Siti archeologici, templi e meraviglie antichissime: 6 giorni a Malta oltre le spiagge e i luoghi dell’overtourism

Torno per la quinta volta a Malta dopo molti anni. Il viaggio è di 6 giorni, per arrivare sull’isola prenoto un volo Ryanair da Bologna 123 € a testa. Macchina a noleggio da aeroporto a aeroporto con SicilyByCar, 245€ per tutti e sei i giorni. In totale abbiamo fatto 341 Km. L’hotel, prenotato da Booking.com, è l’Alavits Hotel by ST Hotels, 16, Triq Sir Frederick C. Ponsonby Il-Gżira. 475€ la doppia per 5 notti con colazione a buffet e piccola piscina (meravigliosa) sul tetto panoramico. A questo proposito devo dire che ho trovato i prezzi a Malta molto “europei” e decisamente lievitati rispetto a quello che ricordavo.
Indice dei contenuti
Diario di viaggio a Malta
Giorno 1 – Museo Archeologico Nazionale
In aeroporto troviamo subito l’ufficio del turismo dove ci facciamo dare una serie di informazioni, soprattutto per le formule plurigiorno per gli ingressi, per andare a Gozo, per raggiungere l’hotel etc. Poi raggiungiamo l’edificio, piuttosto lontano, dove si trovano le agenzie di noleggio. La camminata, per fortuna solo con un piccolo trolley, ci lascia un po’ perplessi, comunque facciamo tutta la procedura sempre scegliendo il massimo delle assicurazioni per evitare la franchigia. L’unica cosa non compresa è il soccorso stradale, speriamo bene! Dobbiamo anche lottare un po’ per avere il copri bagagliaio in modo da non lasciare le cose in vista quando si parcheggia, ma alla fine ce lo trovano, togliendolo da un’altra auto. L’impatto iniziale con la guida a sinistra è un po’ hard, soprattutto cambiare con la sinistra e entrare nelle rotonde “a rovescio” ma l’abbiamo già sperimentata in varie altre situazioni e con molta attenzione all’inizio è fattibile.
Subito capiamo che le indicazioni a vista sono scarse e confuse. Attacchiamo il navigatore del telefono per trovare l’albergo. È in ottima posizione, a Gzira, vicino alla fermata del bus che porta a La Valletta e al lungomare tutto ristorantini (nulla di maltese però) e negozi. Interessante anche il fatto che nella strada dell’hotel e in quelle intorno vi siano parcheggi con righe bianche quindi gratis (ci ha spiegato l’addetta dell’ufficio turistico che bisogna stare molto attenti a dove si parcheggia!).
Ci sistemiamo (stanza grande e bagno piccolo, piccolo balconcino e tv piena di canali anche in italiano, bollitore e frigo) e subito partiamo con l’autobus, pagando a bordo il biglietto, per la Valletta per un primo giro di ricognizione. L’autobus porta proprio alla piazza con la mega fontana vicina al bus terminal che nei viaggi precedenti abbiamo usato per muoverci nell’isola. Eravamo però in albergo proprio alla Valletta a due passi dal terminal. La prima cosa che ci colpisce, oltre al bellissimo accesso progettato da Renzo Piano, è la marea di gente nei due sensi e di locali che offrono birra e aperitivi anche col 2 x 1! Ci ricordavamo la città molto più suggestiva e tranquilla.
Ci fermiamo subito al Museo Archeologico Nazionale per documentarci su alcune delle cose che vedremo e soprattutto per la Venere di Malta e la Dea Dormiente, due dei simboli dell’isola, risalenti almeno al 2.500 a.C. L’edificio che ospita il Museo è l’Auberge de Provence, un edificio barocco costruito nel 1571 per conto dei Cavalieri di Malta, meritevole di essere visto a prescindere. Come ci ha spiegato l’ufficio del turismo qui (e in tutti i siti della serie Heritage Malta) si può fare il biglietto cumulativo dove sono compresi la maggior parte delle cose che visiteremo. Essendo “anziani” abbiamo anche la riduzione e con 45€ a testa abbiamo il biglietto valido per tutti i giorni che staremo qui. Poi cadiamo nel trappolone dei due spritz al prezzo di uno (peraltro buoni e con patatine) e stiamo seduti a guardare la marea di turisti transitanti ovunque. Siamo in vacanza e in relax! Poi lungo giro fra le stradine, arriviamo anche fino al pub dove nel 1999 morì Oliver Reed durante le riprese del film “Il Gladiatore”. Bevve otto pinte di birra, dodici rum e quattordici whisky per una gara di bevute con cinque marinai e un infarto improvviso lo stroncò. Il bar conserva ancora il loro ultimo conto, mai pagato, e cambiò nome in “Ollie’s Last Pub”. Le stradine in discesa con gradini sono invase da tavolini e localini vari dove mangiare e bere. I prezzi ci sembrano molto europei.
Torniamo a riprendere l’autobus per cercare dove cenare nella nostra zona. Purtroppo ci tocca mangiare turco, un buon kebab con birra, accettabile anche come prezzo. Come dicevo neppure un ristorante con specialità maltesi, ce ne sono molti italiani (che vorremmo evitare) e molti in stile pizza/hamburger. Pazienza, domani ci organizzeremo diversamente. Caffè in camera e a letto.
Giorno 2 – Tarxien, Mnajdra, Marsaxlokk
Colazione a buffet ottima e variata.
Partiamo un po’ preoccupati su come riuscire a imboccare le strade giuste. Abbiamo come primo obiettivo della giornata Tarxien. Purtroppo già nell’uscire dalla Valletta abbiamo diverse difficoltà e le indicazioni scarseggiano. Andiamo un po’ a sentimento seguendo quella che secondo noi è la direzione giusta ma alla fine ci ritroviamo in prossimità del tempio di Hagar Qim che si trova su una collina prospicente il mare. Era in programma anche questo proprio per oggi quindi bene così, non ci rendiamo conto che le distanze nell’isola sono minime e quindi siamo andati ben oltre Tarxien che è vicinissimo alla Valletta. Hagar Qim è uno dei templi megalitici di Malta considerati Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Tra il 3600 e il 3200 a.C., nel Neolitico, fu costruito questo incredibile complesso di pietra utilizzando tecniche avanzate. Per via dell’eccellente stato di conservazione del tempio, si crede che possa essere stato coperto da una volta di pietra che lo proteggeva dal sole e dalle intemperie. Attualmente è coperto da una tensostruttura bianca che serve anche ad ombreggiare i visitatori!
In una delle mura si trova il megalite più grande di Malta, con i suoi 5,2 metri di lunghezza e le sue 57 tonnellate. I costruttori del tempio utilizzarono pietre sferiche e rampe per collocare queste grandi pietre in verticale. Il panorama è stupendo, mare a 360 gradi e davanti un piccolo isolotto disabitato, situato a circa 5 km dalla costa, Filfla, una riserva naturale e un sito di importanza ornitologica. Il nome deriva dalla lingua araba e significa pepe. È famosa anche perché ospita una lucertola endemica propria dell’isolotto.
Giriamo tranquillamente tutto il sito ma poi vediamo arrivare due grupponi con guida e ci incamminiamo velocemente verso l’altro tempio del sito, Mnajdra, che è a circa 500 metri e che si raggiunge scendendo uno stretto sentiero sotto il sole tra cardi in fiore e finocchio selvatico. Anche questo è coperto da una tensostruttura, per fortuna perché, anche se è mattina presto, il sole picchia assai. Risalente all’anno 3000 a.C., è costruito con pietra calcarea molto chiara e si trova più vicino alla scogliera e quindi al mare in sito isolato e super panoramico. In questo caso, il tempio è allineato con gli astri in modo tale che la luce entri da un foro della sala principale durante l’equinozio di primavera e di autunno. Mnajdra è anche il più antico esempio di edificio costruito a secco (cioè senza malta, scusate il gioco di parole!), antecedente anche a Stonehenge e alle Piramidi. Questo sito è in assoluto il mio preferito, la location sul mare e la suggestione di una costruzione così antica catturano veramente.
Scappiamo giusto in tempo perché stanno arrivando i due gruppi di prima, e altri stanno arrivando. Infatti al parcheggio ci sono già diversi autobus grandi e piccoli. Decisamente c’è moltissimo turismo in questo periodo. Immagino che in agosto la piccola camminata per raggiungere i templi sia molto più dura! E come nostra abitudine consiglio di recarsi nei luoghi di particolare suggestione alla mattina all’apertura per evitare affollamenti. Riprendiamo la macchina e facciamo una sosta al punto panoramico del Blue Grotto. Si fa un piccolo percorso in discesa e si arriva al punto panoramico sulla grotta. Bellissima, si vedono le barchine che ci entrano, per prenderle bisogna andare al porto di Zurrieq e la navigazione è abbastanza lunga. Ci accontentiamo del panorama iconico. Pare sia stato anche set del film Troy.
Proseguiamo verso Marsaxlokk (in italiano Marsa Scirocco), la famosa baia della cittadina di pescatori dove è presente un mercatino turistico che ormai si svolge tutti i giorni, una bella piazza e tanti ristoranti con prezzi abbastanza elevati. È in questo “Golfo dello Scirocco” che i primi Fenici giunsero nell’isola, durante il IX secolo a.C., ed è sempre qui che i Turchi attraccarono durante il famoso assedio. Marsaxlokk è conosciuta principalmente per le tradizionali imbarcazioni colorate “con gli occhi”, i luzzi: la tradizione vuole che questi occhi (di origine egiziana) proteggano l’imbarcazione dalla sventura. A dire la verità nei miei precedenti viaggi il golfo era molto più ricco di imbarcazioni (ho le prove fotografiche) e il mercato molto più autentico. Purtroppo spritz e instagram hanno colpito pure qui. Dimenticavo che nelle mie visite senza macchina ho raggiunto sia i templi che Marsaxlokk senza difficoltà con gli autobus di linea.
Passeggiata, foto, bevutina nella piazza e ripartiamo decisi verso Tarxien. Faticosamente e con varie peripezie arriviamo al paese, parcheggiamo e chiedendo indicazioni a gentilissime persone, devo dire tutti veramente sorridenti e disponibili, arriviamo all’ingresso del tempio. Anche questo compreso nel nostro biglietto. I templi di Tarxien sono patrimonio dell’Umanità dell’Unesco dal 1992. Sono uno degli esempi meglio conservati di templi megalitici, che caratterizzarono il periodo storico maltese conosciuto come “Età dei Templi” (3600-2500 a. C.) A Tarxien furono costruiti quattro templi, in un arco di tempo tra il 3000 e il 2500 a.C.. Pur avendo piante del tutto simili risalgono ad epoche diverse. Sono particolarmente importanti per l’arte preistorica scoperta nel sito. Sono infatti presenti blocchi e pilastri decorati con spirali di varie forme e bassorilievi raffiguranti animali domestici (varie capre, un montone, un maiale). Sono stati qui ritrovati, su un altare, due coltelli di selce e resti di animali che provano l’uso di animali durante i rituali all’interno del tempio. Sulla destra si notano i resti di una colossale statua in pietra con vesti drappeggiate. Della statua, probabilmente alta tre metri, rimane solo la parte inferiore i cui prosperosi fianchi fanno pensare fosse dedicata alla dea della fertilità. Ovviamente tutti gli originali sono nel museo che abbiamo visitato ieri e che a mio avviso è meglio vedere prima di vedere i templi. Anche tutte le tecniche di costruzione, le forme delle stanze, le porticine, sono tutte cose più apprezzabili se si sono già avute le informazioni nel museo. Nel sito, molto ben strutturato con camminamenti sopraelevati e copertura, si possono seguire le informazioni scaricando il QR Code all’ingresso per avere accesso all’audioguida, che è pure in italiano, e seguendo i numeri la si può ascoltare comodamente mentre si osserva la complessa struttura del tempio che sarebbe difficile interpretare senza questo aiuto.
Torniamo verso la Valletta ma prima ci fermiamo alla base delle tre città fortificate (Vittoriosa, Senglea e Cospicua) vicino all’Università Americana di Malta, bellissimo edificio, con una bella piazzetta prospicente il porticciolo. Da lì partono due belle scalinate a zig zag per salire a Senglea e ci sono finalmente (non ne avevamo ancora viste) un paio di pastizzerie, forse perché questa è una zona non molto turistica. I pastizzi sono uno dei cibi di strada più popolari dell’isola, 50 cent l’uno, e sono sfogliatine calde ripiene di ricotta o piselli. Ci sono anche in formato più grande, e meno unto, con una sorta di pasta brisè. Come merenda ci sta proprio. Seduti su una panchina, con pochissima gente, ci godiamo l’ambientazione panoramica e molto rilassata.
Decidiamo di tentare Fort Rinella. Ci arriviamo sempre a caso senza indicazioni certe e mai collocate dove servirebbero! Fort Rinella è un forte di epoca vittoriana edificato dagli ingegneri britannici tra il 1878 ed il 1886 situato a Calcara, praticamente il braccio di terra che chiude tutto il Gran Harbour. La cosa che ci attrae è che ospita al suo interno il famoso e unico cannone Armstrong Whitworth da 100 tonnellate. Inoltre leggiamo che una volta all’anno, il 5 maggio, un gruppo di volontari spara con il cannone da 100 tonnellate caricato solo con polvere nera e durante l’anno, figuranti vestiti da soldati britannici del diciannovesimo secolo guidano i turisti attraverso un tour del forte che include spiegazioni e dimostrazioni. È inoltre possibile sparare a salve con fucili ed un cannone da campo. Niente di tutto ciò, arrivati scopriamo che l’area intorno è piuttosto desolata e dal cancello del forte vediamo la biglietteria chiusa e un cartello informa che il forte è aperto un solo giorno alla settimana. Si vede però in lontananza il cannone! La visita sarebbe stata comunque compresa nel nostro pass.
Proseguiamo verso la punta di Calcara fino a dove finisce la strada per vedere almeno Fort Ricasoli. Si trova proprio sul promontorio all’ingresso sud del Porto, sul lato opposto di Forte Sant’Elmo, venne progettato dall’ingegnere militare Maurizio Valperga e edificato tra il 1670 e il 1693 a spese del cavaliere ospitaliere italiano Giovanni Francesco Ricasoli da cui prese il nome. Visto che mi piace inseguire le location dei film, cercavo in particolare il portale usato per il Trono di Spade per fare una foto per le mie figlie. Forte Ricasoli infatti è stato usato come location per ambientare la città di Approdo del Re nella serie Il Trono di Spade, per ricostruire parte del Colosseo ne Il gladiatore e la città di Troia nel film Troy. Inoltre, è stato usato per girare le scene dell’assedio di Tolone, la prima vittoria di Napoleone, nel film Napoleon. Ma anche qui niente da fare. E’ chiuso con operai che non mi permettono di entrare neppure per una foto. Questo giro dei forti ha buttato male.
Torniamo seguendo la corrente del traffico a La Valletta e arriviamo in Piazza Jean de Valette, proprio dove si trova la Fontana dei Tritoni (fantastica la sera illuminata) proprio di fronte alla stazione principale degli autobus. La Fontana dei Tritoni è una gigantesca opera modernista dello scultore maltese Vincent Apap, è punto di riferimento iconico per chi arriva a La Valletta. La piazza, con la sua ampia fontana, è un luogo di ritrovo molto frequentato sia dai residenti che dai turisti e vi si accede da un bel viale alberato con camminamento pedonale fra bellissimi gerani e vi si trova l’accesso a un mega parcheggio sotterraneo con prezzi accettabili vista la comodissima posizione. Così facciamo, lasciamo la macchina al piano -4 e saliamo con ascensore e scala mobile direttamente alla piazza. Figo. Ci buttiamo nella bolgia a cercare un ristorante di cucina maltese.
Ieri sera ne avevamo visto alcuni tutti vicini in una zona del centro, a dire il vero pochi. Le due vie principali parallele del centro e le laterali sono piene di gente e localini vari. Alla fine scegliamo Galeas. Prendiamo i bragioli, la zuppa di pesce aljotta, pesce spada e frittelle di formaggio. Insieme portano comunque patatine fritte e ci beviamo la birra maltese Cisk. Soddisfatti torniamo verso la macchina e con google map cerchiamo di raggiungere l’hotel. Facciamo sempre strade diverse e giri un po’ a vanvera perché ci sono parecchi lavori in corso. Facciamo un po’ fatica a trovare parcheggio in righe bianche gratis ma alla fine si trova. A letto soddisfatti! In tutto oggi abbiamo fatto 93 Km, da quanto ci siamo sballottati in macchina ci sembravano molti di più!
Giorno 3 – St. Julian
Sveglia sempre prestissimo. Saliamo a vedere la piscina e il panorama sul tetto dell’hotel. Una meraviglia, ma il dovere ci chiama. Colazione super e si parte. Vogliamo andare a Mdina. Come ieri le strade non le azzecchiamo e inaspettatamente ci troviamo a St. Julian da tutt’altra parte. Così cambiamo obiettivo e puntiamo all’isola di Gozo. La strada è per lunghi tratti poco curata, diamo un’occhiata a St. Paul Bay, bella spiaggia e un sacco di appartamentini per turisti, poi facciamo anche un pezzo di superstrada e alla fine arriviamo (il traghetto è sempre ben indicato) al traghetto. Ci si mette direttamente in fila in attesa senza prenotazioni o acquisto di biglietti. Infatti come ci aveva detto l’ufficio del turismo si va senza pagare e si paga solo al ritorno. La nave è grandissima con diversi piani per le macchine e una grande sala per i passeggeri. Il ricordo dell’altra volta che ero venuta a Gozo era di una piccola bagnarola. Il turismo ha proprio cambiato il mondo! Dopo una breve attesa imbarchiamo e in una mezzoretta siamo a Gozo. In pratica le navi vanno e vengono in continuazione.
Il primo obiettivo per noi sono i templi di Gigantija, riconosciuti Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1980. Risalgono circa al 3600-2800 a.C. e sono le più antiche strutture del genere al mondo e le seconde strutture religiose artificiali al mondo dopo Göbekli Tepe (Turchia). Inoltre rappresentano il gruppo più esteso di templi di Malta. La struttura di accesso è tutta nuova e moderna con un bel museo che si visita prima di accedere ai templi attraverso una passeggiata in un bel giardino. Si arriva così alla visione dall’alto del lato della muraglia con le pietre più grandi. Poi si gira intorno e si entra in alcune sale circolari. Bello e veramente gigantesco. Il termine Ġgantija deriva dal maltese Ġgant, ovvero gigante, appunto perchè un tempo era diffusa la credenza che questi templi fossero stati costruiti da un’antica razza di giganti. La popolazione non riusciva a spiegarsi altrimenti come semplici uomini avessero potuto spostare e sollevare megaliti che arrivano a pesare anche 50 tonnellate. In effetti, non si ha certezza della tecnica costruttiva impiegata. Come nei templi di Tarxien, sono state trovate delle sfere di pietra: l’ipotesi più accreditata è che probabilmente siano state usate per far scorrere i massi.
Si esce da tutt’altra parte rispetto all’ingresso e c’è un unico bagno con coda in attesa. Ritroviamo la macchina e dirigiamo a Victoria (una volta Rabat). Ci fermiamo a vedere un bel mulino a vento, Tat-Tmien Kantunieri, nel quale si entra e si può salire e vedere il funzionamento. Interessante. Altra sosta alla chiesa Rotonda di Xewkija, dedicata a San Giovanni Battista. Cupolone pazzesco. La chiesa fu progettata dall’architetto maltese Ġużè Damato e si rifà alla Basilica di Santa Maria della Salute di Venezia. Ha una cupola alta 75 metri, con un diametro interno di 27 metri ed un peso di 45.000 tonnellate. La circonferenza è di 85 metri ed è sostenuta da 8 grandi colonne di cemento ricoperte di pietra, che ne fanno la terza cupola non supportata più alta del mondo ed uno dei punti di riferimento visivi di Gozo. Ed eccoci a Victoria. Cerchiamo parcheggio un po’ fuori dalle stradine centrali e raggiungiamo la piazza a piedi. Molto piacevole, ma poi le strade centrali sono piene di tavolini e turisti e l’atmosfera ci perde un po’.
Decidiamo di lasciar perdere la Cittadella verso la quale salgono file di persone e visitiamo invece praticamente in solitaria la Basilica di San Giorgio, a pochi passi dalla piazza dell’Indipendenza. Realizzata tra il 1672 e il 1678 sui resti di un’antica chiesa parrocchiale dove, secondo la tradizione, sorgeva un tempio pagano. L’interno della Basilica è in stile barocco, con chiare influenze della vicina Sicilia: riccamente decorato, molto bello con rivestimenti in marmo e in stucco dorato. La basilica ospita due importanti opere di Mattia Preti.
Torniamo alla macchina e dirigiamo al traghetto. Stavolta sulla rampa d’accesso si passa accanto alle biglietterie e paghiamo (30 € per la macchina e 4 persone comprensivo di andata e ritorno). Arrivati a Malta decidiamo di andare a Mosta per vedere il duomo dedicato a Santa Maria Assunta, patrona della città. Noto come la Rotunda, è uno dei monumenti simbolo di Malta. Edificato tra il 1833 e il 1860 sui resti di una chiesa secentesca, è in stile neoclassico. Progettato dall’architetto francese Giorgio Grognet de Vassé, è famoso per la sua cupola, del diametro di 37 metri. Per grandezza, è terza in Europa e nona nel mondo. Durante la seconda guerra mondiale, fu trafitta da una bomba di 200 chilogrammi, sganciata da un aeromobile della Luftwaffe. In quel momento, in chiesa erano presenti 300 fedeli in attesa della celebrazione della prima messa serale. L’episodio, che avrebbe potuto avere tragiche conseguenze, non provocò morti perché l’ordigno non esplose. Fu poi disinnescato e gettato in mare. I maltesi pensarono a un miracolo, tanto che nel luogo di culto posero una riproduzione della bomba, visibile ancora oggi, per ricordare l’accaduto. Al di sotto di essa è scritto, in maltese, “Il-Miraklu tal-Bomba, 9 ta’ April 1942”, che significa “Il Miracolo della Bomba, 9 aprile 1942”. Altre due bombe rimbalzarono sulla cupola, e finirono in piazza, ma rimasero anch’esse inesplose. Si visita a pagamento e si sale per ammirare meglio la cupola e dall’alto il paesaggio. Poi si arriva al luogo dove è esposta la bomba, praticamente la sacrestia. Giriamo tutto tranquillamente, c’è abbastanza gente, soprattutto dalla bomba, ma in alto per fortuna no!
Riprendiamo la macchina e torniamo in albergo (sempre con strade varie a sorpresa e con un po’ di difficoltà per il parcheggio). Stasera abbiamo deciso di cercarci un ristorante in zona sul lungomare. Facciamo una bella camminata a Sliema e alla fine scegliamo un bel ristorante, il Fortizza, mangiamo carne e insalata con avocado e pesce. Niente di maltese ma ottimo. Altra bella camminata per tornare in hotel e a letto con caffè e TV.
Giorno 4 – Mdina
Tempo sempre splendido e caldo. Dopo colazione partiamo e stavolta siamo decisi a raggiungere Mdina, l’antica capitale di Malta. La città vecchia, praticamente confinante con Rabat, conserva ancora un aspetto monumentale, sebbene sia ormai abitata da poche centinaia di persone e molto visitata dai turisti. Nonostante le austere mura medievali, l’interno è ricco di meravigliosi palazzi delle maggiori famiglie nobiliari maltesi.
Per prima cosa visitiamo la Chiesa-museo Cattedrale di San Paolo. Costruita sul luogo dove il governatore Publio avrebbe incontrato san Paolo dopo il naufragio sulle coste dell’isola di Malta della nave che lo trasportava a Roma. Una delle principali caratteristiche è il pavimento formato da numerose pietre tombali intarsiate o lastre di marmo commemorative, simili a quelle della concattedrale di San Giovanni a La Valletta e della cattedrale dell’Assunzione della Vergine Maria a Gozo. Questa visita è a pagamento e non compresa nel pass. Il Museo è molto ricco e interessante e la Chiesa merita veramente. Usciti giriamo in pratica tutta la città, belle stradine e bei palazzi e qualche negozietto di souvenir. Sulle mura ci fermiamo per bere qualcosa al famoso bar Fontanella. Lo troviamo per fortuna immutato, suggestivo, pieno di turisti, molto piacevole, imperdibile. Dopo la meritata sosta usciamo dalla porta opposta a quella da cui siamo entrati e dirigiamo alla Domus Romana, un museo che conserva i resti di una villa romana del I secolo a.C. ed è l’edificio più importante di epoca romana scoperto finora a Malta. Molto belli i mosaici del pavimento, una parte del peristilio e altri reperti. Bello anche l’ambiente del museo e l’esterno con gli scavi. L’ingresso è compreso nel pass.
Sempre a piedi, praticamente oltrepassando il parcheggio, si entra nella città di Rabat. Molto caratteristica e anche qui mi sbizzarrisco a fotografare i bellissimi batacchi dei portoni. Arriviamo così alle Catacombe di San Paolo, un complesso di tunnel sotterranei utilizzati come rifugio e luogo di sepoltura. Il giro è veramente interessante e piuttosto avventuroso, i cunicoli sono stretti e intrecciati e molto bui, si ha l’impressione di perdersi. Avevo visto altre catacombe, ma queste meritano veramente per la struttura complessa come un alveare.
Giriamo un po’ la città e riprendiamo la macchina dirigendo alle scogliere di Dingli. Anche in questo caso poche indicazioni e soprattutto non si capisce bene dove recarsi per avere la visione migliore delle scogliere. Giriamo quindi un po’ a vanvera incrociando qualche altro turista incerto come noi. Troviamo alcuni punti da cui, in lontananza, riusciamo a vederle, hanno un’altezza di circa 200 metri e l’affaccio a picco è piuttosto impressionante. Ci fermiamo alla chiesetta di Maria Maddalena, con panchine e bancarella con qualche rinfresco, che però è chiusa e non particolarmente suggestiva.
Proseguendo nella serie delle scarse indicazioni proviamo a raggiungere i Buskett Gardens, l’unica area boschiva di Malta, dominati dal famoso palazzo Verdala, una delle residenze ufficiali del presidente di Malta. In base a quello che avevamo capito dalle cose lette pensavamo ci si potesse passeggiare, invece sono recintatissimi e anche il palazzo si intravede a malapena. Comunque il bosco c’è e pure il palazzo. Qualche sosta per foto e proseguiamo per visitare Haz Zebbug. L’accesso è dall’arco del Gran Maestro Emmanuel de Rohan-Polduc, le strade deserte ricche di dimore patrizie, molto belle e suggestive, batacchi splendidi e zero turisti. Arriviamo alla piazza centrale con la bella chiesa di San Filippo di Agira del 1632. Direi che i paesini come questo e i grandi siti preistorici incarnano veramente lo spirito di Malta che ci piace. Da notare la ricchezza di luminarie fatte di vere e proprie lampadine colorate disposte ovunque su chiese e palazzi e la numerosità di enormi pennoni che portano bandiere.
Torniamo alla Valletta e parcheggiamo nel parcheggio sotterraneo comodissimo e andiamo subito agli Upper Barrakka Gardens. L’ora è propizia in procinto del tramonto. Ci affacciamo alla spianata con la batteria di cannoni che puntano alle tre città illuminate dal sole proprio di fronte. Il colpo d’occhio è superbo. Ci sediamo e ci godiamo il panorama, via vai di barche varie, e la colorata e curiosa umanità che passeggia nei giardini. Poi decidiamo di tornare a cena al Galeas per mangiare maltese, bragioli, tonno, zuppa di calamari ottimi. Ahimè la gente in giro però è veramente troppa. Riguadagniamo l’hotel sempre con strade diverse e originali e sempre parcheggiando free nelle righe bianche.
Giorno 5 – Concattedrale di San Giovanni Battista, Palazzo del Gran Maestro
Oggi si inizia con la concattedrale di San Giovanni Battista, patrono dei Cavalieri Ospitalieri. Il biglietto si paga (non è compreso nel pass). La prima cosa che colpisce è il contrasto tra la facciata austera e la ricchezza dei suoi interni che abbagliano per l’oro, i colori, le decorazioni, i marmi. È uno dei templi barocchi più impressionanti del mondo, e custodisce fra l’altro un imperdibile tesoro: la decollazione di San Giovanni Battista di Caravaggio, che è una delle principali attrazioni per i visitatori. Da non sottovalutare ovviamente i superbi dipinti commissionati a Mattia Preti, soprattutto le storie della vita di San Giovanni Battista. Altra cosa imperdibile il pavimento della navata centrale completamente costellato di lastre in marmo policromo sotto le quali sono sepolti 400 cavalieri dell’Ordine, tra cui il fondatore della capitale maltese, Jean Parisot de la Vallette. Le rappresentazioni sulle singole lapidi sono da osservare una a una per fantasia, disegni, colori. La cattedrale è formata da una navata centrale e da otto cappelle laterali che simboleggiano le diverse lingue parlate dall’Ordine. Vale la pena dare un’occhiata a ognuna di esse, decorate con motivi e simboli delle diverse nazionalità che rappresentano. Indispensabile l’audioguida in italiano veramente utilissima e completa che illustra tutto. Le lingue sono otto: Lingua di Provenza, Lingua di Alvernia, Lingua di Francia, Lingua d’Italia, Lingua d’Aragona, Lingua d’Inghilterra, Lingua d’Alemagna, Lingua di Castiglia o Portogallo. Confesso che ho dovuto cercare in internet l’Alvernia: è la regione del massiccio centrale di Francia con città principale Clermont Ferrand.
Giriamo tutte le cappelle. Molta gente, ma avendo ognuno l’audio guida, ci si disperde abbastanza. Teniamo per ultimo il Caravaggio. Non è più nella sacrestia dove l’avevamo visto le altre volte. Hanno costruito una zona ad hoc solo per la decollazione, bellissima, mentre il San Girolamo scrivente, anch’esso pieno di simbolismi e suggestioni, è in un’altra stanza. Sono reduce da pochi giorni dall’Expo di Osaka dove nel Padiglione Italia ho visto un altro Caravaggio che non avevo mai visto dal vivo: La deposizione. Si sale a un piano superiore e c’è un filmato con la vita di Caravaggio a Malta e informazioni sulle sue opere. Bello e comunque completa la visita con molte informazioni sul pittore e sui suoi trascorsi a Malta, per chi già non lo conoscesse.
Scendiamo, un ultimo giro abbacinati nella cattedrale e usciamo storditi. Veramente un capolavoro imperdibile, il cosiddetto “vale il viaggio”. Poco lontano arriviamo al Palazzo del Gran Maestro, ingresso compreso nel pass, un edificio del XVI secolo ricco di storia e di oggetti di grande valore. Il fondatore dell’attuale capitale di Malta, Jean Parisot de Valette ne ordinò la costruzione come residenza ufficiale dei maestri dell’Ordine dei Cavalieri Ospitalieri. Bellissimo e immenso. Due grandi cortili e bellissime sale. Si accede poi all’Armeria o Sala delle Armi. Si tratta di un’importante collezione di armature, lance, spade, cannoni e altri oggetti bellici originali conservati dai tempi dei Cavalieri ed esposti in un lunghissimo salone in vetrine e lungo le pareti. Cerchiamo le più belle e famose appartenute ai cavalieri e ci accontentiamo di una visione non troppo particolareggiata. Incominciamo a essere un po’ stanchi!
Usciamo e dirigiamo, con vertiginosa discesa, al Forte Sant’Elmo. Anche questo è compreso nel pass e visto che abbiamo mancato gli altri due forti che volevamo vedere ci facciamo questo. La struttura è proprio a picco sul mare, panoramica, assolata, molto grande. Ospita il National War Museum, dove sono esposte testimonianze della Seconda guerra mondiale, tra cui l’unico biplano “sopravvissuto” alla guerra e la George Cross, conferita da Re Giorgio VI a Malta nel 1942 per il valore dimostrato, e inserita dal governo maltese nella propria bandiera. Le sale del Museo sono disposte in varie zone del forte e si visitano con un percorso circolare. La struttura è anche nota per essere stata utilizzata come ambientazione del carcere nel film del 1978 Fuga di mezzanotte. Torniamo alla stazione dei bus passando dai Lower Barrakka Gardens, la salita è lunga e serpeggia la stanchezza, anche il caldo colpisce abbastanza, percui decidiamo di andare a Birgu in autobus, visto che una linea porta proprio all’interno a pochi passi dal Palazzo dell’Inquisitore. Raggiungere le tre città in macchina ci spaventa un po’, strade e stradine e così pensiamo di fare meglio.
Le Tre Città sembrano tre dita tese verso il promontorio della Valletta, si chiamano in maltese Isla, Bormla e Birgu. Ognuna possiede anche dei nomi onorifici: Senglea per Isla, Cospicua per Bormla e Vittoriosa per Birgu, questo perché il suo forte Sant’Angelo fu l’unico a non essere preso! Scendiamo dal bus nella piazzetta principale di Vittoriosa e andiamo subito a visitare il Palazzo dell’Inquisitore. Biglietto compreso nel Pass.
Situato nel cuore di Birgu il Palazzo è l’unico edificio del suo genere, aperto al pubblico, in tutto il mondo. E’ un concentrato di storia ed architettura maltese. Costruito ed espanso continuamente durante i suoi cinque secoli di storia, è legato agli eventi dell’Inquisizione a Malta, e ai tentativi di controllo della Chiesa di Roma sull’Ordine dei Cavalieri di Malta. E’ stato utilizzato continuamente durante tutta la sua storia, seppure con funzioni diverse, cosa che ne ha permesso la sopravvivenza fino ad oggi: infatti altri edifici con funzioni simili sono stati o abbandonati o sono stati distrutti.
L’interno del Palazzo dell’Inquisitore è un labirinto di stanze, a causa proprio delle continue modifiche apportate nei secoli. Al piano terra si possono visitare il giardino interno e le antiche cucine, con arredi e utensili originali di varie epoche, alcuni molto curiosi. Al primo piano si possono vedere le stanze dell’Inquisitore, sia quelle usate per il lavoro d’ufficio sia quelle private, come la cappella e la camera da letto. Reperti, mobili e oggetti di uso quotidiano sono esposti nelle varie sale, con pannelli informativi in inglese.
Si passa poi alle stanze del tribunale per scendere infine nei sotterranei, dove si trovano la stanza delle torture e le prigioni. Dei pannelli e dei video mostrano come avvenivano i processi e quali erano i metodi di tortura utilizzati. Le celle della prigione sono una delle parti più interessanti del palazzo, con le suggestive incisioni sulle mura fatte dai prigionieri: calendari e sistemi di conteggio dei giorni, nomi, date, disegni e simboli.
L’insieme veramente interessante e coinvolgente, anche se un po’ inquietante.
Nella piazzetta sostiamo in un bel barettino per bere qualcosa di fresco. Poi partiamo per esplorare il quartiere Collachio, dove si trovano i famosi vicoletti caratteristici, in salita e in discesa, e alcuni Auberges dei Cavalieri del periodo in cui Birgu era la capitale. Ovviamente batacchi ai portoni stupendi. Il quartiere è imperdibile e c’è anche poca gente.
A malincuore riprendiamo il bus e torniamo alla Valletta. Giriamo un po’ storditi dalla marea di gente. Ormai stanchi e senza voglia di cercare ancora ristoranti maltesi e anche un po’ affezionati torniamo da Galeas per l’ultima cena maltese. Stasera ci lanciamo con il coniglio maltese, Stuffat tal-fenek, che ci mancava, e ci rifacciamo pure i bragioli. Posto carino, cibo buono e personale gentile.
Riprendiamo la macchina e torniamo all’albergo per l’ultima notte.
Giorno 6 – Borg in-Nadur, Ghar Dalam
Mega colazione con calma, oggi dobbiamo tirare per le lunghe fino al volo che è stasera. Ultime foto panoramiche dalla piscina sul tetto, carichiamo tutti i bagagli in macchina e partiamo per andare “a zonzo” in zone il meno battute possibile. Scegliamo fra gli ingressi previsti nel pass e per prima cosa andiamo a Borġ in-Nadur, un sito archeologico situato vicino a Birżebbuġa. Si tratta di un tempio megalitico di Tarscen a quattro absidi racchiuso da un muro di rocce. Le rovine potrebbero risalire all’età del bronzo, approssimativamente intorno al 3150-2500 a.C.. La cosa fantastica è la location, super isolata e naturale, con una minuscola biglietteria con una signora di una certa età che ci accoglie felicissima (mi sa che qui non ci venga nessuno, anche perché la salita è impervia) e che si è circondata la piccola baracca/biglietteria di vasi di fiori curatissimi di cui è molto orgogliosa.
Nei buchi dei megaliti numerosissime lumachine bianche, intorno fiori di capperi e acanto e atmosfera veramente suggestiva. Ovviamente ci siamo solo noi. Saluti festosi con la bigliettaia e ripartiamo verso Għar Dalam (Caverna Oscura) che si trova circa un chilometro a nord di Birżebbuġa e ospita le prove del primo e più antico insediamento umano sulle isole maltesi (circa 7400 anni fa). Al suo interno vi sono resti di animali della primissima era glaciale, oggi estratti dalle rocce e portati nel museo adiacente. E’ il sito archeologico più antico del paese, Patrimonio dell’Umanità, e ha custodito per secoli i resti degli animali che abitarono l’isola. Infatti, le ossa trovate a Għar Dalam datano al 5.500 a.C., circa. Inoltre, la cosiddetta “grotta dell’oscurità” è formata da una profonda galleria di 150 metri di lunghezza colma di stalagmiti e stalattiti che si sono formate nel corso dei secoli. Sebbene si possa visitare solo una terza parte della grotta, è molto interessante osservarne i diversi strati geologici e i resti di animali trovati in ognuno di essi. Tra gli scheletri più importanti troviamo quelli degli elefanti nani e degli ippopotami che popolarono Malta nell’Era Glaciale.
Prima di visitare la grotta Għar Dalam, visitiamo il museo dell’ingresso, che espone in due sale tutti gli oggetti recuperati dalla grotta. Nella prima sala resti ossei delle specie che popolarono Malta circa 180.000 anni fa. Il museo espone scheletri praticamente intatti di cervi, volpi, orsi bruni, ippopotami ed elefanti nani, i quali, si pensa che provenissero dal Nordafrica. Il museo è molto ben allestito e curato e compreso nel pass. Veramente interessante. Usciti si inizia a scendere lungo un bella passeggiata, ricca anche di illustrazioni e didascalie sulle piante e sui fiori che si incontrano, affacciata su una vallata e si arriva in un piccolo spiazzo con panchine all’ingresso della grotta. Da lì si inizia a scendere gradini e si segue un sentiero guidato con tabelle illustrative chiare e interessanti. Il percorso non è lunghissimo, e c’è qualche turista. La caverna ha inoltre rivestito un ruolo chiave nella seconda guerra mondiale, poiché fu usata come rifugio antiaereo prima e come deposito di carburante in un secondo momento. Sostiamo nelle panchine con vista su alcune torri e sulla bella vallata impervia. Sensazione di “vera” Malta!
Ripartiamo per Marsaskala, paesino sul mare nella zona sud di Malta. A differenza di altre località, in particolare di Marsaxlokk, il turismo a Marsaskala è soprattutto locale, quindi in generale è più economica rispetto ad altre località più quotate e poco frequentata dai turisti. Il paese si sviluppa intorno a due baie principali: quella di Marsaskala per l’appunto, e quella di San Tumas, distanti tra di loro poco più di un chilometro in linea retta. Le due baie sono collegate da un lungomare con una bella vista sul porticciolo e sulle spiagge.
L’unico vero e proprio edificio storico in zona è la Torre di San Tumas, situata sulla penisola che separa le due baie: si tratta di una grande torre di avvistamento realizzata per volere del Gran Maestro Alof de Wignacourt nel 1614. Questo bastione faceva parte delle cosiddette Wignacourt Towers, ovvero del sistema di fortificazioni realizzato appunto per difendere le coste maltesi dagli attacchi turchi. Parcheggiamo, porticciolo tranquillissimo e con tanti bei ristorantini, ne scegliamo uno, si chiama “Frutti di mare”, e ci facciamo una scorpacciata di ottimo pesce.
Ripartiamo facendo una sosta al Mulino a Vento di Xarolla vicino a Żurrieq, costruito nel XVIII secolo dall’Ordine dei Cavalieri di Malta e ancora funzionante. E’ però chiuso e lo vediamo solo da fuori seduti in amene panchine all’ombra di alberi fioriti. Decidiamo per l’ultima visita “strana”: il-Maqluba. Si tratta di una dolina con una superficie di circa 4.765 mq situata nel villaggio di Qrendi. Questo sito è legato a una leggenda, considerata una delle storie più affascinanti e misteriose di Malta. La dolina (un’enorme voragine naturale) è chiamata appunto Il-Maqluba, che in maltese significa “rovesciato” o “capovolto”. Si racconta che, tanti secoli fa, in quello stesso luogo ci fosse un villaggio abitato da persone corrotte e malvagie, che vivevano senza alcun rispetto per gli altri o per la natura. Facevano del male, ignoravano la fede e non aiutavano mai nessuno. Dio, vedendo tanta malvagità, decise di punire il villaggio. Solo una donna buona e devota viveva lì, ed era l’unica a pregare e a condurre una vita onesta. Gli angeli, per proteggerla, le ordinarono di lasciare il villaggio immediatamente, perché sarebbe successo qualcosa di terribile. Poco dopo, si scatenò una furiosa tempesta. Tuoni, fulmini e venti fortissimi si abbatterono sul villaggio, mentre la terra iniziò a tremare violentemente. All’improvviso, il suolo si aprì e l’intero villaggio sprofondò negli abissi, inghiottito dalla terra. Solo la casa della donna buona rimase intatta. Dio, dopo aver distrutto il villaggio malvagio, mandò gli angeli a raccogliere un pezzo di terra dal Paradiso e lo posizionò in mare, dando così origine alla piccola isola di Filfla (l’isoletta che avevamo ammirato di fronte ai templi di Hagar Qim). Il-Maqluba è una dolina naturale formatasi probabilmente nel 1343 a causa del crollo di caverne sotterranee, dovuto a piogge intense e movimenti del terreno. Tuttavia, per secoli, i maltesi hanno preferito credere alla leggenda, che è diventata parte del folklore dell’isola.
Parcheggiamo e a lato di una piccola cappella, chiusa, c’è il cartello e si inizia una discesa un po’ sconnessa e mal tenuta per arrivare ad una specie di balconcino affacciato sulla dolina, effettivamente enorme. La cavità così selvaggia è realmente impressionante e anche un po’ inquietante. Con questo chiudiamo la giornata “via dalla pazza folla”, vera vacanza e relax, senza confusione e molto autentica. Arriviamo in aeroporto, riconsegniamo l’auto e ci apprestiamo ad attendere il volo di rientro.
Alle volte si dice che viaggiare vuol dire scoprire qualcosa di nuovo, ma anche tornare nel tempo in uno stesso luogo già visto può essere interessante. Intanto qualcosa di nuovo si trova sempre, qualcosa magari ci fa riaffiorare ricordi, e notare e analizzare differenze e cambiamenti ci fa capire dove stiamo andando e come il paese visitato sta evolvendo. Una sorta se vogliamo, di turismo spruzzato di sociologia! E poi il blu del mare di Malta è inarrivabile e il contrasto con la pietra dorata e i balconi colorati ti resta nel cuore. Tornare è stato proprio bello!








