Sydney ….in carrozzina..

Quando parto per un posto lontano, mi sembra di essere di essere sospeso in un mondo parallelo, non ho la consapevolezza che con un semplice volo, si attraversino Stati e terre che un tempo ci sarebbero voluti settimane e giorni per percorrerle. In questo caso ho la consapevolezza che andrò in un dei posti più lontani dall’Italia, ma mi resta...
Scritto da: ROTEX
sydney ....in carrozzina..
Partenza il: 13/03/2009
Ritorno il: 03/04/2009
Viaggiatori: da solo
Spesa: 2000 €
Quando parto per un posto lontano, mi sembra di essere di essere sospeso in un mondo parallelo, non ho la consapevolezza che con un semplice volo, si attraversino Stati e terre che un tempo ci sarebbero voluti settimane e giorni per percorrerle.

In questo caso ho la consapevolezza che andrò in un dei posti più lontani dall’Italia, ma mi resta comunque difficile pensare che in 22 ore attraverserò ¾ del pianeta Terra.

Perché anche se hai visto centinaia di mappamondi, di cartine geografiche e di atlanti, il tuo viaggio lo avverti all’interno di un grosso aereo con 200/300 persone.

Ma nemmeno la grandezza dell’aereo viene percepita, in quanto non riesci nemmeno a vederlo, ti fanno salire attraverso un tunnel e in un batter d’occhio ti ritrovi, dalla sala d’attesa dell’imbarco al tuo sedile.

Così non capisci quanto è grande l’aereo, quante persone vi sono a bordo. Il tuo mondo finisce li, nel tuo sedile stretto, con il tuo vicino e con l’eventuale panoramica di altri 10/15 passeggeri. Poi vedi 2 o 3 assistenti di volo, il bagno, la cartina del volo e qualche film. Il clima è sempre freddo, visto che l’aria condizionata la fa sempre da padrona.

Quindi non si ha alcuna percezione fisica che si sta attraversando il mondo, il tuo cervello ne è consapevole ma il tuo fisico per nulla.

Sai che stai andando “lontano”, lo si capisce un po’ dalle persone di tutte le etnie che vi sono sul volo, ma è anche vero che è la stessa sensazione che si ha, su un qualsiasi autobus, di una grande città.

Così mentre attendevo l’imbarco, mandando gli ultimi sms e facendo le ultime telefonate, non mi rendevo conto che nel giro di una giornata sarei atterrato in AUSTRALIA !!.

Altro fuso orario, altro clima, altra stagione, altro mondo?? Faccio scalo a Abu Dhabi per poi prendere il volo per Sydney.

Volo con Etihad una compagnia degli Emirati Arabi, è la prima volta che effettuo un volo con una compagnia araba. E devo dire che mi sento trattare come un piccolo sceicco.

Mi rendo conto che tale trattamento è dovuto prioritariamente alla mia “condizione”, ovvero che sono in carrozzina, a tal punto che non ero ancora arrivato al check in, che già mi sentivo chiamare per cognome e mi sorridevano,inebetiti, in tre… Le classi sono divise in diamond, pearl and corall. Io sto nella corall (ovvero l’economic). Mentre venivo imbarcato, sono passato per la “Diamond”, che dire, vi sono dei letti a forma di conchiglia oltre ad una spazio esagerato, con tanto di mega televisore.

Va beh, era solo una sbirciatina, vengo riposto nel mio “corallo”.

Nel giro di dieci minuti ho due enormi delusioni, la prima è che il mio ipod è scarico (credo di averlo lasciato acceso tutta la notte, un genio), la seconda è che non funziona la comunicazione interna, pertanto no films, no music, no games, no video e nemmeno si abbassa il sedile… Quindi si legge e si scrive e stop !!! Così mi tocca sentire gli strilli e i pianti dei bambini, che ovviamente sono vicino a me, capita quasi sempre che disabili e bambini vengano messi vicino.

Sarà che entrambi si muovano con le rotelle, però che strazio !! Inoltre vi è una lunga e accesa discussione tra una coppia araba, che sono alle mie spalle, urlano talmente tanto che la hostess deve intervenire due volte per evitare che si prendano per i capelli. Il fatto più deludente è che non capisco nulla di quello che dicono, se erano italiani mi sarei divertito ad ascoltarli.

Altro fattore che mi ha reso particolarmente “felice” in questo volo, è che vi è un bel mix di odori di ascella pezzata, cibo speziato (servito dalle hostess), con l’aggiunta di un forte ed intenso odore di “pupu”. I bambini saranno anche carini e simpatici, ma mollano di quegli odorini… Così tra le urla e gli “odori” si è passati dal giorno splendente dell’occidente al buio dell’oriente .

Arrivo in piena notte ad Abu Dhabi, per me sono le 17:00 per loro sono le 19:00.

Dell’aeroporto di Abu Dhabi vedo poco e nulla, solo che è molto sfarzoso.

Il tempo di andare in bagno e mi ritrovo nuovamente seduto sull’aereo per Sydney, questa volta la mia vicina di viaggio è una ragazza di Como che va a Sydney a trovare una sua amica e vi rimane per un mesetto.

E’ piacevole avere qualcuno con cui parlare, anche perche saranno 14 ore di volo, passeranno velocemente tra la vista di films e una buona dormita (ho una qualità: dove mi metti, dormo).

Arrivo a Sydney. L’uomo dell’assistenza è simpatico e gentile, fa il “piacione” con tutte le ragazze dell’aeroporto, in particolare con una che lavora nel beauty free, per questo motivo ci fermiamo un quarto d’ora, mentre lui l’abborda e io faccio “la candela”… Speriamo che nasca un Amore… Sono le 19:00 locali, per me sarebbero le 09:00 del mattino, infatti mi sento come se mi fossi appena alzato, ho fatto anche colazione.

Di colpo mi ritrovo che fuori è notte e colpo di scena: it’s raining !!! Ed io che pensavo di arrivare in Australia e vedere il sole !! Piccolo inconveniente alla stazione dei taxi, c’è una disposta tra chi si deve prendere il “rotellato” con la sua valigia, mentre loro se la giocano, assisto inebetito, sono totalmente frullato dal cambio di orario, dalle ore di volo, dal cambiamento climatico che non so più nemmeno come mi chiamo.

Alla fine i taxisti si accordano, vince (o perde) la corsa con me, un simpatico somalo che tifa milan e il cui nonno era amico degli italiani al tempo delle colonie… Continua a diluviare, non so più come mi chiamo, mi butto sul letto e perdo i sensi.

Primo giorno: sarà l’agitazione, sarà il jet leg, morale alle 7:00 del mattino sono vispo come un grillo (cosa rarissima per me).

Con il nuovo giorno realizzo anche dove sono e dove dormo, l’ostello è carino (ovviamente non è un albergo a 5 stelle), ma è pulito, cosa più importante. Unico problemino il bagno degli handy è al piano terra, io sto al 3 piano, così su e giù e giù e su…E mi dimentico questo e mi dimentico quell’altro…E avanti e indietro… E’ pieno di ragazzi irlandesi ed inglesi (con la lattina di birra come accessorio incorporato nelle loro mani), ma non fanno casino. Esco, c’è il sole splendente e fa caldo, molto caldo. Probabilmente non mi sono ancora abituato. Il backpacker è vicino ad Hyde Park (non quello inglese), piccola premessa qua le vie hanno i nomi come a Londra o Dublino (chissà come mai?!).

Questo parco lo attraverserò tutti i giorni, per fare rientro alla mia dimora, è carino !! Mi fermo in un barettino per fare colazione, noto poi che si chiama “Quattro” , e dopo tre minuti arriva il barista che mi dice che parla un po’ di italiano.

“Quattro” diventerà il mio posto fisso per la colazione, che in realtà è un pranzo, infatti mi mangio uova e bacon, funghi, spinaci e pomodori. Se mi vedesse mia madre !!! Visto che è da quando sono nato che bevo solo the al mattino.

Sarà che è domenica ma tutti sono in giro in pantaloncini e maglietta, non sembra di essere in una città, ma di essere in località turistica di mare. Sydney è piena di parchi e di viali alberati e la prima cosa che mi lascia perplesso è vedere che i marciapiedi iniziano ad essere coperti di foglie gialle, così come le piante stanno passando dal verde al giallo.

Mi devo essere perso qualcosa, fino a qualche ora fa non vedevo foglie ed ero felice se ne vedevo qualcuna verde, ora sono passato direttamente dall’inizio della primavera all’autunno. Devo farmene una ragione sono passato dall’open party italiano al closing party australiano.

Inizio così a srotellare, e srotella e srotella (dovrei mettere un contachilometri, credo che mi darebbe soddisfazione), inizio a comprendere un orrenda verità: “Sydney non è pianeggiante ma vi sono diverse ed importanti salite e discese”. Vorrei piangere !! Vorrei tornare a casa !! Sento la mancanza della mamma !! Ormai sono qua, fa parte del gioco, si prosegue e ogni volta che trovo una salita (alcune sono veramente allucinanti), mi dico che poi vi sarà una discesa. E cosi metro per metro, arrivando, FINALMENTE, nella zona pianeggiante. Col tempo, sono riuscito ad evitare quelle più faticose con delle strade alternative e a prendere i bus. La prima cosa che visito sono i giardini botanici (in primavera, la loro, devono essere magnifici per via dei roseti), mi sorprende il cartello con la scritta: “Please walk on the grass. We also invite you to smell the roses, hug the trees, talk to the birds and pic nic on the lawns” che tradotto “Per cortesia camminate sull’erba. Siete invitati ad annusare le rose, abbracciare gli alberi, parlare con gli uccelli e fare pic nic sui prati”. Questi hanno capito proprio tutto !!! Il parco e la natura devono essere vissuti e non devono essere solo dei bei spazi da vedere, l’importante che vi sia civiltà nel tenerli puliti e in ordine. E qui non manca di certo.

Mentre passeggiavo per il parco come la vispa Teresa, sento dei versi di uccelli, man mano che mi avvicino intravedo degli alberi pieni zeppi di pipistrelli, attaccati a testa in giù ai rami.

Io amo gli animali, ma ho una riluttanza verso i roditori come i ratti, mi impressiona anche il criceto. Quindi la vista di tutti questi pipistrelli mi lascia basito.

E’ mezzogiorno, quasi di fuoco, sono circondato da bambinetti che come me, rimangano a testa all’in su per un eternità a vedere questi “topi” con la testa in giù, che sbraitano in maniera allucinante. Mi chiedo quale sarebbe la mia reazione, se in piena notte e da solo, mi trovassi nella stessa condizione. La risposta è semplice, verrei colpito d’infarto e la mia triste vita finirebbe li davanti a 4 pipistrelli… Alla fine mi faccio forza, soprattutto perché un bambino inizia a giocare con le mie ruote, e proseguo la mia visita al parco, sino ad arrivare all’Opera House.

Vi è una lunga passeggiata che costeggia il mare e giardini botanici, in cui si può ammirare lo splendore dell’Opera House e del ponte Harbour, entrambi imponenti e passeresti la giornata a fotografarli da ogni angolazione e con ogni tipo di luce. Ma con la mia macchinetta fotografica non posso permettermi molto.

Mi sono emozionato quando ho visto l’Opera House, è stato il primo segno tangibile che ero in Australia (per ora non ho ancora visto ne un canguro ne un koala). E mi sono detto “Caspita Fabry !! Sei arrivato anche qua !!”, per un attimo mi sono sentito orgoglioso di me stesso…Ma è stato solo un attimo.

Poi sono risalato verso l’ostello, passando per Hyde Park, ho iniziato a sentire le canzoni degli U2, a vedere gente con maglie e parrucche verdi e mi sono ritrovato nel bel mezzo di un mega raduno di irlandesi (ovviamente carburati di birra) che festeggiavano Saint Patrick. Sydney è molto carina, non è caotica, si gira bene e con tranquillità a tutte le ore.

In realtà non vi è molto da vedere, la si può visitare in 3 o 4 giorni al massimo. Non vi sono monumenti e nemmeno grandi musei, il centro lo si gira velocemente e le spiagge sono un po’ lontane. Così me la prendo con calma… Mi faccio un giro ad Harbour, una zona completamente nuova e moderna, costruita appositamente per i turisti, mi ricorda la Barceloneta in miniatura, anche qua c’è l’acquario, il museo marittimo, il cinema tridimensionale, il giardino cinese dove rilassarsi.

All’acquario mi sono divertito come un bimbo, soprattutto nei tunnel acquatici, sembra di essere a mollo con i pesci, ma hai i vestiti asciutti, vi sono squali e razze enormi. In due giorni ho visto le cose principali di Sydney, ora sono pronto e carico per andare nelle spiagge, per poter iniziare a cazzeggiare. Martedi mattina prendo l’autobus e vado a Bondi, ne ho sentito così parlare che non vedo l’ora di andarci. La giornata è bellissima. Il cielo è sempre azzurro e con aria fresca, credo che dal punto di vista meteorologico sia il periodo migliore. Ora il sole picchia, ma non oso immaginare come si stava durante l’estate, ecco perchè nonostante sia autunno, i sydneani (si chiameranno cosi?!) sono tutti bianchicci, saranno rimasti chiusi in casa durante tutta l’estate con l’aria condizionata.

L’arrivo a Bondi è stato di grande impatto, l’autobus si ferma in un promontorio dove si scorge tutta la baia e il piccolo villaggio. Sarà stata la meravigliosa giornata, sarà stato il cielo blu, la spiaggia bianca e il mare con tutte le sue tonalità dal blu al verde, sarà che finalmente iniziavo ad avere un assaggio delle natura australiana, sarà per tutte queste cose che mi è venuta la pelle d’oca, ma forse era un po’ di venticello che soffiava… Rimango a Bondi gran parte della giornata, a guardare i surfisti che aspettano l’onda giusta e a prendermi un po’ di sole. Il giorno dopo ero di partenza per Manly, altra spiaggia di Sydney, ma il tempo non era meraviglioso (vi erano ben due nuvole) e poi ho un appuntamento nel pomeriggio con Andrea.

Andrea è il figlio della mia collega, ha 24 anni, è venuto lo scorso autunno a Noosa per imparare l’inglese e poi finito il corso è sceso a Sydney. Da un mesetto lavora in un ristorante vicino all’Opera House. Ci incontriamo a Central Station, perché devo prendere delle informazioni sul mitico Indian Pacific, ovvero il treno che attraversa l’Australia in 4 giorni, da Sydney a Perth. Io vorrei fare metà del tragitto ovvero Sydney-Adelaide.

Andrea mi racconta che vive in un appartamento con 8 persone, di varie nazionalità, e che non è stato facile trovare lavoro a Sydney, ora inizia ad essere un po’ stufo e tra un mesetto ritorno in Italia per andare a lavorare a Fomentera. Alla sera faccio la mia prima uscita serale, mi voglio anche sforzare di rimanere sveglio per perdere sto jet leg. Andiamo a mangiare in un pub, dove vi sono delle cameriere una più carina dell’altra… Beviamo una sottospecie di pinot e alla fine, sarà la stanchezza, sarà che non ho mangiato molto, divento subito brillo.

Entrambi sapevamo uno dell’altro, per i racconti di mamma Piera, ma per conoscerci realmente siamo dovuti andare dall’altra parte del mondo. Strana la vita, ti fa conoscere persone che abitano a 5 chilometri da casa tua, dall’altra parte del globo. Probabilmente a Domodossola non saremmo mai andati a mangiare una pizza insieme e non ci saremmo mai raccontati i fatti nostri.

Comunque dopo aver trascorso una settimana a Sydney, ho deciso di prendere il mitico Indian Pacific, è un treno che attraversa tutta l’Australia da Sydney a Perth (in tre giorni). Mi ero già informato dall’Italia se accettavano i “rotellati” a bordo, la risposta è stata “Non c’è problema !!”.

Io volevo fare la tratta Sydney – Adelaide (24 ore). Sabato sono andato in stazione, ho fatto il biglietto e mi hanno ridetto “Non c’è problema, può prendere tranquillamente l’Indian”.

Io felice, inizio a fare le foto con Andrea davanti al treno. Il treno è molto particolare ed ha lo stesso “carisma” dell’Orient Express… Alla fine, elettrizzato, vado verso il mio vagone e quando è il momento di salire, il capotreno inizia a fare mille storie, dicendomi che da solo non posso viaggiare, in quanto il treno non è accessibile e per problemi di sicurezza non posso salire e che mi rimborsano il biglietto.

Il bello di queste occasioni è che di colpo, scopri di sapere parlare l’inglese, lo sfoggi con una buona padronanza di linguaggio utilizzando termini che raramente usi come: “Fuck !!” Morale…Il mio Indian Pacific parte e io lo saluto con il fazzolettino bianco. Una tristezza !! L’incazzatura mi è durata circa un oretta, il tempo di ricalcolare il nuovo percorso come del resto fa il Tom Tom!! Come si soul dire si chiude una porta si apre un portone, visto che non posso partire con l’Indian Pacific, rifaccio l’itinerario e decido di prendere un volo per Byron Bay.

Ho ancora un giorno da trascorrere a Sydney, cosi me la prendo con comodo e inizio a passeggiare per le vie del centro, soliti negozi che si vedono in ogni parte del mondo, solite marche, solita gente che corre di fretta, tra negozi e uffici. Dall’altra parte è la globalizzazione. Trascorro un po’ di tempo all’Apple Store (mi piace sempre tanto), dove scrocco un po’ di connessione internet e mi prenoto il volo. Poi prendo la monorotaia, che è un mix tra un viaggio nel futuro e un tour con il trenino di Gardaland.

Gira che ti rigira, ci sono luoghi identici ovunque. Arrivo a Chinatown (che trovi ormai in qualsiasi grande metropoli) e mi diverto ad essere trasporto nel mondo orientale con i suoi profumi (non molto gradevoli) e le suo lingue, di cui non comprendo nulla. Dopo un po’ mi annoio del caos cinese e prendo un traghetto per andare a Manly.

E’ un sobborgo di Sydney, anche se in realtà è un isola con tutte le sembianze della cittadina di mare. Con un bellissima passeggiata e delle spiagge carine, ritorno dopo essermi abbrustolito la testa. Certo che questo sole australiano è veramente potente, appena abbassi la guardia e se non metti la cremina e il capellino, ti devono immediatamente ricoverare al centro ustionati.

Rosso paonazzo ritorno alla movimentata Sydney, dal traghetto si ha la visione di un tramonto spettacolare, ma lo è ancora di più appena arrivo a terra.

I colori del cielo del mare trasformano ogni minuto la visione dell’Opera House e del Harbour Bridge. L’ora del tramonto è il momento della giornata che preferisco, in qualsiasi posto sia, tutto mi sembra meraviglioso, dalla tangenziale di Milano alle montagne di casa mia… Ma la vista che offre la baia di Sydney è impagabile. Ci sono dei momenti che resto immobile e con la bocca aperta.. Mi chiedo, se chi normalmente vive questo spettacolo tutte le sere, riesce ancora ad emozionarsi.

Vado a cena dove lavora Andrea, a 50 metri dall’Opera, c’è un bellissimo panorama della baia, c’è gente che va e che viene tutta agghindata per lo spettacolo all’Opera ed è cosi tutte le sere, c’è un meraviglioso miscuglio di abiti da gran galà con magliette e pantaloncini da turisti.

E’ sabato sera in giro c’è un sacco di gente, trascorro la serata in un disco pub. Esco che ormai è tardi e i mezzi non circolano più, così mi metto a cercare un taxi, ma mi accorgo che tutta Sydney vuole un taxi…

Tutti con le braccia allungate a sbracciarsi per farsi notare dai taxisti, questi ultimi si danno importanza come se fossero i salvatori del nuovo mondo. Inoltre un rotellato non rientra di certo tra i clienti preferiti del sabato sera, perche devi essere svelto a salire e a scendere oltre che attaccarti alla a portiera e non mollarla.

Alla fine dopo un buon tre quarti d’ora, si ferma un anima gentile.

Il giorno dopo parto per Byron Bay.

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