La Barcellona di Pepe Carvalho

Pat e Syusy gustano la città raccontata nei libri di Manuel Vasquez Montalban
Patrizio Roversi, 26 Nov 2010
la barcellona di pepe carvalho
Siamo andati a Barcellona molti anni fa, prima delle Olimpiadi del ’92, e la città ci ha riservato uno shock linguistico. Ci eravamo andati per lavoro, per presentare un piccolo spettacolo di Varietà in un Festival di teatro. E, da bravi-presentatori, ci eravamo fatti tradurre le frasi del nostro spettacolo (Il Gran Pavese Varietà, con Vito, i Gemelli Ruggeri, Olga Durano, Leo Bassi e altri) in spagnolo. Ma appena abbiamo attaccato siamo stati coperti da una salva di fischi. Per fortuna un amico ci ha spiegato che il pubblico non voleva sentirci parlare l’odiato idioma spagnolo, cioè castigliano, bensì catalano, o al limite italiano: secondo loro il catalano e l’italiano erano lingue sorelle, quindi comprensibili. Una bella lezione di autonomia, linguistica e culturale, autonomia che poi col tempo i Catalani hanno ottenuto. Dopodichè lo spettacolo è andato avanti tranquillamente, con grande simpatia da parte del pubblico.

Per noi Barcellona, nel ricordo, è legata innanzitutto alle passeggiate lungo le Ramblas e a Gaudì e alla sua meravigliosa architettura fantastica. Ma non possiamo dimenticare un altro curioso episodio: ci eravamo spinti a piedi fin nel cuore del vecchio porto, con le sue stradine malfamate. Io-Syusy ero curiosa, e mi sono infilata in un locale. Io-Patrizio viceversa ero terrorizzato, ma non potevo fare a meno di andar dietro a lei, per evitare che si mettesse nei guai. Fatto sta che entriamo in un locale fumoso e rumoroso, ma appena apriamo la porta si è scatenato un assordante silenzio: eravamo entrati in un posto frequentato quasi esclusivamente da gente di colore, che al nostro ingresso si è ammutolita, e ci fissava, in un misto di sorpresa, fastidio e pietà per questi due turisti davvero per caso, che erano finiti decisamente nel posto sbagliato. Abbiamo sorriso a denti stretti, abbiamo salutato, abbiamo ordinato una cosa qualunque, ci siamo strafogati per berla d’un fiato e siamo scappati via, mentre gli astanti riprendevano a parlottare fra loro. Insomma, una scena da film (comico).

Ma queste erano avventure possibili prima delle Olimpiadi, che hanno demolito poi gran parte di questa Barcellona vecchia. Noi non abbiamo visto le opere di Gregotti e Calatrava che hanno preso il posto del quartiere del vecchio porto, a molti sono piaciute. Certo non sono piaciute ad un “barcellonese doc” come Manuel Vasquez Montalban, il giornalista-storico-scrittore che contro le demolizioni-ricostruzioni ha scritto parole di fuoco: secondo lui sono state uno scempio. E lui di Barcellona se ne intendeva, a Barcellona ha ambientato i romanzi del suo personaggio più popolare, l’investigatore Pepe Carvalho. Io-Patrizio ho divorato quasi tutti i suoi libri, che raccontano una Barcellona bellissima in tutti i suoi quartieri, da quelli del centro fino alla periferia alta in cui abitava appunto Pepe, con la sua fidanzata prostituta. Mitico il suo aitante, Biscuter, un omino insignificante che nel retro angusto dell’ufficio riusciva a cucinare dei piatti meravigliosi: è in questo modo che ho conosciuto i prodotti tipici della zona, perché Montalban è stato anche il precursore degli scrittori-gastronomi, da cui ha attinto anche Camilleri col suo Commissario che, non a caso, si chiama Montalbano. Ma ora c’è un’altra autrice, che racconta la Barcellona di oggi, usandola come sfondo dei suoi romanzi: Alicia Gimenez Bartlett, che ha inventato il personaggio dell’ispettrice di polizia Petra Delicato, anche lei col suo bravo vice-commissario, Fermin Garzon. Lei è bella e tormentata, lui grasso e pacioso. I suoi romanzi sono eccellenti, ti catturano in un viaggio sia psicologico che fisico per Barcellona, e in questo senso sono meglio di una Guida turistica… Syusy & Patrizio