20 gradi anche a luglio e tutto il bello della “perla della Polonia”: sfuggire dal caldo qui è bellissimo!
È una delle città più belle del Nord Europa, eppure non sono tanti quelli che la scelgono per un viaggio. Cracovia, capitale culturale della Polonia, è una città con un profondissimo legame con la sua storia. E visitarla, in estate, è il momento giusto – anche a livello climatico – per viverla al meglio.
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Partiamo da Orio al Serio, raggiunta in auto dalla nostra provincia di Cuneo, con un volo WizzAir. Volo low-cost e low-services. Ormai al prezzo base, comunque non basso (intorno ai 100€), hai diritto al posto, assegnato a caso e volutamente distante dal tuo compagno di viaggio e a una borsa minuscola. Se vuoi un trattamento da persona normale, uno che vuol viaggiare con sua moglie vicino e col desiderio di portarsi oltre al cambio delle mutande, magari qualche indumento, paghi. Quella che chiamano Priority dovrebbero avere la decenza di chiamarla Normality. Ma basta con i lamenti, si va in vacanza in fondo.
Diario di viaggio a Cracovia
Giorno 1 – Piazza del Mercato e Torre Civica
Arriviamo a Katowice, da dove una navetta ci porta in un’ora e mezza a Cracovia. Alloggiamo al hotel Alexander, prenotato con Booking (~80 €/notte), a due passi dal centro storico. Ormai è sera, facciamo due passi nella bellissima ed enorme Piazza del Mercato. La visiteremo meglio di giorno, ma la prima occhiata ha già valso il viaggio.
Abbiamo cenato al Ratuszowa, sotto, proprio nella cantina, la torre civica, mangiando i nostri primi pierogi, deliziosi ravioli ripieni in modo vario. Noi, quelli normali, siamo rimasti sul classico, ma Laura, che ha concetti alimentari tutti suoi, se li è sparati con ripieno di marmellata di fragole più lamponi e panna: come antipasto! Io ho faticato a scriverlo e lei l’ha mangiato finendo con un: “Buono!”.
Dopo cena passeggiata digestiva verso il castello di Wavel di cui abbiamo intuito l’imponenza, poi sul lungo fiume, la Vistola, abbiamo trovato il “drago sputafuoco”. Una statua di ferro che ogni dieci minuti lancia fiamme dalla bocca. Foto e nanna.
Giorno 2 – Kazimierz e Wielicka
Ho 52 anni? Sono in forma? So reggere una giornata di visite varie? Stamattina ho risposto sì a tutte le domande. Stasera mi sono reso conto che l’unica risposta esatta era la prima. Sono sul letto ed ho la consistenza dello yogurt, quello da bere.
Partenza per il quartiere ebraico, Kazimierz, al di là del castello. Giriamo per le stradine e visitiamo la Vecchia Sinagoga ed il cimitero Ramu. Semplice la prima, cimitero il secondo, con le tombe antichissime (è stato usato dal 1500 al 1800) quasi tutte restaurate dopo essere state danneggiate, o usate come pavimentazione stradale dai nazisti. In questo quartiere, e nel ghetto dall’altra parte della Vistola, si sono svolte le vicende di Oskar Schindler e della comunità ebraica di Cracovia quasi completamente distrutta dal nazismo. Questo era, dopo quello di Varsavia, il ghetto più grande della Polonia e da 80.000 abitanti, dopo la guerra si era ridotto a poche centinaia, chi non c’era più o era fuggito (la maggior parte per fortuna) o sterminato nei campi (circa 15.000).
Oltre la Vistola si apre la piazza degli Eroi, disseminata di sedie. Qui erano stati radunati gli abitanti e deportati nei campi di sterminio. Poco distante la fabbrica di Schindler che non abbiamo visitato. Claudio ci ha spiegato che senza una guida il museo è difficile da visitare e poi non abbiamo tempo a sufficienza. Ci fidiamo ciecamente.
Ora si fa tutto il lungo-Vistola, non credo si chiami così, per vedere ciò a cui più tengo e che in maniera poco democratica non ho messo ai voti. Dopo 30’ di camminata, corroborati da un morbido obwarzanek (i brezel polacchi), arriviamo al Museo Nazionale per ammirare la Dama con l’ermellino di Leonardo. Sarei stato un sacco di tempo ad ammirare il ritratto ma soprattutto la perfezione dell’animale in braccio alla dama Cecilia, ma dobbiamo anche mangiare e vedere altro. Per me questo dipinto è secondo solo alla Gioconda tra le opere di Leonardo.
Ora un’altra scarpinata di 30’ ed un altro obwarzanek, questo un po’ meno morbido, per raggiungere la stazione e prendere il bus per Wielicka dove visiteremo la miniera di sale. Non mi aspettavo molto da questa visita ed invece mi ha colpito molto. Si scende, a piedi!, fino a 130 metri sotto il suolo tra gallerie di salgemma (si possono leccare le pareti!) e camere alte fino a 27 metri. C’è persino una chiesa grandissima con la statua di Papa Giovanni Paolo II, sempre di sale. Visita consigliatissima. Noi avevamo già prenotato (sul sito della miniera, 20 €/a testa): ci sono solo visite guidate, in tutte le lingue compreso l’italiano.
Perdiamo per 2’ il bus di ritorno e aspettiamo per altri 45’ il treno che ci riporta, già belli frollati, a Cracovia. Cena, tappa per desiderio di Elisa da Starbucks e albergo. Non credevo ci si potesse stancare così tanto.
Giorno 3 – Castello di Wavel, Auchwitz e Birkenau
Stamattina volevamo visitare il castello di Wavel, ma è chiuso. L’importanza dell’organizzazione la scopri quando manca… e così Claudio che non l’aveva mai visto rimarrà con la curiosità intatta.
E allora si visiterà la Cattedrale e l’esterno del castello: che è comunque una costruzione imponente con un bellissimo cortile realizzato da architetti italiani. La Cattedrale di Cracovia, gotica, ha belle cappelle affrescate e ospita le tombe dei re polacchi nonché l’ultimo presidente morto con la moglie in un incidente aereo nel 2010.
Tornando, finalmente facciamo un giro di giorno nella piazza del Mercato, la più grande piazza medievale d’Europa. All’interno della piazza i trovano: la Torre del Vecchio Municipio, il Palazzo del tessuto con dei negozietti, la Basilica di Santa Maria.
Terminata la visita andiamo al punto di ritrovo per la “gita” del pomeriggio già prenotata dall’Italia (SOS Travel Tour Operator, 35 € a testa), ovvero i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau.
A prescindere da quel che si vede, che fa male, malissimo, è quel che si percepisce che rimarrà nel cuore. Un dolore insanabile, un’incapacità di comprendere totale, una difficoltà di perdonare, almeno per me che neanche sono ebreo, assoluta. 1.300.000 ingressi: 200.000 superstiti. Si parla di bambini, donne e uomini, non di altro, uccisi, scientemente, da uomini e donne. Uguali a loro.
Le immagini note come la scritta “Arbeit macht frei” di Auschwitz, l’edificio all’ingresso di Birkenau, quello con le rotaie colpiscono molto, ma vedere 2 tonnellate di capelli, un mucchio enorme di occhiali, spazzole, le latte di Zyklon-B, il veleno usato nelle camere a gas, le foto dei bambini usati da Mengele, è una cosa che si stampa a fuoco nel cuore. Indimenticabile e imperdonabile.
Per tenere un filo con quello che abbiamo visto ceniamo in un ristorante nel quartiere ebraico, Dawno temu, di fronte alla vecchia Sinagoga. Locale tipico con gente che suona, buon cibo, ottimo prezzo (~20€/persona) Ora che sono in albergo la tristezza, che una bella cena aveva mitigato, torna a farsi sentire.
Conclusioni
Non avevo aspettative grandi per Cracovia e devo ricredermi assolutamente: una bellissima città, facile da girare e si mangia persino bene, altra cosa su cui non è che avessi delle aspettative, bensì una sana paura.
Due giorni e mezzo per me sono l’ideale, avessimo avuto ancora mezza giornata avremmo visitato meglio la piazza e la Basilica di Santa Maria, ma anche così abbiamo fatto un bel tour, che più o meno è quello che fanno tutti venendo qui. La fantasia al potere, non da noi. Postilla indispensabile per coronarmi dell’effige dell’eroe: tre giorni prima di partire mi sono sfasciato, facendo il falso giovane, la caviglia giocando a calcio. Lo sguardo di Laura mi ha fatto passare totalmente il dolore (una guaritrice!) e così per due giorni ho camminato, sceso e salito milioni di gradini in compagnia di un melone viola che fino a qualche giorno fa era una caviglia. Ma no, non fa male, per nulla!
Non so perché, ma non trovo più le scarpe da calcio. Sto diventando distratto con l’età.