Gorizia, dove finisce l’Italia e inizia l’Europa

Scritto da: Francesco De Luca
gorizia, dove finisce l’italia e inizia l’europa

A Gorizia ci si può sentire a casa, quella casa che io penso come Italia, e, allo stesso tempo, proiettati altrove, fuori dallo Stivale, verso un’Europa che tutti, almeno una volta, abbiamo pensato come fatta di scambi, di commerci, e di un interminabile viavai. Ho trascorso poco meno di due giorni a Gorizia – 15 e il 16 ottobre per l’esattezza – il periodo del primo autunno, il periodo in cui delle città ci si innamora più facilmente; il bianco di Piazza della Vittoria, in cui torreggiano i marmi della fontana e della chiesa di Sant’Ignazio, poi le case di diversi colori, che dalla Piazza iniziano a sfilare e si perdono nel cielo e nelle curve della città. Lungo la storica via Rastello, la strada che si attraversa per arrivare al cuore medievale della città – Borgo Castello –, ribolle ancora la vita commerciale, fatta di botteghe, artigiani e vicinato, un fermento che ha da sempre contraddistinto Gorizia, e che la contraddistingue ancora oggi; la Bottega del Cappello e le Panchine Narranti – già visitate dal primo giorno e di cui parlerò in seguito –, rappresentano l’identità, la rinascita, e il simbolo della città, così come l’espressione del suo spirito commerciale e transfrontaliero.

Il primo giorno, all’ora del tramonto, la salita a Borgo Castello, il cuore medievale di Gorizia, mi ha avvolto in un bagno di sole caldo, dandomi l’idea, ma anche la certezza, di un ritorno a una vita semplice e a passo d’uomo, fatta di campane, di vicoli e di case in pietra; di gente che entra ed esce dai bar o dai piccoli locali. In cima al castello medievale e alle sue grandi mura, quando la luce del giorno iniziava a venire meno, ho potuto infine godere di un panorama senza fine, in cui gli occhi si perdevano nel cercare di capire dove fossero la valle dell’Isonzo e colline del Collio; le Alpi Giulie e, verso sud, la pianura fino al Carso; il confine fra Gorizia e la sua controparte slovena, Nova Gorica.

Primo giorno – 15 ottobre

gorizia, via del borgo, francesco

Una giornata di sole pieno e senza nuvole, che verso sera è diventata di luce dorata e cielo infuocato, ha accompagnato l’arrivo mio e del team di produzione a Gorizia. In passato, in Friuli Venezia Giulia avevo avuto solo l’occasione di passarci, ma mai di fermarmi ed osservarne i piccoli e i grandi centri, le alture, i vigneti ordinati e sconfinati; a metà ottobre, invece, Gorizia ho avuto il piacere di visitarla da turista, ma anche il privilegio di entrarci più in intimità, raccontandone e restituendone, attraverso un video dedicato, lo spirito e l’identità che risiedono nelle botteghe, nelle strade, nelle attività commerciali e nelle voci di chi qui è rimasto, credendo e implementando il potenziale di questa realtà.  Ho detto che Gorizia è un polo commerciale, una città di confine e transfrontaliera, eletta, insieme alla sua controparte slovena, Nova Gorica, capitale della cultura 2025.

La prima impressione che ho avuto, muovendomi dalle architetture di Piazza della Vittoria ai portici e i negozi di via Rastello, è stata quella di avere di fronte una città viva, presente a se stessa, con una sua identità, ben definita e non riproducibile; un centro che non ha mai dimenticato il suo passato, che non ha perso la forza di rimanere attaccato alle tradizioni, e che però, nel tempo, ha maturato anche la volontà di guardare avanti, pensandosi nel futuro. Tutto parte da uno storico negozio, o meglio, da quello che un tempo era un negozio, la “Bottega del Cappello”, sito al civico 52 di via Rastello, e ora adibito, per iniziativa di Confcommercio Gorizia, a centro informativo e di racconto per visitatori e cittadini. Qui si snoda e prende vita tutto l’impegno di chi ha realmente a cuore il futuro della città: il negozio è spazioso, elegante, ha qualche cappello appeso qua e là – a memoria della sua prima destinazione d’uso –, e appare in fermento grazie alla presenza di bandiere, dépliant, libri e opuscoli descrittivi che raccontano la storia, l’arte, il territorio e la gastronomia di Gorizia e, in generale, del Friuli Venezia Giulia.

Progetti e iniziative si susseguono in continuazione, portando con sé un viavai di idee che si concentrano sulla valorizzazione del territorio in tutte le sue forme e possibilità; il nostro racconto si focalizzerà sull’impegno attivo di Confcommercio Gorizia nella rigenerazione urbana del centro storico come capofila del cluster La Via del BorGO nato nel quadro del bando PNRR “Mille anni di storia al centro dell’Europa: Borgo Castello crocevia di popoli e culture”. L’ufficio stampa del progetto ci accompagna alla scoperta del cuore della città, raccontandoci alcuni dei punti salienti di questo impegno quotidiano, oggetto della nostra produzione video: via Rastello, Borgo Castello e le Panchine Narranti.

È tardo pomeriggio, e la luce è gialla, quasi arancione, spessa e pastosa; illumina e abbellisce tutto il centro storico e oltre. Usciamo dalla Bottega del Cappello e iniziamo a girare; è via Rastello la strada lungo cui sono disseminati i principali punti d’interesse, una via antica, da cui Gorizia non può prescindere, e che, nel cluster La Via del BorGO, è sotto i riflettori perché è qui si concentrano le attività storiche e le peculiarità goriziane da mantenere e a cui perpetrare vitalità: le botteghe, i caffè, gli artigiani, le abitazioni, i vicoli porticati.

panchine narranti

Partiamo da Piazza della Vittoria, dove la fontana e la chiesa di sant’Ignazio fanno da sfondo al cielo, alle case e ai palazzi storici; qui incontriamo la prima delle quattro Panchine Narranti – quattro fra le iniziative maggiormente promosse da Confcommercio Gorizia nel quadro del PNRR Bando Borghi. Le quattro panchine, rispettivamente opera di quattro artisti differenti, sono dedicate alla natura, alla storia, all’enogastronomia e alla tradizione di Gorizia; ognuna ha un QR code, scannerizzando il quale è possibile accedere a dei contenuti specifici sul tema. In Piazza della Vittoria, la panchina dell’enogastronomia, ad opera di Paolo Figar, è dedicata al mastelùt, contenitore per la mostarda, un alimento che non mancava mai sulle tavole della zona, e all’uva.

Seguendo via Rastello, ci spostiamo verso la Bottega, dove la seconda panchina di Stefano Comelli è quella della storia; la sua forma è quella di un cancello rosa, perché rappresenta un cancello storico di via Rastello, ora non più presente; come affermato dallo stesso Comelli, vuole essere “un invito ad andare oltre, ad aprire nuovi orizzonti grazie a un cambio di prospettiva, mentalità e modo di vedere le cose”. Arrivati di nuovo di fronte alla Bottega del Cappello, ecco la terza panchina; l’autrice è Lara Steffe, e il tema è quello della tradizione: il protagonista è il merletto a fuselli goriziano, realizzato rigorosamente a mano e divenuto, nel corso del tempo, un cimelio culturale del territorio.

Facciamo una pausa e passeggiando per via Rastello abbiamo l’occasione di parlare con la chef, Chiara Canzoneri, che ci illustra alcuni menu storici risalenti all’800, una testimonianza rara e preziosa; con nostra sorpresa, nel menu non si trovano solo piatti goriziani, ma pietanze che arrivano da tutto il mondo, e questo perché, ci spiega Chiara, Gorizia era uno snodo in cui passavano mercanti, commercianti e nobili provenienti da tutta Europa.

È quasi buio, ma c’è ancora la luce giusta per girare qualche scena; saliamo verso Borgo Castello, e, prima di entrare dalla Porta Leopoldina, incontriamo la quarta e ultima panchina narrante. Sta in un angolo parecchio suggestivo, alla fine di un viale alberato, Viale d’Annunzio, in parte spoglio grazie all’autunno; la panchina, dedicata alla natura, è opera di Damjan Komel, e racconta il fiume Isonzo e la bellezza del territorio circostante.

Varcata la Porta Leopoldina, Borgo Castello appare in tutta la sua magia: è realmente un luogo a sé stante, capace di infondere una sensazione di pace, serenità, e di ritorno a una vita a passo d’uomo. Il castello dell’XI secolo, che domina sul borgo, è solo la punta dell’iceberg di questo spicchio di paradiso: ci sono piccoli bar e attività, Casa Rassauer, il museo della Grande Guerra e la Cappella del Santo Spirito, edifici che, anche grazie alla luce del tramonto, sembrano riprendere la vita e il volto di un tempo. La giornata si conclude in cima la Borgo, ammirando Gorizia dall’alto, la Valle dell’Isonzo, e quegli ultimi angoli di panorama ancora illuminati dal poco sole rimasto.

Secondo giorno – 16 ottobre

gorizia

All’alba del secondo giorno, prima della ripartenza pomeridiana, torniamo ancora una volta alla Bottega del Cappello, dove abbiamo il piacere di incontrare, conoscere, e soprattutto intervistare, le parti direttive di Confcommercio Gorizia, l’associazione di categoria che, al contempo, rappresenta il dietro le quinte e il cuore pulsante del cluster La Via del BorGO.

Incontriamo Gianluca Madriz e Monica Paoletich, rispettivamente presidente e direttore di Confcommercio Gorizia; le loro parole riassumono in un colpo solo la dedizione e l’amore profusi nel progetto, così come il legame viscerale con Gorizia:

“Via Rastello ha sempre saputo cambiare, e oggi torna a essere protagonista. La comunità è il vero motore di questa rinascita”. “Rigenerare via Rastello e Borgo Castello significa restituire alla città la sua anima. È una sfida che coinvolge imprese, cittadini e istituzioni, con uno sguardo che va oltre il 2025”

Gianluca Madriz ci parla dei ricordi d’infanzia, dei racconti di guerra, dei nonni e della difficoltà, già presente all’epoca, di poter parlare e apprendere al contempo l’italiano e lo sloveno.

Il nostro soggiorno a Gorizia è terminato; prima di rimetterci in viaggio verso Roma, c’è tempo per acquistare una gubana e per visitare Piazza della Transalpina, ad oggi, emblema dello spazio comune di due città, Gorizia e Nova Gorica, mentre, fino al 2004, simbolo di barriera fisica e confine culturale fra Italia e Slovenia.

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