Da quasi 2000 anni è la terra dei Cristiani, e tra queste montagne spiritualità e natura sono il vero argine contro l’incertezza del futuro (e di ingombranti vicini)

Chiese, monasteri, monti, foreste e laghi
Scritto da: Robert
da quasi 2000 anni è la terra dei cristiani, e tra queste montagne spiritualità e natura sono il vero argine contro l'incertezza del futuro (e di ingombranti vicini)
Partenza il: 27/07/2019
Ritorno il: 04/08/2019
Viaggiatori: 10
Ascolta i podcast
 

Un paese oggi più piccolo della sua realtà storica, ma che ha mantenuti intatti i rapporti con la tradizione millenaria. A iniziare da quella del cristianesimo, che sin dal 301 è la sua religione di Stato, il primo al mondo ad adottarla ufficialmente. E così, l’Armenia ha affrontato millenni di evoluzione, spesso segnata da episodi tragici, invasioni e genocidi aggrappandosi alla sua straordinaria fede, alla resilienza di un territorio prevalentemente montuoso, ricco di monasteri, di caravanserragli, di testimonianze di una cultura che arde come il fuoco del ricordo. Scoprire questa terra, anche tramite questo diario di viaggio, è camminare su migliaia di anni di bellezza, naturale e umana, che ha pochi eguali nel resto d’Europa e del mondo.

Diario di viaggio in Armenia

Giorno 1 – Arrivo a Yerevan

yerevan

Inizia il viaggio aereo che sarà abbastanza lungo, tranne sporadici charter non ci sono voli diretti tra Italia e Armenia e occorre quindi prevedere uno scalo. Istanbul sarebbe l’hub più vicino e geograficamente più “logico” tra Europa e Yerevan, ma i confini tra la Turchia e l’Armenia sono chiusi dal 1994 causa l’appoggio turco all’Azerbaijan durante la guerra per il Nagorno-Karabakh (un territorio controllato dagli azeri ma dalla popolazione prevalentemente armena), quindi occorre volare verso Dubai o Doha (anche la linea russa è attualmente esclusa, n.d.r.). Attorno a mezzanotte sbarchiamo in aeroporto, non occorrono visti si entra nel paese semplicemente esibendo il passaporto su cui viene messo un timbro all’ingresso e all’uscita. Ci attende il corrispondente dell’agenzia a cui ci siamo affidati, siamo un gruppo di dieci persone e un pulmino nuovo e pulito ci porta in città in circa trenta minuti, siamo all’hotel Silachi ottimo, vicino al centro, stanze ben arredate e attrezzate, WiFi a disposizione. Occorre dire in generale che qualche volta l’atteggiamento verso i turisti non corrisponde a quanto ci si può aspettare, emerge ancora un’anima “sovietica” e “statalistica” che si manifesta con puntigliosità ottuse e stranezze burocratiche.

Giorno 2 – Echmiadzin, Yerevan

echmiadzin

28/07/2019 ci dirigiamo verso Echmiatsin, cittadina a circa 20 chilometri da Yerevan. Qui è la sede del Catholicos, ovvero il capo della Chiesa Apostolica Armena. Il monumento più importante è la Cattedrale della Madre di Dio (Mayr Tachar), considerata il centro spirituale del paese. La fondazione della chiesa risale al secolo IV ovvero al primo cristianesimo, ma varie vicende storiche e distruzioni fanno si che quella che vediamo oggi è una costruzione del 1400/1600. All’interno ci sono in corso delle funzioni e rimaniamo stupiti del numero di sacerdoti impegnati, dalle suggestive cerimonie, dai cori e dalle profumate nuvole di incenso e di candele di cera grezza che accendono i fedeli. Tutto intorno il sito è stato ripulito e modernizzato negli ultimi anni grazie al contributo finanziario delle comunità armene all’estero che sono numerose e stimate in circa sette milioni di persone, più di quanti vivono nella Repubblica Armena. Nei dintorni le chiese di Santa Ripsima (Surp Hrisme) e Santa Gaiana (Surp Gayane), anche loro di origine molto antica e sorte nei luoghi in cui furono martirizzate le rispettive patrone poco prima della conversione del re Tigrane al cristianesimo. Da notare che queste sante sono venerate anche dalla Chiesa Cattolica Romana benché sconosciute in Italia.

Sulla via del ritorno verso Yerevan sosta alle rovine di Zvarnots, si tratta di una antica cattedrale intestata a San Gregorio Illuminatore, il fondatore della Chiesa Armena e colui che ha convertito il re Tigrane. Secondo la leggenda è in questo luogo che si svolse l’incontro tra il Re e il futuro Santo. Nel VI secolo fu costruita la cattedrale ma nel 930 fu completamente distrutta da un terremoto e le rovine furono sepolte, scavi archeologici compiuti nel 1900 portarono alla luce i resti. Si tratta di una delle costruzioni religiose armene più originali, l’interno ha una pianta a croce greca con i bracci della stessa lunghezza mentre l’esterno era un poligono a 32 facce che, in lontananza, doveva apparire come circolare, sembra che la chiesa avesse una struttura su tre piani.

Nel pomeriggio nella capitale visitiamo il Museo del Genocidio, costruito dopo l’indipendenza, e il Memoriale costruito precedentemente in epoca sovietica. Quest’ultimo è costituito da una grande stele in pietra con ai piedi una fiamma che brucia eternamente in memoria dei caduti, il tutto situato in una posizione estremamente panoramica sulla città. Nel museo del Genocidio (che i turchi non riconoscono e paragonano a una guerra civile) sono conservate foto, cimeli e numerose tavole esplicative di quanto successo in Armenia occidentale durante il 1915. Una piacevole passeggiata ci porta al famoso mercato del Vernissage, un vialone su cui stazionano quattro file di banche e bancarelle, molta gente e animazione molto colore locale ma poche le cose pregevoli.

A cena siamo alla Caucaso Tavern, ottimo ristorante con vasta scelta sul menù di antipasti, zuppe e carni alla griglia, all’inizio qualche difficoltà con un paio di addetti che parlano solo armeno e russo ma poi arriva una cameriera che conosce un po’ di inglese e tutto prosegue bene. I prezzi sono bassi come in tutto il paese: un pasto completo di bevande costa 8 – 10 euro. Comunque in generale in Armenia si mangia bene, si trovano tutte le verdure mediterranee (pomodori in primis).

Giorno 3 – Amberd, Vahramashen, Hovhanavank

hovhanavank

Di prima mattina partiamo verso la fortezza di Amberd, la distanza non è molta, una quarantina di chilometri, ma la strada è tortuosa e gli ultimi chilometri su sterrato sono impraticabili in caso di fango o neve. Il castello si erge a 2300 metri di altezza in una posizione strategica e per molti secoli è stato sede di presidi militari e forse anche residenza estiva di qualche re. L’edificio dall’esterno sembra abbastanza intatto, ma si vedono grosse crepe nelle mura e c’è il divieto di ingresso a cui noi ci siamo attenuti ma abbiamo visto altri turisti entrare egualmente. A pochi centinaia di metri raggiungibile a piedi sorge su un’altra collina la isolata chiesa di Vahramashen, costruita all’incirca nell’anno 1000 e restaurata recentemente, sul tetto è posato un grande tamburo circolare a dodici facce, semplici motivi geometrici ornano l’esterno. Sul piazzale prospicente il castello un paio di localini offrono tavoli all’ombra di grandi piante, piatti semplici e bibite fresche per l’equivalente di 4-5 euro.

Nel pomeriggio ci spostiamo nella valle del fiume Kasagh e visitiamo il monastero di Hovhanavank, posto in una bellissima posizione su una gola del fiume con un grande panorama. Da segnalare nell’edificio un bel bassorilievo che raffigura Gesù che divide figure aureolate che secondo alcuni dovrebbero essere le vergini sagge e le vergini folli. Il luogo è caratterizzato anche da un verdissimo prato e una atmosfera di quiete e pace. A pochi chilometri di distanza, scendendo lungo la valle Saghmosavank è possibile visitare un altro monastero (Dei Salmi) anche questo a picco sul canyon e con una scenografica cascata dall’altra parte della montagna.

Rientriamo a Yerevan e nel dopocena ci rechiamo nella Piazza della Repubblica. La piazza principale della città è caratterizzata da edifici in stile sovietico senza particolari attrattive, negli ultimi anni è stata abbellita da una serie di “fontane danzanti” costruite dai francesi che di notte si illuminano e lanciano getti d’acqua al suono di musiche classiche e pop. C’è molta animazione, qualche venditore ambulante, la versione armena di una festa di paese.

Giorno 4 – Khor Virap, Noravank, Zorats Karer

khor virap

Il monastero di Khor Virap è uno dei luoghi più visti dell’Armenia, il suo profilo con sullo sfondo il monte Ararat compare in decine di immagini, foto e cartoline. Si raggiunge comodamente in meno di un’ora di strada dalla capitale verso sud. Alla fine del III secolo dopo Cristo durante il regno di Tiridate l’edificio era una fortezza e secondo una leggenda qui venne imprigionato in un pozzo (Khor Virap significa Pozzo Profondo) San Gregorio Illuminatore per ben tredici anni. A un certo momento il re si ammala gravemente, nessun medico riesce a curarlo fino a che una sorella si rivolge al predicatore imprigionato che lo guarì prontamente, il re per sdebitarsi si convertì al cristianesimo e nel 301 la proclamò religione di stato. La famosa chiesa di San Gregorio Armeno a Napoli è dedicata proprio a questo predicatore/taumaturgo.

Come detto, una particolarità del sito è che da qui si ha una bella vista sul complesso del monte Ararat quello dove, secondo la Bibbia, si arenò l’arca di Noè i suoi figli e tutti gli animali dopo il Diluvio Universale. Con i suoi 5.100 metri di altezza e il ghiacciaio perenne sulla cima, il monte è un simbolo e l’orgoglio della nazione. Un famoso brandy prende il suo nome, così come la maggiore squadra di calcio del paese, una catena di distributori di benzina e chissà quante altre cose. Nonostante ciò, la vetta dell’Ararat si trova attualmente in territorio turco, benché a soli 32 chilometri dal confine armeno. Questo è certamente non il maggiore ma comunque uno dei tanti punti di contrasto tra i due paesi; proprio sotto la collina del monastero passa la linea di confine con reticolati, torri di avvistamento, una striscia di terra di nessuno interdetta a tutti, insomma un confine chiuso e abbastanza “caldo”. Effettuiamo una sosta ad Areni dove visitiamo una azienda vinicola e con una degustazione apprezziamo le loro proposte, alcuni vini sono davvero gradevoli, ma i prezzi forse un po’ alti.

Proseguiamo per il monastero di Noravank (Nuovo Monastero) costruito attorno al X secolo, poi distrutto e ricostruito nel XII secolo, divenne un centro culturale e religioso molto importante per tutta l’Armenia. Un terremoto nel 1931 fece molti danni e abbatté la cupola, ma negli anni ’80 il sito venne ristrutturato e la cupola restaurata ricollocata al suo posto. Il monastero si trova in una posizione molto suggestiva al termine di una stretta gola e circondato da una enorme parete rocciosa di colore rosso ramato. Nel sito si trovano diverse chiese la più importante è sicuramente Surb Astvatsatsin (Santa Madre di Dio), con una bella facciata e un piano superiore a cui si accede da una scala esterna adatta solo a chi non soffre di vertigini.

Il nostro fedele autista sale una strada di montagna e arriva ad un altopiano di oltre 1700 metri dove si incontra il sito archeologico di Zorats Karer, si tratta di un complesso megalitico con pietre alte da uno a tre metri spesso forate e messe in posizioni diverse. Come spesso succede in questi casi, ci sono diverse interpretazioni sia sulla data del sito sia sulla sua funzione, nei primi anni di scavi si dava per accertato che fosse un osservatorio astronomico preistorico ma studi più recenti tendono a escluderlo. Il sito è completamente privo di qualsiasi tipo di servizio, occorre camminare per qualche centinaio di metri in un prato arido e pietroso, attenzione alle vipere! Arriviamo alla città di Goris dove dormiamo e ceniamo in un albergo senza particolari prerogative

Giorno 5 – Tatev, Vorotan

lago sevan

Ci dirigiamo verso il monastero di Tatev, che si rivelerà uno di quelli meglio conservati/restaurati di tutta l’Armenia; si trova anch’esso in una posizione strategica su di una fortificazione naturale sulla gola del fiume Vorotan. Fino a pochi anni fa per raggiungere il complesso era necessario un difficile percorso in fuoristrada, ma dal 2010 è stata inaugurata una teleferica che copre una distanza di quasi sei chilometri e deposita il visitatore a poche decine di metri dal monastero. Durante il viaggio in cabina si sovrasta un bellissimo paesaggio incontaminato di monti coperti da foreste, è un parco nazionale dove vivono vari animali come orsi, daini, cinghiali eccetera. Il monastero prende il nome di Sant’Eustachio, uno dei primi evangelizzatori dell’Armenia, il monumento principale è la chiesa Poghos e Petros (Paolo e Pietro) costruita attorno all’anno 1000 sul luogo di una precedente cappella. Nel cortile c’è una colonna alta 8 metri che poggia su un perno rotante per sostenere le oscillazioni create dai terremoti. La presenza della colonna sta a significare che il centro monastico fu un’importante sede di studi universitari dell’epoca medioevale frequentato all’epoca da centinaia di monaci.

È chiaro che la chiesa armena con la sua unicità è stata ed è uno dei pilastri fondanti della nazione armena intesa come tutte le genti che si riconoscono in essa, anche se vivono magari in continenti diversi, spesso le stesse guide fanno riferimenti e paragoni al popolo ebraico anch’esso disperso nel mondo e tenuto insieme dalla sua religione unica. Una particolarità che non tutti conoscono è che in Armenia si usa un alfabeto locale e per noi assolutamente incomprensibile di 36 lettere, diverso sia dall’alfabeto latino sia da quello cirillico, specialmente in provincia capita che i cartelli stradali siano solo in lingua armena.

Prendendo la strada in direzione del lago Sevan si attraversa il Passo Selim a 2400 metri di altitudine in uno scenario grandioso di monti e vallate, nei pressi del passo si incontra un antico caravanserraglio in pietra basaltica e tetto a tegole, costruito nel 1300 per facilitare la sosta delle carovane, dei viaggiatori e dei pellegrini che transitavano in zona. C’è un solo ingresso decorato con due sculture in rilievo un grifone e un toro, all’interno una grande sala centrale a tre navate destinata ad accogliere uomini e animali, non vi spaventate se sentite qualche rumore perché attualmente l’edificio ospita una simpatica colonia di topi. Ormai siamo in vista del lago Sevan, grande specchio d’acqua lungo una settantina di chilometri e largo una cinquantina, gli armeni lo usano come un mare interno e ci sono spiagge, qualche stabilimento balneare e turismo pendolare dalla città. Il lago garantisce dei suggestivi scorci con le sue acque di un blu profondo, numerose colonie di gabbiani favoriscono la somiglianza con un mare, mentre su di una altura la piccola chiesa di Hayravank è una piacevole sosta da cui si apprezza la vastità del lago. Nelle vicinanze c’è l’antico cimitero di Noratus, con una grande estensione e varietà di khatchkar che sono stele di pietra basaltica o tufacea con scolpite croci, scene della vita di Gesù, merletti, simboli geometrici, è questa una particolarità dell’arte armena non presente in altre nazioni. Siamo in albergo nella città di Dilijan, all’hotel Diligence una ex struttura sovietica, tre piani senza ascensore e bagni con docce minuscole, però è immerso nel verde con un bel parco e un fiume che scorre a fianco!

Giorno 6 – Hagpat, Sanahin

sanahin

Oggi siamo nel centro religioso-monumentale di Hagpat, il cui edificio principale è la chiesa di Soup Nshan (Santo Segno) che fu una importante sede letteraria dell’Armenia nel secondo Medioevo. Sul frontone della chiesa sono raffigurati i principi Gurgen e Smbat che furono i benefattori e fondatori, nell’atrio un antico (1273) khatchar che raffigura il Salvatore. All’interno la chiesa è affrescata, casualmente siamo testimoni di una piccola cerimonia, è arrivato il locale vescovo che prende in carico gli affreschi terminati di restaurare e, sorpresa!, i restauratori sono una coppia di artisti italiani, lui con i genitori di origine armena, che volontariamente e gratuitamente hanno lavorato per quattro mesi ripulendo e restituendo colori alle opere degradate da secoli di incuria. Fa piacere essere testimoni di questo bel gesto e siamo orgogliosi di questi connazionali, il vescovo fa il suo discorsetto, consegna una targa, da una benedizione a tutti e recita il Padre Nostro in armeno, poi in segno di ecumenismo ci invita a recitare la stessa preghiera nella forma italiana/cattolica.

Proseguiamo verso il monastero di Sanahin, vasto e suggestivo che racchiude una lunga tradizione di spiritualità, qui i monaci venivano soprattutto per meditare, fare vita ritirata e copiare antichi manoscritti. Il complesso e compatto e armonioso nello stesso tempo, con due chiese unite tra loro da una grande galleria. Nell’omonimo piccolo villaggio vicino sono nati i due fratelli Mikoyan, uno Artyom fu un progettista di aerei e il “padre” dei MIG (i più famosi caccia da combattimento russi), l’altro Anastas fu un politico di lunga carriera membro del politburo che governava l’URSS e mediatore durante la crisi dei missili di Cuba al tempo di Kennedy/Krusciov. Insomma niente male per un paesino così piccolo! C’è da dire che ancora oggi, pur indipendente, la Repubblica Armena dipende molto dalla Russia che fornisce gas e prodotti energetici a prezzi di favore, sostiene la stentata economia armena, appoggia in politica estera l’Armenia nella perenne crisi con il vicino Azerbaijan. Nel territorio armeno, nella città di Gyumm nel nord-ovest del paese è presente una grande base militare russa che da quella posizione controlla l’Anatolia turca e tutto il sud del Caucaso.

Giorno 7 – Hagshartsin, Goshavank

sevanavank

Lasciamo l’anonima città di Dilijan e scendiamo nella valle di Alaverdi, il paesaggio è dolce e le montagne verdissime coperte di boschi tra cui spiccano molte betulle. A un certo punto si iniziano a vedere diversi uomini che lavorano nei campi tutti con lunghe e folte barbe, capelli biondi, carnagione chiara. Siamo arrivati nella zona dei villaggi dei Molokan, in questa pace agreste vivono infatti gli ultimi rappresentanti di questa popolazione che non sono originari dell’Armenia, ma russi deportati nel Caucaso 200 anni fa perché professavano un credo in contrasto con la chiesa ortodossa. Hanno conservato l’uso della lingua russa e di abiti e consuetudini tradizionali, siamo ospiti in una grande casa dove ci viene offerta una colazione a base di tè fatto con il samovar, miele, marmellate di frutti di bosco, pane fatto in casa.

Arriviamo nel complesso religioso di Hagshartsin, considerato uno dei gioielli dell’architettura armena. Il centro monastico ospita tre chiese, un nartece, una cappella e un refettorio. La chiesa Madre di Dio risale al 1281 ed è preceduta da un nartece. Davanti all’ingresso un sovrapporta con al centro la Vergine con il Bambino entrambi con tratti fisionomici mongoli. Un’altra ora di pulmino e siamo a Goshavank, monastero immerso in una foresta dove approfittiamo per una breve passeggiata nel verde. Fondato nel 1188 dallo statista e giurista Mekhitar Gosh che fu l’autore del primo codice di leggi, sia civili che canoniche, utilizzato in tutta l’Armenia, il monastero rappresenta l’architettura tipica e tradizionale del medioevo armeno. Il complesso è composto dalla chiesa dell’Astvatsatin e dalla chiesa di San Gregorio nonché da una libreria/biblioteca con relativa cappella. A sinistra del portale un khatchkar dello scultore Pavlos del 1291.

Per il pranzo torniamo sul lago Sevan dove mangiamo un ottimo pesce alla griglia, mentre nel pomeriggio visitiamo il vicino monastero di Sevanavank posto su un promontorio che fino a qualche decina di anni fa era un’isola del lago; l’abbassamento delle acque provocato dallo sfruttamento agricolo indiscriminato lo ha collegato con la terraferma. Con una lunga scalinata si sale una collina in cima alla quale svetta il monastero costruito in pietra basaltica nera frammista a pietre bianche per creare uno stile particolare, da ogni parte il panorama sul lago abbellisce il sito. Secondo una leggenda nell’isola abitava il beato Mashoz, un ascetico eremita che ricevette in sogno la visita dei 12 apostoli con il comando di costruire una chiesa in quel luogo ordine che il monaco naturalmente eseguì. Era l’anno 874 dell’era cristiana quando la prima chiesa fu inaugurata e divenne subito un importante luogo di culto, distrutta durante le invasioni mongole di Tamerlano fu ricostruita nel 1441. In serata rientriamo a Yerevan nel nostro amato Hotel Silachi.

Giorno 8 – Garni, Sourp Gehard

garni

Ad una trentina di chilometri dalla capitale dell’Armenia, la cittadina di Garni è famosa per il suo tempio greco-romano, unico esempio di architettura ellenistica in Armenia e in tutto il Caucaso, restaurato e in parte ricostruito con le pietre originali nel 1970; si presenta come un elegante edificio rettangolare che poggia su uno sperone di roccia a strapiombo sulla valle sottostante. In pietra basaltica è circondato da 24 colonne precedute da un frontone, all’interno c’è una unica stanza con una volta a botte con una apertura per fare entrare la luce. Tra gli storici e archeologi ci sono varie ipotesi sulla sua destinazione, forse era dedicato al dio Mitra all’epoca della costruzione (primo secolo dopo Cristo) molto in voga nella parte orientale dell’impero romano. Poco lontano le rovine di un palazzo con resti di pavimenti a mosaico.

Noleggiando due fuoristrada scendiamo nella gola del fiume Azat, luogo spettacolare con alte pareti di roccia in formazioni particolari che con il vento producono suoni, il fiume scorre nel fondo portando un minimo di frescura in un luogo aridissimo. Qualche altro chilometro e ci troviamo al famoso monastero di Sourp Geghard (Sacra Lancia), così chiamato perché per secoli ha custodito la reliquia della lancia che ha ferito il corpo di Cristo e che è attualmente al museo di Echmiadzin. Il complesso monumentale è in parte scavato nella roccia di una montagna adiacente, sembra che già in età precristiana una sorgente presente in una delle grotte fosse considerata sacra e qui San Gregorio Illuminatore fece costruire la prima chiesa nel IV secolo. Il monastero originale fu distrutto dagli arabi nel 923 e ricostruito a partire dal 1226, vi sono oltre gli edifici principali molte piccole cappelle, grotte, sculture il tutto racchiuso su tre lati da poderose mura difensive sul quarto direttamente dalla montagna. La chiesa principale Katoghike ha un bellissimo portale con sculture di melograni, uva, colombe, grifoni ed è coperta da una cupola quadrata, la vicina sacrestia ha una bella sala con colonne usata probabilmente per l’insegnamento e per ricevere i pellegrini illustri.

Avazan è una chiesa con pianta a croce greca scavata completamente nella roccia nel luogo dove si trovava l’antica fonte sacra, anche la Cappella di San Gregorio costruita nel 1172 è in parte scavata nella montagna ci sono tracce di intonaco con resti di affreschi che indicano che in passato tutte le mura interne erano affrescate. All’esterno ci sono numerosi khachkar con diversi ornamenti, alcuni scolpiti direttamente nelle rocce con funzioni sia ornamentali sia commemorative, nell’insieme il sito è molto bello e spettacolare, sicuramente uno dei più visitati del paese.

Nel pomeriggio a Yerevan visita del Museo Storico e del Materadan, il museo dei Manoscritti, entrambi alloggiati in enormi palazzi di stile sovietico. Il primo si affaccia direttamente nella Piazza della Repubblica è un museo molto interessante che racconta la storia armena da tremila anni prima di Cristo a oggi, molti reperti di tutti i tipi e molte foto alcune di siti attualmente non nel territorio dell’Armenia, da segnalare un marmo con iscrizione in latino dell’epoca dell’imperatore Traiano. Il secondo è sicuramente da vedere anche se un pò specialistico comunque una visita che fa comprendere ancora meglio la cultura armena, alcuni di questi libri pur essendo in armeno sono le copie più antiche al mondo di classici greci e vengono considerate come degli originali, belli i colori e i disegni fantastici. Facciamo poi una passeggiata fino alla monumentale Cascade una serie di scale a cascata con fontane e sculture sede di un centro artistico di arte moderna. Il sito in cima non è ultimato, si può salire con le scale mobili e dall’alto c’è una bella vista sulla città, nel complesso non male ma neanche indimenticabile! In generale Yerevan se pure abbellita e modernizzata negli ultimi anni non è certo una città da grande turismo, abbastanza anonima conserva poco del suo passato storico e non ha quartieri con architetture o monumenti particolari.

Giorno 9 – Rientro in Italia

In un (per nulla) comodo orario, le tre del mattino, parte il nostro aereo di ritorno con scalo a Doha, aeroporto affollato, controlli di sicurezza, tutto bene. Fine di un viaggio interessante e particolare da fare con una minima preparazione preventiva per scoprire il bello dell’Armenia, buon viaggio a tutti!

Guarda la gallery
hovhanavank-2058068673

echmiadzin-178519266

yerevan-1182707843

khor virap-1598276997

sevanavank-830481348

sevan lake

the monasteries of haghpat and sanahin surrounding natural in armenia.

armenia, symphony of stones in garni

the ancient monastery in the setting sun. tatev. armenia.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari