È il borgo d’artista più bello dello della Liguria, e tra i suoi visitatori c’è stato anche il celebre “maestro dell’impressionismo”
“Il luogo è superbo, vi è un ponte che è un gioiello di leggerezza”. Così Claude Monet scrisse di questo borgo dell’entroterra ligure, che lui stesso dipinse: benvenuti a Dolceacqua, una delle località più belle di questa regione dalle due riviere. Località ricca di storia, di sapori tradizionali e di bellezze paesaggistiche, la sua è una storia che vi farà venir voglia di partire al più presto per la Liguria. Pronti a scoprirla insieme?
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Una storia “contesa” tra Monaco, Savoia e Genova
La sua storia è strettamente legata alle vicende che videro protagonista il castello della signoria dei Doria, casa di Caracosa, madre dell’ammiraglio Andrea Doria. Ma le origini di Dolceacqua sono molto più antiche: già a partire dal IV secolo a.C. era abitata dalla popolazione locale dei Liguri Intemeli, mentre a partire dal XII secolo i Conti di Ventimiglia iniziarono la costruzione del nucleo più storico del castello, sulla sommità di una rupe in posizione strategica per il controllo della Valle Nervia, castello che fu successivamente acquistato, così come il villaggio, dalla famiglia Doria.
Dopo una serie di dispute tra i Grimaldi di Monaco, il Ducato di Savoia e la Repubblica di Genova, i Doria istituirono a Dolceacqua un piccolo marchesato sotto la protezione dei Savoia. Il borgo dolceacquino visse poi una serie di vicissitudini che lo portarono, nel 1805 per mano di Napoleone, a essere capoluogo dell’omonimo cantone nel dipartimento francese delle Alpi Marittime. Nei decenni successivi Dolceacqua entrò a far parte prima della provincia di Nizza e, quando quest’ultima fu ceduta alla Francia, di quella che oggi è la provincia di Imperia.
Un visitatore d’eccezione
Claude Monet visitò la Riviera per la prima volta nel 1883, facendovi ritorno all’inizio dell’anno seguente, dopo essere stato positivamente colpito dal fascino di questi luoghi. Nel gennaio del 1884 ritornò a Bordighera, ma questa volta si spinse anche nell’entroterra, dove rimase affascinato dal Castello dei Doria e dal Ponte a schiena d’asino.
Il panorama culturale del borgo vanta poi tre artisti dolceacquini di particolare pregio: Raimondo Barbadirame, pittore e scultore che ritrasse le sue terre d’origine e che frequentò l’atelier di Picasso; Franco Giglio, trasferitosi in Brasile dove apprese da autodidatta la pittura e l’arte musiva per fare ritorno poi in Italia; infine Giovanni Morscio, proveniente da una famiglia di floricoltori sanremesi e per tale ragione nella sua attività di pittore rappresentò spesso fiori e nature morte, simbolo dello stretto legame con la sua terra.
Ecco cosa vedere a Dolceacqua
Nonostante le dimensioni ridotte del borgo, che conta poco più di 2000 abitanti, non mancano le attrazioni da visitare oltre al Castello Doria. Innanzitutto, è bene sapere che il paese si divide in due porzioni:
- la Téra, arroccata ai piedi del castello con i caratteristici carruggi popolati di botteghe di artisti locali, dalla chiesa di Sant’Antonio Abate, dal Visionarium e dalla pinacoteca di palazzo Luigina Garoscio;
- Il Borgo, che si estende sulla sponda opposta del Nervia e che un tempo ospitava il verziere dei Doria, un giardino riservato ai nobili; si sviluppa a partire da piazza Garibaldi, da cui si arriva all’Oratorio di San Sebastiano.
Un dolce… “leggendario”
Al castello di Dolceacqua è legata la leggenda del fantasma di Lucrezia, una giovane fanciulla che per sfuggire alle crudeltà di un marchese della famiglia Doria del Trecento si lascò morire di fame tra le mura del castello dove era stata imprigionata. Proprio qui si dice che ancora oggi il suo fantasma aleggi nella notte tra il 14 e il 15 agosto. Per ricordare il sacrificio di Lucrezia le donne del paese decisero di dedicarle un dolce, impastando farina, uova, zucchero e olio: si tratta della michetta, un dolce tipico che ancora oggi si può trovare nel borgo.
La cucina di Dolceacqua è tipica dell’entroterra: sono diffusi l’erbun, una torta a base di zucca e polenta, il fugasun una torta ripiena di erbette, e i barbagiuai, ravioli fritti ripieni di zucca e formaggio. Eccellenze locali sono l’olio extra vergine di oliva taggiasca e soprattutto il Rossese di Dolceacqua, un vino rosso rubino prodotto dai vigneti delle coline della Valle Nervia.
Come arrivare a Dolceacqua
Dolceacqua si trova a circa 10 km dal mare, nell’entroterra tra Ventimiglia e Bordighera, in provincia di Imperia. È facilmente raggiungibile in auto dallo svincolo di Ventimiglia dell’autostrada A10, oppure percorrendo la SS 1 Via Aurelia fino al bivio per la Valle Nervia. Lungo la strada provinciale 64 che risale la valle si incontra Camporosso, borgo ligure colorato e insolitamente pianeggiante. Per chi preferisce viaggiare in treno, si può raggiungere Dolceacqua dalla stazione ferroviaria di Ventimiglia con l’autobus di linea.