Una vacanza dove la fretta è solo un lontano ricordo: tra enormi moschee e palazzi rossi, questo paese si scopre in modo “tranquillo”

Citta Imperiali, gatti e cicogne
Scritto da: carladav
una vacanza dove la fretta è solo un lontano ricordo: tra enormi moschee e palazzi rossi, questo paese si scopre in modo tranquillo

Un viaggio di 5 giorni, rigorosamente in treno, per scoprire alcune delle più belle città del Marocco: Casablanca, Rabat, Meknes e Fes. Consigli utili, indirizzi e impressioni del ‘regno dei due mari’, tra Oceano Atlantico e Mar Mediterraneo, visitato da due donne “all’avventura”.

Diario di viaggio nel nord del Marocco in treno

Giorno 1: Casablanca-Rabat

medina, rabat

L’aereo della compagnia di bandiera si distingue dagli altri velivoli asettici; appena saliti un profumo di cibo e spezie. Le persone che salgono a Torino non sono molto disciplinate, enormi valigie in stiva e grossi borsoni a mano, tollerati anche se superano le dimensioni; hostess e steward faticano a sistemare vecchie signore lente che non vogliono separarsi dai loro borsoni e bambini urlanti. Il cibo è abbondante e pieno di odori, possibilità di scegliere fra 2 o 3 menù, tutti speziati, creme fraîche, pasticcino, tè e caffe.

All’arrivo a Casablanca, lunga coda, ma ben organizzata e veloce, per controllo passaporti suddivisa tra i verdi (locali) e gli altri. L’aeroporto è pulitissimo e pieno di personale. Dopo i controlli ritiriamo il bagaglio e scendiamo sotto al terminal 1, dove facciamo il biglietto del treno per Rabat: il treno è in arrivo e ci danno il biglietto seconda classe, molto affollata, treno lunghissimo, dobbiamo trovare carrozza e posti in mezzo a tante persone ed enormi bagagli che ingombrano gli scompartimenti.

All’arrivo a Rabat, stazione Al Amir, vengono a prenderci degli amici e ci accompagnano in auto vicino alla porta delle mura dove si trova il nostro Riad: proseguiamo poi a piedi in mezzo a botteghe di ogni genere, frutta, carne, banchetti che vendono succhi di canna, melograno, limone; spicca una vecchia libreria con un vecchietto che cammina su libri accatastati su pavimento e pareti, che assomiglia alla libreria Acqua Alta di Venezia. Intorno a noi sfrecciano motorini, monopattini, voci forti fino al Riad Dar Karima. Dentro, un’oasi di silenzio, bellezza, colori: il cortile si apre su due salotti e due camere dove non c’è molta privacy; è una casa in cui tutto viene condiviso, tante stanze, arredate con letti a baldacchino, tappeti, nascoste, su gradini; nel cortile viene servito il the a tutti.

Dopo una doccia facciamo un giro nella medina e cerchiamo, con l’aiuto di varie persone, di raggiungere il ristorante Dar Naji, uscendo nel traffico rumoroso di Rabat.

La prima impressione è di un posto acchiappa turisti, di fuori non ci ispira, ma entrando cambiamo idea: l’interno è colorato, accogliente; musica e canti berberi accompagnano piatti succulenti che vediamo passare, portati da camerieri in costume. Prendo la Rfissa, un piatto di msemmen tagliato sottilissimo cotto in brodo di cipolle, zafferano, coriandolo, ras el hanout, una tipica miscela di spezie marocchine, sopra del pollo molto tenero. Ogni forchettata promette un’armoniosa sinfonia di sapori, ogni ingrediente ha un valore preciso.

Mangiare questi piatti sarà sempre, per tutto il viaggio confortevole e rigenerante.

Giorno 2 – Rabat

rabat, marocco

La colazione, nel patio del Riad è la colazione marocchina, deve essere fatta con calma, abbondante, energetica, tanta frutta secca, datteri, miele e marmellate accompagnano msemmen appena fatto, frittate, frutta.

Saranno proteine e zuccheri per una lunga camminata che si inizia fuori le mura, verso il mare dove scopriamo il primo posto pieno di fascino, un grande cimitero con innumerevoli tombe vicinissime, alla rinfusa con un unico ordine, sono rivolte tutte verso la Mecca, digradanti verso il mare che contrasta con il suo colore cobalto con il giallo delle tombe, il cimitero Chouada. È anche il primo impatto con una vera povertà: c’è gente che ci vive nel cimitero, riempie i bidoni con acqua dai rubinetti che bagnano il prato esterno.

Proseguo nella Medina, fermandomi spesso ad accarezzare e nutrire con i croccantini che mi porterò sempre nello zaino i numerosi gatti, scambiando qualche parola con chi mi saluta e ringrazia: i gatti non solo sono tollerati, ma anche amati, per quanto possibile, accuditi perché animali puliti. Purtroppo non vengono sterilizzati e ci sono molte cucciolate di gattini piccoli.

rabat

Ci dirigiamo verso la torre di Hassan che rappresenta il minareto di una moschea incompiuta e verso il mausoleo del re Maometto V: è un edificio rivestito di marmo bianco italiano e con il tetto a forma piramidale con tegole verdi come il colore della stella della bandiera, presenziato dalle Guardie d’onore marocchine in alta uniforme anche con reparti a cavallo, esercitati a rimanere immobili a presidiare, a farsi fotografare dai turisti; luoghi di fascino ed importanti per i musulmani.

Subito dopo, ci dirigiamo verso Chellah, sito archeologico bellissimo e ben tenuto. Visitandolo è possibile scoprire molto sulla storia di Rabat e del Marocco; reperti della dominazione romana, resti della necropoli dei merinidi. Incantevoli anche il paesaggio e la vegetazione, per gli amanti degli animali è possibile osservare cicogne e gatti. L’ingresso costa 70 Dirham ma li vale tutti: ben curato, giardini e piante lussureggianti, in cui passeggiare dimenticando tutti gli affanni: vale il viaggio.

Nello stesso pomeriggio taxi per la medina di Salè. I taxi costano poco 10/15 dirham (1-1,50 euro). Salè è bianca e azzurra, piena di locali, bar e terrazze e…gatti. Subito fuori le mura di Salè c’è il fiume, pieno di pescatori e barchette colorate che, al tramonto accolgono le persone per attraversare o brevi escursioni.

Avremmo voluto visitare il palazzo Reale, ma è necessario avere il passaporto in originale (noi avevamo solo le fotocopie in borsa)

A cena, troviamo dopo una lunga ricerca il ristorante che avevamo individuato, ma è pieno! Cosi chiedendo a qualche commerciante vicino veniamo indirizzati al Riad Lal Zahra, locale elegante con buona cucina, con prezzi più che doppi rispetto agli altri locali.

Giorno 3: Meknes

meknes

Treno per Meknes: questa volta con pochi euro in più facciamo il biglietto di prima classe, viaggio più confortevole in vagone meno affollato. Con 1,50 euro di taxi arriviamo alla porta Bab Aissi da dove proseguiamo costeggiando piccoli banchetti di frutta, cibi, gatti di ogni genere; poi con l’aiuto di un papà che tiene per mano una ragazzina uscita da scuola, raggiungiamo in un vicolo buio e molto sporco, in cui si intravedono buchi aperti, tipo bassi/cantine da cui escono persone, il Riad Safir.

Non ci saremmo mai inoltrate da sole. Anche questa volta ci chiudiamo alle spalle il caos ed il degrado; il Riad è carino, pulito e colorato, ma diverso da quello visto in foto. La piscina è una pozza verde in cui non riuscirei ad immergermi. Dopo il tè, raggiungiamo le camere che si inerpicano su varie scale, con un difficile orientamento, alcune verso la cucina, altre verso i terrazzi grandissimi e su vari livelli. Anche lo standard delle camere è differente dal previsto, ci vuole adattamento nonostante la scrupolosa pulizia: ampio letto a baldacchino, tappeti, bagno senza porta con tenda, doccia un po’ scrostata.

Un poco più difficile adattarsi all’ambiente esterno, ai buchi in cui vivono bambini, sporcizia estrema intorno a noi. Vorremmo fare un piccolo spuntino prima di continuare, ma dappertutto i banchetti ed i piccoli negozi hanno mosche e calabroni sul cibo esposto. Cosi continuiamo verso la piazza principale El Hedim, ci sediamo in un piccolo ristorante con ombrelloni con schiena alla cucina (meglio non vedere) e mangiamo un delizioso qwarma di pollo con salsa piccante, accompagnato dall’immancabile tè alla menta.

Sotto il solo cocente, dopo aver tentato da sole, decidiamo di prendere una guida per esplorare l’intricata Medina di Meknes. Attraversiamo la porta Bab Mansour, inoltrandoci nel vicino al palazzo reale, nelle stradine in salita, dove incontriamo due simpatici frati italiani che vivono a Meknes da alcuni anni.

La guida entra in un palazzo antico, ora hotel costruito dal re Moulay Ismaïl, che preserva ancora tutta la sua bellezza e autenticità, tuttavia un po’ decadente. La guida ci dice fate come foste a casa vostra, ci fa accomodare e girare per le bellissime stanze, intanto si siede a mangiare con 2 persone del cous cous. Così è il Marocco, non bisogna avere fretta, bisogna adattarsi

Poi saliamo su una superba terrazza, con piscina (vuota e sporca) da cui si può ammirare la bellezza decadente della città, la piazza, la Medina, Sahrij Swani (un bacino di acqua di circa 4 ettari di superficie, scavato per l’irrigazione dei giardini reali e come riserva d’acqua).

Mentre camminiamo, ascoltando la guida che parla francese, scorgiamo il ristorante che avevamo individuato per la cena, Dar Baraka, il proprietario è suo amico! Entriamo insieme ed i 2 vecchietti si siedono a chiacchierare, dopo averci fatto visitare l’antica casa e riserviamo per le 8.30.

Prima di concludere il giro ci porta in un antro scuro dove viene confezionato pane in un forno a legna: il pane dopo la cottura viene protetto sotto degli stracci non molto puliti e tutto è al fuor dei nostri standard di sicurezza e pulizia.

Dopo una doccia rigenerante cerchiamo di cambiare moneta, nessuno accetta le carte di credito a Meknes, quindi perdiamo tempo a cercare l’unico sportello bancomat nella solita accogliente piazza El Hedim, così arriviamo in ritardo al ristorante/casa: il proprietario ci sgrida e non ci tratta tanto bene, ma i piatti sono buonissimi e il posto, piccolo, è interessante per conoscere la vita di Meknes.

Giorno 4: Fes

nejjarine, fez

Siamo ormai esperte nell’individuare il posto dove fermare i taxi per strada, ci rechiamo in stazione e prendiamo i biglietti di prima per Fes, dove scendiamo in una stazione moderna e dipinta di blu. Anche qui cerchiamo un punto strategico dove fermare un taxi, non davanti alla stazione, dove molta gente è in attesa, e ci rechiamo alla Porta Blu, da dove iniziamo il giro in una intricata Medina, dove difficile è orizzontarsi.

Tante botteghe di ceramiche, pelle, oggetti di ogni tipo, cibo. Ci fermiamo al museo Nejjarine, Museo delle tradizioni e degli oggetti in legno, che si sviluppa su tre piani. Bellissima la vista dalla terrazza dell’ultimo piano, dove si può sorseggiare l’immancabile the.

È i giorno dello shopping, bisogna contrattare e tutto è molto faticoso. Tuttavia, mentre beviamo l’ultimo tè, dopo essere riuscite addirittura ad orientarci seguendo le insegne rosse in alto, sopra le botteghe, che indicano il nome delle porte e dei numeri progressivi, vediamo un grande affollamento di signore marocchine davanti ad un negozietto. Si spintonano e urlano per accaparrarsi chissà cosa. Andiamo a vedere e troviamo oggetti interessanti a prezzi incredibilmente bassi: è il posto degli affari.

Dopo l’esperienza della sera prima, in una piccola casa privata, questa sera scegliamo un Riad elegante ed alla moda, con hammam, Riad Yacout. Ci soggiornano alcuni eleganti vecchietti francesi. Lo chef fa accomodare prima loro in una sala interna, poi ci accompagna sulla terrazza; vorremmo assaggiare degli antipasti, ma ci consiglia di non prenderli, poiché il cous cous è abbondante. Vero: è enorme e buonissimo, andrebbe accompagnato da un buon vino di Meknes, avevo letto che la città ha tenute in cui si coltiva e produce vino pregiato, ma i ristoranti non lo servono. Lo troverò successivamente in aeroporto (26 euro).

Dopo questo piatto chiediamo un tè con un solo dolce per spezzare il pasto, ma lo chef si arrabbia: il tè è gourmet, con tanti dolcetti o niente. Al momento di pagare, proviamo con la carta di credito, assolutamente no, altra arrabbiatura dello chef, lo vediamo nervoso, solo Dihram.

Giorno 5: Casablanca

moschea hassan ii, casablanca, marocco

Treno per Casablanca. È un piacevole viaggio di circa 3 ore, con poche fermate e paesaggi sotto il sole, campi, grandi mercati di frutta, verdura, pecore, polli vivi tenuti per le zampe, case in costruzione, magari senza tetti e finestre, ma abitate, vicine a poche belle case e ville.

All’uscita della stazione ci attendono gli “squali” tassisti che ci accerchiano per invitarci alle loro auto: 2 di loro ci convincono di avere un taxi autorizzato. La richiesta è 10 volte superiore a quanto richiesto abitualmente, c’è qualche incomprensione e, al momento di pagare discutiamo. Così telefono al mio amico di Rabat ed il tassista si spaventa e va via, sbattendo le porte; gli metto comunque sul sedile un importo equo.

Per l’ultima notte a Casablanca, scegliamo una suite nell’hotel Art PalaceSuite, grande come un appartamento, con 2 bagni e personale molto gentile per suggerimenti e prenotazione ristorante per la cena. Vale il prezzo pagato anche solo per la meravigliosa colazione che ci viene portata in camera alle 6,30 del mattino, per arrivare in tempo all’aeroporto.

Ci rechiamo alla moschea di Hassan II, progettata da un architetto francese, una delle più grandi al mondo, capace di ospitare 80.000 fedeli, dotata di un tetto che può aprirsi secondo le necessità. Ma la spettacolarità deriva dalla posizione, a bordo dell’oceano da dove si gode di un panorama eccezionale con le onde si infrangono. Molti ragazzini sfidano i poliziotti che sorvegliano l’area tuffandosi dal parapetto che circonda la moschea direttamente tra le onde e le rocce. Sotto la moschea c’è un hammam molto bello con vasche di acqua di mare.

La nostra visita prosegue nella piazza Mohammed V con edifici in stile mudéjar, architettura che unisce influenze marocchine e francesi, detta anche piazza dei piccioni per gli animali che si trovano intorno alla fontana.

Dopo una lunga camminata per la città siamo pronte per l’ultima esperienza culinaria in Marocco, ristorante la SQALA: anche in questo caso la prima impressione non è granché, non è possibile prenotare e, quando si arriva si viene segnati su un librone, fatti sedere in fila, come dal dentista e poi chiamati per nome. Ma vale la pena questa attesa perché, in questo locale, i piatti della cucina marocchina sono molteplici ed intriganti. Ho preso dei briouat con salsine piccanti, kemia vari ed una deliziosa insalata marocchina. Ho terminato con una leggerissima pastilla alla crema di latte cenando rilassata con musica dal vivo in una splendida terrazza.

Il viaggio, tutto organizzato da noi è stato divertente, affascinante, non pericoloso, per due signore sole ed “attempate”, anzi, abbiamo trovato, a parte i due piccoli inconvenienti raccontati, che possono capitare dovunque, persone gentili, accoglienti, desiderose di comunicare, sia per strada sia nei numerosi bar e locali dove ci siamo fermate. Uno stile di vita dove il non avere fretta è dominante ed invoglia a rilassarsi e vedere con occhi diversi i luoghi toccati, le persone e la vita del Marocco.

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