Bici, tartufi e ponti sospesi: questo posto del Molise è perfetto da visitare in autunno

Le giornate si accorciano, ma la luce è più bella; le temperature si abbassano, ma il calore rimane, sprigionato dalle foglie che cominciano a farsi dorate; il foliage apre le porte alla stagione più romantica dell’anno. Tra ottobre e novembre le montagne del Matese si accendono come braci al tramonto, i boschi respirano di castagno e faggio, le ombre si allungano sui profili di una rocca antichissima che spunta dal verde quasi fosse solo frutto dell’immaginazione.
È proprio in questa cornice che dolcemente si adagia Roccamandolfi, un borgo del Molise che ha imparato a far dialogare natura, sapori e piccole avventure. Un posto che in autunno mostra il suo volto migliore, e che conquista i suoi visitatori con giri in e-bike circondati solo da alberi frondosi e silenzio, degustazioni di tartufi del territorio e una camminata in sospensione sulle gole del Callora lungo quel ponte tibetano che ne è di recente diventato la principale attrazione.
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Un borgo d’altura con vista Matese
Roccamandolfi è un paese di pietra e vento nell’entroterra di Isernia, appoggiato alle pendici del Monte Miletto, gigante gentile del Matese con i suoi oltre 2000 metri di altezza, e sorvegliato dall’alto da quel castello Maginulfo che con le sue rovine romantiche quasi ricorda i leggendari castelli della Scozia o dell’Irlanda. Da qui lo sguardo si apre sui valloni e sulle creste che separano Molise e Campania, un atlante di paesaggi che in autunno virano dal rame al biondo, con l’aria che nelle giornate buone sembra farsi trasparente. Sotto la rocca scorre il Torrente Callora, protetto da una riserva naturale regionale: una fenditura rocciosa con valloni laterali (Fosso Fornello e Rio Torrone), ghiaioni e rupi dove l’acqua di piena scolpisce l’arenaria e il calcare. È qui che l’autunno mostra il suo repertorio migliore: foglie che scricchiolano, luce radente, odore di umido e di legna.
Il Castello Maginulfo con le sue mura spesse, i resti di torri e una rampa d’accesso scavata nella roccia non è solo una foto panoramica. È un racconto che risale almeno al XII secolo e che lega il borgo alle vicende del Regno di Sicilia, dalle prime attestazioni al 1195 alla violenta stagione federiciana, quando molti castelli dell’Appennino furono ridimensionati o abbattuti. Oggi la passeggiata tra i ruderi è una parentesi verticale, con belvederi spalancati su valli e boschi.
Per chi ama i rimandi storici Roccamandolfi nasconde una curiosità molto particolare. Che anzi non è neanche troppo nascosta, dal momento che la si incontra passeggiando tra le vie del borgo. Una statua a grandezza naturale di un brigante, piccolo ma significativo ricordo del fenomeno del brigantaggio di cui nell’Ottocento le montagne circostanti furono rifugio e teatro.
E-bike d’autunno con Life Cycles: le colline, le faggete e il “respiro” del Matese
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Se volete entrare davvero in ritmo con il paesaggio, salite in sella: a Roccamandolfi opera l’A.S.D. Life Cycles, associazione registrata al CONI e affiliata CSEN, nata per portare chi viaggia sulle strade bianche, sui tratturi e sulle carrarecce del Matese in e-bike o mountain bike. Si parte generalmente dal borgo, ci si arrampica sulle dorsali più dolci, si costeggia la riserva del Callora e si ritrova il paese da prospettive nuove, con la rocca che spunta come un segnaposto di pietra. In autunno i giri sono poesia: teli di foglie, odore di terra bagnata, greggi in movimento, orizzonti nitidi. È il modo più dolce per lasciarsi alle spalle il saliscendi senza affanno e godersi la stagione con gambe leggere. Sui canali social del gruppo trovate gli aggiornamenti sugli itinerari stagionali e sulle uscite mattina/pomeriggio, adeguate per difficoltà e dislivelli in base al gruppo e ai partecipanti. Ricordate l’ABC della stagione: wind-stopper nello zaino, strati facili da togliere, guanti leggeri; il Matese sa essere generoso con i colori ma frizzante con il meteo.
La sosta più golosa: degustazione da La Rocca Tartufi e Conserve
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Dopo il giro in e-bike, c’è un posto che profuma d’autunno appena girate l’angolo: La Rocca Tartufi e Conserve, di cui trovate la bottega-laboratorio in paese (Via Fontana 15) e un suggestivo punto vendita proprio all’ombra del castello e sopra il ponte tibetano di cui parleremo tra pochissimo. La Rocca Tartufi e Conserve è l’indirizzo giusto per capire perché il tartufo sia così identitario in Molise: fresco in stagione, trasformato durante l’anno in creme, salse e condimenti, tutto gestito con una filiera corta che parte dal bosco e arriva al vasetto. La casa organizza experience su prenotazione – dalla conoscenza delle varietà alla degustazione guidata – ed è il luogo ideale per assaggiare bruschette con crema di tartufo o un piatto caldo con scaglie profumate. In autunno, tra nero uncinato e le piccole magie del bosco, la tavola diventa qui un’estensione della passeggiata. Il bello è presso La Rocca Tartufi e Conserve che non si parla solo di acquisti: chi entra qui ascolta storie di cerca e cani da tartufo (i lagotti sono di casa), impara a distinguere consistenza e profumi, porta via un souvenir che ha il gusto della stagione.
Il ponte tibetano: un filo d’acciaio sopra il canyon del Callora
Qualche minuto di cammino dalle rovine del castello e la gola si apre d’un tratto: il ponte tibetano di Roccamandolfi s’allunga da una sponda all’altra come una riga d’inchiostro metallico. È lungo 234 metri e sospeso a circa 140 metri dal fondo della forra; si percorre su passerelle metalliche con corrimano, gratuitamente, lungo un sentiero segnalato che parte dalla sommità del borgo (zona castello). L’attrazione è parte naturale di una passeggiata nei boschi ai piedi del Miletto: il ponte è “la ciliegina sulla torta”, ma la torta è l’insieme – canyon, sentieri, luce.