Ghemme, un antico castello con il suo tesoro
Ghemme ha origini celtiche, nel Medioevo fu un importante centro e dette il nome alla battaglia di fine ‘400 con un trattato che sancì la fine delle ostilità fra il Ducato di Milano e il Ducato di Savoia. L’abitato è posizionato lungo il fiume Sesia, ubicazione strategicamente importante per la comunicazione verso il biellese e il canavese, che ha dato vita a lotte e contese. Arrivando in questo paese di neanche 4.000 abitanti ci rendiamo conto di essere di fronte ad un antico castrum: il borgo fortificato di forma rettangolare era circondato da un fossato, interrato nel XIX secolo; le aperture fatte sulle mura di cinta in epoca moderna per lasciar passare le carrozze, non compromettono lo sguardo d’insieme su questo castello dalla merlatura alla ghibellina. Passeggiando per cardo e decumano respiriamo intatta l’atmosfera dei tempi passati e non immagineremmo mai che dietro ad alcuni di quei portoni si nascondono le cantine di una pregiata DOCG, un tesoro custodito esattamente come si faceva nel medioevo con derrate alimentari. La viticoltura sulle colline novaresi è pratica molto antica, risale infatti all’epoca pre-romana e romana: ci sono infatti numerosi ritrovamenti a testimonianza che il vino fosse già una realtà consolidata. Nel XV secolo Ghemme risultava essere il fornitore degli Sforza a Milano, tra il ‘600 e il ‘700 la fama di questo vino si allargò, tanto che, oltre alle famiglie nobili, anche le osterie di Milano se ne assicuravano una fornitura.
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Mario Soldati definiva il Ghemme “eccellente e di prim’ordine”
Passeggiando in questo piccolo e antichissimo borgo, percorriamo la serie di piccoli cortili, che ci permettono di ammirare gli edifici: le mura sono caratterizzate da ciottoli disposti a spina di pesce, alcune finestre presentano decorazioni. Nei solai venivano depositati i grani, nel piano seminterrato oggi troviamo il cuore dell’azienda Rovellotti, perché la loro cantina è proprio al centro del Castello, a testimonianza di una storia incredibile dove tutto trova armonia.
Il Nebbiolo per il Piemonte è l’autoctono per antonomasia
Ghemme deriva dal nome celtico Agamium in latino, DOCG dal 1997 riservata ai vini rossi ottenute da uve Nebbiolo per almeno l’85% (vespolina al 15%). Questo vitigno autoctono è uno tra i più pregiati d’Italia, esso dà vita ai famosi rossi piemontesi, con un grandissimo potenziale d’invecchiamento, grande struttura, ottimo bilanciamento tra acidità, alcol e aromi. Nebbiolo deriva da nebbia, perché la pruina presente sugli acini caratterizza il grappolo, inoltre la sua maturazione tardiva espone le campagne alle prime nebbie di ottobre, avvolgendo i vigneti in uno scenario particolarmente poetico.
L’affinamento di questo vino è di 34 mesi minimo, di cui almeno 18 in legno; per il Ghemme Riserva invece parliamo di almeno 46 mesi, di cui 24 in legno, con un’ottima longevità: in costante miglioramento nei primi 10 anni, può arrivare facilmente ai 20 anni.
Una cantina storica
Nel cuore di Ghemme c’è un’azienda che produce il suo vino, simbolo del territorio e di tutta la sua tradizione. Antonello Rovellotti ci spiega con passione e maestria i passaggi della lavorazione mostrandoci le botti grandi, dai 20 ai 30 hl, di Rovere massello dei Vosgi, di fabbricazione elvetica, opera del famoso mastro bottaio Kuferei Suppiger. Ghemme DOCG è un vino dal colore rosso rubino con riflessi granata, all’olfatto risultano sentori di lampone, violetta e frutti rossi, profumo intenso e persistente. Questo vino è espressione perfetta del paesaggio che lo circonda, frutto della sapienza e della maestria dei vignaioli che hanno conservato una tradizione millenaria, traghettandola nel nostro tempo con capacità di innovazione ed estrema attenzione a mantenere l’antica sapienza. Abbinamento consigliato con piatti di carne importanti come arrosti, brasati, stufati, selvaggina, carne alla griglia, ma anche formaggi a media e lunga stagionatura, con una temperatura di servizio tra i 18 e i 20°C