“Il Piave mormorava”. Viaggio primaverile nei luoghi simbolo della Grande Guerra

Lì dove si scrisse la storia: i luoghi della Grande Guerra in Friuli Venezia Giulia
Claudia Giammatteo, 12 Mag 2023
il piave mormorava. viaggio primaverile nei luoghi simbolo della grande guerra
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Com’è tristemente noto, tra 1915 e il 1918, il mondo fu sconvolto dal conflitto che coinvolse le principali grandi potenze e non solo, con conseguenze catastrofiche anche per l’Italia che ottenne quella che è stata definita una “vittoria mutilata”. La Prima Guerra Mondiale o “Grande Guerra” fu di dimensioni intercontinentali e le battaglie si svolsero in tutta Europa, su cinque fronti, tra i quali quello occidentale che fu il principale.

Il fronte italiano fu il teatro di guerra tra le forze italiane e quelle austro-ungariche e si estendeva lungo la catena montuosa delle Alpi. In particolare, il Friuli Venezia Giulia fece da cornice a numerosi eventi tragici, tant’è che oggi è possibile seguire dei veri e propri itinerari dedicati alla Grande Guerra.

Tra pochi giorni poi, ricorre il 24 maggio che ricorda “La Leggenda del Piave” detta anche “Canzone del 24 maggio” di Giovanni Ermete Gaeta, uno dei canti patriottici italiani più popolari e amati che fu composto per celebrare l’entrata dell’Italia nella Grande Guerra risalente, appunto, al 23/24 maggio 1915. L’inno, molto profondo nel suo significato, vide la luce al termine della battaglia del solstizio, combattuta sul fronte del Piave e aveva l’arduo compito di incitare i soldati al coraggio.

I principali luoghi della Grande Guerra nel nord-est dell’Italia

La gran parte delle battaglie avvennero nelle Alpi, dove le truppe italiane e austro-ungariche si fronteggiarono per il controllo delle cime e dei passi di montagna, ma anche le Dolomiti furono uno dei luoghi principali delle operazioni italiane durante la Grande Guerra, così come le pianure del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia e le fortificazioni sul fronte italiano.

Vittorio Veneto, dove finì la guerra

vittorio veneto

C’è un nome che riecheggia nella topografia di pressoché tutta Italia, uno di quelli che si imparano già dalla scuola: è Vittorio Veneto. Una piccola località nel cuore del trevigiano, a metà strada tra la città del radicchio e Belluno, simbolica perché qui si combatté la battaglia definitiva, che il 4 novembre 1918 portò l’Italia a festeggiare la vittoria nella Grande Guerra. Oggi del fronte militare rimane poco, e la città si divide tra Serravalle – la frazione storica con la splendida piazza monumentale affacciata sul fiume Meschio – e Ceneda, dove è situata la Cattedrale e il Castello di San Martino.

Gorizia, il fiume Isonzo e Altopiano del Carso

gorizia: piazza della vittoria

Sulla valle del fiume Isonzo che scorre in provincia di Gorizia, hanno avuto luogo ben dodici battaglie e il celebre attacco attraverso il quale gli austriaci inondarono di gas le trincee italiane, nell’altopiano calcareo del Carso. Si tratta di un territorio unico per la natura e la storia che si estende da Gorizia fino all’Istria, passando per Trieste. Imperdibile per gli amanti della natura allo stato puro, è caratterizzato da grotte, sentieri scavati nella roccia e falesie che si buttano nel mar adriatico.

Tra i luoghi più belli c’è la Grotta Gigante, una cavità alta quasi 100 metri, lunga 168 e larga 76 dentro la quale è possibile percorrere 850 metri e scendere a 100 metri di profondità.

Trieste e Museo del Monte Ermada

turistipercaso

La città mitteleuropea per eccellenza, incastonata tra il Golfo  la zona collinare, è stata simbolo e allo stesso tempo obiettivo della Grande Guerra, nonché protetta dalla poderosa linea difensiva Trstelj-Monte Ermada che andava dal monte Trstelj al monte Ermada e che bloccò qualsiasi attacco alla città. Oggi è possibile ammirare l’opera difensiva grazie al Museo all’aperto del Monte Ermada, un percorso che si snoda su due anelli e durante il quale si ammirano grotte utilizzate dai soldati e, le gallerie scavate, le lunghe linee di trincee e le fortificazioni in cemento armato.

Valli del Natisone  

nelle magiche valli del natisone (11)

L’esercito austro-ungarico avanzò in Friuli e nel Veneto orientale, spostando il nuovo fronte lungo la linea del Piave, arrivando alle porte di Caporetto, dove avvenne la famosa “disfatta”, passando per le Valli del Natisone, un insieme di vallate all’estremo del Friuli Venezia Giulia e da sempre punto di passaggio, utilizzato anche dai Romani e dai Longobardi. Si tratta di un territorio meraviglioso dal punto di vista etnologico e culturale, caratterizzato da natura incontaminata e ideale per fare trekking.

Cividale del Friuli

cividale del friuli

Nominata Patrimonio mondiale UNESCO, questa città fu protagonista durante la Grande Guerra: prima retrovia del fronte e poi teatro del primo tentativo di fermare l’avanzata dell’esercito austro-ungarico. Qui è possibile ammirare una delle straordinarie e misteriose architetture dell’alto medioevo,  il Tempietto Longobardo, ma anche visitare il Museo Archeologico Nazionale che custodisce resti delle necropoli longobarde di Cividale.

Udine e Perdenonese

udine

Tutta la zona fu coinvolta in prima linea nel conflitto. La pianura friulana era stata trasformata nella gigantesca retrovia dell’esercito italiano e da qui passarono anche Gabriele d’Annunzio e Giuseppe Ungaretti. Udine venne ribattezzata come la “Capitale della Grande Guerra” e oggi è una città meravigliosa dove ammirare i capolavori del Tiepolo, piazza Libertà, piazza Matteotti, salone cittadino.

Sacrario di Redipuglia

sacrario di fogliano redipuglia

È il più grande e maestoso sacrario italiano dedicato ai caduti della Grande Guerra. Sorge alle pendici del Monte Sei Busi ed è stato inaugurato nel settembre 1938 dopo i lavori durati 10 anni. Chiamato anche “Sacrario dei Centomila” custodisce, infatti, i resti di circa 100 mila soldati caduti nelle zone e in parte già sepolti sul Colle di Sant’Elia. I gradoni sono 22 e ogni loculo è sormontato dalla scritta “Presente”. Al termine della scalinata ci sono due grandi tombe coperte da lastre di bronzo che custodiscono i resti di oltre 60 mila soldati ignoti.



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