Come toccare il cielo con un dito: tra elefanti, dune e colori unici, questo paese dell’Africa conquista ogni viaggiatore
Siamo partiti un po’ in ritardo per preparare il viaggio in . Solo due mesi prima con la paura di non trovare posto e di veder lievitare i costi. Per prima cosa abbiamo acquistato direttamente dal sito della Lufthansa il volo con scalo a Francoforte (1270 € i prezzi sono sempre riferiti a due persone). Eravamo stati in Namibia nel 2013, volevamo ripercorrere le stesse tappe ma questa volta abbiamo optato per un giro orario. Quindi la ricerca degli alloggi su Expedia e Booking con la prenotazione in più una notte nel Parco Nazionale dove si deve prenotare direttamente all’NWR; quindi un auto che ci permetteva di raggiungere le mete, molti optano per una 4×4, ma noi abbiamo preferito un’utilitaria per ridurre i costi sia del noleggio che della benzina con un confort accettabile ma abbiamo scelto l’assicurazione full per prevenire ogni tipo di contrattempo (522 € + 266 € benzina). Il più è fatto, manca l’assicurazione viaggio (70 € con AIG Travel) e il parcheggio a Fiumicino (45 € con ParkVia).
Indice dei contenuti
Guardiamo il meteo e ci accorgiamo che sugli altopiani namibiani le temperature sono molto basse la notte mentre sono accettabili di giorno. Volare con la Lufthansa non ti permette più di portare con se una valigia ma sono un trolley di 118 cm (55x40x18 massimo 8 kg), questo ci ha messo in condizione di riempirlo con solo le cose indispensabili. Abbiamo fatto una lista con alcune cose indossate: cappello di lana e due cappelli safari. Sciarpa di seta e di lana. Maglie salute di lana e di cotone. Tre camicie di flanella e una di Cotone. Maglione di lana e felpa. Tre Boxer e un costume. Due Jeans e Tuta. Calze di lana pesante e due di cotone. Piumino. Due calzature comode, ciabatte infradito. Spazzolino, dentifricio, pettine, shampoo, sapone e forbicine. Occhiali da vista e da sole. Telefono, fotocamera, rasoio elettrico, binocolo con relativi carica batterie. Farmaci: Lariam, Oki, Imodium, Crema solare, Reumatologica, Coefferargan, Amuchina, Mascherine. Riduttori corrente elettrica. Sacca panni sporchi.
Diario di viaggio in Namibia
Giorno 1 – Da Roma a Francoforte
Partenza da Fiumicino via Francoforte alle 14:50 arrivo al parcheggio per lasciare l’auto alle 11.30. Subito check in e imbarco la trafila è privilegiata perchè il volo è nella comunità Europea e il passaporto è di tipo digitale. Facciamo chilometri e chilometri a Francoforte dal Terminal A per raggiungere quello C e le tre ore di scalo sono appena sufficienti. I tapis roulant sono quasi tutti rotti; Abbiamo trovato molta disorganizzazione. L’efficienza tedesca lascia a desiderare.
Giorno 2 – Arrivo a Windoek
Arrivo a Windhoek alle 7:25 in tempo per vedere la prima alba africana a quota 1700. Qui le giornate sono corte il sole tramonta alle 18.30. L’aereo si ferma a bordo pista, bisogna farcela a piedi per raggiungere lo scalo, l’altura si fa sentire anche se l’umidità è quali assente. Il tempo di svolgere le operazione burocratiche (non serve il visto ma si fa la fila per il riconoscimento e il timbro sul passaporto) per poi uscire e ritirare l’auto alla Hertz: una Suzuki Swift (aria condizionata, sensori di parcheggi e EPS) prima di aver prelevato all’ATM 3000 dollari namibiani l’equivalente di circa 165 €. Quaranta chilometri distanziano l’aeroporto dal centro città, subito l’attenzione va alla guida a destra, bisogna ricordarsi di prendere sempre la corsia di sinistra (il metodo più semplice è quello dell’orologio: le due braccia come le due corsie, bisogna imbucare quella dove c’è l’orologio, ovviamente la sinistra). Arriviamo all’Hilton Garden Inn (83 € colazione inclusa) poco dopo per prendere possesso della nostra camera al quarto piano, nei piani più in basso c’è il parcheggio custodito (5 € al giorno) raggiungibile con l’ascensore dalla hall. Doccia e subito nelle vie del centro della città per respirare la prima aria della capitale. Ci fermiamo in un bar ristorante in una piazzetta interna il cafe Schneider ci propone due bistecche di maiale enormi con contorno (23 €). Raggiungiamo la Telecom Namibia per acquistare una scheda telefonica locale (6 € più 6 € di ricarica) per ogni evenienza e avere sempre giga per navigare. Saltiamo la cena dopo l’abbuffata a pranzo e recuperiamo la notte persa in aereo con una lunga dormita.
Giorno 3 – Verso Stampried
Dopo la colazione, con calma, ci mettiamo in viaggio per raggiungere Stampried, un paesino isolato nel cuore del Kalahari. Ci fermiamo a Mariental per fare la spesa (l’acqua deve sempre essere presente) qualche biscotto e la frutta. Facciamo tappa al Bagatelle Kalahari Game per prenotare le attività da svolgere la mattina seguente. Arriviamo al The Historical Boutique Hotel (due notti 130 € con colazione) nel primo pomeriggio e prendiamo possesso della nostra casetta. Il clima è familiare, il Lodge e a nostra sorpresa pieno di fontane. In questa zona hanno trovato falde acquifere nel sottosuolo e ora si sta popolando attraverso l’agricoltura. I proprietari sono in giardino a preparare la cena in un ampio “boma” dove ardono dei rami secchi. Sono ospitali con noi e scambiamo qualche esperienza. Optiamo per la cena nel lodge, anche perchè fuori non c’è niente di “visibile”, ci portano una calda zuppa e dello Springbok con contorni vari. Ci allestiscono il tavolo (una vecchia porta con delle panche) davanti al camino dove sta rosolando la carne alla brace e alla televisione per farci vedere Italia-Spagna. Dopo il primo tempo ci lasciano il telecomando e ci dicono come si spegne la tv, mentre loro tornano alle loro famiglie… come stare a casa di amici.
Giorno 4 – Incontro con i KhoiSan
La mattina dopo l’abbondante colazione si parte per raggiungere il Bagatelle Kalahari Game Lodge per fare una camminata all’alba con il popolo KhoiSan, la guida è uno di loro che ha imparato l’inglese, mi conferma che il bambino che nel 2013 ci accompagnò nella stessa esperienza. Ci spiegano durante il percorso alcuni espedienti per vivere nel deserto. La prima tappa è davanti a un termitaio, fonte di proteine; ci svelano i trucchi per attirare le formiche per poi mangiarle. Poi sotto una grossa Acaia dove raccogliere le erbe medicinali e ci fanno vedere come nascondono l’acqua sotto la sabbia dentro un uovo di Struzzo. Si arriva a un piccolo villaggio con quattro capanne, ci sono ad aspettarci altri Sun, due donne e un uomo davanti al fuoco acceso per scaldarsi. L’immancabile foto di tutti insieme sulle dune rosse del Kalahari. Poi un mini safari nel recinto dei Ghepardi, dove due giovani sono al fresco. Il Lodge fa parte del Cheetah Conservation Fund (entrambe le esperienze a 90 €). Torniamo a Mariental per rituffarci nei negozi e acquistare qualcosa per i giorni successivi dato abbiamo che preso un Lodge Self Catering. Rientriamo a Stampried e scopriamo che nel lodge c’è una fabbrica di tappeti. Chiediamo di visitarla, e ci accompagnano all’interno dove in ampi locali uomini e donne si alternano nelle fasi di lavorazione e fuori c’è chi lavora la lana grezza. Chiediamo se nei pressi c’è una stazione di servizio e qualcosa da vedere. Una ragazza si offre di farci da guida, prima alla pompa di benzina, e poi in un lodge Kalahari Farmhouse, Gondwana Collection Namibia dove ci sono serre per la coltivazione di frutta e verdura. Al nostro ritorno è pronta la cena, questa volta hanno preparato dell’Orice e del Kudu alla brace (le due cene e gli extra ci sono costati 51 €).
Giorno 5 – Il Deserto oro della Namibia
Partiamo la mattina presto con il sole ancora timido. Dobbiamo attraversare il deserto rosso per arrivare ad ovest verso il deserto oro che finisce nel mare. Sono circa 350 km, la maggior parte di strada sterrata, anzi ghiaiosa. Facciamo il pieno e controlliamo l’acqua (ovviamente quella da bere, bisogna sempre avere almeno una tanica da 5 litri). Veloci i 60 km che ci riportano a Mariental, un breve tratto di B2 (l’arteria che collega il Sudafrica a Angola e Zambia tagliando in due la Namibia) per poi svoltare verso Matahohe, altri 110 km tutti asfaltati.
Da qui inizia la strada bianca con i passi spettacolari ai bordi di canyon scavati nei millenni dalle acque in una regione ormai desertica. Nel primo ponte c’è una colonia di babbuini. La piccola Suzuki fa fatica a tenere la strada e più di una volta s’imbarca, l’Eps entra in azione, il cuore aumenta le palpitazioni. Si sale e si scende, scenari incantevoli che ci costringono più volte a fermarci per scattare foto. Ma più che nella memoria della fotocamera rimangono impressi nella nostra mente dandoci un senso di beatitudine e la domanda… che fosse questo l’eden lasciato da Adamo ed Eva? Dove sarà l’albero del bene e del male? Qui è tutto intatto, rimasto come il creatore l’ha concepito, non vi sono tracce umane se si esclude la lunga fascia bianca percorsa dalle auto.
Quando la strada scende, s’incomincia a scorgere nel panorama il color sabbia dei campi con le mesci color oro. Ogni tanto una piccola oasi con della vegetazione e qualche capanna dei pastori. Un piccolissimo villaggio, dei bambini ci rincorrono, curiosi di vedere facce sconosciute. Sempre più sabbia all’orizzonte e la vista di qualche Lodge. Poi iniziano i cartelli stradali per indicare i villaggi turistici. Capiamo di essere quasi arrivati. Il Namib Desert Quiver Camp (240 € due notti self catering) è a soli 3 km dall’entrata del Parco. Lo raggiungiamo per prendere subito la nostra abitazione, una casetta autosufficiente: oltre ai letti, un divano, la parte guardaroba con il lavabo, il water da una parte e la doccia dall’altra. Fuori l’angolo cottura all’aperto e il barbecue sul prato antistante. La reception dotata di piscina e bar, ti “presta” tutto il necessario per cucinare e pranzare compresi i sotto piatti e calici per un brindisi. Doccia al volo e subito di nuovo in auto per il primo giro nel Parco.
Sono 60 km di strada asfaltata dove a destra e a sinistra ci sono le dune più belle e alte del mondo, per arrivare a Sossusvlei (47 € per due giorni d’entrata più la jeep che ti porta fino in fondo dove la sabbia è alta e le auto con due ruote motrici non possono andare). Come antipasto della prima giornata decidiamo di arrivare fino alla duna 45 (le dune sono numerate con il chilometraggio dall’inizio del parco). È la più fotografata (quella delle cartoline e dei poster della Namibia) e la più scalata perchè il suo pendio permette anche ai camminatori meno esperti di salire. Torniamo in fretta indietro perchè il parco chiude alle 18.15 e guai a restarci dentro. Ceniamo alla buona con le cose comprate al supermercato, una birra alla reception mentre guardiamo la partita. Alla fine del primo tempo ci dicono che il bar chiude. “Ma noi volevamo vedere il secondo tempo” diciamo, la ragazza del bar ci mette davanti i telecomandi e ci dice: “allora spegnete la televisione quando avete finito”, e ci saluta e va via. Torniamo alla casetta con la lampada tascabile, nel giardino ci sono due volpi che stanno fiutando le tracce della nostra cena. Le rimaniamo a guardare per lungo tempo. Ad accompagnarci la luna piena e il cielo stellato.
Giorno 6 – Big Daddy Dune
Ci svegliamo la mattina prima dell’alba e facciamo colazione ai primi rossori del cielo. Ci mettiamo in fila per entrare nel parco. Le dune hanno un aspetto e un colore diverso al giorno prima illuminate da una luce diversa. Arriviamo alla duna 45 per fotografarla nuovamente. Un trattore ci porta ancora più all’interno e ci ferma in una radura dove si può raggiungere a piedi la Deadvlei (il lago salato con gli alberi morti, altra cartolina e poster) e la Big Daddy Dune, la più alta del mondo con i sui quasi 400 metri di altezza raggiunge i 1000 metri sul livello del mare.
Al ritorno la Jeep ci porta fino a Sossusvlei, letteralmente Vlei in afrikans pantano (l’ultima volta che si è allagato è stato con l’alluvione del 1997) e Sossus in lingua nama senza ritorno o fiume cieco. Ripercorriamo tutto il tragitto per uscire dal Parco nelle ore più calde. Una rinfrescata e decidiamo di rientrare per visitare il Canyon. Siamo gli ultimi turisti, dato che quasi ora di chiusura. Ne approfitta una colonia di Babuini per invadere il parcheggio dove ci siamo solo noi e loro. Prenotiamo la cena nel Namib Desert Lodge (46 €) associato al nostro, dove a lume di candela si può scegliere una svariata possibilità di cibarie. Un salone ospita le “entree” all’aperto barbecue preparano vari tipi di carne e di pesce all’istante, mentre al centro ci sono i contorni.
Giorno 7 – Walvisbaai e Swakopmund
È ancora notte quando decidiamo di partire per raggiungere il mare. Facciamo una tappa nello spettacolare Rostock Ritz Desert Lodge dotato di aeroporto interno. Poi la corsa verso Walvisbaai (letteralmente la baia delle balene). Ci dirigiamo al porto per pranzare del pesce all’Ancors (27 €). Percorriamo la strada costiera che divide il mare dalle spettacolari dune per arrivare a Swakopmund dove c’è il nostro Hotel sopra al Cafe Anton (272 € tre notti compresa una spettacolare colazione nella loro pasticceria e ci hanno dato due singole). Subito una passeggiata sul lungo mare a respirare l’aria del tramonto. Poi un giro in centro e il ritorno in Hotel per vedere Italia-Croazia alle 21. La Tv in camera non decodifica il segnale, ci vediamo la gara con Whatsapp collegati in Italia tramite il WiFi.
Giorno 8 – Cape Cross
Dopo un’abbondante colazione partiamo per Cape Cross. Sulla strada ci appare un relitto di un naufragio. Questa costa viene chiamata appunto Skeleton Coast dato che nel corso dei secoli migliaia di navi si sono arenate. Oltrepassiamo Hentie’s Bay per arrivare a Capo Croce (18 € l’entrata) dove c’è una grande colonia di Otarie o Leoni Marini. Si parla di circa 100 mila e consumano il pesce dell’equivalente di Namibia e Sudafrica messe insieme. Uno spettacolo della natura indescrivibile. L’uomo ha creato solo una lunga passerella sopraelevata di legno per avvistarle, alcune di loro la utilizzano per l’ombra, quindi si potrebbero toccare per come sono vicine. Molti i cuccioli che aspettano le mamme pescare, i maschi sono sul bagnasciuga a battagliare. Lungo la ventosa strada molte baracchette che vendono souvenir, anche pezzi d’agata e altre pietre. Tutti lasciati incustoditi, ma con un barattolo dove versare il denaro per il fai da te (cose strane, ma non uniche in Namibia: in alcuni Hotel c’è l’Honesty Bar, dove quello che consumi lo scrivi su un registro cosa hai preso per pagarlo al termine del soggiorno. Del resto noi pensiamo che si fa fregare è un fesso, loro pensano invece che chi ruba è ladro, una vita molto più semplice, infatti ci sono molti più fessi che ladri).
Sulla strada del ritorno ci fermiamo a Hentie’s Bay, un paesino turistico per i sudafricani e i namibiani. Dopo un giro in centro, ci fermiamo al De Duine Hotel che ha il ristorante sul mare sopra ad una scogliera e vicino al campo di Golf con i faraway di sabbia e i green in erba. Un piatto di pesce (20 €) ben assortito con contorno e dopo la pausa decidiamo che la nostra giornata non è terminata. Facciamo una corsa per giungere a un ora decente allo Spizkoppe (entrata nel Parco 14 €) è una formazione rocciosa di granito con diverse cime la più alta a 1784 m s.l.m., con scenari incantevoli. Non facciamo in tempo per fare il giro della montagna, ma lo abbiamo per scalare la Rook Pool e vedere l’arco naturale con vista sulla vallata. Il Parco chiude alle 18.15 e dobbiamo fare una corsa per uscire prima del tramonto.
Percorriamo i primi tratti del ritorno al buio sulla strada sterrata, poi ci immettiamo sulla trafficatissima B2 con le luci degli autotreni che ti sembrano venirti addosso, sarà stata sicuramente un’impressione data dal non essere abituati al traffico e alla guida destra. Arriviamo a Swakopmund di notte (sono le 21 ma sembra notte inoltrata). È tutto chiuso tranne le stazioni di servizio dove acquistiamo due birre di contrabbando dato che a quest’ora non si possono più vendere gli alcolici). Ci addormentiamo con la Tv accesa mentre trasmettono le gare dell’Europeo (il problema del giorno prima è stato risolto e la tv si rivede).
Giorno 9 – Relax a Swakopmund
Giornata dedicata al relax. Dopo la colazione si va in giro per fare compere. Nel piazzale sotto il nostro albergo c’è un mercatino di souvenir per turisti. La mescolanza dei popoli appare evidente. Le Himba sono le prime ad essere riconosciute per le loro acconciature con il burro e l’ocra che fissano le extension. Anche le Herero sono riconoscibili dai loro ampi vestiti colorate. Più difficile capire gli altri. In vendita collanine, braccialetti e animali di legno o di pietra. Una passeggiata sul lungo mare poi la decisione di pranzare all’Artemis Hotel con il suo ristorante all’aperto; un piatto unico di pesce con contorno (23 €). Altra camminata sul mare nella vicina spiaggia pubblica di fronte al museo.
Giorno 10 – Verso il parco dell’Etosha
L’Hotel ci prepara la colazione a sacco e partiamo prestissimo perchè ci attende la “traversata” più lunga di questa vacanza, oltre 400 km la maggior parte di strade bianche. Ripercorriamo la Skeleton Coast fino a Hentie’s Bay quando è ancora notte approfittando della strada asfaltata. Alle prime ore dell’alba ci immettiamo sulla C35 in direzione nord-est fino a Uis, proseguiamo sulla C35 in direzione nord, ma prima di arrivare a Khorixas deviamo in direzione Twyfelfontein.
Ci fermiamo al Villaggio Damara Living Museum per una passeggiata con il popolo Damara (12 €) che ci fa scoprire i segreti della sopravvivenza nel deserto. Gli alberi medicinali e la caccia (per fortuna arco e frecce erano rivolte ad una finta antilope). Poi i fuoco fatto con dei legnetti e dello sterco di asino per incendiare la paglia. Al termine ci fanno notare che una gomma della nostra auto è a terra, ce la cambiano e ci indicano il gommista. Andiamo subito da lui che nel giro di un’oretta ce la ripara (12 €). Si è fatto tardi, le cose da vedere sono ancora molte in questa zona, ma dobbiamo fare una scelta per non viaggiare di notte.
Ci rechiamo nel Parco di Twyfelfontein dove ci sono le pitture rupestri per una visita guidata (28€). Sulla strada che dobbiamo percorrere ci fermiamo nel Parco Petrified Forest (28€), dove abbiamo solo il tempo di vedere uno degli alberi pietrificati più grandi e le millenarie Welwitschia mirabilis sparse lungo il percorso. Da per tutto pezzi di alberi diventati ormai pietre. La nostra meta è ancora lontana è a nord di Kamanjab nei pressi dell’entrata est del Parco dell’Etosha. Arriviamo al Kaoko Lodge camp (100 € compresa la cena) quando ormai è notte e non ci possiamo godere del Parco privato circostante. Ci danno l’ultima casetta e ci dicono che la cena è pronta. C’è una tavolata nel ristorante di sudafricani che sono venuti per la caccia grossa. Tre famiglia con la numerosa prole. Non capiamo la scelta, ma rispettiamo queste usanze locali. Ci dicono che cacciano solo per il loro fabbisogno e si meravigliano che noi siamo stupiti. Non ci hanno del tutto convinti.
Giorno 11 – Kamajab e Outjo
La mattina prima dell’alba ci svegliamo e andiamo nella “capanna” centrale per farci un caffè e vedere se nella pozza di fronte c’è qualche animale. Non si scorge nulla, fa freddo e la postazione è all’aperto. Ma con i primi bagliori del giorno iniziano ad arrivare dei Buceri e poi altri uccelli. Nel frattempo si è attivata la cucina per prepararci la colazione. Lasciamo la struttura percorrendo il parco privato sperando di vedere qualche animale. Ci fermiamo solo ai termitai alcuni più alti di noi. Arriviamo a Kamajab e compriamo al supermercato della farina di mais, del burro e del latte per portarli agli Himba. A venti chilometri dalla città c’è l’Otjikandero Himba Orphan Village (38 €), ci sono tre guide all’entrata davanti alla scuola. Parliamo un po’ con loro, gli consegniamo le cose acquistate, poi ci portano all’interno di uno dei due Villaggi. Sono prevalentemente donne e bambini, gli uomini sono con gli animali dove c’è l’acqua. Gli Himba sono pastori seminomadi in cerca di terreni fertili. L’attività nel villaggio è appena iniziata, davanti alle capanne costruite con fango e sterco, c’è il fuoco acceso con sopra una pentola con acqua bollente e farina di mais. I primi ad avvicinarsi sono i bambini che vogliono giocare con noi. Sono instancabili, siamo sporchi d’ocra anche noi. Si avvicinano le donne per farsi fotografare. Dopo ogni scatto vogliono vedere come sono venute. Ci fanno vedere anche come “si lavano”, lo fanno con il fuoco, che se lo portano sul corpo per disinfettare le parti più delicate. Proviamo a dialogare con loro, ci portano dentro le capanne per farci vedere come vivono. Sono fiere delle loro tradizioni.
Lasciamo il villaggio con nostro rammarico e si dirigiamo verso Outjo. La strada per nostra sorpresa è asfaltata. C’è molta gente per strada, raggiungiamo il periferico mercato, pieno di gente. Facciamo un giro anche nella parte più esterna per poi dirigerci alla nostra prossima meta, il Mondjila Safari Camp (145 € con la cena) che dista una settantina di chilometri. Ci danno una tenda, attenzione è un campo tendato, significa che ci sono tende militari, con dentro due letti comodi, panche e appendiabiti, con dietro il bagno munito di cabina doccia. Decidiamo di partire subito per il primo safari all’Etosha (18 €). Entriamo ad Anderson Gate che ancora fa caldo. Sulla strada per Okaukuejo un gruppo di giraffe. Poi delle Zebre e uno scoiattolo che ci attraversa la strada.
Nella pozza di Gemsbokvlakte un gruppo di Elefanti, nella collinetta una coppia di Struzzi, Orici e Gnu si alternano agli Sprigbox. Sulla strada per Aus un Elefante solitario, sicuramente è un maschio giovane scacciato dal branco perchè con il testosterone alto. Prova ad avvicinarsi per scacciarci, ma noi siamo più veloci di lui e lo lasciamo solo. Nella pozza di Aus invece c’è una bella sorpresa: un rinoceronte nero, solitario e schivo. Come si accorge di noi si dilegua nella boscaglia. Il sole sta calando e noi dobbiamo fare in fretta per uscire. Siamo in ritardo e i Ranger ci stanno aspettando al cancello, siamo sgridati da uno sguardo severo. In una ventina di minuti siamo al nostro Camp dove ci aspetta la cena. Una zuppa di pomodori calda, dell’Orice con contorno. Davanti al Lodge c’è una pozza che si può raggiungere a piedi. Ci fermiamo per ammirare le stelle, sono brillanti e da tutte le parti del cielo. Non eravamo più abituati a vederne così tante.
Giorno 12 – Etosha National Park
Sveglia (si fa per dire ci svegliamo da soli) quando è ancora notte fonda, raggiungiamo il Lodge per cercare di avvistare qualche animale nella pozza. Fa molto freddo, per fortuna che ci siamo portati il piumino. Alle 6.15 arrivano le ragazze per preparare la colazione. Siamo i primi, la consumiamo in fretta per anticipare la coda all’entrata dell’Etosha. Il gate apre alle 7.30, siamo tra le prime auto a varcarlo. Il sole sta sorgendo quando vediamo delle Giraffe. Dovremo pagare l’entrata a Okaukuejo, invece ci dirigiamo nella pozza di Nebrowni dove nelle vicinanze un Rinoceronte Nero con il proprio figlioletto. Kudu, Orici, Gnu, Impala, Springbok, Dik Dik, Stambecchi non ci fermiamo più per fotografarli per quanti ce ne sono. Nella pozza di Kapupuhedi a ridosso del Pan (l’immenso lago ora diventato di sale) ci sono degli Struzzi che stanno arrivando. Un gruppo di auto ci fa fare una corsa a Salvadora dove c’è una mandria numerosa di Gnu con le relative Zebre, insieme ad altre antilopi. Sulla strada un Serpentario in cerca della colazione, torniamo indietro nella vicina Sueda dove con grande stupore sotto un imponente albero c’è un Leone sdraiato. Non ci degna nemmeno di uno sguardo.
A Charisaub c’è un Elefante solitario. Torniamo indietro a Okaukuejo per pagare l’entrata (37 € due giorni) e ci riposiamo a bordo piscina godendoci una tazza di caffè. Ormai fa caldo e i predatori riposano. Ci incamminiamo verso Halali Rest Camp dove pernotteremo (132 € con colazione). Prendiamo possesso della nostra stanza e prenotiamo il safari mattutino (70 €). Al bordo del Campo c’è una pozza che con nostro stupore è presa d’assalto da un nutrito gruppo di Elefanti che non fanno avvicinare Zebre e Gnu. Gli scoiattoli sono gli abitanti delle rocce da dove guardiamo comodamente seduti sulle panchine all’ombra. Si abbassano un po’ le temperature e riprendiamo il nostro Game Drive verso Hello dove avvistiamo uno Sciacallo, arriviamo fino a Nuamses per poi tornare indietro.
Prima di arrivare a Rietfontein avvistiamo un Leone che cammina da solo lungo la boscaglia. Passo lento e ogni tanto si ferma e si sdraia, poi riprende la marcia. Lo seguiamo per un lungo tratto fino a che non si perde alla vista. L’ora si fa tarda e siamo indecisi se raggiungere Sueda e Salvadora. Decidiamo di tornare indietro e ritroviamo il Leone che sta attraversando la strada. Lo seguiamo fino a che non lo perdiamo con lo sguardo. Torniamo a Halali quando il Gate sta per chiudere. Cena al buffet (20 €) e ci spostiamo a bordo piscina dove c’è la Tv per vedere l’Italia. C’è chiasso e baccano, ma stanno guardando una partita di Cricket con il Sudafrica… sapendo a posteriori la magra figura che ha fatto la nostra nazionale, forse ci è andata bene. Parliamo un po’ con loro. Ci sono due amici di Londra, uno di origine italiana, e una coppia di Città del Capo, lei la ritroviamo poi all’aeroporto il giorno del ritorno.
Giorno 13 – Safari organizzato a Etosha
Ci svegliamo presto per fare il Safari organizzato, si parte alle 6 quando è ancora buio. A Rietfontein una famigliola di leoni. Ne contiamo otto di taglie diverse: 2 cuccioli, 2 più grandicelli, 2 giovani e due leonesse. Sono ad abbeverarsi in queste ore fredde del giorno, prima che il sole li porti a essere inattivi. I piccoli giocano con tutti. Le Leonesse sono guardinghe. Rimaniamo fino a quando loro decidono di trovare una zona per il riposo. Un Serpentario solitario spicca tra l’oro della vegetazione secca. Sullo sfondo uno Sciacallo, poi un’Ordata di Kori, una coppia di Alcefali e sullo sfondo, in lontananza, un Rinoceronte Nero. Torniamo al campo per la colazione. Nella notte si è rotta una trave che sorregge il baldacchino, cerchiamo chi possa ripararla. Lo chiediamo ad un ranger che viene subito a vedere la situazione, smonta il tutto e ci dice di non preoccuparci che è riparabile. Dopo poco arriva un addetto con una trave nuova, l’aiutiamo a rimontarla. Prima di lasciare Halali decidiamo di tornare a piedi alla pozza vicina. C’è una mandria numerosa di Zebre, con varie antilopi, arrivano anche i Kudu.
Lasciamo il campo in direzione est contornato da colline rocciose dove spiccano i Baobab. A Noniams ci sono una trentina di Elefanti nel mezzo della pozza. Ci fermiamo per ammirarli fino al momento che loro decidono di andare via. Sulla strada ci attraversano dei Kudu, poi delle Giraffe. A Nuamses un altro gruppo numeroso di Elefanti, mentre da lontano scorgiamo un gruppo di Giraffe che stanno raggiungendo la pozza. Aspettiamo che attraversino la strada per fotografarle. Sono diffidenti e si fermano per scrutarci. Nella boscaglia ci sono due leoni sdraiati, sono distanti per fotografarli bene.
Sostiamo a Okaukuejo e facciamo una passeggiata fino alla pozza vicino al campo. Ci sono gli Elefanti a rinfrescarsi ignari dei numerosi turisti che li guardano dalle gradinate. Sulla strada dell’uscita uno Sciacallo e delle Giraffe. Questa volta usciamo in perfetto orario e raggiungiamo di nuovo il Mondjila Safari Camp (145 € con la cena). L’atmosfera è familiare e scambiamo qualche battuta con le ragazze della cucina. Lavinia ci chiede un passaggio a Outjo, deve stare lì in mattinata ma non ha problemi di orario.
Giorno 13 – Otjwarongo
Prima dell’alba siamo già in piedi e aspettiamo l’apertura del Lodge per fare colazione. Ci facciamo una bella passeggiata nel Campo fino alla strada per poi risalire la collinetta che ospita il campo tendato. Fa freschetto e non si suda nel camminare. Lavinia è pronta, vestita per la festa in abito rosso, ha con se uno scatolone che cerchiamo di trovargli una posizione nel disordine della nostra auto impolverata (a dire poco). Ci fa vedere che dentro ci sono delle uova che venderà in città. Sono 9000 e le vende a 2.50 dollari namibiani, la somma gli frutterà circa 120 € (sappiamo che è la paga mensile di un lavoratore in Namibia). Quindi lo poniamo sul sedile posteriore accanto alla ragazza. Durante il percorso ci facciamo raccontare qualche cosa di lei. Si fa portare in un parcheggio davanti ad un supermercato e ci saluta con affetto ringraziandoci. Facciamo un giro nel paesino, ritroviamo il mercato e ci fermiamo a fare benzina. Ed eccola arrivare e riabbracciarci, è con una amica che porta avvolto con un tessuto sulla schiena un bambino, stanno andando nel vicino supermercato.
Ci spostiamo a Otjwarongo per prendere possesso della nostra abitazione nel Lodge C’est Si Bon (50 € con la colazione). È situato nell’area sportiva vicino allo stadio. Dal Lodge si possono raggiungere i campi da tennis. Avevamo letto di un ristorante che cucina il Coccodrillo e andiamo alla ricerca. L’Otji Croc Farm ha un ristorante interno con un menù vario, ovviamente abbiamo scelto i rettili (35 €) ma si può fare una visita nel rettilario per vederli in azione. Torniamo al Lodge per riposarci e facciamo una passeggiata tra gli impianti sportivi dove con le ore più fresche troviamo molta gente ad allenarsi. Decidiamo di farci una pizza curiosi della struttura che di fronte alla nostra, con tipico nome italiano “Casa Forno” Restaurant. Chiediamo se fanno la pizza cotta al forno a legna. Ce ne portano due, una grande e una piccola con due birre (13 €). Torniamo che è notte in Hotel per vederci la partita Portogallo-Slovenia, ci addormentiamo durante i tempi supplementari.
Giorno 13 – Okonjima e Windhoek
Colazione abbondante e di nuovo in strada in direzione di una zona con molte attività. Arriviamo sul cancello tra i cartelli Okonjima Day Center con simbolo un Leopardo. Sono oltre 20Km all’interno di un Parco privato dove bisogna superare tre varchi controllati. Arriviamo al Day Center e chiediamo quali attività si possono svolgere. Per gli esterni del campo la visita ai Ghepardi e l’attività culturale dell’Africa Fundation (84 €). Per chi alloggia nei Campo e nel Lodge la sera si può fare un Safari in cerca dei Leopardi. Insistiamo per farlo anche noi, ma ci spiegano che nelle ore calde è quasi impossibile avvistare i Leopardi, animali schivi che si nascondono di giorno tra le rocce. Ci propongono un percorso trekking di un paio di chilometri, si deve scalare una collinetta per poi fare il giro. La salita è ardua, partiamo con la giacca a vento ma ben presto ci togliamo anche il maglione. Troviamo escrementi di animali, per lo più antilopi, ma anche di Iena. Quando scendiamo c’è una Jeep che ci sta aspettando per fare il Safari, sopra ci sono altri turisti come noi. Ci portano all’interno dove ci sono cinque stupendi Ghepardi che camminano in cerca di frescura. Si fanno fotografare come delle dive, il ranger li quasi sfiora con il muso della Jeep. Ci portano all’Africa Fundation dove con dei poster ci spiegano l’operato della fondazione e gli obiettivi che si pone per il futuro degli animali, dei villaggi e del turismo in Namibia.
Riprendiamo la strada asfaltata in direzione Capitale. Il traffico si fa più intenso. Arriviamo a Windhoek che è ancora giorno e raggiungiamo Hotel Pensione Casa Africana (50 € con la colazione) nella parte collinare a sud dal centro. Scaricati i bagagli raggiungiamo il vicino centro commerciale Maerua Mall che sta per chiudere. Siamo alla ricerca di un posto dove cenare, ma decidiamo di provare in centro. Un giro veloce quando è ormai notte, le strade sono semideserte. Avevamo visto sulla strada, vicino al nostro Hotel, un parcheggio pieno di auto. Lo ritroviamo è l’Andy’s Bar che fa anche da ristorante. L’impatto è sconvolgente… chiasso e gente che fuma mentre parla o vede sui numerosi maxischermi la partita. Ci facciamo dare un posto più isolato e ordiniamo un piatto misto di fritti con carne e pesce e le immancabili birre Windohoek (28 €). Rimaniamo fino al termine della partita.
Giorno 13 – Rientro in Italia
Il nostro primo pensiero è quello di lavare l’auto per non pagare la multa al noleggiatore. Ce ne indicano uno (11 €) a qualche centinaio di metri, lasciamo l’auto e torniamo dopo un’oretta. Carichiamo il tutto per dirigerci verso l’aeroporto dove finirà la nostra avventura in Namibia, ma prima riempiamo il serbatoio di benzina. Veloci le pratiche per riconsegnare l’auto, ci dirigiamo a piedi all’aeroporto. Pochi i negozietti da vedere. Ci sono delle sedie isolate dove aspettiamo l’apertura del check-in. Un toast a Sky View (11 €) e l’entrata con le procedure di riconoscimento. L’ampio salone con solo 10 uscite è semivuoto. Ci fermiamo a parlare con i negozianti, si scherza e si ride. Gli affidiamo i nosri bagagli mentre noi giriamo per l’aeroporto, ad ogni nostro sguardo ci fanno un ok con il dito. Arriva l’ora dell’imbarco per Francoforte dove faremo scalo la mattina seguente per prendere il volo per Roma dove finirà il nostro viaggio giovedì 4 luglio
Consigli pratici per un viaggio in Namibia
Primo consiglio, quasi superfluo per chi va in Africa, è portare sempre con se abbondante quantità di acqua da bere, i supermercati che si trovano sempre accanto alla pompa di benzina, vendono anche taniche da 5 litri. Secondo è quello di avere il serbatoio sempre pieno di benzina, si possono percorrere centinaia di chilometri senza incrociare una stazione di servizio. Terzo avere sempre con se una torcia tascabile.
- Auto Noleggiata Suzuki Swift (aria condizionata, sensori di parcheggi e EPS) (€ 522 compresa estensione dell’assicurazione): 4093 km percorsi, 215 litri di benzina (prezzo circa 1.10 al litro, 19 l/km) circa € 266 di benzina. Più lavaggio, obbligatorio alla riconsegna (€ 11.00).
- Soldi – La moneta della Namibia è il dollaro namibiano (circa 19 con un euro) o il rand sudafricano (stesso cambio), ma bisogna ricordarsi quando si esce dal Paese che il dollaro namibiano viene svalutato in Sudafrica del 30%.
- Negozi – Le attività commerciali chiudono alle 17, massimo 18 e si può pagare anche con la Carta di Credito. A proposito di Carte di Credito, le banche non cambiano allo sportello, bisogna farlo agli ATM digitando il pin della Carta.
- Clima – Le temperature a giugno variano dal giorno 23°-28° alla notte 0°-10° sugli altipiani mentre sul mare superano i 30° di giorno e di notte non scendo dai 18°, il tasso di umidità è sempre molto basso, si consiglia di idratare la pelle, le labbra sono le prime a screpolarsi, i supermercati vendono un burro di cacao, è efficacissimo. È consigliabile portare sia il vestiario estivo che quello invernale (calze di lana, maglioni e un giaccone).
- Strade – Solo le arterie principali (contrassegnate con la B) sono asfaltate nelle cartine sono rosse e arancioni la velocità massima è di 120 Km/h fare attenzione agli animali. Le altre strade principali (C) le stanno via via asfaltando specialmente quelle che collegano le città, le altre sono sterrate (brecciolino) molto larghe più di quelle asfaltate diciamo 4-6 corsie il limite è di 80 Km/h a volte 100 Km/h. Ci sono anche le D, attenzione molte volte l’auto è instabile, bisogna stare molto attenti ai guadi (si tocca oltre ai 60 km all’ora) e il brecciolino è più fitto e rende l’auto incontrollabile, durante le piogge non sono percorribili con una due ruote motrice. Nelle cartine ci sono anche le strade marroni il limite è 80 Km/h ma se non si possiede un 4×4 (e si abbia una discreta esperienza nell’usarla) è consigliabile chiedere ai locali se il percorso è agibile. Molte di queste strade marroni portano in punti da visitare. È sconsigliabile viaggiare al buio, perché non ci sono punti di riferimento se non la lunga striscia bianca sterrata (le curve sono ben segnalate anche se non hanno riferimenti a terra), a giugno è giorno dalla 7.30 alle 18.30. Correndo si percorrono 60-80 km con un’ora, calcolare bene le distanze per non incorrere nel buio.
- Carburante – Fate benzina quando potete perché i distributori sono scarsi, cercate di viaggiare sempre con il pieno. Le pompe di benzina sono aperte anche di notte. La benzina costa circa 23 dollari namibiani, circa 1,10 euro a litro.
- Pasti – Nei ristoranti e negli Hotel la cucina è molto varia, si mangia bene ed è difficile non accontentarsi. La colazione invece è continentale, con la cucina aperta per preparare di piatti caldi. In molti Lodge si può campeggiare, ma non avendolo fatto non possiamo darvi consigli (i prezzi scendono sotto ai € 20).
- Assicurazione – Stipulare una assicurazione di copertura dei danni fatti e subiti con l’automobile (€ 200) perché è facile forate, che si rompa un vetro. Anche una copertura assicurativa personale (€ 35). Vaccini consigliati in maniera precauzionale: antimalarico e antitifico.
- Cautela – Anche se la Namibia non è pericolosa, coprire bene il bagaglio in modo da non renderlo visibile e portare con se portafogli, telefoni e macchinette fotografiche. È opportuna avere con se una copia del passaporto in caso di smarrimento o furto.
Riflessioni finali
È la terza volta che vengo in Namibia e ogni volta mi stupisce sempre di più. Ho già fatto questo giro nel 2013, anche se nell’altro verso, ho notato che molte strade ora sono asfaltate mentre prima erano stradoni ghiaiosi o sabbiosi, e altre sono in via di completamento. I prezzi si sono alzati, ma forse perchè il livello delle strutture è molto alto. Ma si può soggiornare e mangiare ancora con dei prezzi accettabili. Abbiamo speso circa 2300 euro compreso il volo e l’auto per 17 giorni (anche se due sono di volo) utilizzando strutture che possiamo definire di lusso (per lusso intendiamo il livello degli standard, non gli optional che in un viaggio del genere non si ha il tempo di usufruirne, l’esempio è che tutte le struttura avevano la piscina ma noi non l’abbiamo mai utilizzata).
Non mi stanco mai di andare in Africa (quella degli altopiani), anzi per dirla tutta non vedo l’ora di tornarci. Ti mette un’energia e una voglia di fare che non ha eguali. La gente è talmente cordiale e spontanea che non puoi che innamorartene. Forse ho preso la malattia.. il mal d’Africa.