Una città di provincia, bella come una capitale europea: questo gioiello del Piemonte si visita in 2 giorni, e ti stupirà con le sue architetture d’autore
Un’ora di distanza da Milano, facilmente raggiungibile da tutto il nord Italia, ma allo stesso tempo una città tanto bella quanto poco conosciuta. Eppure qui si trova il monumento che è, di fatto, l’antesignano della celebre Mole Antonelliana di Torino, e il suo centro storico è un laboratorio di architettura i cui effetti si ritrovano in tutto il Novecento italiano. Insomma, Novara è una meta di provincia, ma di quella provincia per cui vale la pena spendere un weekend. Come ha fatto la nostra Turista per Caso Barbara, che ce la racconta così. Partiamo?
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Novara, la città dell’Antonelli
Il centro storico di Novara è piccolissimo e si gira tranquillamente in mezz’ora. È ricco di storia, che spazia dai resti romani a quelli medievali (splendido il complesso monumentale del Broletto) ad Alessandro Antonelli, l’architetto novarese passato alla storia per aver dato vita alla celeberrima Mole Antonelliana di Torino.
Noi personalmente ci siamo innamorati di questo centro storico dove emerge prepotente l’eleganza dei palazzi ottocenteschi, con scorci su un passato più remoto. È notevole anche l’ottocentesca Barriera Albertina, eretta nel 1837 sul luogo dove sorgeva l’antica porta del dazio, costituita da due edifici gemelli in stile neoclassico: a quel tempo era una tappa obbligata sulla Strada Regia che da Torino arrivava a Milano. Abbiamo notato una certa somiglianza con la più grande e più famosa Torino, sia per l’eleganza dei palazzi che per la massiccia presenza di ampi porticati: ad esempio, una delle piazze – Piazza delle Erbe – è porticata su ben tre dei quattro lati.
Non mancano ampi polmoni verdi, come il chiostro della Canonica, che catapulta il passante in un luogo senza tempo. A chiudere Piazza Martiri della Libertà c’è un altro imponente monumento, il Castello Visconteo-Sforzesco. Dopo il restauro, ospita eventi temporanei ed anche un piccolo museo dedicato al Risorgimento. Noi abbiamo solo passeggiato all’ombra delle sue possenti mura, senza entrare negli spazi espositivi.
Premetto che adoro la Mole Antonelliana, ma la Cupola di San Gaudenzio – la famosissima opera novarese dell’Antonelli – è davvero ancor più audace: svetta per 120 metri ed è stata posizionata sopra una basilica già esistente. La splendida cupola si vede da quasi ogni punto della città. Mi ha stregata.
All’ora dell’aperitivo serale, scopriamo che a Novara si tratta di una quasi-cena piuttosto abbondante: noi abbiamo consumato il nostro aperitivo di fianco al Castello, presso il bel locale Alegar. Ancora un paio d’ore di passeggiata ci fanno fermare anche per una cena frugale, presso il ristorante Amarechiaro.
Anche la serata è piacevolissima, se non fosse per la massiccia presenza di zanzare (ahimè siamo in terra di risaie).
Cosa vedere a Novara
Duomo e Cupola di San Gaudenzio
Domenica mattina abbiamo partecipato ad una visita guidata all’interno della struttura della Cupola di San Gaudenzio, fino alla guglia: viene organizzata da KALATA, la stessa associazione con la quale avevamo visitato la cupola del santuario di Vicoforte. Per due ore, durante le quali abbiamo salito e disceso un totale di 900 gradini, abbiamo avuto modo di ammirare l’audace struttura dal suo interno. Alle 9:30 c’eravamo solo noi, accompagnati dai bravissimi Sofia e Luca, due ragazzi giovani ed appassionati che sanno trasmettere l’amore e l’entusiasmo per il monumento che con orgoglio fanno conoscere ai turisti.
Prima della visita guidata, abbiamo esplorato l’interno della basilica, anch’esso molto imponente. Dopo San Gaudenzio, siamo stati all’interno del Duomo, anch’esso rimaneggiato dall’Antonelli, il cui tratto distintivo è l’amore per i colonnati e per la luce. Prima di fermarci per pranzo, complice la presenza di un interessante mercato all’aperto per tutto il fine settimana, passeggiamo nel parco cittadino: si sviluppa intorno al centro storico, proprio nella zona del Castello. È ben tenuto e molto curato, piacevolissimo con questo caldo.
Ci fermiamo a qualche bancarella e torneremo a casa con un notevole bottino di ottimi salumi locali. Per pranzo, abbiamo sostato nuovamente in Piazza Martiri, ma questa volta proprio di fronte al Castello, presso il bel Bar Borsa.
Casa Bossi
Nel pomeriggio abbiamo visitato Casa Bossi, casa privata costruita dall’Antonelli e definita “il più bel palazzo neoclassico d’Italia”. È tenuta aperta da dei volontari che la fanno conoscere. Fatalità, c’è la mamma di Luca a farci da guida. Purtroppo la villa versa in uno stato di abbandono, che dovrebbe essere prossimamente sanato con una ristrutturazione, pensata per trasformare i suoi oltre 6mila metri quadri (suddivisi in 259 stanze) in un bed & breakfast ai piani superiori e in uffici al piano inferiore.
È un luogo magnetico ed iconico, utilizzato in varie pubblicità famose, da Moschino a Roberto Bolle. I Negrita ci hanno girato un videoclip, “Il Gioco“.
Casa Bossi per l’Antonelli ha rappresentato anche la base ideale per la Cupola: in effetti, a fine Ottocento (senza gli alberi che ci sono oggi) dalla ferrovia si vedeva la cupola svettare dietro Casa Bossi, quasi fosse un unicum. La nostra guida ci fa vedere una rara foto dell’epoca: incredibile davvero l’effetto prospettico, che fa sembrare che si tratti di un solo edificio! Proprio quest’opera architettonica presenta vari accorgimenti che dimostrano la genialità dell’Antonelli: ad esempio, la scala della servitù non è angusta, così come la scala dedicata agli inquilini è meno pregiata, ma altrettanto curata, di quella padronale. La luce pervade ogni angolo e quando arriviamo all’ultimo piano ci aspetta la vista direttamente sulla Cupola: un panorama unico!
Casa Bossi ha ospitato due candidati al premio Nobel: lo scrittore Sebastiano Vassalli e l’aeropittrice Olga Biglieri Scurto, in arte “Barbara”. Quest’ultima – aviatrice, pittrice, artista eclettica ed ambasciatrice di pace nel mondo – fu candidata al Premio Nobel per la pace nel 2000, due anni prima della sua morte.
Se bastiano Vassalli, novarese DOC ma soltanto di adozione, a Novara ed all’Antonelli dedicò un romanzo “Cuore di Pietra” che non fa mai riferimento diretto alla Città, alla Villa ed all’Architetto. Anche Vassalli fu candidato al Premio Nobel per la letteratura, nel 2015, anno della sua morte.
Il filo conduttore che li lega è l’aver vissuto in Casa Bossi: il Vassalli abitò l’ultimo piano, quello panoramico con vista sulla Cupola. Dopo esserci stati, possiamo capire perché fosse restio a lasciare tanta bellezza, nonostante lo sfratto, legato a ragioni di sicurezza. Non possiamo davvero testimoniare la potenza architettonica dello stabile, che versa purtroppo in precarie condizioni di manutenzione.