Niente sombreri e movida sfrenata: la Spagna del Nord si scopre tra scogliere spettacolari e paesini da cartolina

mini tour tra Bilbao, Santander, Pamplona, San Sebastián e qualche altra perla spagnola che non ti aspetti
Scritto da: Romy Crystal
niente sombreri e movida sfrenata: la spagna del nord si scopre tra scogliere spettacolari e paesini da cartolina

Perché non andare a vedere com’è fatta anche al nord? Diciamocelo: quando si pensa alla Spagna, subito ci vengono in mente il flamenco, le paella e le spiagge assolate della Costa del Sol. La Spagna del nord, però, è un’altra Spagna più scogliere spettacolari, meno sombreri, meno movida sfrenata, più paesini da cartolina e piatti di mare che non ti deludono.

Diario di viaggio nella Spagna del Nord

Giorno 1 – Santander e Castro Urdiales

Sveglia presto e caffè doppio oggi si parte! All’aeroporto di Malpensa ci accoglie un assistente gentile e con una pazienza degna di un santo, considerando il nostro entusiasmo da “primo giorno di gita”. Il volo fila liscio, e in men che non si dica atterriamo a Bilbao, dove ci aspetta un bus privato che ci porterà a Santander. Ora, Santander non è solo una banca (l’ho pensato anch’io), ma una città che ci accoglie con una luce dorata e un’insenatura che pare dipinta. Visitiamo il centro con la nostra guida, che ci racconta aneddoti e storie mentre noi cerchiamo di capire se sia più fotogenica la città o il mare. La playa de Matalenas, dove il mare è di un blu profondo, scogliere drammatiche che sembrano scolpite a colpi di vento. Il Faro di Cabo Mayor, ribattezzato da alcuni “il faro dei caduti” per via del monumento che si trova lì vicino. Da lassù, il panorama ti mozza il fiato. E poi, sorpresa urban-chic: un ascensore panoramico, nel centro Botin, progettato da un Renzo Piano che sia in salita che in discesa pronunciava SI in salita e NO in discesa, con un coro decisamente inaspettato. Il pranzo? Ci siamo rifugiati in un mercato coperto dove i pintxos erano ovunque: piccoli, colorati, irresistibili. Un po’ come le caramelle, ma salate e molto più socialmente accettabili da mangiare a mezzogiorno. Abbiamo assaggiato di tutto: tortilla con cipolla, acciughe su pane croccante,  e un mini-hamburger al calamaro.

Nel pomeriggio ci spostiamo a Castro Urdiales, un piccolo gioiello marinaro con una chiesa gotica – la Santa Maria Assunta – che sembra uscita da una serie fantasy (tipo: “Il Trono di Spade – versione cantabrica”). Appena arrivati, ci siamo trovati davanti a un piccolo gioiello incastonato tra il mare e la storia. Le casette colorate, il porticciolo pieno di barchette come in una cartolina e, a dominare tutto, lei: la Chiesa di Santa Maria Assunta, un’imponente signora in stile gotico che si affaccia sull’oceano. L’hanno aperta solo per noi. Dentro, un’atmosfera solenne e fresca. Dopo tanta bellezza spirituale, però, ci voleva qualcosa di fritto. E così, per la merenda, ci siamo regalati un bel cono di churros caldi, croccanti fuori e morbidi dentro, con una generosa pioggia di zucchero sopra.

Giorno 2 – Bilbao

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A Bilbao ci siamo arrivati col cielo grigio e l’ombrello già in mano — ma la pioggia, va detto, ha avuto il buon gusto di cadere solo quando siamo arrivati al museo. Il resto della giornata? Nuvole fotogeniche, aria frizzantina e noi in modalità esploratori urbani.

Ecco quindi il tanto atteso momento: il Museo Guggenheim. L’esterno ci ha subito colpiti — sembra una navicella spaziale atterrata per caso lungo il fiume Nervión. E proprio lì fuori, due abitanti speciali ci hanno accolto: Puppy, un enorme cane floreale che sembra uscito da un sogno psichedelico di un giardiniere felice, e Maman, un ragno gigantesco in metallo che a molti ha fatto esclamare “arte!” e ad altri (tipo me) “oddio che ansia”. Dentro… eh, come dire. Il Guggenheim ci ha un po’ diviso. Alcuni erano in estasi davanti a video-installazioni e sculture concettuali, altri (io e mio marito) guardavamo certe opere chiedendoci se non fossero semplicemente il retro di un armadio capovolto. Il nostro verdetto? Molto bello da fuori, molto discutibile da dentro. Ma si sa, l’arte contemporanea è così: o la ami o ti fa venire voglia di un pintxo consolatorio.

Fortuna che Bilbao non è solo Guggenheim: ci siamo goduti anche i suoi vicoli pieni di vita, le case con i balconi in ferro battuto, una città che ci sorprende con i suoi contrasti: modernissima ma piena di anima. Dopo l’overdose artistica, tra ragni giganti e installazioni incomprensibili, abbiamo deciso che era ora di riequilibrarci con qualcosa di più … umano. E così, via verso un localino scovato per caso, pieno di giovani. E lì ci siamo ricordati che l’aperitivo, in Spagna, è una cosa diversa. Niente buffet, niente pizzette tristi o olive, qui si beve e basta. E con stile! Così ci siamo lanciati su due vermut, rosso, servito con una fetta d’arancia e un cubetto di ghiaccio

Giorno 3 – Pamplona e San Sebastián

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A Pamplona ci siamo arrivati con l’aria di chi sa che qui, una volta all’anno, si corre come matti davanti ai tori… ma anche con la rassicurante consapevolezza che non è stagione di San Fermín, quindi i nostri unici inseguimenti sarebbero stati dietro a una guida con l’ombrellino. La città ci ha accolto con il suo centro medievale elegante e sorprendentemente tranquillo. Niente caos, niente adrenalina da arena, solo vicoletti acciottolati, balconi fioriti e la maestosa Cattedrale di Santa Maria che ci ha guardato dall’alto in basso con tutta la sua imponenza gotico-barocca. Passeggiare per Pamplona è come entrare in una pagina di un libro di storia che però profuma di tortilla appena fatta. La guida ci ha raccontato un sacco di cose affascinanti, dai romani al Cammino di Santiago, passando per re, regine e personaggi improbabili ma, lo ammetto, io avevo gli occhi fissi su una pasticceria che sfornava dolcetti che chiamavano il mio nome. E a proposito di tentazioni. Trovato un ottimo locale (di quelli con l’aria autentica, niente finti richiami turistici), ci siamo lasciati conquistare dal solito, irresistibile tripudio di pintxos – quelle loro bruschettine fantasiose. Ne abbiamo prese di ogni tipo: con tortilla, con prosciutto iberico, con acciughe e peperoni, con formaggio fuso e marmellata di cipolle. Il tutto accompagnato da un paio di birre fresche, che hanno reso il pomeriggio ancora più rilassato.

Poi arriviamo all’ultima tappa. Quella che, senza troppi giri di parole, ci ha fatto innamorare follemente. San Sebastián – o Donostia, per gli amici baschi, è stata una rivelazione. Di quelle che ti prendono alla sprovvista, ti fanno spalancare gli occhi, e ti fanno pensare sin da subito, “Qui ci torniamo, ma per starci un po’” Adagiata in modo scenografico attorno alla baia della Concha, con la sua spiaggia perfetta, i palazzi eleganti e quell’aria un po’ francese, un po’ surfista, un po’ da “sono bella e lo so”, San Sebastián ci ha letteralmente entusiasmato. Un’atmosfera da “vacanza chic anni ‘60”.  Passeggiare per il centro storico, tra i vicoli vivaci e profumati di pintxos, è stato un piacere per tutti i sensi. Ogni angolo è una foto, ogni scorcio un invito a fermarsi. Abbiamo fatto il pieno di mare, di tramonti dorati, di balconi fioriti e di quella calma elegante che poche città riescono a trasmettere. E noi, nel dubbio, abbiamo già deciso che ci torneremo. Per vederla con più calma, con più tempo, e magari, chissà, anche con un costume da bagno. Perché una città così bella, non puoi mica vederla solo vestita da turista.

Arriva il momento in cui la magia deve cedere il passo alla realtà. E il richiamo è quello del nostro bus, che ci attende puntuale per riportarci a Bilbao. Un po’ silenziosi, un po’ sognanti, lasciamo alle spalle San Sebastián con la promessa che torneremo nella Spagna del Nord. La serata: cena fuori in compagnia del gruppo vacanze, in un ristorantino che ci fa dimenticare la stanchezza. L’atmosfera è allegra, rilassata, di quelle in cui si chiacchiera con chi magari fino a due giorni fa era un perfetto sconosciuto, e adesso è “quello con cui hai condiviso la pioggia del Guggenheim e i pintxos di Pamplona”. Il brindisi finale, con i bicchieri alzati alla nostra penultima notte basca.

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