Bella e accessibile: la città di Sant’Antonio è perfetta da scoprire in tre giorni, anche in sedia a rotelle

bella e accessibile: la città di sant'antonio è perfetta da scoprire in tre giorni, anche in sedia a rotelle
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Tre giorni a Padova potrebbero sembrare tanti, ma vi potrebbero costringere a una vera e propria maratona per visitare tutte le attrazioni della città e parlo solo delle principali! Vi lascio soltanto una piccola precisazione prima di cominciare: io ho viaggiato con una sedia a rotelle manuale molto leggera, ed ormai io e mia madre siamo talmente abituate ad andare in giro che qualche piccolo scalino non lo notiamo neanche soprattutto mentre giriamo per le vie; inoltre siamo abituate a percorrere svariati chilometri al giorno a piedi. Se intendete girare con una carrozzina a rotelle a motore di quelle abbastanza leggere che cominciano a vedersi ora attenti alla durata della batteria, lo dico per esperienza. Per quanto riguarda il calcolo dei tempi, io per pranzo intendo fermarsi a prendere un panino al bar e anche se non prendo i mezzi pubblici mia madre cammina a un ritmo parecchio sostenuto; se voi intendete fermarvi al ristorante ovviamente impiegherete più tempo per mangiare, anche i tempi di spostamento se intendete usare i mezzi pubblici varieranno; di conseguenza potrebbe darsi che non riusciate a fare proprio tutto quello che io segno. So che ad altri le mie vacanze sembrano più maratone che viaggi di svago.

Tre giorni a Padova in sedia a rotelle. Diario di viaggio

Primo giorno, pomeriggio: un giro per il centro e la Cappella degli Scrovegni e dintorni

chiesa degli eremitani, padova

Contando di arrivare a Padova con il treno più o meno all’ora di pranzo, un buon posto dove fermarsi a mangiare se c’è bel tempo e non troppo freddo potrebbe essere il Parco dell’Arena. È un po’ pieno di studenti e ragazzi, ma ci sono anche parecchi chioschi e baracchine dove mangiare, anche se non è detto che ci siano tavoli o sedie libere. Una volta rifocillate, io e mia madre abbiamo fatto un giro per il centro per far venire l’ora del check-in in albergo e ne abbiamo approfittato per infilarci nel Duomo che è risultato perfettamente accessibile, sebbene un po’ troppo spoglio per i miei gusti: l’interno è quasi completamente bianco!

Dopo esserci sistemate in hotel siamo uscite per andare alla Cappella degli Scrovegni. Qui vi consiglio vivamente di prenotare la visita come minimo un paio di settimane prima, anche venti giorni o più se siete un gruppo numeroso; per ragioni di conservazione degli affreschi, l’accesso alla cappella è permesso solo a un numero limitato di visitatori per volta. Non è obbligatorio prenotare, ma è estremamente improbabile arrivare al Museo degli Eremitani, dove si comprano i biglietti per la Cappella, e trovare dei posti liberi per la giornata o quelle immediatamente successive. Io e mia madre siamo arrivate prima dell’orario previsto ed abbiamo fatto in tempo a visitare anche la Chiesa degli Eremitani, perfettamente accessibile, scoprendo una cappella affrescata dal Mantegna quando era ancora apprendista. Passando poi alla Cappella degli Scrovegni, anche qui non ci sono problemi di accessibilità; la visita si compone di due parti: nella prima si vede un brave video di introduzione alla storia della Cappella, poi si entra per circa un quarto d’ora. L’interno è veramente mozzafiato. Purtroppo bisogna muoversi con una certa velocità per ammirare tutti gli affreschi oltre alla tomba del committente, Enrico Scrovegni, che in mezzo ad una tale meraviglia viene molto spesso dimenticata.

crocifisso di giotto, padova

Il Museo degli Eremitani invece comprende la collezione archeologica, perfettamente accessibile, dove scoprire molte curiosità sulla popolazione preromana dei Venetii, tra le quali una relativa abbondanza di sepolture di persone accompagnate da animali, praticamente inesistenti nelle altre popolazioni italiche preromane, per quanto ne so. Al primo piano c’è la pinacoteca civica, che invece ha alcune stanze raggiungibili tramite scalini, in realtà io ha visto un servoscala, ma gli addetti non ne hanno minimamente accennato, quindi non so se non andasse quel giorno o se non si potesse usare per qualche altro motivo. Comunque al Crocifisso dipinto da Giotto per la Cappella degli Scrovegni si arriva senza incontrare scalini. Io consiglierei di non prenotare la visita alla Cappella troppo tardi se poi volete visitare il museo con calma, perché non mi aspettavo che fosse tanto grande. Io avevo la visita alla Cappella intorno alle 17 ed ho rischiato poi di non fare in tempo a vedermi tutto il museo prima dell’orario di chiusura!

Mattina del secondo giorno: Basilica del Santo e Prato della Valle

basilica di sant'antonio di padova

Partendo dal presupposto che siate arrivati a Padova in treno, io consiglierei di visitare la zona della Basilica di Sant’Antonio da Padova il secondo giorno per il semplice motivo che si trova esattamente dall’altra parte del centro rispetto alla stazione, quindi in caso doveste perdere la cognizione del tempo non rischierete di perdere anche il treno. La Basilica del Santo è un vero trionfo dell’architettura gotica, con evidenti influssi dello stile veneziano soprattutto nella cappella di San Giacomo. A proposito, ma di quale santo stiamo parlando? Sant’Antonio da Padova ovviamente, proprio di fronte alla cappella di San Giacomo si trova infatti la cappella con la sua tomba.

I pellegrini e i visitatori sono tanti, quindi c’è un percorso predefinito che comprende anche la Cappella delle Reliquie, dove è conservata la lingua incorrotta di Sant’Antonio; la lingua è così importante perché il santo è stato soprattutto un predicatore. La Cappella delle Reliquie è l’unico punto della visita in cui con la carrozzina a rotelle si hanno dei problemi: nella cappella si entra, ma per vedere da vicino le reliquie si devono per forza fare alcuni gradini.

oratorio di san giorgio

Annesso alla Basilica c’è il convento che ospita il Museo del Santo, che racconta soprattutto la devozione popolare verso Sant’Antonio, si tratta di poche sale senza problemi di accessibilità. Uscendo poi dal convento e tornando sulla Piazza del Santo potete ammirare il monumento equestre al Gattamelata, o meglio lo potrete ammirare quando finiranno di restaurarlo e toglieranno i ponteggi, e dall’altra parte l’Oratorio di San Giorgio. Questa chiesetta completamente affrescata più o meno negli stessi anni della Cappella degli Scrovegni vale senza dubbio una visita; tra l’altro anche l’Oratorio venne fatto costruire come cappella funeraria di famiglia in questo caso dal marchese Raimondo de Lupi di Soragna. Tecnicamente la visita comprenderebbe anche la Scoletta del Santo, anch’essa con affreschi interessanti, proprio accanto all’Oratorio, ma per accedere a quest’ultima c’è una rampa di scale.

prato della valle

Terminato il giro delle chiese passiamo a qualche attrazione profana e cominciamo da Prato della Valle, la piazza più grande d’Italia e la seconda più grande d’Europa. È talmente vasta che contiene un canale e un isolotto ovale, che ospita un piccolo parco! Per accedere all’isola ci sono quattro ponti, potrebbero essere un po’ brigosi da percorrere con la sedia a rotelle perché sono acciottolati, ma non sono comunque inaffrontabili. Tecnicamente sulla piazza si affaccia anche la Basilica di Sant’Anastasia, che però non fa orario continuato, quindi è probabile che, dopo aver visitato tutto il complesso di Sant’Antonio, arriviate quando la chiesa sarà già chiusa.

Pomeriggio del secondo giorno: l’Orto Botanico ed i dintorni del Duomo

palma di goethe

Terminato il giro per Prato della Valle consiglierei di guardare l’orologio e di valutare se andare a pranzo o dirigersi verso l’Orto Botanico. Io e mia madre abbiamo optato per quest’ultimo perché quel giorno c’era brutto tempo e volevamo fare la visita prima che venisse a piovere. Alla fine l’acqua l’abbiamo presa lo stesso, ma per fortuna ha smesso presto. L’Orto Botanico di Padova è il più antico del mondo con il suo quasi mezzo millennio di storia e ospita molte piante secolari. È abbastanza facile da percorrere con una sedia a rotelle anche con il brutto tempo, tranne alcuni punti in cui si passa praticamente dentro le aiuole, che sono ovviamente impraticabili, ma non ci sono aree irraggiungibili. L’Orto è famoso da molti secoli, perfino Goethe lo visitò durante i suoi viaggi in Italia e rimase talmente colpito da una delle sue piante da dedicarle persino delle opere scientifiche. Attualmente la cosiddetta Palma di Goethe esiste ancora ed è la pianta vivente più vecchia del giardino. L’Orto ospita anche un piccolo museo botanico che racconta l’evoluzione appunto della botanica come scienza e qualcosa sulla medicina prima dell’Ottocento: l’Orto Botanico nasce infatti come Giardino dei Semplici dell’università, ovvero come spazio per la coltivazione e lo studio delle piante medicinali, unica fonte di farmaci fino alla nascita della chimica e della medicina moderna.

Terminata la visita è decisamente il momento di mettere qualcosa sotto i denti, noi abbiamo trovato un bel bar praticamente di fronte alla Basilica del Santo. In generale la zona era piena di locali, ma se preferite andare al ristorante forse sarebbe il caso di farlo prima della visita all’Orto, soprattutto per questioni di orario. Come ultima tappa della giornata mentre si passeggia per il centro consiglierei di tornare verso il duomo per visitare il Museo Diocesano e soprattutto il Battistero. La visita al Battistero è possibile solo in orari prestabiliti ed in gruppi non troppo numerosi, ma non c’è la ressa della Cappella degli Scrovegni, quindi a meno che non siate un gruppo di dieci persone, non dovreste avere problemi a trovare posto. In ogni caso si entra circa ogni mezz’ora, non dovreste comunque rischiare di perdere mezza giornata. La visita non ha problemi di accessibilità, ma segue un ritmo prestabilito con un’audioguida. Prima di entrare si sente una breve storia del Battistero, poi una volta dentro vengono descritti i magnifici affreschi. A proposito, indovinate per quale motivo Fina Buzzaccarini, moglie di Francesco da Carrara, commissionò le splendide decorazioni di questo edificio? Per farne anche la cappella funeraria di famiglia, ma guarda che strano! In effetti la famiglia da Carrara per circa un secolo fece di Padova la sua signoria; dunque doveva avere il mausoleo di famiglia più bello e non è facile rivaleggiare con la Cappella degli Scrovegni e l’Oratorio di San Giorgio!

Terminata la visita al Battistero vale la pena di dare un’occhiata al Museo Diocesano, che si trova all’interno del palazzo vescovile ed ospita una piccola pinacoteca. In realtà se siete abituati a visitare musei e pinacoteche le opere probabilmente non vi sembreranno particolarmente degne di nota; le vere meraviglie qui sono il salone e la cappella del vescovo, ancora ricoperti di affreschi quattrocenteschi. A questo punto credo di avervi fatto pedalare abbastanza per un solo giorno, anche perché probabilmente avrete già fatto venire l’ora di merenda o dell’aperitivo, quindi direi di fare gli ultimi due passi per trovare un bel locale, mentre ci si dirige verso l’albergo a tirare fiato prima della cena.

Terzo giorno: in giro per mostre ed il Palazzo della Ragione

palazzo della ragione, padova

La mattina dell’ultimo giorno io l’ho dedicata al principale motivo per cui ero andata a Padova, la mostra su Monet al Centro Culturale Altinate San Gaetano. Qui non ci sono problemi di accessibilità. Ovviamente in caso non ci siano mostre in programma si dovrà valutare una variante nel programma. Terminata la mostra io mi sono dedicata ad un giro alla scoperta di alcune curiosità sparse per il centro in compagnia di una mia amica che vive a Padova. Ho scoperto che un ottimo posto dove fermarsi a mangiare un panino è Piazza delle Erbe.

Poi, avendo il treno nel tardo pomeriggio, abbiamo avuto il tempo di visitare il Palazzo della Ragione. Entrare è stato un po’ brigoso, infatti la biglietteria è raggiungibile solo con le scale, quindi mia madre è andata a fare i biglietti e poi ci hanno indirizzato ad un ingresso laterale nel cortile del comune, dove un paio di servoscala ci hanno finalmente permesso di accedere al salone. La grande sala comunque è spettacolare, oltre ad essere veramente immensa conserva una dei rarissimi cicli astrologici medievali giunti intatti fino a noi: le pareti sono ricoperte dalla rappresentazione dei mesi, accompagnate dai segni zodiacali e dalle attività che si svolgono in quel periodo dell’anno. Alcuni altri oggetti ci ricordano alcune curiosità della storia della città come la Pietra del Vituperio, che rimanda all’intervento di Sant’Antonio per mitigare le punizioni inflitte ai creditori insolventi ed un gigantesco cavallo di legno, che invece ricorda un torneo svoltosi in città nel 1466.

In realtà la sala ospita anche un pendolo di Foucault, ma non so se ci sia un preciso motivo. Infine mentre aspettavamo l’ora di andare in stazione la mia amica ci ha portate in Piazza dei Signori e ci ha fatto notare che all’orologio manca il segno zodiacale della bilancia, che in realtà è nascosto da qualche parte all’interno della piazza stessa, ma dove? Mi dispiace ma questo è un segreto, quindi vi lascio una piccola caccia al tesoro e io mi dirigo verso la stazione di Padova (comunque vi assicuro che la bilancia nella piazza è presente, l’ho vista anche se non l’avrei mai trovata se non me l’avesse mostrata la mia amica).

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the basilica di sant`antonio in padova, italy

the palazzo della ragione in padua, italy



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