Tra antichissime tradizioni e modernità, ecco come organizzare un viaggio fai da te nel cuore pulsante del Medio Oriente

Come organizzare da soli un breve viaggio nel Paese della storia e delle religioni
Scritto da: NICOLAFILIPPO
tra antichissime tradizioni e modernità, ecco come organizzare un viaggio fai da te nel cuore pulsante del medio oriente
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Israele fai da te? È possibile. Ecco come organizzare da soli un breve viaggio nel Paese della storia e delle religioni

  • Tappe: Gerusalemme, Masada, Mar Morto, Betlemme, Tel Aviv
  • Periodo: dal 6/9 al 11/9 per 5 notti (4 notti a Gerusalemme e 1 notte a Tel Aviv)
  • Persone: Viaggio di coppia
  • Spesa: 750 euro a testa

Informazioni utili pratiche

  • Per viaggiare in Israele serve il passaporto in corso di validità. Il visto si stampa direttamente in aeroporto: non appena sbarcati, si entra nel gate e vi sono delle macchinette automatiche; sia passaporto che visto devono sempre essere portati con sé perché viene richiesto negli alberghi, nei check point e talvolta sui mezzi pubblici.
  • Per quanto riguarda l’aeroporto fate attenzione dove arrivate/partite: se al Terminal 1 (dove atterra/parte Ryanair) dovete prendere lo shuttle che vi collega al Terminal 3 (dove c’è la stazione dei treni, taxi e bus).
  • Telefonia: è possibile acquistare tessere SIM di operatori locali. In aeroporto è molto cara mentre a Gerusalemme si trova a circa 15 euro, dura 10 giorni e i GIGA sono molti.
  • Analogo discorso vale per il cambio. In città vi sono molti change office (cambio 1 euro= 4 NIS).
  • Nel nostro viaggio non ci siamo avvalsi di tour operator e guide locali ma abbiamo ‘studiato’ prima di partire e ci siamo avvalsi dei mezzi di trasporto pubblici locali. Abbiamo utilizzato il treno, bus urbani ed extraurbani e il tram metropolitano e dobbiamo dire che il servizio è molto efficiente per puntualità e frequenza e soprattutto conveniente. Attenzione allo Shabbat, il giorno di riposo degli ebrei che inizia venerdì pomeriggio e termina sabato sera, in quanto i trasporti sono sospesi o molto limitati (verificate sui siti internet).
  • Per poter viaggiare sui mezzi pubblici è indispensabile avere la Rav Kav, una tessera che si acquista in aeroporto appena arrivati (5.5 nis) e dopo avere caricato una certa somma (per tutto il nostro viaggio abbiamo caricato circa 30 euro a persona) dovete solo “obliterare” quando salite sui mezzi pubblici. La macchinetta calcola automaticamente il prezzo del tragitto.
  • Costo della vita. Si dice che Israele è molto cara. Sicuramente i prezzi sono più alti di molti altri paesi del Medio Oriente però si può contenere la spesa soprattutto per il cibo. È molto diffuso lo street food sia nei quartieri arabi che ebrei, l’offerta culinaria è piuttosto varia (hummus, falafel e spiedini di carne in primis) e si può mangiare bene e tanto anche a prezzi accettabili. Oltre al fatto che si ha la possibilità di vivere a contatto con la gente del posto.

Diario di viaggio

Visitare Israele soddisfa molte esigenze: storia, arte, religione, cucina e divertimento si intrecciano e si confondono tanto da avvolgere il turista in tante nuove sensazioni di meraviglia e stupore.

Primo giorno – Gerusalemme

muro del pianto

Dopo un volo di circa 3 ore e mezza atterriamo all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Si trova a circa 15 km da Tel Aviv e 30 km da Gerusalemme, entrambe le città sono ben collegate da un treno diretto (frequenza ogni 30 minuti). Dedichiamo il pomeriggio alla visita della città di Gerusalemme. La città vecchia è circondata da alte mura e si accede tramite delle porte. La più bella è la Damascus Gate. Gerusalemme vecchia è divisa in 4 quartieri: Musulmano (il più grande), Ebreo, Cristiano ed Armeno. È facile comprendere in quale quartiere di trovi: il musulmano è caratterizzato da strade strette, è molto vivace con bazar, negozi di alimentari/frutta e ristoranti; quello ebreo è molto ordinato e soprattutto è caratterizzato da edifici residenziali ben ristrutturati; quello cristiano costruito attorno ai principali luoghi sacri è di fatto gestito dai musulmani e infine quello armeno è quello più isolato e meno frequentato.

Alcuni aspetti ci colpiscono subito:

  • La presenza di polizia ed esercito: molti ragazzi e ragazze in divisa e armati circolano per le strade e presidiano punti nevralgici della città come se fosse normalità. Ci viene per la mente un confronto con i nostri ragazzi ventenni italiani.
  • Il contrasto fra gli ebrei che vivono a Gerusalemme che sono molto ‘tradizionali’ nel modo di comportarsi, vestire, pregare e in generale nel modo di vivere rispetto ai musulmani/cristiani che invece sono in linea con gli standards “più moderni”.
  • La gioventù vivace: ci sono dappertutto molti bambini e ragazzi, segno di un forte interesse della società per il futuro.    

Percorriamo la Via Dolorosa. Le prime nove stazioni sono dislocate nel quartiere musulmano lungo la via che conduce alla chiesa del Santo Sepolcro (non sempre evidenti) mentre le ultime quattro si trovano nella chiesa stessa. La Basilica del santo Sepolcro è il luogo più sacro della cristianità. In essa la tradizione colloca il luogo della crocifissione (collina del Golgota) e della sepoltura e resurrezione di Gesù. Il luogo è ovviamente molto frequentato: ci sono gruppi di turisti accompagnati dalla guida che spiega in diretta, altri gruppi accompagnati da religiosi in preghiera, molti che scattano foto (anche di gruppo) e selfie. C’è molta confusione e fila da seguire per ‘toccare’ con mano i luoghi evangelici della passione di Cristo. È purtroppo una caratteristica comune ai principali luoghi della cristianità e devo dire che in questo modo risulta difficile trovare il senso di religiosità e di ricerca di spiritualità che molti pellegrini o semplici turisti vorrebbero cogliere in questi luoghi sacri.

Ci addentriamo nel quartiere ebraico e raggiungiamo il muro del pianto (Western Wall), ultimo residuo del tempio costruito da Erode il grande. È il simbolo della religione ebraica e la piazza antistante è un luogo di preghiera. Diviso fra uomini e donne, chiunque può avvicinarsi in doveroso silenzio e raccoglimento. Anche noi abbiamo deposto il nostro foglietto fra le crepe del muro. Un senso di spiritualità pervade il luogo nonostante sia piuttosto affollato.  Dalla piazza, tramite una passerella di legno, si può accedere alla sovrastante spianata delle moschee ma essendo pomeriggio non è accessibile ai non musulmani (è chiusa il venerdì e il sabato tutto il giorno e negli altri giorni è aperta solo poche ore al mattino). Come già detto il quartiere ebraico è caratterizzato da belle case in pietra, strade acciottolate pulite e pochi negozi e ristoranti (prezzi alti). Riusciamo ad entrare in una Sinagoga dove molti ragazzi/uomini sono intenti nello studio delle sacre scritture e soprattutto è consentito salire sul tetto dell’edifico per ammirare dall’alto i tetti di Gerusalemme. Ci beviamo una rinfrescante spremuta di melograno e arancio fatta al momento, questo nettare sarà un appuntamento fisso anche nei giorni successivi.

Ceniamo nel quartiere musulmano posto appena fuori la Damascus Gate. Mangiamo falafel condito con spezie e con l’aggiunta di verdure il tutto inserito nella pita (pane morbido), in uno street food all’aperto. Non ancora stanchi decidiamo di passare la serata camminando lungo il viale sottostante le mura che da Damascus Gate conducono sino a Jaffa Gate. I turisti di massa sono spariti, il buio è arrivato all’improvviso, le mura sono illuminate con luci fioche e la sopraggiunta tranquillità ci fanno godere appieno del momento.

Secondo giorno – Mar Morto

ein borek

Di buon mattino (8.00) partiamo dalla stazione centrale degli autobus (di fronte alla stazione centrale dei treni) con destinazione Masada e Mar Morto. L’autobus è il nr 486 (va bene anche il 444 ma meno frequente) che in circa due ore, causa incidente incontrato per strada, al prezzo di 4 euro ci conduce a Masada. Masada è stata dichiarata patrimonio UNESCO ed è un sito carico di storia. Si tratta di una roccaforte edificata da Erode il Grande su di un monte sovrastante un territorio desertico al limite del mar Morto. È famosa per la vicenda storica collegata all’assedio dei Romani che ha visto il sacrificio di circa 900 ebrei che pur di non cadere in mano ai conquistatori si sono uccisi. La fortezza in questo periodo si raggiunge solo tramite una funivia in quanto il sentiero dei serpenti è chiuso per l’eccessivo caldo. Ci sono infatti 35 °C e si sentono tutti! Dall’alto dei bastioni la vista spazia a 360 gradi su colline desertiche e distese incolte color ocra e raggiunge le rive del mar Morto.

Terminata la visita ritorniamo alla fermata dell’autobus (sempre 486) e proseguiamo verso sud in direzione di Ein Bokek (20 minuti di viaggio). Ein Bokek è una moderna stazione balneare edificata sulle rive del mar Morto: vi sono alberghi moderni e strutture attrezzate. La spiaggia è molto bella di sabbia fine rossiccia, vi sono sia stabilimenti balneari privati che spiaggia libera. Praticamente non c’è nessuno (una decina di bagnanti), ci sono 42 gradi e fa caldissimo. Il sale condiziona l’ambiente: il mare è color azzurro chiaro, formazioni saline bianchissime si sono formate a bordo spiaggia prima dell’ingresso in acqua, il sale è finissimo. L’acqua è caldissima tanto che sembra di fare il bagno nella vasca di casa ma soprattutto si galleggia senza possibilità di affondare. È una bellissima sensazione rilassante. Ein Bokek è sicuramente il miglior luogo per comodità e bellezza per assaporare un’esperienza sul mar Morto.

Nel tardo pomeriggio ritorniamo a Gerusalemme (sempre con il bus 486, ovviamente direzione opposta verso nord). Mentre percorriamo la Jaffa Road per tornare al nostro albergo (con il tram) notiamo una eccessiva vivacità per strada e nei rioni laterali. È giovedì sera, giorno antecedente allo Shabbat, la gente soprattutto giovane si riversa per strada, si incontra, passeggia, si diverte e mangia fra i mercati e le bancherelle presenti ovunque. Decidiamo anche noi di addentrarci in questa atmosfera vivace. Dopo una velocissima doccia ritorniamo fra i quartieri di Jaffa Road per mangiare la nostra dose quotidiana di hummus e falafel e anche noi passeggiamo e osserviamo questa zona moderna di Gerusalemme. Con il buio Gerusalemme si trasforma: la città vecchia si svuota, i turisti di massa scompaiono e la gente locale anima le vie dei quartieri cittadini più periferici dando l’opportunità ai pochi turisti rimasti di godere di questa nuova atmosfera e scoprire luoghi che non si incontrano nei classici percorsi turistici. Per i più nostalgici della modernità vi sono anche vie dello shopping con negozi del lusso e di capi firmati.

Terzo giorno – Monte degli Ulivi e Basilica del Santo Sepolcro

monte degli ulivi

Siamo dei buoni camminatori, perciò decidiamo di raggiungere il Monte degli Ulivi a piedi. Dalla porta dei Leoni una strada ripida conduce al culmine della collina ubicata appena fuori dalla città vecchia di Gerusalemme. Numerosi sono gli eventi narrati dalle Sacre Scritture in questi luoghi e per ogni accadimento è stata edificata una chiesa. Le più importanti sono la Basilica dell’Agonia edificata nell’orto del Getsemani, l’edicola dell’Ascensione e la Chiesa del Padre Nostro, luogo in cui Gesù insegnò agli apostoli la preghiera. Vi si trova anche una chiesa ortodossa dedicata al culto di Maria e dove si ritiene che vi sia la Tomba della Vergine. La peculiarità del Monte degli Ulivi è lo stupendo panorama che si gode sulla città vecchia in quanto la vista riesce a comprendere tutti gli edifici storici e soprattutto la spianata delle mosche da cui spicca la semisfera dorata della Cupola della Roccia.

Dedichiamo il pomeriggio al quartiere armeno e a passeggiare nel centro storico per cercare nuove vie ed emozioni. Particolare, e poco noto, è il passaggio fra i tetti che gli ebrei utilizzano quando vogliono attraversare il quartiere musulmano ma non vogliono avere ‘contatti esterni’. Consente di avere una visuale dall’alto delle vie sottostanti. Il nostro spirito religioso ora ha il sopravvento. Decidiamo di partecipare alla via Crucis organizzata dai Francescani (ore 16 in estate ore 15 in inverno). Si parte dall’interno del monastero dei francescani che coincide con la prima stazione. Sembra tutto ben organizzato e nonostante vi sia tanta gente c’è raccoglimento e devozione. Purtroppo, poi tutto cambia. Inizia una corsa ad ostacoli. La processione si sviluppa nella via Dolorosa e si ferma ad ogni stazione ma sembra che proprio in quel momento tutti, ma proprio tutti, abbiano deciso di passare per questa strada (anche motorini mai visti prima) ed è impossibile non solo stare concentrati ma anche seguire i francescani. Arrivati alla Basilica del Santo Sepolcro, già piena di per sé stessa di turisti, tutto si disperde in quanto le ultime stazioni vengono professate solo dai religiosi. Noi ci abbiamo provato ma è stata una delusione.

Ceniamo in albergo a base di verdura e frutta (per purificarci dai falafel) e decidiamo di visitare il quartiere Yemin Moshe. Questa zona si raggiunge, a piedi, percorrendo King David Street e già lungo il percorso si incontrano due importanti hotel: il King David Hotel (che solitamente ospita politici e personaggi di fama) e il YMCA che presenta un’alta torre ed è visitabile nelle parti comuni. Lo Yemin Moshe è un quartiere fuori dalle mura di recente costruzione (le prime costruzioni risalgono al 1860) che inizialmente serviva ad offrire nuove case agli abitanti dei sovraffollati quartieri della città vecchia. Qui è stato edificato un complesso di case cottage in stile orientale ora restaurate e tra le residenze più ambite. C’è anche un mulino a vento. È tutto molto ordinato e pulito e il panorama verso la città vecchia illuminata è sublime.

Quarto giorno – Betlemme

È sabato e tutto si ferma tranne ciò che appartiene al mondo arabo/cristiano. Decidiamo di andare a Betlemme. Dalla stazione degli autobus di Damascus Gate il bus 231, gestito da una linea di trasporti palestinesi (si può utilizzare la Rav Kav) in circa 20 minuti ti porta a Betlemme centro (nessun controllo durante il tragitto). Seguendo poi a piedi la strada principale per circa 800 metri e attraversando un mercato locale si raggiunge la Basilica della Natività. Entriamo chinandoci per attraversare la stretta e angusta porta d’ingresso e subito ci troviamo davanti una fila di pellegrini/turisti in attesa di entrare nella Grotta della Natività dove una stella d’argento indica il punto esatto in cui secondo la tradizione sarebbe nato Gesù. Scopriamo che è in corso una funzione religiosa proprio nella Grotta, l’ingresso tarda ad aprire, gli animi si riscaldano, la calca aumenta. Finalmente, dopo oltre un’ora di attesa, la fila comincia a muoversi. Di fatto passiamo la mattina nella Basilica della Natività. Poco distante dalla chiesa della Natività vi è la chiesa della Grotta del latte, luogo di culto mariano in cui la credenza ritiene che Maria si rifugiò per fuggire dalla Strage degli innocenti.

Ritorniamo nel piazzale principale di Betlemme. L’obiettivo successivo è vedere il Muro che separa Israele dai territori occupati dai palestinesi e i murales in particolare quelli di Bansky. Ci separano circa 3 km di strada trafficata e contorta. Un taxista (sono molto propositivi a Betlemme) si offre per portarci al muro e gli spieghiamo cosa vogliamo vedere. Il personaggio ci convince, al prezzo di 20 euro, a seguirlo in un minitour per Betlemme alla ricerca dei murales di Bansky. In effetti gli originali non sono stati dipinti sul muro bensì in luoghi impensabili e impossibili da trovare se non accompagnati: il più famoso, il Lanciatore di fiori, è dipinto sul retro di una stazione di autolavaggio/meccanico; la Colomba con giubbotto armato, sul muro di una casa decadente e così via. Senza il nostro amico taxista, sì nel frattempo è diventato un amico, sarebbe stato impossibile trovarli. Ci porta anche a visitare la chiesa dei Pastori, sempre in Betlemme ma su di una piccola collina. Infine, arriviamo al Muro divisorio. Non si capisce bene cosa divide ma lo seguiamo per qualche centinaio di metri osservando tutti i disegni in gran parte espressione di pace e libertà dipinti su questo muro altissimo color grigiastro. Arriviamo al check point, lo attraversiamo dopo i consueti controlli e solo rientrando in territorio non occupato troviamo la fermata dell’autobus 238 che ci riporta a Gerusalemme.

Nel pomeriggio decidiamo di salire sulle mura di Gerusalemme (a pagamento). Dalla porta di Giaffa, tramite una scala, si accede al percorso che conduce alla porta di Damasco mentre, in senso opposto, il percorso sulle mura raggiunge la porta dei Leoni. È una camminata molto suggestiva sempre a ridosso della merlatura muraria che consente di vedere sia l’interno della città vecchia sia l’esterno spaziando verso i quartieri moderni e i parchi della città. Per l’ultima sera abbiamo prenotato da casa i biglietti per goderci lo spettacolo di luci e suoni presso la Cittadella (Torre di David) che illustra la millenaria storia di Gerusalemme. Il luogo è suggestivo in quanto si tratta di un castello fortificato e ben restaurato, all’interno della città vecchia (vicino alla porta di Giaffa). Lo spettacolo ci riempie di immagini e musiche che ci fanno viaggiare nella storia e ci lasciano un ricordo notturno indelebile della Città Santa.

Quinto giorno – Spianata delle Moschee

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Ci resta da vedere il sito della spianata delle Mosche. Di buonora ci dirigiamo al muro del Pianto e tramite una passerella di legno (dopo aver superato i controlli di sicurezza all’ingresso) saliamo alla spianata. In realtà esistono ben nove porte, ma l’accesso per i non musulmani può avvenire solo tramite la già menzionata passerella di legno che conduce alla porta Marocco, l’uscita invece è concessa da tutte le altre otto porte. È un luogo sacro sia per musulmani che per gli ebrei: secondo la tradizione qui Abramo cercò di sacrificare il figlio Isacco e Maometto ascese al cielo per il suo viaggio notturno. L’edificio simbolo è la Cupola della Roccia che con la sua copertura circolare dorata e le maioliche azzurre che rivestono le pareti esterne risplende per tutta la piazza. In questo luogo si può ammirare anche la Moschea Al-Aqsa (cupola nera), la Cupola della catena e una bellissima fontana. Devo dire che c’è molta spiritualità nel luogo anche perché i turisti sono invitati a tenere un abbigliamento (braccia e gambe devono essere coperte) ed atteggiamento consoni.

A questo punto salutiamo Gerusalemme e con il treno raggiungiamo Tel Aviv per goderci un po’ di meritato riposo. Dalla stazione di Tel Aviv (attenzione a quale scegliere, ce ne sono diverse) con l’autobus raggiungiamo il lungo mare di Tel Aviv dove abbiamo prenotato il nostro hotel. Ancora con la mente immersa nei luoghi sacri di Gerusalemme siamo catapultati in una città moderna stile Miami. La lunga spiaggia dorata (circa 5 km) che si affaccia su un azzurro e caldo mare è delimitata da una passeggiata pedonale e da una ciclabile. Vi sono stabilimenti balneari con palestre attrezzate e molto arenile libero. È la patria dello sport e del benessere. Nelle ore più fresche della giornata la gente si riversa sul lungo mare per praticare le attività sportive amate: corsa, bicicletta, pattini, beach volley, soccer beach, e tanta tanta palestra e yoga. Giovani (soprattutto) e meno giovani si affannano e si divertono in compagnia per tenersi in forma. Sulla bellissima passeggiata lungomare si trovano diverse fontanelle di acqua (fredda) e bilance (purtroppo). Trascorriamo il pomeriggio a rilassarci in spiaggia fra bagni e tintarella.

La sera decidiamo di andare alla cittadina di Jaffa a piedi. In circa 30 minuti seguendo il lungomare raggiungiamo il porto turistico di Jaffa. Prima però assistiamo ad un fantastico tramonto, uno di quelli in cui la palla arancione scende piano piano nel mare, e ceniamo con un fritto misto in un bistrot in spiaggia (tutto sommato ad un prezzo accettabile). Giaffa è una cittadina edificata su una collina digradante verso il mare. Pare che sia stata fondata da uno dei figli di Noè e in qualsiasi caso è sicuramente un luogo sorto molti secoli avanti Cristo. Merita una passeggiata serale fra le vie lastricate, le piazzette e i giardini pubblici ben curati e pulitissimi, il tutto con una vista spettacolare verso la costa occupata da Tel Aviv illuminata a giorno.

Sesto giorno – Marina di Tel Aviv

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È l’ultimo giorno. Dopo una colazione abbondante decidiamo di buon mattino di passeggiare sul lungo mare per qualche chilometro sino a raggiungere la Marina di Tel Aviv. La città sembra ancora addormentata ma in realtà già numerosi sportivi sono dediti all’attività psico-motoria mattutina. Trascorriamo il resto della mattinata in spiaggia a crogiolarci al sole. All’ora di pranzo ci dirigiamo al Karmel Market dove, passeggiando fra i banconi che espongono frutta, verdura ed abbigliamento, ci gustiamo il nostro pasto quotidiano (stavolta pita con pesce) e spendiamo gli ultimi NIS in abbigliamento firmato (?). Non ci resta che ritornare in aeroporto e fare rientro in Italia. È un viaggio che travolge anima, mente e fisico perché ti catapulta nella storia, nelle religioni, nell’arte, nelle tradizioni e nei popoli. Sarà veramente difficile scordarci quest’esperienza.

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