La nostra indimenticabile Argentina

Dallo scorso marzo abbiamo deciso di coronare un nostro sogno nel cassetto: visitare l’Argentina. Per l’organizzazione del viaggio ci siamo affidati ad Andrea Zuffo di “Argentina con noi”, dopo una scrupolosa lettura dei resoconti di viaggio di diversi amici del sito “Turisti per caso”. Devo dire che Andrea si è rivelato la scelta...
Scritto da: Fulvio64
la nostra indimenticabile argentina
Partenza il: 09/08/2009
Ritorno il: 28/08/2009
Viaggiatori: fino a 6
Dallo scorso marzo abbiamo deciso di coronare un nostro sogno nel cassetto: visitare l’Argentina. Per l’organizzazione del viaggio ci siamo affidati ad Andrea Zuffo di “Argentina con noi”, dopo una scrupolosa lettura dei resoconti di viaggio di diversi amici del sito “Turisti per caso”. Devo dire che Andrea si è rivelato la scelta vincente. Ci ha fornito una montagna di informazioni e abbiamo discusso insieme i luoghi da visitare e come comportarci visto che viaggiavamo con una bambina di cinque anni non ancora compiuti e ciò ci creava non poca apprensione. Ma l’organizzazione davvero ottima del viaggio e perché no, anche un pizzico di fortuna (soprattutto riguardo le condizioni meteo sempre ottime) hanno contribuito a rendere questa nostra esperienza indimenticabile e straordinariamente istruttiva per la nostra bimba.

Riguardo poi i soldi da portare con noi, non abbiamo avuto difficoltà in tutti i luoghi visitati. Infatti abbiamo potuto prelevare facilmente con carta bancomat ai numerosissimi cajeros automaticos, con una commissione di poco più di 11 pesos (1euro = circa 5,35 pesos) per ogni prelievo.

Dunque iniziamo.

9 AGOSTO. In un caldo terribile siamo partiti dall’aeroporto di Napoli Capodichino alle 12:40 su aereo Iberia Air Nostrum con arrivo all’aeroporto Madrid Barajas nel primo pomeriggio. Dopo le necessarie pratiche all’aeroporto ci siamo diretti alla sala VIP destinata ai viaggiatori in classe business, infatti (ecco il primo colpo di fortuna) la compagnia Iberia, alla quale avevamo deciso di affidarci, ci aveva contattato alcune settimane prima del volo proponendoci di passare in business per un piccolo sovrapprezzo; occasione che abbiamo preso al volo. Alle 24:30, dopo esserci riposati e rifocillati nella lussuosa sala Iberia, ci siamo imbarcati sull’aereo per Buenos Aires che ci ha portati a destinazione dopo un tranquillo volo di 13 ore. 10 agosto. Alle ore 8:00, siamo usciti dall’aeroporto prelevati da un autista prenotato da Andrea e compreso nel prezzo e siamo arrivati all’Hotel 562 Nogarò (cinque stelle) dopo essere passati per la famosa via 9 de Julio la più larga del mondo con le sue 23 corsie e tuttavia percorsa da un traffico intenso e un po’ caotico. Faceva fresco, anzi quasi freddo ma c’era un bel sole. Alla reception c’era già Andrea ad aspettarci così finalmente ci siamo conosciuti di persona. Ci ha accolti con gentilezza e ci ha fornito tutti i voucher per gli alberghi, gli spostamenti in aereo e in pullman ed i noleggi auto. Ci ha prestato un librone di mappe stradali, illustrandoci tutto ciò che avremo dovuto fare e dandoci gli ultimi consigli per le tappe più impegnative. Infine, compresa nel prezzo c’era anche un’assicurazione sanitaria per tutti e tre, valida per qualsiasi problema, che per fortuna non abbiamo dovuto usare. Salutato Andrea, eravamo talmente eccitati che ormai la stanchezza del viaggio aveva lasciato il posto al desiderio di conoscere e anche a… una robusta fame. Siamo quindi usciti per una passeggiata verso Puerto Madero. Zona molto bella, piena di giardini; ci sono anche diversi edifici universitari e moltissimi ristoranti davvero caratteristici. Consigliati dal solito Andrea abbiamo scelto “Estilo Campo” dove abbiamo potuto gustare il “bife de chorizo”: praticamente una bisteccona da mezzo chilo, con patate fritte e birra Quilmes: una poesia per un “carnivoro” come me. La nostra bimba ha mangiato una cotoletta patatine fritte e un bicchierone di macedonia di frutta che qui è abbondante ottima ed economica. Con lo stomaco a posto abbiamo vagato per Pto Madero fino a sera, cioè fino a quando ci ha permesso di fare il nostro jet lag (orologi 5 ore indietro) poi a nanna in albergo.

11 AGOSTO. Alle 9:20 è passata a prenderci la nostra guida privata, Marta, una simpatica signora di 70 anni, di genitori italiani, che essendo in pensione, ha deciso di prendere la certificazione di guida per tenersi impegnata e arrotondare le entrate mensili. A piedi ci ha portato a visitare dapprima la Plaza de Majo e poi, in auto a visitare il caratteristico quartiere La Boca così chiamata perché sorge nel punto in cui un affluente minore si versa nel Rio della Plata. E’ un quartiere molto pittoresco, dove si passeggia tra case e palazzi coloratissimi. Alla Boca ci sono molti bar e ristoranti, negozietti e mercatini caratteristici e si incontrano artisti, ballerini e vari personaggi di ogni genere. Uno di questi, ci ha colpito in particolare: il “Maradona Finto” come lo ha definito Marta. Un signore con la maglietta argentina n.10 di Maradona che si spacciava per il grande campione e chiedeva un piccolo obolo (10 pesos appena) per una foto ricordo insieme. Siamo anche passati per la strada famosa che ha dato il nome al Tango “il Caminito”. Naturalmente, il questa zona, e dietro consiglio di Marta, non abbiamo acquistato nulla, poiché i prezzi sono ovviamente molto più alti nonostante le continue e sempre più pressanti richieste della bimba che a dire il vero si era un po’ annoiata.

Dalla Boca, ci siamo spostati al quartiere Palermo e ci è sembrato di trovarci in certe zone residenziali dell’Inghilterra. Insomma, sembrava Kew, vicino Londra. Ovviamente è abitato da gente molto facoltosa, completamente diversa dalla gente de La Boca. E se si pensa che ad alcune decine di chilometri, nella periferia di Buenos Aires abbiamo notato quartieri poverissimi tipo favelas brasiliane, con bimbi che girano per strade polverose senza nemmeno le scarpe, i contrasti di questa città si fanno ancora più stridenti.

Infine, insieme a Marta abbiamo visitato un cimitero monumentale: il “Cementerio de la Recoleta”, più piccolo del parigino Pere Lachaise, ma ugualmente interessante. Abbiamo cercato tra le varie cripte e tombe monumentali, quella di Evita Peron.

Al termine della visita, Marta e l’autista ci hanno accompagnati all’albergo e dopo averli salutati siamo andati a mangiare un boccone in un piccolo ristobar nelle vicinanze. In albergo ci ha telefonati Andrea, sempre premuroso per sapere come andava. Dopo la chiacchierata, superdistrutti siamo andati a riposare fino al giorno dopo. 12 agosto. Dopo un’abbondante prima colazione a buffet in hotel, alle 9:20 siamo partiti alla volta dell’aeroporto di Aeroparque per prendere il volo Buenos Aires – Iguazù di Aerolineas Argentinas delle 10:55. Aeroparque è il secondo aeroporto di Buenos Aires, dedicato ai voli interni, più piccolo dell’aeroporto Ezeiza ma molto più bello: affaccia infatti, con una magnifica vetrata, sull’imponente Rio de la Plata. Questo fiume è impressionante: largo circa 70 km, non se ne vede l’altra sponda, che e uruguaiana. Le acque di questo gigante brillavano al sole e la giornata era calda. Siamo saliti sull’aereo con un’ora di ritardo con un po’ di apprensione dopo tante cose negative lette qua e là sul web riguardo la compagnia di bandiera argentina. Invece il tragitto è stato tranquillo, con decollo e atterraggio perfetti e il personale di bordo molto premuroso e gentile. Alle ore 13:00 circa eravamo all’aeroporto di Iguazù. La pista di atterraggio taglia praticamente la foresta nativa e l’aeroporto, piccolo è un gioiello, immerso nel verde con un tetto spiovente di mattoni rossi. C’era un sole meraviglioso ed un cielo di un azzurro intenso come non se ne vedono più nella nostra vecchia Europa, avvolta dalla cappa di smog. Lì invece tutto sembra brillante: è una sensazione indescrivibile! Appena usciti dall’aeroporto abbiamo fatto conoscenza con la nostra guida personale: Giacinto, un signore Guaranì anziano nato nella foresta che aveva studiato Italiano in Brasile. Gentilissimo, premuroso e allegro, alla fine si dimostrerà anche persona di grande umanità come racconterò in seguito. Mentre ci conduce all’Hotel Saint George di Puerto Iguazù ci spiega quali saranno le escursioni per i due giorni successivi e ci informa sulle necessarie pratiche doganali quando dovremo passare il confine con il Brasile. Intanto guardo dal finestrino del furgone e mi sembra di entrare al Jurassic Park. Non ci sono parole per descrivere questi ambienti, e le foto per quanto belle, sono solo delle pallide ombre. Bisogna andarci e vederli dal vero! Preso possesso della camera in hotel, siamo scesi e già la nostra guida ci aspettava alla reception ed insieme ad una sua assistente ci siamo avviati verso il Parco Nazionale delle Cataratas del Iguazù lato Brasiliano. Al confine, abbiamo ottenuto il visto sul passaporto e al parco, non lontanissimo da Foz do Iguassù, un pullman a due piani ci ha portati al sentiero delle cascate. La visione delle cascate è stata al di là di qualsiasi descrizione. Una massa d’acqua enorme si riversa da un imponente dislivello basaltico con un rumore assordante. Siamo fortunati: c’è un sole magnifico e le cascate ci regalano meravigliosi arcobaleni e giochi di luci. Mentre camminiamo per il sentiero che ci porterà vicinissimo alle masse d’acqua osserviamo nel cielo diversi avvoltoi, mentre grosse lucertole marroni delle dimensioni dei nostri ramarri ci attraversano continuamente la strada. La bimba scoppia di gioia e continuamente si lancia all’inseguimento delle timide bestiole, per fortuna molto più veloci di lei. Finalmente arriviamo al punto più emozionante del sentiero, quando questo si trasforma in un piccolo pontile che passa lungo il bordo dello strapiombo, uno o due metri dalla massa d’acqua ruggente. Siamo nella Garganta del Diablo (la gola del diavolo) ma non c’è fuoco: l’aria intorno a noi è satura di microscopiche goccioline d’acqua e nonostante gli impermeabili siamo bagnati fino alle ossa…Ma felici! Vedo mia figlia come non l’avevo mai vista prima: corre come impazzita lungo il pontile, con la lingua fuori per bere le goccine d’acqua che continuamente come proiettili innumerevoli ci colpiscono dappertutto. Giacinto ci aspettava sornione alla fine del sentiero e con un sorriso tranquillo di chi sa di vivere in un paradiso, lui che in quel paradiso ci è nato ci dice semplicemente: “oggi siamo fortunati, c’è il sole” e riprende il cammino dopo una carezza affettuosa a mia figlia che non riesce a calmarsi e continua a fare mille e mille domande su quello che abbiamo visto e su cosa vedremo. Ritorniamo in pullman all’uscita, percorrendo al tramonto la strada fiancheggiata dalla fitta foresta e tinta di ocra rossa intenso della terra. Di tanto in tanto distinguiamo sagome di grossi roditori che subito si dileguano nel buio del sottobosco. All’albergo siamo euforici e ci chiediamo cosa ci potrebbe essere ancora di più emozionante da vedere. Alle 19:00 in Italia è mezzanotte, e festeggiamo il compleanno della bimba che compie 5 anni, poi tutti a cena al ristorante dell’albergo e alle 21:30 a letto.

13 AGOSTO. Alle 8:00 abbiamo appuntamento con Giacinto per l’itinerario argentino delle cascate di Iguazù. Si tratta di un percorso di 6 km che comprende un rafting in canotto a motore sotto le cascate e un safari in camion nella foresta con guida. Giacinto ci indica il sentiero che porta al piccolo molo dove ci verrà a prendere il gommone e qui anche se in precedenza avvertiti dalla nostra guida, ci rendiamo conto del significato della sua frase “vi bagnerete molto” quando vediamo alcune ragazze e ragazzi argentini mettersi letteralmente in costume da bagno. Comunque, il personale ci fornisce giubbotti salvagente e borse impermeabili per i nostri effetti personali. Saliti sul gommone pertiamo alla volta delle cascate più maestose attraversando rapide che ci sollevano come fuscelli. Arrivati sotto la enorme massa d’acqua la sensazione è intensissima: entriamo in una nuvola bianca dove scrosci d’acqua violentissimi ci colpiscono inzuppandoci completamente è la stessa Garganta del Diablo vista il giorno precedente ma stavolta dal basso. Alzando gli occhi al cielo, tutte le volte che la cascata lo permetteva si aveva una visione impressionante: masse d’acqua immense cadevano dall’alto secondo dopo secondo con un rumore assordante. Usciamo da questo luogo irreale urlando di gioia mentre i potenti motori del gommone ci spingono rapidamente lontano nella stessa direzione delle rapide. Il vento tiepido che ci investe è così piacevolmente forte che in pochi minuti siamo asciutti! Incredibile! La nostra bambina che adora il vento, è nel suo ambiente naturale, quasi si alza in piedi nel gommone e a braccia aperte urla a squarciagola e abbiamo un bel da fare per calmarla. Finita questa ennesima esperienza, ci aspetta la tranquilla escursione in camion nella giungla, dove avvistiamo alcuni pappagalli e tucani ed alcuni caimani che si crogiolavano al sole. Terminata l’escursione, abbiamo poi preso un pittoresco trenino che ci ha condotti su un pontile che attraversa l’intero fiume portandoci vicinissimi alle cascate in modo da farcene ammirare nuove prospettive. Durante quest’altro tragitto abbiamo avvistato cormorani, tartarughe acquatiche, caimani e miriadi di farfalle multicolori. Al termine del percorso abbiamo aspettato il trenino nella piccola stazione distratti da decine di coati (mammiferi intelligentissimi simili a procioni dal caratteristico lungo naso appartenenti ai generi Nasua e Nasuella) che cercavano di rubare qualche residuo di cibo lasciato dai turisti per poi darsela a gambe prontamente inseguiti dal personale del parco. Insomma, dei piccoli orso Yoghi.

Dopo questa giornata fuori dall’ordinario siamo ritornati in albergo per un po’ di relax. Durante la cena abbiamo ripensato a quanto avevamo visto durante il giorno e quasi non credevamo ai nostri ricordi: è realmete un altro pianeta! La cosa triste è che diventa ogni giorno sempre più difficile preservarlo dagli attacchi del cosiddetto uomo civile. La nostra guida guaranì mi ha raccontato, durante la nostra escursione, che hanno dovuto combattere con una serie di scioperi e manifestazioni decise e coraggiose contro gli attacchi continui delle multinazionali. L’ultima bislacca idea che fortunatamente sono riusciti a sventare era quella di costruire una pista di atterraggio di una mongolfiera seguita di li a poco da un parco di divertimenti. Pura follia! Per fortuna ci sono ancora persone che si oppongono a queste proposte scellerate con tutta la loro forza, rimettendoci spesso in prima persona, come è successo al fratello di Giacinto, guardia forestale, ucciso a fucilate da un bracconiere che ovviamente al processo l’ha fatta franca. Sembra storia antica, ma esiste ancora, e sentirla raccontare da persone che l’hanno vissuta sulla propria pelle e ne parlano con grande dignità, fa riflettere! Bisognerebbe darsi da fare un po’ tutti, ciascuno nel proprio piccolo per preservare natura e tradizioni che stanno scomparendo a causa dell’insensibilità umana. D’altronde viaggiare significa anche capire per cambiare. Mi fermo qui per non uscire fuori argomento, anche se ci sarebbero moltissime altre riflessioni amare da scrivere… Dopo cena usciamo per una passeggiata fra i negozietti e mercatini di Puerto Iguazù, Qui la gente è incredibilmente tranquilla, e per le strade si aggirano bimbi poverissimi che quando ti guardano ti danno una stretta al cuore. Sono ovviamente solo cosiddetti nativi, o almeno noi solo quelli abbiamo visto. Lascio al lettore qualsiasi commento critico.

Un’altra caratteristica molto interessante del luogo è la consumazione del mate, diffusissima in tutta l’argentina, ma nata come usanza Guaranì. Spessissimo, sia uomini che donne, anche al lavoro hanno sempre un boccale in legno o ricavato da una piccola zucca svuotata, riempito di foglie secche sminuzzate di yerba mate (Ilex paraguaiensis), da cui si ricava un infuso leggermente eccitante che si sorbisce con una cannuccia di metallo o di canna. Ovviamente, Giacinto, grande consumatore di yerba mate, ci ha spiegato tutto sulla tecnica di preparazione e sulle differenze tra i vari boccali.

14 AGOSTO. Dopo il check out all’albergo abbiamo ritrovato Giacinto che per 300 pesos ci ha portati al Parco degli Uccelli in Brasile. Poiché eravamo ormai all’ultimo giorno di permanenza a Puerto Iguazù, la nostra guida ha voluto lasciarci un ricordo regalando alla nostra bimba un coati di peluche: davvero un bel gesto! Comunque, anche se personalmente non amo parchi e giardini zoologici, devo dire che questo è molto ben tenuto e ci ha dato la possibilità di ammirare da vicino moltissimi uccelli ed animali che altrimenti avremmo potuto vedere solo nei documentari. A parte varie specie di coloratissimi pappagalli schiamazzanti, anche diverse specie di tucani, i condor, le arpie e anche tartarughe, caimani e anaconde. La particolarità del parco era che non si rimaneva fuori dalle gabbie ma vi si entrava. In una di queste gigantesche voliere, piena di fiori multicolori, c’erano decine di farfalle e diversi colibrì impegnati nella ricerca del nettare. Dopo le foto di rutine a nostra figlia con pappagallo sulla spalla (che subito ha tentato di strapparle uno stemmino dalla maglietta) e pitone intorno al collo, siamo usciti dal Parco. La visita è durata 3 ore. All’uscita c’erano ad aspettarci Giacinto e l’autista che ci hanno subito accompagnato all’aeroporto. Qui ci siamo salutati affettuosamente. Alle 15:55 abbiamo preso il volo Andes diretto a Salta. All’arrivo, in aeroporto abbiamo preso una Golf all’Alamo, già prenotata da Andrea e con questa siamo andati all’hotel Solar de la Plaza al centro di Salta. Guidare a Salta è allucinante! Un traffico caotico indicibile con i pullman che ti tagliano al strada! Comunque, dopo varie peripezie e strade sbagliate, finalmente arriviamo. Il tempo era mite è c’era il sole. L’albergo è veramente bello, in stile coloniale e il personale è gentile. La camera è pulita e dotata di tutti i comforts, tuttavia ci rimaniamo poco. Abbiamo voglia di vedere qualcosa di Salta. Per la cena, andiamo al ristorante “La vieja estacion” molto caratteristico, dove è possibile mangiar bene assistendo a spettacoli dal vivo. Quella sera di esibivano dei gauchos con tamburi e bolas. Il prezzo come al solito non è affatto alto: in tre abbiamo speso 95 pesos, spettacolo incluso.

15 AGOSTO. Inizia un’avventura incredibile! Siamo Partiti da Salta in auto alle 8:00 in direzione Cachi. Il percorso, 186 chilometri è costituito da strada non asfaltata, da percorrere con molta prudenza. E’ facile bucare una gomma o peggio forare il serbatoio, visto che continuamente partono pietre come proiettili. Ma il paesaggio che si è mostrato ai nostri occhi ci ha lasciati senza fiato. Lunghissime strade solitarie dove l’unico rumore che si sente è il soffio del vento. Ambienti semidesertici popolati da grandi cactus che gli abitanti di queste zone chiamano “cardones”, e grandi canyon mozzafiato fiancheggiati da montagne policrome: le quebradas. In queste traversate si ha la netta sensazione di poter contare solo sulle proprie forze e sulla propria auto. Per ore ed ore non si incontra anima viva e i cellulari ovviamente non hanno linea. Per quanto ci riguarda è stata un’esperienza positiva che non dimenticheremo. Finalmente arriviamo a Cachi. Poche casette fra i rilievi andini. Si ha l’impressione di essere entrati in un film western di Sergio Leone. La chiesetta ha la porta fatta con il legno del cactus. Gli abitanti sono discendenti di antiche popolazioni incaiche ed hanno la pelle scura ma ci sono anche gauchos. Parcheggiata l’auto scendiamo e veniamo investiti da un vento forte che alza una enorme nuvola di polvere giallo/rosa dello stesso colore delle montagne. La nostra auto aveva cambiato colore! Noi tutti eravamo pieni di sabbia. Ci siamo fermati in un piccolo bar dove siamo stati ricevuti calorosamente da un bell’omone. Un gaucho con tanto di baffoni, cinturone e grande coltello dal manico di legno finemente intarsiato che continuava a masticare foglie di coca: l’abitudine del luogo. Molto ospitale, per pochi pesos ci ha preparato un tavolino e ci ha portato alcune vivande tra cui la “humita”, una specie di sacchetto fatto con foglie di granturco con all’interno mais e formaggio di capra. Una delizia per il mio palato impastato di polvere. Dopo qualche giretto per la città (Cachi è talmente piccola che la si gira tutta in pochi minuti) siamo ripartiti affrontando la mitica Ruta Nacional 40 percorsa anche dall’ancor più mitico Ernesto “Che” Guevara in sella ad una sgangherata Norton 500 (se volete averne un’idea guardate il film “I diari della motocicletta”) ovviamente il nostro tratto era “solo” poco meno di 200 km, tutto su strada rigorosamente sterrata detta “ripio” dai locali con continui saliscendi, curve e tratti senza parapetto. Il tutto nella solitudine e silenzio assoluti. Né radio né cellulare. Ripeto, per noi è stata un’esperienza ad un tempo angosciante ed eccitante. Il senso di solitudine lascia il posto al dirompente senso di libertà. In macchina eravamo solo noi. Davanti a noi la strada, i fiumi, le montagne, gli uccelli, i cactus, i guanachos… e nient’altro. Niente ricordi, niente pensieri disturbatori, quasi la perfetta realizzazione del “qui ed ora” delle filosofie orientali. Quasi automaticamente, ad intervalli regolari fermiamo l’auto per scendere ed ammirare in silenzio questo enorme caleidoscopio che ci si para davanti, e prendere qualche foto. Ovviamente ciò ci ha ritardato non poco, così gli ultimi 40 chilometri di strada li abbiamo percorsi di notte. Esperienza ancora più straordinaria. Le montagne, nere si inchinavano alla straordinaria bellezza di un cielo stellato al quale noi non siamo più abituati: infinite stelle brillanti come pietre preziose, confluiscono nell’argentea luminosità della Via Lattea che, non disturbata dalle luci inquinanti della cosiddetta civiltà si svela in tutta la sua straordinaria bellezza da un capo all’altro della volta celeste. Finalmente, in un ritardo pauroso arriviamo a Cafayate e dobbiamo faticare non poco per trovare l’albergo che è completamente fuori mano. Me lo spiega un receptionist di un albergo omonimo al centro città, in perfetto inglese. Dopo gli ultimi 4 km di sterrato al buio pesto con me che guidavo con un occhio sulla strada e un altro per aria ad ammirare il cielo stellato, arriviamo all’hotel Cafayate Wine Resort. Lo consiglio vivamente agli appassionati di vini. L’albergo è bellissimo, pulitissimo, con ampio giardino e parcheggio. Di fronte ci sono montagne costellate di cactus e dietro un’enorme vigneto. Al check in ci informano che il povero Andrea, preoccupato per il nostro ritardo ha telefonato per ben due volte e che è rimasto in ufficio ad aspettare nostre notizie, così lo chiamiamo per scusarci, ma lui è contentissimo che tutto stia procedendo bene e soprattutto che ci stiamo divertendo. Ancora lo ringrazio per la sua cortesia e professionalità: se lo merita davvero! Dopo abbiamo cenato in albergo, ovviamente a base di carne, il tutto annaffiato da ottimo vino rosso scelto dal sommelier, il tutto per 136 pesos.

16 AGOSTO. Di mattina e con il sole (in questo periodo infatti, solo raramente piove in questa regione) abbiamo potuto ammirare tutta la bellezza della zona e l’eleganza dell’albergo. Check out alle 10:00 poi un giro per la città ad acquistare qualche ricordo e prendere qualcosa al bar per la nostra piccola che si diverte un mondo e mi chiede tante cose sul perché i ragazzini della zona sono così scuri. Cafayate è tranquilla e carina. Nella piazza (è domenica), tanti bimbi, tanti colori, tanta vita. Dobbiamo tornare a Salta. Stavolta prendiamo la più comoda e asfaltata Ruta 68, che non per questo è meno spettacolare. Abbiamo potuto ammirare la Quebrada de Las Conchas e una imponente, ennesima “garganta del diablo”: una stretta gola fra due massicci di arenaria di un intenso colore rosso mattone. Che cose straordinarie! Poiché la strada è più percorribile, c’è qualche auto in più. Molte sono vecchissime, Fiat127, Fiat600, Falcon, Duna… veri e propri catorci ambulanti che ci informano sulle condizioni economiche di molti abitanti del luogo. La sera siamo nuovamente all’hotel di Salta e dopo una parca cena andiamo subito a letto stanchissimi.

17 AGOSTO. Partiamo di mattina presto per raggiungere Tilcara, questa volta verso nord. Percorriamo la ruta 9 fino a San Salvador de Jujui. Passiamo poi per la magnifica Quebrada de Humahuaca, caratterizzate da montagne policrome che in certi tratti sembrano dipinte a mano, con guglie e pinnacoli verdi e rossi, in alcuni punti somiglianti ad enormi denti di squalo. Per la sua bellezza quest’area è stata dichiarata patrimonio dell’umanità. Finalmente arriviamo a Tilcara. Un villaggio incredibile, con costruzioni di mattoni rossi, immersa nella polvere portata dal vento dalle montagne erose. La maggior parte le strade non sono asfaltate ed in quelle periferiche, evidentemente non curate con la stessa frequenza di quelle del centro, ormai la sabbia ricopre pure i marciapiedi. Tuttavia, il centro di Tilcara è letteralmente incantevole. Arriviamo alla nostra posada “Quinta la Pacena”, una specie di casa rurale molto caratteristica, spartana e tuttavia pulita e confortevole. La nostra stanza dà direttamente su un grande giardino con un orticello e dei cactus in vaso, popolato da grandi gattoni dal pelo lucidissimo. La proprietaria, una simpatica signora anziana ci consiglia di andare a mangiare al ristorante “El Patio”. Usciamo a piedi e Tilcara ci appare in tutta la sua bellezza. Intorno al villaggio, montagne segnate dalle profonde cicatrici dell’erosione, abitate da un esercito di silenziose vedette distribuite a caso lungo i pendii irregolari e assolati: i cardones, i cactus. Ma la fame vince la nostra meraviglia. Alla taverna abbiamo pranzato davvero bene iniziando con le classiche empanadas e continuando con spezzatino di lama e papas andinas especiadas (patate andine speziate), il tutto innaffiato da buon vino tinto (rosso) della casa. Come dessert ho voluto assaggiare un queso de cabra y miel de cana (formaggio di capra con miele di canna): ho fatto bene! Squisito. Dopo pranzo, passeggiata in centro e visita al mercatino, coloratissimo dove dai venditori di tradizione Quechua, per pochi pesos si può acquistare di tutto, dalle sciarpe ai flauti andini, dai cappelli alle foglie e thè di coca. In serata abbiamo cenato con thè, mate e latte in un romantico bar al suono di una languida chitarra.

18 AGOSTO. Siamo partiti da Tilcara alla volta di Purmamarca, per poi salire verso San Antonio per visitare Las Salinas Grandes. Il percorso, pur se asfaltato, si è presentato piuttosto impegnativo. Non tanto per la nostra Golf che pur essendo un modello vecchio si è rivelata un ottimo cavallo da tiro, tuttavia, i molti tornanti senza parapetto e la strada solitaria che si inerpicava inesorabilmente fino ai 4000 metri togliendoci il fiato, hanno messo a dura prova la nostra resistenza fisica. Fortuna che il tempo era splendido e la bimba dormiva della grossa. Poi, improvvisamente sono apparse le saline. Uno spettacolo unico: una enorme distesa di sale, bianca come neve, sotto un sole brillante. La bambina si aggirava fra i cumuli bianchi riempendosi le tasche di enormi cristalli di sale. Insieme ad altri turisti abbiamo fatto diverse foto e poi siamo ridiscesi per la stessa strada. Unica sosta in un delizioso ristorante seminascosto fra le montagne e poi ritorno a Salta per l’ultima notte, nello stesso albergo. La sera siamo andati di nuovo al ristorante “la vieja estacion” dove avevamo mangiato davvero bene.

19 AGOSTO. Dopo il check out abbiamo visitato il centro di Salta a piedi. Il traffico è davvero caotico. Semafori e strisce pedonali non contano. Ma al caffè Van Gogh in piazza c’è il wireless gratis, cosa che noi in Italia ci sognamo. Verso le 11:30 ci siamo avviati verso l’aeroporto. Qui abbiamo riconsegnato l’auto all’Alamo, in uno stato pietoso, completamente ricoperta di polvere, ma senza un graffio; nulla da eccepire perciò. L’aereo di Aerolineas Argentinas è in ritardo di circa un’ora. Finalmente partiamo per Buenos Aires ma dobbiamo fare prima scalo a San Salvador de Jujui e di lì proseguire per la capitale. Il tragitto Salta-Jujui è stato atroce. L’aereo volava a bassa quota data la brevità del volo (meno di 200km) attraversando le forti turbolenze andine che ci hanno fatto ballare non poco con l’aereo che ondeggiava come un dromedario al galoppo sulle dune del deserto. Con lo stomaco alla gola, ripartiamo da Jujui verso Buenos Aires. Stavolta l’aereo prende quota e il viaggio è tranquillissimo. All’aeroporto della capitale abbiamo trovato l’autista che ci ha accompagnato all’hotel Nogarò. Qui stanchissimi abbiamo cenato in stanza con dei panini.

20 AGOSTO. Abbiamo passato la giornata con la nostra guida Marta, in giro per Buenos Aires ancora una volta. Siamo andati con l’autista fino ad una stazione ferroviaria dove abbiamo preso un trenino che ci ha portati al Tigre, un fiume. Qui ci siamo imbarcati su un battello che ci ha portati in un posto fuori dal mondo, diversi isolotti formatisi dai detriti che i fiumi trascinano dai monti del nord ovest. Su questi isolotti molte persone hanno costruito case e ville su palafitte che talvolta devono essere abbandonate a causa del cedimento del terreno. Anche Marta abitualmente ci viene per distendersi e fare del birdwatching insieme ai suoi amici. In effetti il posto è davvero bello. Ci sono molti battelli supermarket, vediamo anche un battello ambulanza, ancorato all’isola su cui è stata costruita la scuola. Dal battello abbiamo ammirato anche il museo delle belle arti. Viverci deve comunque essere disagevole perché qualunque attività deve tener conto dei capricci del fiume. Ovviamente non esistono nomi di strade e i postini imparano a memoria i nomi scritti in cima alle case. Quindi un nuovo proprietario ha l’obbligo di non cambiare nome alla propria abitazione. Al ritorno abbiamo pranzato al ristorante “El Establo” al centro, non lontano dall’albergo e abbiamo invitato anche Marta che proprio non voleva ma alla fine, quasi obbligata, ha accettato. Dopo pranzo abbiamo salutato Marta e siamo andati in albergo a piedi, godendoci ancora per un po’ le splendide strade di Buenos Aires. Al check out mia moglie ha avuto la bellissima idea di lasciare una parte dei bagagli in albergo che avremo ripreso al nostro ritorno dalla Patagonia. L’autista ci ha portato allo stazionamento dei pullman. Partenza per Puerto Madryn ore 19:15… Siamo partiti alle 21:00 con un pullman Patagonica Don Otto, nuovissimo. Andrea ci aveva prenotato posti in prima classe, confortevoli con cuscino e coperta puliti e poltrone che si trasformano in veri e propri lettini. C’è anche il televisore. Dopo una buona cena e un film d’azione ci siamo addormentati.

21 AGOSTO. Siamo arrivati a Puerto Madryn alle 14:00 circa. Il clima era completamente diverso. Freddo e umido, ma eravamo equipaggiati. Una dipendente dell’Alamo ci attendeva alla stazione e ci ha consegnato un’auto Fiat Palio. Dopo, affamati abbiamo mangiato alla stazione dei bus. Subito dopo siamo andati all’hotel Bahia Nueva. Facile da trovare perché proprio sul lungomare. Bellissimo anche questo albergo e molto confortevole. Mollati i bagagli, siamo volati verso la Playa El Doradillo a circa 10 km di distanza, per l’avvistamento delle balene sulla costa e nel frattempo è uscito il sole (mia moglie sostiene che sono assurdamente fortunato con le condizioni meteo e devo dire che dopo questa vacanza un po’ comincio a crederlo anch’io). El Doradillo è una spiaggia bellissima sull’atlantico ed effettivamente le balene, estremamente fiduciose arrivano, in questo periodo fino a poche decine di metri dalla battigia. E’ facile vederle con le loro grandi pance bianche all’aria mentre agitano le poderose pinne pettorali. Si avvicinano a tal punto che è possibile sentire il rumore dell’aria emessa con forza dai loro polmoni nell’atto dell’espirazione. Per un naturalista come me è stata un’esperienza davvero unica! Ovviamente non eravamo soli ma seguivamo il movimento lento di questi placidi bestioni correndo insieme ad altri appassionati lungo la costa. Al ritorno abbiamo fatto una passeggiata nei dintorni dell’albergo, regalino d’obbligo alla bimba, un thè in un bar e a nanna.

22 AGOSTO. Stamattina abbiamo fatto colazione in albergo in una sala con vista mare. C’è un sole splendido e decido di uscire a fare quattro passi. Scatto diverse foto della città e poi ritorno in albergo dove mi aspetta la famiglia. Siamo partiti per Puerto Piramides in auto. Questa piccolissima città si trova in un’area protetta, così ci hanno chiesto di pagare un biglietto d’ingresso di 25 pesos a persona e 5 pesos per l’auto. Resici conto di essere in forte ritardo rispetto alla tabella di marcia consigliata abbiamo telefonato ad Andrea per chiedere consiglio e lui ci ha rassicurati raccomandandoci di andare subito alle imbarcazioni per l’avvistamento delle balene. Pagati i 300 pesos per i biglietti più uno sconto del 50% per un’eventuale altro tour alla compagnia Southernspirit, siamo partiti quasi subito insieme a tanti altri visitatori. L’esperienza è stata esaltante. Il gommone è trainato il acqua da un trattore che poi lo sgancia. La visione delle balene è stata straordinaria. E mia figlia si è divertita da matti. Scesi dall’imbarcazione, abbiamo acquistato dei panini e con calma ci siamo avviati in auto a visitare la Peninsula Valdes. In certi punti è possibile vedere leoni marini ed elefanti marini. In effetti, una colonia di leoni marini l’abbiamo vista durante il tour sul gommone, mentre durante il giro in penisola abbiamo avvistato una femmina e tre o quattro maschi sbuffanti di elefanti marini, nonostante il periodo per l’avvistamento di questi giganti non sia il migliore. Al nostro ritorno a Puerto Piramides, dopo aver attraversato l’intera penisola percorrendo circa 300 chilometri sulle solite strade sterrate siamo finalmente andati in albergo. Hotel Las Restingas: un incanto! Direttamente sulla spiaggia. Il bravo Andrea è riuscito a prenotarci una stanza con balconcino proprio sul mare. Stanchi e coccolati dal personale dell’albergo (questa gente ci sa proprio fare!) abbiamo cenato ottimamente ed a soddisfazione per 218 pesos. Poi siamo usciti per una passeggiata serale a comprare qualche oggetto tipico, infine a letto… Alle 4:00 del mattino mi è toccata una levataccia: mia moglie mi ha svegliato dicendomi: “Scusa ma devi venire a vedere cosa è il cielo!” In effetti era indescrivibile! Le quattro stelle della Croce del Sud brillavano come diamanti sullo sfondo della immensa Via Lattea, rivaleggiando con le due stelle più luminose del Centauro. Posso solo dire che siamo rimasti vicini, incuranti del freddo, incantati fino all’alba da spettacoli che per noi metropolitani sono soltanto un pallido ricordo. 23 agosto. Stamattina avevamo in programma la visita a Punta Loma, ma abbiamo preferito ripetere il whalewhatching tour su gommone visto che era anche a metà prezzo ed aveva così tanto divertito la bimba. Tuttavia il mare era agitato e questa è stata una grande fortuna perché sul gommone, oltre al personale di bordo eravamo in 4: noi tre e una ragazza francese, da sola perché il suo ragazzo non se l’era sentita. Molto meglio del giorno precedente! A parte gli scossoni tremendi del gommone, abbiamo potuto vedere molte balene. Molte di queste erano femmine con il piccolo, ed è emozionante vedere quanta premura queste madri abbiano per il loro figlio. Al ritorno, felici ed emozionati, siamo andati a pranzare in un ristorantino di fronte all’albergo dove ho potuto gustare un’ottima e abbondante paella ai frutti di mare. Nel pomeriggio, tragitto in auto fino a Trelew, consegna dell’auto e visita all’interessante museo di paleontologia Egidio Feruglio dove abbiamo potuto ammirare le ossa del dinosauro piu grande fino ad oggi rinvenuto, l’Argentinosauro, un sauropode da circa 100 tonnellate. Alle 20:10 è partito da Trelew il pullman dell’Andesmar, puntuale ma meno pulito del precedente.

24 AGOSTO. Dopo una notte interminabile siamo arrivati a Rio Gallegos quasi allo stretto di Magellano, attraversando la monotona pampa argentina, una steppa immensa. Dopo un’ora siamo ripartiti su un altro pullman che dopo quattro altre interminabili ore ci ha sbarcati a El Calafate. Lungo la via, pecore, guanacos e struzzi di Darwin. Approssimandoci alla meta il paesaggio gradualmente è cambiato e il giallo verde della steppa ha ceduto il passo al bianco candido della neve. El Calafate è una deliziosa cittadina che vive di turismo con tetti spioventi. Il nostro albergo si chiama Alto Calafate ed è elegantissimo ed accogliente, costruito su una collina. La nostra camera è anche panoramica con una splendida vista sul Lago Argentino. Subito dopo il check in abbiamo conosciuto la nostra guida per le escursioni dei giorni seguenti. Abbiamo cenato quindi nel ristorante dell’albergo con un pantagruelico piatto di carne mista ottimo, spacciato per due persone ma sufficiente a nutrire un reggimento e che quindi purtroppo non siamo riusciti a finire.

25 AGOSTO. Sveglia alle 6:00, colazione e partenza alle 7:15 per la visita sul catamarano dei ghiacciai Upsala, Spegazzini e Perito Moreno nel Parco Nazionale Los Glaciares. Praticamente tutto il giorno in navigazione nei fiordi del grande Lago Argentino. Ci fanno compagnia decine e decine di icebergs di ogni dimensione e forma. Alcuni di loro, i più vecchi come ci spiega la guida, sembrano avere, per illusione ottica, un indescrivibile colore azzurro vitreo. All’esterno, a prua, la visione è talmente spettacolare che dimentico la prudenza, e rimango troppo tempo esposto al vento freddissimo; poi mi tolgo anche i guanti per scattare diverse foto. Dopo pochi minuti devo però rientrare a riscaldarmi: ho le mani rosse che letteralmente mi bruciano mentre a causa del gelo mi accorgo di aver perso momentaneamente sensibilità all’occhio sinistro. Eppure abbiamo tutti abbigliamento da neve. Durante il tragitto abbiamo avvistato anche alcuni condor immobili sulle rocce a strapiombo di cui sono riuscito ad ottenere qualche immagine decente. Sotto coperta, al bar prendo un thè caldo e qualche biscotto che consumo insieme a mia moglie e mia figlia. Al termine della navigazione abbiamo comprato anche una raccolta di foto spettacolari dei ghiacciai. Al rientro, abbiamo trovato paziente ad aspettarci, la nostra guida Virginia dell’agenzia Tiempo Libre, una ragazza molto competente che parla perfettamente l’inglese. Tornati in albergo con il piccolo bus ci siamo riposati un po’ e poi abbiamo deciso di uscire per una passeggiatina al centro di El Calafate. Lo shuttle gratuito del’hotel, in tre minuti ci ha portati a destinazione. Di sera El Calafate è molto romantica, piena di luci e negozietti caratteristici che, devo dire sono mediamente più cari che nelle altre zone che abbiamo visitato. Comunque, dopo aver acquistato alcuni oggettini, ci rifugiamo nel bar “Casablanca” davvero caratteristico. Qui ci riscaldiamo con il solito thè. Fuori infatti, nevica tranquillamente… 26 AGOSTO. Ore 9:00 appuntamento con Virginia per la visita/escursione al famoso ghiacciaio Perito Moreno. Dopo aver raccolto gli altri turisti, il piccolo bus di Tiempo Libre si mette in marcia. In una notte il paesaggio è totalmente cambiato. Tutto è ricoperto da un sottile ma compatto strato di neve. Abbiamo impieghato circa un’ora per giungere all’entrata del Parco Nazionale Los Glaciares. La foresta è bellissima e sugli alberi si vedono tantissimi cespuglietti di un bel colore giallo che li fanno sembrare addobbati per Natale. La nostra guida ci spiega che si tratta di licheni emiparassiti che comunque non danneggiano troppo la pianta ospite. Osserviamo molti uccelli rapaci tra cui numerosissimi Caranchos simili alle nostre poiane ma di colore diverso. Giunti al piccolo molo ci siamo imbarcati su un battello per una visita ravvicinata al Perito Moreno. In navigazione ci vengono incontro moltissimi icebergs e il freddo è intensissimo anche se la giornata è splendida. Arrivati al grande ghiacciaio, il battello si è fermato a distanza di sicurezza, perché di tanto in tanto, dal fronte del ghiacciaio si staccano enormi blocchi di ghiaccio che cadono pesantemente nel lago con un sordo boato, generando grosse e pericolose onde anomale. Lo spettacolo è davvero unico! Terminato il giro in battello, la nostra guida ci ha portati al sentiero di 2 km e mezzo per l’escursione a piedi verso il ghiacciaio. Percorrendolo, si arriva davvero vicinissimi al fronte di ghiaccio e rimanendo seduti ad ammirarlo, non è improbabile assistere all’impressionante spettacolo del distacco e caduta dei blocchi. Noi ne abbiamo avvistati 4. Al rientro dall’escursione ci siamo fatti lasciare dalla guida al centro città per una tranquilla passeggiatina al sole. La sera abbiamo cenato in un elegante ristorante del centro “Biguà” ordinando dell’ottimo salmone.

27 AGOSTO. Risveglio comodo e prima colazione. Dopo il check out alle 10:00 siamo andati in città dato che (ovviamente) c’era un bel sole, per fare gli ultimi acquisti. Ad ora di pranzo abbiamo mangiato ottimamente in un caratteristico ristorantino, “La Tablita”, elegante ed economico. Ovviamente abbiamo preso ancora una volta il classico bife de chorizo, enorme e ottimo. Abbiamo chiamato un taxi che per pochi pesos ci ha accompagnati all’albergo.

Alle 14:40 l’autista di Tiempo Libre ci ha prelevati e accompagnati all’aeroporto dove stranamente abbiamo dovuto pagare una piccola tassa aeroportuale di 18 pesos a persona. Inoltre, dati i regolamenti interni più restrittivi il nostro bagaglio a mano è stato imbarcato nella stiva e noi abbiamo tenuto solo gli effetti personali e qualche libro. Siamo partiti con circa due ore di ritardo. Il volo è stato tranquillo, ma arrivati sulla capitale ormai di sera, è iniziata una interminabile serie di giri di attesa del velivolo: a causa di un intenso traffico aereo all’aeroporto Ezeiza, alcuni cargo erano stati dirottati all’ Aeroparque, ritardando tutti gli altri voli. Comunque, finalmente atterriamo, ma ormai la nostra tanto desiderata passeggiata pomeridiana a Buenos Aires è sfumata, pazienza, sarà per il prossimo viaggio.

28 AGOSTO. Prima colazione all’hotel Nogarò. Telefonata d’obbligo ad Andrea di “Argentina con noi” per ringraziarlo di tutto ciò che aveva fatto per noi e salutarlo. Check out e recupero di tutti i bagagli e trasferimento all’aeroporto internazionale Ezeiza. Alle 13:00 puntuale è partito il volo Iberia diretto all’aeroporto di Madrid Barajas. Viaggio tranquillo e comodo in classe business. A Madrid, alle 10:00, dopo una colazione al bar abbiamo preso il piccolo aereo Iberia Air Nostrum diretto a Napoli. L’Argentina è stata per noi terra di mille colori e tradizioni, ogni giorno sempre diversa, capace di stupirci e incantarci. Al termine di questo viaggio ci siamo fatti una promessa: ci ritorneremo.

Se per qualsiasi chiarimento volete contattarmi ecco la mia mail: redspider64@libero.It



  • luciana57 luciana57
    Vorrei sapere se possibile a quanto ammonta la spesa per un viaggio simile, con la stessa organizzazione. Grazie per la sua risposta, saluti, Luciana"
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