Dalla Pamir Highway del Kazakistan a Bellinzona: ecco come è nato Tripster

Parte una nuova avventura su Turisti per Caso: Jacopo e Alice ci raccontano il loro progetto TRIPSTER, ovvero un camion (personalizzato) per viaggiare intorno al mondo.
Stefano Maria Meconi, 30 Set 2025
dalla pamir highway del kazakistan a bellinzona: ecco come è nato tripster

Ore 7. Mi sveglio presto, prima del solito. Qui, a queste latitudini, la sera colora il cielo di nero già poco dopo cena e ci lascia come unica alternativa quella di rifugiarci sotto le coperte o guardare un film immersi in un silenzio totale, quasi inquietante a tratti. Apro lentamente la porta di casa con l’odore di caffè che fa da contorno ad uno spettacolo fuori da qualsiasi concezione. Davanti ai miei occhi si apre uno scenario indescrivibile. Montagne alte, imponenti, sfiorano i 4000 metri e si stagliano nette contro un cielo azzurro cristallino. I colori tenui della sabbia si mescolano con il grigio intenso delle rocce. Non c’è alcun rumore, nessun movimento. Solo calma assoluta, quella calma che cerchiamo da sempre e che ora sembra finalmente essere nostra.

Con calma torno dentro, sveglio dolcemente Ali, preparo anche per lei una tazza di caffè caldo, prendo due biscotti e ci sediamo sui gradini del nostro camion, della nostra casa. Così, in silenzio, ci godiamo la colazione davanti allo spettacolo della Pamir Highway, in Kazakistan. questo è come sogniamo di svegliarci un giorno, alla scoperta del mondo, viaggiando verso Est, scoprendo il mondo attraverso i nostri occhi, incontrando nuove persone, ascoltando storie e abbracciando nuovi orizzonti. Ma la realtà, oggi, è diversa. Siamo qui, come quasi ogni sera, seduti sul divano del nostro appartamento al quarto piano, con una vista bellissima sulla valle di Bellinzona, in Ticino (Svizzera). Io sono Jacopo – J per gli amici – un perito elettrotecnico e imprenditore italiano di 32 anni, appassionato di elettronica e informatica, e lei è Alice Ali per gli amici – chef con 14 anni di esperienza nelle cucine. Quattro anni fa abbiamo deciso di metterci in gioco, di sfruttare la nostra giovane età per crearci una nuova sfida e trasferirci in Svizzera. Da lì è cominciata la nostra nuova avventura: ripartire da zero, in un territorio sconosciuto, con mentalità e modi di fare diversi e, soprattutto, senza il supporto di conoscenti e amici che, da bravi italiani, cerchiamo sempre per facilitarci la vita.

Qui invece eravamo soli, completamente in balia delle nuove e ferree regole svizzere. Passano giorni, mesi e poi anni. In Svizzera si vive bene, costa caro ma i servizi funzionano meravigliosamente e sono pensati davvero per il cittadino. Però, dentro di noi, qualcosa continuava a non quadrare. Ignoriamo questa sensazione per un po’, finché una sera, rilassandoci sul divano davanti ad un video su YouTube di viaggiatori, scherziamo tra di noi: “Ma se lo facessimo anche noi?”. Quella sera qualcosa cambia radicalmente. Come nel film “Inception” (guardalo se non l’hai ancora fatto, perché è davvero interessante), un’idea inizialmente fragile si era radicata profondamente nelle nostre menti. Non ci facciamo caso subito, ma l’idea cresce ogni giorno di più. Tra stress e preoccupazioni quotidiane iniziamo a fantasticare e, quasi per gioco, cominciamo ad immaginare la fattibilità concreta di tutto ciò.

Stranamente, tutto sembrava quadrare perfettamente:

  • Furgone passo lungo (modello Fiat Ducato)
  • Allestimento HomeMade, per minimizzare i costi
  • Location direttamente dietro la casa di campagna dei miei suoceri

Facciamo un primo budget complessivo e ci guardiamo negli occhi con l’incredulità di chi ha appena scoperto che tutto ciò è stranamente fattibile. Passano altri giorni e nella mia testa l’idea diventa sempre più fissa, sempre più presente. Inizio a dedicare ogni minuto libero allo studio del progetto, ampliando continuamente il budget e aggiungendo ogni voce che mi viene in mente o che apprendo guardando video e leggendo di chi, prima di noi, l’ha già fatto. In breve, il nostro salotto diventa praticamente invivibile, trasformato nel teatro provvisorio di realizzazioni di muri, spazi e ingombri creati con scotch di carta per simulare la planimetria interna del furgone. Le prime difficoltà iniziano subito: riuscire a incastrare tutta la nostra vita e le nostre esigenze nei pochissimi metri quadri disponibili nel Ducato. Una sfida enorme, ma il desiderio di follia supera ogni ostacolo. Poco dopo ci accorgiamo che lo spazio non sarebbe stato sufficiente e che la capacità di carico e l’autonomia del Ducato non ci avrebbero permesso di andare dove realmente desideravamo. Abbandonare l’idea del van per passare a un camion è stato facile, quasi immediato. Ma quello che non sapevamo era che, con l’aumentare dello spazio, sarebbero cresciute a dismisura anche le difficoltà. Ormai, però, non si poteva più tornare indietro… e siamo solo all’inizio delle tante difficoltà che ci attenderanno. Ma il nostro desiderio di follia ormai supera qualsiasi paura.

Jacopo e Alice – Tripster.tales su Instagram



  • SAX SAX
    … siete sulla strada buona!!! P.S.: bel colore!! passato oggi!! 💪🏼"
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