Adriatica e il giro del mondo a vela per tutti

Circumnavigare il globo in barca, un’esperienza affascinante e impegnativa: 40 tappe e 38.200 miglia per emulare l’impresa di Antonio Pigafetta
Patrizio Roversi, 08 Gen 2014
adriatica e il giro del mondo a vela per tutti
Riassunto delle puntate precedenti… Adriatica – la nostra barca, o meglio la barca dei Velistipercaso che ha fatto tra le altre cose un giro del mondo tra il 2002 e il 2004 e poi il giro dell’America del Sud sulle tracce di Darwin nel 2005-2006 – sta mollando gli ormeggi e sta partendo da San Lucar de Barrameda, alle foci del Guadalquivir. Dopo essere partita il 7 settembre dall’Arsenale di Venezia, Adriatica ha raggiunto appunto (l’ex) porto di Siviglia, e da qui seguirà la rotta che (circa) 500 anni fa ha seguito Magellano, nel tentativo di fare il primo giro del mondo della storia (parliamo di quella occidentale: che cosa abbiano combinato nell’antichità i navigatori cinesi ancora non si sa bene). Magellano a completare il giro non c’è riuscito (è stato ucciso a metà strada). Molti dei 268 marinai che erano con lui non ce l’avrebbero fatta: 250 sarebbero morti, soprattutto a causa dello scorbuto, e anche quattro delle cinque navi della spedizione sarebbero affondate o disperse. C’è riuscita solo la nave Victoria, con 18 superstiti, tra cui il vicentino Antonio Pigafetta. Con lui c’era anche un altro italiano, di Genova, de Judicibus. Ma Pigafetta è stato colui che questo viaggio l’ha raccontato: non c’era Facebook, non ha postato nessuna foto sul web, ma nonostante questo ha appuntato giorno per giorno quel che succedeva a bordo, con una precisione e una cura impressionanti. Poi ha dato il suo prezioso diario al Re di Spagna, che però l’ha distrutto perché i suoi ammiragli non ci facevano una gran bella figura. Per fortuna, qualche anno, dopo Isabella d’Este avrebbe convinto Antonio Pigafetta a riscriverlo, e in questo modo è diventato famoso in tutto il mondo. In tutto il mondo meno che in Italia, dove lo conosciamo in pochi, nonostante davvero dovrebbe essere considerato uno dei grandi esploratori: dal suo diario ci si è accorti che se fai un giro del mondo poi ti ritrovi una “differenza” di un giorno, ha dato il nome a luoghi che prima erano inesplorati (il Pacifico, la Patagonia, etc.), ha raccontato animali e popoli con la precisione e l’acume di un antropologo.

L’ASSOCIAZIONE PIGAFETTA 500

Ma come è nata l’idea del viaggio? Un giorno vengono a trovarci a Bologna due signori, Odino Baù e Giorgio Xodo. Fanno parte di un’associazione no profit che si chiama Pigafetta 500, composta da vicentini, appassionati di vela e navigazione appartenenti a diversi circoli velici del nord-est, che da qualche anno hanno deciso di celebrare il loro concittadino con un premio, assegnato a quelle personalità che si sono distinte per mare. Vogliono rifare il giro del mondo di Magellano-Pigafetta, 500 anni dopo, con Adriatica. Dopo il nostro primo giro del mondo, fatto all’altezza dell’equatore passando per Panama e poi per Suez, abbiamo tante volte sognato di progettarne un altro, se possibile ancora più bello, magari passando per Capo Horn e il Canale di Magellano e poi per il Pacifico, l’Indiano, Buona Speranza, il Sudafrica e quindi di nuovo Gibilterra. Ed è proprio questo il viaggio di Pigafetta: il giro del mondo più bello che ci sia! Il più spettacolare, il più vario, il più interessante. E – dopo gli ultimi episodi di pirateria – anche il più sicuro (che non guasta).

Ma il progetto di Pigafetta 500 aveva un’altra caratteristica, assolutamente congeniale allo spirito dei Velistipercaso e di Adriatica: fin dalle prime intenzioni dei suoi ideatori, è un viaggio assolutamente aperto a tutti.

TUTTI POSSONO PARTECIPARE

L’idea è molto semplice: un giro del mondo diviso in 40 tappe, della durata di circa 15 giorni l’una. Il ritorno è previsto ad aprile-maggio 2015. Chiunque, consultato il programma e la rotta, può prenotarsi per una o più tappe. L’Associazione Pigafetta 500, no-profit, ha fatto un conto di quanto costa l’intero viaggio e poi ha diviso le spese per il numero dei possibili partecipanti. Alcuni Circoli Velici hanno organizzato dei gruppi, molti altri si sono iscritti singolarmente. I “soci-fondatori” di Pigafetta500 (Giorgio Xodo, Odino Baù, Franco Maestrelli, Piero Magnabosco e Roberto Roveggio) si alterneranno a bordo come capi-progetto e skipper, alcuni dei nostri complici “storici” e professionisti della navigazione (da Filippo Mennuni a Mattia Righetti fino a Galileo Ferraresi) saranno a bordo a turno in alcune tratte e comunque presteranno la loro preziosa consulenza. Altri saranno impegnati a terra come preziosi “basisti” per organizzare e raccontare il viaggio (Andrea Canova, Stefano Cotrozzi). E si tratta appunto di appassionati, spinti dall’entusiasmo per una “impresa” che – se non è così estrema come 500 anni fa – comunque si presenta complicata, almeno sul piano organizzativo.

UN’IMPRESA SCIENTIFICA

Una barca che fa il giro del mondo non capita tutti i giorni. E dunque Andrea Bergamasco, ricercatore del CNR, ha deciso di sfruttare questa occasione per realizzare una raccolta di preziosi dati: a bordo di Adriatica ha istallato una serie di apparecchi che rilevano – e poi trasmettono in tempo reale alla sede dell’ISMAR dell’Arsenale di Venezia – la salinità e la temperatura dell’acqua alle varie latitudini. Questi dati, intrecciati con quelli forniti dai satelliti, saranno preziosi per studiare il fenomeno che più di ogni altro dovrebbe starci a cuore: il cambiamento climatico. Nella tappa da Buenos Aires a Puerto Madryn saliranno a bordo poi un gruppo di ragazzi di un progetto didattico, figlio dei “mini-Darwin” che furono a bordo già sei anni fa, coordinati da Paola Catapano, giornalista e divulgatrice del CERN di Ginevra. Alla partenza all’Arsenale di Venezia, dal Laboratorio dell’ISMAR è uscito anche un progetto scientifico relativo alle famigerate teredini. Queste ultime sono degli organismi xilofagi che vivono nella acque salmastre (che io-Syusy ho potuto vedere da vicino) che amano divorare il legno delle barche! In un anno sono capaci di distruggere le bricole (i pali piantati nell’acqua) di Venezia. Guarda caso anche le barche di Magellano sono state attaccate dalle teredini e la stessa Victoria (l’unica superstite della spedizione) fu poi abbandonata perché piena di buchi.

Anche Colombo ha perso alla fine una caravella, e pure l’Invincibile Armada fu vinta dalle teredini. Questi animaletti sono quindi una vera “peste” per le imbarcazioni in legno. Tranquilli: Adriatica è d’acciaio e potrà ospitare sotto la linea di galleggiamento delle tavolette di legno su cui sperimentare l’assalto delle teredini nei vari luoghi e nei vari climi della Terra. Una volta esaminate, le nostre tavolette saranno immerse nell’alcool per eliminare le teredini e non portarle in giro per il mondo (come purtroppo hanno fatto per secoli le barche).

UN’IMPRESA COLLETTIVA

I “ragazzi” dell’Associazione Pigafetta 500 hanno discusso a lungo se partire o meno, perché l’impresa è molto difficile e le risorse poche. Ma quando, qualche settimana fa, hanno deciso di rompere gli indugi, hanno dato la stura a una vera tempesta di entusiasmo collettivo, che poi è il vero e unico carburante per imprese del genere. E prendere nota della mobilitazione di tanta gente per la realizzazione del viaggio e della complicità che si è creata attorno a questa iniziativa non è fare un elenco di ringraziamenti, ma dare atto che questa idea rappresenta il sogno di tanti. Alcuni hanno aderito concretamente come sponsor (Lega Navale Altri oltre a un contributo hanno anche fornito materie prime: Ecopolifix che produce vernici e Sgambaro che ha riempito la barca con tre quintali di pasta, mentre la rivista di nautica Bolina ha “adottato” il viaggio e ne parlerà agli appassionati. Il Marina Sant’Andrea di San Giorgio di Nogaro ci ha fatto da balia nella messa a punto della barca, assieme a tanti sponsor tecnici. E da ultimo è arrivato a bordo un quintale di patate tipiche di Trissino e al porto si è presentato Paride, il gestore di un agriturismo di Porpetto, che ha caricato la barca di vino. Alla partenza a Venezia si è presentato un signore, Mario Menegozzo, di Sant’Orso di Vicenza, che adesso vive sull’Isola di Homon Hon, nelle Filippine, dove Magellano e Pigafetta si sono fermati a far scorta d’acqua, stremati, dopo la traversata del Pacifico. Ha detto che ha messo in preallarme gli abitanti, che stanno organizzando già una festa di benvenuto per Adriatica! Resta il fatto che l’impresa si finanzia essenzialmente con il contributo di chi sale a bordo e si paga le spese. E la scommessa è ri-scrivere collettivamente un nuovo diario di viaggio sulla rotta di Pigafetta.

MISTERI A BORDO

Io-Syusy – come ormai sapete – sono appassionata di mappe misteriose che sono il vero punto interrogativo nella storia della navigazione: mappe pre-esistenti alle stesse scoperte dei vari navigatori/esploratori! Ad esempio, secondo la mappa di Piri Reis o le mappe di Marsili che già ci rappresentano terre al di là dell’Atlantico prima del 1492, Cristoforo Colombo non avrebbe scoperto nulla che già non si conoscesse. Ma anche per Magellano esiste una mappa misteriosa, quella di Martin Behaim, che Pigafetta stesso cita, seguendo la quale poi si sarebbe effettivamente trovato lo Stretto (di Magellano) con la certezza di circumnavigare la terra per la prima volta. Può essere che questa mappa venisse dallo Studio del Re del Portogallo, Enrico il Navigatore? Oppure è stata consegnata a Pigafetta stesso dagli archivi vaticani? E riguardo a quest’ultima ipotesi stavolta anche io-Patrizio non sono scettico come al solito. Infatti il periodo storico in cui è nata l’impresa di Pigafetta-Magellano era delicatissimo e interessante, e molto simile al nostro: anche allora, come oggi, c’era una contrapposizione forte fra Oriente musulmano e Occidente cristiano. Costantinopoli era stata conquistata dagli Ottomani e il commercio verso est era inibito o comunque difficile (da cui la decadenza di Venezia). Ma allora al posto dell’ONU c’era il Papa, che era molto più decisionista. Ha preso le due potenze dell’epoca, Portogallo e Spagna, e ha diviso la terra in due come un cocomero: ad est di una linea immaginaria a metà dell’Atlantico comandava il Portogallo, a ovest la Spagna. Ma a chi appartenevano le isole delle spezie ? È proprio per scoprire tutto ciò che il portoghese de-portoghesizzato Magellano parte e guarda caso Pigafetta gli è stato messo alle costole dal Vaticano. E se il “buon Antonio” fosse stato una spia del Papa?

COME PARTECIPARE

Andate sui siti: prima di tutto www.pigafetta500.org e poi www.velistipercaso.it, e troverete tutte le informazioni riguardo alle date, le tappe e soprattutto i posti ancora disponibili. E trovate anche i prezzi: ogni tratta ha un prezzo diverso perché ha una durata diversa, ma calcolate che di media siamo sui 120 euro al giorno. Non è un charter, per cui nessuno ci guadagna, tantomeno Pigafetta 500 che organizza il tutto, ma a tanto ammontano le spese per organizzare – in sicurezza, con tutte le misure e le professionalità del caso – un giro del mondo. Per l’organizzazione logistica del viaggio potete fare riferimento al Tour Operator Seven Worlds, www.sevenworlds.it, che da parte sua lavora – come si dice – senza ricarico e per le pure spese. Potete anche farvi aiutare a programmare una vacanza a terra, prima o dopo la tappa su Adriatica. Infatti, in certi casi e soprattutto per certe tappe lontane in cui il viaggio aereo è impegnativo (e caro), vale la pena di fermarsi per più giorni nei paraggi. Le attrazioni non mancano di certo.