Nuova Zelanda, lasciare il cuore agli antipodi

Da Auckland a Dunedin, un viaggio fai da te attraverso le due isole
Scritto da: kasta83
nuova zelanda, lasciare il cuore agli antipodi
Partenza il: 23/09/2012
Ritorno il: 08/10/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
Qui di seguito il dettaglio del nostro viaggio di nozze in NZ. Se volete un bignami, date un occhio al nostro piccolo manuale “Nuova Zelanda dalla A alla Z”. Viaggio: aereo + auto.

Dubai, 24/9/12

Ore 7.26 – Parte da qui la nostra avventura, da un tavolino di un bar dell’aeroporto di Dubai. Posto strano, mix di razze incredibili. 30 gradi fuori, 15 dentro. In realtà la maggior parte delle persone è qui di passaggio come noi, verso terre piu lontane. La stanchezza c’è, ma per ora prevale l’eccitazione dell’inizio del viaggio!

Auckland, 25/9/12

Ore 18.17 – Viaggio infinito, dopo lo scalo a Dubai, piccola sosta a Melbourne per risalire sullo stesso aereo e atterrare a Auckland intorno a ora di pranzo (loro, piena notte per noi). Con l’Airbus link in 45 minuti circa siamo in centro al nostro albergo (Bianco off Queen), posizione centrale, prezzo onesto, quartiere cosi cosi. Tempo di mollare i bagagli e assaggiare la Nuova Zelanda meno da cartolina che ci possa essere, ovvero il centro della città piu grande del Paese. Scordatevi Manhattan, ovviamente; quello che potrete apprezzare pero è la relativa tranquillità che, pur in un pomeriggio di un giorno feriale di inizio primavera, si respira. Carino il campus universitario intorno ad Albert Park, con villette vittoriane degne di foto. Queen street è la via principale, nonostante questo poco trafficata. Sopraggiunti al fondo, ovvero al Viaduct Harbour, folate di vento freddino ci inducono alla ritirata. Per oggi può bastare come anteprima, nelle ultime 36 h avremo dormito si e no 6 sparse in micro-sonnellini. Ultimo avviso: l’inglese non è quello di Londra, farete fatica a capirli, magari solo perché è l’inizio!

Waitomo, 26/9/12

Ore 18.52 – Stamattina affitto della macchina all’aeroporto di Auckland. Inizia qui l’avventura con la guida a sinistra! Per fortuna c’è da dire che il traffico in Nuova Zelanda non deve essere molto caotico. Le strade percorse oggi da qui a Waitomo (circa 2 h e un quarto) sono stupende, passano in mezzo a campagne collinari e paesini deliziosi; la cosa bizzarra è che il limite di velocità è 100 km/h sia su quelle che si possono considerare autostrade che su statali/provinciali con continui saliscendi e curve. I problemi piu grossi sono soprattutto nelle svolte, puo capitare facilmente di prendere la via al contrario! Detto ciò, Waitomo è famosa pressoché soltanto per le Waitomo Caves, un sistema di grotte al cui interno vivono i gloworms, dei vermiciattoli luminosi appesi ai soffitti. In ogni caso noi abbiamo optato per un black labyrinth tour con la Legendary black water rafting. Il tour dura circa 3 h, dopo averti fornito muta, caschetto, stivali si parte in bus per un ingresso molto particolare alle grotte: una camminata in un bosco per 10 minuti fino a un ruscello che entra assieme a te nelle grotte. Si parte quindi muniti di ciambelloni di gomma per un percorso di circa 1 h e mezza lungo fiumi sotterranei, in parte camminandovi dentro e in parte navigandoci con la ciambella sotto il sedere (temperatura dell’acqua 14-16 gradi, ma ci si abitua in fretta anche se entra dappertutto!). La parte a mio avviso piu emozionante è quando tenendosi per i piedi si fa una “carovana” a pancia in su e sedere nella ciambella lungo un tratto calmo, al buio totale per ammirare i gloworms sulle pareti!mozza fiato! Carini anche i 2-3 tuffi all’indietro. A fine tour zuppa di pomodori calda e pane e burro! Per il resto Waitomo è uno pseudo paese con un ufficio informazioni, alcuni bar/ristoranti e alberghi. Prima di cena ci siamo fatti un giro in auto nella zona per raggiungere il Natural Bridge, una gola con un ruscello molto suggestiva, con tanto di ponte traballante (percorso totale 30 min in auto e 10 a piedi). La notte la passiamo al Woodlyn park, dove le unità abitative sono suddivise tra un aereo, una nave, case per hobbit e un treno! Decisamente pittoresco!

Rotorua, 27/9/12

Ore 22.06 – La serata di ieri ci ha insegnato una cosa: se non sei in una città, in Nuova Zelanda vedi di andare a cena entro le 20! Noi, abituati agli orari mediterranei, abbiamo trovato tutto chiuso alle 20.30 e ci siamo trovati cibo indiano (unico disponibile) a Otorohanga, a 20 minuti di auto. La mattina Waitomo ci ha offerto un’ottima colazione al General store, che in realtà non è un grosso negozio che vende un po di tutto ma un bar a conduzione familiare che vende legna, latte e altri beni di prima necessità, oltre a colazioni di buon livello! Ci siamo quindi spostati a Rotorua. Prima ancora di arrivare in città, lungo la strada si incontrano l’Agroventure e l’Agrodome. Il primo, un complesso di attività sportive piu o meno adrenaliniche (tra cui l’immancabile bungee jumping), il secondo una fattoria “didattica”. Qui abbiamo prima partecipato a un tour di un’ora su un trenino trainato da trattore che ci ha portati a vedere gli animali dell’azienda (pecore e simili, alpaca, cinghiali, struzzi,..), con discese nei campi a dar da mangiare agli ovini che si avventano sui turisti in cerca di cibo! Esperienza molto neozelandese. Quindi abbiamo proseguito con l’atmosfera bucolica con uno spettacolo in cui sono state presentate le diverse razze di pecora (piu di 15!) con esemplari veri ammaestrati, spettacolo con cani da pastore, agnellini, mungitura di mucca e altre attività strettamente connesse! Asiatici in delirio (abbiamo scoperto che pare vadano matti per questo posto, arrivavano interi bus di gente solo per questo posto!). Comunque sicuramente consigliato, soprattutto se con bambini. Immediatamente lì vicino, poi, c’è lo zorb. Consiste nel salire su una collina e scendervi giù dentro palloni di plastica con 2 opzioni: o asciutti legati alle pareti, o bagnati liberi dentro una palla piu piccola all’interno di quella rotolante. Noi abbiamo optato per la seconda perché la prima si puo solo fare da soli; l’acqua dentro è calda, ma fuori ci saranno stati 12 gradi e salire sulla collina in costume non è il massimo! Esperienza unica, assolutamente da fare con un po’ di spirito avventuriero! L’hotel scelto a Rotorua è il Silver Fern. È su una lunga strada costellata da motel molto simili. La stanza pero è fantastica, con una vasca idromassaggio circolare enorme a un metro dal letto, molto romantica. Il tutto è eccessivo, a cominciare dall’enorme quantità di cuscini, asciugamani, accappatoi forniti, dalla colazione (supplementare) che ti portano a richiesta in camera all’ora che vuoi. Cena al Triple one 5 (credo si scriva cosi), dove abbiamo mangiato divinamente; ti portano carne su una pietra bollente e te la tagli e cuoci tu direttamente a tavola. Ottima qualità, prezzo simile a una cena di carne e vino in Italia. Parentesi su Rotorua: appena scesi dalla macchina si viene invasi da odore di zolfo (è detta “ Sulphur city”). È questa infatti una zona geotermale di rilievo della Nuova Zelanda. Domani visita al geyser piu famoso del paese! Torno nel mio accappatoio stramorbido e buona notte!

Marahau, 28/9/12

Ore 22.05 – La Nuova Zelanda continua a sorprenderci. Ora siamo in uno chalet su una collinetta a tre minuti da una spiaggia nell’Abel Tasman National Park, sulla costa nord occidentale della South Island! Il clima è surreale; per la prima volta abbiamo un cielo completamente sereno e se consideriamo che siamo in mezzo al nulla, ci sono una luna quasi piena e miriadi di stelle da togliere il fiato. Aggiungiamo che il nostro chalet ha un grosso balcone con vista oceano e c’è da innamorarsi qui! In realtà la giornata è stata piuttosto stancante. Stamattina abbiamo visitato il Te Puia, un parco geotermale maori a Rotorua. Inizio con spettacolo maori con tanto di canti e la famosa haka che ha coinvolto anche i maschi della platea sul palco (me compreso, tra le risate di mia moglie!). Quindi visita guidata al parco; la guida, 100% maori, come molti degli abitanti neozelandesi, pronuncia le vocali in un modo tutto loro; noi, unici non di madrelingua inglese, avremo capito si e no il 10% di quello che diceva. Penso che sia possibile visitare il parco anche da soli, una volta dentro. Comunque, l’attrazione principale è il Pohutu, un geyser molto attivo che ci ha deliziato di esplosioni continue per 15 minuti. Carine anche le pool muds, ovvero vasche di fango ribollente. Se si vuole fare un giro completo del parco dopo la visita guidata non penso basti un’altra ora a quella del tour. Partiti da Rotorua, siamo tornati a Auckland, con anche il rischio di finire la benzina prima di lasciare la macchina all’aeroporto (non ci sono veri e propri autogrill, piu che altro aree di servizio, ma ne abbiamo incontrate soltanto 2 e solo perché eravamo sulla statale 1). Quindi aereo per Nelson, al nord dell’isola sud.

Capitolo voli interni: scordatevi il tran tran di un aeroporto italiano. Dopo aver effettuato l’auto check in alle macchinette e aver auto-imbarcato i bagagli su un nastro, bisogna aspettare la chiamata del proprio volo (15 minuti prima del decollo) in una sala comune dove tutti aspettano come se fossimo in stazione! Nessun controllo documenti, né tanto meno metal detector. Si passa quindi in un tunnel dove ci sono varie porte da cui uscire in pista per passeggiare verso l’aereo (nel nostro caso 50 posti). Un solo steward a bordo che si è fatto comunque in 4 per portarci da mangiare e bere durante il breve tragitto. All’arrivo sembra ancora di entrare nella hall di una stazione di treni; i bagagli sono stati trasportati da un carretto sul marciapiede all’uscita dell’aeroporto! Tutto ha funzionato alla stragrande e l’impressione è di aver fatto un viaggetto in autobus! Da Nelson a Marahau la strada dev’essere spettacolare (l’abbiamo fatta al buio). Domani ci aspetta il kayak!

Marahau, 29/9/12

Ore 17.02 – Oggi siamo stati baciati dal sole al nostro risveglio. Letteralmente, dato che il nostro chalet è esposto al mare a est. Miglior risveglio non potevamo a vere! Per capirci, l’Abel Tasman è un parco marino costituito da una serie di baie con spiagge sabbiose stile isola deserta e un sentiero costiero di 50 km che le collega. La nostra gita di un giorno è partita con water-taxi da Marahau in compagnia di Steve (la guida NZ), Ejla (svizzera) e Daniel (di Liverpool). Dopo circa un’ora di motoscafo veniamo lasciati su una spiaggia deserta coi nostri kayak. Dopo un breve briefing, si infilano zaini in una botola coperta e macchina fotografica in una scatola di plastica dura da tenere sulla canoa e si parte. Si pagaia per circa 2 ore! la nostra visita era mirata alla Tonga Island, un’isoletta popolata da fantastiche foche che ti vengono intorno alla canoa e a volte ti saltano anche su (non abbiamo avuto questa fortuna ahinoi!). Uno spettacolo difficile da comprendere se non lo si vive. La guida nel frattempo ci descrive il parco e la fauna che incontriamo, ma pagaiare e capire un neozelandese che parla non sono due attività che ci riescono bene, per cui parliamo un po di noi e rispondiamo alle sue domande sul nostro viaggio. A ora di pranzo sbarchiamo a Bark Bay e in 5 minuti Steve ci allestisce un pic nic in spiaggia molto carino! Si mangia e si beve, c’è anche il tempo per un tuffo in acqua gelida, ma non si poteva non fare in questo scenario paradisiaco. Dopo un po’ ci si separa, Daniel prosegue con noi a piedi e Steve e Ejla proseguono fino a casa con il kayak. Il tratto da Bark Bay a Torrent Bay è il piu bello dell’Abel Tasman Track. Si passa da strapiombi sul mare a tratti di foresta tropicale, con tanto di ponte sospeso e cascate. Temperatura perfetta per un trekking di un’ora e mezza. Da Torrent bay water taxi per tornare a Marahau. Giornata fantastica, un tempo ben lontano da quello che ci potevamo immaginare a inizio primavera da queste parti. Il problema del “fuori stagione” è che finito il tour qui non c’è nulla da fare; noi abbiamo visitato in 5 minuti un mini giardino con sculture di legno allestito da artistoidi un po’hippy del luogo e ora siamo rientrati in chalet. Il problema sarà dove cenare stasera dato che attualmente è aperto solo un cafè/ristorante che segna come orario di apertura 8 am – late… chissà cosa intendono con “late”!

Punakaiki, 30/9/12

Ore 17.42 – Piove. E fin qui, essendo in Nuova Zelanda, non c’è da stupirsi. Il problema è che abbiamo scelto di dormire in simpatici cottage in mezzo alla foresta, a poche centinaia di metri dalla spiaggia, che comunque è inaccessibile perché piove troppo. Siamo alle Pancake rocks, formazioni rocciose lungo la costa che ricordano parecchio le pancake. Il paesaggio è selvaggio, battuto dal vento e oggi anche dalla pioggia. Ricorda per certi versi l’Irlanda. La strada negli ultimi 20 km è considerata dalla Lonely planet una delle 10 piu belle del mondo. In effetti è affascinante, con tornanti su scogliere a picco sul mare, foresta pseudo-tropicale ovunque.

Per arrivarci in realtà siamo partiti in mattinata dall’Abel Tasman e abbiamo attraversato per la maggior parte del tempo paesaggi molto simili alle nostre Alpi, seppur con altitudini molto minori. I paesaggi sono come sempre fantastici, le strade emozionanti e vuote, sebbene sia domenica. Sul percorso ci siamo soltanto fermati in due posti. Il primo è il ponte sospeso piu lungo della NZ (105 m), sul fiume Buller; si pagano 5 dollari, si supera il ponte parecchio traballante e poi si possono scegliere vari sentieri, il piu breve dei quali è 10 minuti per tornare al ponte. Si puo anche attraversare il fiume attaccati a funi (Flying fox o Supaman), ma il prezzo non credo valga l’esperienza (30-45 dollari). La seconda tappa in realta è andata in fumo per la pioggia. Volevamo vedere una colonia di foche alla Tauranga Bay, vicino a Westport. In realtà abbiamo fatto l’errore di fermarci a pranzo in un ristorante consigliato dalla guida (che poi non si è rivelato una roba eccelsa, se non per la vista sulla baia) e durante il pranzo ha iniziato a piovere, per cui i 10 minuti a piedi per raggiungere le foche sono diventati infattibili. Abbiamo pero conosciuto il weka, un simpatico uccello simile al kiwi, anche lui incapace di volare, che pare essere un pazzo che attraversa le strade dato che durante tutta la giornata ne avremo visti spalmati sull’asfalto decine! Detto ciò, il clima arrivati sulla West coast ci ha incupiti un po’, peccato perché una passeggiata tra la foresta (ogni cottage è sparso tra di essa, compreso lo Stargazer, una capanna di legno dove ci sta solo un materasso buttato sul pavimento e il soffitto è trasparente) ce la saremmo fatta volentieri. Cena e nanna presto, come di consuetudine da queste parti, nell’unica taverna del “paese”!

Franz Josef Glacier, 1/10/12

Ore 17.23 – La pioggia non ci dà tregua. A farne le spese oggi è stata l’escursione sul Franz Josef Glacier, che ci è stata annullata causa maltempo. L’alternativa qui alle escursioni sul ghiacciaio sono delle specie di terme che loro chiamano hot pools, ma che in realtà sono 3 vasche con acqua calda immerse nella solita foresta pluviale. Il biglietto è incluso se fai un’escursione sul ghiacciaio, che noi, nella speranza che le previsioni ci azzecchino, abbiamo spostato a domani mattina presto. Per cui siamo entrati gratis in queste piccole vaschette piene di bambini con genitori. Esiste, e a questo punto se siete una coppia in cerca di relax vi consigliamo caldamente, la possibilità di affittare per 20 minuti delle vaschette private con tanto di sauna e asciugamani. Il nostro “rifugio” per la nottata è ancora una volta immerso nella foresta e si chiama appunto Rainforest Retreat. Meno selvaggio di quello di Punakaiki, è comunque piu esteso e piu moderno, offrendo stanze in stile motel e credo anche un ostello. Il paese in sé puo ricordare un nostro paese turistico di montagna molto in piccolo, riducendosi a 2 strade principali in cui ci sono solo tour operator di elicotteri per sorvolare il ghiacciaio, per escursioni a piedi, ristoranti, alberghi/motel, un supermercato e un paio di negozi di souvenir kiwi (che io adoro!). Insomma, giornata interlocutoria, nella speranza che non cancellino anche la gita di domani (4 h tra elicottero di trasferimento e scarpinata con ramponi sul ghiacciaio). Quest’ultimo è in realtà famoso per essere un ghiacciaio a bassa quota a pochi km dal mare; si puo anche raggiungere con camminate senza guida, ma ci si avvicina al massimo a 200 m. A 25 km, poi, c’è il suo gemello, il Fox Glacier, dicono meno turistico ma comunque affascinante.

Queenstown, 2/10/12

Ore 21.38 – La fortuna ci ha ancora baciati! La giornata è iniziata nel migliore dei modi, con cielo sereno senza una nuvola e trasferimento in elicottero di 5 minuti sul ghiacciaio. Clima mozzafiato, eravamo una decina di ragazzi e ragazze da tutto il mondo, con una simpatica guida giapponese da 6 anni li per fare questo mestiere fantastico. Loro volendo forniscono tutto, noi avevamo la giacca a vento impermeabile cosi ci siamo attrezzati con copri pantalone impermeabile, stivali e ramponi. Una volta sbarcati sul ghiacciaio, abbiamo iniziato un trekking (se cosi si puo chiamare) seguendo il fido giapponesino tra crepacci, tutto in estrema sicurezza. Fantastici i passaggi stile sottiletta tra strettoie di non piu di 50 cm. Divertimento assicurato, se poi avete la fortuna di trovare una giornata serena le foto che scatterete saranno tra le piu belle della vostra vita. Totale 4 h di escursione, un po caruccia, ma valeva ogni centesimo del prezzo. Dopo pranzo siamo ripartiti e dopo 5 h dei soliti paesaggi mozzafiato (questa volta soprattutto montagnosi; da vedere almeno di passaggio il Lake Wanaka) siamo arrivati a Queenstown, la mecca degli sport estremi (che noi comunque non faremo, nostro malgrado). Il B&B; che abbiamo scelto si chiama Bearsden, è a circa 10 minuti dal centro in una strada di laterale dalla statale, ma anche a 5 minuti da Arrowtown. Quest’ultima è una cittadina di un paio di vie con case e negozi in stile cercatori d’oro di fine ‘800, molto da cartolina ma ancora abbastanza genuina. Pare che di giorno sia invasa da bus di turisti; noi ci siamo andati al tramonto e, semideserta, è fantastica. Abbiamo quindi tentato un ristorante semi-italiano (in realta solo il nome, Pesto) con pizza discreta. Il nostro rifugio è il piu caro che ci siamo scelti in questa vacanza (235 dollari NZ), ma è delizioso, perché siamo a casa dei proprietari, con un giardino vista montagne innevate spettacolare, una vasca idromassaggio di acqua calda appena fuori dalla porta, un labrador nero giocherellone e un clima familiare accogliente, tant’è che appena arrivati dopo 5 h di guida, la proprietaria ci ha offerto un ottimo bicchiere di vino NZ mentre ci spiegava la regione di Queenstown e ci consigliava su cosa vedere. In realtà abbiamo già in mente tutto, ma una chiacchierata davanti al caminetto, accarezzando Bruno (il labrador) e ammirando le cime innevate al tramonto con un bicchiere di rosso in mano ti riconcilia col mondo.

Queenstown, 3/10/12

Ore 21.56 – Giornata stancante. Sveglia all’alba e partenza per il Milford Sound, il piu famoso fiordo neozelandese. Abbiamo scelto tra le varie compagnie che organizzano viaggi in giornata la BBQ bus, un piccolo pulmino da 20 persone massimo, guidato dall’ottimo Nigel, un tizio che per tutto il viaggio di andata (circa 5 h e mezza con 2-3 pause) ci ha raccontato un sacco di notizie su argomenti diversi (fauna e flora, storia, costumi, meteo, geografia). Un tuttologo insomma. Veramente esplicativo. La strada per arrivare al fiordo è una delle piu selvagge e panoramiche che ci siano; ahimè con la pioggia, che qui è presente 250 giorni all’anno, non si apprezzano le montagne circostanti in tutto il loro splendore, ma vento, pioggia e nebbiolina le rendono ancora piu suggestive. Alle 13 parte la crociera. Ci sono 4 compagnie che le effettuano, la nostra è Real Journeys. Ahinoi è l’ora peggiore in quanto tutti i turisti dei viaggi organizzati sono qui. In particolare il 90% della nave è asiatico, da cui anche il buffet di pranzo è come andare al cinese. In ogni caso è emozionante sfidare la natura sul ponte della nave con vento e pioggia contro per assaporare dal vivo il fiordo, le sue rocce a picco sull’acqua. Fradici, ma contenti. Deve essere di sicuro bello con il cielo sereno, ma cosi è come ce lo aspettavamo. È assolutamente consigliata questa escursione, non sono mai stato in Norvegia ma il Milford sound è mozzafiato. Si puo anche raggiungerlo con la propria macchina, ma la strada non è delle migliori (forse d’estate se non piove è tranquilla) e comunque in posti cosi remoti è bene avere le spalle coperte. Per fortuna al ritorno in B&B; Margie ha provveduto a farci trovare in camera 2 fette di torta! Adorabile!

Riverton, 4/10/12

Ore 21.45 – Queenstown è nota per essere la capitale neozelandese delle attività all’aperto, in particolar modo quelle adrenaliniche. Qui ad esempio è nato il bungee jumping. Sono tantissime le compagnie che organizzano qualunque tipo di attività voi vogliate, soprattutto se questa comprende buttarsi dall’alto in qualche modo. Noi avevamo già prenotato un’escursione in jet boat tra le gole del fiume Shotover. Corsa di 25 minuti a tutta, con giravolte a 360°, carina, non tra le cose piu adrenaliniche che offre la città. Abbiamo poi preso la Sky gondola, una funivia che porta in 5 minuti su una collina da cui si ha una splendida vista sulla città e sul lago su cui si affaccia. È possibile scendere dalla collina in mountain bike, oppure fare un giro sui luge, dei kart senza motore che vengono giu su una pista in discesa. Da Queenstown siamo partiti per la Southern Scenic Route, un percorso che conduce da qui fino alla punta meridionale della South Island per poi risalire lungo la costa sud-orientale fino a Dunedin. Noi abbiamo scelto la tranquilla Riverton alla già piu cittadina Invercargill. Riverton è un paesino di pescatori, il nostro B&B; è gestito da una coppia deliziosa e si chiama Beachfront House B&B;, ovviamente vista oceano. La sera si può mangiare nella Beach House li vicino, dove abbiamo degustato dell’ottimo pesce con vino bianco neozelandese favoloso. Davvero una perla in un paesino per il resto poco turistico!

Dunedin, 5/10/12

Ore 22.10 – Purtroppo la pioggia ci ha accompagnati in questa lunga giornata sulla Southern scenic route. L’obiettivo era attraversare i Catlins, una regione costiera in cui si alternano dolci colline a foresta pluviale e ancora a ripide scogliere e promontori con fari. Il nostro primo tentativo di deviazione dalla strada principale ci ha portati in uno sterrato tra i pascoli di pecora per raggiungere Waipapa Point per avvistare leoni marini; arrivati al parcheggio, siamo scesi e siamo stati travolti da vento gelido che portava una pioggia mai vista, non abbondante, ma piu simile a gocce di ghiaccio. Insomma, un clima abbastanza ostile che ci ha fatto desistere dopo 5 minuti e un avvistamento da lontano di un leone marino solitario sulla spiaggia; risultato: pantaloni fradici. Le altre 2 soste sono state piu tranquille. La prima una breve passeggiata nella foresta per arrivare alle Matai falls; la seconda a Nugget point, dove si fa una breve camminata verso un faro sul promontorio e giu sulle spiagge si avvistano foche. Nel complesso, i Catlins devono essere davvero belli e spettacolari con un clima che permetta piu soste per raggiungere spiagge e cascate. Il percorso finisce quindi a Dunedin, cittadina universitaria che ricorda molto San Francisco per le strade ripide e la baia su cui si affaccia. Il centro è piccolino e sinceramente meno carino rispetto ai quartieri residenziali che abbondano di case vittoriane deliziose. Cena in uno dei locali dell’Octagon, la piazza centrale, in una birreria piena di studenti.

Dunedin, 6/10/12

Ore 19.48 – Una delle “attrazioni” di Dunedin è il mercato del sabato mattina. Ci siamo stati e in realtà è un mercatino di agricoltori e allevatori della regione con si e no una trentina di bancarelle. Buone però le crepe che abbiamo preso per pranzo. L’edificio piu degno di nota della città è la stazione, che ospita un paio di musei e da cui partono tragitti molto scenografici nell’entroterra dell’Otago. All’ufficio turistico prenotiamo un tour sull’Otago peninsula, la penisola di fronte la città. Vi sono 2 strade che la attraversano fino alla punta, una costiera e l’altra collinare. La penisola è spettacolare, da un lato tranquille baiette e dall’altro scogliere a picco sul mare. Tanto per cambiare sono innumerevoli i percorsi che si possono fare a piedi per avvistare foche, pinguini e vari uccelli. Il tempo, piu che in altre regioni, è estremamente variabile, abbiamo avuto sole pieno alternato a pioggia con nuvole che viaggiavano velocissime. Vivere su questa penisola non dev’essere comunque male. A posteriori, però, secondo noi è assolutamente essenziale partecipare a un tour guidato, perché foche, pinguini e albatross reali sono piu facilmente avvistabili in terreni privati in cui si ha accesso solo con tour organizzati. Noi abbiamo scelto Nature wonders, proprio sulla punta estrema della penisola e siamo stati conquistati. Ti portano in giro per una grossa tenuta privata con una specie di quad a 8 ruote e al massimo 6 persone alla volta. Si arriva a 30 cm dalle simpatiche foche neozelandesi, che ti verrebbe quasi la voglia di toccare, ma è ovviamente vietato. L’altra specie rara che si puo vedere sono i pinguini dagli occhi gialli; sono animali davvero strani, vivono in coppie (maschio e femmina) isolate tutta la vita, patiscono la vicinanza di qualunque altro essere vivente, tant’è che bisogna avvicinarsi ai loro nidi in estremo silenzio perché sono timidissimi e il minimo stress causa loro shock emotivi fortissimi. Ogni giorno si alternano il maschio e la femmina per andare a cacciare in mare e la sera ritornano a casa. Sono piu simili agli umanì di molti altri animali. Un tour assolutamente da consigliare, non penso sia possibile avvicinare cosi tanto questi animali da noi visibili solo in zoo e acquari; già solo il viaggio sulla macchinetta a 8 ruote giu per terreni sconnessi fino al mare vale il prezzo! Cena alla birreria Speight, vero simbolo di Dunedin.

Auckland, 7/10/12

Ore 22.52 – Ritorno in mattinata via aereo a Auckland, abbandonando l’isola sud. Tempo di bilanci finali. Davvero un’isola stupenda, piena di paesaggi diversi; bisogna ovviamente essere preparati al clima, le mezze stagioni sono di certo quelle piu mutevoli. L’ombrello è sicuramente inutile, fondamentali invece una buona giacca a vento, scarpe e se possibile pantaloni impermeabili. E di sicuro un po’ di spirito di adattamento. Due settimane bastano per vedere un po’ di fretta il più di entrambe le isole; tre settimane sono l’ideale per fare tutto un po’ piu con calma o per avere un’idea piu completa del Paese, dato che noi siamo stati in definitiva tre giorni soltanto al Nord.

Auckland è una città molto vasta (due volte la superficie di Londra); il centro non è niente di che, oggi pomeriggio abbiamo preso il ferry che in 12 minuti porta su una penisola di fronte chiamata Devonport, molto più graziosa e simile a una paesino di fine ‘800 pieno di belle residenze vittoriane. Dal monte Victoria (monte per modo di dire, ci si arriva a piedi in 10 minuti) si gode una vista a 360° sulla baia costellata di isolette e penisole. Per l’ultimo giorno ci siamo concessi due lussi. Il primo è dormire allo Sky city Grand Hotel, vicino alla famosa torre cittadina (328 m, il più alto edificio dell’emisfero australe), con tanto di nuotata in piscina dell’albergo rigenerante. La sera cena a 196 m al The Orbit, ristorante girevole sulla torre con veduta completa della città. Costo ovviamente elevato, ma a sorpresa anche la cucina è stata all’”altezza”, con ottimi piatti di carne della giusta quantità e vino gustoso. C’è da dire a proposito che in tutti i posti in cui siamo stati la cucina è stata ottima, come è difficile trovare al di fuori del nostro Paese per noi italiani. Carne soprattutto, ma anche ottimo pesce vanno per la maggiore. I prezzi sono abbastanza in linea con gli standard italiani, è comunque difficile spendere poco a meno che si ripieghi sui fast food. Le colazioni nei B&B; a gestione familiare sono fantastiche, ci hanno riempiti alla grande con dolce e salato, spesso un po’ pesante da accettare per noi mediterranei. Le persone sono adorabili, davvero.

Chiunque abbiamo incontrato si è sempre rivolto a noi con il sorriso sulle labbra e pronto a ogni nostra richiesta. Le domande piu comuni che ci siamo sentiti rivolgere sono “Da dove venite? che parte dell’Italia”, come se conoscessero benissimo la nostra geografia, e poi “Che lavoro fate?” (chissà perché). Ogni scusa è buona per attaccare bottone, in ogni circostanza. Non sempre il loro inglese è comprensibile per noi, ma la maggior parte delle guide lo parla benissimo.

In definitiva, un Paese ancora poco conosciuto da noi italiani, ma sinceramente dopo esserci stato non capisco il perché (forse il costo e il fuso orario?!). Certo, è una vacanza costosa, già solo per i voli. Ma è un Paese unico, votato ai turisti, in cui però se preferisci visitare musei, chiese e città puoi evitare di venire. La Natura la fa da padrone. Tu la devi rispettare, accettare, ma non puoi fare a meno di amarla.



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