L’immensa meraviglia di uno dei paesi più giovani dell’Africa: 15 giorni in Namibia tra deserti, alberi di pietra e meteoriti

Un paese immenso e straordinario, ancora ai margini del turismo di massa, dove un certo spirito di adattabilità è fondamentale per percorrere distanze enormi e vivere giornate intere circondati dal deserto. La Namibia si scopre all’insegna dell’avventura in tutti i sensi, ma rimane nel cuore.
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Diario di viaggio in Namibia
Inizio il racconto del nostro viaggio con una serie di consigli pratici:
- Prenotare tutto con largo anticipo: le vetture (ovviamente fuoristrada 4×4) terminano in fretta, così come gli alloggi e i posti per le escursioni
- Richiedere e pagare il visto online, si risparmia molto tempo all’arrivo in aeroporto. I visti devono essere stampati singolarmente perché andranno firmati e consegnati al funzionario di turno.
- Sabbia e polvere entrano nel portabagagli (tanta!) e le valigie diventano intoccabili. Noi abbiamo dovuto lavare le valigie e poi le abbiamo avvolte singolarmente in sacchi neri (quelli dell’immondizia per intenderci).
- La maggioranza delle strade sono sterrate e con sassi. C’è quindi un concreto rischio di forare gomme e di danneggiare vetri e carrozzeria con sassi schizzati dalle altre automobili. Consiglio di stipulare con la compagnia di noleggio un’assicurazione che copra almeno i danni alle ruote e ai vetri.
- Considerando le tante ore in macchina e la rete poco stabile, se vorrete ascoltare musica converrà salvarla su memoria USB (tipicamente le autoradio hanno possibilità di collegarla).
- Molto utile un frigo da auto perché i supermercati forniti sono presenti solo in poche città.
- La Namibia ha tanta povertà. Ci saranno persone che chiederanno anche solo dei vestiti o delle coperte. Se ne avete da dare via e se avete spazio nei bagagli, consiglio di portare qualche cosa in più da dare ai poveri. Noi siamo partiti con tre valigie di vestiti per i bambini. In ingresso in Namibia non hanno fatto domande ma nella nostra tappa in Zimbabwe abbiamo rischiato di dover pagare qualcosa come 100 euro per entrare con tutti quei vestiti. Si sono tranquillizzati solo quando hanno capito che sarebbero stati consegnati nel paese successivo.
Giorno 1 – Arrivo a Windhoek
Arrivo a Windhoek alle 14.15 con volo da Victoria Falls. Dopo la lunga fila per l’entrata nel paese, riprendiamo le valigie e ci dirigiamo al chiosco della Mtc (adiacente il nastro per i bagagli) per comprare la SIM namibiana. Dovendo stare 19 giorni, acquistiamo quella da 20GB che ha durata di 30 giorni. La SIM è immediatamente attiva e funziona anche come hotspot quindi una scheda è sufficiente per entrambi i dispositivi. La SIM funziona bene ma va considerato che ci sono posti così isolati dove non c’è copertura. Superati gli ultimi controlli ed entrati nell’area degli arrivi, sempre dentro al terminal, troviamo il banco della SIXT e, fatte tutte le dovute pratiche, ci portano al deposito per prendere possesso della nostra macchina. Bella, grande e con la guida a destra! Partiamo per fare spesa al GROVE Mall a Windhoek, a pochi minuti di macchina dal piccolo appartamento prenotato con Airbnb.
Giorno 2 – Gobabis
Partenza alle 8:00 con direzione Gobabis dove abbiamo appuntamento con la nostra guida per l’esperienza culturale della zona. Presso la sede dell’agenzia e conosciamo Peter, con il quale avevo definito il nostro tour tramite Whatsapp. Si conferma subito una persona accogliente che ci elenca le attività della giornata, proponendoci anche la possibilità di vedere un matrimonio in un villaggio della zona; è un evento molto folkloristico e siamo felici di accettare la sua proposta. Come da accordi pregressi, partiamo con la visita a una scuola materna gestita dalla sua associazione che si occupa dei bambini vulnerabili, provenienti dalla baraccopoli. Quando arriviamo, capiamo che la scuola è anche un orfanotrofio. Non ho parole per descrivere l’impatto emotivo. Consegniamo alla responsabile due borsoni di vestiti e proseguiamo con la nostra giornata, seppur molto turbati dall’esperienza.
La successiva attività prevede un incontro con un gruppo di danzatori del Botswana e con i SAN, ossia i boscimani. Questi ultimi ci portiamo a simulare una battuta di caccia e la ricerca del cibo nei boschi, oltre alle danze propiziatorie, il tutto parlando con la loro lingua fatta di suoni e “click” per noi assolutamente non replicabili. Queste persone, apparentemente selvagge, passano molto tempo vestiti con abiti “normali”, usano il telefono ecc. ma quello che ci fanno vedere è una rappresentazione della loro cultura ed è qualcosa che loro vogliono conservare e fanno in determinati periodo dell’anno.
Subito dopo pranzo ci dirigiamo verso il villaggio (un paio di ore di macchina da Gobabis) dove era in corso la festa per il matrimonio. Durante il viaggio Peter ci racconta del suo impegno per la scuola che abbiamo visitato e delle altre attività per aiutare le comunità in difficoltà, oltre alla storia della gente di colore che fino all’indipendenza dalla Germania viveva segregata, non poteva andare in centro città e neanche scegliere liberamente il proprio nome (non a caso lui si chiama Peter e non ha un nome africano). Provenendo da una zona molto povera, l’arrivo al matrimonio ci lascia molto sorpresi, incontrando delle signore “giunoniche” vestite con abiti tipici e una di loro sarà la nostra guida. Peter ci dice che la comunità vive in prosperità perché proprio i due sposi vivono e lavorano in Gran Bretagna e mantengono il villaggio con le loro sovvenzioni. Ci porta a conoscere la sposa e la sua famiglia; passiamo un paio di ore tra canti, balli e strane cerimonie che fanno in occasione dell’evento. Tutti sono molto accoglienti e ci chiedono di essere presenti nelle nostre foto. Molto soddisfatti torniamo a Gobabis e andiamo a dormire nel campeggio di Peter. Molto bello e confortevole, con bagno privato e acqua calda. Un piccolo angolo di paradiso da cui ammiriamo un cielo bellissimo e la Via Lattea.
Giorno 3 – Gamsberg Pass
Al risveglio, colazione in un bar e salutiamo a malincuore Peter. Facciamo benzina a Gobabis e ci dirigiamo verso Gamsberg Pass (il terzo cielo più limpido del pianeta, dopo Australia e Deserto di Atacama) dove dormiremo stanotte e proveremo a “riveder le stelle” dopo cena con il telescopio del proprietario dell’alloggio. Ottima la cena, meno lo stargazing per via della luna troppo luminosa. Pazienza.
Giorno 4 – Spreetshoogte Pass
Colazione e partenza per la zona del deserto. Nel percorso ci fermiamo ad ammirare il paesaggio al Spreetshoogte Pass. Spettacolare, come del resto tutto quello che incontriamo nel tragitto. Paesaggi che cambiano continuamente, rocce piene di minerali che col riflesso del Sole sembrano bagnate. Tutto meraviglioso. Facciamo benzina a Solitaire dove approfittiamo per scattare delle foto alle macchine “abbandonate” poste nella zona dell’area di sosta e riprendiamo la strada per il NamibRand Nature Reserve. Arrivati a destinazione siamo ancora più impressionati dalla bellezza della natura e incontriamo per la prima volta degli orici e delle zebre! Emozione. Dopo circa un paio di ore riprendiamo la strada verso il nostro alloggio, il Tsauchab River Camp, un lodge molto bello, incastonato in un paesaggio meraviglioso dove ammiriamo il tramonto. Unico problema: le zanzare. Ceniamo al ristorante dell’alloggio (molto buona), ordiniamo la colazione da asporto e andiamo a dormire. Domani dovremo partire non oltre le 6 del mattino la visita alle dune.
Giorno 5 – Big Daddy
Sveglia prestissimo e, mentre carichiamo i bagagli, ci fermiamo ad ammirare lo spettacolo del cielo stellato. Alle 5.30 la Luna ha smesso di dare fastidio. Per le 6.00 siamo in macchina, direzione Sesriem Gate. All’arrivo siamo i settimi in fila. Quando finalmente entriamo, scegliamo di dirigerci direttamente al Big Daddy, la duna di sabbia più alta del mondo (poco meno di un’ora di strada all’interno del parco) per evitare l’assalto dei turisti nelle ore successive e godere il panorama più libero. Peraltro, è la scalata più faticosa quindi dedichiamo le nostre energie alla vetta più alta. Nel percorso incontriamo la Duna 45, la Duna 40 e altre meraviglie. Paesaggi indescrivibili.
A circa dieci minuti di macchina dal Big Daddy, troviamo un parcheggio dove si fermano in molti per proseguire con le guide locali. A onor del vero, da quel punto in poi la strada è molto più sabbiosa, ma ci fidiamo del nostro fuoristrada e tiriamo avanti fino al parcheggio davanti al Big Daddy. Scendiamo e indossiamo le ghette per evitare la sabbia nelle scarpe. Un gentilissimo signore ci indica una “scorciatoia” per tagliare almeno una parte iniziale del percorso sulla sabbia. Rispetto al parcheggio, bisogna andare sulla sinistra dove si vede già una “piccola salita” battuta da altri scalatori che ci hanno preceduto probabilmente dormendo nel parco. Raggiungiamo il punto di partenza della scorciatoia a 10′ di passeggiata dal parcheggio e iniziamo la scalata. Con non poca fatica, dopo circa un’ora e mezza siamo sulla cima. Ce l’abbiamo fatta! Ci godiamo la vittoria, scattiamo tante foto all’incredibile paesaggio e poi scendiamo correndo sul lato della duna che porta alla Deadvlei. Divertente e da quella prospettiva si ammira tutta l’imponenza del Big Daddy con i suoi oltre 300 metri di altezza. Ci ripuliamo dalla sabbia che è entrata in ogni dove, nonostante le ghette, e ci dirigiamo a vedere gli alberi pietrificati del Deadvlei. Bellissimi, come ha detto mia figlia “sembrano dipinti da Van Gogh”.
Torniamo verso la macchina, ci fermiamo a mangiare sotto un albero e poi riprendiamo la strada percorsa stamattina in direzione opposta. Scaliamo la Duna 45, una passeggiata in confronto all’altra, e poi con calma torniamo al Gate in uscita dove paghiamo il biglietto del parco. Usciti dal parco, facciamo rifornimento a un distributore vicino al Gate. Stanchi e soddisfatti ci dirigiamo verso Solitaire dove domiremo stanotte (circa 2 ore di macchina). Nonostante l’attenzione alla guida e pur seguendo i suggerimenti dati dall’agenzia (mantenere sullo sterrato un’adeguata distanza dai veicoli che precedono) nulla possiamo quando una vettura che sfrecciava in direzione opposta fa schizzare un sasso come un proiettile e ci danneggia il parabrezza. Tante maledizioni. Procediamo per la nostra strada e vediamo per la prima volta una giraffa solitaria nelle vicinanze di un piccolo specchio d’acqua.
Giorno 6 – Swakopmund
Colazione e partenza per il nord. Nuovo rifornimento al distributore di Solitaire. Come da buona prassi, approfittiamo di qualsiasi distributore per cercare di viaggiare quanto più possibile col pieno. Partiamo con destinazione Swakopmund: lì passeremo ben quattro notti, quindi potremo almeno fare una lavatrice, evviva! Nel percorso attraversiamo due passi di montagna (il Gaub ed il Kuiseb) con paesaggi mozzafiato e il cartello con indicazione del Tropico del Capricorno. Quattro ore di viaggio ammirando ancora la bellezza disarmante del paesaggio. Arriviamo a Swakopmund e andiamo all’alloggio prenotato con Airbnb.
Prima di cena, conosciamo di persona Andrea e Daniela che fino a quel momento avevamo sentito solo tramite telefono. Sono una coppia di italiani, persone splendide, che hanno fondato a Swakopmund una scuola per i bambini della baraccopoli. Consegniamo loro l’ultima valigia di vestiti e ci diamo appuntamento per la visita di domani alla scuola. Il loro bellissimo progetto è Happydu. Segnalo che Swakopmund è una città fredda e dobbiamo indossare anche le termiche per stare bene.
Giorno 7 – Little Five
Colazione e usciamo in strada per essere prelevati dalla guida che ci porterà a vedere i Little Five (escursione prenotata con GetYourGuide) sulle dune vicino alla città. Riusciamo a vedere un paio di gechi del deserto, la lucertola “danzante”, un camaleonte e un serpente piccolo ma velenoso. Bella escursione. Torniamo a casa, mangiamo e andiamo a visitare la scuola. Ci accolgono tutti con grande affetto, i bambini ci abbracciano, fanno un piccolo spettacolo per noi e la preside della scuola ci spiega come si svolgono le lezioni, le materie, i programmi. Visitiamo le aule, gli spazi per giocare e la mensa. Un piccolo paradiso per i bambini che hanno la fortuna di poterla frequentare. Non distante dalla scuola di estende la grandissima baraccopoli dalla quale provengono i bimbi e dove vivono in condizioni disumane circa 50.000 persone. Acquistiamo delle tovagliette create dai bambini e torniamo a casa arricchiti e commossi dal lavoro di Daniela e Andrea.
Giorno 8 – Sandwich Harbour
Clazione presto e ci spostiamo a Walvis Bay per l’escursione della visita di Sandwich Harbour, prenotata con GetYourGuide. Ci portano prima a vedere le saline, poi le meravigliose dune che affacciano direttamente sull’oceano, facciamo una sorta di sandboard e pranziamo sulle dune. Esperienza imperdibile. Al termine andiamo con la nostra macchina al Pelican Point per vedere i leoni marini. La nostra guida ci dà alcuni importanti suggerimenti per raggiungere la destinazione senza problemi (sgonfiare le ruote, mettere il 4×4 e disabilitare il track control). Ci spiega inoltre che sullo sterrato la pressione degli pneumatici deve essere tenuta a 1.8 bar e non 2 bar per evitare di forare e per una maggiore tenuta della strada. Al termine torniamo a casa e facciamo una passeggiata sul lungomare dove le bimbe si fermano a giocare con altri bambini in un parchetto.
Gi0rno 9 – Spitzkoppe
Colazione e partenza per il parco Spitzkoppe, a circa due ore di macchina da Swakopmund. Nel percorso incontriamo e visitiamo un villaggio Himba. Interessante sicuramente, ma non mi sento di definirli simpatici. Ci hanno accolti con freddezza, cercando di spillarci più soldi possibili. Acquistiamo un souvenir e nel salutarci ci chiedono di dare loro qualche coperta. Ne lasciamo due a una signora, prendendoci qualche insulto dalle altre. Proseguiamo verso il parco. Sempre lungo il percorso vediamo piccole bancarelle dove la gente locale vende “pietre”, le stesse che si trovano per terra. Un modo diverso per chiedere l’elemosina. Purtroppo la maggior parte di chi ci invita a fermarci sono bambini. Raggiungiamo lo Spitzkoppe, acquistiamo il biglietto di ingresso e iniziamo la visita.
Parco naturale bellissimo, incontaminato, con rocce enormi e arrotondate, un paesaggio che sa quasi di preistorico. Spettacolare. Una guida ci illustra dei graffiti dei boscimani, scaliamo una roccia altissima e poi ci dirigiamo verso l’arco naturale. Tutto molto bello. Torniamo alla macchina, mangiamo e ci rimettiamo in viaggio verso Swakopmund dove faremo la spesa per i giorni successivi. Nel percorso un altro sasso, lanciato di nuovo da una macchina che correva in senso opposto, ci scheggia per la seconda volta il parabrezza.
Giorno 10 – Damaland
Colazione e partenza per il Damaland. La nostra destinazione (Twyfelfontein) si trova a circa quattro ore di macchina. Nel percorso, tra le altre cose, si scorge in lontananza il Brandberg, la montagna più alta della Namibia. Arriviamo al parcheggio del sito di Twyfelfontein, parghiamo l’ingresso (2 adulti e 2 bambine, un corrispondente di circa 50 euro) e una guida ci porta a vedere le antichissime scritture rupestri (graffiti) dei boscimani risalenti a 6000 anni fa. Sono disegni di animali che venivano cacciati o dai quali bisogna imparare a proteggersi (rinoceronte, giraffa, leone), ma anche animali visti da chi era andato verso il mare (foca). Come ci ha detto la guida, erano una sorta di Instagram dell’epoca. Escursione che sicuramente merita, seppur di breve durata. Circa 40 minuti. Dopo la visita ci dirigiamo al nostro alloggio, molto vicino al sito, il Twyfelfontein camp. Posto spettacolare, perfettamente inserito nel bellissimo paesaggio. Godiamo del tramonto sulle sdraio e poi andiamo a cena. Tutto squisito.
Giorno 11 – Outjo
Colazione e partenza verso Outjo. Le tappe di oggi sono la foresta pietrificata di Khorixas e il Fingerklip. Arrivati al sito della foresta pietrificata paghiamo l’ingresso, i soliti 50 euro. La guida ci porta a vedere degli alberi risalenti all’epoca della Pangea – 260 milioni di anni fa – che il tempo ha conservato trasformandoli in rocce. Se non mi avesse detto la stessa cosa Alberto Angela in un documentario non ci avrei creduto. Impressionati, usciamo e proseguiamo verso il Fingerklip. Il monolite si erge in un paesaggio desertico che ricorda molto quello della Monument Valley negli Stati Uniti ma più verde. Dopo la visita al “dito”, ci dirigiamo verso il nostro alloggio a circa un’ora di macchina, il Munsterland Guest Farm prenotato con booking.com. Veniamo accolti da un signore di rara gentilezza e cortesia e, in attesa della cena (squisita) ci rilassiamo a bordo piscina. Ordiniamo la colazione da asporto per il giorno successivo e andiamo a dormire. Domani sveglia presto per essere al cancello dell’Etosha all’apertura del parco.
Giorno 12 – Etosha
Partenza per la tappa più famosa: il parco Etosha. Alle 7.20 siamo in fila all’Anderson Gate. La coda procede molto lentamente. Ci consegnano un modulo da compilare con i dati nostri, della macchina e dei giorni per i quali vogliamo pagare l’ingresso. In 3/4 persone registrano su un modulo cartaceo gli stessi dati e finalmente entriamo. Procediamo per altri per 17 km dove troveremo l’ufficio dove pagare i nostri 4 giorni di visita. Precisano che si possono pagare anche un giorno per volta e che, se cambiassimo idea, non rimborserebbero quanto pagato. Convinti del nostro piano, paghiamo i nostri ingressi per un totale di 2200 dollari namibiani (circa 100 euro). Abbiamo tempo e vogliamo girare il parco in autonomia, senza guide, per gustare a pieno il piacere della scoperta.
Ovviamente ognuno si organizza come meglio crede e in base al tempo a disposizione, ma, dal mio punto di vista, trovavo un po’ fantozziane le scene dei camioncini pieni di turisti che si muovono in massa. Mappa dell’Etosha alla mano (scaricata dal sito prima di partire), ci mettiamo a cercare gli animali andando in direzione sud est e poi nord est fino al nostro gate di uscita King Nehal Gate per andare al LODGE (Etosha King Nehale) prenotato tramite booking
Il parco chiude poco prima del tramonto che tradotto, in questo periodo dell’anno, sono le 18.45 circa. In questa prima giornata veniamo travolti dalla sorpresa per tutti gli animali che incontriamo (springboks, zebre, giraffe, elefanti, gnu e tanti altri erbivori). Siamo in un documentario del National Geographic. Usciamo dal gate e in pochissimi minuti raggiungiamo il lodge. Devo dire che è abbastanza caro rispetto alla media, ma il posto è davvero bello con una piscina privata per ogni chalet, vista mozzafiato sul parco e tramonto indimenticabile.
Giorno 13 – Etosha
Sveglia con calma per goderci ancora la vista dallo chalet e la colazione. Sosta al distributore di benzina a circa 20 minuti dal lodge e alle 11.30 circa siamo all’ingresso. Ci dicono che i leoni sono visibili sono il mattino presto o nel tardo pomeriggio perché soffrono il caldo. Stessa cosa i rinoceronti. Facciamo praticamente la stessa strada del giorno precedente al contrario e rivediamo ancora tanti animali, in gruppi più o meno numerosi, che si abbeverano alle pozze, che fanno il bagno e non ci stanchiamo di vederli ancora. Special guest della giornata una leonessa alla pozza Kalkheuwei uscita per abbeverarsi. Scena memorabile con gli altri animali pietrificati, distanti da lei e tutti vicini tra loro. Nessuno si muove e nessuno le toglie lo sguardo di dosso finché non si allontana e si inoltra nella boscaglia. Noi compresi ovviamente.
Di ritorno verso Anderson Gate vediamo un gruppo numeroso di macchine ferme e capiamo che c’è qualcosa di “grosso” da vedere. Un leone? Meglio! Un rinoceronte che attraversa la strada proprio di fronte a noi! Emozione!!! Torniamo al lodge di stasera l’Etosha Village contenti e soddisfatti. Cena (ottima!) e domani sveglia presto! I leoni stavolta non ci devono sfuggire.
Giorno 14 – Etosha
Terzo giorno di visita all’Etosha. Sempre alle 7.20 in fila al Gate, sempre le stesse domande dalle stesse persone ma uno di loro si sbilancia con dirci quali sono le pozze più frequentate dai leoni: Ombika vicino all’Anderson Gate, Okondea, Nebrowni e Homob. Andiamo a Ombika e vediamo una leonessa che però sparisce presto. Giriamo ancora un po’, incontriamo un altro rinoceronte, ci perdiamo per cercare le altre pozze e ci rendiamo conto che si è fatto tardi per i leoni. Alle 11:00 ormai fa caldo e andiamo a rifrescarci anche noi nella nostra piscina.
Dopo pranzo, verso le 16 rientriamo e andiamo a Okondeka. Lì vediamo un leone maschio e una leonessa che dormo a fianco alla carcassa di una giraffa. Ci gustiamo la scena del leone “re despota” che non fa avvicinare neanche la leonessa alla carcassa. La “povera donna” si allontana e raggiunge altri due leoni più piccoli che fino a quel momento non avevamo notato. Poco più tardi il despota si sveglia e strappa altra carne della sfortunata giraffa. Soddisfatti, torniamo all’alloggio poco prima del tramonto.
Giorno 15 – Etosha
Sveglia presto e di nuovo siamo al gate. Entriamo e un grande e giovane leone maschio ci attraversa la strada andando verso Ombika. Decidiamo di seguirlo e troviamo un affollamento di macchine che stanno guardando una leonessa affamata evidentemente appostata tra l’erba per cacciare. Dopo un po’ arriva anche il leone che, tra il terrore degli altri animali presenti, raggiunge la pozza per abbeverarsi e si allontana per andare a dormire. Ci godiamo un attacco della leonessa ai danni di un’antilope che però riesce a scappare. Aspettiamo un altro po’ e decidiamo di dirigerci verso le poche pozze non ancora visitate a nord est del parco. Le pozze sono belle e affollate e, anche senza leoni, ci emozionano tantissimo.
Riprendiamo la strada verso l’uscita sudest. L’ultima pozza che visitiamo prima di salutare il parco è la Klein Namutoni: bellissima. Tanti animali, elefanti grandi e piccini che facevano il bagno. Emozionati e gratificati lasciamo per l’ultima volta Etosha con direzione Tsumeb dove arriviamo ormai a ora di cena.
Giorno 16 – Tsumeb
Stamattina si dorme, ci alziamo solo perché la colazione chiude alle 9. Successivamente ci rilassiamo in piscina. Dopo pranzo andiamo a vedere il meteorite di Hoba a circa un’ora da Tsumeb. Arriviamo, paghiamo un corrispondente di circa 45 euro per entrare e veniamo accolti da una guida che ci racconta che il meteorite è stato trovato nel 1920 da un contadino che stava arando, che ha 80.000 anni e che non ha creato un cratere perché probabilmente non è caduto verticalmente ma è planato rimbalzando sulla superficie terrestre come un sasso sull’acqua. Nonostante sia costituito principalmente da ferro, non si riscalda quando esposto al sole. Fatte le dovute foto torniamo all’hotel a Tsumeb.
Giorno 17 – Otjiwarongo
Oggi solo giornata di spostamento a Otjiwarongo dove abbiamo affittato una stanza alla fattoria dei coccodrilli. Arriviamo verso ora di pranzo, facciamo il giro per vedere i rettili e ci spiegano che, in quanto fattoria – e non zoo – gli animali vengono allevati per essere anche mangiati e poi la pelle trattata viene spedita in Italia per creare borse, cinture e scarpe. Seppur dispiaciuti per le povere bestie, per cena ordiniamo una bistecca di coccodrillo. La carne, secondo me, è molto buona, tenera e di sapore simile a quella del maiale.
Giorno 18 – Rientro a Windhoek e partenza
17 agosto: colazione e partenza per Windhoek dove raggiungiamo prima di pranzo l’alloggio prenotato con Airbnb. Abbiamo quindi il tempo di sistemare molte cose prima del volo di domani.









