Patagonia e Terra del Fuoco

Febbraio 2006. L’anno del viaggio in Patagonia e Terra del Fuoco. Praticamente non un viaggio qualsiasi ma “il viaggio” per eccellenza, per quanto mi riguarda. Partito in solitaria con semplice zaino in spalla e destinazione “Culo del Mundo” quindi. Dopo 12 ore di volo diretto da Roma a Buenos Aires ho una coincidenza per El Calafate di...
Scritto da: Riccardo Arena 1
patagonia e terra del fuoco
Partenza il: 11/02/2006
Ritorno il: 25/02/2006
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
Febbraio 2006. L’anno del viaggio in Patagonia e Terra del Fuoco. Praticamente non un viaggio qualsiasi ma “il viaggio” per eccellenza, per quanto mi riguarda. Partito in solitaria con semplice zaino in spalla e destinazione “Culo del Mundo” quindi.

Dopo 12 ore di volo diretto da Roma a Buenos Aires ho una coincidenza per El Calafate di altre 4 ore.

L’Argentina è una terra grandissima (9 volte l’Italia) e se uno vuole arrivare in Patagonia con altri mezzi che non sia l’aereo, deve assicurarsi di possedere prima una certa quantità di tempo a disposizione.

Arrivo quindi ad El Calafate, in piena Patagonia, su un semplicissimo aeroporto sperduto nel nulla. Il paesaggio dall’alto è incredibile e sembra di dover atterrare sulla Luna. Il vento è la prima cosa che mi colpisce. Raffiche costanti, ma non fredde. Siamo in estate d’altronde. A parte la via centrale la cittadina non offre molto. Molto turistica ma ben curata. Gli ostelli sono molto numerosi e per chi viaggia da soli qui non è un problema trovare alloggio. Per i più esigenti esistono anche dei buonissimi alberghi. Da qui c’è la possibilità di organizzare una certa quantità di escursioni nel Parco Glacial. Si può affittare una macchina oppure affidarsi ad una delle numerosissime agenzie presenti in loco.

Nei due giorni di permanenza qui ho visitato il Ghiacciaio Perito Moreno ed ho navigato sul Lago Argentino verso i più grandi Ghiacciai del Parco.

Per l’escursione al Perito Moreno mi sono rivolto ad una agenzia specializzata in trekking che organizza, oltre la classica visita al ghiacciaio, anche un percorso da effettuare in cima al ghiacciaio stesso con l’utilizzo di ramponi. Uno spettacolo da non perdere assolutamente. In cima al ghiacciaio, restando in silenzio, c’è la possibilità di ascoltare il rumore sinistro che il ghiaccio, in continuo movimento, fa sotto i propri piedi. L’escursione dura tutto il giorno, anche perché da El Calafate il ghiacciaio dista un centinaio di chilometri e la strada all’interno del Parco (costo di circa 30 pesos / meno di 10 euro per entrare) è praticamente una mulattiera.

Per il giorno dopo ho previsto la navigazione sul Lago Argentino, sempre all’interno del Parco. La strada è la stessa di ieri fino al bivio di Punta Banderas dove ci si imbarca su un modernissimo catamarano. Bisogna coprirsi, perché per chi, come me, fa il viaggio all’esterno della cabina, il vento e gli spruzzi d’acqua si sprecano. I ghiacciai di Upsala, Onelli e Spegazzini sono fantastici e lasciano senza parole. La baia con il Parco di Onelli è meravigliosa: alberi secolari ormai distrutti ma allo stesso tempo irreali; iceberg che galleggiano tranquilli verso il centro del lago… Ho sempre con me il pranzo al sacco che mi consente di mangiare nei posti più belli, davanti paesaggi mozzafiato e senza dover spendere inutilmente soldi in posti turistici, magari affollati.

Lascio a malincuore questa zona della Patagonia, credo tra le più interessanti, per dirigermi tramite bus locali a Puerto Natales. E’ consigliabile prenotare i bus privati qualche giorno prima della partenza per evitare brutte sorprese e restare a piedi. 6 ore di bus per arrivare a Puerto Natales dove circa un’ora si perde alla frontiera con il Cile.

La cittadina è nettamente più grande ma meno turistica. Bellissima la visuale dal porto direttamente su un fiordo sul Pacifico. Noto anche qualche coraggioso che osa rinfrescarsi con un bagno !!! All’Erratic Rock Hostel (http://www.Erraticrock.Com/) sono specializzati in trekking. Il gestore, simpaticissimo, offre la sua piena disponibilità per organizzare tour, fornire mappe e consigli per quanto riguarda il famoso Parco del Torres del Paine. Ci rimango due giorni sul Paine. Il Camping Cileno è la base più vicina, proprio alla base del Cerro Torres. Animali in quantità da queste parti: guanacos ovunque che pascolano tranquillamente, dei bellissimi nandù (degli struzzi di taglia piccola) e degli spavaldi zorro (a metà tra una volpe ed un cane) che si avvicinano in cerca di cibo (assolutamente vietato) e poi, in alto, dei bellissimi condor… All’ingresso del Parco bisogna necessariamente registrarsi con apposito modulo, in caso qualcuno non faccia ritorno e si debba partire con spedizioni di ricerca. Bisogna quindi indicare il tipo di percorso che si intende effettuare ed i giorni di permanenza. La visita alla Cueva del Milodonte (antenato dell’orso) è una tappa per arrivare al Paine, ma non fondamentale. Interessante dal punto di vista archeologico, meno sotto l’aspetto visivo.

Il percorso cileno prosegue in direzione sud verso Punta Arenas. Il bus ci impiega circa 3 ore per arrivare in una cittadina completamente differente da quelle viste finora.

Punta Arenas non invoglia certo a restarci a lungo: troppo trafficata. Ma ci resto solo per visitare la Pinguinera di Seno Otway, che si trova a qualche chilometro a nord di qui. E’ più conveniente visitarla la sera, dopo le 17, per non incontrare la moltitudine di turisti e godere dello spettacolo dei pinguini di Magellano in santa pace. La latitudine del luogo d’altronde, offre luce a sufficienza per effettuare foto anche fino alle 21. L’oasi naturale è stupenda ed i pinguini sono curiosissimi. Il ritorno poi, già all’imbrunire, consente di osservare una fauna più che rigogliosa, tra lepri che saltano ovunque… Le partenze con il bus da Punta Arenas verso Ushuaia non sono numerosissime e non ci sono tutti i giorni, quindi conviene organizzarsi prima. In alternativa, se si vuole evitare un viaggio, neanche tanto comodo, di 12 ore (circa 30 euro) c’è sempre l’aereo. Io ovviamente ho preferito il tragitto in bus: molto più affascinante anche se più faticoso, specie alla frontiera dove si perde sempre tantissimo tempo per mettere un semplice timbro.

A nord di Punta Arenas il bus si imbarca su un traghetto, che in 20 minuti di navigazione sullo Stretto di Magellano, ci catapulta direttamente sull’isola grande della Terra del Fuego. Il paesaggio è bellissimo. Qui la densità di popolazione è di 1 su km/quadrato e te ne accorgi quando vedi in giro più pecore che persone. Pascoli immensi sotto un cielo in perenne mutamento; il forte vento produce cambi repentini di luce e continui movimenti tra le forme delle nuvole, qui incredibilmente basse… Ushuaia si affaccia direttamente sul Canale di Beagle ed è considerata dagli argentini l’ultima città australe (in realtà l’ultima è Puerto Williams in terra cilena, ma non ditelo agli argentini, suscettibili sull’argomento). La cittadina non è affatto male. Peccato che la parte del porto sia poco sfruttata a livello di locali, quasi tutti concentrati su Avenida San Martin, la via principale. Molti locali dove si effettua il famoso “tenedor libre”, ovvero la possibilità di mangiare quel che si vuole (escluso le bevande), carne argentina di ottimo livello e di tutti i tagli, a soli 28 pesos (circa 8 euro ).

Per la navigazione sul Canale di Beagle ho preferito effettuarla in barca a vela, piuttosto che stare pigiati sui catamarani affollati di turisti. La si effettua in gruppi di 8-10 persone e l’atmosfera è sicuramente migliore. La Tres Marias (http://www.Tresmariasexc.Com) è una barca a vela che si può noleggiare la mattina al porto al costo di circa 40 euro. Si arriva fino all’ultimo faro argentino, vicino l’isola abitata da cormorani e leoni marini. Dopodiché si sbarca sull’Isla H, chiamata così per la sua forma; praticamente un Parco Naturale dove è possibile ammirare la tipica vegetazione della Patagonia, oltre che una stupenda colonia di cormorani.

Il ritorno ad Ushuaia è tutto uno spruzzare di acqua a causa del mare molto forte. Il Canale è pericoloso per le sue forti correnti a causa della congiunzione di due Oceani. Ma con un buon mate offerto dal capitano passa tutto… Nel pomeriggio mi sono recato all’ex penitenziario. Ushuaia nasce proprio come colonia penale, ora in disuso dagli inizi del secolo scorso. Le celle sono ancora nello stato originale ed una mostra all’interno racconta in maniera dettagliata la giornata tipo dei galeotti.

Il secondo giorno ad Ushuaia ne ho approfittato per una bellissima cavalcata nei dintorni. Ci sono molti maneggi da queste parti ed i percorsi che si effettuano, attraversano una varietà di paesaggi indescrivibili. La foresta intorno ad Ushuaia ha ancora ampi spazi disboscati a causa dei lavori forzati degli ex-carcerati che trasportavano il legname fino al paese; la vista dall’alto della baia e del Canale di Beagle è l’ideale per fare colazione al sacco.

Il viaggio termina qui purtroppo e con un certo rammarico lascio la bella atmosfera della Terra del Fuoco per sostituirla con l’afa e lo smog di Buenos Aires, dove l’indomani mi attende il volo di ritorno a Roma.

Buenos Aires, per quel poco che ho potuto vedere, l’ho trovata veramente brutta, a parte le zone del Microcentro, San Telmo, con i suoi bei locali ed i negozi di antiquariato, ed in particolare la variopinta, quanto turistica, La Boca.

www.Tazemiao.It



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