L’antico feudo tra le montagne della Calabria è un borgo di neanche 4000 abitanti dove la produzione del vino ha una storia di oltre 2000 anni

Manuela Titta, 05 Giu 2025
l'antico feudo tra le montagne della calabria è un borgo di neanche 4000 abitanti dove la produzione del vino ha una storia di oltre 2000 anni

La Calabria è un luogo maestoso, il cui territorio è uno straordinario connubio di elementi variegati incastonati tra i due mari che lo costeggiano, definendo i panorami più belli. Se le spiagge sono le destinazioni più ambite di questa regione, la parte interna è piena di mete che stupiscono per la ricchezza non solo di bellezze naturalistiche, ma di preziosi elementi che disegnano le tappe della lunga storia di questa terra. È questo che rappresenta il borgo che andremo a scoprire oggi, un antico feudo posizionato tra le montagne della Calabria, in equilibrio tra lo Ionio e il Tirreno: qui il mare è lontano, ma il paesaggio è divino, in tutti i sensi.

Un antico feudo protetto dalle montagne della Calabria

altomonte

Il mix perfetto tra architettura medievale e bellezza naturale: Altomonte, in provincia di Cosenza (siamo nell’Alta Calabria, non lontani dal confine con la Basilicata), ha una ricca storia e non potrebbe essere diversamente visto che siamo in una regione dal passato millenario, che si è sedimentato ed è testimonianza di un patrimonio culturale inimitabile. Le origini di Altomonte si rifanno al periodo normanno, che ha fortemente segnato la storia del sud Italia: siamo abituati al Medioevo, perché seppur lontano nel tempo, è presente tutti i giorni non solo nell’architettura, ma anche nella nostra identità più profonda. 

La chiesa di Santa Maria della Consolazione è uno dei monumenti più importanti di Altomonte: risalente al XIV secolo, è un bellissimo esempio di architettura gotica. Non mancano poi elementi dell’architettura civica, come la Torre normanna “del Pallotta”, di antichissima origine e rimaneggiata poi nel corso del XIII secolo. Bellissimi i due conventi di Altomonte, quello dei Frati Minimi (l’ordine fondato da San Francesco di Paola) e dei Domenicani, oggi luoghi deputati alla vita sociale e culturale della cittadina. Tutt’intorno, le dolci colline e le campagne rigogliose, circondano questo paesino che diventa il luogo ideale per chiunque voglia fare un’immersione nella natura: i vigneti e gli uliveti caratterizzano fortemente questa zona, perfetta per l’escursionismo e il ciclismo. 

Altomonte, terra di natura e di ottimo vino

castello di altomonte

La capacità di accogliere i visitatori per esperienze legate all’enoturismo, è diventata la carta vincente per valorizzare al meglio tutto il potenziale di borghi come Altomonte. Del resto, ci troviamo in un territorio dove le origini della viticoltura risalgono addirittura alla Magna Grecia.  Altomonte, infatti, rientra nella DOC Terre di Cosenza sottozona Esaro, un’area vitivinicola che contempla vitigni come Greco Bianco, Gaglioppo e Magliocco canino. Sono vitigni autoctoni, che rappresentano quanto di più autentico ci possa essere quando si parla di identità territoriale. Qui c’è la storia di questa regione che si distingue sicuramente per i vini rossi, ma che trova nel Greco Bianco una delle migliori espressioni della tradizione calabrese. Tradizione che, come abbiamo visto, risale (e trova valore) proprio alla dominazione greca: uno dei motivi che permise il successo della colonizzazione sta anche nella scelta mirata da parte dei Greci, che individuarono con precisione le aree di questa zona idonee alla viticoltura. 

Si narra che il leggendario vincitore di numerose olimpiadi, Milone di Crotone, fosse un grande estimatore del vino rosso di Altomonte e dintorni. Facendo una ricostruzione storica, si è giunti a conclusione che il vitigno in questione fosse un antenato dell’odierno Gaglioppo: ciò significa che già all’epoca, più di 2000 anni fa, questa bevanda veniva apprezzata (ed esportata) per le sue grandi qualità. Il Gaglioppo dà il meglio di sé grazie all’influenza del Mediterraneo e del Massiccio Silano, che si trova nella parte centrale dell’Appennino Calabro. 

La forte vocazione del territorio ha permesso di trovare la strada per un vino sempre più attento alla qualità. Il nome Gaglioppo è un termine dialettale che indica la forma del grappolo, simile a un pugno chiuso: con i suoi acini piccoli, resistenti alla siccità e il suo colore nero-violetto, prende tutto il meglio dalla salinità del terreno. 

Cirò DOC, il vino della Magna Grecia  

ciro marina

La storia di questo vino si intreccia con le prime notizie dei greci che, come abbiamo già accennato, intuirono le grandi potenzialità di questa terra. Nella zona di Cirò Marina, l’antica Crimissa, i coloni giunsero dalla Grecia con l’intento di reperire nuovi sbocchi commerciali: essi fecero la storia di Sibari, che divenne un centro fondamentale per la produzione del vino che da questa terra partiva per essere esportato in tutto il Mediterraneo.

Il vino ottenuto dal Gaglioppo, chiamato Krimisa, divenne celebre e apprezzato fino alla decadenza della Magna Grecia che trascinò con sé il destino di molti vitigni mediterranei. Questo vitigno viene coltivato da Cosenza a Catanzaro, ma nella zona di Cirò Marina trova straordinari equilibri climatici: pur essendo una zona molto calda, andando verso la Sila si guadagnano delle forti escursioni termiche, con una certa alternanza di stagioni infuocate e piogge autunnali, da est invece arriva la brezza marina con il suo profumo di iodio.

Cirò è una DOC dal 1969, questa denominazione è arrivata prima rispetto ad altre DOC italiane molto più blasonate, questo perché il lavoro delle cantine ha ottenuto subito il meritato riconoscimento, grazie all’impegno di tutti coloro che hanno creduto alla valorizzazione di questo territorio. 

I piatti tipici di Altomonte e del territorio cosentino

Dal Gaglioppo otteniamo vini rossi dal profumo di sottobosco, se lasciati affinare, sviluppano note speziate, con sentori di liquirizia. Sono vini intensi, tannici che si sposano bene con la carne, gli spezzatini, ma anche con i formaggi stagionati come il pecorino calabrese. Le uve del Magliocco sono vinificate in purezza, ma si fanno anche blend con Malvasia e Greco nero. Questo vitigno ha rischiato di scomparire nel corso dei secoli: ora è coltivato con successo ed è apprezzato per il suo vigore e l’adattabilità. In purezza il Magliocco si presenta in tutta la sua eleganza, con un colore rosso rubino e un gusto morbido: è un vino armonico caratterizzato da aromi di frutti rossi, un vino adatto all’invecchiamento che si sposa bene con i prodotti locali.

Ricordiamo che la caratteristica della gastronomia calabrese è la piccantezza e il Magliocco accompagna egregiamente i piatti della tradizione, a cominciare dalla ‘Nduja, favoloso prodotto a base di carne di maiale. Si possono usare diversi tagli come la spalla o la pancetta, a cui viene aggiunto il grasso che conferisce sapore e morbidezza: elemento chiave di questa lavorazione è il peperoncino che la rende distintiva per piccantezza ed aromaticità. 



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