Alby e Roby nella terra dei canguri

Albi e Roby in Australia Questa è la rivisitazione del racconto già pubblicato sul sito di Turisti per caso: ho fatto delle piccole correzioni che sono principalmente il frutto delle numerosissime mail che mi sono arrivate dopo la pubblicazione del racconto stesso. Buona lettura! PARTENZA Siamo partiti da Venezia alla volta di Sydney il 25...
Scritto da: albirobi
alby e roby nella terra dei canguri
Partenza il: 25/04/2004
Ritorno il: 14/05/2004
Viaggiatori: in coppia
Albi e Roby in Australia Questa è la rivisitazione del racconto già pubblicato sul sito di Turisti per caso: ho fatto delle piccole correzioni che sono principalmente il frutto delle numerosissime mail che mi sono arrivate dopo la pubblicazione del racconto stesso. Buona lettura! PARTENZA Siamo partiti da Venezia alla volta di Sydney il 25 aprile 2004 il giorno dopo esserci sposati: che bello! Siamo stanchi ma pieni di felicità per il matrimonio e per il fantastico viaggio che ci aspetta e che io, Roberta, ho fortemente voluto ed organizzato. Il Boeing 737 che ci porterà a Francoforte è pieno e decolla in perfetto orario da Venezia. Arrivati alla prima tappa, abbiamo ancora parecchie ore prima di imbarcarci sull’enorme 747!! Alby è molto emozionato ed allo stesso tempo eccitato nel vedere il via vai di decolli ed atterraggi di quei “bestioni” volanti! La prima tratta è molto lunga: circa 13 ore per raggiungere Singapore. Per allietare il viaggio c’è un monitor LCD posizionato di fronte ad ogni sedile e tra le diverse opzioni c’è la possibilità di visionare la mappa per individuare la posizione corrente del nostro velivolo. Alby sostiene più volte che:”l’India non finisce mai!!!” Dopo l’estenuante viaggio, arriviamo a Singapore: siamo affascinati da queste latitudini; durante la sosta Alby ne approfitta per bere una birra in un bar all’esterno dove la quantità di umidità è incalcolabile. Le ore che sono necessarie per collegare Singapore a Sydney sembrano decisamente meno rispetto la prima tranche di volo. Atterriamo a Sydney col buio della mattina: non dimenticherò mai la sensazione di aver perso totalmente la cognizione del tempo e di non sapere che giorno fosse .

SYDNEY Dopo 30 ore d’”agonia” tra gli aeroporti internazionali di mezzo mondo finalmente arriviamo in Australia; dopo avere sbrigato la super minuziosa procedura d’immigration australiana ( ricordo che non si può portare niente di vegetale in Australia!!!), ci dirigiamo verso la metropolitana: dobbiamo raggiungere Cronulla, una ridente cittadina poco fuori Sydney dove ci aspettano alcuni lontani parenti che ci ospiteranno per i 3 gg di soggiorno nella più importante e conosciuta città australiana. La prima cosa che ci colpisce è che si sentono e vedono moltissimi uccelli…Forse perché è mattina presto, pensiamo, presto scopriremo invece che qui Down Under ci sono veramente tantissimi volatili in libertà anche in centro città. Facciamo la prima telefonata a casa mentre aspettiamo il treno; è veramente strano essere dall’ altra parte del mondo! Dal treno ci si allontana dalla zona aeroportuale e ci si dirige verso le zone residenziali: ampie, ordinate e piene di natura! L’accoglienza è ovviamente calorosissima (non vedevano un parente italiano da 45 anni!!!); in questi 3 giorni avremo modo di conoscerli un po’ meglio imparando anche le abitudini alimentari tipicamente “aussie”, e avremo delle ottime guide per la città. Decidiamo subito di dare un’occhiata alla cittadina che si rivela molto bella e poi andiamo in centro con la metro. Passeggiamo tra l’opera house e il quartiere The Rocks e poi decidiamo di avere un’idea generale della città salendo sulla tower di Sydney dove si può ammirare un panorama a 360 gradi.

Siamo distrutti dal fuso orario e quindi ce ne torniamo a Cronulla dove ci aspetta una dormitona, non prima però di aver onorato la cucina della Zia che, incurante della nostra inappetenza e della nostra sonnolenza, ci prepara una serie di specialità non proprio leggerissime.

Il giorno successivo decidiamo di fare un’escursione col ferry boat a Manly: forse una delle località più nominate di Sydney. Nonostante il tempo non sia dei migliori (il brutto tempo ci perseguiterà per quasi tutto il viaggio e dato che ha caratterizzato la nostra uscita dalla chiesa il giorno del matrimonio, non c’è affatto da stupirsi!!!), la nostra gita in barca si rivela meravigliosa. A Manly dopo una passeggiata sulla spiaggia ci fermiamo a mangiare il mitico fish & chips australiano (molto meglio di quello inglese N.D.R.), e ci avviciniamo per la prima volta all’arte aborigena chiedendo maggiori informazioni riguardo ai dipinti e ai didgeridoo. La baia di Sydney con l’Harbour bridge e l’Opera house è così bella!!!!! Al ritorno decidiamo di salire sulla Sydney monorail fermandoci a tutte le fermate per visitare i vari punti turistici di Sydney.

Questa sera ci aspetta una cena con tutta la famiglia: siamo molto curiosi di confrontarci con degli australiani di origine italiana. La serata si rivela esilarante soprattutto grazie all’inglese di mio marito e alle parole gergali australiane che ci rivelano Claudio e Tony!Il giorno successivo in compagnia di Danny e Paula visitiamo il Darling harbour, dove mangiamo. Dopo una capatina al footy shop in darling Harbour, dove Alby fa incetta di maglie e cappellini da rugby (la sua passione!) andiamo in una galleria d’arte dove troviamo una fantastica foto in bianco e nero di Sydney di notte: sarà perfetta per il nostro nuovo salotto!!! Paula e Danny decidono di portarci a Bondi (che si pronuncia Bondai), la più famosa spiaggia di Sydney che d’estate pullula di surfisti; purtroppo il cielo è coperto e gli audaci surfisti sono pochi, approfittiamo quindi per guardare le vetrine ricche di vestiario da surf e prenderci un frappè. Al ritorno Danny e Paula ci lasciano in centro per la cena, decidiamo di stare a Darling harbour approfittando di uno dei fantastici ristoranti della zona . Ci fermiamo da I’m Angus , dove assaggiamo per la prima volta le ostriche ma anche il canguro che è veramente ottimo.

È l’ultima sera a Sydney e dobbiamo dire che la città ci è molto piaciuta e che vogliamo ritornarci per visitarla un po’ meglio.

MELBOURNE Sydney – Melbourne distano circa 3 ore di aereo; ci imbarchiamo quindi su di un 777 Quantas , impazienti di vedere cosa ci propinano per il pranzo (questi australiani sono molto fantasiosi per quanto riguarda l’alimentazione a bordo dell’ aereo). Arrivati a destinazione ci aspetta una macchina a noleggio per percorrere la Great Ocean Road, la strada panoramica a sud di Melbourne. E’ una Toyota corolla 1800 benzina, rossa 5 porte: non male e va pure veloce! Il nostro albergo si trova in centro e dopo qualche strada sbagliata arriviamo finalmente all’hotel…La manovra per parcheggiare è tipicamente italiana ma con qualche gesto made in Italy Albi si fa fare subito i complimenti dal parcheggiatore dell’hotel. Dobbiamo dire che la città non ci fa una così bella impressione ma forse siamo troppo ansiosi di partire per la G.O.R. La mattina dopo lasciamo la città prestissimo anche per non trovare il traffico cittadino, la meta non è ancora decisa: o Lorne o Apollo bay decideremo al momento. La scelta di percorrere questa famosissima strada che ci porterà ai 12 Apostoli, si rivela azzeccatissima: i panorami sono mozzafiato e c’è pochissima gente! Nell’itinerario che ci porterà ad Apollo bay, ci fermiamo in moltissimi posti tra cui la famosa Bells Beach dove hanno girato la scena finale di Point Break . Ci tratteniamo a Lorne ma c’è un vento pazzesco ed è ancora presto quindi vale la pena di proseguire fino ad Apollo bay dove vogliamo visitare il Cape Otway park. Arrivati in questa ridente cittadina di mare, lasciamo i bagagli in albergo e ci dirigiamo a Cape Otway dove vediamo per la prima volta un koala su di un albero di eucalipto: che emozione! La signora del centro informazioni ci aveva segnalato la Sky forest e così decidiamo di andarci. Si tratta di una struttura metallica sospesa tra le cime degli alberi della wet forest di Cape Otway; l’altezza è considerevole ed io non vedo l’ora di scendere anche se camminare a questa altitudine tra alberi bellissimi è veramente incredibile. Al tramonto decidiamo di ritornare ad Apollo bay ma come all’andata il percorso si rivela piuttosto lungo, senza indicazioni e soprattutto senza incontrare anima viva per km e km tant’è che pensiamo di esserci persi ; Alby dallo stress di guidare su strade sterrate in mezzo alla foresta ha le allucinazioni e vede i serpenti che scendono dagli alberi e sulle strade. Alla fine ce la facciamo e raggiungiamo il paese.; questa sera gusteremo una fantastica bistecca da Buff’s e poi a nanna presto.

La colazione del giorno dopo rimarrà impressa nella mente di Alberto per molto e molto tempo: decide infatti di gustarsi una tipica colazione australiana con beacon, uova, pomodori, succo d’arancia e chi più ne ha più ne metta, tutto ciò in un caratteristico locale con pavimenti in legno , vetrata e menù scritto col gesso sulla lavagna: come nei telefilm!!! Quest’oggi ci aspettano i Dodici apostoli: il motivo principale di questa tappa nello stato di Victoria. Purtroppo la pioggia ci perseguita e quando arriviamo al punto panoramico c’è talmente tanto vento che non si capisce se l’acqua che ci arriva in faccia è quella proveniente dal cielo o dal mare!!! Tuttavia lo spettacolo della potenza della natura ci fa ammutolire: le onde che si infrangono sulle rocce e che si alzano per diversi metri sono sconvolgenti: non abbiamo mai visto una cosa del genere!!! Ammiriamo i 12 apostoli ma anche il Tower bridge (che dal ’96 non è più tale dato che un pezzo di questa famosa formazione rocciosa scavata dal vento e dal mare è crollato), e the Arch. Al ritorno a Melbourne facciamo il punto della nostra gita in auto: siamo veramente felici di aver optato per questa scelta dato che la Great Ocean Road non ha affatto deluso le nostre aspettative. Questa sera a Melbourne andiamo un po’ per negozi e poi decidiamo di cenare in un ristorante messicano del centro, dove peraltro mangiamo molto bene.

La mattina seguente sveglia presto per uscire dal traffico della metropoli del lunedì mattina e corsa all’aeroporto con grave errore nel scegliere l’ uscita con l’ auto; perdiamo tempo prezioso e questo ci innervosisce dato che per le numerose coincidenze e i tanti viaggi aerei, in questo viaggio non sono ammessi i ritardi.

PS: Solo al ritorno in Italia ci siamo resi conto di aver dedicato poco tempo a Melbourne e di non aver colto le sfumature migliori , fatto sta che tra tutte le città è stata quella meno apprezzata.

OUTBACK Partiamo dunque per Ayers rock, con scalo tecnico ad Alice Springs dove, contrariamente alle nostre aspettative, non troviamo il temuto caldo. Prima di atterrare ad Ayers rock rimaniamo folgorati nel vedere dall’ alto questo possente monolite: è fantastico ammirarlo dall’ aereo.

Arrivati a terra, un servizio gratuito di autobus ci porta fino al nostro hotel, il Desert garden, che è veramente meraviglioso. Ci accompagnano in camera e ci fanno notare che dal balcone si vede Uluru, che fortuna! Nel pomeriggio ci aspetta un’escursione ai monti Olgas o meglio Kata Tjuta in lingua aborigena, l’impatto con questo paesaggio così mistico ci riempie di felicità e camminare in mezzo alle rocce ci fa desiderare di stare in silenzio. Questa sera al calar del sole ci aspetta un appuntamento a cui non possiamo mancare: il tramonto su Uluru. Come noi, ci sono numerosi altri turisti appostati nei punti panoramici per vedere i riflessi del sole sul monolite più famoso del mondo. I colori sono splendidi e passano dal giallo all’arancione al rosso: che romantico! Questa sera vorremmo andare a mangiare al BBQ ma siamo fermati dall’oscurità, qui il buio è buio vero ed una volta fuori dall’hotel, senza torcia, ci perdiamo…Ci tocca tornare indietro: siamo degli esploratori provetti (?).

La mattina successiva ci svegliamo all’alba per un altro “must” del deserto australiano: l’alba su Uluru.Se possibile lo spettacolo è ancora meglio del tramonto: vedere sorgere il sole al centro dell’Australia ci emoziona ancora di più .Dopo l’alba decidiamo di non scalare il monolite, come chiesto dagli aborigeni che lo ritengono un luogo sacro, e optiamo per il percorso che si snoda in torno ad esso. Si tratta di un sentiero di 9 km circa che ci riserva degli scorci particolarmente suggestivi: non ci sembra così strano che per gli aborigeni sia un luogo sacro: questo monolite rosso si erge dal nulla e le sue forme sinuose modellate dai diversi agenti atmosferici lo fanno assomigliare ad una grande pachiderma disteso su un fianco. Questa comunque è la mia particolare visione, ognuno di noi turisti ne avrà sicuramente una diversa.

Nel pomeriggio dopo una visita al visitor center dove compriamo qualche cartolina e d un libro molto interessante sul red centre, ci facciamo un buon Hamburger con patatine, una capatina alla piscina dell’albergo (che non usiamo dato che non è proprio caldissimo) ci aspetta il coach che ci porterà a Kings Canyon. Il viaggio dura circa 4 ore, e quindi facciamo qualche sosta in dei “ristori” dove vediamo degli aborigeni: siamo un po’ perplessi, questo popolo è stato sottomesso e confinato dai primi bianchi arrivati in Australia, ma la loro rovina più grande non né stata il razzismo e la discriminazione ma l’alcool; gli aborigeni infatti, come gli indiani d’america sono privi di un enzima, e ciò li rende brilli anche con piccoli quantitativi di alcool. La prima impressione che abbiamo non è dunque positiva ma le nostre letture prima e durante il viaggio ci permettono di comprendere la realtà degli aborigeni capendo e giustificando certi tipi di atteggiamento soprattutto ne confronti degli “occidentali” e di tutto ciò che essi hanno portato.

Questo lungo viaggio in autobus ci permette di conoscere un’altra coppia in viaggio di nozze, sono Paolo e Angela e vengono da Milano e passeremo con loro i prossimi 2 giorni tra Kings Canyon e Alice Springs. Tra una chiacchiera e l’altra arriviamo al Kings Canyon resort (l’unico alloggio a Kings Canyon) e ci sistemiamo nel stanza: fuori dal terrazzo c’è il selvaggio bush australiano. Per cenare non ci sono molte alternative: mangiamo in un ristorante che ricorda le tipiche sagre paesane delle nostre zone. La cena, verdure e bistecche alla griglia, si rivela strepitosa e noi ne siamo proprio soddisfatti.Il cielo è ricco di stelle che ci sembrano luminossime dato che qui, contrariamente alla pianura padana dove viviamo, non c’è inquinamento luminoso.

La mattina successiva ci svegliamo presto per partecipare all’escursione a Kings Canyon. A nostro parere la guida Clint è un “ex generale” e ci tiene a sottolineare le regole di comportamento circa 2000 volte. Clint ci spaventa subito dicendo che la salita sarà molto faticosa che dobbiamo bere molto, che dobbiamo avere scarpe adatte (da trekking) etc etc. In realtà a noi che siamo abituati a camminare tra i sentieri delle Dolomiti il percorso non sembra molto impegnativo; il paesaggio tuttavia è stupendo e facciamo moltissime foto. Andiamo anche a vedere il Garden of eden dove si trova una sorgente d’acqua da cui trovano nutrimento molte piante ed alcuni animali. Questa fonte di vita in un paesaggio arido e secco ci spiega il motivo per cui hanno deciso di chiamarla Garden of eden. Dopo questa bella escursione ci aspetta un viaggio di 6 ore in autobus per arrivare fino ad Alice Springs dove domani nel pomeriggio dobbiamo prendere l’aereo che ci porterà a Cairns nel Queensland. Il nostro albergo di Alice Springs è meraviglioso ed è lo stesso dove hanno girato le scene finali del mitico film: “Priscilla : queen of the desert”. Per la cena decidiamo, insieme a Paolo ed Angela, di andare in un ristorante consigliato dalla Lonely planet (guida di viaggi che consiglio a tutti per l’accuratezza delle informazioni in essa contenute). Prendiamo un taxi sotto un diluvio universale ( il tassista dice che è fantastico e che era da 3 anni che non pioveva! sigh…). Il posto si chiama Overlanders steakhouse (http://www.Overlanders.Com.Au/ ) ed è molto caratteristico (anche se forse un po’ troppo turistico); non appena arrivati ti chiedono di che nazionalità sei per poter mettere la bandierina del tuo paese sopra il tavolo. Scegliamo il menù completo che ci permette di assaggiare: canguro, emù, cammello e coccodrillo, quest’ultimo non avrà un grande successo tra noi commensali italiani abituati a ben altri sapori.

La mattina seguente dopo che Alby ha fatto un’oretta di jogging in “mezzo all’Australia”, decidiamo di fare un giro in centro ad Alice Springs caratterizzato da numerosi negozi di arte aborigena; ne visitiamo due o tre alla ricerca di un quadro e di un didgeridoo da portare in Italia e alla fine convinti anche dalle spiegazioni e dalla gentilezza della proprietaria di un negozio compriamo un fantastico quadro aborigeno rosso con disegni neri (più piccolo di quanto volessimo ma dati i prezzi esorbitanti è l’unico che possiamo permetterci) , un vaso ed un didgeridoo completamente dipinto a mano che ora fa bella mostra di sé in salotto. Fortunatamente compreso nel prezzo c’è anche la spedizione del pacco in Italia, la signora dice che ci vorranno 15 gg: faremo giusto in tempo a ritornare a casa! CAIRNS Nel pomeriggio prendiamo l’aereo che ci porterà a Cairns dove arriviamo verso le 8 pm.Una volta scesi dall’aereo capiamo che il qui il clima è completamente diverso: fa ancora caldo ed è piuttosto umido, sembra proprio Treviso ad agosto!!!! Io che nel frattempo mi sono presa un gran raffreddore, sto in camera a fare i vapori balsamici (che tristezza!) mentre Albi si fa una bella nuotata in piscina. Più tardi decidiamo di fare una passeggiata lungo il mare che in realtà sembra più una laguna e scopriamo che qui ci sono le piscine pubbliche di acqua salata in riva al mare perché da ottobre a maggio queste acque pullulano delle temibili e mortali box jelly fish (le cubo meduse). La città ci sembra molto festaiola e la cosa ci piace, purtroppo la mattina seguente dobbiamo alzarci presto per una nuova ed interessante gita.

L’escursione inizia con un trenino a vapore che da Cairns ci porterà a Kuranda, cittadina famosa per gli hippies e per un parco naturale che visiteremo, attraverso un percorso panoramico ricco di verde e di cascate. Arrivati a Kuranda facciamo un giretto tra le bancarelle neo hippies piene di oggettini colorati e naturalmente inutili! Tra i tanti negozietti ci fermiamo in uno dove un aborigeno sta dipingendo un boomerang. Parliamo un po’ con sua moglie che è olandese ma che ha studiato un anno a Trieste e che ci racconta un po’ di cosa circa l’uso dei boomerang; naturalmente decidiamo di prenderne uno che, contrariamente a quelli che si comprano nei negozi di souvenir, torna indietro (sempre che siate in grado di fare un tiro decente!).La nostra escursione prosegue con un pranzo in compagnia dove conosciamo diverse persone provenienti da tutto il mondo, con una gita in una specie di mezzo anfibio che si muove nella foresta pluviale dentro e fuori dall’acqua. Qui anche grazie ad una guida pazzoide che fa battute in continuazione, vediamo numerosi animali che vivono liberi nella foresta. L’appuntamento successivo è con uno spettacolo aborigeno che però non ci convince molto e in seguito delle dimostrazioni su come si tirano i boomerang affinché ritornino indietro e come si lancia una specie di giavellotto che gli aborigeni usano per cacciare animali a grande distanza. Tutte queste cose ci sembrano semplici da fare ma quando proviamo noi non ci riusciamo (gli aborigeni penseranno: “poveri stupidi uomini bianchi: comandano il mondo e non sono neppure capaci di tirare un boomerang!”)A questo punto ci aspetta una visitina nel parco naturale di Kuranda dove vediamo da vicino anzi vicinissimo i caratteristici animali australiani. Possiamo toccare numerosi canguri e qualche wallabies vedere la disperazione di una koala quando le guardie del parco allontanano un koala maschio, un paio di coccodrilli enormi, il cassovaro un grosso uccello difficilissimo da vedere in libertà perché in via di estinzione, e l’animale che forse più di tutti ci ha colpito e di cui ignoravamo l’esistenza: il wombato, una specie di maiale peloso piccolo e tozzo che però può raggiungere la formidabile velocità di 45km orari! Abbiamo anche la possibilità di fare anche una foto con dei koala in braccio: un esperienza fantastica, il mio koala si chiama Kip, ha il pelo morbidissimo e quando la guardia del parco tenta di togliermelo dalle braccia lui non se ne vuole più andare: è nato un amore!!Al ritorno prendiamo la Skyrail rainforest cableway una funivia lunga 7,5 km che ci porta da Kuranda ai sobborghi di Cairns viaggiando sopra la foresta pluviale ad un altezza significativa (sconsigliatissimo a chi soffre di vertigini!!!). Prima di prendere il pullman, Alby si esercita con il suo nuovo boomerang: momentaneamente non torna proprio indietro, col tempo invece questo strano oggetto risponderà alle volontà del padrone. Questa sera decidiamo di cenare a base di pesce in uno dei tanti ristorantini lungo l’Esplanade di Cairns: il clima è ottimo e mangiamo sulla terrazza di un buon ristorante di pesce; il posto è un po’ più chic rispetto tutte le locande dove siamo stati ( insomma, siamo o non siamo in viaggio di nozze?), la chiccheria del luogo è dimostrata da quanti Giapponesi ci sono! La cameriera che ci serve è simpatica, ed è stata a Jesolo (nella spiaggia domenicale dei trevigiani n.D.R.) l’ anno scorso???!!! Naturalmente io che amo fare shopping non mi posso perdere l’occasione di gironzolare nel Night Market dove compro un po’ di abbigliamento sportivo australiano: t-shirts e pantaloncini colorati, più qualche regalino per gli amici a casa. Tornando a casa vediamo dei grandi uccelli che volano poco sopra la nostra testa…Solo dopo ci accorgiamo che non sono uccelli bensì pipistrelli! Questa mattina ci aspetta una fantastica escursione a Mossman gorge, Daintree river e Cape Tribulation. Un pulmino 4×4 ci viene a prendere davanti all’hotel e ci dirigiamo attraverso la strada costiera (splendida) al Mossman gorge dove facciamo una passeggiata naturalmente sotto la pioggia tuttavia noi non vediamo l’ora di arrivare sulla spiaggia di Cape Tribulation che ci hanno detto essere bellissima. Prima della spiaggia però dobbiamo attraversare il Daintree river tramite una specie di barca che porta auto e persone da un lato all’altro del fiume. Il tempo è pessimo e naturalmente nella foresta pluviale l’umidità è altissima ma è proprio questo clima che ha contribuito a creare questo ecosistema ricchissimo di bio-diversità e di piante antichissime. Finalmente arriviamo a Cape Tribulation: la spiaggia è circondata da una natura rigogliosa per lo più caratterizzata da mangrovie tra le quali si muovono granchi e piccoli uccelli. Lo spettacolo naturalistico è eccezionale nonostante le nuvole nel cielo ed una pioggia improvvisa che ci costringe a ritornare sul pulmino. Per il pranzo la nostra guida ci porta in un ristoro proprio in mezzo alla rainforest che consiste in un telone sotto il quale sono posti dei tavoli e delle panche di legno e la griglia dove il “padrone di casa” cucina pesce o carne a scelta. Al ritorno da questa bella gita decidiamo di uscire a cena con un’altra coppia di Milano conosciuta proprio durante l’escursione ( la casualità ha voluto che le due coppie conosciute durante il viaggio si conoscessero al loro volta!). Al ristorante mangiamo dell’ottima carne cosa non affatto rara qui in Australia dato che alcuni degli allevamenti bovini sono grandi come il Veneto!!! WITHSUNDAY ISLANDS Questa mattina ci aspetta un piccolo turbo elica che ci porterà a Hamilton island l’isola dell’arcipelago delle Withsunday islands che abbiamo deciso di mettere nel nostro itinerario in Australia a seguito di un articolo pubblicato su Focus in cui erano menzionate le dieci più belle spiagge tra cui appunto quella di Withsunday la famosissima Whitehaven beach. Prima dell’ imbarco siamo terrorizzati dal peso dei nostri bagagli :Sappiamo che l’ aereo che dobbiamo prendere è minuscolo e non si può imbarcare più di 16 Kg di bagaglio a testa; noi siamo partiti dall’ Italia con più di 20 kg cadauno (senza contare il bagaglio a mano) e col passare del viaggio abbiamo aumentato la massa a causa di souvenir, regali ed acquisti indispensabili (abbiamo acquistato: un trolley king size a Sydney in quanto la mitica Roncato sfera di Alby è implosa durante il viaggio di andata; un mega zaino da marines perché ne avevamo solo uno per il bagaglio a mano; delle pedule per me a Melbourne perché le vecchie si sono distrutte durante la gita sulla Great Ocean road; una borsa a tracolla poiché il marsupio che avevo mi ha abbandonata ad Alice Springs ). Insomma , decidiamo di mettere in valigia le cose comprimibili, con volume elevato ma peso ridotto. Tutte le cose pesanti ma dal volume ridotto vengono introdotte negli enormi bagagli a mano ( pesanti più delle valigie). Alby pensa addirittura che costi meno spedire in Italia il tutto piuttosto che pagare la sovrattassa per il peso surplus! Fatto sta che imbarazzati passiamo l’ esame dell’ imbarco, il mio bagaglio viene alloggiato a fatica sul ripiano mentre Alby nasconde sapientemente il suo tra le gambe ! E’ andata , speriamo solo che il velivolo riesca a prendere quota con tutto quel peso! Una volta arrivati a Hamilton island prenderemo un traghetto che ci porterà a Shute harbour il porto sulla terra ferma da dove partono tutte le escursioni via mare. Da Shute harbour prendiamo un taxi che ci porta a Airlie Beach dove pernottiamo in un fantastico Bed and Breakfast gestito da Tracy la quale ci aiuterà ad organizzare meglio il nostro soggiorno alle Withsundays (http://www.Airliewaterfrontbnb.Com.Au/). Airlie beach è una cittadina molto giovane, dove approdano frotte di backpackers che vogliono esplorare questo splendido arcipelago. Questa sera dopo esserci sistemati nella nostra camera con tanto di vasca idromassaggio e terrazza con vista sul mare decidiamo di fare la spesa e di gustarla proprio sulla terrazza ascoltando i rumori della notte e guardando la meravigliosa stellata accompagnati da un dolce vinello.

Questa mattina Tracy ci dà uno strappo su di una potente 4×4 al piccolo aeroporto di Airlie beach dove ci aspetta un idrovolante per portarci a fare un escursione sulla grande barriera corallina che dista circa 70 km dalla riva (http://www.Airwhitsunday.Com.Au/ ). Contrariamente a quanto si pensi la Grande barriera corallina è piuttosto distante dalla costa e tutti i coralli che si vedono vicini alla costa non fanno parte, tranne che in rari casi, dell’unico organismo vivente che si può vedere dallo spazio: la Grande Barriera Corallina appunto. Io sono piuttosto preoccupata: non ho mai preso un aereo così piccolo, tanto più un idrovolante! Alberto invece è molto gasato e non vede l’ora di vedere la plancia di comando dell’idrovolante. Ecco siamo pronti per partire, insieme a noi c’è una signora inglese che con i suoi due figli sta facendo un viaggio in Australia di circa tre mesi: beata lei! Dopo la partenza la paura svanisce perché il paesaggio che si ammira dai finestrini dell’idrovolante ci lascia senza fiato: sorvoliamo diverse isole dell’arcipelago, vediamo la splendida Whitehaven beach, che visiteremo il giorno dopo, e poi finalmente arriviamo alla grande barriera corallina: che spettacolo. Il pilota ci fa notare una formazione corallina a forma di cuore che è ritratta in tutte le cartoline, subito dopo atterriamo giusto in mezzo alla barriera e con nostro stupore oltre a noi non c’è nessuno. Il pilota si avvicina ad un’imbarcazione ancorata e che sarà la nostra base d’appoggio per lo snorkeling. La barca è dotata di fondo trasparente e il pilota dell’idrovolante che nel frattempo si è trasformato in marinaio ci porta in giro tra i coralli e ci fa dare una prima occhiata ai bellissimi fondali e ai numerosi pesci che popolano la barriera. Il pilota ferma la barca in un punto preciso tra alcune boe e ci dà maschera boccaglio e pinne invitandoci ad entrare in acqua. Ci informiamo come mai non ci siano precauzioni per le meduse e il pilota ci dice che queste non riesco a passare in alcuni punti della barriera corallina e quindi dove siamo noi possiamo stare tranquilli. Fare snorkeling qui ci emoziona molto anche perché non c’è nessuno: siamo in 5 sulla grande barriera corallina australiana! Il pilota ci spiega che l’unica compagnia che compie questo tipo di escursioni è la sua e che la maggior parte dei turisti preferisce prendere le navi che però non possono raggiungere questa parte della Barriera perché si trova troppo distante dalla terraferma .I coralli sono tantissimi, coloratissimi ed alcuni di essi sono veramente enormi; i pesci che popolano questo oceano sono tanti e multicolore e noi non vorremmo mai uscire dall’acqua se non fosse che cominciamo a sentire un po’ di freddo perché essendo piuttosto distanti dalla costa l’acqua non è molto calda!Il nostro “capitano” dopo la nuotata ci offre formaggio, cracker e champagne (questi australiani non perdono occasione per offrirti formaggio e champagne australiano!) che ci rifocillano prima del nostro ritorno sulla terra ferma. Tuttavia prima di tornare ci aspetta una sosta a Hayman island (http://www.Hayman.Com.Au/ ) l’isola più esclusiva dell’arcipelago dove prenderemo a bordo due ricconi americani che dal loro esclusivo resort devono raggiungere la terra ferma nel più breve tempo possibile. Scopriamo così che la compagnia aerea compie ogni giorno un volo di andata e ritorno verso Hayman island e che la stessa offre ad un prezzo piuttosto modico, oltre al viaggio in idrovolante, anche la possibilità di usare le strutture del resort e di avere un voucher per mangiare al ristorante posto proprio a fianco della piscina. Io e albi dopo un breve consulto decidiamo di prenotare l’escursione per il mercoledì successivo. La signora inglese, con la quale abbiamo fatto amicizia nel frattempo, si offre di darci un passaggio fino ad Airlie beach e durante il viaggio scopriamo che con i suoi due pargoli hanno deciso di fare questo fantastico viaggio australiano cercando di visitare più posti possibili. Naturalmente ci scambiamo consigli di viaggio e suggerimenti e poi ci salutiamo augurandoci buon proseguimento. Questa sera decidiamo di andare a mangiare in un ristorante consigliatoci da Tracy dove naturalmente mangiamo barramundi un pesce d’acqua dolce tipico dei fiumi della zona. La cosa che ci colpisce di Airlie beach oltre alle piscine pubbliche in riva al mare, sono i barbecue pubblici dove le famiglie e i giovani vanno a cucinarsi la cena che poi consumano sui tavolini in legno posti a pochi passi dai BBQ. Tutto è ordinato e pulito e ognuno dopo aver cucinato pulisce la griglia come fosse quella di casa sua cosicché la persona che le utilizzerà in seguito la troverà perfetta: questo è uno dei tanti esempi dell’educazione australiana. Questa mattina presto ci aspetta l’escursione in barca a Whitehaven beach, durante il tragitto conosciamo diverse persone tra cui una coppia neozelandese e una famiglia di greci. Finalmente arriviamo: davanti ai nostri occhi c’è una lingua di sabbia bianchissima lunga circa 6 km considerata riserva naturale e quindi priva di qualsiasi insediamento umano. Il personale della barca ci fornisce delle mute che proteggono il nostro corpo (tranne mani piedi e testa), dalle cubo meduse e ci fanno firmare una liberatoria in caso una di queste meduse decidesse di pungersi proprio nei posti dove non siamo coperti dalla muta. Scendiamo a terra e la sensazione è quella di essere in un paradiso terrestre: la sabbia è talmente bianca che non si riescono a tenere gli occhi aperti e bisogna indossare gli occhiali da sole. Decidiamo di avventurarci il più distante possibile da tutti gli altri passeggeri per poterci godere la spiaggia in tranquillità. Facciamo una marea di foto perché non ci sembra vero di essere lì a goderci quello spettacolo e vogliamo portarci a casa un pezzetto di paradiso. La tranquillità e la pace che ci dà questo luogo è tale che il tempo scorre velocissimo e presto dobbiamo lasciare la spiaggia per andare a fare snorkeling.Indossiamo nuovamente le mute e andiamo in acqua per vedere ancora un po’ di coralli (più piccoli rispetto a quelli visti sulla Grande Barriera, ma altrettanto belli) e qualche pesce. Tra i tanti vedo anche un pesce angelo tanto bello quanto velenoso e quindi non appena mi rendo conto della sua presenza me ne nuoto via a tutta velocità .Dall’imbarcazione vediamo poi dei pesci veramente grandi che combattono con i gabbiani per il cibo che viene gettato da noi turisti. Anche questa sera facciamo una cenetta in un ristorantino sulla via principale di Airlie beach, ascoltiamo un po’ di musica dal vivo e facciamo qualche acquisto nei colorati negozi della cittadina. Questo è l’ultimo giorno ad Airlie e lo finiremo in gloria. Ci aspetta la gita all’Hayman island resort e poi al ritorno una gitarella in catamarano al tramonto offertaci da Tracy. Partiamo sempre dal solito aeroporto con il nostro oramai affezionato idrovolante e dopo pochi minuti atterriamo a Hayman. Una specie di trenino ci porta nella hall dell’albergo che è veramente lussuoso. Dalle camere del piano terra partono delle scalette che portano direttamente nella piscina!Noi decidiamo di approfittare della spiaggia dove non c’è nessuno: ci accomodiamo su dei lettini e ci godiamo il sole un po’ in tranquillità. Facciamo anche il bagno: qui non ci sono cartelli che avvertono delle meduse quindi, pensiamo noi, possiamo nuotare in tranquillità. Sulla spiaggia oltre a noi c’è solo un ‘altra coppia di persone mentre gli altri sono tutti in piscina: strano! Scopriamo che gli altri sulla spiaggia sono due italiani che come noi non capiscono come mai tutti gli americani ospiti del resort se ne stiano tutto il giorno intorno alla piscina. Valli a capire questi Yankees. Dopo un’altra nuotata in piscina ci facciamo un bel pranzo al ristorante della piscina e poco dopo scopriamo che il nostro ritorno in terra ferma è anticipato di circa 45 minuti. Per scusarci dell’inconveniente la compagnia degli idrovolanti regalerà ad albi un berrettino e ci farà portare al nostro B&B in limousine! Facciamo merenda in terrazza e poi via per la gita in catamarano. La cosa si rivela molto divertente anche perché lo champagne (ancora lui) scorre a fiumi e anche se è accompagnato da frutta e stuzzichini il livello alcolico si alza notevolmente e ciò aiuta la socializzazione. Conosciamo tutti i nostri compagni di gita che sono tutti australiani e che ci tempestano di domande sull’Italia. Diventiamo una vera attrazione , parliamo inglese come non mai , persino Alby tiene banco in maniera disinvolta , allietando un tramonto da mozzare il fiato ! La ciurma di ubriaconi , al calar del sole rientra nel porto di partenza , non prima di aver apprezzato 2 sonore cadute di una giovane coppia di ragazzi di Melbourne !!! Fantastici questi Australiani .Torniamo molto tardi dopo aver ammirato uno splendido tramonto ed andiamo a letto veramente esausti ed un po’ bevuti.

Mattinata successiva all’insegna dello shopping e all’invio delle cartoline per poi partire per l’aeroporto di Proserpine da dove partiremo per Brisbane: ultima meta del nostro viaggio. L’ aeroporto di Proserpine assomiglia ad un Autogrill dell’est con pista annessa; in questo miserabile avamposto selezionano a campione Alby tra mille fortunati per verificare con uno speciale macchinario la presenza di esplosivi nei suoi bagagli.

BRISBANE Atterrati a Brisbane, la città ci fa subito una bellissima impressione ; anche se piuttosto grande, ci sembra molto vivibile e tranquilla. Il nostro hotel è in centro e questo ci permette di fare subito una visita alla città in notturna concedendoci una cena lungo il Brisbane river: sarà la nostra ultima cena in Australia (che tristezza!!).La mattina seguente dopo una sana colazione, attirati dai numerosi mall del centro facciamo un po’ di shopping sfruttando il fatto che qui le stagioni sono invertite rispetto all’Italia e mentre qui ci sono i saldi dei vestiti estivi in Italia è appena primavera! Io e Alby ci separiamo per accorciare i tempi anche perché nel pomeriggio ci aspetta il volo che ci porterà a Singapore. Scegliamo poi di passeggiare lungo il fiume e di visitare i giardini pubblici di Brisbane che sono molto belli. Raggiungiamo l’ aeroporto di Brisbane in largo anticipo in quanto il volo è intercontinentale ; ritroviamo qui la coppia conosciuta nell’ out back Paolo ed Angela : durante l’ imbarco ci sono dei problemi e la polizia chiede i documenti di nuovo : una strana situazione che provocherà un leggero ritardo. Ritardo che ci accompagnerà anche a Singapore in quanto l’ aereo durante la partenza per Francoforte ha un problema al climatizzatore : per alcuni minuti l’ aria è diventata irrespirabile e la tensione è salita . Le lunghe ore di viaggio mi fanno ripensare all’Australia con già molta malinconia ma con la speranza di tornarci presto per visitare anche tutti quei luoghi che non abbiamo potuto vedere e con la certezza che questo paese, tra tanti, è forse l’unico dove ci trasferiremmo anche domani!!



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