Il museo più macabro d’Italia? Si trova sulla cima di una rocca che da 1700 anni è simbolo di libertà

Adriano Bocci, 11 Apr 2024
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È la più antica, e allo stesso tempo la più piccola repubblica al mondo: San Marino, il microstato immerso tra le colline della Romagna, rappresenta un unicum nel resto del mondo. Un luogo che ispira rispetto della legge, serenità e ambiente pacifico. Insomma, il posto giusto per accogliere il Museo della Tortura. Ah no? Eppure, nell’antichità era lo strumento per definizione che validava le testimonianze durante i processi, e per molti era anche un modo di punire nemici di ogni ordine e grado. Un museo macabro? Sadico? Niente di tutto questo, o forse sì: scopriamolo insieme.

Un museo che non è per tutti

Partiamo subito dal dire che è una esperienza e che non è proprio per tutti: il museo è molto suggestivo e colpisce in pieno viso, tale da ricordare un bel po’ il London Dungeon. Seppure il più grande obiettivo della mostra è proprio la sensibilizzazione, la mostra è macabra e splendente e sono presenti oltre un centinaio di pezzi nella raccolta del Museo della Tortura di San Marino ( sono tutti estremamente rari). La quasi totalità degli strumenti è originale, con i pezzi risalenti al XVI, XVII e XVIII secolo, mentre altri sono ricostruzioni degli originali introvabili, e tutto è ben corredato dalle spiegazioni: ma cosa troviamo?

Non mancano sicuramente i grandi classici come la forcella dell’eretico o la vergine di Norimberga. La forcella dell’eretico, di probabile origine veneziana, aveva 4 punte acuminate che venivano conficcate nella carne sotto il mento e sopra lo sterno, impedendo al condannato ogni movimento della testa se non per parlare e sussurrare la parola abiuro. Abiuro equivale a “rinuncio a qualsiasi religione che non sia cristiana” ed era la parola che veniva incisa sulla forcella. Quando non veniva pronunciata si passava al rogo, più o meno direttamente.

Schiacciapollici, antico strumento di torturaSchiacciapollici, antico strumento di tortura

Fra le tante cose c’è lo spacca ginocchio, fatto da due traverse in legno con le punte acuminate che si congiungono a morsa, dove il condannato si sente entrare i cunei lentamente fino al completo stritolamento dell’arto prescelto, rendendoglielo deforme, qualora sopravvivesse. Uno strumento molto simile, senza le punte acuminate, era proprio lo schiacciapollici, semplice ed efficace, fra gli strumenti più antichi.

Gli attrezzi del mestiere (del boia)

La figura del boia è molto ricorrente nel museo (così come le teste mozzate, ndr). Il boia greco, in tempi antichi, era colui che era incaricato ad uccidere i buoi per i vari sacrifici. La tortura, come sappiamo, solitamente tende a de-umanizzare le proprie vittime: nel museo ci sono molte maschere metalliche che servono esattamente a questo scopo.

Non c’è parte del corpo umano sul quale l’uomo non abbia imposto la propria malvagità; la mostra serve infatti a ricordare allo spettatore l’esistenza della tortura, sia nel corso della storia che, purtroppo, anche della sua esistenza al giorno d’oggi. Dalla testa ai piedi, per l’appunto: in copertina abbiamo proprio i sandali del servo, ferri a forma di sandali di vario tipo che quando venivano calzati venivano conficcati con dei chiodi (spesso incandescenti) per ferrare i piedi del malcapitato. Alcuni nella suola avevano le punte, oppure sul tallone: come animali.

Ci sono comunque molte “attrazioni”: fra le varie cose troviamo la gatta da scorticamento, i ragni spagnoli, la vergine di Norimberga, la classica ghigliottina, il banco di stiramento, la sedia inquisitoria, la cintura di castità e la pera orale. Ce n’è per tutti (gli organi). La pera orale, ad esempio, è stata saltuariamente usata forzandola nella bocca del disgraziato ed espansa a forza con delle viti, uccidendo in quasi tutti i casi. Piccola curiosità: il suo normale uso non era per la tortura ma per impedire di urlare a chi veniva rapinato dai briganti; era anche usata a livello rettale e vaginale per “purificare” (lacerando, ndr) le parti che avevano subito peccato, per gli uomini omosessuali e per le donne che avevano avuto rapporti con il demonio.

Pera orale, strumento di tortura metallico dalla forma di pera, che veniva fatto lavorare aprendo in 3 la bocca della vittima
Pera orale, strumento di tortura metallico dalla forma di pera, che veniva fatto lavorare aprendo in 3 la bocca della vittima

Come visitare il Museo della Tortura di San Marino

Il Museo della Tortura di San Marino è locato a Contrada San Francesco n°2. Il Museo è aperto tutti i giorni, dal lunedì alla domenica, dalle 10 alle 19 tranne in orario invernale. Si può trovare facilmente parcheggio lì vicino, in Via Piana, ma non solo: a 500 metri c’è il Museo delle Cere che ha una sezione per gli strumenti di tortura medioevali. Il prezzo del biglietto è attorno agli 8,50€.

Se volete scoprire i dintorni di San Marino potete cliccare qui. Ricordiamo, comunque, che la prima domenica del mese i luoghi culturali sono gratuiti. Per ogni altra informazione ufficiale e conferma vi consigliamo di contattarli: trovate il sito qui.

Crediti foto: thetorturemuseum.it. Tutti i diritti riservati.



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