunque, una terra sorprendente dove le religioni ufficiali convivono con i fantasmi pagani del passato: giganti, spettri, elfi e folletti. Il carattere della sua gente, affabile e ricca di fantasia, ha creato nel corso dei secoli il fascino di una terra popolata da misteriosi elfi e da gnomi che mettono pentole piene d’oro ai piedi degli arcobaleni. Gli elfi vivono nascosti nelle foreste più fitte, in città costruite sulle chiome degli alberi. Gli gnomi invece scavano lunghe miniere sotterranee, mentre le fate riposane sulle corolle dei fiori. Sono tutti spiriti della natura benigni, a volte dispettosi, ma dotati di poteri soprannaturali. La creatività degli irlandesi si esprime non solo nella letteratura, fra tutti James Joyce, Samuel Beckett, Oscar Wilde, Jonathan Swift, George Bernard Shaw, ma anche nella musica che amano ascoltare dal vivo nei pub, dove si incontrano in una calda atmosfera davanti a una pinta di buona birra.

Questo è il fascino di questa Terra antica, dove la bellezza della natura è sovrana con le sue falesie a picco sul mare, ornate dal rosa dell’erica e dalle spiagge immacolate, con il silenzio delle brughiere solitarie, spazzate dal vento e percorse da innumerevoli ruscelli, con quel suo cielo azzurro, che si rabbuia all’improvviso carico di pioggia, con antichi castelli millenari e con le sue belle città, vivaci ma a misura d’uomo, circondate dal verde della campagna in tante sfumature, i pascoli punteggiati di ovini e bovini, le coltivazioni di orzo per produrre birra e whiskey irlandesi.

Il passato in Irlanda è molto presente ancora oggi. Tutto questo rende l’Irlanda affascinante e il nostro viaggio in quest’isola si è rivelato un’esperienza indimenticabile.

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Paesaggio tipico irlandese

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birra Guinness

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Statua di Molly Malone, simbolo di Dublino.

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Dublino

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Glendalough

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Costa irlandese

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Musicista



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