Vicino Roma c’è una piramide, ma l’Egitto non c’entra nulla: è l’esperienza da fare in autunno

Un luogo che da 4000 anni parla di misteri, civiltà scomparse e che sembra voler creare un collegamento culturale tra Rinaldoniani, Etruschi, Egizi e Romani
Stefano Maria Meconi, 06 Ott 2025
vicino roma c'è una piramide, ma l'egitto non c'entra nulla: è l'esperienza da fare in autunno

Sin da bambini, sui libri di scuola e nei cartoni animati, siamo stati abituati ad associare all’Egitto l’immagine delle piramidi. Strutture imponenti, misteriose, su cui ancora oggi molti storici hanno dubbi: sono davvero opera dell’uomo, o una mano non terrestre ne ha permesso la costruzione? Quali misteri nascondono? E soprattutto, cosa c’entra Roma con i Faraoni? Sì, è vero, l’Urbe conquistò le terre intorno al Nilo dopo la morte di Cleopatra, ma al di là di reperti archeologici e qualche obelisco qua e là (oltre ovviamente alla Piramide Cestia), difficilmente ci sogneremmo di associare Roma alle piramidi. E infatti, oggi ce ne andiamo nei dintorni, per scoprire un luogo che è anche una perfetta esperienza da fare in autunno.

Una piramide alle porte di Roma

piramide etrusca di bomarzo

Ci troviamo nel cuore della Tuscia, zona che corrisponde grossomodo all’attuale provincia di Viterbo, per scoprire un luogo che è di particolare fascino tanto quanto mistero. Tra i boschi, infatti, ci attende un monolito che giudica austero dall’alto di una collina che guarda tutti gli scorci della Valle del Fosso. Sovrastando il percorso nella pietra, a 16 metri d’altezza, la cosiddetta “piramide” era usata dagli etruschi per i riti sacrificali in onore agli dèi degli inferi e tutt’ora buona parte delle tracce è ancora lì, ben visibile. Le origini vere e proprie però non sono mica certe: si teorizza che effettivamente derivino dalla cukltura di Rinaldone, un popolo di osservatori degli astri le cui tracce si fanno risalire, grazie all’Antico Testamento, addirittura al 4000 a.C. La loro piramide avrebbe potuto, quindi, non essere solo un altare votivo alla divinazione del cielo, ma un edificio che serviva a delineare i territori. Rispetto alle tipiche piramidi d’Egitto, questa è simile a quelle della cultura Maya, essendo una piramide tronca, con nicchiette, sedili e gradini scavati ai suoi lati. Ha tre altari, due mezzani più quello sul picco, e risalendo si possono vedere pure delle “scoline”. Come immaginerete sì, erano canalini per i sacrifici, e “Sasso del Predicatore” deriva dalla funzione sacrificale. È pieno di gradini, nicchie e vani, tutto scavato nel tufo, ma dietro al grande masso c’è incisa una piccola croce. A neanche una trentina di metri c’è una piccola grotta, vicino alla rupe, con frammenti di vasellame dell’età Villanoviana.

Un luogo, una garanzia

l'orco di bomarzo nel parco dei mostriL’Orco nel Parco dei Mostri

La Piramide Etrusca si trova a Bomarzo, centro dell’Alto Lazio che è abitato dal neolitico ed essendo un punto strategico, fra il biondo Tevere e il lago di Vadimone, è stato protagonista di invasioni. Tante, in effetti: il nome originale di Bomarzo era Polimartium, la città di Marte, il dio della guerra dei romani; ma non solo. In questa dolce zona del Tacchiolo, per coerenza, visse un certo Anselmo, futuro patrono di Bomarzo. Per coerenza, Sant’Anselmo di Bomarzo tracciò il segno della croce verso il cielo, facendo piovere delle ghiande di piombo sui Goti, impedendo una invasione. Le sue spoglie sono conservate, sin dal VI secolo, nel duomo di Bomarzo. La piramide venne scoperta nel 1911 ma non fu approfondita per tanto tempo, per motivi probabilmente intuibili, portandone all’abbandono. Fu solo nel 2008 che cominciò la manutenzione di tutto il percorso, che ora come ora comincia dalla tagliata delle Rocchette e taglia in un bosco per un paio di sentieri.

Cosa vedere nel piccolo borgo “egiziano” vicino Roma

Non solo Piramide. Bomarzo, infatti, è più conosciuto per il Parco dei Mostri, un labirinto di facce mostruose e statue grandiose, di cui la Piramide Etrusca di Bomarzo fa parte. Così come, certamente, i molti reperti etruschi e preistorici, includendo case scavate nelle rocce, tanti altari e luoghi di culto. Detto anche Bosco Sacro, è situato nella Tuscia viterbese, alle pendici orientali dei Monti Cimini. La totalità delle statue del parco sono nate scalfendo il peperino, tipica pietra locale, usufruendo delle pietre già esistenti nel parco e basando su di esse le varie strutture e dimensioni. La progettazione del parco fu affidate dal Principe Vicino Orsini all’architetto Pirro Ligorio nel 1522. Il parco segue linee geometriche e perfette, mentre le statue non hanno nessuna coerenza geometrica o di proporzione, e sono ancora oggi oggetto di studio.



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