Andalusia, missione riuscita!

Andalusia, magico incrocio di civiltà
Scritto da: dpellizzon
andalusia, missione riuscita!
Partenza il: 22/08/2010
Ritorno il: 05/09/2010
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
Il nostro giro dell’Andalusia ha come obiettivo dichiarato verificare se la campagna pubblicitaria (letta in un periodico) che promette arte divertimento e relax sia veritiera o meno. Partiamo da Venezia ed arriviamo a Malaga di sera all’hotel Villa Guadalupe prenotato a “caso” via internet. L’hotel si rivela una splendida sorpresa poiché si trova su di un’altura e dispone di una terrazza panoramica dalla quale assistiamo alla festa del patrono della città consistente in due miseri botti; il cameriere ci assicura che di solito sono spettacolari ma questo anno a causa della crisi… La mattina partiamo per Antequera cittadina situata su colline dalle quali si possono ammirare splendidi scorci e la cui architettura è chiaramente influenzata dai retaggi delle dominazioni romane e arabe; è bella anche la chiesa in stile barocco spagnolo. Nelle vicinanze si trovano alcuni reperti archeologici della civiltà Dolmen e cioè costruzioni monolitiche preistoriche composte da pietre del peso di 180 tonnellate risalenti al 2.500 A.C.; è chiaramente riconoscibile lo stile Flinstoniano. La sera siamo a Granata (hotel Dauro situato in piena zona pedonale) e facciamo la conoscenza del nostro primo tapas bar; la parola tapas potrebbe tranquillamente essere tradotta in veneziano con cicchetti cioè con una serie di piccoli piatti che vanno dal più semplice (come ad esempio pan grattato fritto con aglio) a quello più elaborato a base di pesce; la “comida” è ottima e i prezzi abbordabili e così ci abbuffiamo come Dolmen annaffiando il tutto con un vinello di 17 o 18 gradi. La mattina successiva ci dedichiamo subito al pezzo forte delle vacanze e cioè alla visita dell’Alhambra. L’Alhambra è una città-fortezza costruita nel XIII secolo dagli emiri arabi nel momento in cui la loro civiltà in Spagna era in grave pericolo con l’intento (più che riuscito) di stupire. La fortezza è composta dai Palacios Nazarios, la residenza degli emiri, che sono di una incredibile raffinatezza decorativa; dell’Alcazaba cioè l’area fortificata; del Generalife, la residenza estiva degli emiri nella quale sono presenti vasche, fontane, piante, fiori e scorci panoramici creati con l’intento di richiamare il paradiso islamico. Nel sedicesimo secolo Carlo V costruisce il suo palazzo in stile rinascimentale, bello ma assolutamente non integrato al resto (molto simile a “steak and lobster” praticamente è come avere in un unico piatto filetto di carne e aragosta). A Granada assistiamo anche ad uno spettacolo di flamenco andando direttamente alla fonte cioè nel quartiere gitano della città, non ci intendiamo molto di quest’arte ma il sudore e la passione ci sembrano autentici. Dopo due giorni trascorsi a Granada visitiamo Baeza (Hotel La casona dell’Arco) e Ubeda, cittadine con edifici rinascimentali situate su colline di sterminate distese di ulivi. Le cittadine ci erano state presentate come vivaci, ricche di vita, di tapas bar e negozi di antiquariato ma noi riusciamo solamente a vedere città fantasma in stile far west con cespugli che rotolano mossi dal vento; evidentemente abbiamo trasgredito alla legge che impone di non uscire prima delle “cinco della tarde”. La sera successiva siamo a Cordoba (alloggiamo all’Hotel Macia Alfaros) dove passeggiamo tra i vicoli angusti e le piazzette della juderia nonostante la tv ci ricordi che “estamos vivendo la peor ola da calor de todo el verano” che tradotto significa temperature intorno ai 48 gradi. La mattina successiva la temperatura scende incredibilmente a 27 gradi e così approfittiamo per visitare la Mezquita. In origine la costruzione era una chiesa cattolica venduta prima in parte e poi in toto ad un califfo arabo nel 784. La costruzione è stata poi ampliata e presenta una navata centrale che è uno spazio semplice (metafora dello spazio del deserto) con colonne bianche e rosse sovrapposte su due livelli, che rappresentano un’oasi con palme da dattero. Nel VXI secolo la parte centrale è stata abbattuta per far spazio ad un altare cattolico. A cena ci interessiamo della specialità locale, la coda di toro; nonostante il cameriere ci sconsigli con lo sguardo noi (purtroppo), sicuri di noi stessi, ordiniamo. Dopo Cordoba è la volta di Siviglia dove alloggiamo all’hotel Sacrestia Santa Ana. Visitiamo subito il monumento simbolo della città: la Giralda, questo campanile è l’unica parte superstite dell’antica moschea del IX secolo; per godere del panorama della città saliamo sulle 35 rampe che non presentano scalini perché il Muezzin, incaricato di chiamare i fedeli alla preghiera, saliva in cima a cavallo. Alla Giralda si accede dalla Cattedrale che è la più grande chiesa gotica del mondo cristiano. Mentre ci avviciniamo all’Alcazar alcuni turisti (purtroppo italiani) chiedono indicazioni per raggiungere l’Alcatraz!? L’edificio è stato costruito da Re Pietro 1° il Crudele nel XIV secolo in stile arabo mudejar impiegando architetti e artigiani arabi; sulla costruzione, infatti, sono presenti parecchie iscrizioni inneggianti Allah che contrastano con le principali scritte gotiche che ricordano l’autore del palazzo. Di sera gustiamo un’altra specialità andalusa: il gazpacho, una minestra fredda a base di pomodoro (ma fa talmente caldo che temiamo di scottarci le labbra).

Terminata la parte culturale della vacanza (a proposito di cultura tutte le giovani spagnole in spiaggia leggono Moccia) è arrivato il momento del relax. Visitiamo prima la costa atlantica dormendo due notti a Conil (nel racconto indichiamo solamente gli hotel che ci sono piaciuti quindi in questo caso “passiamo”) e a Tarifa e nel frattempo visitiamo Cadice vivacissima città industrial-portuale-turistica e la cantina Tio Pepe (a Jerez) dove ci vengono proposti assaggi e degustazioni ma a causa dei 45 gradi sentiamo il bisogno di reidratarci e chiediamo anche un po’ di acqua facendo inorridire tutti. Non ci facciamo mancare nemmeno una gita organizzata da Tarifa a Tangeri (35 minuti di aliscafo). In Marocco ci sembra di far parte di una catena di montaggio in cui siamo bambolotti assemblati da ambulanti, ristoratori, commercianti vari… E’ comunque una bella “sniffata” d’Africa. Le coste atlantiche presentano ampie e poco frequentate spiagge, onde, dune e una vegetazione quasi selvaggia. Tra i luoghi che ci piacciono di più ci sono la spiaggia di Bolonia e Tarifa, bellissima cittadina battuta dal vento con uno splendido centro pieno di localini “giusti”. Terminiamo la vacanza sul Mediterraneo a Marbella, località più artificiale che non presenta nulla dei luoghi “pure and wild” visti in precedenza. La cittadina è carina (soprattutto il centro storico) e ci ricorda nella parte più moderna (chissà perché, dal momento che non ci siamo mai stati) Miami con i suoi boulevards. La spiaggia però e ridotta e tutti gli spazi sono limitati; al nostro arrivo, per fare un esempio, un albergatore ci dice che ha ancora una stanza disponibile e che ce la dà volentieri… se solo riusciamo a trovare un parcheggio per l’auto. Prima di riprendere il volo da Malaga riusciamo, con un abile stratagemma (abbiamo perso l’aereo), a visitare anche il centro città e il museo del suo cittadino più illustre: Pablo Picasso. Per quanto riguarda la nostra missione è stato un successo: le promesse della pubblicità sono state mantenute.

Hasta luego



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