La capitale più economica d’Europa, una sorprendente meta all’insegna di monumenti e tolleranza

una città piacevole e sorprendente
Scritto da: RosaLuca
la capitale più economica d'europa, una sorprendente meta all'insegna di monumenti e tolleranza
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La scelta questa volta è caduta su Sofia, la capitale della Bulgaria. Un po’ per curiosità, un po’ per la voglia di conoscere un paese di cui sapevamo veramente poco e anche per uscire dallo schema delle solite gettonatissime capitali europee già viste anche più volte. Volo Ryanair da Bologna a Sofia a 130 euro a testa. Purtroppo come ormai troppo spesso la partenza è alla mattina molto presto e la levataccia è pesante, però ti permette di guadagnare quasi tutta la giornata.

Differenza di fuso orario (un’ora in avanti) e moneta diversa: il lev bulgaro, con cambio pari a circa 1,95 lev per un euro. Roaming europeo funzionante e rete internet ottima in tutta la zona in cui siamo stati. Abbiamo scelto l’hotel da Booking: è il Terminus Best Western, a 280 euro la doppia per 4 notti con colazione a buffet ottima e completa. L’albergo è vicinissimo alla fermata della metro e alla stazione di treni e bus. La zona non è bellissima, ma avendo la metro così comoda in un attimo ci si sposta dove si desidera.

Abbiamo avuto con noi due guide: Bulgaria del Touring Club e Sofia della Morellini, ottima e completa. Più molte cose scaricate da internet, fra cui orari delle aperture, ristoranti e mappa della metro. Molto comodo anche l’arrivo in aeroporto, in quanto la metro è vicinissima e con solo 1,60 lev si arriva in pochi minuti in centro. Noi abbiamo fatto il giornaliero a 4,80 lev. Va però tenuto presente che non vale 24 ore dalla data di attivazione, ma scade alla mezzanotte. Cambiamo pochi soldi in aeroporto e poi cambieremo in città nei chioschi molto frequenti che hanno quotazioni un po’ migliori e sono tutti senza commissioni. Comunque si può pagare quasi dappertutto con le carte che poi però applicano a loro volta il cambio non sempre vantaggioso. Noi abbiamo cercato di pagare il più possibile in contanti locali, a nostro avviso più conveniente.

Il nostro albergo si raggiunge effettuando un cambio nella stazione centrale Serdica (antico nome di Sofia), così sostiamo nella fermata perché vi si trova un ufficio del turismo e subito prenotiamo, attraverso l’addetta che è molto gentile pur parlando un inglese incerto, la gita ai due monasteri di Boyana e Rila per domani. Telefona, ci dà conferma e ci dice dove trovarci domattina alle 8,45. Chiediamo un po’ di altre informazioni e riprendiamo la metro per l’hotel. Ottenuta la camera ripartiamo immediatamente per la prima esplorazione della città.

Diario di viaggio

Mercoledì 20 settembre 2023

Usciti dalla metro alla fermata Serdica, la prima cosa che si nota è la famosa statua in bronzo, realizzata dallo scultore Georgi Chapkanov, alta 8 metri, 26 compreso il piedistallo formato da un alto pilastro in cemento armato, che rappresenta Sofia intesa come Sapienza Divina. La testa è dorata e porta una corona, simbolo di potere, la corona d’alloro che tiene nella mano destra è simbolo di gloria, e la civetta (un assiolo) nella mano sinistra è simbolo di sapienza e sono elementi ripresi dalla mitologia greca. È posta al centro del cosiddetto “quadrilatero della tolleranza” in quanto vi si trovano una moschea, una chiesa ortodossa, una sinagoga ed una chiesa cattolica. Questa è la prima cosa che ci colpisce, inoltre dalla statua alla moschea si osserva una vasta zona di scavo con resti romani. Un senso immediato di storia antica e di multiculturalità che ci cattura.

Sostiamo nel locale che si chiama Largo, come la piazza ampia su cui affaccia e con in fondo l’enorme edificio della ex sede del partito comunista bulgaro, impressionante per le dimensioni. La piazza è piena di colonne di gerani rossi fioriti, il tutto molto grandioso. Mangiamo ottime insalate, molto presenti in tutti i menu della città, ben condite e presentate, sia con salmone che con formaggio di capra. Rifocillati, decidiamo di andare subito verso il Vitosha Boulevard, la principale strada pedonale alberata e ricca di locali di ogni tipo e negozi, che è il vero centro della città.

La prima cosa che si nota è la pavimentazione gialla, uno dei simboli più importanti ed antichi della città. La storia narra che all’inizio del XX secolo, il sindaco di quel tempo, Martin Todorov, doveva scegliere il tipo di pavimentazione da mettere nel centro della città; aveva tre scelte: l’asfalto, la pietra o la ceramica. Dopo essersi confrontato con le opinioni di una commissione, optò per utilizzare il più costoso: la ceramica. Le mattonelle vennero quindi importate dall’Austria-Ungheria e la costruzione della pavimentazione avvenne tra il 1907 e il 1908. Esiste però anche un’altra storia, più popolare ma meno realistica, riguardo a questo pavimento: secondo questa leggenda le mattonelle sarebbero un regalo per il matrimonio del principe Ferdinando. Comunque sia sono bellissime e sono presenti in tutto il centro storico, anche se in molti punti un po’ rovinate. Quasi all’imbocco della Vitosha c’è una bella piazzetta e ci fermiamo subito per la prima visita alla chiesa ortodossa Cattedrale di Sveta Nedelja, di origine medievale, più volte ricostruita, l’ultima nel 1931 dopo aver subito un attentato dinamitardo al suo interno con 120 morti. Un bel portico, in mezzo ad un giardino e una bellissima iconostasi dorata.

Proseguiamo e subito la Vitosha ci cattura e ci offre numerosi botteghini di cambio, scegliamo quello più favorevole e cambiamo un altro po’ di euro. Qualche negozio di souvenir e deviamo per raggiungere la Cattedrale di Aleksandr Nevskij, anche per vedere dove avremo domani l’incontro con il bus per la gita prenotata. Lungo la strada intercettiamo la chiesa ortodossa russa di San Nicola, con le bellissime cupole a cipolla dorate e luccicanti. La visitiamo proprio durante una funzione religiosa, molto suggestiva.

Attraversiamo piazza Slavejkov, ampia, alberata, con suonatori estemporanei e la panchina con le statue dello scrittore Penco Slavejkov seduto accanto a suo padre Petko. Foto di rito e arriviamo in vista della Cattedrale di Aleksandr Nevskij, colpo d’occhio imperdibile! Le numerose cupole verdi e dorate brillano luminose visto che abbiamo anche la fortuna di avere un bel cielo sereno. Nei giardini che precedono la cattedrale (i giardini a Sofia sono ovunque, curati e ricchi di panchine) mercatino di pseudo antiquariato e distese di icone. Fermata di rito e poi entriamo a visitare la Cattedrale. Immensa, bellissima. Ammiriamo la famosa icona, il pavimento con decoro circolare di grande effetto, lampadari e immensa iconostasi marmorea. A fianco la chiesa di Sveta Sofia che però decidiamo di visitare in altro momento. Sosta in un bar con vista sulla cattedrale, una birretta, la tipica Kamenitza, ci sta visto il gran caldo e la lunga camminata.

Riprendiamo la metro dalla fermata dell’Università e torniamo in zona Vitosha andando a cercare uno dei ristoranti che ci ispiravano. Troviamo con qualche difficoltà il Divaka, un po’ spartano e frequentato da locali. Veramente di turisti ne abbiamo visti pochi! Mangiamo la zuppa nel pane e gigantesche cotolette. Tutto ottimo e abbondante. Di nuovo metro fino alla stazione e a letto. Giornata intensa, a partire dalla levataccia, ma già integrati nell’atmosfera di questa bella città.

Giovedì 21 settembre 2023

monastero di rila

Sveglia alle 6, colazione alle 7 (ora in cui apre), abbondante e varia e partiamo con la metro verso la cattedrale di Aleksandr Nevskij, dietro la quale c’è il mega parcheggio dove troveremo il bus. Scendiamo all’Università e da lì in breve arriviamo proprio mentre sta arrivando anche il bus della Traventuria. L’appuntamento era per le 8,45 ma il bus arriva anche prima. Paghiamo la gita direttamente alla guida, che parla un inglese perfetto, con 35 € a testa. Ci danno, compreso nel prezzo, un’audioguida in italiano completa e molto interessante con le piantine dei due monasteri di Boyana e Rila così già nel viaggio possiamo sentircela in libertà e poi sul posto seguire anche quello che racconta la guida. Sul pulmino troviamo ben 3 coppie di italiani. I primi che vediamo! Tempo sempre stupendo e caldissimo.

Si parte e in poco più di mezz’ora si arriva a Boyana, quartiere collinare residenziale immerso nel verde. Si attraversa quasi tutta la città, anche nelle zone meno entusiasmanti della periferia. Alla chiesa di Boyana si potrebbe arrivare anche in autonomia coi mezzi pubblici, ma visto che è abbinata a Rila ci conviene così. La chiesa è piccola e immersa in un bosco di incredibili sequoie. È patrimonio dell’Umanità UNESCO. Ci si entra solo in 10 alla volta e si paga il biglietto all’ingresso (nella quota della gita non sono compresi gli ingressi). La meraviglia sono gli affreschi che contiene, dipinti a partire dal 1259. Si dice addirittura che sia stata di ispirazione alla cappella degli Scrovegni. Costituiscono un vero e proprio secondo strato sopra i dipinti dei secoli precedenti e rappresentano uno degli esempi più completi e meglio conservati dell’arte medievale dell’Europa orientale. Sui muri della chiesa sono dipinte un totale di 89 scene, con 240 figure umane con una ricchezza espressiva che lascia stupiti. Purtroppo essendo a numero chiuso non ci si può fermare a piacere e non si possono fare foto.

Ripartiamo verso Rila. Il viaggio dura quasi due ore. Arrivati la guida ci dà l’orario per la ripartenza e ci lascia liberi, a parte l’illustrazione che lui farà della chiesa per chi lo vuole seguire, perché musei, torre e cucine si possono visitare in autonomia pagando relativi singoli biglietti. La chiesa invece è gratuita. Il monastero è situato sul monte omonimo a 1.147 metri sopra il livello del mare in mezzo a un bel panorama di verdi montagne. Fondato dall’eremita san Giovanni di Rila (876 – 946) nel X secolo, durante il regno dello Zar Pietro I di Bulgaria (927 – 968), le cui reliquie sono esposte nella chiesa del santuario coperte da un drappo rosso ricamato d’oro, che in verità dimorava in una grotta poco distante. Il luogo è molto amato dai bulgari che vi si recano in pellegrinaggio. Come tanti altri monasteri, anche durante il giogo ottomano il monastero di Rila fu centro di vita spirituale e culturale per il popolo bulgaro. I monaci dell’epoca crearono nuove opere e trascrissero libri di autori storici, principalmente dalla scuola di Tarnovo e del monte Athos. Queste opere sono tuttora conservate nella biblioteca. Nel 1976 il monastero di Rila viene dichiarato monumento storico nazionale, e nel 1983 fu iscritto nell’elenco dell’UNESCO dei patrimoni dell’umanità. Boris III di Bulgaria è sepolto qui. La sua morte fu il più grande mistero della seconda guerra mondiale. Infatti morì pochi giorni dopo l’incontro con Hitler al quale aveva rifiutato di consegnare gli ebrei bulgari che sarebbero dovuti andare nei campi di concentramento tedeschi. Li salvò tutti ma morì avvelenato probabilmente per questa decisione in difesa del suo popolo.

Dopo aver visitato l’interno non si può non rimanere stupiti dalla numerosità e dai colori degli affreschi che coprono il porticato esterno della chiesa. A fianco la torre Hrelyo, la parte più antica del complesso, cui è stato affiancato un orologio con meccanismo a vista. Pagando il biglietto saliamo ma si arriva solo a circa metà e la vista è un po’ deludente. Decidiamo di visitare anche il museo, sempre con biglietto a parte, per vedere soprattutto la famosa croce intagliata con uno spillo dall’eremita Rafail: 104 scene religiose con 650 miniature. La croce è stata creata alla fine del XVIII secolo e ha richiesto ben 12 anni per essere completata. Il monaco dopo aver concluso questo lavoro perse la vista. Infine, sempre con biglietto a parte e bigliettaia che deve venire ad aprire l’accesso, visitiamo le enormi cucine dove veniva preparato il cibo per gli ospiti del monastero (300 celle per i monaci nei tre piani di mura che circondano la chiesa). Per ultimo ci bagniamo le mani nella fontana miracolosa e beviamo l’acqua della fonte, qui scorre ovunque acqua freschissima. Aspettiamo di ripartire godendoci l’atmosfera di questo posto incredibile, come si dice in questi casi….vale il viaggio!

Tornati a Sofia, tentiamo l’orto botanico dell’Università ma sta chiudendo così ripieghiamo sulla vicina Santa Sofia e visitiamo la cripta (a pagamento). Un sotterraneo con sepolture, catacombe, affreschi, mosaici e un lungo percorso a tratti anche un po’ inquietante. Si arriva fino ad affacciarsi alla chiesa. Torniamo verso la metro e nella fermata dell’Università e troviamo l’Ufficio del Turismo ancora aperto con addetto parlante italiano. Così ci facciamo dire un sacco di cose e anche un po’ di indicazioni per domani che per la Bulgaria è la festa nazionale dell’indipendenza. Qualcosa sarà chiuso e qualcosa no.

Usciti, sempre in zona, andiamo a vedere la famosa statua di Cirillo e Metodio, in un bel giardino davanti alla biblioteca universitaria. Questi due fratelli di Salonicco, mandati in Moravia dal vescovo di Costantinopoli Fozio, vi predicarono la fede cristiana e crearono l’alfabeto cirillico per tradurre i libri sacri dal greco in lingua slava. Foto di rito e procediamo verso il vicino giardino in cui troneggia l’enorme Monumento all’Armata Rossa, spesso contestato e dipinto in maniera dissacrante, ma comunque parte di un retaggio storico della città. Davanti, nell’enorme spazio antistante, ragazzi con lo skate. Proseguiamo ed arriviamo al ponte delle aquile. Il “fiume” è un rigagnolo e le quattro aquile, grandi e fascinose, sono infotografabili insieme in quanto molto lontane tra loro. Riprendiamo la metro e scendiamo alla Serdica e andiamo a caccia di un ristorante/taverna che ci ispira. Trovato faticosamente ci dice che non ha posto (è piccolissimo) e prenotiamo per domani sera. Così esausti ci buttiamo nella Vitoscha e troviamo uno dei tanti locali che propone anche cucina bulgara e ci troviamo benissimo, anche perché la Vitosha è piena di gente, animata, allegra. Torniamo in hotel stracotti.

Venerdì 22 settembre 2023

Ottima colazione, alzati con più calma, riusciamo a fare il biglietto giornaliero dalla tipa della stazione metro (apre alle 8) perché la macchinetta non ci è chiara e con l’umano, pur se a fatica, ci si capisce meglio. Prima fermata ponte dei Leoni, decisamente più affascinante di quello delle aquile anche se il rigagnolo è lo stesso e le dimensioni rendono difficile una foto d’insieme. Proprio all’imbocco del mercato delle donne, obiettivo della nostra visita, entriamo in un supermercato molto bulgaro. Interessante l’abbondanza di latte, tipi di yogurt e formaggi, nonché di alcoolici fra cui la famosa Rakija. Ce ne compriamo una bottiglietta per assaggiarla della marca che ci consiglia l’anziana negoziante, evidentemente appassionata del genere!

Il mercato è un tripudio di peperoni e cetrioli di tutte le fatte possibili. Bellissimi coloratissimi, prevale il rosso, e tutti artisticamente disposti. Ma anche uva, sedano rapa, enormi cipollotti e miele. Insomma molto interessante. Il mercato generale che segnalava la guida è chiuso (ci ha detto il tipo dell’ufficio del turismo) perché verrà trasformato in centro commerciale Kaufhaus essendo di proprietà tedesca. Sparsi diversi chioschetti di street food, bei negozi di fiori e una chiesetta molto carina. Torniamo al ponte dei Leoni soddisfatti e prendiamo un tram a caso in direzione centro ed arriviamo vicino alla moschea Banja Baši che è il nostro obiettivo. Ideata dall’architetto Sinan, il Michelangelo del Medioriente, dalle origini turco-greco-albanese-armena, che ha costruito alcune moschee di Istanbul. Ci fanno penare per farci entrare. Prima ci mandano via poi siccome altri entrano come se niente fosse ci buttiamo pure noi ed entriamo, ovviamente senza scarpe e con la donna con testa coperta. Niente di entusiasmante, poche decorazioni, ampia cupola dipinta e tappeto rosso. Mirab decorato con scritte coraniche dorate e minbar bianco molto elegante (marmo?). Davanti alla moschea bel giardino con fiori e fontana. Tentiamo anche la vicina Sinagoga, ma è chiusa. Ci torneremo l’ultimo giorno. Tutta la città è piena di giardini e aiuole fiorite curatissime.

Ripassiamo dal Largo ed entriamo nella zona del palazzo presidenziale a pavimentazione gialla, per me bellissima! A mezzogiorno ci sarà un cambio della guardia più scenografico essendo festa. Prima però riusciamo a visitare il museo archeologico, proprio di fronte al palazzo presidenziale. L’edificio è un’antica moschea ottomana, infatti la grande sala centrale a volte ricorda la tipica struttura delle moschee, intorno corre un ballatoio con accesso a varie salette. Oggetti che vanno dalla preistoria al medioevo, alcuni di origine Tracia, nella camera del tesoro gioielli incredibili fra cui una spettacolare maschera funeraria d’oro del V sec a.C. Non è grandissimo e usciamo in tempo per il cambio della guardia. Molto lungo e sotto il sole a picco ci cuociamo un po’. È un rituale molto lungo e lento. Belle le giacche bianche profilate di rosso e il copricapo con lunghissima piuma scura centrale che però, malgrado le ricerche in internet, non riusciamo a sapere di che uccello sia. Dalle dimensioni potrebbe anche essere aquila!

Da lì dirigiamo al Teatro Ivan Vazov, bellissimo e tanto per cambiare giardino antistante con fontane. Birretta ristoratrice e partiamo con la metro verso il Museo di arte socialista (il tipo dell’ufficio del turismo sconsigliava perché non ama il vecchio regime!) perché sono fissata col giardino delle statue. Raccoglie le statue di Lenin e degli altri protagonisti del periodo comunista in uno spazio verde messo a disposizione dal ministero della Cultura. Qui si trova anche la stella rossa che un tempo faceva bella mostra di sé in cima alla sede del partito comunista. Non è facilissimo da trovare, ma alla fine la stella rossa la troviamo e giriamo il giardino con statue di tutte le dimensioni, alcune enormi, e si arriva fino ad una enorme testa di Che Guevara! Soddisfatti torniamo alla fermata della metro e andiamo diretti all’orto botanico, aperto, non grandissimo ma ricco di varie tipologie di piante sia grasse che officinali, orchidee e rose, tutte ben indicate. Carino.

Di nuovo metro, di nuovo Vitosha per cambio valuta e souvenir e arriviamo fino in fondo dove c’è l’altra statua famosa, quella dello scrittore Aleko Konstantinov. Altra foto di rito e poi cerchiamo di vedere uno dei negozi detti “klek”, pare unici al mondo (veramente qualcosa del genere avevamo visto anche in Albania e a Danzica). Sono negozi sotto la sede stradale, ma con possibilità di entrare. Questi invece sono senza porte per fare entrare i clienti. Si possono visitare soltanto dall’esterno, accovacciati, parlando con un commesso, di cui è visibile solo la testa che sembra nascere dalla terra, che ascolta il cliente e gli dà il prodotto richiesto. I klek sono punti di vendita nati dopo la Seconda guerra mondiale e durante la Guerra Fredda, grazie ai rifugi antiaerei negli scantinati degli edifici di Sofia progettati dai bulgari. Le stanze che confinavano con il perimetro avevano spesso una piccola finestra appena sopra il livello della strada. Alla fine del 1980, con la caduta del comunismo, molti residenti, che non avevano soldi per aprire negozi, iniziarono a vendere illegalmente elettrodomestici e articoli per la casa. Gli artigiani invece offrivano riparazioni di scarpe, sartoria e altri servizi a coloro che passavano vicino ai loro bunker. Già dal 1990, c’erano negozi sotterranei in quasi tutte le strade di Sofia. Adesso sono rimasti pochissimi e l’effetto è veramente strano. Se ne vedono alcuni imboccando il Penco Slavejkov Boulevard alla fine della Vitosha, prima di entrare nel parco del palazzo della cultura. Veramente particolari!

palazzo nazionale della cultura

Il Parco è immenso e con una fontana con giochi d’acqua antistante grandissima. Il Palazzo Nazionale della Cultura di Sofia è un edificio enorme (35.000 spettatori) ottagonale ed è un centro multifunzionale per eventi, concerti, esposizioni. Intorno ristoranti, bar e un grandissimo giardino. Il fregio centrale, una specie di stella/sole è opera dello scultore Georgi Chapkanov, lo stesso autore della statua di Sveta Sofia nella Serdica.

Andiamo finalmente a cena nell’osteria tipica bulgara che avevamo prenotato ieri sera. Si chiama Krachme Sam Doydoh, effettivamente piccola rustica e con clientela locale. Io assaggio finalmente la Tarator, zuppa fredda di yogurt e cetriolo buonissima, e costine di maiale marinate e peperoni. Tutto ottimo e a buonissimo prezzo. Soddisfatti e stracotti (le nostre giornate sono senza tregua…) andiamo a letto. Domani si parte di nuovo presto.

Sabato 23 settembre 2023

Alle 7 siamo a colazione e alle 8 siamo già alla stazione degli autobus, vicina alla stazione del treno e quindi al nostro albergo. Non riusciamo a prendere l’autobus delle 8,15 perché è già pieno ma troviamo posto su quello delle 9 della compagnia Karats, che pare la più attiva, e facciamo biglietto per andata e ritorno da Plovdiv, posto a sedere assegnato, autobus bellissimo e nuovissimo. Tutti ci hanno sconsigliato il treno, pare siano vecchi e lenti. Comunque Plovdiv dista circa 150 km da Sofia e il bus dovrebbe metterci un paio d’ore. Il biglietto andata e ritorno costa 30 lev a testa, circa 16 €.

Parte in orario perfetto. Ci godiamo il paesaggio, verdi colline e campi coltivati. All’arrivo, siccome stazione bus e treno sono lontane dal centro prendiamo un taxi che ci lascia all’attacco della città vecchia, tutta in salita e acciottolata. Necessarie scarpe comode! Plovdiv è la seconda città bulgara per grandezza dopo Sofia. È anche una delle più antiche città d’Europa, fondata nel 4.000 a.C. dai Traci. Ha ricevuto il titolo di Capitale europea della cultura per l’anno 2019 insieme a un’altra città millenaria, Matera. Subito incontriamo una delle chiese che intendiamo visitare, la Chiesa della Santa Madre di Dio con bellissimo campanile. Poi la Chiesa di San Costantino ed Elena, tra le più antiche della città, ed infine quella di San Demetrio di Salonicco, unica con l’iconostasi in marmo bianco. Sinceramente abituati a legno e oro questo bianco è un po’ algido, ma certo rimane impresso per l’originalità.

teatro romano di plovdiv

Nelle stradine acciottolate per fortuna ci sono numerose indicazioni e così senza difficoltà raggiungiamo quello che è il nostro principale obiettivo dell’escursione: il teatro romano. All’ingresso biglietteria che prevede un forfait di 5 ingressi scelti a piacere fra le numerose cose da visitare. Lo facciamo e ci danno un biglietto/depliant con tutte le location che verranno “bucate” quando entriamo. L’affaccio al teatro è mozzafiato, quasi un Taormina senza mare! Non credevamo una cosa così immensa e bellissima. Scendiamo le scalinate (gradini molto alti e faticosi per la risalita). Il teatro romano di Plovdiv fu costruito all’inizio del II secolo d.C. e fu eretto a tra il 114 e il 117 nell’allora Filippopoli, sotto Traiano, come risulta da un’iscrizione. La cavea allo stato originale era in grado di accogliere dai 5.000 sino a 7.000 spettatori. Tuttora è in uso per spettacoli. Lo lasciamo a malincuore e ci dirigiamo, sempre nella zona vecchia, verso alcune delle case ottomane di mercanti del periodo del cosiddetto rinascimento bulgaro di inizio ottocento. Ne vediamo tre, una più bella dell’altra, perfettamente arredate e decorate, con meravigliosi tappeti e cortili: casa Klianti e le case Balabanov e Hindliyan, famose per la loro imponente architettura, mobili, pitture murali, intricate sculture in legno sui soffitti, un design unico in ogni stanza. Come quinta cosa visitiamo l’antica farmacia Hippocrates. Tutto veramente unico e interessante.

Attraverso un sottopassaggio raggiungiamo poi la zona più moderna, il quartiere Kapana, tutto stradine e locali, bar e ristorantini e murales colorati. Raggiungiamo poi la Knyaz Alexander, la via principale di Plovdiv, l’equivalente della Vitosha di Sofia, alberata e con panchine e negozi. Parte da piazza Džumaja dove ci si affaccia al sottostante antico stadio romano, noto anche come stadio di ‘Trimontium, per lo più sepolto sotto la città, tranne la parte appunto scoperta e aperta ai visitatori scendendo con delle scale metalliche. In questa zona si svolgevano giochi simili ai giochi Pitici in Grecia, precursori dei giochi Olimpici. L’affaccio inaspettato e suggestivo lascia veramente a bocca aperta essendo in pieno centro! In prossimità allo stadio romano è la moschea ‘’Dzhumaya’’ che risale al 1363, uno dei più antichi edifici religiosi ottomani della penisola balcanica. Sosta in un bar della piazza e difficoltosa ricerca di un taxi per tornare alla stazione. Ci rendiamo conto che abbiamo fatto una toccata e fuga e che Plovdiv avrebbe meritato almeno 2 giorni. Autobus in perfetto orario anche per il ritorno con proiezione di film. Figo!

Visto che siamo vicini all’Hotel ci facciamo un veloce passaggio e decidiamo di fare solo due biglietti singoli per andare e tornare dalla cena in centro. Decidiamo per l’Hadjidraganov’s Cellars, in una traversa della Vitosha, consigliato dalla guida pur se turistico, nel senso che fa etnico e bulgaro ma è pieno di turisti. Infatti è il secondo posto dopo il bus per Rila dove troviamo altri italiani. Cameriere poco simpatico ma cibo buono e soddisfacente. Nella Vitosha ci facciamo anche un gelatino in una strana gelateria abbinata ad un kebab! Quando andiamo a marcare il secondo biglietto per la metro per tornare in hotel scopriamo che non è più valido. In effetti qualcosa avevamo intuito dal primo ufficio del turismo: in pratica il biglietto ha valore dal momento dell’emissione indipendentemente dall’obliterazione. Infatti anche il giornaliero non va per 24h dal primo utilizzo ma scade comunque alle 24. Dibattito inutile con l’ufficio che rilascia i biglietti e dobbiamo comunque comprarne un altro. Anche oggi giornata superintensa anche se le ore di pullman ci hanno fatto rilassare e dormicchiare.

Domenica 24 settembre 2023

Ultimo giorno, stasera si torna. Colazione e check out lasciando le valigie in hotel. Paghiamo solo in questo momento, cosa che ci ha stupito, di solito fanno pagare all’arrivo l’intera permanenza prevista dalla prenotazione. Anche oggi facciamo il biglietto giornaliero per i mezzi di trasporti che ci servirà per portarci anche all’aeroporto. Veramente comodo! Come prima cosa andiamo, sempre coi mezzi, a vedere la chiesa ortodossa dei Sette Santi, i due principali sono Cirillo e Metodio e gli altri i loro cinque discepoli. Fu costruita come moschea per ordine di Solimano il Magnifico nel 1528 e denominata moschea nera, poi trasformata in chiesa. Molto affrescata e colorata e con un bellissimo giardino antistante ovviamente fiorito.

Prendiamo uno dei vecchi tram che ci riporta in zona Serdica e ritentiamo la Sinagoga. Costruita tra il 1905 e il 1909, in stile neomoresco, è una delle più grandi sinagoghe monumentali d’Europa. È per grandezza la seconda sinagoga sefardita più grande d’Europa, preceduta solamente dalla Sinagoga portoghese di Amsterdam. Controllo documenti e delle borse e pagamento biglietto. È effettivamente grandissima e le colonne sono decorate in stile moresco. Ci sediamo, leggiamo le informazioni presenti sulla guida, guardiamo due sparute vetrinette con pochi oggetti di culto e usciamo. Certo che questo “quadrilatero della tolleranza” con moschea, sinagoga, chiesa ortodossa e chiesa cristiana (l’unica che non visitiamo!) nel raggio di pochi metri è veramente una cosa rara.

Andiamo al Museo Etnografico, in pieno pavè giallo e vicino al Palazzo Presidenziale e al Museo Archeologico. Interessante anche se un po’ misero soprattutto su tappeti e abbigliamento. Comunque un’idea delle loro tradizioni ce la facciamo. Usciti pranziamo nel giardino del Museo Archeologico, un carinissimo ristorante in mezzo a reperti antichi. Ci facciamo le insalate con formaggio di capra grigliato (tipo halloumi) e peperoni. Ottimo! Poi andiamo a cercare una curiosità: il negozio Na Tamno, che sarebbe un luogo specializzato nelle bombolette per street art che qui a Sofia va moltissimo! Non ne ho mai visti ma purtroppo essendo domenica lo troviamo chiuso!

Torniamo in zona centrale e andiamo, praticamente dietro alla moschea, al museo della storia di Sofia (gratuito). Arredi, foto (Maria Luisa di Parma e Boris II e la loro carrozza) e un’auto d’epoca, ma anche in questo caso le dimensioni e la quantità di oggetti non sono esaltanti. È finita! Torniamo in Hotel, riprendiamo le nostre cose e, sempre con lo stesso biglietto, andiamo diretti in aeroporto. Vicino ai bagni erogatore d’acqua per riempire borracce. Avessimo tenuto la bottiglietta vuota! Compriamo l’acqua al free shop, molto cara.

Considerazioni finali

Nella mia storia personale è il viaggio in assoluto dove ho speso meno in souvenir, perchè l’offerta è veramente scarsa. Due boccette di legno con dentro l’essenza di rose e qualche magnete. A Plovdiv abbiamo visto qualche bel tessuto ma con prezzi eccessivi per le nostre tasche. E abbiamo speso poco anche nel mangiare e nel bere in generale. Direi che può essere una meta ancora low cost. In conclusione la città e l’atmosfera, senz’altro legata al tempo ottimo che ci ha graziato, ai giardini fioriti e ai bar ovunque pieni di gente, ci sono piaciute molto! Forse anche perché avevamo aspettative abbastanza basse. Sofia è indubbiamente particolare e rimane impressa, non è una città qualsiasi.

Sofia ha cambiato nome tante volte: da Serdica (Traci) a Ulpia Serdica (Romani), poi Triaditsa (Bizantini) e ancora Sredets (Slavi) fino a che venne rinominata Sofia nel 1376 in riferimento al nome della chiesa di Santa Sofia dove si tenne il concilio nel 343 d.C. Da sottolineare però che il nome Sofia non è riferito alla santa cristiana martire romana del II sec, ma alla “divina saggezza”, ben rappresentata dalla statua nella piazza Serdica. È passata anche attraverso un numero imprecisato di imperi e ha vissuto due dittature, dunque è una delle capitali più sorprendenti d’Europa, dove religioni e culture si mescolano a un passato unico, con una lingua che già di per sé è un melting pot: la base greca si innesca sul glagolitico, il più antico alfabeto slavo, e nell’idioma, scritto a caratteri cirillici, ci sono termini arabi ed ebraici. Come dico sempre quando torno a casa, ci sono posti dove non penso che tornerò ed altri dove potrei tornare, in Bulgaria tornerei volentieri.

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