Gargano in 5 giorni. I colori del “tacco dello Stivale” tra mare azzurro, foreste verdi e ottima cucina

Scritto da: Redazione TPC
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Viaggio in un angolo incantevole della Puglia, immense foreste, laghi, scogliere a strapiombo su un mare incredibilmente azzurro, ma non solo: testimonianze di popoli antichissimi, dei Normanni, degli Svevi e degli Angioini e la calda ospitalità dei suoi abitanti, nonché una fantastica gastronomia contribuiscono a confezionare il pacchetto della vacanza perfetta.

Diario di viaggio

Lunedì 14 ottobre

Allettati da una stagione ancora bella e da temperature piacevoli, organizziamo last minute una breve vacanza sul Gargano dove non siamo mai andati. Per noi, poco amanti della vita di spiaggia e ombrellone e delle folle che si riversano in estate in questi posti, è l’occasione per godere degli spettacolari panorami così come sono veramente. Chiusi gli stabilimenti balneari e spente le luci della movida, le spiagge tornano a essere visibili e il silenzio è rotto solo dalle piccole onde sulla battigia. Che meraviglia il mare d’autunno!

Partiamo dalla stazione Termini con il Frecciargento delle 08:05 e arriviamo con qualche minuto di ritardo a Foggia alle 11:10. Viaggio comodo e veloce. A pochi passi dall’uscita della stazione, in Via XXIV Maggio, troviamo facilmente l’agenzia AVIS per ritirare l’auto a noleggio: ci assegnano una VW Polo che per noi due va benissimo. In breve, ci troviamo già a percorrere la SS89 del Gargano che ci accompagnerà per tutta la vacanza e poco dopo, incontriamo l’Abbazia di San Leonardo in Lamis (ingresso gratuito dalle 09:00 alle 19:00).

Si tratta di un antico complesso risalente al XII secolo costituito dalla Chiesa, dal Monastero e dall’Ospedale. Dal 2014 sono iniziati importanti lavori di restauro e valorizzazione dell’intero complesso in modo da renderlo fruibile nella sua totalità. La chiesa abbaziale è un esempio ammirevole di architettura romanica pugliese; di grande rilevanza il portale nord, rivolto al Gargano. All’interno della chiesa è conservata una copia del Crocifisso ligneo di San Leonardo del XIII secolo, il cui originale è custodito nella Cattedrale di Manfredonia. È sicuramente una tappa da non perdere, un vero gioiello.

Sempre sulla SS89, si incontra poco dopo l’area archeologica di Siponto e la Basilica di Santa Maria Maggiore che era nostra intenzione visitare. Il sito però è chiuso e riusciamo a vedere la basilica dal cancello. Peccato, perché è considerata un importante esempio di architettura romanico-pugliese, con influenze islamiche e armene.

Proseguiamo per Manfredonia che ci delude parecchio. La città, nota più che altro per il suo ampio golfo (che ammireremo meglio nei giorni successivi dall’alto di una montagna), non presenta monumenti significativi, se non il Castello Svevo Angioino di cui sono però fruibili solo i camminamenti esterni e un cortile interno. Inoltre, forse perché siamo arrivati all’ora di pranzo, Manfredonia ci è sembrata una città fantasma, tutto rigorosamente chiuso e silenzio assoluto, tanto che abbiamo dovuto pranzare accontentandoci di un gelato nell’unico bar miracolosamente aperto davanti alla cattedrale.

Riprendiamo il nostro viaggio e una magnifica sorpresa ci attende! La strada costiera tra Mattinata e Vieste offre degli scorci spettacolari, baie, scogliere, calette: il mare è di un azzurro intenso e ci fermiamo più di una volta per fotografare. Finalmente, appare Vieste protesa in mare, di un bianco abbagliante nella splendida giornata di sole.

Il navigatore ci conduce facilmente in Via Cesare Battisti dove si trova il B&B Dimora Cummà Marì (www.dimoracummamari.it): Stefano ci sta aspettando sulla porta per indicarci come raggiungere il parcheggio che ci ha riservato. Il b&b è semplicemente magnifico: una palazzina d’epoca sapientemente ed elegantemente restaurata, inaugurato nel giugno scorso, gestita da Stefano e Valentina che ti fanno sentire veramente a casa. Noi abbiamo alloggiato nella suite Mustazzuoli, un fantastico miniappartamento con vista sul Faro di Sant’Eufemia. Completano la struttura un giardinetto segreto, una bella terrazza e una piacevole sala per la colazione, dove al mattino gli ospiti vengono deliziati da prodotti locali (focacce, pane al pomodoro e formaggi) oltre a torte fatte in casa, biscotti artigianali e frutta. Promosso a pieni voti!

Siamo proprio all’inizio del centro storico, perciò ci riposiamo un po’ e poi affrontiamo subito la conoscenza di questo delizioso paese dove ormai, pur essendoci ancora parecchi turisti, prevalentemente stranieri, quasi tutti gli esercizi sono chiusi. Per noi, però, questo non costituisce un problema, anzi, ci godiamo i vicoli e gli affacci sul mare, visto che Stefano ci ha detto che in estate non si riesce nemmeno a camminare e anche le stradine più strette sono invase dai tavolini dei ristoranti e dei bar. Visitiamo la Concattedrale di Santa Maria Assunta, vediamo la Chianca Amara, ci inoltriamo nel borgo e, attraverso una piacevole passeggiata lungo la Via Ripe, raggiungiamo la Chiesa di San Francesco e l’omonimo trabucco, proprio sulla punta estrema di Vieste.  

È ormai ora di cena e su consiglio di Stefano ci rechiamo all’Osteria al Duomo (www.osterialduomovieste.com) in Via Alessandro III, un locale caratteristico con cucina prevalentemente di pesce: mangiamo benissimo e torneremo qui per tutte e quattro le sere del nostro soggiorno. Passeggiamo per le vie del borgo prima di ritirarci per la notte e ammiriamo, proprio in posizione sovrastante alle spalle del B&B, la mole del Castello, suggestivo nella sapiente illuminazione notturna. Il castello risale all’epoca di Federico II di Svevia ed ha una pianta triangolare tanto che, a chiunque lo guardi esternamente, dà l’impressione di una nave con la prua rivolta a levante e la poppa a ponente. È stato dato in concessione alla Marina Militare per cui lo si può visitare solo in estate in determinati giorni e orari per venire incontro al turismo.

Martedì 15 ottobre

Dopo l’abbondante colazione, siamo pronti per raggiungere Rodi Garganico, sempre percorrendo la SS89 e sempre godendo di bellissimi panorami. Prima di arrivare a Rodi, ci fermiamo a San Menaio, che in realtà fa parte del comune di Vico nel Gargano ed è frequentatissimo per le sue spiagge. Scendiamo sulla spiaggia principale, cosiddetta “Murge Nere”, una lingua di sabbia chiara e finissima che si estende per due chilometri e mezzo, costeggiando il centro abitato fino ad arrivare all’Oasi Agrumaria di Ponte Molino e infine nel territorio di Rodi che si vede all’orizzonte. Questo è il mare che fa per me: spiagge senza ombrelloni e poca gente che passeggia lentamente.

Dopo questa pausa rilassante, proseguiamo per Rodi Garganico che ci piace parecchio. Dapprima, visitiamo il Santuario della Madonna della Libera, considerata la chiesa più importante del borgo, in barocco pugliese risalente ai primi decenni del Settecento e che custodisce il venerato quadro della Madonna della Libera, legato ad una leggenda locale. Originariamente, il Santuario era sito fuori delle mura del paese, inglobato in tempi più recenti per lo sviluppo urbano del territorio.

Girovaghiamo senza una meta precisa tra i vicoli di casette bianche del borgo, scoprendo piacevoli piazzette, facciate dipinte a motivi floreali, le famose scale delle case in cui ogni gradino riporta una frase fino a comporre una massima o un  pensiero celebre. Da non perdere il cosiddetto quartiere “Vucculo” che si affaccia sulla spiaggia di ponente e i suoi faraglioni, offrendo una panoramica suggestiva del territorio. Originariamente, questo affaccio era utilizzato dalle donne per richiamare i propri mariti intenti a lavorare le reti nel porto sottostante e da qui il nome Vucculo che significa gridare.

È quasi ora di pranzo e ci fermiamo presso un panificio a comprare la famosa “paposcia”, una particolare focaccia che si può riempire a piacimento con i prodotti locali; noi scegliamo di provarla con caciocavallo, pomodoro e basilico: la mangeremo più tardi, insieme a piccoli dolci di pasta di mandorla e scorza d’arancio. Vogliamo visitare il Lago di Varano, poco distante, il maggior lago costiero italiano che è in realtà una laguna scavata nella zona calcarea del Gargano intorno all’anno Mille e formatasi per effetto delle correnti marine. Il lago, in località Isola, ospita la Riserva Naturale Statale, habitat di specie protette. Un bell’ambiente naturale: ci fermiamo a ridosso della Chiesa del Crocifisso per gustare il nostro delizioso spuntino e ripartiamo soddisfatti.

Riprendiamo la SS89 verso Peschici e non possiamo non fermarci sul Monte Pucci, in una piazzola panoramica: incantevole è lo scenario che ci si trova davanti fermandoci nei pressi della Torre Pucci, una delle antiche strutture nate per la difesa e per il controllo del territorio, a strapiombo sul mare. Da qui si gode di un bellissimo panorama e già si vede Peschici in lontananza e uno dei trabucchi meglio conservati di tutto il Gargano, che si può raggiungere percorrendo una strada sterrata in mezzo alla vegetazione. Anche Peschici è un borgo molto piacevole, tutto bianco e appollaiato su uno sperone di roccia che culmina con il castello a picco sul mare. Anche questo castello è visitabile solo in estate.

Ritornando a Vieste, ci fermiamo un po’ sulla spiaggia di San Lorenzo, poi ci riposiamo nel B&B prima di andare a cena. La passeggiata serale ci porta oggi a scoprire un angolo inaspettato del borgo, con gli antichi edifici affacciati sulla cosiddetta Marina Piccola, di fronte al Faro di Sant’Eufemia. Tra l’altro, c’è la luna piena che si riflette sul mare calmissimo e tutto risulta quasi magico.

Mercoledì 16 ottobre

La prima meta di oggi prevede la visita di Vico del Gargano, ripercorrendo quindi in parte il tracciato di ieri. Prima, però, ci fermiamo sulla spiaggia di Pizzomunno, dove sorge il famoso monolite che la leggenda vuole sia un pescatore trasformato in pietra dalle sirene gelose del suo amore per Cristalda. È una magnifica spiaggia in sabbia fine, subito alle porte del centro città, lunga tre chilometri e lambita dalla bianca falesia su cui Vieste è arroccata. Scattiamo un sacco di foto e in realtà ci costa un po’ dover andare via.

Ripassando sotto Peschici, seguiamo le indicazioni per l’Abbazia di Santa Maria di Càlena. L’Abbazia è da annoverare fra le più antiche d’Italia eretta addirittura nell’872, un tempo importante convento benedettino. Avevamo letto che versava in cattive condizioni, ma la troviamo addirittura in stato di abbandono, chiusa per pericolo di crolli: che peccato, un vero capolavoro ridotto quasi a un cumulo di macerie!

In breve siamo a Vico del Gargano che è stato da tempo inserito fra i Borghi più belli d’Italia. In realtà, il paese ci lascia un po’ perplessi. Il centro storico, suddiviso in tre quartieri (Civita, Terra e Casale), appare un po’ malmesso. Soprattutto il quartiere Civita, il più antico, che si era a suo tempo sviluppato sotto le mura del castello normanno-svevo, risulta quasi impraticabile: case ormai vuote da tempo, come dimostrano porte e infissi divelti, scale di accesso alle abitazioni completamente ricoperte di muschio ed erbacce, muri puntellati e pericolanti, lastricato dei vicoli praticamente inesistente o sconnesso. Più che un paese antico, sembra un paese terremotato. In questo quartiere si trova la Chiesa Matrice che però un abitante del luogo ci dice venga aperta solo per qualche funerale. Un po’ meglio stanno messi gli altri quartieri, comunque fortemente restaurati, se pure ammetto sia suggestivo l’intrico di vicoli, porte e porticine, balconcini e cantine. Attrazione gettonata sembra essere il vicolo detto del “bacio” perché talmente stretto da costringere due persone che vi passano a doversi avvicinare inevitabilmente. Il più arioso mi è sembrato il quartiere Casale dove si trova il Palazzo Della Bella, voluto da Ignazio Della Bella nel XX secolo su modello di Palazzo Vecchio di Firenze. Fuori delle mura cittadine, sotto il quartiere Civita, è da vedere la Chiesa di Santa Maria Pura il cui nome sembra derivare dall’antica usanza di seppellire, all’interno, le vergini e i bambini, svolgendo anche il ruolo di ospedale, retto dall’ordine dei Fatebenefratelli.

Avremmo voluto in realtà visitare il Museo del Trappeto, sito in un antico frantoio del 1300 nel borgo antico, dove viene ripercorsa la trafila della produzione dell’olio di oliva, fondamentale per l’economia di questa parte di Puglia, attraverso l’esposizione di macine, utensili e un focolare domestico, oltre che gli strumenti per la caseificazione. Purtroppo, il museo è rigorosamente chiuso, eppure viene considerato la maggiore attrazione del posto.

Mangiamo velocemente qualcosa e poi ripartiamo alla volta della Foresta Umbra, magnifica! Chilometri e chilometri di strada immersa nel cuore del bosco con le chiome degli alberi così fitte che a malapena filtra la luce del sole. La Foresta, che si estende nella parte più interna del Gargano, è vastissima e raggiunge in alcuni punti gli 800 metri sul livello del mare. Fa parte del Parco Nazionale del Gargano con una flora ricchissima (2000 specie).  Parcheggiamo l’auto di fronte al centro informazioni dove ci forniscono una piantina dei sentieri: noi avremo il tempo di percorrere solo il sentiero che conduce al Laghetto d’Umbra, un delizioso piccolissimo specchio d’acqua di colore verde marcio, dove si stanno abbeverando le mucche di un vicino allevamento. Compiamo il giro del laghetto e poi ci troviamo di fronte al recinto dei daini, l’attrazione più visitata dai bambini, dove si può dare da mangiare a daini e stambecchi che stranamente non si ritraggono davanti al visitatore.

La pausa in questo luogo è veramente rigenerante e giustamente è stato incluso nel Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Lungo la strada di ritorno a Vieste, deviamo sulla SS52 per raggiungere la Spiaggia di Zaiana che appartiene al comune di Peschici ed è considerata una delle più belle della zona. In effetti, racchiusa tra due punte rocciose, è veramente scenografica ma un po’ difficile da raggiungere, bisogna scendere parecchi scalini, cosa che con il caldo d’estate e ombrellone e borse da mare al seguito non mi sembra proprio alla portata di tutti. Ci ripresentiamo puntuali per cena all’Osteria al Duomo.

Giovedì 17 ottobre

Oggi visiteremo un altro bellissimo borgo, Monte Sant’Angelo, famoso per il Santuario di San Michele Arcangelo, altro sito Unesco. Già la strada per arrivare in cima, il borgo è disteso lungo la cresta di un monte a 800 metri sul livello del mare, regala la vista dei fenomeni carsici che hanno prodotto spaccature e grotte e costituito quindi il luogo ideale per molti monaci eremiti. Dal paese si gode di una vista spettacolare sul golfo di Manfredonia fino alle Saline di Margherita di Savoia.

Parcheggiata l’auto nel punto più alto, si incontra subito il Castello normanno-svevo, costruito da Roberto il Guiscardo, successivamente ampliato dagli Svevi, trasformato in prigione dagli Angioini raggiungendo poi l’apice del suo splendore con gli Aragonesi. È una struttura di mole gigantesca, munita di poderosi torrioni cilindrici, ottimamente restaurato, anzi l’allestimento degli spazi espositivi mi è sembrato proprio all’avanguardia. Particolare curioso: proprietari del castello sono stati anche i Grimaldi del Principato di Monaco e in paese troveremo il loro palazzo. L’ingresso costa € 2,00 a persona.

Usciti dal castello, percorsa una breve scalinata in discesa, su cui si affacciano senza soluzione di continuità negozietti di souvenir tutti uguali, ci troviamo di fronte all’ingresso del Santuario di San Michele Arcangelo, molto articolato e costruito in epoche diverse intorno alla Grotta di San Michele dove si affollano i fedeli e che custodisce una statua dell’angelo del Sansovino. Visitiamo poi il Museo Devozionale e le Cripte Longobarde, un luogo suggestivo in cui una voce narrante, che si attiva entrando, ne svela tutti i segreti. L’ingresso costa € 5,00 a persona.

Facciamo un giro nel bel centro storico fino al quartiere Junno, il nucleo più antico di epoca medievale, caratterizzato da una schiera di piccole case bianche, abitazioni dei ceti più modesti. Accanto a queste, si sviluppò successivamente un altro quartiere con case più elaborate per i più facoltosi, arricchite di comignoli, architravi ed elementi architettonici pregevoli. Tante le chiese che si incontrano nel percorso. Monte Sant’Angelo è veramente un bel borgo. Ritornando verso il parcheggio, ci imbattiamo casualmente nel complesso di San Giovanni in Tumba che intravvediamo attraverso dei grandi portali in vetro, il cui battistero, risalente al XII secolo, è stato ritenuto erroneamente la Tomba di Rotari, senza alcun fondamento storico.

Ci fermiamo per uno spuntino e poi decidiamo di visitare l’Abbazia di Santa Maria di Pulsano, distante otto chilometri uscendo dal borgo. Ottima scelta! Un magnifico complesso edificato nel VI secolo ad opera di San Gregorio Magno, luogo di monaci eremiti e cenobiti, affacciata su dirupi scoscesi anche duecento metri e spuntoni di roccia e l’immancabile vista sul golfo di Manfredonia. Per fortuna restaurata, dopo anni di abbandono, presenta più ambienti stratificati e incastrati tra di loro mentre la chiesetta è stata ricavata in una roccia nel 591. Rimaniamo incantati da questo luogo. Da qui, volendo, si possono percorrere alcuni sentieri, piuttosto impervi in verità, che portano agli eremi scavati nelle rocce.

Ci rimettiamo in marcia e in breve raggiungiamo il Monte Saraceno, a pochi chilometri da Mattinata che vediamo poi dall’alto. È un posto bellissimo, abitato dai Dauni già nell’antichità e dove sorge una necropoli protostorica formata da più di 500 tombe scavate nella roccia, al cui interno sono stati rinvenuti molti oggetti di uso quotidiano, custoditi ora nel Museo Civico. La passeggiata per arrivare sul punto più alto dove troviamo le tombe offre degli scorci spettacolari su questo tratto di costa, considerato tra i più belli del Gargano. Siamo molto soddisfatti per quanto abbiamo potuto vedere, forse un po’ fuori dai normali circuiti turistici.

Sulla strada del ritorno, ci fermiamo ogni tanto, dove è possibile trovare una piazzola, per ammirare dall’alto alcune delle spiagge considerate imperdibili in una vacanza sul Gargano, come la Baia delle Zagare, la Spiaggia di Vignanotica o la Baia di San Felice con il suo famoso “architello” di pietra che appartiene al comune di Vieste. Purtroppo parecchie di queste calette, oltre ad essere di difficile accesso, sono state inglobate nelle proprietà di residence e resort che richiedono un pedaggio piuttosto salato per entrare. Questo non dovrebbe accadere, la spiaggia e il mare dovrebbero essere un bene comune.

Ritorniamo a Vieste e acquistiamo dei prodotti locali (salumi e formaggi) da un produttore che ci è stato consigliato. Una volta a casa, i nostri acquisti avranno un grande successo.

Venerdì 18 ottobre

Siamo alla fine di questa breve ma intensa vacanza, salutiamo Vieste e intorno alle 11:00 siamo di nuovo a Foggia perché dobbiamo riconsegnare l’auto in agenzia. Abbiamo davanti ancora del tempo, però, che impieghiamo per un giretto al centro della città. Foggia fu bombardata in maniera pesante durante la Seconda Guerra Mondiale, una gran parte della città fu distrutta e questo si nota nella sua urbanistica. Visitiamo il Duomo che ha una notevole facciata, capolavoro di arte romanica e riteniamo alla fine che sia una città gradevole, molto pulita, con esercizi commerciali di buona qualità.

Intanto, è arrivata l’ora della partenza: il treno Frecciargento delle 14:22 parte in orario e alle 17:20 siamo di nuovo a casa.

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