Non solo isole: questa parte della Grecia continentale riserva spiagge idilliache e scorci di rara bellezza

Quest’anno abbandoniamo il programma isole per dedicarci alla Grecia continentale, scegliendo come base di approdo Salonicco, la seconda città dello stato ellenico, e destinazione la Penisola Calcidica (Halkidiki), invogliati dalla posizione geografica delle tre dita, ovvero le penisole di Kassandra, Sythonia e del Monte Athos. Abbiamo scartato a priori quest’ultima, perché la maggior parte del territorio fa parte della Repubblica Monastica, assimilabile ad uno Stato a sé, inaccessibile alle donne e visitabile solo con risicati permessi, e raggiungibile rigorosamente via mare. Alla fine abbiamo optato per il villaggio di Pyrgadikia, nella baia dove inizia Sythonia, in posizione tale da permetterci anche una eventuale scorribanda nel continente. I voli sono in piena notte, così che trascorreremo la prima a Salonicco, in un hotel in posizione centralissima che ci permetterà una visita veloce della città; in giornata raggiungeremo poi la nostra meta sul mare in località Assa, appena fuori il villaggio di Pyrgadikia.
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Diario di viaggio nella Penisola Caldicida
Giorno 1 – Arrivo a Salonicco
Raggiungiamo il parcheggio lunga sosta prenotato sul sito ufficiale ADR a 73,50 euro per una settimana (posto coperto) e saliamo immediatamente sulla navetta che ci reca al terminal T1, dove prenderemo il volo Ryanair per Salonicco delle 21,00 con la speranza di non incappare in un probabilissimo ritardo. Detto, fatto. Il Tabellone riporta già la partenza posticipata di quaranta minuti, che alla fine, secondo una consuetudine ormai collaudata, si tradurrà in più di due ore. Sbarchiamo in Grecia quasi all’una surgelati come stoccafissi, ed attraversiamo la strada davanti agli arrivi verso la fermata del bus, consapevoli che se non giungerà a breve opteremo per un taxi. Fortunatamente l’attesa è breve, perché vediamo quasi subito al piano superiore, alle partenze, transitare la sagoma di un pullman: o l’abbiamo perso o sta per arrivare, quindi attendiamo ancora due minuti ed eccolo, lo 01N (notturno). Facciamo i biglietti al distributore automatico, ed alle 01,15 partiamo alla volta della città: ci metteremo il doppio del tempo rispetto al taxi, ma spendiamo 1,20 euro contro 30/35. Il traffico scorre, e dopo circa tre quarti d’ora scendiamo alla fermata Kolombou proprio di fronte all’hotel Ilios, prenotato a 55,00 euro per questa notte; struttura datata, ma rinfrescata di recente e soprattutto pulitissima; unica pecca i rumori, ma per una notte, specie se sei stanco, va più che bene.
Giorno 2 – Salonicco (chiesa di Santa Sofia, Fortezza)
Ci svegliamo alle 8,30 e scendiamo in strada a far colazione al bar all’angolo, quindi risaliamo per una doccia e consegniamo le chiavi, lasciando i bagagli in deposito per poter girare comodamente la città. Raggiungiamo la vicina e centralissima Piazza Aristotele, di bianco splendente, quindi proseguiamo costeggiando il mare in direzione della Torre Bianca, il simbolo della città, che si intravede sul porticciolo da dove partono velieri e caicchi turistici. Una volti giunti qui risaliamo due traverse fino a tornare sulla via Egnatia e per dirigerci verso i resti del Palazzo di Galerio, il rispettivo Arco a tre campate, ed infine la Tomba, un vero e proprio mausoleo (ingresso 10,00 euro), che durante i secoli ha subito varie trasformazioni, fino ad essere riadattato a luogo di culto cristiano. La visita richiede quindici minuti, in quanto evitiamo la sala multimediale, e ci dirigiamo verso la chiesa di Santa Sofia, presso la omonima piazza, soffermandoci un attimo a quella bizantina di San Pantaleimonas (Pantaleone) a pochi metri dal mausoleo. La chiesa di Santa Sofia ha un aspetto monumentale, con un grande sagrato al quale si accede scendendo una scalinata dal livello stradale, ed è meta di infinite processioni da parte di comitive che si susseguono in continuazione. Come spesso accade da queste parti, l’edificio è stato costruito dai Bizantini, e la cupola ricorda la medesima chiesa di Istanbul, per poi subire le modifiche necessarie alla trasformazione in moschea durante la dominazione ottomana, per tornare ad essere chiesa Cristiana nel 1912. Durante la visita si apprezzano i grandi lampadari e le icone, mentre salta agli occhi il sarcofago in argento che raccoglie le spoglie di San Basilio il Confessore. Molto bello il mosaico all’interno della cupola, con Cristo e la Madonna attorniati dagli Apostoli.
Lasciamo ora questo luogo per salire alla Fortezza, il luogo più panoramico della città. Una volta attraversata la via principale scendo alla stazione della Metro per acquistare due biglietti del bus per l’aeroporto a 60 centesimi l’uno, quindi iniziamo a percorrere una ripida salita alla volta del quartiere Ano Poli, l’antico rione ebraico, sicuramente il più pittoresco che si è conservato. Sudati e trafelati raggiungiamo la cima, dove, all’ingresso delle poderose mura sostiamo per uno spuntino veloce con un trancio di focaccia alle erbette e cipolla, quindi ci godiamo il panorama. Guardo l’orologio che segna le due, quindi scendiamo verso il mare per ritirare i bagagli e dirigerci verso l’aeroporto, dove ho prenotato una vettura a noleggio per le tre del pomeriggio. Attendiamo circa dieci minuti, quindi saliamo sul bus 01X (diurno) stracarico di gente e scendiamo a destinazione alle 15,15 dove nell’area degli arrivi sbrigo le formalità per il ritiro dell’auto. Dopo tanti ed anche recenti travasi di bile dovuti a svariate compagnie di noleggio all’acqua di rose, questa volta azzecco una compagnia (la Enterprise), seria ed estremamente professionale. La cauzione è fissata a 290,00 euro, che mi è stata restituita un’ora dopo la riconsegna, mi è stata data l’auto richiesta, senza goffi tentativi di upgrade ed altri raggiri inventati per spillarti qualche soldo in più. Costo di una settimana, assicurazione globale inclusa, 318,22 euro.
Se il traffico dentro Salonicco è a dir poco caotico, le strade esterne sono poco transitate, in assenza quasi totale di mezzi pesanti, e percorriamo i 110 chilometri in circa un’ora e mezzo, giungendo a Pyrgadikia a metà pomeriggio inoltrato; percorsi tre chilometri sulla collina fuori il paese giungiamo a destinazione, appartamenti Assa Inn (85,00 euro a notte colazione inclusa). Ci assegnano un bilocale con terrazza vista mare su un pendio in mezzo agli olivi, sopra una piscina che sarà il luogo dove consumare colazioni preparate con materie genuine dai proprietari della struttura, fenomenali per accoglienza e cortesia. Trascorriamo un paio d’ore a rilassarci in piscina, quindi scendiamo al villaggio per la cena, alla taverna Afthoni, consigliata dai nostri host. La vita a Pyrgadikia è tutta concentrata nella piazzetta del porticciolo, dove meno di una decina di taverne (non più) si dividono i vacanzieri, in stragrande maggioranza bulgari e romeni. Godiamoci il posto quest’anno, perché una volta terminata la costruzione di parecchi edifici in corso d’opera sarà un problema trovare posto a tavola e soprattutto dove parcheggiare le auto, ma al momento sembra che sia un problema superfluo.
Giorno 3 – Pyrgadikia
Ci svegliamo con tutta calma, ed alle nove ci rechiamo in piscina per la colazione, ottima ed abbondante, quindi usciti dalla proprietà voltiamo a sinistra sulla strada che costeggia il mare, e fatti circa 100 metri ci fermiamo ad un belvedere, da dove si vedono tante bellissime calette deserte e spiagge sabbiose più il là. Le calette sono esposte al sole senza alcuna possibilità di un minimo di ombra, così andiamo oltre fino alla spiaggia di Assa Maris, selvaggia e di sabbia fine, ma non siamo attrezzati, così proseguiamo di qualche chilometro fino a Salonikiou, dove troviamo ombrelloni e lettini al costo di una sola consumazione giornaliera. Il posto è tranquillo, pulito, con doccia, ed il mare è fermo e cristallino. Trascorriamo la giornata nell’ozio più totale, ed alle cinque togliamo le tende per dirigerci ad una delle calette che abbiamo adocchiato stamattina: il cartello indica Aghij Theodori. Dall’alto e con un parziale cono di ombra il mare riflette colori incredibili, ma il sentiero impervio e fortemente inclinato ci sconsiglia la discesa con le ciabatte da mare, così rimandiamo a domani e torniamo al nostro alloggio, dove concludiamo la giornata a bordo piscina. La sera andiamo a cena da Aigialos, taverna direttamente sulla spiaggia, decantata da ottime recensioni, ma troviamo, a parità di prezzo, che sia nettamente inferiore a quanto provato ieri sera da Afthoni.
Giorno 4 – Pyrgadikia
Fotocopia di ieri, alla spiaggia di Salonikiou.
Giorno 5 – Karydi
Oggi decidiamo di esplorare la costa est della penisola. Percorriamo circa 25 chilometri in direzione sud per approdare ad Omos Panagias, letteralmente invasa da orde di balcanici, in densità a dir poco allucinante. Facciamo dietro front, e proseguiamo alla volta di Lagonissi, che a detta di molti è una perla della natura. Raggiunta la zona di Vourvorou, troviamo l’indicazione per la spiaggia e, raggiunta la sommità della collina, possiamo appurare che il posto è veramente idilliaco, da cartolina, non fosse per una serie di ombrelloni fitti fitti che destano qualche dubbio sul reale relax che qui si può trovare. Decidiamo di provare e, percorsa la breve discesa, siamo di fronte al cancello, dove un addetto ci illustra le regole: parcheggio gratuito, ombrellone 20 euro a persona e consumazione obbligatoria. Stiamo ragionando sulla fattibilità o meno della cosa quando veniamo raggiunti da una vettura che proviene dall’interno del parcheggio, è una coppia di mezza età che, appurato che siamo connazionali, ci sconsiglia categoricamente l’accesso: 40,00 euro di ingresso, altri 20 per la consumazione, lettini a contatto di gomito, bambini vocianti ed urlanti che ti passano sopra i lettini, e camerieri petulanti che ogni due minuti passano a chiederti continue ordinazioni. Ringrazio di cuore e togliamo il disturbo pure noi. Decidiamo di fare un ultimo tentativo alla successiva spiaggia, quella di Karydi, che raggiungiamo dopo essere transitati nel centro abitato costeggiato da una miriade di villette di buon gusto e strutture ricettive. Parcheggiamo a circa duecento metri dalla spiaggia in un buco lasciato libero, e fatto il breve percorso ci ritroviamo in mezzo ad una bolgia dantesca di bulgari, rumeni in maggioranza, serbi e macedoni del nord che occupano ogni spazio disponibile. Il posto è semplicemente incantevole, estremamente selvaggio ma contornato da alti pini che garantiscono ombra, così che troviamo un piccolo spazio che una gentile signora greca ci concede togliendo il proprio cane che qui si era accomodato. È una donna che ha studiato Letteratura Italiana a Firenze e di conseguenza parla ottimamente la nostra lingua: ci informa che dalla metà di luglio in poi la regione è praticamente invivibile causa la massiccia invasione di vacanzieri balcanici, che si riversano in Tracia ed in Macedonia complice la vicinanza dei confini e che acquistano, unitamente ai russi, proprietà ogni dove, agevolati da una politica di cementificazione assolutamente irresponsabile, come d’altronde abbiamo potuto verificare con i nostri occhi. La spiaggia comunque è veramente bella, dune di sabbia fine che degradano in acqua trasparente e bassi fondali che cambiano colore man mano che il sole segue la propria parabola, e che deve essere una vera meraviglia la mattina presto con il sole che sorge e poca gente a fare da impiccio alla natura. Alle quattro del pomeriggio arrivano pure gli Ucraini, e il sovraffollamento non lo sopportiamo più: rientriamo all’alloggio dove terminiamo il pomeriggio a bordo piscina. Per cena andiamo alla taverna Mezedopolio, la più gettonata su Tripadvisor, ma non ci soddisfa quanto Apthoni.
Giorno 6 – Kavala
Oggi facciamo una scorreria sul continente, con l’idea di visitare il sito archeologico di Philippi e la città di Kavala, al confine con la Tracia. Percorriamo circa settanta chilometri di saliscendi e strade tortuose, in un susseguirsi di olivi, olivi, ed ancora olivi, per giungere in prossimità di Asprovalta ed imboccare la autostrada A2 che dopo ottanta chilometri ci consegna a Kavala, dopo aver superato due caselli e pagato rispettivamente 1,10 e 1,25 euro di pedaggio. All’uscita invece di andare verso la città prendiamo la direzione opposta, e dopo una decina di chilometri di strada dritta troviamo l’indicazione per il sito archeologico: altri tre chilometri di una strada parallela, poi la strada sale e a mezza collina siamo a destinazione. L’area delle rovine è vasta, ed è presente anche un piccolo museo, dove è posta la biglietteria: 10,00 euro il sito esterno ed altrettanti per la visita al museo: niente biglietto cumulativo scontato. Iniziamo con l’area degli scavi, molto grande ma abbastanza scarna: la solita desolazione, nessun edificio rimasto in piedi, ma solo contorni di fondamenta a rendere l’idea dell’imponenza del luogo. Degni di nota sono il teatro, rimesso in funzione alla bene meglio e dove si tengono frequentemente degli spettacoli, l’Ottagono, la prigione di San Paolo, che qui iniziò la sua opera di predicazione, e la via Egnatia che attraversa il foro romano. In una zona transennata controllata a vista da un custode feroce come un mastino napoletano si sta tentando di rimettere in sesto qualche spezzone di muro di una delle tre Basiliche (la 2 mi sembra di ricordare) costruite nel corso dei secoli, ma l’impresa è ardua e titanica.
Terminata la visita saliamo al museo e spendiamo malamente i dieci euro del biglietto di ingresso: pochi reperti che non ne giustificano assolutamente il prezzo. Il pezzo migliore è una tomba di marmo di una giovane con un ridotto corredo funerario, che poteva essere riassemblata meglio, a detta di un visitatore, presumibilmente medico, che sul registro delle presenze si firma e scrive di aver constatato che lo scheletro ha le tibie al posto delle ossa degli avambracci, e invita a porre rimedio. Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso Kavala, dove parcheggiamo in prossimità di un crocevia una volta giunti al mare, in previsione di una poi accertata penuria di parcheggi. Ci incamminiamo alla volta della città vecchia, riconoscibile dalla presenza di una imponente fortezza sulla cima della collina. Percorriamo circa un chilometro, poi una volta giunti nei pressi della prima cinta muraria ci fermiamo ad un caffè per rifocillarci con un espresso frappè ghiacciato che ci rimette al mondo. Iniziamo quindi la salita alla volta del castello, pendenza accettabile, nel quartiere sicuramente più bello della città, che conserva ancora locali e negozi che appartengono ad un’altra epoca (su tutti una Boulangerie ed una libreria quasi al termine della salita). Una volta giunti a destinazione (5,00 euro l’ingresso) saliamo sulla terrazza del bastione, da dove si ha una vista spettacolare della città e del porto, oltre che di uno spezzone di acquedotto romano in perfetto stato di conservazione. Facciamo un giro lungo il camminamento delle mura, pericolosamente lasciato senza alcuna protezione, e visitiamo il locale sotterraneo della mensa e dell’armeria, dove sono ancora riposte ordinatamente una miriade di palle di cannone di diverso calibro. Scendiamo ora alla città nuova, dove possiamo ammirare da vicino l’acquedotto, ma non possiamo entrare nella chiesa di San Nicola, la più importante, perché chiusa: riapre alle 18,00. Decidiamo di riprendere l’auto, non ripercorrendo il lungomare ma la strada principale, sostando ai giardini di fronte ai palazzi governativi per riprendere fiato sotto le fresche fronde di alberi secolari, quindi intraprendiamo il viaggio di ritorno. La sera ceniamo nuovamente da Afthoni, con due generosi branzini pescati freschi e contorni, bagnati da un ottimo Retsina, a 38,00 euro.
Giorno 7 – Nikiti
Il programma di oggi prevede una puntata sulla costa ovest, che dista solamente venticinque chilometri diametralmente alla nostra posizione: destinazione Nikiti, località molto celebrata. Dopo colazione quindi ci avviamo verso la nostra meta, dove arriviamo in un battito di ciglia, e la prima impressione è sicuramente negativa: una coda interminabile di auto a passo d’uomo nei due sensi di marcia fa presagire nulla di buono. Capiamo immediatamente che aria tira, e decidiamo di soprassedere alla giornata balneare, dedicandoci alla visita della città. Chiedo indicazioni a due vigili urbani per la basilica del mosaico, ed avendola superata ed essendo sconsigliata l’inversione in questo caos urbano, mi indicano di raggiungere il semaforo, scendere al mare e fare il percorso a ritroso per tre chilometri fino a dove finisce la strada, poi sinistra, destra e sinistra e saremo a destinazione. Fra poco avremo modo di appurare che Nikiti vecchia è un quartiere molto bello, ma vedendo quello che c’è sulla spiaggia, ti invoglia a scappare, ed in fretta. È un susseguirsi di stabilimenti balneari, ombrelloni fitti come funghi, una marea balcanica di uomini, donne, bambini che attraversano la strada armati di gonfiabili, sdraie, thermos e tutto ciò che è necessario per infastidire il prossimo. Finalmente raggiungiamo la basilica di Sofronios, ingresso libero e per giunta visita guidata da parte della gentilissima custode che ci rende una perfetta panoramica della storia e degli ambienti della chiesa. Anche qui solo resti orizzontali, non un solo metro di muro in piedi, ma il mosaico della navata merita sicuramente un plauso. Usciti dal cancello, su indicazione della custode percorriamo cinquanta metri e visitiamo la chiesetta di San Giorgio, costruita sulle rovine di una precedente dello stesso periodo della basilica, quindi raggiungiamo il vecchio quartiere per la visita di San Nikitas. Transitiamo in mezzo a case basse ed ordinate su una pavimentazione in pietra ben tenuta; fortunatamente la viabilità è a senso unico, il che rende l’idea della larghezza delle strade, e dopo due chilometri di ascesa raggiungiamo il piazzale della chiesa e l’annesso cimitero. La chiesa è chiusa, e di conseguenza la sosta è breve, giusto un giro perimetrale e la visione sulla città.
Torniamo alla spiaggia di Salonikiou dove terminiamo il pomeriggio. La sera andiamo al villaggio di Metagkitsi, giusto sette, otto chilometri da casa, e ceniamo presso la taverna Elaias, nella piazzetta del borgo, molto carino. Pane abbruscato con salsa tzatziki, orata e gamberi arrosto con patate fritte, una bottiglia di Retsina, il vino greco resinato che tanto ci piace, per 41,00 euro in due, comprensivo di gelato offerto dalla casa.
Giorno 8 – Pyrgadikia
È l’ultimo giorno in Penisola Calcidica, e purtroppo inizia male: vento fastidioso e cielo coperto con nuvoloni in movimento che sembrano promettere pioggia. Ci accomodiamo in piscina per poi scendere agli scogli, dove non è consigliabile bagnarsi causa il mare mosso, quindi trascorsa una mezz’ora ritorniamo al punto di partenza e trascorriamo qui la giornata fino al momento di preparare i bagagli per la partenza. Alle 19,00 salutiamo i gestori e scendiamo a Pyrgadikia per uno spuntino a base di Gyros, quindi prendiamo la via dell’aeroporto.
Curiosità e considerazioni sulla Penisola Calcidica
È stato un bel viaggio, in una zona della Grecia che andrebbe maggiormente valorizzata. Salonicco è una bella città che merita almeno due giorni di visita, ricca com’è di musei e reperti del passato. Piazza Aristotele è il centro della movida, ed anche il lungomare offre una bella passeggiata. Le penisole di Kassandra e di Sythonia offrono angoli di incomparabile bellezza, ma in estate (e siamo solo alla prima di luglio) diventano terra di conquista dei popoli balcanici, che operano una vera e propria invasione. Per gli amanti dell’archeologia, la parte ovest della macedonia offre due siti importanti come Pella e Vergina, mentre nella parte est si trovano Philippi e Stagira, la città natale di Aristotele. Kavala è una cittadina interessante per una visita giornaliera, ma nella parte occidentale è anche presente una bella e lunga spiaggia. Come accennato, tralasciando le penisole, oggi le strutture sul golfo non sembrano in grado di assorbire la massa turistica: a Pyrgadikia non è presente un bancomat, c’è un solo distributore di carburante in un raggio di quaranta chilometri, e troppe costruzioni stanno per essere terminate. Ma intanto è andata bene così.






