Weekend ad Aosta

Un fine settimana piovoso alla scoperta della città e di alcuni castelli della valle
Scritto da: moniasvario
weekend ad aosta
Partenza il: 05/11/2011
Ritorno il: 06/11/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €

SABATO 5 NOVEMBRE 2011

Approfittando di un soggiorno regalato dai nostri amici un anno fa e in scadenza a breve, decidiamo di passare un week end ad Aosta, scegliendo come data il 5 e 6 novembre. Le previsioni meteo non sono delle migliori, anzi, è prevista pioggia abbondante su tutto il nord-ovest per tutto il weekend ed oltre, ma non ci facciamo scoraggiare e decidiamo di partire anche perché avremmo perso il soggiorno, non cancellabile o modificabile se non entro i 10 giorni precedenti all’utilizzo. Quindi partiamo intorno alle 10 del 5 novembre direzione Valle d’Aosta e lungo il tragitto dopo Ivrea si possono scorgere ai lati di questa bella vallata dei paesini sovrastati da castelli o roccaforti. Abbiamo intenzione di visitare due o tre di essi, ma la pioggia è talmente battente che posticipiamo la visita all’indomani, nella (vana) speranza che il tempo possa migliorare un po’. Davvero belle ed impressionanti sono le cascate che scendono da ampie porzioni di roccia lungo le montagne a lato dell’autostrada.

Giungiamo intorno alle 12.15 ad Aosta e giriamo la città in auto alla ricerca di un posteggio. Seguendo le indicazioni per il centro, ci addentriamo nelle vie a senso unico e con divieto d’accesso che circondano la via pedonale; la città è piccola quindi ce la sbrighiamo abbastanza velocemente ad uscirne. Sul lato nord ci sono le scuole e l’ospedale quindi tutti i posteggi sono a pagamento e con restrizione d’orario (massimo 1 ora). Torniamo verso l’esterno della città da dove siamo provenuti e finalmente troviamo un posteggio libero, lungo Viale Federico Chabot.

Più tardi scopriremo che proprio a lato dell’Arco d’Augusto (uno dei simboli della città) vi è un posteggio libero ancor più grande e proprio a ridosso dell’area pedonale.

Comunque… una volta lasciata l’auto prendiamo come punto di riferimento un bel campanile, immaginando (come nella maggior parte dei casi) che la chiesa sia il fulcro di una città quindi localizzata nel suo centro; ed infatti giungiamo in Via Sant’Orso, dove si erge la Chiesa Collegiata di Sant’Orso affiancata dal chiostro, la cui descrizione ci interessa molto: torneremo a visitarla dopo l’1,30 orario di prossima apertura.

Notevole è anche un albero maestoso a lato della chiesa; trattasi di un tiglio secolare piantato intorno al 1500 e tuttora in ottima salute, nonostante il suo tronco sia stato dilaniato da un fulmine centinaia di anni fa.

Proseguiamo lungo la via per poi spuntare nella strada principale pedonale, Via Sant’Anselmo, davvero carina e piena di negozietti. In fondo ad essa, direzione ovest, si erge la Porta Praetoria, davvero bella all’interno della quale sui due lati sono stati ben ‘incastrati’dal punto di vista dell’impatto visivo/ambientale un hotel e l’ufficio del turismo.

Dato che sono fanatica delle mappe di città, entriamo all’info point per prenderne una ma soprattutto per capire quali castelli potremmo visitare l’indomani. La ragazza al desk è davvero gentilissima e ci dà un foglio con la descrizioni dei castelli, orari di apertura, costi d’ingresso e in più la mappa di Aosta e della regione. Lo stomaco si fa giustamente sentire, sono quasi le 14 e andiamo a pranzo in un ristorante di Via Torino, la via sottostante l’area pedonale. Ci dirigiamo poi verso est lungo la Via Torino per visitare l’Arco d’Augusto e l’attiguo Ponte Romano per poi incamminarci di nuovo lungo la via centrale e passare a visitare il Chiostro di Sant’Orso, proprio carino con le sue colonne e capitelli risalenti al 1100. Rientriamo lungo la via principale e superiamo questa volta la Porta Praetoria per poi svoltare subito a destra verso il Teatro Romano. I resti della facciata sono imponenti e notiamo anche la presenza di un palco per manifestazioni canore/teatrali estive, chissà che ambientazione magica! E’ davvero un peccato che la pioggia e le nuvole basse a metà montagna non ci permettano di apprezzare queste bellezze cittadine sullo sfondo delle cime innevate. Comunque…

Nella stessa area dovrebbe sorgere anche l’Anfiteatro Romano ma non vi è traccia; tutta la zona è circondata da un muro di pietra… mah!? Qualche ora dopo tentiamo di orientarci sulla mappa e verificare l’esistenza dell’Anfiteatro percorrendo le stradine a nord dello stesso, ma nulla. Capiamo che esiste ma, forse per restauro o lavori, non è in alcun modo accessibile.

Proseguiamo lungo la strada pedonale fino a giungere alla piazza del municipio, in pieno stile ‘piemontese’; ricorda infatti la piazza principale di Torino. Giunti alla fine della via, ci addentriamo nelle viuzze a nord e sbuchiamo nella piazza Giovanni XXIII antistante la cattedrale. In un’area vicina vi è l’interdizione all’accesso poiché sono in fase di allestimento le bancarelle di Natale.

Ormai le rane saltano nei nostri piedi fradici, sono le 17.30 e decidiamo di fermarci in un bar per una calda cioccolata rigenerante!

Torniamo alla macchina intorno alle 18 per andare alla ricerca dell’hotel. Sulla Smart Box è indicato a circa 2 km da Aosta, in Località Signayes. Boh! Prendiamo la strada a nord, direzione San Bernardo e in effetti dopo 5 minuti di strada eccoci giunti all’hotel La Roche***, davvero caratteristico e ben curato. Un attimo di relax, una bella doccia calda poi scendiamo in città per una pizza intorno alle 21. E che pizza! Troviamo un locale che porta pizze giganti e la trovo anche molto buona. Sazi e soddisfatti della bella giornata, andiamo a nanna.

DOMENICA 6 NOVEMBRE 2011

Dopo una buona colazione a buffet siamo in uscita dall’hotel alle 10, insieme a delle belle ciabattine gialle omaggiate dall’albergo.

Il mal tempo non ci dà tregua, continua a piovere a dirotto e abbiamo sentito alla radio di situazioni critiche in Liguria e anche in Piemonte dove si aspettano esondazioni del Po. Andiamo bene!

Costeggiata Aosta lungo il suo versante nord, scendiamo a valle e decidiamo di non prendere l’autostrada ma di percorrere tutta la strada statale S26 che ci permette di viaggiare ad una velocità ridotta (abbiamo gomme piuttosto lisce) e di attraversare paesi e posti che meritano!

La nostra prossima fermata è al Castello di Fénis, davvero bellissimo! A circa 500 mt sotto al castello vi è un posteggio dedicato ma non credo vi sia molta gente in visita oggi, così azzardiamo a salire fino in cima dove troviamo un posteggio libero proprio vicino alla strada d’accesso, accanto a una trattoria.

L’ingresso al castello costa 5 € e ne vale veramente la pena perché è inclusa una visita guidata (partenza ogni 30 minuti). Al tour del 11 siamo 4 persone accompagnate dalla guida all’interno delle sale del castello. Non sono per niente fanatica delle visite guidate, ma da questa esco veramente soddisfatta perché la signora ci da’ informazioni e curiosità in un modo appassionato e coinvolgente. Qualche fotografia di rito all’esterno del castello poi ne usciamo proprio. Seguiamo un sentiero che lo costeggia sul lato nord per poter fotografare l’intera struttura da una distanza maggiore fino a quando ci imbattiamo in un’autovettura (vi risparmio la città di provenienza) guidata da un genio che pensava di poter incunearsi nel sentiero in auto per poter giungere più vicino possibile al castello (ed evitarsi una breve camminata sotto la pioggia? Mah!?). Se non gli avessimo fatto segno di fermarsi (per l’amor del cielo!) sarebbe probabilmente finito in un piccolo fosso di circa 40cm con la sola ruota destra, cosa che avrebbe reso impossibile qualsiasi ulteriore mossa. E come avrebbe fatto un eventuale carroattrezzi a giungere fin là? Comunque… l’unico modo per tornare indietro da quella scomoda situazione è una retromarcia su un piccolo pendio scivoloso di fango e pietre. Mi sono detta: ‘Se questa Golf ce la fa a risalire, allora Dio benedica i motori tedeschi’. E ce la fece! Chapeu.

Saliamo in auto e ci dirigiamo verso Saint-Vincent sempre lungo la strada provinciale. Sarà l’orario di pranzo, sarà il tempo o chissà cosa, non mi aspettavo che la città fosse così deserta!

Comunque… come primo e solito approccio la giriamo un po’ in auto per capire le vie, dove sta il centro etc. e subito mi viene una specie di curiosità-orticaria: “tesorino, mi porti a vedere il casinò?”. Non sono mai stata in una sala da gioco e soprattutto mi incuriosisce vedere la tipologia di persone che gioca, le dinamiche psicologiche che spingono la gente quasi ad impazzire in questi posti. Posteggiamo in un raro parcheggio libero e giriamo a piedi lungo la zona pedonale, finché vedo un capannello di gente anziana (sulla settantina) sotto una grande pensilina. Dev’essere la fermata del bus… eh sì! Come no! Trattasi dell’ingresso del casinò, yeah! L’abbiamo trovato! Entriamo con le nostre scarpe da tennis luride e le giacche bagnate; la signora alla cassa ci chiede il documento d’identità e ci scatta una fotografia tramite un piccolo strumento simile ad una webcam.

Entriamo e io vorrei giocare 10€ ma, dato che a quell’ora le sale da poker sono chiuse e le aree dei ‘giochi francesi’ e ‘giochi americani’ (quali siano non so proprio!) aprono alle 15, non ci restano che le slot machines e la roulette. Fortunatamente non siamo capaci di giocare alla slot quindi ci sediamo a bordo del tavolo della roulette… e dai, non sarà poi così difficile! Spiamo le mosse degli altri giocatori e ci decidiamo a mettere 10 euro. Pur essendo conscia del massimo che voglio giocare e quindi probabilmente più ‘lucida’ di molte altre persone là dentro, il fatto di mettere solo 10€ nella macchina mi fa sentire una poverella, una miserabile, mi vergogno quasi di me stessa paragonata a gente che esce dal portafoglio banconote da 50 e 100€! Solo quando esco fisicamente da quel mondo fatato e luccicante riesco a definirmi invece saggia e accorta e parallelamente riesco a capire oggettivamente gli stimoli psicologici che portano le persone a buttare un sacco di soldi nelle macchinette: le luci, i suoni, l’eleganza delle sale, perfino il pranzo o lo spuntino viene servito su uno sgabello posto accanto al giocatore, affinché lui non si stacchi dalla poltrona! Pazzesco! E mai mi sarei aspettata di vedere principalmente persone anziane passare là ore intere! E venirci persino con il bus da chissà dove! Comunque, i miei dieci euro corrispondono a 20 crediti che bruciamo in due manches di roulette, dicasi in un minuto!

Usciamo contenti di questa nuova esperienza e entriamo in un bar a mangiare un panino. La signora ci spiega che in genere nel week end si riversa in città un sacco di gente piemontese ma a causa dell’allarme pioggia in pochi si sono mossi; e così capiamo anche la ragione per cui sulle vetrine di alcuni negozi appariva un biglietto con la scritta ‘Oggi chiuso alle 13’ o comunque ad un’ora antecedente il normale orario di attività.

Salutiamo Saint-Vincent e scendiamo lungo la valle per poi fermarci al Forte di Bard. Vista dal lato sud, quindi quando si sale in direzione Aosta, questa struttura non desta particolare interesse (sembra quasi solo un muro a picco), mentre dal versante opposto si può apprezzare tutta la sua maestosità e bellezza. Abbiamo posteggiato a lato strada ma per chi non dovesse trovare posto vi è un parcheggio interrato proprio sotto il forte, oppure abbiamo visto anche un bus navetta si colore blu ma non so esattamente da dove parta, forse proprio dal paese. Per salire al forte ci sono 2 funicolari che si inerpicano su una pendenza pazzesca e l’ingresso nonché partenza della funicolare è posto dentro al borgo medievale di Bard, davvero ben tenuto e tipico della valle d’Aosta, con le case e i tetti in ardesia che sembrano sovrapporsi l’un l’altro. Che carino. L’ingresso e la salita al forte sono gratuiti mentre sono a pagamento le mostre, concerti, opere teatrali, esposizioni fotografiche che si tengono al suo interno. Vi è anche la possibilità di salire e scendere a piedi ma con il tempo pessimo abbiamo preferito muoverci in funicolare. Pur con la pioggia e le nuvole grigie a coprire le montagne, la vista da lassù è davvero mozzafiato.

E’ interessante sapere che questo forte sorge in una posizione strategica dove le montagne si stringono e lasciano un passaggio di piccole dimensioni, tant’è che qui nel 1800 l’esercito di Napoleone tentò di scendere verso il Piemonte passando attraverso il Gran San Bernardo e a Bard subì una pesante battuta d’arresto. Impossibilitato a passare oltre, a causa della resistenza austro-piemontese presso il forte, l’artiglieria pesante restò bloccata e solo una parte dei soldati trovarono passaggio lungo un sentiero laterale al forte.

E qui si conclude il nostro breve ma intenso weekend in Val d’Aosta. Sarebbe stato bello salire anche in direzione Monte Bianco, Courmayeur e magari inoltrarci un po’ nella valle di Cogne, ma sarà per la prossima volta, magari sperando nel sole!

Questi posti meritano davvero di essere visti e assaporati in tutti i loro aspetti paesaggistici e culturali.

Ciao!

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FORTE DI BARD



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