Un enorme faraglione e le spiagge da scoprire, ma non siamo a Capri: ecco il borgo che si affaccia sul ‘mare di Varese’
“Ma che bel sasso!”, probabilmente esclamò qualcuno, alla vista dell’enorme faraglione vista mare. E ancor meglio, “ma che bel sass, facciamoci cavalluccio“, pensò qualchedunaltro. E così fu: quel che vedi in copertina veniva usato in gioventù come scivolo per buttarsi sulle sponde del Lago Maggiore. Oggi siamo a Ranco, un paesello sulle sue sponde, in provincia di Co… in provincia di Varese, il cui nome deriva probabilmente dal latino runcare, ossia “dissodare”, pratica agricola che si fa per bonificare le terre e fargli prendere un po’ d’aria.
Ed è sempre dissodando che escono fuori tegoloni e laterizi, reperti romani di vario tipo, et alii in località San Martino. Apparentemente son almeno 2000 anni che il Sass Cavalasc viene usato come scivolo, ma non c’è mica solo questo in questa Capri d’entrolago. Andiamo, Turisti?
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Annesso e non concesso: la storia di Ranco
Ranco, vista dal Lago Maggiore
Come anticipato, Ranco trae il nome da runcare, dissodare. Oltre ai romani nel Medioevo l’area ospitava una chiesa dedita a San Martino, messa su un colle vicino, eppure nel XIII secolo parte del territorio era sotto il controllo degli Umiliati di Cannobio mentre il resto apparteneva a Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano. Il tutto poi invece assorbito dal dominio della potente famiglia dei Borromeo, feudataria di Angera, seguendone diverse vicende.
Il Golfo della Quassa, vicino a Ranco, fu teatro della Battaglia della Guazzera nel lontano 1276 che vede affrontarsi Visconti e Torriani per controllare il Ducato di Milano. Il nome viene dal Guazzera, un torrente che oggi si chiama canale Acqua Nera e separa Ranco da Ispra. Tale terreno fangoso ne fu testimone: i Visconti, con 4 città alleate (Ivrea, Vercelli, Biella e Novara) tentano di attraversare il Ticino per arrivare a Milano. Un arcivescovo, Ottone Visconti, affida il comando al conte Goffredo di Lancosco che con un contingente di cavalieri pavesi avanza verso il territorio milanese. La conquista della Rocca di Angera fu un grosso punto di progresso.
In risposta, i Torriani guidati da Napo della Torre e il figlio Cassone marciano su Angera con 500 cavalieri tedeschi. Sul paludosissimo torrente Guazzera vincono i Torriani, con Goffredo catturato e giustiziato e 34 nobili milanesi prigionieri, Visconti inclusi.
E pensare che Ranco diventa un comune autonomo solo nel 1956! O meglio, nel 1861. I ranconesi, Ranco e pure Uponne (sua frazione) vengono annesse ad Angera un paio di volte, prima da Napoleone nel 1809 e poi da Mussolini nel 1928, fino a fine regime.
Cosa vedere a Ranco, tra il verde del Sasso Cavallazzo e il lungolago
Sasso Cavallazzo, favorito dai bagnanti di Ranco e Angera
Il Sass Cavalasc, o Cavallaccio, o Cavallazzo, è il masso erratico di forma parallelepipeda che sta sulla sponda del Lago Maggiore e che vedi in copertina, vicino al confine con Ispra. È censito dalla Regione Lombardia come geotopo-monumento naturale. Composto di sasso serpentino il masso misura 5×8 metri, ma il suo volume totale è incalcolabile poiché conficcato nel terreno e una parte sommersa resiste alla forza di gravità pur essendo fortemente inclinata.
Molto probabilmente apprezzato pure dai romani 2.000 anni fa, in effetti il masso testimonia un importante fenomeno geologico tra 60.000 e 20.000 anni fa, durante l’era Quaternaria. All’epoca la catena delle Alpi era ricoperta da un’enorme coltre di neve e ghiaccio che scivolando verso valle forma i laghi prealpini, trasportando grosse quantità di pietrame, inclusi i vari massi erratici sparsi nella zona.
Si ritiene che il Sasso Cavallazzo facesse parte di una colossale frana originatasi nella zona del San Gottardo, stoppata sulla superficie di un ghiacciaio e poi spalmata lungo il percorso. Sass Cavalasc si chiama così perché è tradizione associare la parte sporgente ad una testa di cavallo. Altro particolare è una marmitta dei giganti, una cavità cilindrica alla base del masso verso il lago, fatta da un vortice d’acqua e di ciottoli che ha scavato la roccia.
Chiesa della Beata Vergine del Rosario di Uponne. Civvì, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, da Wikimedia Commons
Ma parlando d’altro, Ranco offre una serie di attrazioni ben apprezzate: ci spicca il Parco Pubblico Gianni Rodari, oasi verde che costeggia il Lago Maggiore, per un’ottima passeggiata o del tempo in famiglia. Dedicato al celebre scrittore e maestro che visse e insegnò in zona, ed ha aree giochi per bambini e ottimi punti panoramici per contemplare le acque del lago.
Non molto lontano c’è la Chiesa dei Santi Martino e Lorenzo, XVI secolo. Consacrata dal cardinale Carlo Borromeo, conserva un pregiato pulpito ligneo più affreschi di epoca tardo-rinascimentale: è uno dei due luoghi dove andare per rafforzare lo spirito. Questo, e quello nella frazione vicina, con la Chiesa della Beata Vergine del Rosario di Uponne, costruita nel 1948 e custode di una statua lignea settecentesca della Madonna del Rosario.
Lungolago di Ranco
Chi ama natura e passeggiate non può perdersi il Golfo della Quassa, l’area naturale che collega Ranco a Ispra. È un tratto di costa con un percorso ciclopedonale che si fa boschi e prati, ottime, ottimissime viste sul Lago Maggiore. Sì, la Battaglia della Guazzera venne fatta qui. Più avventura? Sentiero di San Quirico, allora: porta alla Chiesetta di San Quirico, sulla cima dell’omonimo monte, panorami straordinari su lago e sulle Alpi, ripagando lo sforzo di gambe.
Senza nulla togliere al Porticciolo e al Molo di Ranco, che col lungolago sono perfetti per finire una giornatina di saliscendi. Passeggia lungo le rive, goditi i tramonti che si riflettono sul Lago Maggiore e rilassati come devi a fine giornata.