Quanto sei bella Roma quando è vacanza: 5 giorni per innamorarsi della Città Eterna

questa frase di Ennio Flaiano rispecchia pienamente il nostro stato d’animo dopo 5 giorni di vacanza nella capitale.
Scritto da: letisutpc
quanto sei bella roma quando è vacanza: 5 giorni per innamorarsi della città eterna
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Volo per Londra cancellato e nessuna voglia di salire su un altro aereo: sai che si fa? Si va a Roma! E ci si va con il bus! La delusione per il mancato viaggio oltremanica è tanta, riuscirà la capitale a farcela passare? Anche perché a Roma siamo stati tante volte e i suoi luoghi simbolo li conosciamo bene, quindi quello che chiediamo a questa vacanza è di stupirci svelandoci quei luoghi sconosciuti ai più, le cosiddette “chicche” che ogni città gelosamente custodisce.

Le guide tipo Roma insolita e segreta, Roma: sogna, scopri e vivi, Roma: viaggia con i consigli di chi ci vive e la guida Touring Roma e città del Vaticano: dal Foro romano alle borgate dei muri dipinti, mondi, epoche ci danno senz’altro una mano nella ricerca dei monumenti più insoliti, dei palazzi più nascosti, delle chiese appena restaurate e dei panorami più spettacolari, ma il vero salto di qualità nel disegnare il nostro itinerario ce lo fanno fare i tanti content creators che popolano i social: è grazie alle loro infinite stories e reels che scopriamo tantissimi posti/monumenti/ scorci segreti oltre a ristoranti/bar/pasticcerie che non vediamo l’ora di sperimentare. A tutti loro un grazie di cuore.

Un lungo studio su Booking alla ricerca di alloggi con prezzi convenienti (convenienza e Roma sono due parole che ultimamente non vanno molto d’accordo, per quanto riguarda gli alloggi) ci fa trovare un b&b davvero carino e super consigliato nella nostra zona del cuore, quella di Piazza Bologna, punto strategico per chi arriva in treno o in pullman alla vicina stazione/autostazione Tiburtina ed anche perché vicino alla metro B, fondamentale per gli spostamenti in una città caotica come Roma.

Diario di viaggio

Giorno 1: Chi ama la zia, chi va a Porta Pia

Per arrivare a Roma scegliamo la linea di bus Sulga, che passa dalla nostra città, attraversa l’Umbria e ci deposita all’autostazione Tiber dopo un comodo viaggio senza stress. Dopo un veloce check-in ed un pranzo a base di specialità catanesi nel bar pasticceria Mizzica proprio sotto il nostro b&b, iniziamo subito la nostra esplorazione urbana che ci porta alla città universitaria per antonomasia, la Sapienza.

Prima tappa è il Museo di storia della medicina a cui dedichiamo un’oretta di tempo: come tutti i musei della Sapienza l’accesso è gratuito, previa registrazione tramite QR code. Finalmente varchiamo l’ingresso monumentale di questa cittadella, emblema dell’architettura razionalista, fortemente voluta da Mussolini per dotare la capitale d’Italia di un’università prestigiosa (fu inaugurata nel 1935 alla presenza del re Vittorio Emanuele 3.) Enormi edifici razionalisti si schierano su entrambi i lati del viale principale, che culmina nel piazzale della Minerva su cui svetta la statua omonima in bronzo, opera di Arturo Martini. Dietro la statua l’edificio del Rettorato, attualmente oggetto di restauro. Sulla estrema destra l’edificio della facoltà di Matematica realizzato da Giò Ponti. La curiosità di vedere dall’interno le facoltà per chi come me lavora in un’altra università è tanta, quindi si va! Purtroppo alcuni di questi edifici sono tristemente famosi: proprio sulle scale interne della facoltà di Scienze politiche nel 1980 venne ucciso il professor Vittorio Bachelet ad opera delle Brigate rosse, mentre nel 1997 la studentessa Marta Russo fu raggiunta da un proiettile sparato da due assistenti universitari mentre camminava lungo i viali universitari. Vorremmo visitare anche l’aula magna con l’enorme affresco di Mario Sironi, ma lo svolgimento di un concorso ce lo impedisce.

Ultima tappa la cappella della Divina Sapienza, voluta da Papa Pio XII ed affidata ai frati gesuiti. Questa cittadella è davvero enorme, ci sono anche un asilo nido, la banca e l’ufficio postale e nelle zone verdi spazi in cui gli studenti possono lavorare, pranzare e socializzare. Quando usciamo, decidiamo di raggiungere a piedi Porta Pia, una delle ultime opere progettate da Michelangelo Buonarroti: nell’edificio ha sede il museo dei bersaglieri che vengono commemorati anche dalla svettante statua al centro della piazza che celebra la vittoria dell’esercito del Regno d’Italia contro lo Stato Pontificio avvenuta nel lontano 1870.

A questo punto, prima di tornare nel nostro quartiere, una visita alla Rinascente è d’obbligo, anche se la sezione natalizia, con i 20 e passa gradi che ci sono fuori, stona un po’.

Alla sera, molto stanchi per la levataccia mattutina, optiamo per una cena da Fonzie, una hamburgheria nel palazzo di fronte al nostro b&b: ambiente carino e grande scelta di hamburger e insalate, anche vegan.

Per oggi stacchiamo la spina, una bella dormita è quello che ci vuole per prepararci ad una nuova, intensa giornata.

Giorno 2: Quanto sei bella Roma

palazzetto venezia

Come da previsioni meteo oggi piove: niente paura, siamo convinti che Roma saprà regalarci grandi emozioni anche sotto la pioggia.

Con tutte le migliori intenzioni ci dirigiamo alla fermata dell’autobus che dovrebbe portarci in zona Piazza del Popolo: da qui vorremmo raggiungere il museo Canonica, all’interno di Villa Borghese. Il condizionale però è più che mai d’obbligo, visto che in quasi un’ora d’attesa il nostro autobus non passa mai: esasperati ne prendiamo un altro che ci deposita in via del Tritone. Nella laterale via Francesco Crispi, eccoci di fronte alla galleria Gagosian, che in questi giorni ospita la mostra di Sabine Moritz e dei suoi “paesaggi psicologici”: la location, una ex banca edificata nel 1920, è imponente ed asettica ed i coloratissimi quadri della pittrice tedesca vengono esaltati dal bianco candido della struttura. Tornati su via del Tritone entriamo alla Rinascente, non certo per fare shopping: con le scale mobili ci dirigiamo al piano interrato dove, durante i lavori di allestimento dello store, sono state rinvenute 15 arcate dell’Acquedotto vergine. Inaugurato nel 19 a.C. dall’Imperatore Augusto, è ancora funzionante e serve ad alimentare gran parte delle grandi fontane cittadine, fra cui la Barcaccia di Piazza di Spagna, fontana di Trevi e la fontana di Piazza Navona. Il nostro stupore, di fronte a questa meraviglia, è infinito!

Per riprenderci, andiamo alla ricerca di un’altra chicca: la Galleria Sciarra, magistralmente affrescata dai dipinti liberty di Giuseppe Cellini che rappresentano le virtù femminili: si dice che le gentildonne del tempo facessero a gara per fare da modelle per il pittore. Poco distante, anche la Galleria Colonna, oggi Alberto Sordi, altro gioiello del liberty, oggi in ristrutturazione in vista dell’imminente apertura del colosso giapponese Uniqlo.

Prima di riprendere il cammino verso un altro luogo di bellezza ci concediamo una pausa per mangiare due panini da Pane e salame ed il famoso tiramisù di Pompi, una vera bontà!

Con gli ombrelli aperti ci dirigiamo verso un altro posto poco conosciuto, Palazzetto Venezia, col suo giardino rigoglioso e segreto. Sempre su via del Corso un’altra chicca da non perdere è il cortile interno di Palazzo Marignoli, un’oasi verde fra le vetrate a specchio dell’Apple store. Percorriamo tutta via del Corso, con qualche sosta in alcuni negozi, e una volta raggiunta piazza del Popolo ci inerpichiamo verso il Pincio. Certo che la pioggia potrebbe concederci una piccola pausa.

A parte un po’ di gente affacciata al belvedere del Pincio, Villa Borghese è insolitamente silenziosa e vuota: finalmente arriviamo davanti al museo Canonica, all’interno della fortezzuola di Villa Borghese, ma quando scopriamo che ha chiuso i battenti alle 16 ci rimaniamo male, ci tenevamo davvero a questa visita e non pensavamo ad orari d’apertura così ridotti. Oltre che museo, la fortezza era anche la casa dello scultore, che produceva ed esponeva qui le sue opere, casa e bottega, come si dice.

Vicino al museo, nascosto fra gli alberi, c’è il Silvano Toti Globe theatre, costruito in soli tre mesi durante il periodo della giunta Veltroni ed in tutto e per tutto uguale all’omonimo londinese. Attualmente il direttore artistico è il compositore premio Oscar Nicola Piovani, che sostituisce l’indimenticato ed indimenticabile Gigi Proietti, grande mattatore di cinema, tv e teatro.

Ripercorrendo la strada per tornare a Piazza del Popolo ci fermiamo ad ammirare l’orologio ad acqua, opera del religioso Padre Embriaco, talmente innovativo da essere presentato alla esposizione universale di Parigi.

La vista dal Pincio è sempre magica, nonostante il cielo grigio, così come Piazza del Popolo con i sampietrini bagnati dalla pioggia che mandano scie di luce.

Per oggi però basta camminare: da Piazzale Flaminio prendiamo la metro ed in poco tempo siamo nel nostro quartiere, pronti a goderci una cenetta al ristorante “Il tunnel”.  La carbonara e le fettuccine ai funghi porcini sono una giusta ricompensa per il nostro trekking giornaliero, che ci ha riempito ancora una volta gli occhi di bellezza.

Giorno 3: Ma il cielo è sempre più blu

verano

Oggi su Roma splende un bellissimo sole e possiamo dedicarci ad un’altra esplorazione urbana, quella del cimitero del Verano, un’altra città dentro la città.

Essendo appena passate le celebrazioni dei defunti, tutte le tombe sono ben curate ed addobbate di fiori, piante ed omaggi per chi non c’è più: la parte più antica, quella del quadriportico, è la più bella dal punto di vista architettonico e ricca di statue struggenti. Ci colpiscono molto, per realismo e delicatezza, i ritratti funerari dipinti su lava dall’artista Filippo Soverati, dai colori vivaci ed inalterati nonostante siano stati realizzati anche 100 anni fa. Non possiamo fare a meno di visitare le tombe dei tanti attori famosi che qui sono sepolti, da Gassman a Sordi, Manfredi, Mastroianni e Monica Vitti, per finire con Maurizio Costanzo, l’ultimo a raggiungere questa dimora.

Ma l’emozione più grande è davanti alle tombe di 2 campioni, rispettivamente della musica e dello sport: Rino Gaetano e Sinisa Mihajlovic, accomunati, oltre che da una morte prematura, anche dall’amore duraturo ed incondizionato di tante persone che lasciano fiori, ricordi, o anche solo una firma o un saluto nei registri messi a disposizione dalle famiglie dei due defunti.

Dopo questa toccante esperienza, la metro ci porta in uno scenario decisamente diverso, quello del Colosseo e della zona dei Fori Imperiali, prima però facciamo una sosta da “Prezzemolina” per divorarci una croccante pizza romana.

Percorriamo per un tratto via Cavour per poi entrare nel cuore del quartiere Monti, per noi un autentico colpo di fulmine: deliziose piazze, bei palazzi su cui si arrampicano piante super rigogliose. Qui la vita sembra scorrere ad un ritmo decisamente meno frenetico rispetto al resto della capitale: la gente, quella del posto, non i turisti, chiacchiera tranquilla lungo le strade, i negozi sono piccoli e curati, così come i ristorantini, insomma un altro mondo, che a noi piace tantissimo.

Tempo di una piccola sosta e ci reimmergiamo nel traffico di via Cavour e della zona attorno al Colosseo. La strada da percorrere a piedi è lunga perché ai tram abbiamo rinunciato, la meta però è irresistibile, ovvero la mostra “Alberto Sordi e il suo tempo” ospitata proprio nella villa romana dell’attore, vicino alle Terme di Caracalla.

Pensavamo di trovarci davanti ad una fila inesauribile di persone invece, all’apertura del cancello, siamo in pochi a varcare il regno di Albertone: all’entrata un enorme busto alla maniera di quelli dell’antica Roma, a celebrare “l’imperatore del cinema italiano”. La mostra è allestita in parte nel grande salone al pianterreno, in parte nel seminterrato adibito a sala cinematografica. I pannelli, a cui si accompagnano video in cui l’attore racconta episodi della sua vita sia professionale che privata, mostrano lo scorrere della carriera di Sordi, parallelamente alla vita italiana dagli anni quaranta ai primi anni 2000. Dalla voce dei custodi scopriamo che la casa, di proprietà della Fondazione Sordi, sarà nei prossimi mesi oggetto di restauro per poter diventare sede del museo Alberto Sordi, per far conoscere la figura dell’artista a tutte le generazioni e mantenere viva la sua memoria.

Dopo questa interessante esperienza arriviamo sempre a piedi verso San Giovanni in Laterano e dopo una breve sosta da Coin riprendiamo la metro verso casa. Anche oggi i km macinati sono stati tantissimi, per fortuna nel nostro quartiere la scelta gastronomica è varia ed abbondante. Stasera proviamo un ristorante gestito da 2 ragazzi siciliani che serve solo cous-cous e buono che è!

Giorno 4: Semo gente de borgata

tor marancia

4 giorni a Roma e non sentirli! Dopo le camminate furiose dei giorni scorsi, oggi decidiamo di rallentare un po’ i  ritmi e acquistiamo la metrocard giornaliera che inauguriamo subito con una corsa fino a Piramide: da qui prendiamo un autobus in direzione Tor Marancia, la borgata che è diventata uno dei poli romani della street art.

Nata durante il ventennio come luogo in cui vennero “trasferiti” in massa gli abitanti di Borgo Pio per consentire la costruzione di via della Conciliazione, Tor Marancia si presentò subito come una zona problematica ed insalubre, vessata da continui allagamenti che le valsero ben presto il soprannome di Sciangai.

Nel 2015 nacque il progetto di riqualificazione denominato “Big city life” che ha visto impegnati ben 22 artisti internazionali nella realizzazione di 18 murales che ricoprono gli edifici del lotto 1 di edilizia popolare del quartiere, un vero e proprio museo a cielo aperto!

I soggetti dei murales sono stati ispirati dallo stretto rapporto creatosi fra gli artisti e i residenti, dapprima ostili al progetto poi collaborativi ed ospitali come solo i romani sanno essere.Le storie fortunate e non della gente del posto si inseguono fra i muri dei palazzi, una sorta di enorme libro per immagini di grande impatto.

Qualsiasi descrizione dei murales li priverebbe della loro forza e significato, tanto vale venire a vederli di persona o guardare i numerosi video su Youtube, il migliore, a mio avviso, quello di Giovanni Floris.

Dopo un caffè in un classico bar di borgata, riprendiamo l’autobus fino al Circo Massimo, da qui la metro fino all’EUR, altro quartiere nato nel ventennio, questa volta con intento autocelebrativo. Scesi alla fermata EUR Fermi ci si para davanti la skyline della Roma moderna: Il Fungo (serbatoio d’acqua costruito per le Olimpiadi del 1960), la cupola del Palazzo dello sport, la Torre Eurosky (con i suoi 120 metri è l’edificio residenziale più alto di Roma) e la Torre Europarco (anch’essa alta 120 mt ma adibita ad uffici). Noi però ci dirigiamo verso l’ultima nata, la Nuvola di Fuksas, enorme parallelepipedo di vetro e acciaio al cui interno è come sospesa l’enorme sala congressi denominata Nuvola: purtroppo possiamo intravederla solo dall’esterno, con le nuvole vere che si riflettono sui vetri trasparenti. Proseguendo la nostra passeggiata eccoci davanti all’obelisco di Marconi, datato 1939 e atto a celebrare la fama dello scienziato bolognese. Da questo punto lo sguardo si perde all’infinito lungo la via Cristoforo Colombo.

Alle nostre spalle gli edifici del MUCIV, museo delle civiltà che raccoglie, nelle sue 5 sezioni, collezioni sia archeologiche che etnografiche: per visitarlo tutto forse non ci basterebbe un giorno intero, perciò decidiamo di non farlo e proseguire verso il Palazzo della civiltà del lavoro, detto anche “Colosseo Quadrato”, uno dei luoghi più conosciuti della architettura razionalista. Dopo un veloce pranzo in uno dei tanti self-service sotto i lunghissimi e tristi portici, riprendiamo l’autobus che, dopo un viaggio lunghissimo in mezzo ad un traffico furibondo, ci porta davanti al Vittoriano.

Saliamo la scalinata del Campidoglio ma invece di entrare nella piazza giriamo a destra per infilarci nella porta che conduce al bar dei Musei Capitolini su cui si apre la terrazza Caffarelli, con un’impagabile vista sulla città (Grazie instagrammers per la dritta!). Mentre scattiamo foto e video, due imperturbabili gabbiani ci osservano annoiati. Chi aveva detto che i gabbiani di Roma erano feroci? Boh, sarà un’altra leggenda metropolitana!

E adesso dove si va? A vedere la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, o meglio la sua cupola che ha una particolarità: è finta! Eh sì, si tratta di un trompe l’oeil congegnato ad arte dal pittore Andrea Pozzo, una vera illusione ottica.

A Roma ci sono più di 900 chiese e noi in questi 4 giorni le abbiamo trascurate parecchio, per rimediare visitiamo anche Santa Maria sopra Minerva, appena riaperta dopo un lungo restauro. Ad accoglierci all’entrata il bellissimo Cristo della Minerva di Michelangelo, peccato però che tutte le altre meraviglie qui custodite siano ancora nascoste sotto i teloni dei restauri. Ci consoliamo con il meraviglioso cielo stellato della volta e con il “Pulcino della Minerva”, com’è chiamato l’elefantino del Bernini che regge l’obelisco al centro della piazza. In realtà i romani dell’epoca chiamavano l’elefantino “Porcin della Minerva”, che col tempo si trasformò, per assonanza in pulcin.

Da qui al Pantheon ci sono pochi passi, ma dal momento che lo abbiamo già visitato tante volte, decidiamo di non accodarci ai numerosi turisti in fila per entrare ma di  proseguire invece verso via della Maddalena per una sosta golosa alla gelateria della Palma, che declina il gelato in 150 gusti, dai più classici agli esotici. Per noi lavanda basilico e champagne!

Ci eravamo ripromessi di non visitare i luoghi di Roma più scontati ma per raggiungere la nostra prossima meta non possiamo fare a meno di passare da Piazza Navona prima e da Campo dei Fiori poi. Questa piazza è decisamente la mia preferita, quindi vederla non mi dispiace affatto: a pochi metri da lei troviamo l’Arco degli Acetari, deliziosa oasi medievale nel centro di Roma, un borghetto illuminato solo dalla luce dei lampioni, dove un gattone rosso sbucato da chissà dove la fa da padrone. Bellissimo!

La nostra passeggiata tocca ora altri 2 luoghi ultra famosi, ovvero via dei Condotti, con le sue boutiques del lusso e Piazza di Spagna, su cui svetta la chiesa di Trinità dei Monti.

È proprio dalla stazione di Piazza di Spagna che prendiamo la metro che ci riporta nel nostro quartiere; la fame poi ci riporta al ristorante “Il tunnel”, con i suoi piatti deliziosi ed abbondanti.

Anche oggi è stata una giornata intensa, alla scoperta di piccoli e grandi tesori offerti da questa incredibile città.

Giorno 5: Arrivederci Roma

serra moresca

Quando ti abitui a Roma fai fatica a lasciarla, è proprio così! Per non perdere neanche un istante di questa vacanza che sta per terminare, approfittiamo della gentilezza del nostro b&b che ci consente di lasciare i bagagli dopo il check-out e ci dirigiamo di buon passo di nuovo verso la Sapienza per visitare il Museo di Antropologia, dove una collega gentilissima e molto preparata ci fa una visita guidata degna del migliore Alberto Angela. Grazie di cuore!

Visto che abbiamo ancora un po’ di tempo e siamo di strada, decidiamo di visitare la Serra Moresca di Villa Torlonia, fatta costruire dal principe Alessandro Torlonia fra il 1839 e il 1841 su ispirazione della Alhambra di Granada. Oltre che ad assolvere al suo ruolo principale di contenitore di piante esotiche, la serra fu pensata anche per accogliere, fra le sue coloratissime vetrate, eventi mondani di ogni tipo.

A fianco della serra sorge la torre, visitabile solo nei fine settimana: sua particolarità era un meccanismo che permetteva di sollevare, dai piani bassi fino a quello apicale, un tavolo perfettamente imbandito, per la gioia degli ospiti increduli e stupefatti.

Il complesso dei musei di Villa Torlonia comprende anche il Casino nobile (residenza romana della famiglia Mussolini) il Casino dei Principi e la Casina delle Civette, un angolo di Svizzera a Roma. La prossima volta che verremo a Roma sicuramente dedicheremo loro una visita approfondita.

Per il nostro ultimo pasto romano scegliamo di nuovo “Fonzie”, con un’ottima insalata di pollo ed un hamburger vegano.

Sotto un cielo che minaccia pioggia ci avviamo mestamente verso l’autostazione: ancora una volta Roma è riuscita a stupirci nel bene e nel male: è talmente piena di fascino che le si perdona tutto, o no?

La monetina nella fontana di Trevi non l’abbiamo buttata, ma qualcosa mi dice che torneremo, non si può resistere a lungo lontani da tanta bellezza.

Anna Scrigni, Misteruniquelife, Roma ora, Theminoo, grazie ai vostri numerosi spunti di ogni tipo abbiamo scoperto una Roma davvero inaspettata. Un grazie anche a Simone Cicalone, i suoi video su Youtube ci hanno talmente terrorizzato prima di partire che una volta a Roma ci siamo sentiti super sicuri.

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view of rome historical center old skyline at sunset with autumnal red leaves



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