Indimenticabile Nord-Est !

Il 3 giugno 2009 io e Adele arriviamo in mattinata a BUENOS AIRES (volo Alitalia da Roma) e raggiungiamo l’hotel Central Cordoba: siamo centralissimi tra Plaza San Martín e l’inizio di Avenida Florida, ciò compensa il fatto che le camere dell’albergo non sono belle come sembravano in foto. Dopo una doccia e un riposo andiamo in giro per la...
Scritto da: angade
indimenticabile nord-est !
Partenza il: 03/06/2009
Ritorno il: 15/06/2009
Viaggiatori: in coppia
Il 3 giugno 2009 io e Adele arriviamo in mattinata a BUENOS AIRES (volo Alitalia da Roma) e raggiungiamo l’hotel Central Cordoba: siamo centralissimi tra Plaza San Martín e l’inizio di Avenida Florida, ciò compensa il fatto che le camere dell’albergo non sono belle come sembravano in foto. Dopo una doccia e un riposo andiamo in giro per la città, che troviamo da subito splendida e piena di vita; passiamo per l’ufficio della compagnia argentina di autonoleggio New Way (abbiamo prenotato dall’Italia via internet l’auto che useremo nei successivi giorni) e concordiamo con l’impiegata il ritiro dell’auto per il giorno 6 direttamente presso il nostro albergo (molto vicino all’ufficio). Trascorriamo la giornata rilassandoci tra le principali vie e piazze del Microcentro, passando dalla larghissima Avenida 9 de Julio con in mezzo l’imponente obelisco (il nome della strada ricorda il giorno dell’indipendenza argentina) e raggiungendo alla fine Plaza de Mayo, dove rimaniamo colpiti dalla bellezza della Casa Rosada. Ci risulta che ancora attualmente, a quasi trenta anni dalla fine della dittatura militare, tutti i giovedì pomeriggio in questa piazza si svolga una manifestazione da parte di un’organizzazione di madri di desaparecidos: dopo aver avuto conferma di ciò, essendo mercoledì decidiamo di tornare il giorno dopo per assistere all’evento. Lasciando la piazza (è ormai buio), nei dintorni incrociamo uno spettacolo di musica e danza molto particolare, con tante persone che indossano abiti variopinti e saltano sferrando calci in aria, il tutto è accompagnato da urla ritmate. Ci spiegano che si tratta di uno spettacolo di murga, una forma di teatro satirico di strada della tradizione argentina; i ritmi sono incalzanti e le performance non male anche da un punto di vista atletico, il tutto ci piace molto pur non comprendendo le parole e quindi restiamo a gustarci lo spettacolo prima di chiudere la giornata andando a cena. Il secondo giorno (4 giugno) appena usciti dall’albergo costeggiamo a piedi il Rio de la Plata e raggiungiamo il quartiere Puerto Madero. E’ piacevole passeggiare tra grattacieli moderni, edifici di mattoni rossi, uffici eleganti e ristoranti esclusivi; essendo zona portuale vediamo anche belle barche e passiamo davanti alla fregata Sarmiento, nave storica ora adibita a museo navale. Ci accorgiamo che in lontananza si sta girando un video o un servizio fotografico, per curiosità andiamo a vedere di cosa si tratta: quattro giovani ragazzi sono al centro dell’attenzione di cameraman, fotografi e ragazzine; ci dicono che sono i McFly, gruppo pop britannico in concerto a Buenos Aires. Lasciamo Puerto Madero e raggiungiamo a piedi il quartiere San Telmo, dove ci sediamo a mangiare qualcosa all’aperto assistendo a un’esibizione di tango. Il quartiere (uno dei più antichi della città) è caratteristico, con i suoi edifici bassi in stile coloniale, i negozi di antiquariato, le botteghe di artigianato e, come previsto, i locali dove si balla il tango; si vedono inoltre artisti di strada e mercatini all’aperto. Si percepisce la presenza di una vita sociale e culturale notevole (impressione che ci resterà in generale per Buenos Aires), decidiamo che prima di lasciare l’Argentina torneremo qui. Intanto sono le due di pomeriggio e, come deciso il giorno prima, ci dirigiamo verso Plaza de Mayo per assistere alla manifestazione in ricordo dei desaparecidos. Appena arrivati notiamo la scritta “Madres de Plaza de Mayo” su bandiere e maglie indossate da molte persone che poco dopo iniziano a sfilare silenziosamente, alcune donne molto anziane mostrano la foto di un caro scomparso ai tempi della dittatura militare; alla fine le persone si riuniscono in un comizio dove invece le voci e i cori si sentono forti. L’associazione “Madres de Plaza de Mayo” chiede giustizia e vuole che quanto accaduto circa trenta anni prima non sia dimenticato. In piazza vediamo anche gli stand dei veterani della guerra delle Malvinas (che qui è meglio non chiamare Falkland), anche loro hanno delle rivendicazioni. Convinti di aver fatto bene a vivere questa esperienza che ci ha colpito, fermiamo un taxi per farci portare al quartiere La Boca (ci è stato consigliato di non andare a piedi in quanto questo quartiere ha diverse zone pericolose); passiamo vicino alla Bombonera (lo stadio di calcio del Boca Juniors) e ci facciamo lasciare a Caminito, la caratteristica via con le case colorate. Anche questo posto è pieno di vita, con mercatini e ristoranti, musica e ballerini di tango; ci sembra la zona più turistica tra quelle viste finora ma è comunque carina e ci sono bei negozi dove facciamo qualche acquisto, soprattutto prodotti culinari al dulce de leche (termine spagnolo che identifica un tipico dolce argentino a base di latte). La giornata è stata molto intensa, quando è ormai buio ritorniamo all’albergo in taxi, per lasciare i pacchi in stanza e quindi andare a cena. Il terzo giorno (5 giugno) cambiamo decisamente zona: partiamo la mattina da Plaza San Martín dove è presente la statua del generale José de San Martín (eroe dell’indipendenza argentina dalla Spagna, circa due secoli fa) e percorriamo Avenida del Libertador, che ha grattacieli altissimi. Passeggiando ci rendiamo conto (anche ricordando le camminate dei giorni precedenti) che le strade e le piazze di Buenos Aires città sono piene di verde e alberi (alcuni spettacolari per la loro imponenza) e che i marciapiedi sono in genere molto larghi: ciò rende la città vivibile e ariosa, lo smog non si sente nonostante le tante auto che circolano. Raggiungiamo l’illustre Cimitero della Recoleta (nell’omonimo quartiere), dove riposano alcuni dei personaggi più famosi della storia argentina: apprezziamo i mausolei, le tombe, le statue di marmo, i viali e le piazzette che rendono il cimitero notevole dal punto di vista architettonico, ma soprattutto andiamo anche noi a vedere la tomba più visitata di tutte: quella di Evita Peron. Usciti dal cimitero, dopo una sosta raggiungiamo il quartiere Palermo con una lunga camminata e alla fine realizziamo che non vale la pena di fare questo tratto a piedi, in quanto non molto interessante. Al quartiere Palermo prendiamo come riferimento Plaza Italia (dove c’è la statua di Garibaldi) e percorriamo diverse strade alla ricerca soprattutto dei negozi di tendenza che rendono famosa questa zona: non rimaniamo delusi e acquistiamo anche qualche piccolo oggetto. Tra i negozi di ogni tipo ci attrae in particolare un posto con bellissimi lampadari e anche per i ristoranti c’è ampia scelta, ma vogliamo cenare in un posto del Microcentro che abbiamo notato nei giorni precedenti; di conseguenza a una certa ora prendiamo la metropolitana a Plaza Italia e scendiamo alla fermata vicina al nostro albergo, per poi raggiungere a piedi la vicina Avenida Cordoba ed andare al ristorante La Chacra: mangiamo una carne divina e buonissime empanadas, il tutto accompagnato da un vino rosso di Mendoza che il cameriere ci consiglia tra i tanti che hanno; il servizio è impeccabile e anche il conto è oltre la media argentina (240 pesos in totale per due, circa 46 euro). Questo ristorante si rivelerà il posto dove abbiamo mangiato meglio in Argentina (al pari di una posada che incontreremo nei giorni seguenti). Dopo cena andiamo a preparare i bagagli, l’indomani lasceremo Buenos Aires per visitare altri posti. Il 6 giugno mattina l’impiegata della compagnia di noleggio New Way ci consegna l’auto presso il nostro albergo: riceviamo una berlina Chevrolet con il bagagliaio molto capiente (come da noi richiesto) e con diversi graffi e piccole ammaccature, cosa quest’ultima che facciamo annotare sul contratto; per pagare con carta di credito ci viene richiesta una maggiorazione del 20% (abbiamo visto che invece in Argentina di solito è del 10%), a questo punto scegliamo il pagamento anticipato in contanti. Partiamo in direzione nord percorrendo Avenida del Libertador; dopo essere usciti da Buenos Aires attraversiamo il Ponte di Zarate-Brazo Largo sul Rio Paranà e prendiamo la Ruta Nacional 12 per immetterci più avanti sulla Ruta Nacional 14, che costeggia il Rio Uruguay. Siamo entrati nella provincia di Entre Rios e questo primo tratto di strada non offre paesaggi indimenticabili, inoltre ci sono parecchi lavori in corso; ma il nostro giro prevede di visitare posti che siamo sicuri non ci deluderanno. Contiamo di passare la prima notte a Concordia (città ben posizionata rispetto al nostro programma di viaggio), spendendo però prima qualche ora presso il Parco Nazionale El Palmar che incontreremo lungo la strada. Impariamo subito una cosa sulla circolazione stradale argentina: è obbligatorio viaggiare con l’estintore in auto, infatti al primo controllo la polizia ce ne contesta la mancanza e ci fa una multa di oltre 500 pesos (circa 100 euro); a quel punto chiamo la New Way e gli comunico di non avere intenzione di pagare dato che si tratta di una loro mancanza, quindi li metto in contatto con il poliziotto e concordano che la multa sarà inviata direttamente a loro. Più avanti alla prima fermata in una stazione di servizio acquistiamo l’estintore, dopo aver concordato con la New Way che ci sarà rimborsato alla consegna dell’auto. Nel pomeriggio arriviamo al PARCO NAZIONALE EL PALMAR ed è spettacolare la distesa interminabile di palme yatay: chilometri e chilometri dove non si vede altro che palme; giriamo in auto ma ci fermiamo in qualche posto per fare delle escursioni a piedi e ammiriamo uno splendido tramonto sulla bella spiaggia del Rio Uruguay, dove sembra di stare al mare più che in prossimità di un fiume. Appena buio ripartiamo per CONCORDIA, dove arriviamo in serata raggiungendo facilmente in centro l’hotel Salto Grande prenotato telefonicamente. Concludo la serata da solo (Adele è stanca) andando a cenare in un ristorante caratteristico dove prendo un dorado, pesce d’acqua dolce molto gustoso. Il 7 giugno, dopo aver fatto colazione in albergo ed aver sistemato i bagagli in auto, facciamo un giro a piedi nel centro di Concordia, che ci appare una città molto vivibile e quindi la passeggiata è piacevole. Restiamo nei dintorni di Plaza 25 de Mayo, dove sono presenti la bianca Cattedrale di Sant’Antonio da Padova e l’immancabile statua del generale San Martin; la piazza ha anche molto verde, compreso un curioso tipo di albero a forma di bottiglia (che io e Adele abbiamo già visto in passato in Australia). In tarda mattinata torniamo all’auto e riprendiamo la Ruta Nacional 14 verso nord, ci immettiamo successivamente sulla Ruta Nacional 119 lasciando la provincia di Entre Rios ed entrando nella provincia di Corrientes al fine di raggiungere la nostra prossima meta: l’area naturalistica ESTEROS DEL IBERA. Alle sei di sera arriviamo alla città di Mercedes, nei dintorni della quale vediamo molte mandrie di bovini accompagnate dal gaucho; siamo già in una buona posizione e potremmo fermarci qui a dormire, ma vogliamo vivere in pieno l’esperienza dell’area naturalistica e per questo decidiamo di raggiungere la località di Colonia Carlos Pellegrini, alla quale mancano purtroppo ancora 120 km di strada non asfaltata. A Mercedes facciamo una sosta, durante la quale ci riforniamo di carburante e prenotiamo telefonicamente l’alloggio a Colonia Carlos Pellegrini, due notti alla posada Aguapé da dove ci stimano in circa due ore il tempo per raggiungerli. Intorno alle sette (è ormai buio) partiamo e all’inizio riusciamo a mantenere una velocità di circa 60 km l’ora, ma più avanti la strada peggiora e, non avendo un fuoristrada, al massimo riusciamo ad andare a 40 km l’ora: ci rendiamo subito conto che la previsione di due ore è stata troppo ottimistica. Per tutto il viaggio la strada è completamente buia, sterrata e deserta (tra Mercedes e Colonia Carlos Pellegrini non ci sono altre località), ci sembra interminabile e Adele mi chiede più di una volta preoccupata se sono sicuro che la strada sia quella giusta. Gli unici esseri viventi che incontriamo sono volpi e capibara, in particolare un gruppo di cinque capibara che ci attraversa la strada senza preoccuparsi troppo di noi. Nell’ultimo tratto costeggiamo la laguna e a un certo punto sul bordo della strada vediamo due piccoli oggetti luccicanti: potrebbero essere gli occhi di un caimano, ma non pensiamo minimamente di fermarci per verificarlo. Dopo più di tre ore di viaggio arriviamo a Colonia Carlos Pellegrini, un posto irreale: circondato dalle acque della laguna, poche case sparse, strade non asfaltate e niente negozi, banche, distributori e ristoranti. Troviamo velocemente la posada Aguapé (tra le cinque in tutto qui presenti), essendo anche agevolati da una signora che esce da casa e si offre spontaneamente di darci informazioni. La posada è veramente molto bella, le camere sono pulitissime e in stile rustico (il letto è fatto con tronchi di albero), si affacciano su un bellissimo prato verde con alberi e piscina. Rafael, il titolare, è simpatico e ci ispira fiducia, accettiamo quindi volentieri la sua disponibilità a organizzarci la giornata di domani. Sono le dieci e mezza e siamo stanchi, ma prima di dormire andiamo a mangiare qualcosa nell’unico posto aperto (un piccolissimo bar). L’8 giugno facciamo colazione nella sala da pranzo (anche questa in stile rustico) e alle nove e trenta ci presentiamo alla reception come concordato. Conosciamo Juan, la persona che ci accompagnerà nelle escursioni; è molto socievole, è di Buenos Aires ed è al suo primo giorno di lavoro nella posada. Raggiungiamo a piedi il motoscafo sulla laguna dove affaccia la posada e scopriamo che io e Adele siamo gli unici partecipanti alla prima escursione; una quarta persona guiderà il motoscafo. Appena partiti ci rendiamo conto della grandezza della laguna ed è divertente sfrecciare sull’acqua; rallentiamo nel momento in cui la laguna si alterna a zone paludose e iniziamo a vedere isole galleggianti e uccelli di ogni tipo e colore, notando in particolare cicogne, martin pescatori e curiosi rapaci. Proseguiamo lentamente a breve distanza dalla costa, vedendo una lontra e quindi in sequenza capibara, cervi e una gran quantità di caimani che riposano tranquilli (stazioniamo a pochi centimetri da loro); il tutto con la costante presenza di una miriade di uccelli. Lo spettacolo è eccezionale e chi ama la natura selvaggia non può assolutamente mancare il posto, trovandosi in questa parte dell’Argentina. Dopo circa tre ore torniamo entusiasti alla posada, dove pranziamo insieme a Rafael e Juan; facciamo un breve riposo in camera e quindi partiamo per la seconda escursione con la stessa compagnia della mattina. Il primo pezzo è sempre in motoscafo, raggiungiamo una casetta dove ci uniamo ad altri cinque-sei viaggiatori e assistiamo a un documentario che illustra le specie animali qui presenti e come si mantiene l’equilibrio dell’ecosistema grazie alla tutela di cui gode l’area (non si può ovviamente cacciare e pescare). Alla fine del documentario ci stacchiamo dagli altri viaggiatori e andiamo a piedi nella vicina foresta, dove sugli alberi vediamo numerose scimmie tra le quali un unico esemplare di maschio, che è nero e indubbiamente più bello. Per il ritorno (siamo al tramonto) scegliamo di fare l’intero percorso a piedi insieme a Juan, la passeggiata è bellissima e sul sentiero incontriamo numerosi capibara nei dintorni della laguna; arrivati alla posada prendiamo un tè e poi facciamo un riposo. Adele stanca rimane in camera, invece io per cena mi ritrovo con Rafael e Juan e passiamo una bella serata parlando di tante cose che riguardano la loro nazione e la mia, con facilità di comunicazione dal momento che entrambi parlano inglese (cosa non molto diffusa in Argentina); a fine cena mi fanno usare il computer per navigare in internet e quindi torno in camera a preparare i bagagli prima di andare a dormire. La giornata è stata emozionante, è stata anche rilassante perché qui la vita scorre lenta e senza troppi stress. Esteros del Ibera è un posto che non dimenticheremo. Il 9 giugno a colazione scambiamo delle informazioni con una coppia di ragazzi francesi arrivati la sera precedente, si apprestano a fare le stesse nostre escursioni e arrivano dalle Cascate di Iguazú, dove noi pensiamo di arrivare in serata (hanno alloggiato al residence Los Troncos di Puerto Iguazú, che ci raccomandano). Rifletto sulla nostra permanenza alla posada Aguapé e concludo che in questo posto tutto è di alto livello: la posizione, il servizio, le persone, l’alloggio e il vitto; abbiamo mangiato veramente molto bene e Rafael giustamente si vanta per la bravissima cuoca, della quale abbiamo in particolare apprezzato le torte a colazione e un semifreddo a pranzo fatto con bucce di arance tritate. Soddisfatti paghiamo il conto di circa 900 pesos in totale, cioè meno di 180 euro per i pernottamenti con colazione, la giornata di pensione completa, le varie consumazioni e le escursioni. Dopo aver salutato Rafael e Juan partiamo prendendo l’unica strada verso nord, che è la continuazione della strada fatta per arrivare a Colonia Carlos Pellegrini. Percorreremo un tratto di sterrato più o meno equivalente a quello già percorso e poi ci immetteremo sulla Ruta Nacional 14 attraverso la via più breve, cioè senza passare per Galarza (l’altra località all’interno di Esteros del Ibera). Durante il tragitto ci rendiamo conto che la strada è messa peggio di quella già percorsa e quindi il viaggio risulta ancora più lento; in compenso ci godiamo lo scenario selvaggio avvistando diversi animali, tra i quali i soliti rapaci e un uccello simile allo struzzo. Incrociamo pochissime auto, per il resto l’unica persona che vediamo è un gaucho con la sua mandria di bovini. Quando raggiungiamo la strada asfaltata, dopo quasi due giorni di soli sterrati, l’auto ha praticamente cambiato colore e dovremo necessariamente lavarla prima di riconsegnarla. Ritornati sulla Ruta Nacional 14 procediamo verso nord e durante una sosta in un’area di servizio chiamiamo l’hotel Los Troncos di Puerto Iguazú, prenotando per due notti. All’altezza della località 2 de Mayo ci immettiamo sulla Ruta Nacional 12, che ci porta dritti a Puerto Iguazú (siamo entrati nella provincia di Misiones); arriviamo in serata intorno alle otto e raggiungiamo l’hotel Los Troncos dove Sofia, la ragazza con la quale ho parlato al telefono, ci accoglie molto calorosamente e ci accompagna in un bell’appartamento su due livelli grandissimo e confortevole. Tutti gli appartamenti affacciano sul giardino pieno di piante tropicali e sul bar, dove fanno anche da mangiare. Essendo stanchi decidiamo di non uscire, anche perché qui c’è un bell’ambiente con la musica e inoltre i ragazzi dell’hotel sono tutti simpatici; prima di andare a dormire scambiamo quattro chiacchiere con Sofia, scoprendo che è di Cordoba e ricevendo delle dritte per la visita dell’indomani alle cascate. Il 10 giugno mattina parte la nostra visita alle CASCATE DI IGUAZÚ ma prima facciamo un giro a Puerto Iguazú, anche per prelevare dei contanti; il cambio pesos-euro è meno favorevole di quello applicato a Buenos Aires, ma dobbiamo comunque cambiare dato che in Argentina molti esercizi non accettano la carta di credito (così è stato alla posada Aguapé, così è all’hotel Los Troncos). Puerto Iguazú non è niente di speciale, per cui dopo aver cambiato i soldi ci mettiamo subito in macchina per andare alle cascate; scegliamo per il primo giorno di andare sul versante brasiliano, che dobbiamo raggiungere con mezzi pubblici dal momento che le coperture assicurative della nostra auto valgono solo nel territorio argentino. Arriviamo in auto fino al confine dove, dopo aver lasciato l’auto in un parcheggio, espletiamo le formalità doganali per uscire dall’Argentina; fuori la dogana prendiamo l’autobus con il quale attraversiamo il famoso Ponte Tancredo Neves che collega Argentina e Brasile, scendendo alla frontiera brasiliana per le formalità doganali di ingresso in Brasile. Fuori la dogana brasiliana prendiamo un taxi insieme a una coppia di ragazzi israeliani (invece di aspettare l’autobus) e ci facciamo lasciare all’ingresso del Parco Nazionale dell’Iguaçu; abbiamo impiegato un’ora circa partendo dall’hotel. Alla biglietteria c’è poca gente in fila e quindi in breve entriamo e siamo sul pulmino che, attraverso un piacevole tragitto all’interno della foresta, ci porta all’inizio del percorso delle cascate. Non scorderemo mai il panorama iniziale, il primo impatto con lo spettacolo delle Cascate di Iguazú nel contesto dello scenario selvaggio della foresta, l’inizio del sistema delle centinaia di cascate che si estende per più di 2 km da scoprire gradualmente. Il Rio Iguazú delimita il confine tra Argentina e Brasile e le cascate sono per la maggior parte sul versante argentino, di conseguenza dal versante brasiliano possiamo ammirarle frontalmente con una veduta di insieme. Seguiamo il percorso in mezzo alla bellissima vegetazione della foresta, incontrando molti coatì (animali simili ai procioni) e vedendo anche delle scimmie sugli alberi; sul lato opposto del fiume le cascate si susseguono con salti che vanno oltre i cinquanta metri e il tutto merita ovviamente tante riprese e fotografie, anche perché siamo piuttosto alti rispetto al livello del fiume e possiamo immortalare meravigliosi panorami. Arrivati alla gola della famosa Garganta del Diablo, la cascata più imponente ma non ben visibile dal lato brasiliano, imbocchiamo il sentiero che scende al livello del fiume e alla fine ci immettiamo sulla passerella che porta vicino a una spettacolare cascata, il Salto Floriano, che possiamo osservare dal basso con il forte rumore dell’acqua e gli schizzi che arrivano fino a noi. Restiamo per un po’ a goderci lo scenario e quindi riprendiamo il percorso a ritroso, cosa che ci permette di ammirare gli stessi panorami con una luce diversa (il sole è in fase calante); ritorniamo all’ingresso del parco con lo stesso pulmino della mattina e prima di uscire ci fermiamo a fare degli acquisti al negozio di artigianato, che ha oggetti bellissimi. Non troviamo taxi disponibili, di conseguenza prendiamo gli autobus e impieghiamo più tempo (rispetto alla mattina) per tornare alla nostra auto in Argentina, una volta espletate le consuete formalità doganali. Dopo la splendida giornata, passiamo anche questa serata piacevolmente nel bar dell’albergo, rivedendo le foto dei posti fantastici visti durante il giorno e pianificando la giornata di domani. L’11 giugno dopo aver fatto colazione salutiamo Sofia prima di lasciare l’hotel Los Troncos che, come si potrà intuire da quanto già descritto, ci sentiamo decisamente di consigliare a chi voglia pernottare a Puerto Iguazú; la prossima notte dormiremo altrove in quanto dobbiamo riprendere la strada per Buenos Aires. In un quarto d’ora circa arriviamo all’ingresso del Parco Nazionale dell’Iguazú, dove parcheggiamo comodamente l’auto e poi entriamo, notando nel prato alcuni curiosi esemplari di roditori presenti da queste parti, uguali ai capibara ma piccoli come scoiattoli. Se nel lato brasiliano le cascate possono essere osservate panoramicamente attraverso un unico percorso, nel lato argentino si può arrivare molto vicini alle cascate, attraverso percorsi raggiungibili con un trenino aperto che passa nella foresta procedendo piacevolmente a bassa velocità. Prendiamo il trenino e scendiamo all’ultima fermata, quella della Garganta del Diablo, quindi percorriamo a piedi un sentiero bellissimo che attraversa il Rio Iguazú, passando su diversi ponti che uniscono le varie isolette del fiume. Arriviamo a una piazzola dove la Garganta del Diablo può essere ammirata quasi frontalmente da distanza ravvicinata, ad altezza del fiume e quindi osservando il salto dall’alto verso il basso; la cosa che ci stupisce è il fiume calmissimo pochi metri prima del salto nella gola, dove l’acqua esprime una potenza impressionante. Dopo esserci goduti per un po’ l’entusiasmante spettacolo, torniamo alla fermata del trenino per raggiungere un altro percorso: scegliamo di imboccare il percorso inferiore (paseo inferior), che permette di osservare dal basso alcuni dei salti più belli ed eventualmente di fare l’escursione in gommone sul fiume. Anche questa passeggiata è indimenticabile con un susseguirsi di panorami notevoli, tra i quali il Salto Alvar Nuñez (piccolo rispetto ad altri ma panoramicamente bello in quanto all’interno della foresta) e il bellissimo Salto Bossetti. Incontriamo molti coatì e vediamo tante bellissime farfalle di ogni colore e dimensione; alla fine facciamo anche il giro in gommone, l’unica cosa che però non ci resterà impressa in quanto troppo turistica. Si potrebbero fare diverse altre escursioni ma siamo soddisfatti e intorno alle cinque di sera usciamo dal parco per rimetterci in auto sulla Ruta Nacional 12, anche perché tra non molto sarà buio. Durante il viaggio riflettiamo sulle due giornate, le cascate sono più belle dal lato brasiliano oppure dal lato argentino? Forse a mente fredda potremo dare una risposta, per ora riteniamo che siano due spettacoli diversi da vedere entrambi; l’unica cosa della quale non ho dubbi è che queste cascate sono molto più belle delle Cascate del Niagara, che ho avuto modo di visitare in passato. Dopo circa tre ore di viaggio arriviamo a San Ignacio (siamo molto vicini al confine con il Paraguay), dove l’indomani visiteremo la famosa missione gesuitica. La piccola località è praticamente deserta ed è curioso vedere un casinò sul corso principale, dove c’è anche un albergo che scopriamo avere un ampio parcheggio e la connessione a internet, oltre a un prezzo irrisorio (meno di 20 Euro per la camera matrimoniale): scegliamo di fermarci qui per la notte, anche perché in verità non sembrano esserci alternative nelle vicinanze. Il 12 giugno mattina cambiamo dei soldi in una banca e mentre il cassiere effettua l’operazione osservo il cartello dove sono indicate le condizioni applicate alla clientela per i vari servizi, rimanendo stupito dai tassi di interesse per depositi e prestiti notevolmente alti (praticamente come erano in Italia circa venti anni fa); il cassiere rimane altrettanto stupito quando gli dico quali sono i tassi attualmente applicati in Europa. Raggiungiamo in auto la MISSIONE DI SAN IGNACIO MINÍ, considerata uno dei migliori esempi delle missioni gesuitiche dell’America del Sud. Queste comunità furono costituite dai gesuiti nel corso dei secoli sedicesimo e diciassettesimo, allo scopo di accogliere gli indios guaraní e di educarli dal punto di vista sociale e spirituale, facendoli lavorare in comunità e facendo coltivare loro arti quali la pittura, la scultura e la musica. Gli indios diedero vita al cosiddetto stile barocco guaranì, le cui opere ora ammiriamo visitando il museo (sono presenti dipinti e sculture e ascoltiamo anche la musica attraverso apposite cuffie); dopo il museo passiamo a visitare le rovine della missione, dove in verità è rimasto ben poco da vedere. In generale rimaniamo affascinati dalla storia di queste missioni, che ci vengono ricordate anche dai lineamenti indios degli attuali abitanti della zona. Usciamo dalla missione e prima di lasciare San Ignacio ci fermiamo in alcuni chioschi e negozi, acquistando qualche oggetto di artigianato e alcuni pacchetti di erba mate, che serve a preparare la tradizionale bevanda argentina chiamata appunto mate. Intorno alle due di pomeriggio ci mettiamo in auto in direzione sud; l’ipotesi originaria era quella di arrivare a Buenos Aires passando da Posadas, Corrientes, Santa Fe e Rosario, ma considerando la distanza e la condizione delle strade argentine optiamo per un percorso più breve, con l’intenzione comunque di passare da posti diversi rispetto a quelli incontrati nel viaggio di andata verso nord. Riprendiamo la Ruta Nacional 12 e dopo un po’ ci immettiamo sulla Ruta Nacional 14, arrivando fino alla località Gobernador Virasoro dove facciamo una sosta (siamo di nuovo nella provincia di Corrientes); entriamo nell’ufficio del turismo per chiedere un’informazione e ci intratteniamo a parlare con l’impiegata, che è molto simpatica e alla fine ci saluta affettuosamente confermando ancora una volta la socievolezza degli abitanti della provincia di Corrientes. Dopo la sosta proseguiamo sulla Ruta Nacional 14, vicinissimi al confine con il Brasile, arrivando in serata a Paso de Los Libres, città sul Rio Uruguay dove decidiamo di fermarci per la notte. Dalla finestra del nostro albergo si vedono molto vicine le luci della città brasiliana di Uruguaiana, al di là del Rio Uruguay e separata da Paso de Los Libres soltanto da un ponte di pochi chilometri. Il 13 giugno sarà una giornata completamente “on the road” con l’obiettivo di procedere verso sud e fermarci a dormire non lontani da Buenos Aires. Paso de Los Libres è piena di manifesti elettorali e si sentono voci di propaganda che provengono da megafoni (nel giro di alcune settimane si terranno le elezioni politiche). Usciamo dalla città e riprendiamo la Ruta Nacional 14, che poco dopo lasciamo per accedere alla Ruta Nacional 127 (mettendoci così in condizione di percorrere una strada diversa da quella dell’andata). Rientriamo nella provincia di Entre Rios e arriviamo nei dintorni della località Federal, fermandoci in un ristorante dove stanno trasmettendo una partita di calcio del campionato argentino (la passione per il calcio qui è come in Italia) e dove mangiamo delle buonissime empanadas. Dopo la sosta proseguiamo verso sud sulla Ruta Nacional 127 e ci godiamo i paesaggi fatti di grandi spazi con bovini ed equini al pascolo; è una zona di estancias, fattorie dedicate alla produzione di prodotti agricoli e all’allevamento del bestiame, organizzate anche per offrire vitto e alloggio ai visitatori. Vogliamo lavare l’auto prima di riconsegnarla (dato che fuori è sporchissima) e quindi cerchiamo un autolavaggio (lavadero): nei giorni scorsi ne abbiamo incontrati tanti ma ora che ci serve fatichiamo a trovarne. Ormai al tramonto vediamo sulla strada un lavadero molto artigianale, provvisto solo di pompa e stracci; va bene lo stesso, tra l’altro il gettito della pompa è molto potente e tira via tutta la terra dalla superficie dell’auto, che riacquista finalmente il suo colore originale. Mentre l’auto viene lavata ci intratteniamo a parlare con le altre persone presenti presso il lavadero, si tratta di famiglie con numerosi figli che vivono in queste campagne; ci fermiamo inoltre a osservare il tramonto con la bellissima prateria che si perde a vista d’occhio e osserviamo un uomo che va a cavallo con dei bambini che montano a turno. Sarebbe bello fermarci in qualche estancias ma siamo ancora lontani da Buenos Aires ed è il caso di andare oltre, per cui riprendiamo la strada immettendoci più avanti sulla Ruta Provincial 6 e successivamente ancora una volta sulla Ruta Nacional 12; arriviamo in serata alla città di Gualeguay, dove scegliamo di sostare essendo non lontani dalla capitale. Ci fermiamo all’hotel Jardin, nonostante alla reception ci sia una persona non molto simpatica; l’albergo è spazioso e pieno di marmo, ha il garage dove parcheggiamo agevolmente e c’è il ristorante dove scoprirò (Adele stanca rimane in camera) che si mangia e si beve molto bene. Il 14 giugno partiamo in mattinata in direzione BUENOS AIRES, dove passeremo l’ultima notte argentina prima di rientrare in Italia. Percorriamo la Ruta Nacional 12 e in meno di tre ore raggiungiamo la capitale, dopo aver attraversato il Ponte di Zarate-Brazo Largo sul Rio Paranà. Entriamo in città attraverso la Avenida del Libertador e raggiungiamo abbastanza agevolmente l’hotel Central Cordoba, dove abbiamo prenotato per l’ultima notte e dove abbiamo appuntamento per riconsegnare l’auto. La stessa impiegata della New Way che ci aveva dato l’auto viene a ritirarla e rileva che è tutto ok; prima di lasciarci le mostriamo nel bagagliaio l’estintore da noi acquistato e le consegniamo la ricevuta, in quanto come concordato deve rimborsarci la somma spesa (l’equivalente di circa 25 Euro): la ragazza ci dice che non ha contanti e che il giorno dopo la somma ci sarà recapitata direttamente in albergo prima di partire. A questo punto, sistemati i bagagli in camera e consegnata l’auto, siamo pronti a goderci l’ultimo giorno a Buenos Aires. Iniziamo con un po’ di shopping in Avenida Florida: compriamo alcuni oggetti in pelle (bellissimi e molto meno costosi che in Italia) e poi acquistiamo gli attrezzi per la preparazione del mate, cioè l’omonimo recipiente in legno (si chiama appunto mate) e la bombilla (l’apposita cannuccia in metallo); l’erba l’avevamo già comprata a San Ignacio, per cui abbiamo quello che ci serve per preparare la bevanda quando saremo tornati a casa. In una via del centro siamo avvicinati da una signora molto gentile, che ci ha sentito parlare italiano e ha voglia di comunicare: è originaria di Roma e vive in Argentina da più di trenta anni, nelle sue parole c’è il rimpianto per aver lasciato l’Italia e per aver perso i suoi risparmi nella grave crisi economica argentina degli anni scorsi, quest’ultima cosa tra l’altro non le permette di fare un viaggio in Italia (per tanti argentini l’attuale cambio pesos-euro rende addirittura proibitivo il costo di un viaggio). Dopo aver salutato la signora (che ci ha lasciato anche un velo di tristezza) ritorniamo in Plaza de Mayo, dove tra le altre cose visitiamo la bellissima Cattedrale Metropolitana (dentro c’è la tomba del generale José de San Martín); quindi ritorniamo al quartiere San Telmo dove passeggiamo piacevolmente e poi trascorriamo un po’ di tempo (bevendo qualcosa) in uno dei tanti bellissimi locali. E’ domenica e ci sembra che in giro ci sia anche più gente del solito, in diversi locali c’è l’immancabile televisione che trasmette una partita di calcio. Proseguiamo il nostro giro passando ancora per Avenida 9 de Julio e chiudiamo in bellezza la serata ritornando al ristorante La Chacra in Avenida Cordoba. E’ trascorsa un’indimenticabile ultima giornata a Buenos Aires, a questo punto torniamo in albergo a preparare i bagagli e a prenotare il taxi che l’indomani mattina ci porterà in aeroporto. Il 15 giugno mattina durante il tragitto per l’aeroporto ammiriamo per l’ultima volta i bellissimi viali alberati di Buenos Aires e l’impressione è la stessa del giorno di arrivo in Argentina: una città splendida e piena di vita. Arriviamo in aeroporto con congruo anticipo e quindi facciamo tutto con calma prima del check-in e dell’imbarco (che avverrà in orario): mi fermo a parlare con un impiegato argentino entusiasta di Valentino Rossi, che ieri ha vinto in modo spettacolare l’ennesima gara di motociclismo; Adele si ferma a chiacchierare con una ragazza argentina che è arrivata in aereo da Salta (nord-ovest Argentina) e che come noi prenderà il volo Alitalia Buenos Aires – Roma, insieme al suo cane barboncino bravissimo. In albergo nessuno della New Way si è fatto vivo per rimborsarci i soldi dell’estintore, il lunedì i loro uffici sono chiusi e ho quindi chiamato il numero di cellulare della compagnia: ha risposto la solita impiegata dicendo che non riuscivano a passare dall’albergo e che avrebbero cercato di incontrarci in aeroporto, ma ormai era chiaro non si sarebbero più presentati. Nonostante abbiano il mio numero di cellulare e il mio indirizzo mail, non si faranno più vivi fino a quando non invierò (tre-quattro giorni dopo) una mail di lamentele: risponderanno con una mail di scuse dicendosi disposti a inviarmi i soldi in Italia in qualche modo, ma a questo punto sarò io a non volere più contatti con loro, per non intaccare la bellissima sensazione del viaggio appena concluso (l’unica cosa di cui mi accerterò è l’avvenuto sblocco della somma prenotata a garanzia sulla mia carta di credito). La New Way non ci ha fatto una buona impressione a partire da quando abbiamo ritirato l’auto e tale impressione è rimasta fino alla fine, il loro comportamento si commenta da solo; per questo motivo consigliamo (come abbiamo già fatto su diversi siti web per viaggiatori) di rivolgersi ad altre compagnie se si vuole noleggiare l’auto in Argentina. Ma la New Way è l’unica, piccola, sbavatura di un viaggio che per tutto il resto rimarrà assolutamente indimenticabile.


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