Poco conosciuti ma straordinari: questi due paesi dell’Asia Centrale sono la meta perfetta di un viaggio all’avventura
Territori dalla bellezza sorprendente ma ancora poco avvezzi al turismo, che si aprono timidamente all’Occidente e al resto del mondo mostrando bellezze incredibili, storie, panorami spesso incontaminati. Viaggio in Kazakistan e Tajikistan, dove l’Asia si mostra all’insegna della sua purezza.
Indice dei contenuti
Informazioni utili su un viaggio in Kazakistan e Tajikistan
Sicurezza
Riguardo alla sicurezza, Kazakhstan e Tajikistan ci sono sembrati due paesi sicuri. Per dare un’idea, i nostri driver lasciavano senza problemi gli zaini e a volte il portafoglio ben in vista nelle loro auto, che non chiudevano neppure! Al momento, consultando il sito del Ministero degli Affari Esteri statunitense, il Kazakhstan viene addirittura considerato più sicuro dell’Italia ed il Tajikistan è allo stesso livello del nostro paese. Restiamo con il dubbio che le indicazioni della Farnesina, che sconsigliano la visita di tre quarti del Tajikistan, non siano aggiornate, come già abbiamo constatato per altre nazioni.
Periodo
Il periodo da noi scelto, vale a dire da fine luglio a poco dopo Ferragosto, è stato tutto sommato buono. C’è stato caldo, in particolar modo a Dushanbè, dove abbiamo toccato i 40°, ma mai così tanto da impedirci di andare in giro, perché il clima è estremamente secco. Abbiamo anche avuto dei limitati momenti di pioggia.
Come organizzare il viaggio
Viaggio fai da te o con agenzia? Noi abbiamo pianificato un itinerario di viaggio in piena autonomia ed abbiamo prenotato voli e hotel da soli (con l’eccezione delle guesthouses e degli homestays). Considerato che guidare in Kazakhstan e Tajikistan è un’opzione solo per temerari, abbiamo proposto il nostro itinerario a numerose agenzie che avevano delle ottime recensioni su TripAdvisor, chiedendo l’organizzazione completa del tour e selezionando poi quelle che fornivano il miglior rapporto qualità-prezzo. In Tajikistan ne abbiamo individuate quasi 10 e alla fine abbiamo scelto Tajikistan Mountain Travel (http://www.tajikistanmountain.com/); in Kazakhstan la situazione è stata molto più complessa, perché, pur avendo scritto a circa 25 agenzie, abbiamo ricevuto risposta solo da 5. Probabilmente la ragione sta nel fatto che i tour operator preferiscono vendere pacchetti già organizzati che dedicarsi alla creazione di viaggi tagliati su richieste specifiche. Alla fine abbiamo scelto Kazakhstan Explore (https://explorekazakhstan.net). L’agenzia del Tajikistan si è rivelata molto buona, quella del Kazakhstan davvero ottima.
A Tajikistan Mountain Travel abbiamo chiesto l’organizzazione di un tour di quasi 5 giorni che comprendeva quanto è descritto nei giorni dal 9 al 13. Il costo totale è stato di € 415,72 a testa, che comprendeva, oltre a tutte le spese di trasporto e driver, anche le colazioni, le cene e due notti nelle guesthouses di Seven Lakes e Iskanderkul, mentre erano fuori cene e hotel a Khujand.
A Explore Kazakhstan abbiamo chiesto l’organizzazione di un tour di 3 giorni in campeggio nella regione di Mangystau (€ 566 a testa tutto incluso) e di un ulteriore tour di 6 giorni nel Kazakhstan orientale (giorni dal 18 al 23; 1.087,30€ a testa tutto incluso, con l’eccezione delle cene e degli hotel ad Almaty e Turkestan). In aggiunta, ci sono venuti a prendere all’aeroporto di Turkestan ed Almaty e hanno sostenuto anche tutte le spese relative agli ingressi ed ai pranzi.
Abbiamo visitato in autonomia le città di Almaty, Dushanbè e Astana.
Quanto tempo richiede un viaggio in Kazakistan e Tajikistan?
Sono sufficienti tre settimane per visitare questi paesi? La risposta è semplice: no. In Tajikistan c’è la zona del Pamir, preclusa agli italiani dalla Farnesina, che dovrebbe essere spettacolare e che però è davvero remota. Inoltre, anche in Kazakhstan, che è uno tra i paesi più grandi del mondo, ci sono numerose attrazioni che noi abbiamo deciso di non visitare per mancanza di tempo. Tutto sommato, le nostre tre settimane abbondanti sono state sufficienti per farci visitare le principali attrattive del Kazakhstan e farci avere un’idea del Tajikistan. Attenzione perché in Tajikistan lo stato delle strade è mediocre ed in Kazakhstan le distanze sono enormi, per cui fate le vostre valutazioni sui tempi con estrema attenzione. Inoltre, i voli subiscono spesso ritardi e cancellazioni (vedi oltre).
Costi
Capitolo costi: in linea di massima, Kazakhstan e Tajikistan sono paesi abbordabili. Ad esempio, una doppia in un hotel di buon livello con colazione e bagno privato costa tra i 35 ed i 70€; per cenare si spendono in genere sui 10/15€ a testa in Kazakhstan e meno di 10€ in Tajikistan. Bassi anche i prezzi di ingresso ai musei.
Trasporti
Abbiamo utilizzato una serie variegata di trasporti. In primo luogo, l’aereo per i seguenti spostamenti:
- Milano Malpensa-Aqtau (via Baku) e Almaty-Milano Malpensa (via Baku) con Azerbaijan Airlines (610€ a testa con 1 bagaglio da stiva all’andata e 2 al ritorno in totale; acquistato con BudgetAir);
- Aqtau-Astana (Scat Airlines; 125,91€ a testa con 1 bagaglio da stiva a testa; acquistato direttamente dal sito della compagnia aerea);
- Astana-Dushanbe (via Almaty con Air Astana; 113,32€ a testa con 1 bagaglio da stiva a testa; acquistato con Booking.com);
- Dushanbe-Almaty (Air Astana; 108,86€ e 123,86€ rispettivamente per 1 biglietto con 1 bagaglio da stiva e 1 biglietto senza bagaglio da stiva; acquistato tramite Booking.com);
- Almaty-Turkestan-Almaty (FlyArystan; 63,35€ a testa con un solo bagaglio a mano da 5 kg per passeggero; acquistato direttamente dal sito della compagnia aerea).
Un paio di constatazioni sull’utilizzo dei voli. In primo luogo, il nostro itinerario di viaggio è stato reso molto complesso a causa di alcune modifiche sostanziali dei voli, comunicateci con circa un mese di anticipo. Di conseguenza, abbiamo dovuto adattare a queste variazioni il nostro itinerario. Inoltre, Dushanbe e Turkestan non sono collegate bene né con l’Europa né con le altre città dell’Asia centrale, per cui valutate bene anche questo aspetto. Gli aerei sono stati spesso e volentieri in ritardo (anche se in caso di ritardi rilevanti, ci è stato sempre comunicato con adeguato anticipo); spesso in aeroporto non è chiaro quale sia il gate del volo ed il volo a volte non viene neppure annunciato.
Ad Astana ed Almaty abbiamo spesso utilizzato il taxi, prenotandolo con l’app Yandex Go, affidabile ed economica. A Dushanbè abbiamo rinunciato all’utilizzo di un paio di app perché non avevano la versione in inglese; inoltre, in hotel ci hanno suggerito di fermare direttamente i taxi in strada, perché chiamandoli o prenotandoli ci sarebbe voluto troppo tempo.
Ad Almaty abbiamo utilizzato anche il metrò, facile ed estremamente economico. Abbiamo utilizzato spesso anche le app Maps.me e Google Maps, entrambe buone.
Comunicazioni
Noi abbiamo acquistato una eSIM con Airalo per entrambe le nazioni. Mentre in Kazakhstan ha funzionato quasi sempre senza problemi, tranne che nelle zone più remote del Mangystau, in Tajikistan ha funzionato poco e male con l’eccezione di Dushanbe e Khujand (ho scoperto dopo leggendo il Forum di Caravanistan, che molti hanno lamentato lo stesso problema in questa nazione). Tuttavia, il Wi-Fi è spesso disponibile in hotel, bar e ristoranti.
Alberghi
Abbiamo prenotato gli hotel quasi sempre tramite Booking.com ed un paio di volte con Agoda. Quasi tutti avevano la colazione, in genere perlomeno discreta. Un suggerimento: per avere un’idea del livello effettivo degli hotel, levate una stella da quelle che dichiarano. Il livello di pulizia è sempre buono; noi abbiamo avuto dei problemi solo a Khujand.
Moneta
Nella nostra esperienza, la carta di credito viene accettata senza particolari problemi in hotel, grandi supermercati ed alcuni ristoranti. Noi abbiamo comunque pagato molto spesso in contanti prelevando con un bancomat aderente al circuito Mastercard. A tal proposito, abbiamo utilizzato in Kazakhstan le filiali della Halyk Bank, molto diffusa nelle città e in Tajikistan i bancomat della Aktiv Bank, presenti sicuramente a Dushanbè e Khujand (un elenco completo è disponibile qui). In Tajikistan abbiamo provato diverse altre banche, ma non siamo mai riusciti a ritirare, mentre in Kazakhstan non abbiamo provato bancomat diversi da quello di Halyk Bank. In nessun caso abbiamo pagato commissioni. Il cambio indicativo è stato il seguente: 1€=510 KZT; 1€=11,35 TJS.
Cibo
Forse non sarà uno degli highlights del viaggio per la limitata varietà, ma noi abbiamo sempre mangiato bene. Provate i piatti nazionali dei due paesi, perché sono davvero ottimi.
Pulizia
Sulla pulizia possiamo dire che il livello è in generale buono, sia nelle strade, che negli hotel e ristoranti.
Guide
Questa è una vera nota dolente. Oltre ad una Lonely Planet dedicata a tutti i paesi dell’Asia Centrale – e quindi di conseguenza molto superficiale – ed aggiornata al 2018, le uniche due guide monografiche disponibili in cartaceo sono quelle della Bradt (Tajikistan del 2020 e Kazakhstan del 2018). Attenzione perché la guida del Tajikistan a volte si fa prendere un po’ la mano ed esalta delle località che alla fine poi non sono granché. C’è anche una nuovissima guida sul Kazakhstan della Polaris, scritta da un ex ambasciatore, Pasquale D’Avino, che però a nostro parere, è molto superficiale e non tanto utile. Per questo motivo, abbiamo trovato molto utili una serie di siti Internet di privati dedicati al Kazakhstan, che contengono anche diverse informazioni turistiche – idem per il Tajikistan, anche se i siti disponibili sono davvero pochi. Peraltro, sia Astana che Dushanbè sono città in continuo cambiamento, per cui in ogni caso è utile informarsi costantemente sul web per conoscere tutte le novità architettoniche o artistiche.
Per Dushanbè abbiamo trovato utili questi siti:
https://koryogroup.com/travel-guide/rudaki-avenue-dushnabe-tajikistan-travel-guide
https://www.google.com/maps/d/viewer?mid=1ZrUdOI1I4xXMydeBz8iCN7LeRT-zbPFs&ll=38.57362629160344%2C68.7893407180702&z=16
Per Almaty questo sito ci ha fornito delle informazioni interessanti: http://www.monumentalalmaty.com/
Molto utile anche il sito: https://caravanistan.com/ e a volte i forum della versione inglese di TripAdvisor. Interessante, anche se un po’ datato, il volume “Architectural Guide – Astana” a cura di Philippe Meuser (ED. DOM Publishers).
Approccio al turismo
Sia in Kazakhstan che in Tajikistan il turismo è ancora in fase embrionale. Nel periodo in cui siamo stati noi il numero di turisti è stato sempre estremamente limitato ed in numerosi posti addirittura inesistente. L’inglese è parlato davvero da poche persone, tranne che nelle principali città, dove comunque non sono in tanti a conoscerlo, per cui una conoscenza anche di base del russo aiuta nella vita quotidiana (es.: taxi, bazar, ristoranti, informazioni, ecc.). Gli uffici del turismo sono abbastanza rari; noi ne abbiamo visitati non più di un paio, che non ci sono stati particolarmente utili.
Assicurazione
Non partite senza assicurazione: noi abbiamo stipulato un’assicurazione annuale con Globelink.
Diario di viaggio in Kazakistan e Tajikistan
1° giorno – Aqtau
Partiamo con un’ora di ritardo e, dopo una lunga sosta nel bellissimo Terminal 1 dell’aeroporto di Baku (il Terminal 2 è invece tutt’altra storia), arriviamo ad Aqtau. Con il taxi già prenotato con Taxi Star (https://m.facebook.com/taxistar.kz/; 3.500 KZT) arriviamo in mezz’ora al nostro hotel (Aston Hotel, Mirkrorayon 9, 23/1; +77 777 258 0123; https://aston.kz/; 16.000 KZT per una doppia con bagno; molto buono) ed andiamo a dormire immediatamente.
2° giorno – Mangystau
Puntuale alle 9.30 arriva con la sua 4×4 la guida di Explore Kazakhstan, Saveliy, con il quale passeremo 3 giorni in giro in Mangystau. La prima tappa è il Karagiye Hollow, depressione che arriva a 163 metri sotto il livello del mare, che si può ammirare da un punto panoramico. Segue il bellissimo Ybykty Canyon, il cui tratto iniziale è visitabile facilmente e che non può lasciare delusi. Dopo un picnic all’ingresso del canyon, ci mettiamo in marcia per l’Ustyurt Plateau e raggiungiamo Kyzylkup (Tiramisù), dopo aver ammirato dromedari e cavalli ed aver assaggiato il latte di cammella. Kyzylkup è un insieme di formazioni rocciose composte da vari strati di minerali differenti, che creano un effetto strabiliante. È davvero il posto magico del quale si legge sulle guide ed assolutamente da visitare. È poi la volta della Bokty Mountain, anch’essa dagli splendidi colori, valorizzati dalla luce del tardo pomeriggio. Attraversando un paesaggio davvero meraviglioso arriviamo quindi poco prima del tramonto alla Bozhyra Valley, anche questo un posto splendido e ci accampiamo per la notte di fronte ai Two Tusks. Ceniamo sullo sfondo di un panorama meraviglioso e andiamo a dormire in tenda abbastanza presto.
3° giorno – Bozhyra
Ci svegliamo alle 5 per vedere l’alba, ma desistiamo perché è ancora buio e decidiamo di aspettare ancora un po’… peccato che una ventina di minuti più tardi scoppi un diluvio incredibile che bagna anche l’interno della tenda, seguito da un vento fortissimo che ci fa temere per l’integrità della stessa! Per questo motivo, Saveliy ci fa spostare in un posto più riparato per fare colazione. Iniziamo a visitare il circuito superiore della Bozhyra Valley sotto la pioggia ed il vento… i panorami sono spettacolari comunque e ci lasciano a volte senza parole. Per fortuna la pioggia smette in tarda mattinata e riusciamo a vedere la Moschea sotterranea di Bektet Ata senza problemi.
Anche se da un punto di vista architettonico non è spettacolare, è un posto suggestivo ed è simpatico vedere le folle di pellegrini in visita. Dopo la pausa pranzo in un ristorantino finalmente esce il sole, per cui ci mettiamo in marcia verso il lago salato di Tuzbair, dove arriviamo dopo le 19 e piantiamo le tende. Anche questo paesaggio, che è una distesa di sale cristallizzato, è meraviglioso e la pioggia caduta sul lago nel corso della giornata amplifica i riflessi ed i giochi di luce, aggiungendo ulteriore fascino ad un luogo già incredibile di per sé. Cena, inaspettatamente buona, a base di spaghetti.
4° giorno – Tuzbair, Jylshi Canyon, Torysh Valley
Dopo una notte trascorsa tranquillamente, ci svegliamo con calma e facciamo un giro sul Tuzbair, bellissimo anche con la luce del giorno. Ci rimettiamo in auto ed in tarda mattinata ammiriamo il Tuzbair dall’alto: anche questo è uno spettacolo incredibile. Raggiungiamo quindi nel primo pomeriggio l’Airakty Shonanay Valley, dove ci sono delle belle formazioni montuose che sembrano cesellate da mano umana e dove ci fermiamo per il pranzo. Tappa successiva lo Jylshi Canyon, carino ma non al livello delle altre attrazioni; molto meglio un anonimo canyon che visitiamo brevemente poco dopo. È quindi la volta di Sherkala, un monte che sorge dal nulla che ha la forma di una yurta, di un castello o di un leone, a seconda del punto di vista, dove per la prima volta incontriamo dei turisti (ben 4!). Chiudiamo la giornata con una visita della Torysh Valley, dove si trovano delle insolite sfere di pietra la cui genesi è fortemente dibattuta (una teoria addirittura le classifica come esseri dotati di intelletto essendo costituite di silicio!) e che si rivela un posto bello e interessante. Qui conosciamo un professore dell’Università di Almaty, che sta visitando il Mangystau nell’ambito di un progetto di turismo sostenibile e con il quale condividiamo un’ottima anguria che Saveliy apre per tutti noi. Assistiamo ad un tramonto spettacolare e poi ci mettiamo in marcia per Aqtau, dove arriviamo verso le 22.30 (Hotel Ascot, 16.000 KZT per una doppia con bagno; molto buono).
Finisce così la visita a questa regione, che ha un enorme potenziale turistico ancora inespresso. Tre giorni pieni ci hanno consentito di visitare dei posti incredibili che sono tra gli highlights dell’intero viaggio; se proprio dovessimo trovare un difetto, diremmo che abbiamo trascorso in auto più di quanto ci sarebbe piaciuto, anche se è inevitabile considerate le distanze.
5° giorno – Astana
Oggi sveglia alle 3.45: alle 6 del mattino abbiamo l’aereo per Astana, dove atterriamo puntuali ed arriviamo in hotel in meno di mezz’ora con un taxi Yandex (KZT 2.500) prenotato al momento (Best Western Astana Plus; circa KZT 89.873 in totale per 3 notti per una doppia con bagno e prima colazione; buono). Trascorriamo un’oretta in un Coffee Boom ad organizzare la nostra visita. Purtroppo il sito ufficiale delle informazioni turistiche non è molto d’aiuto: le informazioni spesso sono in contrasto con la brochure che abbiamo ricevuto dall’Ufficio del Turismo in aeroporto ed inoltre sui siti delle varie attrazioni a volte non ci sono i prezzi di ingresso o gli orari. Decidiamo quindi di iniziare dalla parte nuova della città, che peraltro è a pochi minuti dal nostro hotel, partendo proprio dal simbolo di Astana, la Bayterek Tower e proseguendo verso la città nuova, visitiamo la moschea, il Khan Shatyr, un centro commerciale a forma di yurta, dove ci fermiamo per un rapido pranzo ed un caffè, l’Opera Theater, il Triumph of Astana, un grattacielo somigliante alle Sette Sorelle di Mosca ed altri edifici governativi e residenziali della parte nuova.
Passando quindi dal City Park, superiamo il fiume Esil ed arriviamo alla parte più antica, se così si può dire, dove visitiamo la chiesa dei Santi Costantino ed Elena, alcune delle vie principali ed i pochi edifici nello stile del realismo socialista sopravvissuti alla modernizzazione. Questa parte della città sembra avere un po’ più di anima rispetto a quella più nuova, che invece è del tutto impersonale, oltre che incredibilmente grande: è proprio il caso in cui 1 mm sulla mappa equivale a 2 km nella realtà! Ci fermiamo a cena in un ristorante destinato agli expat (Line Brew; http://line-brew.kz/line-brew-astana/; 21.000 KZT per 4 piatti; molto buono) e poi, costeggiando il lungofiume, da dove l’illuminazione notturna conferisce alla città un fascino molto maggiore di quello che può avere di giorno, raggiungiamo la sponda opposta transitando attraverso il bel ponte pedonale illuminato e torniamo in hotel.
6° giorno – Astana
Iniziamo la giornata visitando le vicine Central Concert Hall, Corte Suprema, Senato e Mazlis, anche se non è particolarmente facile andare in giro in quell’area a causa delle misure di sicurezza. Ci spingiamo fino al Nazarbayev Centre, che non visitiamo (probabilmente non è aperto al pubblico, per quanto abbiamo capito) ed in taxi con qualche difficoltà raggiungiamo la Moschea Khasret Sultan, molto appariscente, ma in tutta onestà niente di che. Riusciamo a visitare solo dall’esterno lo Shabyt Palace of Arts ed il Palazzo dell’Indipendenza, entrambi chiusi al momento, così com’è chiuso anche il Museo Nazionale, perché è l’ultimo martedì del mese!
A questo punto visitiamo il Palazzo della Pace e Riconciliazione: la forma piramidale attira l’attenzione dall’esterno, ma è l’interno che colpisce davvero, per cui una visita è consigliata (al momento il palazzo si può visitare solo con visite guidate che partono ad ogni ora e che sono disponibili anche in inglese). Cambiamo quindi zona ed in taxi, dopo una brevissima sosta al centro commerciale Mega Silk Way per ritirare dei contanti e fare un salto al supermercato, visitiamo la zona dell’Expo 2017. Una lunga sosta al Nur Alem Future Energy Museum è d’obbligo: l’edificio è davvero molto bello dall’esterno e all’interno c’è una serie di photo-ops interessanti; tuttavia l’esposizione, incentrata sul tema dell’energia, è destinata soprattutto a bambini e adolescenti. Facciamo una lunga passeggiata passando dal Ballet Theater e arrivando all’Abu Dhabi Plaza.
Ceniamo velocemente e dignitosamente in un ristorante della catena Degirmen di fronte alla torre Bayterek (www.degirmen.kz; 7700 KZT per tre piatti) e poi ci precipitiamo sulla torre per vedere Astana al tramonto. Il panorama è suggestivo, ma purtroppo i riflessi sui vetri rendono le foto molto difficili. È anche molto interessante vedere la lunga fila di kazaki che, all’ultimo piano della torre, aspettano pazientemente il proprio turno per posare la mano sul calco di quella dell’ex Presidente Nazarbayev! Tornati giù, assistiamo anche allo spettacolo delle Singing Fountains, che inizia verso le 21, prima di tornare in hotel.
7° giorno – Akmola e Astana
Iniziamo la giornata prendendo un taxi che ci porta ad Akmola, una località a 35 km. da Astana che era la sede di un gulag destinato alle mogli ed ai figli di prigionieri politici (Alazhir). Del gulag in realtà non è rimasto niente e c’è soltanto una struttura che ospita un’esposizione commemorativa dedicata alle rivolte del popolo kazako ed alla vita nel gulag. Interessante il video che riporta testimonianze dirette delle internate. Il museo in tutta onestà è superficiale e sono davvero poche le notizie interessanti che riesce a comunicare (tra queste, ad esempio, in pochi sanno che Stalin ha effettuato uno sterminio programmato dei kazaki tramite carestie, proprio come è accaduto in Ucraina con l’holodomor, sterminando tra il 40 ed il 50% della popolazione). Inoltre, non era disponibile la guida in inglese, sebbene avessimo chiamato il giorno precedente per capire se fosse necessario prenotarla, per cui abbiamo dovuto accontentarci di un’audioguida mediocre e malfunzionante.
Tornati ad Astana andiamo a visitare il Museo Nazionale. L’esposizione è interessante, anche se il percorso espositivo non è sempre chiaro. Terminata la visita, ci fidiamo della Bradt e visitiamo la sinagoga, la chiesa cattolica ed una chiesa ucraina ortodossa lungo il corso del canale, ma non sono niente di che. A piedi raggiungiamo quindi il ristorante georgiano Daredzhani (Qabanbay Batir; http://www.abr.kz/restaurant/daredzhani) passando da alcuni quartieri ormai un po’ fatiscenti risalenti all’epoca sovietica, un aspetto, questo, che contrasta con l’immagine di città rivolta al futuro che la capitale intende dare all’esterno. Dopo un’ottima cena (20.000 KZT per 3 piatti), torniamo in hotel.
Termina così la nostra avventura ad Astana: la città ha una serie di difetti evidenti (non è sicuramente una bella città; è piena di edifici in stile neo sovietico, che viene considerata dimostrazione di eleganza dall’elite locale, proprio come il colore dorato del quale sono ricoperti numerosi edifici; un po’ come Los Angeles, non è a misura di pedone, se si esclude l’asse tra Khan Shatyr e la Bayterek Tower ed alcuni tratti del lungofiume). È comunque uno specchio di questa nazione, del suo presente ma soprattutto delle sue aspirazioni.
8° giorno – Almaty
A causa della modifica dell’orario del volo Astana-Dushanbe, che avrebbe dovuto farci arrivare oggi stesso in questa città, siamo obbligati ad una sosta ad Almaty, comprensiva di una notte. Raggiungiamo l’aeroporto al mattino e prendiamo il volo per Almaty, dove arriviamo in orario poco dopo mezzogiorno. Prendiamo un taxi con Yandex Go ed arriviamo in hotel (Hotel Voyage; https://voyage-hotel.kz/; KZT 36.000 circa per una doppia con bagno e colazione; questa stanza standard è mediocre), per uscirne poco dopo ed iniziare ad esplorare la città.
Partiamo dalla Kazak-British Technical University, proseguiamo per la Cattedrale di San Nicola e la Kabanah-Batyr Street e facciamo una sosta al Panfilov Park. Ci perdiamo all’interno del Bereke Bazaar, dove acquistiamo delle albicocche secche e del qurut (palline di formaggio duro stagionato) e concludiamo con la visita della Moschea Centrale. Almaty ci appare come una città verdissima e con una bella visuale sulle montagne innevate e, anche se finora non abbiamo visto monumenti che ci hanno colpito particolarmente, andare in giro è piacevole, nonostante i 34 gradi di oggi.
Ci fermiamo in un ristorante a caso ed abbiamo una fortuna incredibile perché questo posto, che ha solo un’insegna in cirillico (in italiano si traduce in “Le Mille e una Notte”) e che propone cucina del Caucaso rivisitata, si rivela davvero eccezionale (https://www.instagram.com/1000___1noch; 15000 KZT per 4 piatti). Dopo un giro nella centrale via pedonale dello shopping, Zhibek Zholy, piena di gente, torniamo in hotel.
9° giorno – Dushanbe
Partiamo da Almaty con un po’ di ritardo e di conseguenza atterriamo a Dushanbe mezz’ora più tardi del previsto. Qui ci aspetta Suhrob di Tajikistan Mountain Travel, che ci accompagnerà nei prossimi giorni. Dopo aver cercato inutilmente di ritirare somoni da alcuni bancomat presenti in aeroporto, ci mettiamo subito in marcia e passiamo attraverso Dushanbe: la prima impressione è di un simpatico mix tra stile neo-sovietico e iraniano.
Usciti dalla città, passiamo attraverso splendidi panorami montuosi e, superato anche il famigerato Istiqlol Tunnel, fino a qualche tempo fa noto con il nome di ‘Tunnel della morte’, ci fermiamo dopo circa 4 ore a Istaravshan, città molto decantata dalla Bradt, che però ci lascia indifferenti. Visitiamo soltanto Mugh Teppa, sito di una storica fortezza abbattuta ed interamente ricostruita poco tempo fa ed una piccola moschea in paese. Ripartiamo quindi verso Khujand, la città principale della Valle di Fergana, dove arriviamo in prima serata (Parliament Hotel; https://pph.tj/#; hotel a 4 stelle, apparentemente il migliore della città; 125 USD in totale per due notti per una stanza doppia con bagno e colazione; tutto sommato medio).
Qui inizia l’affannosa ricerca di un bancomat che accetti una Mastercard: dopo innumerevoli tentativi riusciamo finalmente a trovare una sede della banca Aktiv (203b Ismoil Somoni Avenue) con un bancomat che ci consente il ritiro. Concludiamo con una cena molto buona presso un ristorantino sulla piazza centrale (Adibon; 115.50 TJS per tre piatti). Torniamo quindi in hotel, dove dobbiamo affrontare e risolvere un problema: al momento del check-in, avevamo scoperto che nella nostra stanza campeggiava uno scarafaggio, che abbiamo prontamente ucciso. Abbiamo chiesto al concierge di far ripulire la stanza e spruzzare dell’insetticida. Appena tornati però, vediamo in corridoio un altro scarafaggio che si avvia tranquillamente verso la nostra stanza. A questo punto torniamo giù e chiediamo una soluzione del problema. L’addetto, estremamente gentile e in visibile imbarazzo, ci offre un upgrade gratuito in una stanza che, per quanto arredata con gusto molto discutibile, è sicuramente molto meglio della precedente e soprattutto senza ospiti indesiderati.
10° giorno – Khujand
Alle 9 Suhrob passa a prenderci ed iniziamo la giornata con la visita della moschea Sheik Muslihiddin, di fronte alla quale si trova il vivace bazar. Entriamo subito a fare un po’ di shopping: è un posto assolutamente non turistico, dove si trovano essenzialmente alimentari. Compriamo dei limoni e del qurut e facciamo anche la conoscenza di alcuni simpatici ragazzini che ci parlano in inglese. A Khujand ci colpisce la grande quantità di donne e ragazze in costume tradizionale e di uomini con il cappello tipico della zona.
Raggiungiamo in auto l’Arbob Palace, un posto talmente surreale che deve essere davvero visto. Si tratta di una copia dell’Ermitage di San Pietroburgo, costruito negli anni 50, che costituiva l’epicentro di una fattoria collettiva. Una guida ci fa visitare il teatro, dove trasmettevano film di Bollywood per la gioia dei lavoratori, nonché una mostra dedicata alla storia dell’edificio e di chi ci ha lavorato. Proseguiamo per il Lago Kairakum, una riserva di acqua ottenuta erigendo una diga nel Syr Darya. Il colpo d’occhio è molto bello, così come piacevole è passare un’oretta a sorseggiare del tè, che ci viene offerto da un ragazzino che lavora in un bar, seduti su un classico diwan ammirando il bel panorama. Torniamo quindi in città per visitare la ricostruzione della Khujand Fortress, all’interno della quale viene ospitato un museo di storia locale.
La mostra onestamente non è niente di che, ma la nostra giovane guida ha un entusiasmo che ci contagia e che ci fa apprezzare dunque quello che vediamo. Dopo un giro nel vicino parco, scattiamo qualche foto ad una statua di Lenin, nascosta in un piccolo parco periferico e poi torniamo in hotel dove passiamo il pomeriggio per evitare il caldo afoso. Usciamo a cena e torniamo da Adibon (150 TJS in totale per 4 piatti e dessert).
11° giorno – Seven Lakes
Alle 8 partiamo diretti agli Haftkul (Seven Lakes), dove arriviamo alle 13.30. I laghi sono davvero molto belli ed è strano che, nonostante sia domenica, ci sia così poca gente. Superato il lago n.6 percorrendo una stradina a strapiombo sull’acqua che a volte fa rabbrividire, iniziamo una passeggiata che in mezz’ora ci porta all’ultimo lago, dove alcuni tagiki fanno il bagno e dove incontriamo tre ragazzi italiani, i primi turisti con i quali parliamo dall’inizio del viaggio.
Andiamo nella nostra guesthouse, dove abbiamo lasciamo i bagagli poco prima e ceniamo così così in compagnia di un signore torinese che sta percorrendo la tratta dall’Italia all’Indocina e della simpaticissima boss dell’homestay con la sua famiglia (Homestay Mijgon; www.ztda-tourism.tj; 65€ la doppia con bagno in comune incluse cena e colazione; il posto è carino e molto semplice con una bella posizione accanto ad una piccola cascata, ma il prezzo ci sembra francamente un po’ alto. Tuttavia, considerato che si tratta di una guesthouse che rientra in un progetto di supporto alla comunità locale, va bene così).
12° giorno – Penjakent
Partiamo alle 8 e in poco meno di due ore arriviamo a Penjakent. Rivedere alcuni dei laghi al mattino è un’esperienza molto bella, perché la luce completamente diversa rispetto a quella del pomeriggio precedente, garantisce ai laghi un fascino nuovo. In città visitiamo il piccolo museo locale, che non è un granché e che ha come al solito una sala dedicata all’attuale Presidente e poi ci spostiamo a Sarazm, sito UNESCO, dove si possono ammirare gli scavi di una comunità che ha vissuto in zona nel periodo compreso tra il 3500 ed il 2000 a.C.
Anche qui visitiamo il piccolo museo, peraltro oggi senza corrente elettrica, dove è esposta la Principessa di Sarazm, che è la principale attrazione. Gli scavi non sono molto estesi, ma sono interessanti se si considera il periodo al quale si riferiscono. È quindi la volta della parte antica di Penjakent: dopo il terzo triste museo della giornata, visitiamo gli scavi molto rapidamente perché in realtà è rimasto ben poco. Poco prima delle 13 ci rimettiamo in auto e in poco più di 3 ore arriviamo al Lago Iskandar.
Qui avvistiamo qualche turista probabilmente locale: sono i primi turisti della giornata. Il lago è davvero bellissimo e passiamo un po’ di tempo in ammirazione; in seguito, percorriamo in una mezz’oretta il bel tragitto che ci porta ad una bella cascata, con un parapetto un po’ pericolante che si sporge proprio su di essa: il brivido è garantito! Dopo le 18 arriviamo alla nostra guesthouse nel paesino di Saratoq (Shahboz, 65€ in totale per una doppia con bagno, cena e colazione; buona) e dopo una buona cena in una stanza panoramica vista montagna andiamo a dormire.
13° giorno – Saratoq
Al mattino facciamo una passeggiata di un’ora circa lungo il lago, che è davvero spettacolare alla luce del mattino. Facciamo anche una breve deviazione per visitare lo Snake Lake, ma di fronte all’Iskandarkul non c’è gara. Ci rimettiamo in macchina ed in circa 3 ore raggiungiamo la fortezza di Hisar. Anche se interamente ricostruita, l’edificio ha un certo fascino. Peccato che il sole implacabile delle 14 ci faccia affrettare la visita.
Dopo un rapido sguardo alla moschea ed alla madrassa limitrofe, torniamo a Dushanbe. Salutiamo Suhrob, lasciamo i bagagli in hotel (Baland Hotel; 1645 TJS in totale per tre notti per una doppia con bagno e colazione; buono; https://balandhotel.com/en/) e, dopo un giro per sbrigare alcune commissioni, visitiamo la piazza dell’Ayni Opera and Ballet Theater e andiamo a cena nel vicino Traktir (1 Projezd Tursunzade 4, Dushanbe, TJ 734000; tel.: 992 372 27 1666; TJS 213 circa per 3 piatti; buono). Concludiamo con un giro serale lungo Rudaki Avenue e la Piazza del Parlamento, uno spettacolo ricco di luci, fontane e musica, da vedere per credere!
14° giorno – Dushanbe
Avevamo intenzione di fare anche qui quello che facciamo spesso durante i viaggi, vale a dire un tour della città gratuito (anche se in realtà si lascia sempre una mancia), per cui abbiamo prenotato un tour con Guruwalk. Tuttavia, la guida ci contatta via WhatsApp cercando prima di venderci insistentemente dei tour fuori città, che noi abbiamo continuato a rifiutare e chiedendoci poi dove fosse il nostro hotel. Alla nostra richiesta di chiarimenti, lui risponde in maniera poco gentile e soprattutto poco convincente, per cui, infastiditi, lo blocchiamo e cancelliamo il tour. In taxi raggiungiamo l’Ismaili Center e da lì visitiamo le principali attrazioni della zona (l’interessante Dom Kultury, il Navruz Palace, il parco con la bandiera tagika, il Writers’ Union Building, la moschea Haji Yakub).
Facciamo quindi una sosta in una caffetteria coreana presso il Rudaki Plaza e poi continuiamo il nostro tour di Rudaki Avenue guardando il nuovissimo Municipio di Dushanbe (almeno questo è quello che ci sembra), proseguendo con un po’ di shopping alla Tsum, dove, al primo piano, si trovano un po’ di negozi di memorabilia sovietici e di articoli di vario tipo. A questo punto deviamo per vedere il bel mosaico del Puppet Theater e cerchiamo di visitare il Green Bazar. Peccato che la Bradt, pur scrivendo che il bazar è stato spostato, riporti ancora nella mappa la precedente posizione dell’edificio!
Poco male: decidiamo di fare una sosta pranzo presso il ristorante Toqi, dove finalmente proviamo il piatto nazionale tagiko, il qurutob (29 Kurbon Rakhmov Street; 115 TJS per 3 piatti; molto buono). In taxi raggiungiamo rapidamente il Park Pobedy, dove visitiamo i due bei memoriali di guerra risalenti al tempo dell’URSS. Facciamo quindi una lunga passeggiata e ci fermiamo al Rudaki Park a riposarci un po’, prima di tornare in hotel.
15° giorno – Dushanbe
Dopo una colazione un po’ deludente, ci incamminiamo su Rudaki Street e raggiungiamo la stazione ferroviaria. Lo stile sovietico è scomparso ma non del tutto, perché sulla facciata campeggia ancora una meravigliosa insegna vintage con il nome di Dushanbe. Facciamo un giro largo per vedere il Monumento alla Vittoria, che non è un granché, visitando una parte della città non esattamente turistica ed arrivando così in tarda mattinata al National Museum of Antiquities. L’esposizione è un po’ vecchia, ma alcuni reperti sono interessanti, con il famoso Buddha Dormiente ed i frammenti di pittura murale in testa.
Tornati su Rudaki, ci imbattiamo per caso nel mosaico che un tempo delimitava il vecchio aeroporto e facciamo una pausa in una caffetteria (Schokoladniza 2, 50a Bukhoro). Andiamo quindi a vedere la National Library of Tajikistan e lo State Emblem of the Republic of Tajikistan e raggiungiamo il Dushanbe Mall per acquistare del miele. A metà pomeriggio mangiamo bene presso il ristorante turco Citir Usta (170 TJS per 3 piatti; https://www.instagram.com/citirustadushanbe/), facciamo poi ancora un giro in centro e concludiamo la giornata assistendo allo spettacolo di suoni, musica e giochi d’acqua di fronte al Parlamento.
16° giorno – Dushanbe
Poco dopo esserci svegliati, riceviamo nel giro di poco tempo due sms da parte di Air Astana con i quali ci viene comunicato che il nostro volo, originariamente previsto per le 13.15, è stato riprogrammato prima alle 15.00 e poi alle 19.00 (che alla fine diventeranno le 20.10). A questo punto decidiamo di fare un giro a Dushanbe e l’unica cosa che pensiamo di non aver ancora visto che abbia un minimo interesse, è il Tadjikistan National Museum, che raggiungiamo a piedi. Il museo non è male, anche se è un po’ confuso (ad esempio, non è sempre chiaro quando ci si trova di fronte ad una copia) e anche qui c’è una stanza dedicata alle eroiche imprese del Presidente Rahmon! Facciamo una pausa pranzo presso la storica Rohat Teahouse e, dopo un ultimo breve giro nel Park Rudaki, torniamo in hotel, prendiamo i bagagli e raggiungiamo l’aeroporto.
Superati i controlli doganali senza problemi, forse perché la paventata corruzione della polizia di frontiera è diventato un problema del passato, decidiamo di spendere i ben 30 TJS che ci restano in un bar prendendo alcuni samsa ed il barista, impietosito dal nostro stato di indigenza, ci regala un tè!
L’impressione complessiva di Dushanbe è positiva. Onestamente non avremmo scommesso granché su questa città, che risulta del tutto sconosciuta ai più, ma il mix di edilizia sovietica e di nuovi edifici, l’essere una città pedestrian friendly, l’estrema cura per il verde pubblico e l’avere un centro tranquillamente percorribile a piedi, la rendono un posto tranquillo e piacevole. Speriamo che la frenesia edilizia, evidente ad ogni angolo, non comporti la cancellazione totale degli edifici costruiti durante il periodo sovietico, perché diversamente Dushanbe correrebbe il rischio di diventare una città senz’anima.
Arriviamo ad Almaty senza particolari problemi e andiamo subito in hotel (Voyage Hotel; KZT 72.250 in totale per 2 notti per una doppia con bagno e colazione; buono).
17° giorno – Almaty
Al mattino continuiamo il tour della città che abbiamo iniziato qualche giorno fa. Partiamo dai bagni Arasan, continuando poi per il Teatro Abai, l’Accademia delle Scienze, l’Hotel Kazakhstan, il Cinema Arman, la Casa dei Pionieri. Cerchiamo poi il Palazzo Presidenziale, ma scopriamo che è stato distrutto durante i moti del gennaio 2022 e che al suo posto ci sarà un parco. Terminata con il Monumento all’Indipendenza la zona istituzionale, prendiamo il metrò per visitare alcune costruzioni sovietiche nella zona del circo (il Palazzo dei Matrimoni, il Teatro Auezov ed il Circo) ed il Kasteyev Museum, che, pur essendo più interessante di tutti i musei che abbiamo visitato fino ad ora, in realtà non è un highlight del viaggio.
Ancora in metrò (alcune stazioni sono carine, anche se non paragonabili alle stazioni di Mosca e San Pietroburgo) ritorniamo su Zhibek Zholy per partecipare allo struscio del sabato pomeriggio e poi, all’ora del tramonto, prendiamo la funicolare per Kok Tobe, il monte dal quale si può godere di un bel panorama sulla città: esperienza un po’ costosa, ma divertente. Ceniamo presso la filiale di Dostyk Prospekt 48 del ristorante Navat, specializzato in piatti kazaki e dell’Asia Centrale e proviamo il baursaks (palline di pasta fritta), pilaf toi ashi (riso con carne e spezie) e beshmarak (carne di cavallo con pasta e cipolle). Dopo questa cena davvero molto buona (KZT 10.000), scoppia improvvisamente il diluvio, per cui prendiamo un taxi e torniamo in hotel.
18° giorno – Tamgaly e partenza per Turkestan
Alle 7 del mattino viene a prenderci Mikhail dell’agenzia Explore Kazakhstan, alla quale ci siamo nuovamente appoggiati per l’organizzazione degli ultimi giorni di viaggio. La tappa di oggi è il sito di Tamgaly, sito UNESCO per l’importanza dei petroglifi. Per arrivare ci vogliono quasi 2 ore e mezzo. Le aree nelle quali sono presenti i petroglifi sono 6, ma 2 sono attualmente in restauro ed un’altra è molto lontana, per cui alla fine ne vediamo 3. I petroglifi sono davvero interessanti e sono stati incisi in un periodo che va dal 2000 a.C. fino al secolo scorso; quelli che vediamo noi sono i più antichi. Nello stesso sito visitiamo anche alcune tombe che sono state scavate ed aperte al pubblico.
Dopo un’ora e mezzo di visita ritorniamo ad Almaty… ma a causa della sveglia all’alba, abbiamo del tempo libero che non avevamo programmato e che dobbiamo organizzare. Mikhail ci porta nuovamente al Bereke Bazaar e successivamente ci lascia in centro. Passiamo il tempo facendo un giro e successivamente pranzando di nuovo al ristorante 1000 e una Notte (quasi 10.000 KZT per 3 piatti; sempre ottimo). Proseguiamo quindi fino al parco Panfilov e poi con Mikhail andiamo in aeroporto, dove ci attende il volo per Turkestan, che parte in ritardo di circa mezz’ora. Atterriamo verso le 23 e troviamo Saken, l’autista mandato da Explore Kazakhstan, che ci accompagna in hotel (Boutique Hotel Silk Way; 23.000 KZT per una doppia con bagno e colazione; ottimo; https://www.instagram.com/silkway.turkistan/).
19° giorno – Sauran
Alle 8.30 arriva Saken e la prima tappa della giornata sono le rovine di Sauran, città sulla Via della Seta abbandonata da secoli. Alcune porzioni molto limitate sono state ricostruite, ma del resto della città sono rimasti solo dei frammenti di mura. Nonostante ciò, l’insieme è suggestivo. Torniamo quindi a Turkestan, dove visitiamo il Khoja Ahmed Yassaui Mausoleum, l’attrazione principale della città e patrimonio Unesco, davvero bellissimo, anche se l’esterno è molto più impattante dell’interno, che, tra l’altro, è in ristrutturazione. Passiamo poi alla Moschea Sotterranea Hilvet e al bell’hammam che è stato in uso fino al 1975 e che ora è diventato un museo. Decidiamo quindi di fare un giro nella vicina parte moderna della città: iniziamo con il Caravanserai, un mix tra centro commerciale e centro di intrattenimento, proseguiamo con la vicina moschea moderna e poi, saliti in auto, con la visita di alcuni edifici amministrativi e dello stadio.
Turkestan è una città dignitosa, che evidentemente sta puntando moltissimo sul turismo e che è in rapidissima espansione. Saken ci riporta in aeroporto, dove scopriamo che anche questo volo è in ritardo di circa un’ora. Ad Almaty viene a prenderci Mikhail e gli chiediamo di portarci direttamente in una sede del ristorante Navat vicino al nostro hotel (Abylay Khan 58A) dove prendiamo nuovamente i baursaks e proviamo l’aringa con le patate ed i langman con il vitello e le verdure (quasi 10.000 KZT; sempre molto buono), per tornare poi in hotel (Voyage; KZT 36.125 per una doppia con bagno e colazione; buono).
20° giorno – Parco Nazionale di Altyn Emel
Alle 8.30 arriva Mikhail: oggi siamo diretti al Parco Nazionale di Altyn Emel, passando per Qonaev, l’unica città in Kazakhstan dove ci sono casinò, per il Lago di Kapchagay, che è in realtà un reservoir e per le sconfinate e belle praterie kazake, piene di colori e molto più varie rispetto a quelle viste in Mangystau. Poco dopo mezzogiorno arriviamo a Basshi, dove Mikhail acquista il biglietto per il Parco. Passiamo a lasciare lo zaino presso la Guesthouse Ardak e scopriamo che ci aspetta un pranzo ottimo a base di baursaks e pelmeni!
Un po’ appesantiti ma soddisfatti, entriamo nel Parco e facciamo un paio di trekking molto facili sull’Aktau Mountain seguendo il letto del fiume in secca (non esiste un percorso vero e proprio): il paesaggio è straordinario ed i colori fantastici, per cui vale davvero la pena arrivare fin qui. Chiudiamo la giornata con la Katutau Mountain, una montagnetta di lava carina che viene valorizzata dalla luce del tramonto ed una buona cena nella guesthouse, dove scambiamo due chiacchiere con un gruppo di ragazzi e ragazze di Singapore.
21° giorno Singing Dune
La prima tappa della giornata è la Singing Dune e, anche se il tempo non è bello – addirittura c’è qualche goccia di pioggia, che perlomeno ci evita il caldo – il panorama dalla cima è suggestivo. È finora anche il punto in cui incontriamo la più grande concentrazione di turisti, ben 8! Successivamente ci fermiamo presso le Dolantau (Tiger) Mountains, delle belle formazioni rocciose a righe che le farebbero somigliare al manto di una tigre. Facciamo un breve trek per allontanarci dalla strada ed anche qui il panorama è magnifico, complice anche il sole che inizia a spuntare timidamente.
Dopo una pausa pranzo molto buona nel paesino di Sonji (Laffa Cafè; pampushki con vitello, langman e Tashkent tea), caratterizzato da una forte presenza di uyguri, verso le 16 arriviamo al Charyn Canyon e con nostra grande sorpresa vediamo che il parcheggio è pieno di auto e di bus! In realtà, una volta sul fondo del canyon, ci rendiamo conto che il posto è talmente grande da far scomparire la presenza umana. Nonostante paragonarlo al Grand Canyon sia un’esagerazione fuorviante, il Charyn Canyon è bello, soprattutto nella luce del tardo pomeriggio, ed il fiume alla fine del percorso fa da perfetta conclusione. Torniamo al punto di partenza in taxi e ci precipitiamo ai tre belvedere in alto, dai quali si può ammirare il bellissimo panorama del Canyon. Arriviamo nel paese di Saty verso le 20.30 ed andiamo nella nostra guesthouse (Alban). Dopo una cena a base di ottimi baursaks e manti, andiamo a dormire.
22° giorno – Kaindy Lake
Partiamo verso le 8 diretti al Kaindy Lake, dove arriviamo dopo circa 45 minuti di strada sterrata con un paio di guadi. Lasciata la macchina al parcheggio, prendiamo il taxi collettivo e facciamo altri 350 m. di passeggiata per trovarci di fronte ad uno spettacolo davvero bizzarro: in un panorama alpino, completamente diverso rispetto a quanto visto finora, dei tronchi d’albero emergono da un lago verde, formatosi un centinaio di anni fa in seguito ad un terremoto. È inutile dire che si tratta di uno dei paesaggi più fotografati del Kazakhstan e che il viaggio fin qui vale davvero la pena. Ci fermiamo un’oretta e andiamo via quando arrivano i primi gruppi di turisti che sono arrivati qui con viaggi organizzati.
La tappa successiva è il primo dei tre Kolsai Lakes, quello più sviluppato turisticamente. Anche qui il panorama è bello e passiamo più di 2 ore camminando sulla riva sinistra del lago, percorribile facilmente grazie ad una comoda passerella in legno ed esplorando il lago in pedalò. Dopo una breve pausa pranzo a Saty ed una sosta all’impressionante Black Canyon, che si può vedere solo dall’alto e sul cui fondo scorre un fiume, arriviamo all’Uzynbulak Canyon (detto anche Yellow o Moon), che nasconde delle aree rigogliose al suo interno. Anche questo è uno spettacolo splendido, per cui ci fermiamo volentieri quasi un’ora per percorrere alcuni dei suoi sentieri. Nel tardo pomeriggio facciamo rotta per Almaty e ceniamo al Masisso, un ristorante coreano (Furmanova St., 57, Corner of Makatayev St.; tel.: +7 7272732457; 15250 KZT; buono) e poi torniamo in hotel (Voyage Hotel; KZT 36.125 per una doppia con bagno e colazione; buono).
Almaty, nella quale alla fine abbiamo trascorso un bel po’ di tempo, è una città piacevole e cosmopolita che, pur non avendo attrazioni spettacolari, è interessante da girare.
23°/24° giorno – Parco Nazionale di Ile-Alatau
Mikhail arriva verso le 9.15 ed in un paio d’ore arriviamo al Parco Nazionale di Ile-Alatau. La prima tappa è l’Issyk Lake, carino e dal bel colore turchese, anche se il cielo nuvoloso non aiuta a valorizzarlo. Dopo una sosta ad Esik per un caffè ed un dessert da Annushka (molto buono), proseguiamo attraverso la Turgan Gorge, per l’Issyk Plateau, a circa 2500 metri, dove la temperatura scende a poco più di 9 gradi. Anche se il tempo non è bello e c’è un po’ di pioggia, il panorama dei pascoli montani verdi a perdita d’occhio, è davvero straordinario e diverso da qualunque cosa abbiamo finora visto in Kazakhstan. Sulla via del ritorno facciamo un salto alla Medvezhy Waterfall, carina ma non imperdibile e, tornati ad Almaty, ceniamo al Navat vicino all’hotel (6939 KZT per 2 piatti), per poi proseguire in aeroporto, dove prendiamo l’aereo che, una volta tanto, atterra a Malpensa con leggero anticipo.
In conclusione, il nostro viaggio è stato interessante. Sicuramente le attrazioni principali sono quelle naturali, perché le città, per quanto vivibili e piacevoli, non sono all’altezza delle meraviglie della natura. Tra i due paesi il Tajikistan è quello in cui il regime dittatoriale è più evidente: Rahmon è davvero ovunque, sui manifesti, nelle strade, sui quadri, nei musei ed è addirittura annoverato tra i sei eroi tagiki. In Kazakhstan, al contrario, l’aspetto politico non è così marcato. Tornando indietro probabilmente taglieremmo Khujand e Penjakent; inoltre, diminuiremmo le soste nelle città e proveremmo con quei giorni risparmiati a visitare qualche altra attrattiva naturale. Infine, uno degli aspetti maggiormente positivi è stata la limitata presenza dei turisti; qui l’overtourism è davvero lontano e avere molti posti completamente per sé è un lusso sempre più raro.