Australia dreaming

Australia un nome che evoca terre lontane inesplorate (????) e di una bellezza ineguagliabile. Certo, qualcuno c’è già stato e l’impresa è stata compiuta qualche anno fa (correva l’Anno del Signore 1997) dove alcuni pellegrini s’incamminarono, anzi, presero il volo alla volta della Terra Australis. Or dunque altri si stanno preparando...
Scritto da: Tabjs
australia dreaming
Partenza il: 06/10/2002
Ritorno il: 25/10/2002
Viaggiatori: in gruppo
Australia un nome che evoca terre lontane inesplorate (????) e di una bellezza ineguagliabile.

Certo, qualcuno c’è già stato e l’impresa è stata compiuta qualche anno fa (correva l’Anno del Signore 1997) dove alcuni pellegrini s’incamminarono, anzi, presero il volo alla volta della Terra Australis.

Or dunque altri si stanno preparando a varcare le soglie dell’Altro Mondo, cioè l’Australia capiamoci, e tra questi troviamo anche qualche pellegrino che c’è già stato nel ’97. Meta principale è l’inospitale Kimberley.

06/10 (Via Crucis on the air) – La prima stazione della Via Crucis ha inizio proprio dall’Aeroporto Catullo di Villafranca dove il gruppo vacanze ovvero La Compagnia dei Viaggiatori ha appuntamento per check-in ed imbarco. I trasferimenti aerei saranno parecchi (all’incirca una decina) compresi i voli interni.

L’Aeroporto Catullo è semideserto ed i banchi check-in sono quasi tutti vuoti.

Il volo, della durata di un’ora, partirà alle ore 20.05 alla volta di Roma Fiumicino. Nel frattempo la Compagnia si raduna al completo e si informa presso il banco check-in per ritirare i bagagli a Roma per poi reimbarcarli da Roma su Cairns. Il responsabile del personale di terra ci informa che non è possibile fare questo tipo di operazione in quanto i bagagli devono essere imbarcati direttamente da Villafranca su Cairns.

La cosa ci fa imbestialire e ci facciamo dare il nome del Responsabile il quale risponderà qualora le valigie non arrivassero a destinazione.

Concluse le formalità di imbarco bagagli e fatti i saluti di rito ci dirigiamo verso la zona d’attesa (gate 8) dove passiamo agli rx tutti i bagagli a mano (1° controllo).

Alle 20.05 decolliamo alla volta di Roma-Fiumicino con volo regolare. Durante il volo il comandante ci informa che arriveremo con qualche minuto di ritardo visto il temporale che incombe sugli Appennini, infatti l’aereo ha cominciato a ballare la San Vito’s dance.

Atterrati all’Aeroporto Fiumicino di Roma, passiamo alla zona transiti dove andiamo alla ricerca del banco check-in per ottenere le carte d’imbarco delle tratte Roma-Singapore e Singapore-Cairns.

Ricevute le carte d’imbarco, ci rechiamo al gate 29 per l’imbarco sull’aereo che inizierà alle ore 23.05. Dobbiamo passare il controllo passaporti ed un ulteriore controllo dei bagagli a mano ai raggi x (2° controllo).

Attendiamo l’annuncio dell’imbarco nella sala d’attesa; nel frattempo facciamo un giro per i negozi e ad un certo punto sentiamo un enorme frastuono sul tetto. Sembra l’impianto di aria condizionata, ma invece, si tratta di una pioggia dirompente che si sta riversando su Roma.

Arrivato il momento ci imbarchiamo. Il bus ci porta direttamente sulla pista in prossimità dell’aereo e, dopo essere saliti, prendiamo posto.

La Via Crucis aerea continua. Tenuto conto che l’aereo è al completo, un passeggero si siede su un posto già prenotato. Arriva lo steward il quale chiede al signore la carta d’imbarco. Lo “scurnacchiato” fa presente che si è seduto in un posto diverso per stare vicino a sua moglie. La signora (tipicamente Japan!!) si mette a ridere, facendo visibilmente capire che non conosce l’improvvisato “furbo scurnacchiato”. Allora lo steward educatore risponde: “Non raccontarmi bugie!!” e lo sventurato passeggero, con la coda fra le gambe, si siede al suo posto.

La Compagnia dei Viaggiatori prende subito atto che l’equipaggio è un po’ attempato, si direbbe quasi da Casa di Riposo !! Tra gli steward c’è anche il Maggiordomo (mancano però i nipoti).

L’aereo è visibilmente in ritardo ed un nuovo giorno è arrivato. La Via Crucis continua…

07/10 (Via Crucis on the air 2) – Eh si! Le stazioni della Via Crucis continuano!!! Abbiamo cambiato giorno rimanendo sullo stesso aereo che tra l’altro deve ancora partire. Il comandante fa presente che, per dei controlli di documenti, il volo partirà con qualche minuto di ritardo.

Esperite tutte le formalità sulla documentazione l’aereo parte. L’equipaggio comincia a propagarsi per l’aereo distribuendo cuffiette ed un gadget costituito da un borsellino con dentro: calzini da viaggio, spazzolino e dentifricio ed infine la maschera di Zorro per dormire e fare sogni tranquilli.

Sinceramente ci sembra che il personale di bordo sia alquanto disorganizzato.

Il volo durerà 12 ore e 25 minuti e, tenuto conto che a Singapore sono + 6 ore in avanti rispetto all’Italia, arriveremo a Singapore alle 19.00 circa ora locale.

Prima di riposare l’equipaggio ci porta il rancio che si rivela alquanto deludente. Attendiamo prima di metterci a nanna che il personale asporti i vassoi. Questi ci rimangono tra le scatole per quasi tre quarti d’ora. Dopo la proiezione di un film, si spengono le luci di bordo.

Dopo qualche ora di sonno, il personale accende le luci quindi si passa alla colazione che ci viene servita in prossimità di Singapore. Diciamo che anche in questo caso il pasto si dimostra una delusione.

Atterriamo all’Aeroporto Changi di Singapore poco prima delle 19.00 ora locale, giusto il tempo di fare il transito e di controllare da che gate avverrà l’imbarco.

Il volo per Cairns con fermata a Brisbane è per le ore 19.55 ed avrà la durata di 10 ore e 40 minuti. Tenuto conto che a Cairns sono + 2 ore in avanti rispetto a Singapore, arriveremo alle 8.35 locali.

Dopo aver verificato il gate d’imbarco ci dirigiamo verso di esso e anche qui controllo del bagaglio a mano (3° controllo). La Via Crucis prosegue.

Ci imbarchiamo sul Boeing 767 per la partenza puntuale. Anche qui abbiamo modo di verificare quanto attempato sia l’equipaggio. Salendo sull’aereo abbiamo visto che nella classe business ci sono gli armadi per riporre giacche e vestiti. Però!!! Il volo parte puntualmente e regolarmente. Il rituale si ripete: cena, film e poi nanna.

Anche qua dobbiamo fare i conti con gli orari e ci rendiamo conto che ormai è già passato un altro giorno. Comunque la Via Crucis continua.

08/10 (Alla ricerca delle tre pozzanghere) – Siamo già a martedì e siamo ancora sull’aereo. Prima di arrivare a Brisbane ci viene data la colazione. Veniamo informati che a Brisbane dobbiamo scendere comunque in quanto l’aereo deve fare carburante. Arrivati a Brisbane, scendiamo ed entriamo nella zona transiti dell’aeroporto. Finalmente abbiamo messo piede su territorio australiano. Notiamo che all’esterno è ormai il primo mattino, sono quasi le 6.00 ora locale e possiamo vedere dalle vetrate dell’aeroporto che il cielo è molto nuvoloso (???). La cosa ci lascia un po’ perplessi.

Comunque andiamo nella zona transito ed attendiamo l’imbarco sul medesimo aereo. Possiamo oltremodo notare le strane sculture che sono depositate all’interno dell’enorme sala d’attesa.

Ci imbarchiamo per Cairns sul medesimo aereo e qui, prima di salire, altro controllo bagagli a mano (il 4°).

Dopo un’ora e mezza circa arriviamo a Cairns – la Capitale del Nord Queensland.

Espletate le formalità doganali del controllo passaporti, andiamo a ritirare i bagagli. Vediamo bene, vista la severità dei controlli circa la quarantena sui generi alimentari, di lasciare biscotti e quantaltro di commestibile sull’aereo. Infatti una volta ritirate le valigie (sono arrivate tutte, nonostante l’incazzatura e le preoccupazioni all’Aeroporto di Villafranca) passiamo un nuovo controllo sia del bagaglio a mano che delle valigie. Il tutto condito con il controllo, da parte di apposite unità cinofile munite di bassotto, di tutto il bagaglio (5° controllo).

Agli arrivals ci attende il personale dell’albergo di Cairns che ci porterà direttamente in albergo. Arrivati all’hotel ci viene dapprima assegnata una camera dove un assistente dell’albergo ci porta tutti i bagagli con relativo “carrettino” e successivamente ce ne vengono assegnate altre due.

Cogliamo così l’occasione di sistemarci nelle stesse e di indossare il costume per un tuffo in piscina.

Da una verifica fatta, l’hotel dovrebbe avere una piscina naturale, insomma una “pozzanghera”. Andiamo subito alla ricerca di questa pozzanghera che risulta non essere l’unica, pertanto andiamo alla ricerca anche delle altre. Ma il risultato è infruttuoso in quanto la prima risulta essere la più grande e la migliore.

Usufruiamo di questa deliziosa piscina con cascata e omino delle pulizie del fondo piscina, sicuramente ristoratrice dopo ore e ore di Via Crucis on the air.

Verso mezzogiorno la fame comincia a farsi sentire, e una parte della Compagnia viaggiatrice a si reca al Pool’s Restaurant dove consumiamo un frugale pranzetto a base soprattutto di fish and chips. Qualcuno del gruppo perde conoscenza e rimane a rosolarsi on the beach.

Dopo il pranzo decidiamo di farci un riposino, fino alle 16.00 ora in cui il pulmino dell’albergo ci porterà in centro a Cairns.

Arrivano le quattro del pomeriggio e l’allegra brigata sale sul pullmann che ci porterà nel centro di Cairns. Qui approdati facciamo un giro per i negozi che si affacciano sulle vie principali della cittadina quali Lake St., Abbott St., Grafton St. . Camminando per queste vie si sente un forte odore nauseabondo. Deduciamo che si tratti di concime organico che è stato sparso sulle aiuole fiorite.

Non manca, degna di nota, una cappatina all’Esplanade, il lungomare di Cairns. Notiamo che la baia non è come si presenta nelle foto, ma sembra più una laguna che sta via, via trasformandosi in un grande pantano. Qua ci rechiamo verso il grande centro commerciale il Pier Marketplace dove c’è di tutto. Decidiamo di fare una visita all’Undersea World, un bellissimo acquario che riproduce una buona parte dell’habitat del reef.

Del gruppo c’è chi successivamente prende l’occasione per fare alcuni acquisti. I negozi che ci sono all’interno del centro commerciale sono davvero allettanti.

Decidiamo di fare un piccolo briefing concedendoci un tè e quantaltro presso una caffetteria all’interno del centro. Qualcuno prende il gelato, mentre qualcun altro decide di prendersi il tè australiano. Questo ci viene servito in bicchieri di carta ed è veramente “rovente”.

Nel frattempo viene buio decidiamo quindi di riprendere la marcia e di ritornare in centro. Le luci si accendono e possiamo notare che molte piante sono già addobbate di lampadine (che sia già Natale??).

Ci fiondiamo in un supermarket, dove facciamo subito i conti con un’escursione termica “da brivido” dovuta all’aria condizionata tenuta all’interno “a manetta”. Cogliamo l’occasione di fare alcune spese al risparmio comperando i biscotti e altro per la prima colazione che non è compresa.

E’ ormai ora di cena, la proposta è quella di andare a mangiare. Puntiamo di andare in un pub-taverna in stile inglese. La strada da percorrere si rivela alquanto lunga. Notiamo quanta estensione di terreno ci sia nella cittadina e che c’è parecchio spazio tra la strada e la recinzione delle varie abitazioni. Dopo aver camminato parecchio (forse era meglio aver preso un taxi!!) arriviamo a questa taverna che è stracolma di gente. Troviamo posto in una zona dove i tavoli sono molto grandi. Andiamo a fare l’ordinazione e pagare. La birra si rivela essere ottima e ci terrà compagnia per l’intero viaggio.

Dopo aver consumato la cena alla Far-West torniamo in albergo. Visto che le distanze non sono piccole chiamiamo un pulmino-taxi dal ristorante e dopo alcuni minuti arriva a caricarci. Tenendo d’occhio il tassametro arriviamo in albergo, ci scambiamo alcuni ragguagli per l’escursione di domani e andiamo a nanna.

09/10 (Ma le cascate dove sono?) – Risveglio al mattino, chi arzilli e chi meno visto che è stata la prima notte australiana, con colazione in camera utilizzando le caraffe termiche in dotazione in tutte le camere: tè, caffè solubile e biscotti.

Alle 7.40 il pulmann ci attende per portarci alla Stazione di Cairns dove prenderemo la Kuranda Scenic Railway, il trenino panoramico che ci trasborderà nella tipica cittadina di Kuranda. Prima di salire ci viene consegnato un distintivo che dovremmo costantemente esibire.

Saliamo sulla carrozza n°8, sulla quale abbiamo i posti prenotati, e qui veniamo raggiunti nuovamente da Adam il quale ci illustra in inglese come si svolgerà il viaggio e l’intera giornata. Dopodichè il “carrozzone” parte alla volta di Kuranda. Ci fermiamo alla Freshwater Connection Railway Station per “cattare su” altri turisti e proseguiamo il tour.

A circa metà strada il treno si ferma per dar modo ai turisti di fotografare ed ammirare le favolose ed arcifamose Barron Falls. Scendiamo dal treno e ci portiamo sul lookout. Peccato!!! Ciò che vediamo è tutto un miraggio, anzi, la pura realtà. Le cascate sono “asciutte”. Delusion!!! Arriviamo a Kuranda dove ci aspetta il pullman. Con la corriera praticamente facciamo appena un centinaio di metri ed arriviamo al “mercato”. E qui la domanda sorge spontanea: “Ma se andavamo a piedi non facevamo prima???”. Scendiamo in prossimità del mercato e precisamente in Thongon St., qui il pullman ci verrà a riprendere per le 11.45.

Ci addentriamo nella via principale di Kuranda (Coondoo St.) dove si affacciano una miriade di negozi. Qua la compagnia dei viaggiatori si dedica alle spese pazze.

Nella piazza centrale del mercato possiamo osservare un enorme fusto arboreo ed alcuni antichi veicoli appartenuti molto probabilmente ai pionieri. Gli alberi lungo la via principale presentano varie nidificazioni caratteristiche. C’è anche uno spettacolino “on the street” offerto dagli aborigeni.

Alcuni si staccano dal gruppo e proseguono verso la Stazione Ferroviaria di Kuranda. Il viale che porta alla stazione è molto suggestivo tanto che gli stessi concludono che se il tratto dalla stazione al mercato l’avessimo fatto a piedi sarebbe stato meglio. Al ritorno vista l’ora tarda, il gruppo si appropinqua verso il pulman.

Puntualissimi alle 11.45 partiamo alla volta della Rainforestation di Kuranda. Si tratta di un centro culturale-naturalistico dove vengono effettuate danze aborigene, escursioni con mezzi anfibi e dove si possono osservare nel parco i vari animali.

Arriviamo nel Centro Rainforestation dove veniamo accolti dalla guida di turno, una signora tiratissima che ci da alcune indicazioni sul Centro. Veniamo tutti diretti verso l’anfiteatro per assistere allo spettacolo di danze aborigene Pamagirri.

Da notare che il Centro è letteralmente invaso dai turisti (non parliamo dei giapponesi!!!).

Ci rechiamo nell’anfiteatro, completamente immerso nella foresta pluviale. Il tendone che ci sta sopra la testa emana un caldo soffocante (diremo che si illumina quasi di luce propria). Alle 12.00 lo spettacolo inizia con una serie di danze aborigene condite con il suono del didgeridoo che è un tipico strumento aborigeno ricavato dai rami di eucalipto. Gli aboriginal dancers intonano canti e danze in stile dreaming.

Lo spettacolo termina con il sacrificio di tre volontari (due giapponesi ed un irlandese) i quali vengono invitati ad imitare alcuni passi di ballo. I giapponesi se la cavicchiano ma l’irlandese è proprio un orso!!! Concluse le danze riappare la guida ci indica di seguire i vari ballerini i quali ci daranno lezione di come lanciare un boomerang e di come si tirano le lancie. Nel frattempo prendiamo l’occasione di fare qualche aborigenfoto con i ballerini più avvenenti.

La prova di lancio del boomerang si rileva deludente, infatti l’aggeggio torna indietro sulle lamiere del gabbiotto di lancio. Passiamo al tiro con la lancia di cui ci viene solamente fatta vedere una dimostrazione e poi ci viene fatto vedere come suonare il didgeridoo.

Terminate le attività “original aboriginal” entriamo nel Koala and Wildlife Park dove possiamo vedere, allo stato brado e non, una parte rappresentativa della fauna autraliana: koala, canguri, coccodrilli (saltwater e freshwater), wombat ed iguane varie. La compagnia si sbizzarrisce nelle foto con i canguri e con i koala.

Conclusa la visita al parco ritorniamo all’entrata e cioè nello shopping center dove non mancano gli acquisti. Ma comunque sono le 13.30 ed è ora di consumare il pranzo. La guida ci porta nel salone dove il pranzo ci aspetta a buffet. Iniziamo con un ottima zuppa di zucca che ci mancava tanto e poi si va con i secondi. La carne invece è buona, ci sono anche i wusterl. Terminiamo il tutto bevendo la tipica brodaglia australiana che è il caffè.

Prima di effettuare l’escursione nella foresta pluviale, ci dedichiamo a qualche acquisto nel locale shop. Poi ci rechiamo nel giardino botanico che si trova sul percorso che porta all’imbarco sull’Army Duck. Qui troviamo la guida la quale ci avverte che l’imbarco avverrà dalla platform 2. Nel giardino botanico abbiamo modo di vedere alcune essenze arboree tipicamente australiane.

Alle 15.00, dopo aver cercato inutilmente le spiegazioni in italiano, prendiamo posto sull’Army Duck un mezzo anfibio utilizzato nella seconda guerra mondiale e rimesso a nuovo. Qui finalmente ci vengono consegnate le istruzioni italiane. Partiamo e dopo vari scossonamenti, ci fermiamo per sentire le spiegazioni del conducente relativamente alla foresta pluviale. Questo succede spesso durante il tragitto come anche la visione di reperti di vegetali che il conducente passa a tutti i partecipanti. Ad un certo punto arriviamo ad un bivio in prossimità di un lago e qui il conducente chiede dove vogliamo andare. La risposta è quella di guadare il lago con il mezzo e così avviene. Durante la traversata possiamo vedere un uccello dalle fattezze orribili che è l’uccello gatto.

Approdiamo al punto di partenza e salutiamo Peter per l’interessante escursione. All’uscita dalla Rainforestation ci attende la guida che ci saluta e ci ringrazia per la visita.

Il pullman ci attende per trasportarci alla stazione della Skyrail Rainforest Cableway punto di partenza della cabinovia che si trova vicino alla stazione ferroviaria di Kuranda. Arrivati prendiamo posto in due gruppi sulle cabine che ci porteranno verso Cairns.

Dalle cabine, che viaggiano ad altezze vertiginose sulla foresta pluviale, ammiriamo un panorama stupendo. La prima fermata a cui scendiamo è quella di Barron Falls. Qui camminiamo su un sistema di passerelle che ci porta ad un lookout sulle cascate (asciutte!!) e su pannelli appositi possiamo leggere notizie relative alla costruzione del sistema idroelettrico sul fiume Barron.

Ripartiamo, riprendendo la cabinovia, e facciamo sosta alla successiva stazione di Red Peak. Guardando l’orologio abbiamo poco tempo per visitare questa stazione perciò chiediamo ai rangers del bosco i tempi che si impiegheranno per fare l’escursione. La durata media è di circa mezz’ora tra andata e ritorno. Il gruppo vacanze accelera il passo e tra una scarpinata e l’altra in dieci minuti riusciamo a visitare tutti i sentieri nella foresta pluviale (record da Guiness dei Primati!!!).

Ripartiamo alla volta della stazione di Cairns che però scopriamo non essere in centro città ma bensì a qualche kilometro. All’arrivo i rangers ci avvertono di guardare il ranocchio che sta sul muro per permettere al fotografo di immortalarci. All’uscita c’è il pullman che ci sta attendendo, pertanto non riusciamo a fermarci allo shop della cabinovia dove invece abbiamo appena il tempo di osservare le foto che ci sono state fatte.

Saliti sul pullman torniamo alla volta dell’albergo di Cairns.

Dopo una sistemata, doccia e quant’altro, la compagnia dei viaggiatori chiama un furgoncino-taxi per il trasporto in centro. Facciamo un giro per le vie centrali ed i negozi a caccia di qualche souvenir, dopodichè ci trasferiamo “on feet” al ristorante scelto per la serata.

La meta per la cena di stasera è una specie di taverna, un locale dove servono portate a base di pesce. La cena, discreta come sempre, viene accompagnata dalla solita birra che è la più gettonata in Australia ed è molto buona in effetti.

Terminato il pasto chiediamo alla cameriera di chiamare un taxi per otto persone che arriva puntualmente dopo pochissimi minuti. Arriviamo in hotel e ci fiondiamo subito in camera. Domani mattina ci aspetta un’escursione in catamarano sulla Grande Barriera Corallina.

10/10 (Guarda chi vola !?!) – Risveglio mattiniero solito e solita colazione in the bedroom. Alle 7.30 abbiamo il pullman che ci attende per l’imbarco sul catamarano. Arriviamo all’esterno dell’albergo dove troviamo un nutrito numero di turisti che attende. “Speriamo che non vengano tutti sulla nostra corriera!?!”.

Durante l’attesa scopriamo che tra la massa umana c’è anche una coppia di sposi italiani che farà la nostra crociera. Dopo qualche minuto arriva il mega-pulmann che “atterra” davanti a noi. Saliamo (non tutti per fortuna) su questa corriera e partiamo alla volta di Port Douglas dove salperemo con il catamarano.

Il viaggio si rivela un po’ lungo in quanto l’autista deve raccogliere alcune persone che parteciperanno alla crociera e pertanto il tragitto conseguentemente si dilunga.

Arriviamo a Port Douglas, a nord di Cairns verso le 10.30, un po’ in ritardo sulla tabella di marcia. Qui salpiamo sul catamarano che ci porterà direttamente su una piattaforma galleggiante ancorata sulla Grande Barriera Corallina al largo di Port Douglas.

Ci posizioniamo tutti a poppa del catamarano sul terrazzo a mezza altezza dove possiamo ammirare la costa est australiana che si allontana ai nostri occhi. Ci diamo un bel po’ di crema solare visto che il sole ci taglia letteralmente a fette.

C’è parecchia gente sul ponte che prende il sole. Dopo un po’ di tempo dalla partenza, alcuni componenti della Compagnia dei Viaggiatori cominciano ad accusare i primi sintomi di mal di mare.

Qualcuno sguaina la sua pozione magica a base di menta piperita e la somministra ai malcapitati; qualcuno si sente meglio mentre altri vanno di male in peggio. Si ritirano all’ombra e scompaiono dalla vista.

Il resto della Compagnia si crogiuola al sole. L’equipaggio ci avverte che il tè è pronto e quindi ci diamo il cambio per scendere in cabina a ritirare tè e biscuits.

Verso le 12.30 approdiamo alla piattaforma ancorata sulla barriera. Qua l’orda turistica si riversa interamente sulla piattaforma per impossessarsi dell’attrezzatura per fare snorkelling o sub. Tutti a scegliere pinne, maschera e boccaglio e tutti in acqua. Della serie “tutti insieme appassionatamente”.

Dopo qualche minuto di immersione durante la quale non vede un gran che di pesci, ritorniamo sulla piattaforma. L’accozzaglia di gente, molto probabilmente ha spaventato i pesci.

Comunque è l’ora di pranzo. All’interno del catamarano è pronto il buffet carico di gamberoni, riso e quant’altro. Facciamo una prima scorpacciata di gamberoni seguita da altre repliche. Veramente buoni!!! Dopo il pranzo e l’asciugatura, decidiamo di salire sull’imbarcazione con il fondo trasparente dal quale è possibile vedere il fondale marino. Ci mettiamo in fila per attendere il ritorno dell’imbarcadero. Saliamo a bordo del semisommergibile dove veniamo erudìti da una guida. La gita è molto bella e ci permette di vedere un sacco di pesci che non siamo riusciti a vedere facendo snorkelling.

Tornati in superficie risaliamo sul catamarano il quale riparte per tornare a Cairns.

Cogliamo l’occasione per fare un riposino e ci poniamo all’ombra. Il catamarano sfreccia verso la costa australiana, durante il tragitto qualcosa vola leggiadro nell’aria. Ma che cos’è? Un’UFO? Uno strofinaccio? Un Mocio lavapavimenti? La “cosa dell’altro mondo” atterra nelle mani di un gruppo di signore: Oppss!! Scopriamo che la “cosa” è pelosa, viscida, fluente. Ma, insomma che cos’è? E’ una parrucca, naturalmente!! “Naturalmente mica tanto, sono capelli finti!!”. In preda ad un attacco isterico ci mettiamo a ridere all’impazzata. Dopo qualche istante arriva la proprietaria della parrucca recuperando il prezioso reperto.

Il viaggio di ritorno continua (il mal di mare anche). I ragazzi dell’equipaggio ci distribuiscono delle salviette. Deduciamo quindi, che sia imminente una merendina. Invece, no. Siamo quasi arrivati a Port Douglas.

Attracchiamo nella rada di Port Douglas, salutiamo e ci rechiamo al pullman che ci sta attendendo. Siamo un po’ in ritardo, infatti non ci siamo tutti qualcuno manca e qualcuno è di troppo. C’è una coppia di inglesi che si è sbagliata ed è salita sulla nostra corriera e la coppia di sposi italiani di stamattina si è fermata a fare shopping senza curarsi che il bus stava aspettando.

Ripartiamo alla volta di Cairns, durante il ritorno abbiamo modo di vedere Port Douglas che si rivela una località migliore ripetto a Cairns a prima vista.

Sulla corriera veniamo colti dalla bora proveniente dai Balcani (anche se sono troppo lontani). Chiediamo allo Yeti…Oopps! all’autista di regolare l’aria condizionata. Risultato: sul pullman manca solo l’orso polare e qualche iceberg e poi siamo a posto.

Arriviamo all’albergo di Cairns perfettamente surgelati. Decidiamo di mangiare in loco e pertanto ci diamo appuntamento davanti al ristorante. Il negozio dell’albergo è ben fornito di souvenir e quant’altro quindi approfittiamo per alcuni acquisti.

E’ l’ora di mangiare ci rechiamo tutti al ristorante dell’hotel. I membri della Compagnia, visibilmente scossi dal mal di mare, si arrendono e mangiano qualche cosa.

La cena è a buffet ed i primi piatti bisogna “crearli” infatti bisogna portare gli ingredienti alla cuoca ovvero la “pastaia” che prepara la pasta saltata in padella usando tali ingredienti. La serata termina e dopo alcuni accordi per l’indomani che si preannuncia come “panic day” vista la levataccia che dovremo fare.

11/10 (The panic day) – Oggi è davvero un “panic day”, alzataccia alle 4.00 del mattino con frugale colazione sempre B&B. Alle 4.30 dobbiamo avere le valigie sulla porta dell’albergo.

Addio Cairns, addio costa orientale australiana!!!! Arriviamo all’aeroporto di Cairns dove partiremo alle ore 6.30 alla volta di Ayers Rock. Il simbolo australiano.

Sbrighiamo subito le formalità relative al check-in e imbarco dei bagagli. Al banco si verifica un imprevisto. Un biglietto non risulta prenotato. Interveniamo provvidenzialmente chiedendo spiegazioni in english. Non si riesce comunque ad avere una soluzione immediata. Dopo una serie di controlli il personale di terra riesce a imbarcare tutta la Compagnia.

Praticamente il banco check-in ci spiega che in fase di prenotazione dei voli c’è stato un blackout e il biglietto non è stato registrato. Comunque tutto è bene quel che finisce bene. Ma qualcuno ha il sospetto che sia solo l’inizio.

Dopo l’imbarco delle valige, passiamo il controllo al metal detector (6° controllo di viaggio). Durante i controlli qualcuno della Compagnia cade nelle grinfie dei doganieri. Infatti vediamo il personale addetto alla vigilanza svuotare beauty, tirare fuori il necessaire per le unghie. Arriviamo al gate per l’imbarco e anche qualche zaino desta l’attenzione del personale di terra. L’hostess chiede al malcapitato della Compagnia di verificare le dimensioni del bagaglio a mano con “l’attrezzo” ovvero un aggeggio infernale costituito da due ferri rettangolari paralleli che permette di verificare le dimensioni del bagaglio a mano. Lo zaino non entra nell’aggeggio. Nemmeno l’intervento del resto della Compagnia non riesce a far passare lo zaino. L’hostess spazientita fa caricare lo zaino in aereo con le valigie.

Si parte lo stesso alla volta di Ayers Rock, valigie zaini e quantaltro li ritireremo all’arrivo. Sull’aereo abbiamo la possibilità di verificare che l’equipaggio è molto giovane. A differenza dei voli intercontinentali. Il pasto che ci viene offerto è dato dal famoso box lunch. Un scatoletta con dentro di tutto (o niente in questo caso).

Dall’aereo possiamo vedere il panorama dell’Outback australiano con colori stupendi. In sostanza un deserto costellato di striature.

Poco prima di arrivare al Connellian Airport di Ayers Rock vediamo dall’aereo delle striature grigie che si stagliano sulla superficie desertica. “Ma si brucia!!!” è l’affermazione generale della Compagnia dei Viaggiatori. Effettivamente confermiamo la presenza di incendi nella zona dell’aeroporto. Possiamo vedere dall’aereo le fiamme nel bush. L’atterraggio viene effettuato in mezzo al fumo che imperversa. La manovra effettuata ottimamente dal pilota produce una virata mozzafiato che ci porta direttamente sulla pista d’atterraggio.

Come scendiamo dall’aereo veniamo subito colpiti dall’acre odore di fumo. Il cielo è al nostro occhio completamente grigio, sembra che un temporale stia incombendo sulla zona, invece si tratta di fumo.

Ritiriamo i bagagli e ci avviamo all’esterno dove ci attende il bus navetta che ci porterà fino a Yulara, il paese dov’è ubicato il resort. Durante il breve tragitto l’autista ci spiega l’assetto del paesaggio che ci circonda e la presenza attuale di grossi incendi per autocombustione.

Arriviamo finalmente a Yulara dove ci rechiamo subito in hotel in cui pernotteremo e dove ritireremo le auto a noleggio. Prima di proseguire, diamo conferma delle camere alla reception e depositiamo le valigie. Lasciamo intendere ai due rangers adibiti al trasporto bagagli, i nomi degli occupanti. Siccome i due rangers sono duri di cervìce, scriviamo i nostri cognomi in modo che al ritorno troviamo le nostre valigie tutti nelle relative camere.

Chi della Compagnia, già a conoscenza della zona, van in avanscoperta per cercare il punto noleggio delle auto. Il resto della combriccola si dirige nei bagni per una rinfrescata prima di partire alla volta di Ayers Rock e dei Monti Olgas.

Dopo una serie di traversie viene rinvenuto l’ufficio rent a car e noleggiamo due vetture.

Si parte alla volta dell’Uluru – Kata Tjuta National Park e si comincerà visitando dapprima i Monti Olgas. All’ingresso del parco dobbiamo esibire i biglietti che abbiamo già procurato all’inizio del viaggio. Qualcuno della Compagnia ha un’illuminazione: “ho lasciato il biglietto d’ingresso in valigia”. Così si deve pagare un nuovo biglietto dal costo di 16 $AUD.

Entriamo e ci dirigiamo subito ai Monti Olgas. Il paesaggio è stupendo anche se (purtroppo) parecchie aree sono state interessate da incendi che hanno devastato in gran parte la zona.

Dopo una quarantina di chilometri, prima di arrivare alla base degli Olgas, ci fermiamo ad un lookout che però si rileva una delusione poiché la foschia dovuta al fumo permette di intravedere a malapena lo spettacolo degli Olgas. Durante questa sosta abbiamo l’opportunità di vedere in mezzo ai cespugli del bush lo Spinifex Pingeon cioè il piccione dello spinifex. Questo uccello fa ricordare un po’ a qualcuno la famosa faraona mitrata osservata nel viaggio in Kenya.

Ripartiamo di buona lena ed arriviamo alla base dei Monti Olgas ovvero Kata Tjuta per il popolo aborigeno. Vista l’ora (e soprattutto sentito il caldo) decidiamo di fare il percorso corto e quindi partiamo alla volta dell’Olga’s Gorge. La prima cosa che ci si presenta davanti è il Monte Olga che da il nome all’intera catena ed è posto all’ingresso del gorge. Andiamo oltre camminando per circa un chilometro, dove troviamo per strada altri turisti ed arriviamo fino alla fine della gola dove c’è un balcone sopraelevato e dove le ragazze della compagnia si fotografano.

Ritorniamo indietro facendo una breve capatina alla Valle dei Venti il cui percorso non lo faremo in quanto occorre troppo tempo. Pertanto una volta tornati alle auto ci spostiamo con le medesime fino al punto di partenza del percorso lungo e qui una parte della Compagnia rime all’ombra delle apposite pensiline. Il resto della compagnia prosegue fino al lookout per fare delle foto dopodiché torna indietro.

Si ritorna, quindi, verso Ayers Rock, dove andremo a mangiare un boccone al Centro Visitatori e dove verso il tardo pomeriggio andremo a visitare il monolito di Uluru.

E’ ormai mezzogiorno perciò partiamo alla volta di Ayers Rock, dove arriviamo dopo 45 minuti. Ci rechiamo subito al ristorante dove prendiamo dei tramezzini e li consumiamo all’ombra del loco. Terminato il pranzo frugale, visitiamo il centro che offre anche uno spaccio di artigianato squisitamente aborigeno. Inoltre abbiamo l’opportunità di visitare una mostra etnografica sugli aborigeni. E’ da rilevare che non è possibile scattare fotografie nel luogo perché è considerato sacro dal popolo aborigeno.

Dopo le visite ci spostiamo all’esterno dove ci accomodiamo sotto le pensiline all’ombra. Qui una signora americana ci chiede di scattarle una foto davanti al villaggio aborigeno “ma non era vietato scattare foto???”.

Partiamo alla volta di Uluru, sembra che le foschie fumose vadano diradandosi anche se permane una certa velatura del cielo. Parcheggiamo le auto nel parcheggio principale dove si dipartono i più importanti sentieri.

Da qui partiamo e facciamo il Mala Walk ovvero il sentiero più corto. All’inizio possiamo notare il punto di partenza della strada che da accesso alla salita di Uluru ma questa strada è chiusa per la presenza di fumo.

Proseguiamo il cammino verso la Large Cave e Kantju Gorge da cui si può scrutare il colore rossastro del monolito. Alcune zone sono occultate ai turisti in quanto sacre.

Terminato il Mala Walk torniamo al parcheggio dove ci spostiamo verso il parcheggio sud e qui faremo il Mutitjulu walk. Arriviamo e già comincia l’imbrunire ormai sono passate le 17. Il sentiero non è lungo e ci porta ad una pozza d’acqua. Qua ci sono gruppi di turisti che osservano la pozza con la presenza di rangers. Ritorniamo verso le auto e ci dirigiamo allìalbergo di Yulara.

Arriviamo in hotel dove pernotteremo. Parcheggiamo le macchine davanti alle camere ed entriamo. Ci accorgiamo che i bagagli non sono stati sistemati in ogni singola camera come da istruzioni date in mattinata ma sono state messe tutte in una camera. I due rangers di questa mattina, come dovevasi dimostrare, non hanno capito una seppia.

Rinfrescati e rinfrancati ci portiamo in auto verso il centro di Yulara. Arriviamo al ristorante (l’unico) dove ordiniamo per la maggior parte delle pizze. Dal listino notiamo che la pizza margherita contiene cipolle, prosciutto e, quel che fa la differenza, salamino. Qui sorge la domanda se sono in grado di fare la pizza. Comunque la stessa non è mica male.

Consumata la cena facciamo un giro per i negozi di Yulara e poi torniamo all’hotel. Parcheggiate le macchine davanti alla receptions scarichiamo gli zaini. Quà ci accorgiamo di aver dimenticato lo zainetto con tutta la documentazione di viaggio al ristorante. Partiamo all’impazzata per il centro di Yulara a recuperare (forse e… speriamo) lo zainetto. Arriviamo al ristorante e, molto probabilmente protetti da qualche divinità aborigena ritroviamo lo zaino. I camerieri l’hanno visto subito e l’hanno tenuto da parte.

Tutto è bene quel che finisce bene, zaino ritrovato, serenità ritornata e prosecuzione del viaggio garantita, visto che lo zaino contiene importanti documenti di viaggio. Andiamo nelle nostre camere e ce ne andiamo a dormire sogni d’oro. Domani ci attende l’alba sul “panettone” monolitico di Uluru.

12/10 (Alba insanguinata ad Ayers Rock ovvero piste infuocate) – Levataccia anche questa mattina, sono le 5.00 quando ci alziamo, colazione e via verso Ayers Rock!!! Dobbiamo vedere l’alba che si proietta su Uluru. Il sorgere del sole è per le ore 5.45 e quindi partiamo alla volta del “panettone”. La strada da fare è abbastanza semplice anche se non siamo tanto sicuri di dove andremo. Ad un certo punto facciamo il giro del monolito ma non vediamo nessuna auto. Molto strano!?!.

Cerchiamo di tornare indietro, ma poi notiamo che ogni tanto passa un pulmino che si dirige in direzione opposta a quella da cui stiamo tornando. Perciò concludiamo che ci stiamo allontanando dal lookout. Torniamo indietro di nuovo e così arriviamo al sunrise lookout in tempo per vedere l’alba.

Uno spettacolo!!!. Alcune ragazze scatenate della Compagnia decidono di farsi fare delle foto pret a porter. Ingaggiano pertanto un giapponese il quale si presta a scattare alcune foto. Le quattro modelle si mettono sul retro di un furgoncino americano e CLICK!! Gli angeli della Compagnia planano dal furgoncino con le proprie ali. Tutti non si può dire; un angelo plana direttamente sull’asfalto sfregando l’orecchio direttamente sulla superficie catramata della strada. Viene subito soccorsa e offriamo immediatamente aiuto. Qualcuno del gruppo nel frattempo, vista la tragica scena corre in macchina prelevando il disinfettante che è subito utilizzato per lenire le ferite. Passata la paura proseguiamo.

Dopo le foto di rito ad Uluru ripartiamo alla volta di Yulara dove dobbiamo fare gasolio in quanto le auto le dobbiamo consegnare all’aeroporto con il pieno di carburante.

Durante il tragitto di ritorno ci fermiamo a raccogliere un po’ di sabbia rossa di Ayers Rock.

Fatto il carburante ci apprestiamo ad andare in aeroporto, ma ciò è molto difficile in quanto ci perdiamo nelle strade circolari di Yulara.

Trovata la strada maestra ci dirigiamo al Connellan Airport dove prenderemo l’aereo per Alice Springs e poi Broome.

Arriviamo all’aeroporto, parcheggiamo le auto ed entriamo. Non c’è nessuno (o quasi), nessun’anima viva se non qualche personaggio della sicurezza. Facciamo la colazione che avremmo dovuto fare ad Ayers Rock ma, visto l’incidente, abbiamo accelerato i tempi e siamo partiti subito per Yulara senza avere il tempo utile per poter farla tranquillamente. Nell’aeroporto non c’è nemmeno un bar.

Arriva il momento di fare il check-in che viene aperto ufficialmente alle ore 9.00. Chiediamo se è possibile fare il check-in in gruppo ma ciò non può avvenire. Pertanto sulla tratta da Ayers Rock a Broome siamo in ordine sparso.

Tra l’altro il volo partirà alle ore 10.05 e ci sarà uno scalo ad Alice Springs.

Passiamo i controlli agli rx (7° controllo di viaggio) e qui altra “filtrata”, nuovi sequestri di oggetti appuntiti e quant’altro “è proprio diventato un vizio!!”.

Passate le “Forche Caudine” australiane entriamo nella sala d’attesa dell’aeroporto in prossimità del gate da cui c’imbarcheremo. Ormai c’è già vita nell’aeroporto, la gente viene e va. C’è anche un bar dove possiamo prendere qualcosa da bere, tutto tranne il caffè che si sta rivelando una cosa vomitevole. Qualcuno prende un milk-chocolate, bevanda infernale sentita la temperatura vulcanica sulle papille gustative. Qualcun’altro prende il cappuccino. Durante l’attesa ci fiondiamo nel negozio di souvenir dove facciamo alcuni acquisti.

Arriva il momento del now boarding e saliamo sull’aereo per Alice Springs dove avremo uno scalo. A bordo dell’aereo, che è mezzo vuoto, ci viene portato il solito box-lunch. La durata del volo è breve, solo 45 minuti per arrivare ad Alice Springs.

Prima di scendere dall’aereo ci facciamo delle domande circa il bagaglio a mano, “se l’aereo è lo stesso è meglio che zainetti e altro lo lasciamo sopra!?!”. Decidiamo di lasciare tutto sopra.

Scendiamo con tranquillità all’aeroporto di Alice Springs e ci incamminiamo verso l’aeroporto. Siamo scesi quasi tutti quando qualcuno del gruppo tutto trafelato, ci urla dietro qualcosa. Non capendo cosa dice, torniamo indietro e le andiamo incontro. Veniamo così a sapere che l’equipaggio ha avvertito i passeggeri di prendersi su tutto il bagaglio a mano poiché si cambia aereo. Lanciando qualche improperio ci domandiamo: “Ma se il volo è unico perchè si cambia aereo???”. Domanda da 100 milioni!! Comunque sia, i torniamo in pista!! Ma per fare cosa??? Per fare quattro salti sulla pista o per far saltare qualche personaggio dell’equipaggio. Arriviamo in pista e uno steward ovviamente ci blocca e ci chiede cosa vogliamo. Spieghiamo l’accaduto e, dopo aver esibito le carte d’imbarco, ci accompagna in prossimità dell’aereo dove da indicazioni al personale di bordo di scaricare i bagagli dimenticati.

Dopo la bella figura e recuperati i bagagli chiediamo al personale un badile per scavare la fossa, ma la richiesta non viene esaudita.

Accediamo all’aeroporto di Alice Springs che verifichiamo essere molto caotico. Decidiamo di fare un giro ai Duty Free e anche qui spese, giacché i negozi sono ben forniti. Dopo una serie di giri di perlustrazione ai vari shop ci sediamo cercando posto nella sala d’attesa.

Durante la siesta, alcuni personaggi folkloristici avvicinano la Compagnia dei viaggiatori. Annunciano il volo e ci dirigiamo nuovamente in pista. Prendiamo il secondo accidente d’aereo e ci accomodiamo in ordine sparso, visto che non è stato possibile prenotare in gruppo. Decolliamo alla volta di Broome dove impiegheremo circa tre ore prima di arrivare.

Anche in questa tratta aerea ci viene consegnata la scatola infernale del box-lunch, roba da dissenteria.

L’aereo è strapieno ed il volo procede senza nulla di particolare.

Arriviamo a Broome alle ore 13.50 circa e subito facciamo i conti con le alte temperature. Il clima è veramente soffocante tanto che speriamo in giorni più miti. Ci accampiamo temporaneamente nell’aeroporto sotto i ventilatori prima di procedere. Ci rinfreschiamo e poi andiamo al banco dell’agenzia di noleggio, che si trova appena fuori l’aeroporto, per ritirare le jeeps prenotate. I due mezzi noleggiati sono jeep con cambio manuale e cambio secondario per poter innestare il 4 x 4.

Espletate tutte le procedure burocratiche, effettuati i pagamenti e via discorrendo chiediamo di fare un giro di prova con le jeep nel parcheggio. La guida è abbastanza semplice, sulla vettura c’è anche l’aria condizionata. Sentite le vampate di caldo diremo che è una panacea. Dobbiamo ricordarci che in Australia la guida è all’inglese (volante a destra, senso di marcia a sinistra).

Partiamo alla volta del Bird Observatory di Broome. La vettura ammiraglia fa strada e proseguiamo per la Great Northern Highway che è anche la strada che prenderemo per andare a Derby fra un paio di giorni.

Percorsi un bel po’ di chilometri arriviamo ad una roadhouse cioè una stazione di servizio dove si può fare carburante. Non capiamo dove siamo, non riusciamo a scorgere la deviazione per andare al Broome Bird Observatory che si trova nella Roebuck Bay. Ritorniamo indietro ed infine troviamo la strada per l’osservatorio dei volatili. Ci imbattiamo subito in una strada sterrata sabbiosa e di un bel colore rossiccio e qui ci mettiamo subito alla prova come guidatori principianti.

Dopo qualche chilometro di “emozioni” arriviamo al Bird Observatory di Broome. Rispetto a quanto c’è indicato nella guida il posto è davvero inospitale e deserto. A condire questa sensazione di “disagio” c’imbattiamo in alcune carcasse di animali morti. Ci addentriamo nei sentieri dove ci sono delle abitazioni sparse e qui troviamo una signora che ci indica i vari sentieri da seguire. Più avanti troviamo anche, presumiamo, il titolare dell’Osservatorio il quale ci da ulteriori informazioni. La zona è frequentata da patiti del bird watching i quali campeggiano nelle varie zone e poi si immergono nel fitto della boscaglia per fotografare gli uccelli.

Dopo un po’ arriviamo in prossimità della zona costiera, attraversiamo la strada che è di un bel rosso acceso e discendiamo nella Baia di Roebuck. Questa ci si presenta davanti con dei colori fantastici visto che siamo ormai quasi all’imbrunire.

Lungo la battigia osserviamo un pellicano, qualcuna della compagnia decide di avvicinarsi al volatile. Il risultato è catastrofico, il fango è in agguato per le due, le quali ne vengono inghiottite fino al ginocchio.

Terminato lo show in maniera “fangosa” ripartiamo alla volta di Broome. Lungo la strada ci fermiamo per vedere il tramonto su Roebuck Bay e bisogna sostenere che ne vale la pena. Lo spettacolo è unico.

Riprendiamo la strada del ritorno ed arriviamo finalmente a Broome. Sicuramente non è come ce lo aspettavamo dalle cartine delle guide.

Dobbiamo trovare l’albergo, dopo una serie di peripezie lo scoviamo e risulta essere confortevole. L’unico “sconfort” è che le camere sono al secondo piano quindi ci tocca prendere le valigie e caricarle a mano su per le scale.

Le stanze sono confortevoli e possiamo organizzarci per stendere il bucato collettivo sul poggiolo davanti alle camere.

Ormai è l’imbrunire, decidiamo perciò, una volta rinfrescati e rinfrancati, di fare un giro per le vie di Broome.

Partiamo dall’albergo per trovare un posto in cui cenare. Camminando per le strade di Broome, come è capitato per Cairns, ci rendiamo conto di quanto sia bassa la densità abitativa in Australia. Al centro la strada molto larga, ai lati i marciapiedi lo sono altrettanto e poi, le varie proprietà con davanti un ampio giardino. Le strade di sera sono praticamente deserte.

Ci dirigiamo verso il quartiere di Chinatown e lungo la strada ci fermiamo in un locale tipico e pieno di gente. Valutiamo i prezzi proposti e poi decidiamo in ogni caso di proseguire per la cena verso Chinatown. Arriviamo nel quartiere che non si presenta un gran che.

A dire il vero non ci sono molti ristoranti. Dopo tanto pensare (e penare) ne scegliamo uno. Mangiamo fuori. La cena è discreta a base di Fish & Chips e quantaltra roba. L’unico neo riscontrato risulta essere dato dalle bevande, ci sono servite in bicchieri stracolmi di ghiaccio.

Ritorniamo verso l’albergo. Sulla strada del ritorno facciamo tappa alla stazione di servizio dove c’è anche un negozio. All’interno la temperatura è glaciale, l’aria condizionata è tenuta “al massimo”. Facciamo alcune compere relativamente ad alcuni generi alimentari quali biscotti e frutta e poi decidiamo di fare anche gasolio alle vetture. Infatti domani mattina partiremo presto per Cape Leveque e, per evitare si trovare i distributori chiusi (visto che è anche domenica), andiamo a prendere le jeeps in albergo. Fatto il pieno alle vetture rientriamo in albergo per fare il bucato collettivo visto che permarremo a Broome per un paio di giorni. Domani ci aspetta una giornata particolarmente strana.

13/10 (Il mistero del faro) – Una giornata inquietante ci aspetta oggi. La colazione è al solito nelle camere, anzi sul poggiolo antistante le stesse. Sono le 5.30 del mattino ed il sole è ormai alto.

Alle 6.00 in punto partiamo alla volta del faro ovvero il Cape Leveque Lighthouse. Ci saranno circa 200 Km da percorrere su strada sterrata.

Imbocchiamo la strada, e ci rendiamo subito conto che la guida non è facile poichè il fondo stradale è sabbioso. Il caldo comincia a farsi sentire, ma con l’aria condizionata riusciamo a cavarcela. Proseguiamo anche se la strada si dimostra lunga. Ad un certo punto, suggeriamo di fermarci presso la comunità aborigena di Beagle Bay che è esattamente a metà strada tra Broome e Cape Leveque.

Per andare in questa comunità dobbiamo fare una deviazione di qualche Km sempre su strada sterrata. Qui, essendo domenica, nessuno ci da bado. Addirittura una signora esce dalla propria casa inveendo e invitandoci caldamente a spostare la macchina in un altro luogo.

Dopo quest’alterco andiamo a visitare la chiesa della comunità che è completamente bianca e qui troviamo effettivamente un po’ di refrigerio. L’interno della chiesa è completamente in madreperla ed è molto fresca, giusta panacea.

Dopo la visita della Chiesa, reunion generale per decidere cosa fare per la giornata. Ormai sono le 11 e ci sono ancora un centinaio di chilometri da percorrere. Qualcuno fa presente che la Compagnia deve mangiare e abbiamo appresso poca acqua. Lungo la strada non ci sono negozi o roadhouse dove rifornirci, alle 18.00 il sole tramonta e l’assicurazione dei mezzi non ci copre.

Pertanto, dopo una lunga e vivace valutazione (o trattativa??) all’ombra di un albero, si decide di ritornare verso Broome.

Ciò implica una variazione dei programmi di viaggio e pertanto dopo il pranzo andremo a visitare i dintorni di Broome che ieri non abbiamo visto.

Arriviamo a Broome all’incirca per le 13.00 e qui ci fiondiamo subito al Centro Commerciale del paese dove nel supermarket acquistiamo affettati e panini. Dopo una pausa rinfrancante ed una visitina ai negozi, dove la temperatura è sempre polare, partiamo alla volta del Gantheaume Point dove termina Cable Beach.

Dopo qualche Km di strada asfaltata ritorniamo sullo sterrato, ma stavolta decisamente migliore di quello che conduceva al Cape Leveaque. Ma dov’è il faro che dovevamo visitare? Lo troviamo qui a Gantheaume Point, una struttura di ferro arruginito. Qui il panorama sull’oceano è decisamente magnifico, l’acqua è stupendamente azzurra continuamente agitata dal vento sferzante.

In prossimità degli scogli ci sono i calchi delle orme di dinosauro. Quelle vere sono sommerse nell’Oceano.

Tutta la Compagnia dei Viaggiatori si sposta sugli scogli per osservare meglio l’oceano e l’infrangersi delle sue onde. Dopo questa pausa (di riflessione) ci spostiamo verso Cable Beach, la stupenda spiaggia di Broome. Prima di partire, però, andiamo in esplorazione sulle scogliere per fotografare un gruppo di uccelli marini.

Cable Beach, sabbia bianca, una spiaggia lunghissima e pochissima gente. Il confronto con le affollate spiagge italiane sicuramente non regge. Ci mettiamo in front off the sun in attesa del tramonto quotidiano. Possiamo notare anche la carovana di dromedari che rappresenta la tipica escursione sulla spiaggia per vedere il tramonto. Quest’ultimo si rileva molto bello e in pochi minuti abbiamo subito l’imbrunire.

Dopo la siesta in spiaggia torniamo verso l’albergo dove ci sistemiamo e ci domandiamo ancora qual’era il vero faro!?! Ritornati in albergo, parcheggiamo le jeep di fronte alle camere in modo che all’indomani non dobbiamo fare chilometri per caricare i bagagli. Recuperiamo i panni stesi sui poggioli e ci diamo una rinfrescata. Alle 20.00 ci troviamo davanti all’ingresso dell’albergo e ci incamminiamo per andare a mangiare nel tipico locale dove ieri sera non ci siamo fermati per i prezzi. Però ahinoi non c’è posto tutto esaurito (esauriti pure noi per la fame!!!).

Decidiamo di cenare nel ristorante dell’albergo. Qui la cena è a buffet con un buono per il dolce. Il pasto lo consumiamo all’esterno, al caldo, visto che all’interno è un freezer. Il dolce lo scegliamo tra gelato e cheesecake di vari gusti.

Terminata la cena ce ne andiamo subito a nanna visto che domani mattina ci dobbiamo svegliare presto (come tutte le mattine finora).

14/10 (Oh che bello, oh che bello, ma attento al pipistrello ovvero gole profondamente secche (o quasi)) – Oggi altro “tour de force”. Levataccia alle 5.00, colazione e partenza alle ore 5.30 alla volta di Derby. Oggi faremo parecchi Km, poiché dobbiamo arrivare a Fitzroy Crossing attraverso la Gibb River Road che è una delle piste sterrate più affascinanti dell’Australia.

Il check-out l’abbiamo già fatto alla reception ieri sera in modo che questa mattina partiamo senza impicci.

La partenza è tranquilla, prendiamo la Great Northern Highway (GNH) che è asfaltata e sarà così fino alla cittadina di Derby vale a dire per 220 Km circa.

Il viaggio è tranquillo, dopo alcuni chilometri lasciamo la GNH e deviamo per Derby. Il paesaggio è magnifico costellato da termitai, boab e bush.

Verso le 8.30 circa arriviamo in prossimità di Derby dove ci fermiamo alla Boab Prison Tree cioè un maestoso boab dove venivano rinchiusi in secoli passati gli schiavi. E’ zona sacra aborigena e, nonostante le scritte scavate sul tronco, la pianta è tenuta molto bene.

Nelle immediate vicinanze del Prison Tree notiamo il Myall’s Bore ovvero l’abbeveratoio più grande di tutto l’emisfero australe. Comunque non possiamo fare a meno di notare gli inconfondibili segni di bruciato, anche qui gli incendi hanno colpito. La maggior parte dei poderi sono bruciacchiati o inceneriti.

Approfittiamo per fare una foto davanti alla stazione di pompaggio dell’acqua che funziona ad energia eolica.

Proseguiamo ed entriamo nella cittadina di Derby, un paese non molto grande dove facciamo sosta per fare gasolio e per acquistare qualche panino per il pranzo.

Lo store della stazione di servizio ha solo dei tramezzini e li acquistiamo assieme a qualche bottiglia di acqua.

Non visitiamo Derby in quanto la tabella di marcia di oggi è alquanto fitta di tappe e di tempi da rispettare pertanto partiamo immediatamente e imbocchiamo subito la Gibb River Road che percorreremo solo per un tratto. Questa strada è una delle piste più belle e affascinanti del Kimberly ed è percorribile solo nella stagione secca. Una settantina di Km saranno asfaltati poi, diventerà sfondo sterrato. Proseguiamo tranquillamente e ogni tanto possiamo notare dei cartelli stradali con la scritta “floodway” che stanno ad indicare la possibilità di allagamento della strada in caso di precipitazioni.

Dopo una settantina di Km, la strada si restringe ma, di fatto, rimane ancora asfaltata quando arriviamo all’incrocio che ci porterà ai Devonian Reef National Parks.

Il primo parco che visiteremo è il Windjana Gorge National Park che si trova sul fiume Lennard (ovviamente in secca visto il caldo).

Parcheggiamo le jeeps all’ombra (+ o -) e ci inoltriamo nel gorge. La camminata è piacevole visto che si staglia lungo la gola del fiume Lennard ed il paesaggio è assolutamente fantastico. Però il caldo. La cosa strana che notiamo è che lungo il percorso non esiste una segnaletica ben definita. Ci sono delle indicazioni circa la storia geologica del luogo ma per il resto niente di più. Dopo all’incirca un km e mezzo attraversiamo una parte di foresta che costeggia il fiume Lennard. Tra l’altro c’è da dire che il fiume è completamente in secca se non per alcuni tratti dove l’acqua è ancora presente e stagnante. Alcuni coccodrilli “freshwater” sono immobili nell’acqua molto probabilmente risentendo del caldo che sta diventando via via insopportabile. Ad un certo punto la Compagnia viene completamente travolta da un nugolo di pipistrelli che si stagliano nel cielo staccandosi dagli alberi dove stavano riposando. Subito scambiamo questi graziosi animaletti per uccelli invece ci rendiamo conto che sti vampiri ci stanno girando sulle nostre teste. Non sono per nulla pericolosi (almeno così sembra) ma sono pur sempre pipistrelli che fanno un casino da far venire il mal di testa.

La Compagnia di polli quasi allo spiedo prosegue imperterrita lungo il gorge. Ad un certo punto tre componenti del gruppo cominciano a risentire dell’elevata temperatura: chi assume la colorazione purpurea con allegati tachicardici, chi viene colta da un abbassamento di pressione mentre qualcun’altra viene colta da un “colpo di calore” diagnosticato dalla stessa in quanto ha già effettuato corsi di primo soccorso. Non abbiamo più acqua, sono le 12.30 e c’è un caldo infernale. L’entusiasmo di fare questa passeggiata ci ha fatto perdere la nozione di distanza e ci siamo allontanati dal parcheggio per circa 3 km e più. Ora dobbiamo tornare indietro con calma e facendo in modo che le tre ”accalorate” non strìppino definitivamente. Dopo un’estenuante camminata accompagnata da una serie di soste per consentire alle tre “infortunate” di proseguire con la massima tranquillità, arriviamo al parcheggio. Qui cerchiamo un po’ d’ombra spostando inutilmente le jeeps sotto gli alberi ma il sole a picco ci impedisce la pia operazione.

Decidiamo di rinfrescarci con l’acqua dei rubinetti che sono ubicati nel parcheggio. Ci fondiamo nelle jeep dando spazio all’aria condizionata rinfrancatrice. C’è da dire che l’acqua che sgorga dai rubinetti del parcheggio è calda e pertanto non ristoratrice, oltrechè imbevibile.

Dopo qualche minuto decidiamo di spostarci al Tunnel Creek dove ci fermeremo per il pranzo. Durante il tragitto passiamo davanti alla Lillimilura un vetusto edificio oramai in rovina.

Percorsi alcuni Km arriviamo al Tunnel Creek dove ci fermiamo nell’area di sosta e pranziamo con i sandwich acquistati a Derby.

L’ingresso del Tunnel Creek si rileva abbastanza impervio. Dobbiamo scavalcare alcuni speroni rocciosi oltre i quali ci troviamo all’interno di questa caverna naturale. All’interno, seduta su una roccia c’è una signora a cui chiediamo se è questo l’ingresso del tunnel. La signora ci indica la strada e ad un certo punto vediamo arrivare gente dalla parte opposta. Siamo tutti muniti di torce elettriche in quanto l’interno è completamente al buio.

La compagnia si fa coraggio e si porta verso l’interno seguendo i passi del precedente gruppo. Dopo qualche metro ci areniamo in quanto troviamo davanti a noi altre pozze d’acqua e oscurità. Non sappiamo cosa fare, ma ad un certo punto sentiamo sopraggiungere dietro di noi un gruppo di turisti tedeschi accompagnati da un ranger del luogo che fa da guida.

Cosa facciamo?? Niente di più semplice, approfittiamo della situazione ci aggreghiamo al gruppo e da bravi esploratori lo seguiamo.

Attraversiamo così senza problemi le tenebrose caverne del Tunnel Creek, che si rivelano una vera e propria panacea, dopo la cottura a fuoco lento del Windjana Gorge. Tratti delle pozze sono mediamente profonde. Anche qui incontriamo gli amici pipistrelli che con il loro canto soave rallegrano in maniera tenebrosa e spettacolare le grotte.

A metà strada circa troviamo un’apertura dovuta ad un crollo del soffitto dove si sono insinuate delle radici.

Dopo una serie di peripezie all’interno delle grotte arriviamo in fondo ed usciamo. Qui l’acqua sgorga fresca e ci immergiamo alcuni minuti per giustamente rinfrescarci.

Siamo convinti che ci sia una strada alternativa alle caverne per tornare al parcheggio, invece non è così. Con pia e mesta rassegnazione dobbiamo metterci le gambe in spalla e ripiombare nell’oscurità.

Riprendiamo coraggio e riusciamo a rivedere la luce dall’altro lato del tunnel dopo una bella camminata in mezzo alle chiare fresche dolci acque. Nonostante le preoccupazioni di tutti riusciamo a ritornare da dov’eravamo partiti con la sola differenza che la frescura tenebrosa ci ha rinfrancati decisamente tutti quanti.

Ripartiamo alla volta di Fitzroy Crossing dove qualche km prima ci reinseriremo sulla Great Northern Highway che abbiamo lasciato prima di arrivare a Derby.

La strada è discretamente accidentata ma proseguiamo normalmente. Davanti la jeep ammiraglia, dietro la seconda jeep . Essendoci il terreno secco la jeep davanti leva un polverone da far venire la pelle d’oca. Spostiamoci oltre la “coltre di polvere”, cosa sta succedendo? Effettivamente la jeep ammiraglia non vede le “acrobazie on the road” della seconda jeep: ad un certo punto sopraggiungendo ad una curva l’autista della seconda jeep non vede più niente ma trovandosi davanti alcuni sassi da una veloce sterzata al volante e la jeep fa subito un testa-coda. I passeggeri che sono dietro non si accorgono nemmeno dell’effetto tellurico. Il mezzo dopo la “giravolta” si ferma in mezzo alla strada e per fortuna che non veniva nessuno in contromano. Scioccati per lo spavento e rincuoratici a vicenda proseguiamo.

Dopo un breve assestamento si riparte alla volta di Fitzroy Crossing e via verso nuove avventure.

La strada non è un granché ma in ogni modo riusciamo a raggiungere la Great Northern Highway e a pochi km troviamo le “quattro case” di Fitzroy Crossing, un minuscolo paesino dove pernotteremo nell’unico hotel, appena fuori del centro abitato. Qui possiamo vedere gli aborigeni che se la spassano durante il giorno, vanno in giro, fanno la “siesta” sotto gli alberi di eucalipto e, comunque sono molto rispettosi dei turisti.

Appena fuori dal centro, attraversato il Fitzroy River, arriviamo in hotel oramai all’imbrunire. Sono quasi le 18.00 e ci sistemiamo in questo albergo che ha la caratteristica di essere strutturato a palafitta. Tutte le camere sono sopraelevate mentre sotto c’è il parcheggio. Questo perché durante il “wet” cioè quando le piogge sono incessanti, il fiume Fitzroy straripa originando spaventose alluvioni sommergendo gran parte del territorio.

Dopo una serie di peripezie per trasportare i bagagli in camera, dal garage su per la salita ripida e ancora su per la scalinata, ci sistemiamo negli alloggi e ci prepariamo per la cena che consumeremo in loco. La piscina dell’albergo non è delle migliori ed esausti dalla giornata “de fuego” ci rinfreschiamo.

Alle ore 20.00 adunata mensa presso il ristorante dell’albergo dove consumiamo ottimi piatti a base di barramundi (il tipico pesce), canguro e fish and chips. Durante la cena abbiamo il piacere di essere in compagnia di una comitiva di turisti inglesi.

Dopo la cena andiamo nella hall dove però scopriamo che la reception che vende anche diapositive sta chiusa.

Pertanto decidiamo di andarcene a dormire… domani è un altro giorno e si vedrà.

15/10 (Il Signore dei Cancelli: la Compagnia del Cancello) – Eccoci di nuovo qua altra mattina calda, in partenza per Geike Gorge National Park alle ore 7.00, dopo aver fatto colazione come solitamente e quotidianamente, recuperiamo i bagagli e li portiamo fuori dalle camere. Qualcuno dela Compagnia rimane vittima di uno spiacevole e ridicolo equivoco. Infatti hotel ci sta alloggiata la comitiva di stranieri, presumibilmente inglesi. Molto probabilmente le istruzioni impartite dal tour operator di questi English Tourists erano quelle di preparare le valigie fuori dalle camere le quali sarebbero state caricate sul pulmann dal personale dell’albergo. Anche alcuni membri della Compagnia, ignari della cosa, preparano fuori il bagaglio dalla camera.

Ci accorgiamo della sparizione delle valigie e capiamo che i bagagli sono stati prelevati dal personale dell’albergo. Cominciano la ricerca delle due valigie le quali fortunatamente non sono state caricate sulla corriera. Biascicando un po’ l’inglese, riusciamo a spiegarci con il conducente della comitiva e recupariamo i due bagagli erroneamente prelevati. Il Geike Gorge National Park fa sempre parte del complesso geologico del Devonian Reef assieme a Wijndiana Gorge e Tunnel Creek. Non prendiamo la strada principale ma una strada secondaria non asfaltata che si congiunge direttamente alla principale. Durante in tragitto attraversiamo il guado sul Fitzroy River, un minuscolo ponte dove può passare solo un’auto per volta.

Arriviamo dopo qualche km all’entrata del Geike Gorge dove alle 9.00 abbiamo la crociera prenotata. Ci sistemiamo sotto il gazebo visto il calur e qui ritroviamo la combriccola inglese .

Verremo guidati da un ranger che ci accompagnerà durante la crociera sul gorge. Nel gazebo possiamo renderci conto dei vari livelli dove l’acqua è arrivata in occasione delle varie alluvioni. Addirittura il gazebo è stato interamente sommerso.

Facciamo qualche passo a piedi ed arriviamo al punto d’attracco dell’imbarcazione che non è coperta. Siamo in parecchi turisti e prendiamo posto ordinatamente e partiamo. Il paesaggio è bellissimo. Qua e la possiamo vedere qualche coccodrillo e parecchia avifauna, ma la cosa che ci lascia stupiti nella nostra investigazione quotidiana è il segno lasciato sulle pareti rocciose dall’acqua durante le alluvioni. Un dislivello decisamente enorme che a prima vista fa impressione. Terminata l’escursione ritorniamo verso il gazebo dove parte della Compagnia decide di fare l’escursione breve del Geike Gorge e cioè quella da 10 minuti. L’altra parte dissente e rimane nel gazebo dove si diletta nel proseguio della colazione mattutina, dato atto anche che il caldo già si fa sentire la mattina.

Ritornati dal giro esplorativo ritorniamo verso Fitzroy Crossing dove ci fermiamo sul guado del Fiume Fitzroy per fare delle foto “on the road”. Il fiume in questo luogo è decisamente sporco sembra una discarica ma non per questo ci impedisce di vedere uccelli ed altra avifauna.

Proseguiamo ritornando a Fitzroy Crossing dove ci fiondiamo subito in un centro commerciale. Qua facciamo la spesa per il pranzo e ci dedichiamo a rovistare tra i vari scaffali. Notiamo che un sacco di aborigeni viene normalmente a fare spesa, scalzi e con vestiti molto colorati. Traspare il rispetto reciproco tra la popolazione australiana media e questa etnia.

Terminata la spesa ripartiamo alla volta di Halls Creek. Proseguiamo sulla Great Northern Highway per diversi km, cominciamo a scorgere all’orizzonte qualche catena montuosa. Ogni tanto (70-80 km) vediamo delle digressioni per le aree picnic che sono disseminate lungo la GNH, verso le 12.30, arriviamo ad un’area di sosta circa a metà strada tra Fitzroy Crossing ed Halls Creek e ci piazziamo all’ombra per mangiare. Il caldo è veramente torrido. Nella piazzetta di sosta troviamo un ardito ciclista Japan che sta facendo la siesta e osiamo osservare la propria bicicletta armata di tutto punto. Il paesaggio che scorgiamo è decisamente affascinante anche se possiamo notare la presenza di incendi recenti.

Ripartiamo alla volta di Halls Creek dove arriviamo verso le 16.00. Qui possiamo notare come la popolazione aborigena sia molto tranquilla e si sollazzi all’ombra delle piante, la carovana prosegue verso la vecchia cittadina di Halls Creek dove nelle vicinanze si trova la rinomata China Wall una formazione rocciosa quarzifera che ricorda la Muraglia Cinese.

Approdiamo all’ingresso della strada che porta a China Wall e qui l’accesso è sbarrato dal Cancello. Cosa si fa?? Niente paura scendiamo e spostiamo la “transenna” ed entriamo. Ci chiudiamo il Cancello alle spalle. La strada finisce su un piazzale sterrato, dove troviamo anche l’allegra comitiva inglese che abbiamo incontrato al Fitzroy Lodge.

Visitiamo a debita distanza la formazione rocciosa “similar” alla Grande Muraglia Cinese, in quanto la stessa si trova dall’altra parte del vallone, ma non per questo ci impedisce di fare delle fotografie.

Ritorniamo sui nostri passi e facciamo dietro front per andare in albergo. Nel frattempo la corriera di turisti inglesi se ne è dipartita e pertanto rimaniamo ancora un po’ per poi ripartire. All’uscita ritroviamo il Cancello di nuovo chiuso. Con tutta probabilità chi ci ha preceduto ha rispettosamente effettuato la delicata operazione della chiusura. A questo punto un elemento della Compagnia scende e cerca di aprire il Cancello, dopo qualche secondo lo vediamo con il Cancello tra le braccia. Tutti sulle jeep osserviamo “ma l’ha divelto!!!”. Certo che si!! E così il nostro baldo giovanotto si è conquistato il titolo “Cancellis Causa”: il Signore dei Cancelli. Mentre tutto il gruppo turistico è insignito dell’onorificienza minore “Simplicitatis Pelegrini Italianorum”: la Compagnia del Cancello.

Arriviamo nel centro di Halls Creek dove facciamo subito rifornimento di gasolio e rifornimento acque e viveri presso il solito supermarket. L’hotel è molto vicino, facciamo il check-in delle camere e ci sistemiamo all’interno verso le 17.30. Le camere sono ubicate in strutture tipo bungalow e sono molto confortevoli e qui ci dedichiamo al bucato collettivo. Il caldo si fa sentire anche all’imbrunire e, quando sopraggiunge l’oscurità l’unico vociare che si sente è quello della popolazione aborigena che litiga per le strade.

Prima di cena decidiamo di fare una telefonata da una cabina pubblica. Visto che le strade del centro non sono molto illuminate cerchiamo di camminare vicino anche se abbiamo capito subito che, nonostante tutto, il popolo aborigeno è molto rispettoso nei confronti dei turisti. Arriviamo a due cabine pubbliche dove però abbiamo la sorpresa che le stesse sono “criptate” da una serie di catenacci che impediscono di fare il numero. Tra l’altro osserviamo che la cornetta è tenuta legata all’apparecchio telefonico da un cavo d’acciaio. Proseguiamo per la via dove scorgiamo all’orizzonte una cabina telefonica. Dopo una serie di peripezie per utilizzare le carte telefoniche telefoniamo a casa. Ritornati in albergo andiamo a cena.

La cena si rivela buona e deliziosa. Successivamente ci portiamo nelle camere dove sistemiamo bucato e quantaltro. Domani ci aspetta un’altra giornata degna di nota: andremo nel Purnululu National Park – Bungle Bungle.

16/10 (44 gradi in fila per sei col resto di due) – Ci alziamo presto anche questa mattina in quanto partiamo alla volta del Purnululu National Park ovvero dove ci sono le formazioni montuose soprannominate Bungle Bungle.

Partiamo normalmente e, dopo qualche chilometro ci troviamo all’incrocio tra la Great Northern Highway e la strada per Bungle Bungle.

Scrutiamo con attenzione le indicazioni scritte sulla bacheca dei rangers. Le notizie riportate non sono buone. La parte nord del Parco dovrebbe essere chiusa per incendi. Decidiamo comunque di proseguire, la strada e sconnessa ed i chilometri da effettuare sono una cinquantina. Prepariamoci!!! Eh si!! La strada è veramente un supplizio, uno scossone dietro l’altro, un vero e proprio calvario con fermate “take a picture”. Sarà così per 52 Km. Ci portiamo quindi in assetto 4×4 per affrontare salite, dossi, discese, dossi, deep e varie peripezie. Dopo più di due ore arriviamo alla stazione dei rangers dove quanto messo al condizionale all’entrata del parco ci viene purtroppo confermato. Il parco Settore Nord è chiuso per incendi in atto pertanto questo comporta un inevitabile cambio di programma. Comunque non ci perdiamo d’animo anche di fronte al fatto che il Centro Visitatori ha chiuso i battenti solo lunedì scorso. Pertanto dobbiamo pagare l’ingresso al parco e autoimbucare i soldi nell’apposita cassetta.

Dopo qualche esitazione arriva un ranger con in mano una barretta di cereali che sgranocchia avidamente e che parla un inglese incomprensibile. Il medesimo fa presente all’allegra brigata che gli incendi che noi stiamo vedendo in questi giorni sono dovuti ad autocombustione che è alimentata dall’assoluta assenza di pioggia.

Oggi veniamo informati che la temperatura è di circa 44 gradi e questi li possiamo veramente sentire.

Dopo le indicazioni per arrivare al campo tendato Belburn Campsite, salutiamo il ranger e decidiamo di spostarci verso la pista degli elicotteri dove prenoteremo il volo in elicottero sui rilievi di Bungle Bungle.

Ormai è quasi mezzogiorno passato ed arriviamo all’eliporto dove troviamo alcuni rangers che stanno in un gabbiotto e ricevono le prenotazioni circa i voli sui Bungle Bungle. Alcuni turisti appena scesi ci dicono che non si vede un gran che e la maggior parte dei rilievi è nera per gli incendi che ci sono appena stati. Decidiamo di fare il volo oggi pomeriggio, in quanto domani avremo da modificare il programma di viaggio e dovremo pensare a qualcosa di alternativo. Pertanto alle 14.30 dovremo essere sulla pista per il decollo dell’elicottero. Possiamo portare la macchina fotografica ma non ci sarà la possibilità di cambiare il rullino in quanto l’elicottero è aperto ed è alquanto pericoloso effettuare queste operazioni.

Arriviamo per le 12.30 al campo tendato dove passeremo la notte. Il caldo è opprimente ma per contro facciamo conoscenza con il gestore del camping che si dimostra gioviale e gentile. Facciamo subito un briefing per decidere cosa fare per la giornata di domani. Il fatto che la parte nord del parco sia chiusa, non ci permette di rimanere nel Purnululu National Park per un’altra giornata. Pertanto dovremo rinunciare alla visita dell’Echidna Chasm e di altri luoghi.

Ci mettiamo in contatto telefonicamente, grazie alla cortesia del Patron del campeggio, con l’agenzia di riferimento di Darwin. Nel frattempo il patron del campeggio ci invita a prendere comunque posto nella stanza da pranzo che la possiamo definire “moschicida” visto che è circondata da una fine rete per tener lontano le zanzare e quant’altro.

Il posto è decisamente tranquillo e le tende sono confortevoli, siamo comunque solo noi otto nel campeggio e lo stesso custode ci consiglia di fare un programma alternativo per l’indomani visto che c’è poco da vedere a causa degli incendi in atto.

Terminata la conversazione con l’agenzia di Darwin, veniamo aggiornati sui nuovi sviluppi: domani, contrariamente a quanto previsto dal programma di viaggio, non pernotteremo nuovamente nel Belburn Campsite ma partiremo per l’Emma Gorge di El Questro dove ci sono posti liberi nel campo tendato.

La soluzione viene approvata all’unanimità da tutta la truppa che nel frattempo visto l’orario si prepara per partire alla volta dell’eliporto per il sorvolo dei Bungle Bungle.

Arriviamo in orario all’eliporto, dove altrettanto puntualmente decolliamo con gli elicotteri. Il costo per persona di 180 $AUD un prezzo speciale che ci viene applicato dal ranger di turno.

Questo non è solo eliporto ma è anche un piccolo aeroporto per il personale che gestisce le strutture installate nel parco.

Prima del decollo ci vengono date le istruzioni di volo: ogni elicottero oltre il pilota può trasportare tre persone che si accomoderanno nel retro. I passeggeri dovranno allacciare le cinture, visto che la cabina dell’elicottero ai lati è completamente aperta (alla faccia di chi soffre di vertigini!!!), e dovranno indossare le cuffie per il rumore assordante del motore. Non si possono cambiare i rullini e gli obiettivi degli apparecchi fotografici.

Dopo aver appreso questi rudimentali elementi di volo ci accingiamo a decollare. Il volo si dimostra magnifico con panorami e vedute mozzafiato sul Bungle Bungle Range. I piloti si rivelano ottimi anche nella guida e nella tenuta degli elicotteri. Il caldo opprimente impedisce ai mezzi aerei di spingersi nei vari gorges, in quanto la presenza di moti ascensionali di calore potrebbe creare problemi nella stabilità dell’elicottero.

Dall’alto possiamo renderci conto delle dimensioni e delle proporzioni degli incendi. La cosa ci lascia allibiti. Comunque nonostante tutto, le colorazioni e l’aspetto dei vari domes non è stato minimamente alterato.

Atterrati tutti quanti il personale ci offre dell’acqua fresca, del caffè e del thè. Rimaniamo per qualche istante seduti sotto la tettoia che ci ripara dal caldo soffocante attendendo le 16.00 ora in cui il sole comincia a fare capolino ed il caldo comincia sensibilmente a diminuire.

Ritorniamo per le 17.00 al campo tendato e ci sistemiamo nelle tende che sono molto confortevoli. La cena è prevista per le 20.00, mentre ci sistemiamo nelle tende per una partita a carte. Altri fanno due passi lungo il creek cioè il guado del fiume (ovviamente secco) che confina con il campeggio, per fare delle foto.

Dopo che tutta la truppa si è rinfrescata, si va a cena. La cena ci viene preparata da un’aiutante del responsabile del camping e da un aborigeno che fa servizio preso il campo tendato. La cena è discreta senza molte pretese e consumata in assoluta tranquillità. In effetti siamo solo noi presenti nel camping. C’è anche il dolce che ci viene servito.

Il responsabile del camping ci fa presente che domani mattina presto, verso le 6.00, ci preparerà il box lunch che porteremo via.

Siamo solo noi in mezzo alle distese erbose e al bush del Kimberly. Tranquillità assoluta disturbata dal canto di qualche uccello notturno.

Domani partiremo presto poiché prima di uscire dal parco visiteremo il Cathedral Gorge. Ci ritiriamo nelle tende dove passiamo la notte tranquillamente.

17/10 (Dopo tanto guidare una pozzanghera in cui nuotare) – Alle 5.30 ci svegliamo di buona ora per partire alla volta del Cathedral Gorge. La colazione è a buffet alle 6.00 e qui troviamo il responsabile del camping già in azione per preparare i lunch box. Siamo perplessi perché viste le scatole in cui vengono messe le pietanze (miscuglio terrificante di primi, secondi, dolci e verdure!!) ci viene il dubbio che il responsabile del camping abbia inteso male e pensa che torneremo al campo tendato cosa che invece non succederà in quanto proseguiremo per El Questro.

Infatti è proprio così. In ogni caso carichiamo le scatole mettendole in un posto all’ombra. Salutiamo e partiamo alla volta del Cathedral Gorge.

Facciamo qualche chilometro e arriviamo al parcheggio del Gorge dove proseguiamo a piedi nella gola. Il panorama è stupendo e ciò ci permette di vedere i Bungle Bungle da vicino. Per fortuna la maggior parte del tragitto si snoda tortuoso all’ombra delle pareti rocciose e questo facilita notevolmente il cammino visto che già alle 7.00 di mattina il caldo comincia a farsi sentire. Arriviamo in fondo al gorge dove troviamo uno spiazzo circolare sovrastato da pareti a strapiombo. Approfittiamo del percorso per fare delle foto.

Ritorniamo verso il parcheggio, mentre alcuni della Compagnia decidono di fare il Dome Walk, un percorso molto breve della durata di una decina di minuti o poco più. Il resto della truppa usufruisce delle toilets nelle vicinanze del parcheggio.

Eseguito il giro suppletivo ripartiamo alla volta dell’uscita del parco. Occorreranno circa tre ore per rifare i 52 Km che ci separano dalla Great Northern Highway e riassaggiare così l’asfalto sotto le ruote.

Ripercorriamo l’intera pista con dossi, controdossi, guadi e via discorrendo.

Durante il tragitto, incrociamo una camionetta guidata dal cameriere che ci ha servito la cena all’albergo di Halls Creek. Com’è piccola l’Australia (si fa per dire!!!).

Dopo una serie di curve, stracurve e controcurve, incontriamo un marchingegno infernale “the Greder”: un attrezzo per spianare le piste sterrate.

Proprio adesso, e durante la mattinata si doveva mettere in azione. Morale della favola. La seconda jeep, perde di vista la jeep ammiraglia. Tra l’altro la strada, dopo il passaggio dell’attrezzo luciferiano, è diventata impraticabile sicchè dobbiamo fare delle carambole per evitare sassi ammucchiati disordinatamente in mezzo alla strada.

Nonostante la regola di vita impartita dalla Compagnia “non perdiamoci di vista”, ci siamo persi. La seconda jeep decide lo stesso di proseguire. Lungo strada incontrano un furgoncino di turisti ai quali chiediamo se la strada per il gate d’uscita è quella giusta. Gli stessi confermano positivamente, quindi proseguiamo fino all’uscita.

Al cancello l’equipaggio della jeep ammiraglia ci sta attendendo impazientemente.

Chiuso il cancello e salutato Bungle Bungle, riprendiamo la GNH in direzione nord verso Kununurra.

C’è ancora parecchia strada da fare, ma questo non ci dissuade nel proseguire. Verso le 12.30 arriviamo a Turkey Creek un piccolo paesino dove c’è una roadhouse. La comitiva si sbaglia ed entra nel villaggio aborigeno all’ingresso del paese. Qui ci indicano che la roadhouse è più avanti e proseguiamo quindi oltre.

Arrivati facciamo carburante, laviamo i vetri delle jeeps. La stazione di servizio non è per niente pratica. E’ di tipo “prepay”, bisogna prenotare il quantitativo di gasolio alla cassa, pagare prima e poi fare il carburante richiesto. Assurdo!!! Per fare gasolio ad entrambe le jeep impieghiamo un bel po’ visto che l’addetta alla cassa della roadhouse non ci bada. Tra l’altro la pompa diesel è solo una e per fare 50 $AUD a jeep dobbiamo prima fare gasolio ad una poi pagare, azzerare la pompa da parte della titolare della roadhouse, e poi ripartire a fare gasolio con l’altra jeep.

Espletate le operazioni, anzi, le “peripezie da benzinaio” e acquistata acqua da bere e bibite varie, ci piazziamo all’ombra consumando i lunch box preparati diligentemente al camping. Non sono un granchè, uova e verdura finiscono nelle immondizie.

Nel frattempo cogliamo l’occasione per telefonare in Italy. Visto che sono le 13.30 circa, in Italia sono le 7 del mattino.

Ripartiamo alla volta di El Questro. Verso le 16.00 arriviamo all’incrocio dove ha termine la GNH ed inizia la Victoria Highway che porta fino a Katherine. Qui non proseguiamo per Kununurra ma svoltiamo a sinistra per Wyndham. Dopo pochi Km troviamo lo sbocco della Gibb River Road che abbiamo abbandonato in prossimità del Wyndiana Gorge National Park. Qui troviamo un Road Train con il suo autista in sosta. Ci fermiamo per vedere alcune indicazioni. Andiamo dal camionista per chiedere se c’è qualcosa che non va. Infatti a tutti sembra che il mezzo sia in panne.

Nonostante tutto il Road Train parte lasciando di stucco tutti.

Imbocchiamo la Gibb River Road e dopo 27 Km circa arriviamo al campo tendato. Una struttura appartenente alla tenuta di El Questro costituita da tende attrezzate molto più confortevoli di quelle dove abbiamo pernottato a Bungle Bungle.

Questo camping ci lascia veramente a bocca aperta. Una sciccheria. Veniamo alloggiati in quattro tende doppie con i nomi più strani: Golf, Foxtrot, Echo ed Hotel. Tutte le tende si trovano immerse nel verde più assoluto frastagliato qua e la da boab che arredano la parte arborea.

Sistemati i bagagli e parcheggiate le jeep, ci fiondiamo subito in piscina visto che siamo ormai all’imbrunire. Un po’ di relax ci voleva dopo un’intera giornata passata sulla strada e alla guida.

La piscina è leggermente affollata, qua ritroviamo l’allegra brigata inglese.

La vasca è costituita presenta le pareti in graniglia ed ha più le sembianze di una “pozzanghera” che di una vera e propria piscina. Assomiglia molto a quelle sperimentate a Cairns.

Contrariamente al programma di viaggio, pernotteremo due notti in questo paradiso.

I bagni sono anche qui in comune ma meno spartani di quelli trovati a Bungle Bungle. Sono sicuramente più attrezzati con doccia e quant’altro. Inoltre nelle toilets femminili c’è anche la lavanderia. Di sera bisogna spegnere le luci in quanto possono entrare piccolissime rane o serpenti!!! Dopo il bagno in piscina e la doccia rinfrescante, tenuto conto che non esiste acqua fredda ma acqua tiepida, andiamo a cena.

Il pasto è decisamente ottimo e ben presentato. Chi mangia canguro, chi il barramundi, chi fish and chips. Terminata la cena ci rechiamo nello shop all’interno del quartier generale del camping. Qui troviamo di tutto, dalle magliette, alle polo, ai pantaloni.

Dopo aver visionato e fatto qualche acquisto ci ritiriamo nella tendopoli e ci diamo appuntamento all’indomani.

18/11 (El Questro Wilderness Park) – Oggi giornata dedicata alla visita di alcuni luoghi del Wilderness Park El Questro. La sveglia è programmata per le 6.00. Prima di tutto e finalmente alle 6.30 facciamo una colazione come si deve, un’abbondante continental breakfast a buffet.

Alle 7.00 partiamo alla volta delle Zeebedee Springs, sorgenti termali di acqua calda. Arrivati ci immergiamo immediatamente nelle vasche naturali dove l’acqua sgorga e forma delle cascate. Il relax è completo. Queste sorgenti infatti sono immerse in una radura di palme e completamente all’ombra. Siamo quasi soli se non per una coppia di turisti che sono già immersi nelle vasche.

Dopo un bel po’ di bagno rilassante decidiamo di partire alla volta di El Questro Gorge. Ripartiamo e arriviamo al guado del Pentecost River, molto probabilmente, essendo la segnaletica poco chiara, abbiamo passato la deviazione per El Questro Gorge, perciò decidiamo di tornare indietro.

La jeep ammiraglia, fa inversione ad U prima del guado senza nulla temere. Tocca alla seconda jeep che durante l’inversione ad U va a finire su una piazzola sabbiosa. Diamo alcune accelerate, peggiorando ovviamente la situazione. Scocciato dal casino combinato, l’autista lascia il volante agli altri e scende dalla jeep (che comunque bisogna liberare dalla fauci ardenti della sabbia).

Andiamo in cerca nei dintorni di alcuni pezzi di legno da mettere sotto le ruote.

L’altra jeep nel frattempo ha proseguito la sua corsa verso El Questro Gorge senza fare caso all’insabbiatura del secondo mezzo.

Dopo qualche manovra, nonostante la legna e i sassi sotto i pneumatici, la jeep non se move.

In preda alla disperazione ci guardiamo nei paraggi per vedere se l’altra jeep si è accorta della nostra assenza. Ecco che all’orizzonte compare una camionetta con a lato il logo di El Questro con a bordo due rangers. I due rangers vista la scena (tragicomica), scendono sorridendo e dopo aver dato un paio di calci alle pietre sotto la macchina, mettono in lock i pneumatici anteriori. Nel frattempo, lontano dalla vista di tutti qualcuno comincia a scavare una buca dove ci si butterà dentro per la bella figura fatta.

Liberata la jeep dalle sabbie ostili, ringraziando i due ranger, raggiungiamo gli altri del “non perdiamoci di vista”. La jeep ammiraglia si trova già all’incrocio della strada per El Questro Gorge. Proseguiamo per un po’ quando verifichiamo che la strada è molto sabbiosa quindi la seconda jeep rischia di insabbiarsi di nuovo.

Nonostante tutto la jeep ammiraglia passa un tratto molto sabbioso, la stessa cosa non succede per l’altra jeep che puntualmente si insabbia. Allora memori del salvataggio effettuato qualche istante prima dai rangers di El Questro, mettiamo in lock le ruote anteriori e con una sgommata acrobatica riusciamo a districarci dalla sabbia.

Nel frattempo la jeep ammiraglia va avanti, dopo una serie di consultazioni tra le due jeep sul problema “insabbiamento” il gruppo decide di evitare El Questro Gorge e di dirigerci verso la Township Station di El Questro.

Riprendiamo la strada dalla deviazione fatta e ci dirigiamo per la township, attraversiamo alcuni guadi sul Pentecost River, su uno particolarmente suggestivo, decidiamo di fare una foto alle jeeps. Il fotografo ardito si immerge parzialmente e comincia a prendere la mira sulla seconda jeep. L’equipaggio della seconda jeep nel frattempo verifica che qualcos’altro ha invece preso di mira il fotografo cadetto: un coccodrillo freshwater. Lo stesso impiega un tempo relativamente breve e non si accorge del coccodrillo (che per la verità è di piccole dimensioni). Scattata la foto avvertiamo il fotografo del pericolo sventato. Dopo queste peripezie giornaliere, arriviamo alla Township El Questro, un posto di vera e propria tranquillità. Parcheggiamo i mezzi e ci dirigiamo subito al negozio di souvenir. Qui ci rendiamo subito conto che è molto più fornito di quello del camp o tendato. La conseguenza naturale sono gli acquisti di rito. La presenza di un rubinetto con acqua potabile “fresca” è una panacea per il gruppo folkloristico.

Ci fermeremo a pranzo qui, però visto che c’è del tempo e che nel pomeriggio partiremo per la crociera sul Chamberlain Gorge, il gruppo si impegna a far passare il tempo spensieratamente. Alcuni della Compagnia fanno quattro passi indagatori attorno alla Township mentre il resto della combriccola organizza nell’immediatezza una bisca clandestina.

Si gioca una partitazza a scala quaranta. Dopo una partita di rodaggio, si comincia a giocare sul serio. Nel frattempo, un pezzo di corteccia di eucalipto che sta sopra la bisca piomba cozzando direttamente sul tavolo e spaventando il gruppo di facinorosi.

La tenuta della township presenta alcune zone per campeggio oltre ad una serie di ricoveri per automezzi tra cui spicca una Chevrolet formato “mucca”.

Il pranzo lo consumiamo nel ristorante che è anche steakhouse dove si possono gustare piatti tipici e gustosi tramezzini, panini e quantaltro.

Il cameriere, ci serve ottimi piatti in modo da prepararci per la crociera pomeridiana.

Partiamo per l’imbarcadero sul Chamberlain River, la strada è sterrata e davanti si impone la seconda jeep. Dopo qualche chilometro arriviamo ad un bivio da dove si discende per la riva del fiume. Qui vedendo la ripidità della discesa, abbiamo un cambio di autista. Qualcuno va a piedi in perlustrazione per verificare l’effettiva pericolosità della discesa la quale non si dimostra tale visto che comunque i mezzi sono molto stabili. Arrivati all’imbarcadero, il caldo infernale ci costringe a trovare un po’ di refrigerio all’ombra. Ci portiamo direttamente sulla barca con capòttino, su cui presumibilmente faremo la crociera.

Dalle indicazioni poste sulla riva desumiamo degli avvertimenti circa la presenza di coccodrilli “estuarini” nel fiume i quali sono molto pericolosi in quanto attaccano l’uomo. Arrivano le 15.00 e non si vede anima viva sopraggiungere, siamo dubbiosi sulla prenotazione della crociera fatta al campo tendato ieri sera. Nel frattempo ci dissetiamo dopo aver scoperto sull’imbarcazione da crociera un thermos con acqua fresca.

Dopo qualche minuto, appare sulla discesa che porta a riva, una coltre di polvere anticipando l’arrivo di un paio di jeep El Questro. Arrivano i nostri!! Infatti un gruppo di turisti (per la precisione due) accompagnati da due rangers approdano all’imbarcadero riempiendo così l’imbarcazione.

Oltre ai turisti i rangers imbarcano anche bevande e cibo e la cosa non può farci altro che piacere.

Prima di partire il ranger barbuto lancia del pane in acqua e ciò richiama una moltitudine di pesci.

Salpiamo alla volta del Chamberlain Gorge, lo spettacolo che ci si presenta davanti è sempre degno di nota con pareti rocciose rossicce che si sporgono a strapiombo sul fiume. Notiamo avifauna e qualche coccodrillo. Durante il tragitto ci viene spiegata in inglese la storia geologica del fiume e i vari aspetti naturalistici.

Arriviamo ad una cateratta dove l’alveo del fiume è sbarrato da un gruppo di massi. Qui approdiamo con l’imbarcazione e sbarchiamo per andare a visitare un “rock art” cioè un sito d’arte rupestre aborigena. Ci fa da guida il ranger barbuto, il quale ci fa osservare una serie di disegni e alcune forme rocciose dovute al movimento dell’acqua fluviale.

Ripartiamo ritornando verso l’imbarcadero. Durante il tragitto di ritorno ai partecipanti alla crociera viene offerto un vassoio pieno di frutta fresca esotica: ananas, papaia, mango, anguria, melone e melone bianco…Insomma di tutto di più!!!.

Dopo l’abbuffè il ranger barbuto stappa delle bottiglie di spumante brut fresco e passa tra i vari turisti offrendone un buon bicchiere. Qualche esperta sommelier assaggia minuziosamente il vino osservandone il fine perlage. Qualcun altro esagera nell’assaggiare lo spumante e si prende una mezza sbronza.

Arrivati alla Township El Questro l’allegra brigata si appropinqua a fare carburante visto il distributore presente. Si riparte per il campo tendato, arrivati all’incrocio con la Gibb River Road la jeep ammiraglia, anziché girare a destra gira a sinistra. Sulla seconda jeep chi è ancora in preda agli effluvi dello spumante, evidenzia l’errore e fa presente il fatto. Anche gli altri si rendono conto del probabile errore. Perciò l’autista della seconda jeep mette piede all’acceleratore e ci prepariamo all’inseguimento della jeep ammiraglia. Sfanaliamo, ma non vedono le segnalazioni, si comincia a suonare di clacson ma non sentono. Dopo un inseguimento alla “garibaldina” e qualche km riusciamo a raggiungere la jeep ammiraglia e far presente che la direzione presa è sbagliata. Nonostante le conferme degli altri passeggeri, l’equipaggio della jeep ammiraglia è perplesso.

Torniamo indietro, nel frattempo comincia l’imbrunire, sono quasi le 18.00 e dobbiamo rientrare prima che faccia buio. Dopo qualche km fortunatamente arriviamo al campo tendato sani e salvi.

Parcheggiati i mezzi ci portiamo alle nostre tende e ci prepariamo per la cena che come ieri, avrà luogo alle ore 20.00. Terminata la cena, facciamo il check-out in modo che domani libereremo subito le tende prima di partire in escursione all’Emma Gorge, poi proseguiremo per Kununurra.

Sistemiamo i bagagli e andiamo a nanna.

19/10 (La pozza dei desideri) – Il risveglio questa mattina è alle 6.00 in punto. C’è da fare un appunto sulla nottata in quanto qualche tenda ha ricevuto la visita inaspettata di una mucca che ha espresso le sue opinioni bovine con qualche muggito. Infatti, El Questro è anche tenuta di bovini i quali durante la notte sono liberi di pascolare anche nell’ambito del parco tendato. La cosa ha svegliato qualcuna della Compagnia, che ha temuto per le sue scarpe lasciate all’esterno della tenda e la stessa ha sentito la mucca “raspare”. Qualcun altro ha potuto sentire il muggito della mucca in maniera ravvicinata. ALtre hanno temuto per la tenda perché la “vacca” si è avvicinata troppo. Insomma una notte bovina.

Al risveglio troviamo per terra i segni inconfutabili della presenza bovina, che decorano i viali d’accesso alle tende.

La colazione è alle 6.30 dopodichè confermiamo il check-out ed andiamo a liberare le tende e caricare i bagagli in macchina.

Ci incamminiamo alla volta dell’Emma Gorge che si trova a 1,6 km dal campo tendato. Tutti siamo in tenuta da spiaggia con costumi e quantaltro. Il cammino non è semplice, anzi si direbbe impervio. Qualcuno è attrezzato con normali sandali mentre la complessità del percorso richiederebbe scarpe un po’ più sicure. Ci sono alcuni tratti in cui ci sono da fare vere e proprie arrampicate. Lo sforzo fatto per arrivare viene lautamente compensato dallo spettacolo che ci si presenta innanzi a noi. Una pozza d’acqua cristallina in cui precipita una cascata ed una miriade di gocce. La piscina naturale di Emma Gorge è stupenda e ci tuffiamo immediatamente. L’acqua è a temperatura accettabile Qualcuno si spinge a nuoto fino ad arrivare sotto la cascata, mentre il resto della truppa rimane dove l’acqua è bassa. Sopraggiungono nel frattempo altri turisti che infrangono la pace e la tranquillità del luogo ma non ne alterano la bellezza.

Dopo le refrigeranti abluzioni nell’Emma Gorge, torniamo sui nostri passi incamminandoci verso il campo tendato. Chi fa da apripista, durante un passaggio complesso fa notare la presenza di due biscie. Qualcuno allora si dilegua immediatamente e nella concitazione scivola immergendo completamente un piede (scarpa compresa) nell’acqua. Dopo una spericolata camminata comprensiva di smarrimento del sentiero, arriviamo alle jeep sani, salvi e rinfrescati. Approfittiamo per cambiarci i vestiti ancora bagnati e partiamo alla volta di Kununurra.

Dopo aver abbandonato la Gibb River Road ci innestiamo sulla Victoria Highway. La strada che ci porterà a Kununurra è lunga circa una quarantina di km, attraversiamo la Diversion Dam, cioè una delle due dighe sull’Ord River, prima di entrare nella cittadina.

Arriviamo a Kununurra alle ore 13.00, notiamo che la maggior parte dei negozi ha chiuso a mezzogiorno (oggi infatti è sabato) e riaprirà lunedì mattina.

Infatti il nostro arrivo coincide con la chiusura di fine settimana pertanto cerchiamo il principale centro commerciale del paese che secondo la guida dovrebbe essere aperto.

La cittadina di Kununurra non ci appare un granchè, aborigeni sparsi un po’ da tutte le parti, poca gente in giro per le strade ed un urbanistica poco degna di nota.

Individuato il centro commerciale, parcheggiamo e ci fiondiamo all’interno. Il solito sbalzo di temperatura ci fa rabbrividire ma non per questo desistiamo dall’entrarvi, anzi andiamo subito alla ricerca di un ristorante. Tra i vari esercizi commerciali chiusi, l’unico ristorante aperto si trova nella piazzetta centrale dello shopping center con tavoli all’esterno.

Ordiniamo principalmente hot dog e qualche tramezzino. Dopo aver pranzato discretamente facciamo un giro per il centro commerciale visitando anche il supermarket.

Verso le 15.00 partiamo per la visita al Mirima National Park che si trova vicinissimo al centro abitato di Kununurra. La temperatura è elevata, arrivati all’ingresso troviamo un distributore di biglietti incustodito. Verifichiamo le modalità di pagamento che sono simili a quelle incontrate nel Purnululu National Park, bisogna compilare un biglietto e lasciare i soldi del pedaggio. Non si capisce effettivamente dove deve essere inserito il denaro. Decidiamo di entrare gratis tanto in giro non c’è anima viva, eventualmente pagheremo all’uscita.

Arrivati al parcheggio, qualcuno decidono di rimanere all’ombra della pensilina pic-nic mente il resto della compagnia decide di fare un’indagine su per le cime. Il Parco presenta infatti dei domes del tutto simili a Bungle Bungles e per salirci sopra ci sono dei sentieri attrezzati. Lungo il percorso ci sono tabelle che descrivono le varie essenze arboree presenti.

Arrivati alla sommità che raggiungiamo molto velocemente, nonostante il caldo infernale, attiriamo l’attenzione del trio all’ombra. Il panorama che si gode da quassù è rappresentato dall’intera cittadina di Kununurra che è dominata anche da una collina la Kelly’s Knobb da cui si può vedere un eccezionale tramonto.

Ritorniamo alla base dove raggiungiamo il resto della comitiva, ci dissetiamo e decidiamo il da farsi per il resto del pomeriggio. Effettivamente Kununurra non offre possibilità di visita e punti particolari, visto anche le chiusure imposte dal fine settimana. Decidiamo pertanto, contrariamente al programma di viaggio, di non salire sulla Kelly’s Knobb ad osservare il tramonto ma ci rechiamo al Waringarri Aboriginal Arts Centre appena fuori città e poi andremo in albergo.

Dopo la consultazione delle cartine, arriviamo senza problemi al centro di cultura aborigena dove troviamo puntualmente chiuso. Riprendiamo la strada e ripassiamo per il centro, in quanto quando siamo entrati per la prima volta in città abbiamo visto un negozio con articoli aborigeni, chiuso anche questo come anche il negozio di souvenirs vicino all’Ufficio Postale.

Confusi e delusi arriviamo al motel e, dopo aver parcheggiato andiamo alla reception per il check-in.

Dopo aver preso visione delle camere capiamo chese si tratta di un vero e proprio motel di passaggio le stanze sono rivolte alla Lily Creek Lagoon cioè la laguna sul Lake Kununurra che costeggia la cittadina e formata dalla Diversion Dam.

Le camere sono ancora da rassettare per cui dobbiamo attendere che il personale di servizio le sistemi.

Nel frattempo, ci dirigiamo nuovamente alla reception dove richiedono depliants ed informazioni sulle crociere sul Lake Argyle anche perché dovremo prenotarne una per domani. Successivamente prenotiamo la crociera.

Dopo l’attesa possiamo prendere possesso delle camere che sono comunque discrete. Nell’albergo c’è una piscina. Qualcuno della Compagnia fa il bagno nella piscina la cui acqua risulta essere non molto pulita, mentre il resto della truppa si accampa sulla riva della laguna dove sono presenti seggiole e tavolini per prendere l’ultimo sole della giornata.

In piscina ritroviamo una nostra vecchia conoscenza, il cameriere che ci ha servito la cena all’hotel di Halls Creek e incrociato durante il viaggio di ritorno dai Bungle Bungles.

Dopo il bagno in piscina, ci spostiamo tutti in riva alla laguna. C’è una tranquillità senza precedenti, possiamo vedere il volo di uccelli che si librano sulla superficie della laguna e facciamo delle foto ravvicinate. Attendiamo curiosi il calar del sole e ciò non si fa attendere producendo così un meraviglioso tramonto.

Terminato il momento di meritato relax, ci prepariamo per la cena che questa sera faremo in pizzeria. La guida ci indica una pizzeria rinomata a Kununurra.

Dopo aver fatto bucato e una salutare doccia siamo pronti per partire alla volta della pizza. Arriviamo in centro a Kununurra dove localizziamo subito la pizzeria. Molto probabilmente siamo abituati a vedere le pizzerie italiane, questa non lo è. I pizzaioli che ci lavorano dentro sono tutti ragazzini e le pizze sono le più disparate, con gli ingredienti più disparati. Le pizze sono disponibili in due tagli small e large.

Considerando e verficando le dimensioni tutti optiamo per la large con cenno di sorpresa da parte della cameriera. La pasta viene tirata a mano e il procedimento di preparazione è molto lento.

Dopo una lunga attesa, arrivano le “mega” pizze già affettate e pronte da mangiare, la fame nonostante sia molta non permette che le pizze vengano finite. Leviamo i tacchi dalla pizzeria e ritorniamo in albergo dove metteremo i residui delle pizze in frigorifero.

Domani in qualche modo mangeremo gli avanzi.

20/10 (Il Lake Argyle) – Anche oggi facciamo un’alzataccia alla buonora. Ore 6.00 tutti in piedi, colazione in camera e alle 6.30 partiamo per il Lake Argyle che dista da Kununurra circa una settantina di km.

Sul lago abbiamo prenotato una crociera su uno yacht privato. Durante il tragitto abbiamo l’occasione di vedere alcuni incendi in atto nel bush, questo ci preoccupa un po’ in quanto il fuoco sta producendo parecchio fumo con conseguente minore visibilità.

La strada per il lago è discreta; percorsi i 70 km approdiamo alla stazione di partenza della crociera. Qui ci trasporteranno con il pulmino fino all’imbarcadero. Chiediamo al ranger se possiamo andare in jeep poiché successivamente alla crociera andiamo a vedere qualche posto nei dintorni. La cosa è possibile in quanto si può liberamente parcheggiare.

Attendiamo qualche tempo finchè il ranger di turno ci dia il via per partire, nel frattempo facciamo un giro nei dintorni dove possiamo vedere che la zona è tutta adibita a camping per camper. Visitiamo l’interno dell’ufficio dove sono esposte parecchie pietre zebrate le cosiddette “zebra rocks” dalle forme più strane, inoltre ci sono in vendita dei volumi sulla storia della costruzione della diga sul fiume Ord (Ord Dam) che ha dato origine al Lake Argyle, la cui formazione si è resa necessaria per scopi irrigui e per disponibilità di acqua potabile in tutto l’Outback australiano.

Partiamo per l’imbarcadero, parcheggiamo e sul molo ci aspetta un lussuoso yacht su cui viaggeremo solo noi della Compagnia del Cancello. Il ranger ci sta attendendo e ci invita a toglierci le scarpe le quali vengono chiuse sotto chiave in un baule. Saliamo sullo yacht completamente scalzi.

La guida ci da alcune indicazioni di bordo e poi salpiamo per la traversata del lago. Ci spostiamo tutti sul ponte dove possiamo vedere meglio il panorama. Durante la traversata la guida ferma l’imbarcazione e ci da alcune spiegazioni sul lago, passiamo davanti alla diga e ci fa vedere la cava a fianco la diga, servita per ricavare i materiali per costruirla.

Proseguiamo la traversata e la guida ci lascia il timone. Ci rendiamo conto delle enormi e sconfinate dimensioni del lago, nel frattempo il buon ranger ci porta una brocca piena di succo d’arancia fresco fresco. Una panacea vista l’elevata temperatura mattutina.

Dopo una serie di fotografie alla Titanic, andiamo sottocoperta per fare colazione e qui abbiamo il primo approccio con una specialità australiana di prim’ordine che ha un gusto simile al glutammato (quello dei dai per intenderci), una schifezza tra le nefandezze.

Proseguiamo con la crociera e la guida ci fa vedere la fauna del luogo: coccodrilli freshwater, pellicani e possiamo vedere anche i canguri (finalmente!!) che scorazzano per i pendii che si affacciano sul lago.

Ad un certo punto del tragitto, la guida ci invita a fare un tuffo nelle chiare, fresche e dolci acque del lago. Subito desistiamo e lo stesso ranger, fa presente che è la prima volta che gli capita che dei turisti si rifiutino di fare il bagno. Poi tentati dalla limpidezza dell’acqua e rassicurati dallo stesso ranger sull’assenza di coccodrilli in questo punto, ci tuffiamo nel lago. L’acqua è veramente una favola, la guida ci lancia dei salsicciotti per stare a galla in quanto trattandosi di acqua dolce affondiamo con più facilità quindi si fa maggior fatica a stare a galla. Inoltre la guida ci avverte che l’acqua del lago è potabile e ci invita a berne un sorso.

Riemersi facciamo ritorno al punto di imbarco dove sbarchiamo e ci riprendiamo le nostre scarpe. Passiamo per il ristorante che è li vicino, oramai è mezzogiorno. Non è ancora aperto, quindi attendiamo all’esterno all’ombra di una pianta di mango. Dopo un po’ ci vengono aperte le porte ma vediamo che non c’è niente che incuriosisca il palato, perciò decidiamo di visitare un paio di lookout nelle vicinanze e di tornare a Kununurra.

Partiamo e passiamo sulla diga Ord Dam per poi passare sul retro dove l’acqua del lago sfocia fragorosamente proseguendo nell’Ord River. Facciamo alcune foto e poi via di ritorno al paesello.

Arriviamo per le 13.00 passate a Kununurra e lungo la strada notiamo le immense cortine di fumo che testimoniano gli incendi in atto. La nostra preoccupazione è quella di trovare la strada sbarrata da una coltre di fumo, ma ciò non si verifica e riusciamo a tornare in città senza nessun problema.

Visto che non abbiamo altra scelta, ritentiamo la fortuna nel centro commerciale e nel medesimo ristorante dove ci sbaffiamo dei panini della macedonia e degli hot dog comodamente seduti.

Dato atto che quasi tutti i negozi sono chiusi in quanto è domenica e tenuto conto che oggi viene celebrato in tutta la nazione australiana il Giorno della Memoria a seguito dell’attentato a Bali, torniamo in albergo dove ci dedichiamo ad un riposino pomeridiano e ci dedichiamo a prendere il sole in riva alla laguna.

Nel pomeriggio viene consumata la pizza avanzata ieri.

Dopo questo momento di pieno relax, la Compagnia del Cancello, si gode il tramonto sulla laguna.

Fotografato l’ennesimo tramonto ci dirigiamo nelle nostre camere e provvediamo a prepararci per la serata.

Questa sera decidiamo di cenare presso il locale di fronte alla che non sembra male. Peccato che il locale sia chiuso, perciò ci fiondiamo nella vicina taverna, un locale giovane con musica dal vivo. Chiediamo i prezzi e decidiamo di rimanere a cena che sarà a buffet. La clientela è molto giovane e la gente tanta. Siccome non riusciamo ad avere un unico tavolo ci dividiamo in due gruppi.

Le bevande si pagano a parte. Il menù non è molto vario, c’è un primo costituito da zuppa, un secondo dato da carne di agnello o manzo, contorni vari, salse ed infine un dolce ai frutti di bosco.

La musica che ravviva la serata e che viene suonata dal vivo su un palco all’esterno del locale è country.

Nel frattempo prendiamo gli ultimi ragguagli per domani che partiremo alla volta della cittadina di Katherine e dovremo fare un bel po’ di strada.

21/10 (Come on let’s gorge) – Stamane facciamo subito una levataccia, alle 5.30 ci alziamo facciamo colazione, il check-out l’abbiamo fatto ieri sera e alle 6.00 partiamo per Katherine prendendo la Victoria Highway. Ci sono oltre 500 km da fare e la partenza è stata stabilita così presto perché la città di Katherine si trova nei Northern Territory dove per convenzione il fuso orario è avanti di un’ora e mezza rispetto allo stato del Western Australia che stiamo per abbandonare.

La strada è discreta, asfaltata ed il traffico praticamente inesistente. Raramente sul nostro percorso incrociamo o sorpassiamo un road train. Tenuto conto che faremo in media gli 80 km orari, impiegheremo più di 5 ore per arrivare a Katherine.

Il paesaggio cambia, i boab del Western Australia via via diminuiscono. Prima di arrivare a Timber Creek attimo di panico!! La jeep ammiraglia sta davanti e in fase di sorpasso di un furgoncino di turisti inglesi una mucca attraversa la strada sfiorando la jeep. Sventato l’incidente, a circa metà strada, per l’esattezza a Timber Creek ci fermiamo alla roadhouse per fare carburante e riposare un attimo. L’abitato di Timber Creek si trova nelle vicinanze di Victoria Crossing il passaggio sul Victoria River da cui prende il nome la strada che stiamo percorrendo.

Riprendiamo la strada soffermandoci saltuariamente per “take a picture”.

Dopo tanto sperare arriviamo verso le 12.30 circa a Katherine e ci dirigiamo subito al Nitmiluk National Park dove nel pomeriggio faremo una crociera per vedere le famose Katherine Gorge.

Arrivati e parcheggiati i mezzi, ci dirigiamo on feet all’imbarcadero per prenotare la crociera. Faremo la crociera più breve della durata di due ore. Chi c’è già stato in Australia durante il tragitto fa presente quanto le cose siano cambiate in cinque anni, soprattutto nelle strutture del parco. Prenotiamo la crociera per le 15.00 e ritorniamo verso il Centro Visitatori dove gli altri sono in attesa.

Il Nitmiluk Visitor Centre propone, oltre al ristorante anche una mostra sull’arte aborigena e sulla storia geologica di Katherine Gorge. Inoltre, c’è un fornito negozio di souvenir.

Possiamo notare che il parco è molto più turisticizzato rispetto a quelli visitati nel Kimberly.

Diamo la priorità agli istinti famelici e ci fiondiamo subito nel ristorante al fresco condizionato. Qui prendiamo delle insalate e dei piatti tipo fish and chips.

Concluso il momento culinario prendiamo le jeep, e partiamo per il molo d’imbarco della crociera.

La crociera verrà effettuata solo sui primi due gorges (Katherine Gorge conta in totale 13 gole di cui 9 navigabili).

Nel frattempo all’imbarcadero si raduna una vera e propria folla. Non eravamo abituati ad una confusione simile nei giorni passati nel Kimberly. La nostra imbarcazione è capitanata da due rangers Salpiamo e ci dirigiamo verso il primo gorge. Il ranger di turno ci da le spiegazioni durante il tragitto ed ogni tanto ferma l’imbarcazione. Al termine del primo gorge, tutta la truppa viene fatta scendere in quanto dobbiamo proseguire a piedi per prendere la successiva imbarcazione e dirigerci al secondo gorge. Durante il tragitto ci fermiamo ad osservare un sito d’arte aborigena che ci viene puntualmente spiegato. Proseguiamo poi a piedi fino alla successiva imbarcazione in quanto le singole gole sono separate da dei massi che ostruiscono il passaggio alle barche. Il tutto è ben organizzato con passerelle che sono state ricavate tra le rocce e gli anfratti delle gole.

Ci imbarchiamo sulla seconda imbarcazione e ci inoltriamo nel secondo gorge. In fondo alla gola ritorniamo indietro. Con questa visita i vari gorges che abbiamo visitato durante la permanenza in Australia ci sembrano tutti uguali ma non è così. Dopo una serie di osservazioni approfondite abbiamo capito che tutti hanno delle caratteristiche geologiche e morfologiche particolari che li distinguono uno dall’altro.

Katherine Gorge è costituito da ripide pareti e da gole molto strette, diverso dai precedenti gorge visitati.

Riapprodiamo all’imbarcadero, lasciamo il molo. Arriviamo a Katherine dove, dopo una serie di ricerche del parcheggio, ci dirigiamo verso il Centro Commerciale in cui acquistiamo acqua poi ci spostiamo verso l’Hotel in cui pernotteremo. Come albergo non è male, dopo la sistemazione nelle camere ci fiondiamo in piscina per un po’ di relax. Ci prepariamo come si deve per la serata in quanto andremo in un locale già collaudato cinque anni fa. Purtroppo quando arriviamo l’accesso al locale ci è negato in quanto è in corso una festa privata. Pertanto dobbiamo ripiegare alle Sacre Scritture della guida turistica le quali ci danno indicazione di un ristorante che si rivela essere un ottimo ristorante e molto chic.

Le pietanze sono sempre quelle di rito: barramandi, canguro, coccodrillo cucinati in varie spezialitaten. Inoltre portate vegetariane, birra e acqua. Terminata la cena ritorniamo in albergo dal quale domani mattina partiremo per il Kakadu National Park.

22/10 (Emutions across the road) – Il risveglio si vede dal mattino. Alle 7.00 siamo già in piedi e stiamo facendo colazione. Dopo mezz’ora partiamo alla volta del Kakadu National Park. Prima, però, facciamo una digressione alle Edith Falls. Si tratta di cascate con un’enorme pozza d’acqua con fondale in sabbia gialla e facente parte del comprensorio del Nitmiluk National Park. Prendiamo la Stuart Highway in direzione Darwin e dopo qualche km giriamo a destra in prossimità dei lavori in corso (stanno costruendo una nuova linea ferroviaria che corre parallela alla Stuart Highway). Arriviamo presso il parcheggio e ci portiamo verso il pontile per fare il bagno. Chie è già stato in Australia della Compagnia fan presente che cinque anni fa le strutture attrezzate in prossimità del lago formato dalle Edith Falls non c’erano. Ora una moderna terrazza con corrimano e scale accompagnano i turisti nell’acqua.

L’acqua è a temperatura ottimale per un bagno rinfrancante. Sul fondale possiamo vedere una moltitudine di pesci che nuotano sul fondo color giallastro. Riprendiamo la strada per il Kakadu. Passato qualche km arriviamo a Pine Creek dove troviamo l’accesso sud del parco. Qui svoltando a destra, in mezzo ai lavori in corso per la nuova linea ferroviaria, imbocchiamo la Kakadu Highway che ci porterà fino a Jabiru dopo 80 km circa.

Lungo la strada possiamo notare una vera e propria strage di canguri, tra l’altro i limiti di velocità in quasi tutto il parco si aggirano attorno agli 80 km/h. Dopo qualche km ci troviamo di fronte la porta d’ingresso vera e propria dove il gruppo si ferma a fare foto. Oltrepassiamo il gate d’accesso in cui presentiamo i biglietti per l’entrata al Parco. Questi biglietti li abbiamo acquistati precedentemente.

Tutti passati attraverso la porta d’ingresso ripartiamo, dopo qualche km di strada la seconda jeep viene interessata da un attraversamento repentino di un emù. L’autista al volante ma prontamente riesce a scansare l’uccellaccio della discordia.

Questi colpi di scena fanno passare in fretta il tempo che ci sembra poco quando arriviamo al Centro Visitatori Bowangj del Parco. Diamo un’occhiata a quanto c’è in giro, rileviamo un ottimo negozio di souvenir, però sapendo di proseguire per Jabiru, qualcosa acquisteremo li. Dopo aver consumato un pasto frugale, ripartiamo per Jabiru.

Arriviamo finalmente in questa cittadina intorno alle 15, non c’è anima viva, anzi, diremmo che la città sembra disabitata quanto è scarsa la densità abitativa in Jabiru. Diciamo che questo centro urbano (se così si può dire) rappresenta il centro amministrativo e commerciale, ma soprattutto il cuore del Kakadu: c’è il Palazzo del Consiglio, la piscina, un supermercato ma sempre in misura unica. E’ ben organizzato ma purtroppo con pochi negozi di souvenir.

Ci fiondiamo nel solito supermarket con il solito sbalzo termico da colpo apoplettico e facciamo qualche spesuccia.

Arrivano puntualmente le 15 e partiamo alla volta di Ubirr sito di arte rupestre aborigena. Dopo una quarantina di km arriviamo al parcheggio del sito e qui troviamo delle comitive di turisti italiani. In questa località notiamo una maggiore presenza di mosche che danno veramente fastidio.

Da questo sito saliamo sul Nadab Lookout dove osserviamo uno dei migliori panorami sulle pianure verso il Mare di Timor le cosiddette “wetlands”.

Conclusa la visita al sito di Ubirr la Compagnia del Cancello riprende la strada per Cooinda dove alloggerà vicino allo Yellow River Billabong. Prima di arrivare all’hotel di Cooinda, ci fermiamo all’ingresso dello Yellow River Billabong dove attraversiamo a piedi le apposite passerelle cogliendo così l’occasione di fare delle foto sullo stupendo tramonto sulle paludi.

Approdiamo all’albergo di Cooinda, un resort molto bello dove alloggeremo per la notte e dove le camere sono veramente confortevoli.

Dopo aver effettuato il check-in e successivamente provveduto alla sistemazione dei bagagli in camera, parcheggiamo le jeeps nell’apposito piazzale.

Le nostre quattro camere fanno tutte parte della stessa unità, costituita esattamente da quattro stanze.

Rinfrescati e ritemprati dalle fatiche e ardori giornalieri, ci rechiamo presso il ristorante. Qui al resort di Cooinda, ci sono due ristoranti, uno con cucina servita dai camerieri l’altro in cui i turisti acquistano carne e quantaltro e ci si arrangia a cucinarlo negli appositi fornelli. Cerchiamo disperatamente questa possibilità ma quello che troviamo sono delle “carrette” di fornelli che non ci invogliano di certo a cucinarci sopra. Pertanto optiamo al ristorante classico con servizio al tavolo.

Domani è l’ultimo giorno di visite ed escursioni e dobbiamo decidere cosa fare. Per quanto riguarda la visita alle Jim Jim Falls la strada di accesso è simile a quella che abbiamo fatto per andare al Purnululu National Park, pertanto proponiamo di escludere la visita alle cascate, anche per il fatto che il tempo a disposizione è limitato. Inoltre la possibilità di fare un sorvolo in elicottero sulle cascate Jim Jim e le Twin Falls, l’abbiamo subito escluso in quanto a Jabiru in un ufficio turistico ci hanno sconsigliato di effettuare sorvoli in quanto l’eccessivo clima caldo a rinsecchito le cascate eliminando l’effetto che sarebbe stato sicuramente spettacolare.

Proponiamo in alternativa di visitare in mattinata il sito di Nourlangie Rock e poi sulla strada per Darwin ci fermeremo alla Fogg Dam Conservation Riserve dove possiamo vedere un sacco di uccelli.

Comne altra alternativa proponiamo di aderire al programma di viaggio che prevede la visita al Territory Wildlife Service, in quanto analizzata la cartografia e le distanze, abbiamo il tempo di arrivarci, di visitarlo prima dell’imbrunire e di arrivare a Darwin prima di sera.

La cena è comunque all’insegna dei soliti menù australiani.

Dopo cena ci ritiriamo nelle nostre camere in quanto domani mattina dobbiamo partire presto per la crociera sullo Yellow River Billabong. 23/10 (Verso Darwin) – La sveglia stamattina è un po’ traumatizzante in quanto l’alzataccia è per le 5.00. Dovendo lasciare il lodge dobbiamo sistemare i bagagli nelle rispettive jeeps e fare il check-out. Pertanto, fugace colazione, carico bagagli e via verso lo Yellow River Billabong.

Nonostante la nostra precisa puntualità, la crociera parte alle 6.45 con un leggero ritardo. Faremo un tragitto della durata di due ore sulla palude dello Yellow River dove avremo l’occasione di fare osservazioni naturalistiche circa la fauna presente nella palude. Le imbarcazioni partono in ordine e con un certo intervallo in modo da garantire una certa tranquillità nella zona e non trafficare di barche la palude. Al molo di partenza si avvicina furtivo e lesto un coccodrillo saltwater, i turisti dell’imbarcazione che ci precede si sporgono per fare delle foto e la barca pende paurosamente di lato. “Che sia la volta buona che il coccodrillo si fa una saporita colazione?”.

Partiamo dopo aver fotografato l’alba sul Billabong. La crociera non delude le attese di chi c’è già stato e dei nuovi compagni di viaggio. Si rivela un vero e proprio caleidoscopio, occasione per vedere animali di ogni genere, soprattutto avifauna. Durante il tragitto siamo accompagnati da una gentil donzella che ci illustra le varie tappe del percorso e gli animali che si possono osservare e le loro abitudini.

Tra i pandani e le cannucce di palude riusciamo a scorgere un coccodrillo d’improvviso si pappa un barramandi. Dopo tutte queste meraviglie naturalistiche, storditi dal silenzio sovrannaturale, approdiamo al molo di partenza. E’ stata un’esperienza meravigliosa e che ricorderemo per molto tempo.

Un attimo di concentrazione per riprendere la retta via e ripartiamo alla volta del sito di arte rupestre aborigena di Nourlangie Rock che si trova a una ventina di km da Cooinda. Arriviamo a Nourlangie e visitiamo il sito che è molto famoso per i dipinti aborigeni che sono stati riprodotti su parecchi libri. Dopo la visita al sito calcolando i tempi, ce la dovremo fare per arrivare al Wildlife Territory Park Sono le 9 passate e il caldo si sta facendo sentire. Terminata la visita al sito di arte rupestre facciamo una digressione all’Anbangbang Billabong. Questa pozza d’acqua non mostra nulla di interessante perciò scendiamo solo in pochi per vedere questo magro e quasi secco spettacolo.

Proseguiamo per Jabiru dove ci fermeremo a mangiare qualcosa prima di partire in direzione Darwin. Arriviamo in paese che è ormai mezzogiorno, andiamo nel solito supermarket dove acquistiamo dei panini e dell’affettato e facciamo subito uno spuntino nei giardini della cittadina di Jabiru all’ombra degli alberi.

Ci rimettiamo in marcia su strada dove dovremo fare diversi chilometri prima di arrivare sulla Stuart Highway. Il viaggio si svolge completamente su strada asfaltata la Arhem Highway e verso le 14.30 arriviamo all’incrocio con la Stuart Higway. Qui svoltiamo a sinistra in direzione Katherine e dopo una trentina di km svoltiamo a destra per il Litchfield National Park dove dopo breve distanza troviamo la deviazione per il Wildlife Territory Park.

Già l’ingresso si presenta bene. Si tratta di un parco zoologico naturale, dove sono stati ricreati i principali ecosistemi australiani e dove vivono e sono strettamente tenuti sotto controlli i principali animali australiani. Il parco è veramente grande e non sappiamo se faremo in tempo a visitarlo tutto. Esiste anche un trenino che porta alle stazioni corrispondenti ai principali ecosistemi, ma la Compagnia del Cancello decide di fare l’intero tragitto a piedi. Effettivamente la scelta fatta è stata la migliore, lo spettacolo è assicurato, anche quello effettuato dai rangers con le aquile del Kakadu.

Proseguiamo il nostro cammino nel parco dove abbiamo degli incontri ravvicinati con canguri, emù, wallabi. Arriviamo all’ecosistema della laguna e qui ci dividiamo subito. Alcuni si inoltrano nel percorso “lagunare”. Gli altri proseguono, molto probabilmente non accorgendosi della digressione fatta. Attraverso un sistema di passerelle, i quattro sprovveduti si dirigono verso il capanno di osservazione adeguatamente costruito per osservare la fauna della laguna. In prossimità del capanno troviamo un mertens che ci osserva con molto interesse. Trattasi di un’iguana, che immobile osserva (delle possibili prede??!!).

Comunque, valutata l’impossibilità che la stessa ci venga incontro per attaccarci visto che siamo sulla passerella mentre lei se ne sta spaparonzolata sull’erba del bosco, entriamo incuriositi nel capanno e osserviamo dalle apposite feritoie lo spettacolo della laguna.

Non vediamo ombra degli altri, deduciamo quindi che gli stessi siano andati avanti.

Dopo un paio di padiglioni ritroviamo il resto della truppa che ci attende prima di entrare nel padiglione degli aracnidi, cogliamo l’occasione per fare una sosta ai distributori automatici di bibite. I ragni che ci sono nelle varie teche fanno veramente impressione. Poi tocca all’acquario che è veramente bello, con un tunnel dove ci passano sopra gli squali. Si passa poi all’aviario, una sorta di serra enorme, mai vista prima ma di un certo effetto.

Entriamo poi nella foresta pluviale dove all’interno troviamo il padiglione degli snakes, i serpenti. All’uscita del padiglione qualche temerario del gruppo esclama: “guarda qua chi c’è!!”. Due metri di squame gialle su una staccionata. Il serpente sembra noncurante della presenza delle persone e striscia con molta non-chalance. Qualcuna si eclissa improvvisamente vista l’innata allergia per questi animalucci. Qualcuna si avvicina in maniera rischiosa al serpente.

Dopo questo incontro strisciante ravvicinato ed innocuo, riprendiamo il cammino visto che comincia ad imbrunire e che dobbiamo essere fuori dal parco prima che faccia buio, considerando il fatto che distiamo una cinquantina di km da Darwin.

Proseguiamo all’interno della foresta pluviale passando sopra una miriade di passerelle. Dopo un po’ arriviamo al Visitor Center dove oramai non c’è più nessun visitatore. Usciamo dal parco e ci mettiamo un po’ del nostro impegno per cercare le jeeps, il parcheggio è immenso e non ricordiamo dove le abbiamo parcheggiate. Durante le ricerche incrociamo una signorina del parco alla quale chiediamo se ha visto due jeep. La stessa ci informa che stava cercando proprio noi in quanto tutti i visitatori se ne sono già andati e il parco sta chiudendo. Il personale ha notato le due jeep quindi ha dedotto che noi fossimo ancora all’interno. “Figurone!!!”.

Partiamo alla volta di Darwin dove sopraggiungiamo verso le 18 circa. La Sturart Higway da due corsie si trasforma in un mega stradone a sei corsie. Incredibili le strade australiane!! Cominiciano i semafori e…Soprattutto il traffico che ci mancava dall’inizio del viaggio.

Il nostro hotel è nel centro di Darwin esattamente. Parcheggiamo e scarichiamo i bagagli in quanto dobbiamo provvedere alla pulizia dei mezzi noleggiati. Domani pomeriggio prima di partire lasceremo le jeeps all’aeroporto e devono essere consegnate pulite.

Prima di procedere alle operazioni di sanificazione dei mezzi, prendiamo possesso delle camere che non sono niente male, anzi si direbbe che l’albergo è proprio ci voleva alla fine di questo viaggio meraviglioso e stancante.

Ci aspetta un lavoraccio, soprattutto per la seconda jeep che è veramente sporca. Comunque le operazioni di pulizia e disinfezione dei mezzi procedono celermente e le jeep vengono messe a nuovo. Lasciamo sui mezzi alcune reliquie di viaggio a ricordo di questa esperienza che la agenzia di noleggio sicuramente avrà modo di vedere.

Dopo la pulizia generale dei mezzi, sistemazione e preparazione per la serata. Andiamo a cena in un ristorante. Decidiamo di trovare un localino in centro a Darwin. Procediamo verso il centro e dopo una serie di adeguate ricerche e valutazioni dei diversi locali ne troviamo uno carino. Gestito da un italiano. Non c’è nessuno se non una coppietta. L’arredamento del locale è decisamente demodé, si direbbe stile anni settanta o giù di lì. Ordiniamo subito, il menù non lascia molte speranze a noi che siamo entrati comunque ci arrendiamo all’occasione. Ordiniamo delle bistecche che ci vengono servite con-dita, nel senso che il cameriere ci ha messo dentro le proprie dita!!! La cena si rivela un vero e proprio fallimento sotto tutti i punti di vista, una tragedia.

Dopo l’ultima cena torniamo in albergo in quanto dobbiamo rifare i bagagli ed eliminare alcuni oggetti che non porteremo in Italia ma resteranno in Australia per fare spazio ai vari souvenirs acquistati e alleggerire le valigie.

24/10 (Wildlife shopping territory an surprise meet the Vip’s) – Questa mattina ci svegliamo per la prima volta alle 8.00 in quanto i bagagli sono a posto, non abbiamo escursioni ed orari particolari. Ce la prendiamo con calma visto che dobbiamo essere in aeroporto per le 13.00.

Facciamo check-out, carichiamo tutti i bagali sulle jeeps e andiamo in giro per Darwin a fare shopping. Iniziamo con una bella colazione andando nel locale gestito da una coppia di napoletani emigrati in Australia. Il mattino veniamo a conoscenza della notizia di una turista inglese che è stata sbranata da un coccodrillo saltwater, nel Kakadu National Park nelle vicinanze dello Yellow River Billabong. La malcapitata ha fatto il bagno al chiaro di luna e il coccodrillo ha preso l’occasione per farsi un bel pasto. Cogliamo l’occasione per chiedere ai coniugi italiani titolari del bar dove si può fare shopping di souvenir. Ci viene indicata la zona centrale di negozi chiamata The Mall, che si trova nelle vicinanze. Lasciamo il bar e ci dirigiamo verso la zona acquisti. Arriviamo a The Mall, una via ben strutturata incorniciata da vari negozi di tutti i tipi. I negozi di souvenir sono gestiti principalmente da orientali. Al centro della via delle moderne strutture decorate con enormi fiori di frangipane fungono da pensiline per fare ombra ai passanti.

La Compagnia del Cancello “passa a setaccio” quasi tutti i negozi comprando di tutto e di più. Terminato l’assatanato rito dello shopping, ci dirigiamo verso l’Esplanade cioè la strada che da sul mare e qui possiamo ammirare l’azzurro intenso dell’oceano. Facciamo alcune foto e poi andiamo verso il monumento ai caduti che si trova nei giardini di fronte al lungomare. Sul monumento sono deposti parecchi fiori, sistemati in occasione del Giorno della Memoria celebrato pochi giorni or sono a ricordo dei caduti nell’attentato a Balì accaduto il 12 ottobre scorso.

Andiamo verso l’edificio che ospita il Parlamento e poi ci fiondiamo in una tipica birreria irlandese dove chiediamo se ci preparano qualcosa da mangiare. Non essendo ancora mezzogiorno non hanno preparato niente per cui consumiamo alcuni sacchetti di patatine e alcune bibite.

Alle 13.00 dobbiamo essere in aeroporto, pertanto ci incamminiamo verso il Mirambeena Resort dove abbiamo le jeeps parcheggiate su cui abbiamo già caricato i bagagli.

Arriviamo in aeroporto e consegnamo le auto. Le jeep le parcheggiamo negli appositi spazi riservati e andiamo a fare il check-in. Ci rechiamo al bancone della agenzia di noleggio per consegnare le chiavi, stranamente l’impiegata non trattiene nessuna ricevuta che ci hanno consegnato a Broome quando abbiamo ritirato le jeeps.

Sbrigate queste formalità, facciamo il check-in e ci vestiamo per affrontare il lungo viaggio di ritorno. Imbarchiamo i bagagli direttamente su Villafranca, ma i biglietti del volo Roma-Verona li dovremo ritirare all’aeroporto di Fiumicino.

Facciamo i controlli di rito al metal detector e ci dirigiamo verso la sala d’attesa dove partiremo.

Il volo partirà alle ore 15.45 da Darwin e arriveremo a Singapore per le ore 18.40 ora di Singapore. Ci mettiamo meno dell’andata in quanto non dobbiamo attraversare l’intero continente australiano.

Partiamo con tutta tranquillità, volo regolare, pasti da fame, nel senso che e la compagnia di bandiera non si smentisce nemmeno al ritorno.

Arriviamo puntualmente all’aeroporto Changi di Singapore e qui dobbiamo attendere ben sei ore.

Il volo per Roma Fiumicino infatti è previsto a mezzanotte e quaranta quindi dobbiamo armarci di pazienza. Questo aeroporto per fortuna è molto grande e abbiamo un sacco di occasioni per guardare i vari Duty Free.

Sperimentiamo un bar gestito da cingalesi dove vendono donuts, dolcetti americani a ciambellina, una vera chicca. Si può pagare in dollari australiani, in dollari di Singapore e in euro. Nonostante queste possibilità abbiamo qualche difficoltà con il cambio, ma poi i conti tornano.

Dopo questa prima abbuffata, il gruppo “donuts” torna dagli altri e ci fiondiamo sulle poltroncine per un piccolo riposo. Tom viene svegliato dai suoi angeli i quali decidono di andare a mangiare un hot dog al solito bar dove prima abbiamo fatto abbuffata di donuts. Durante il tragitto si verifica un incontro ravvicinato del tipo VIPS.

Infatti ci troviamo di fronte i fratelli Gallagher del gruppo musicale Oasis. Subito dopo la rincorsa folle di una folla di fans giapponesi ai malcapitati cantanti.

Dopo aver recuperato le Oasis-fanatiche, ritorniamo al bar per papparci un sano hot-dog, che tutto sommato ci voleva. Ritornati con il resto del gruppo facciamo ancora qualche attimo di sosta per poi dirigerci verso il gate d’imbarco.

Nel frattempo arriva un nuovo giorno e cioè il 25 ottobre del 2002 – venerdì.

25/10 (A volte ritornano a casa) Chiamano il volo e ci imbarchiamo sul mastodontico Boeing 747. Ci sistemiamo sull’aereo evidenziando che ci sono diversi posti vuoti e che di ciò approfitteremo durante il lungo tragitto on the air.

Decolliamo con puntualità ed il personale comincia i soliti riti visti sul volo di andata, consegna gadget, coperte e cuffie. Quest’ultime però non funzionano, molti passeggeri ne reclamano la sostituzione in quanto non si sente l’audio. Dopo un bel po’ di tempo la “geriatria volante” provvede umilmente.

Ci viene servita la cena (che raccomandiamo ai lettori!!!) e dopo lo sparecchiamento delle vettovaglie, tutti a nanna per un sonno ristoratore. C’è da dire che non si è registrato niente di particolare durante la nottata. Verso le 4 ora italiana (-6 ore da Singapore) ci viene servita la colazione (anche questa la raccomandiamo ai lettori!!!). Alle 7.30 circa atterriamo all’Aeroporto Fiumicino di Roma.

Qua abbiamo poco tempo per fare il check-in al banco per il volo su Verona, con passo da bersagliere andiamo alla ricerca del punto check-in. Lo troviamo ma non c’è nessuno. Attendiamo e durante l’attesa agitata ci beviamo finalmente un bel cappuccino accompagnato da calda brioche. Colazione che ci mancava molto dopo venti giorni australiani.

Con ancora i croassaint in gola andiamo al bancone check-in che si trova in un altro piano. Qua l’hostess di terra è molto scorbutica e dopo qualche scambio di parole ci vengono consegnate le carte d’imbarco. Di corsa poi al gate d’imbarco A-14 dove “atterriamo” giusti-giusti per l’imbarco.

Dopo tre quarti d’ora di volo atterriamo a Villafranca dove ci attendono le parentele varie per trasportarci alle nostre care dimore.

Si conclude così questa stupenda avventura in terra australiana, sicuramente il nostro non è un addio ma un arrivederci.



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