Dalle montagne all’oceano, ecco come vivere il Marocco tra città d’arte e deserti “con vista”

Una settimana tra Marrakech, kasbah e ksar, gole del Todra e Dades ed Essaouira
Scritto da: Giovanna C.
dalle montagne all'oceano, ecco come vivere il marocco tra città d'arte e deserti con vista
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Dopo avere visitato la Giordania, con il nostro ormai collaudato gruppo di amici viaggiatori decidiamo di partire per una meta che da un po’ di tempo ci frullava in testa. Il Marocco, paese che ci attira soprattutto per le grandiose montagne dell’Atlante di cui tanto ci hanno parlato. A viaggio finito posso dire che non siamo rimasti delusi, la zona che abbiamo esplorato girovagando con calma è davvero splendida, le strade molto migliori di quelle che ci si aspettava e dal punto di vista turistico tutto ci è sembrato ben organizzato. Insomma davvero un bel viaggio!

Il tour in sintesi ha toccato in 7 giorni pieni le seguenti tappe (ogni tappa con pernottamento): Marrakech, Agdz, Tinghir, Ouarzazate, Marrakech, Essaouira, Marrakech.

Avendo viaggiato in periodo di Ramadan, abbiamo scelto tutti riad con possibilità di cenare in loco visto che ci avevano parlato di chiusure di ristoranti e di limitazioni nelle visite delle attrazioni turistiche. In realtà non siamo mai rimasti a pancia vuota e siamo riusciti a visitare tutto quello che avevamo messo in lista.

Per quanto riguarda gli spostamenti, abbiamo noleggiato una auto per la prima parte del viaggio. Guidare al di fuori dei centri urbani non comporta grossi problemi, nella tratta tra Marrakech e Ouarzazate lungo la N9 ci sono molti cantieri aperti e si stanno facendo lavori di ammodernamento della rete viaria quindi i tempi di percorrenza stimati dal navigatore a volte si dilatano un po’. Non consigliato invece guidare nelle città, già solo uscire dalla zona vicina all’aeroporto e imboccare la N9 in direzione dell’Atlante è stato un incubo…

Una grossa auto noleggiata diversi mesi prima tramite Rentalcars ci è costata per 5 giorni 50€ a testa (con azzeramento della franchigia). Abbiamo deciso di riconsegnare l’auto una volta tornati a Marrakech, dato che in città non ci sarebbe servita a nulla e di andare ad Essaouira con il bus.

Marrakech e Ouarzazate

Atterriamo a Marrakech nel pomeriggio del 21 marzo con un volo Easyjet da Malpensa (pagato 50€ il volo ma circa 70€ il bagaglio imbarcato da 15 kg), procedure di immigrazione abbastanza veloci, un po’ meno quelle di ritiro della vettura. All’aeroporto compriamo due schede SIM Orange con 20 giga l’una che useremo per il navigatore e per comunicare con casa (molto comode e prendono dappertutto, anche nei posti più insoliti e in mezzo al nulla…).

Dormiamo vicino all’aeroporto in modo da potere partire il giorno successivo per l’Atlante. Scegliamo un riad molto carino e tranquillo (Riad Syba), non ha parcheggio privato, ma il gentile ragazzo alla reception ci indica un grande piazzale poco distante a detta sua sicuro perché vigilato anche di notte.

Il mattino successivo dopo una abbondante colazione partiamo alla volta del famoso passo Tizi n’Tichka, la N9 non è molto frequentata ma bisogna rispettare i limiti di velocità perché numerose sono le pattuglie della polizia con i telelaser in caccia di turisti da multare (non saremo mai fermati da nessuna di loro). Le soste lungo il tragitto sono tante perché come avevamo letto i panorami sono davvero fantastici. Il Tizi n’Tichka è un passo a 2.260 metri di quota, a cui si arriva dopo avere percorso una strada a tornanti che si inerpica in un paesaggio quasi lunare, in cima qualche bancarella e nulla più, l’aria è frizzante ma al sole si sta benissimo.

Dopo il passo, la strada inizia a scendere verso Ouarzazate, ma noi ci fermiamo prima per visitare lo Ksar di Ait-Ben-Haddou (circa 180 km da Marrakech, 4 ore di tragitto), fra tutti i siti che abbiamo visitato quello che ci è parso più turistico e meno genuino.

Occorre fare una distinzione tra Ksar, vere e proprie città fortificate di solito racchiuse in una cinta muraria e kasbah, che rappresentano castelli o fortezze padronali appartenute ad una singola famiglia. Che siano Ksar o kasbah però, il materiale costruttivo è sempre lo stesso, un impasto di fango e paglia chiamato “pisè” che veniva raccolto in strutture di legno, poi pressato e asciugato fino a farlo diventare duro.

Alcuni di questi villaggi risalgono al 1600 e devono essere continuamente restaurati per evitare che si rovinino eccessivamente a causa delle precipitazioni o del freddo. Ci troviamo pur sempre nell’Atlante, le vette che ci circondano sono ancora ricoperte in parte dalla neve e solo un mese prima della nostra partenza in queste zone si era verificata una eccezionale nevicata di 48 ore che aveva bloccato i trasporti lungo la rete viaria e causato non pochi problemi alla popolazione ed al bestiame della zona.

Ait-Ben-Haddou è diventato noto anche per avere ospitato riprese di molti film famosi, tra cui “Il gladiatore” di Ridley Scott e anzi scopriamo che una parte del sito è interdetta ai turisti proprio perché si sta costruendo il set per filmare alcune scene del sequel di questo film. Gironzoliamo per il sito poi ripartiamo alla volta del riad che ci ospiterà per la notte nel piccolo villaggio di Agdz (Riad Tabhirte, una piccola oasi di tranquillità immersa in un giardino pieno di fiori).

Il mattino successivo ripartiamo alla volta di Tamnougalt, uno dei numerosi Ksar che costeggiano la strada che percorre la valle del Draa a poca distanza da Agdz. Questo Ksar a differenza di Ait-Ben-Haddou è deserto, incontriamo un abitante del luogo che si propone di farci da guida, contrattiamo un po’ il prezzo e ci accordiamo per farci guidare nel villaggio. Sorto nel XVI secolo lungo la via commerciale delle carovane dirette a Marrakech, un tempo vi abitavano centinaia di persone e invece ora appare del tutto disabitato. Il villaggio è circondato da alte mura e tutto intorno un palmeto che cresce lungo il fiume Draa, il contrasto tra il verde delle palme e dell’erba medica ed il rosso mattone delle case è semplicemente fantastico! Le mura racchiudono un dedalo di viuzze, case, resti di una moschea e di una sinagoga, servono un paio di ore per la visita ma sono davvero ben spese.

Lasciamo Tamnougalt e torniamo a percorrere la strada che porta verso Alnif, attratti da una segnalazione vista in rete di un sito di incisioni rupestri nella località Ait Ouazik. Decidiamo di farci un salto, impostiamo il navigatore e arriviamo ad un bivio dove un cartello un po’ sbiadito ci indica la direzione per il sito. Percorriamo circa 10 km di strada sterrata, andando molto lentamente si può fare senza particolari problemi, oltrepassiamo un polveroso villaggio e arriviamo ad una collinetta dove c’è un ragazzo semisdraiato che riposa sotto una tettoia ed eccoci arrivati al sito delle incisioni rupestri… Un po’ stupiti girovaghiamo tra le pietre raccolte intorno alla tettoia sulle quali vediamo incise figure di animali che 3000 anni fa abitavano queste zone: giraffe, gazzelle, elefanti, struzzi e via dicendo, siamo soli in mezzo al nulla con paesaggi desolati tutto intorno, la cosa è quasi surreale ma comunque è stata un’esperienza divertente.

Ripartiamo verso Alnif che è conosciuta come la patria dei fossili del Marocco, in particolare Trilobiti, piccoli artropodi marini ora estinti che hanno popolato la terra fino a circa 250 milioni di anni fa. Ad Alnif c’è un negozio che vende trilobiti e noi vogliamo visitarlo, arriviamo nel pomeriggio e ci rendiamo conto che probabilmente da queste parti non avevano mai visto 5 turisti tutti insieme. Il negozietto, polveroso e piccolo, offre decine di fossili e minerali, chiacchieriamo con il gestore e gli diciamo che tra noi ci sono ben 3 geologi italiani e lui telefona immediatamente al proprietario, che chiama con deferenza “il professore”. Il professore si dispiace di non poterci conoscere e si offre per farci da guida per una escursione geologica il giorno dopo, purtroppo non possiamo fermarci, ma ci scambiamo le email e promettiamo di restare in contatto e di tornare da queste parti per conoscerlo.

Ripartiamo alla volta di Tinghir, dove passeremo la notte nel bellissimo Auberge restaurant Atlas all’imbocco della gola (che offre anche un’area per camper e una piscina), arriviamo prima del tramonto e ammiriamo la cittadina e il suo palmeto dall’alto con una fantastica luce soffusa che rende tutto morbido e dolce, davvero uno spettacolo… Ci aspetta domani l’ultima giornata tra queste montagne e so già che ci mancheranno moltissimo.

La mattina successiva, di buon mattino iniziamo a percorrere le gole del Todra, siamo da soli ad ammirare lo spettacolo di queste gole. Più tardi le schiere di venditori e di pulmini turistici affollati di gente fanno un po’ passare la poesia. Proseguiamo verso monte ammirando le pareti rocciose che si fanno via via più vicine, arriviamo ad un villaggio dove ci ristoriamo con una spremuta di arancia, poi facciamo inversione di marcia e riscendiamo sulla N10 in direzione Ouarzazate. Facciamo una deviazione per ammirare anche le gole del Dades, forse meno spettacolari di quelle di Todra perché più ampie, comunque se si ha tempo vale la pena percorrerle. Si susseguono piccoli villaggi sperduti nel nulla, oasi verdi circondate da brulle montagne, avvistiamo molte cicogne e vorremmo non dovere tornare indietro ma proseguire ancora. A differenza della strada che percorre le gole del Todra, che è totalmente asfaltata, quella delle gole del Dades termina e si trasforma in una pista sterrata, quindi dopo qualche chilometro facciamo inversione e riscendiamo verso la N10 in direzione Ouarzazate.

Ci fermiamo a visitare la Kasbah Amridil vicino al villaggio di Skoura, costruita nel XVII secolo, in parte è stata trasformata in hotel, ma la parte visitabile è molto bella, ricca di attrezzi antichi, pozzi per l’acqua, giardini e con una vista fantastica dall’alto delle sue torri sull’oasi di Skoura.

Arriviamo al nostro alloggio di Ouarzazate (Riad Bouchedor, bellissimo e con piscina) che il sole sta tramontando, stanchi ma appagati da tutto quello che abbiamo visitato.

Prima di tornare a Marrakech, la mattina successiva dedichiamo un paio di ore a visitare la kasbah di Taourint alla periferia di Ouarzazate, poi partiamo ripercorrendo la N9 e il passo Tizi n’Tichka.

Facciamo una fermata vicino a Telouet perché attratti da un cartello che segnala la presenza di una miniera di sale, l’anima del geologo emerge sempre… Ci incamminiamo nella direzione segnata dal cartello e ci troviamo in un paesaggio lunare di rocce rosse, sulle quali spiccano concrezioni saline di un bianco abbagliante che fanno sembrare che sia appena nevicato, un altro regalo per noi del Marocco che non smette mai di stupirci!

Abbandoniamo con rammarico queste montagne, dove sono sicura torneremo presto e arriviamo nella affollata Marrakech, dopo avere lasciato il nostro fido autoveicolo che ci ha condotto a zonzo per ben 1000 km senza problemi.

Il giorno successivo lo dedichiamo completamente alla visita della città, tramite il nostro riad (Riad Saad in pieno centro e comodo per spostarsi a piedi dappertutto) chiediamo una guida, a mio parere consigliabile per non perdersi nella medina e per capire qualcosa di questa città. Il simpatico signor Pedro ci porta a zonzo per tutto il giorno nel centro cittadino, ben più delle ore pattuite, ci fa visitare il museo dei tappeti (molto interessante), la bella madrasa coranica di Ben Youssef, ma soprattutto ci fa scarpinare tra vicoli, bancarelle e mercati di tutti i tipi… alla fine avremo percorso più di 10 km ma senza di lui avremmo visto un decimo delle cose.

Sappiamo che Marrakech meriterebbe ben più del tempo che le abbiamo dedicato noi, ma a noi piace cambiare e quindi il giorno dopo ci facciamo portare da un taxi alla stazione dei bus della Supratours per prendere il bus delle 9 per Essaouira, dove arriveremo dopo tre ore di tragitto molto comodo (biglietto di sola andata a circa 11€ a testa). Dormiremo una notte nel tranquillo Riad Salmya Dune, lasciamo gli zaini in camera e andiamo subito in spiaggia. Tira un vento forte e il mare è agitato, certo non ha i colori del mare del Salento, comunque ci riposiamo al sole poi ci dirigiamo verso il porto per ammirare le bancarelle del pesce.

Gironzoliamo per la medina facendo qualche piccolo acquisto, la sera ci concediamo una sontuosa mangiata di pesce in un ristorante parecchio chic e il giorno successivo ci facciamo venire a prendere da un driver che ci condurrà nuovamente a Marrakech. Il costo del driver è di poco superiore al costo del bus, circa 15€ a testa ma ci porterà direttamente al riad in cui abbiamo dormito la prima notte, in modo da essere comodi il giorno successivo per il volo di rientro.

L’ultima cena ci vede già ad organizzare il prossimo viaggio in Marocco, troppe cose non abbiamo visto in questo viaggio, il deserto di Merzouga e poi ci aspetta il professore per l’escursione geologica e altri villaggi nel bel mezzo dell’Atlante. Allora è solo un arrivederci Marocco e grazie per tutte le emozioni che ci hai regalato. E come sempre grazie ai miei compagni di viaggio Umberto, Emanuele, Federico e Umberto, senza di voi non sarebbe stato lo stesso viaggio!

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