Nascosto tra le montagne marchigiane, c’è un piccolo borgo immerso nella terra del tartufo
Le terre di confine hanno sempre qualcosa di magico, perché si sa con certezza che sono state percorse nel corso dei secoli da persone che, a vario titolo, sono passate con il loro bagaglio di conoscenze e di aspettative, tutte con il loro destino in mano. Quando questi stessi luoghi si presentano con una natura incontaminata, si ha la sensazione di rimanere sospesi nel tempo, come se ciò che ci circonda ci trasportasse in una dimensione parallela dove poter scovare un tesoro.
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Il Ducato di Camerino
Questa zona delle Marche ha come centro nevralgico Camerino, il cui passato è denso di storia. A ridosso dei valichi appenninici, Camerino è sempre stata un luogo di grande interesse strategico: la Marca di Camerino si definisce nell’epoca del Sacro Romano Impero Germanico ed è un proliferare di abbazie nel territorio ecclesiastico di riferimento.
È grazie a Gentile III da Varano, Signore di Camerino, che si deve la nascita dell’università nel 1377: Gregorio XI ‘’spedì infatti al Comune e al Popolo una bolla con cui autorizzava a diplomare con autorità apostolica, dopo congruo esame, baccellieri e dottori.’’ Un piccolo centro caratterizzato dalla grande passione per il suo territorio che viene curato e valorizzato attraverso la ricerca, con un occhio alla tradizione e uno all’innovazione, per guadagnare il giusto slancio verso il futuro ricco di sfide.
Nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini
La natura ha messo a dura prova questa terra, ma le energie non sono state solo distruttive: ciò che si coglie arrivando qui, è la grande spinta al recupero di ogni aspetto del territorio. Pieve Torina è un piccolo borgo medievale segnato dal terremoto, inserito in un bellissimo contesto paesaggistico: il Percorso delle acque è una totale immersione nel verde, quasi completamente all’ombra, ideale anche per trascorrere una giornata in famiglia. Lungo il percorso ciclo pedonale troviamo un ponte romano, mentre il suono delle acque accompagnano la passeggiata. Durante il tragitto c’è la deviazione per l’Eremo dei Santi e proseguendo lungo il torrente si giunge ad un antico mulino risalente all’alto medioevo, una piccola struttura restaurata che si presenta al visitatore con il fragore della sua piccola cascata.
Dal bosco alla tavola
I tartufi sono funghi micorrizici conosciuti fin dall’antichità, la produzione dei corpi fruttiferi ipogei è legata alla realizzazione di una particolare associazione fra il micelio del fungo e le radici di alcuni alberi: il tartufo è il frutto, la complessità dei profumi che tanto ci piace è un espediente naturale per attrarre gli animali. C’è un grande lavoro di difesa e valorizzazione delle tartufaie naturali, che sono sottoposte a interventi di coltivazione e miglioramento, operazioni fondamentali per conservare la tipicità del tartufo locale. I Sibillini mettono a disposizione diverse tipologie di tartufo: il bianco ha un profumo complesso, unico con i suoi aromi, disponibile dalla tarda estate all’inverno; pregiatissimo e molto ricercato, il tartufo bianco si distingue per le dimensioni, il colore e l’integrità del periglio. Proseguendo con le tipologie andiamo dal Tartufo nero invernale (Tuber melanosporum), al Tartufo nero estivo (Tuber aestivum) anche chiamato “scorzone“. Le proprietà organolettiche del nero vengono maggiormente esaltate se il fungo viene sottoposto ad una fonte di calore: attenzione a non esagerare, perchè è sufficiente pochissimo tempo per consentire al tartufo di sprigionare tutto il suo favoloso profumo e sapore. Gli aromi del tartufo sono dovuti ai composti solforati che sono liposolubili e per questo fondono molto facilmente nei grassi animali e si esaltano con la loro tendenza dolce: burro, crema di latte, formaggi semplici e brodi grassi.
Il tartufo va tagliato in fase di rifinitura sul piatto del commensale, il parmigiano è grande amico del tartufo bianco durante la mantecatura.
Cultura e natura
I prodotti della montagna sono un vero e proprio racconto, perché non sono solo una ricchezza di sapori e di profumi, ma portano anche in dono tutto ciò che il territorio ha saputo offrire, il più delle volte grazie al duro lavoro dell’uomo, a volte solo perché la terra è particolarmente vocata. Queste grandi risorse, insieme alle bellezze naturalistiche, diventano occasione di eventi che attirano persone desiderose di conoscere meglio cosa può offrire il territorio. Per queste motivazioni Pieve Torina ha concentrato eventi dedicati al tartufo, manifestazioni che hanno visto protagonista non solo il tesoro dei Sibillini, ma anche i vini marchigiani che meglio si sposano con le ricette che valorizzano questo fungo ipogeo.
Le Terre del Tartufo della Marca di Camerino
Tra dicembre e gennaio a Pieve Torina si sono concentrati due eventi che hanno catalizzato l’attenzione sul tartufo, con un programma molto interessante che ha visto avvicendarsi showcooking, laboratori, assaggi guidati. Unione Montana della Marca di Camerino ha come scopo la promozione non solo del tartufo, ma anche di tutte le tipicità di montagna che caratterizzano il territorio, grazie ad un grandioso assortimento di prodotti tipici. Quando si parla di eccellenze a tavola si deve necessariamente pensare all’abbinamento cibo – vino ed è per questo che l’Ais Marche ha presentato i vini da tartufo: è stato un vero e proprio trionfo di sapori e di profumi, sempre nell’ottica della valorizzazione del territorio.
Le ricette abbinate ai magnifici vini marchigiani
Gli abbinamenti ricette – vini ha visto un assortimento di preparazioni davvero irresistibili. I primi piatti ricchi di gusto e fantasia: è stato presentato un risotto carnaroli con fonduta di pecorino dei Sibillini, cardi e tartufo bianchetto abbinato; delle chitarrine gamberi, ricotta salata e tartufo uncinato; tagliatelle alla Benito con tartufo bianco. Tra i secondi sono stati proposti filetto di manzo al tartufo nero pregiato; spiedo di coda di rospo alla brace, guanciale della Marca, fondente di patate e tartufo nero estivo. Sono state presentate 25 etichette per esaltare al meglio i cinque piatti e si è spaziato dal Conero DOCG Riserva, al Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico, al Rosso Piceno DOC, al Offida Pecorino DOCG, al Verdicchio di Matelica DOC.