La città più moderna del mondo? È un concentrato di architetture incredibile e mobilità sostenibile

Redazione TPC, 04 Apr 2023
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Modernità? Non fa rima solo con Dubai, Singapore o Shanghai. Quando si parla del futuro delle città, lo sguardo volge anche con una certa ingenuità a quelle megalopoli piene di grattacieli, dove si progettano trasporti alla velocità della luce e “condomini verticali” che riducono lo spazio occupato a terra, ma a patto di costringere le persone in spazi finiti, lontani dalla natura circostante. E se invece la città più moderna del mondo fosse un’altra, dove ecosistema e uomo convivono senza sovrastarsi? Un posto del genere esiste, ed è anche vicino all’Italia. Hai mai sentito parlare di Vejle

A due passi da Legoland

Siamo nel cuore della Danimarca, a 30 chilometri dalla città di Billund – famosa per il suo parco dedicato ai celebri mattoncini colorati – e a 240 chilometri a ovest della capitale Copenaghen. Vejle si raggiunge piuttosto facilmente, perché la vicina Billund è dotata di un aeroporto internazionale dove Ryanair vola con collegamenti quotidiani dall’Italia. Da qui, basta prendere l’autobus 43, e in mezz’ora si arriva al limitare del fiordo di Vejle, che affaccia sullo stretto di Samsø. Una posizione che la rende geograficamente molto simile a Londra, ma con le dovute differenze: qui abitano circa 120mila persone, contro gli 8 milioni della capitale britannica. E già questo è un elemento che ci parla della enorme volontà della popolazione locale di mantenere uno stile di vita diverso.

Un parco divertimenti per architetti sognatori

Vejle fino a qualche anno fa non esisteva. Com’è possibile? Si tratta di un comune nato solo nel 2007, dall’accorpamento di quattro cittadine che occupavano il suo attuale territorio, grande pressappoco come tutta la città di Roma. Fino ad allora c’erano Borkop, Egtved, Give, Jelling: città con un tessuto industriale molto forte, progressivamente indebolito dalla trasformazione dell’economia danese e per questo motivo al centro di trasformazioni sociali. Un po’ come è successo a Malmö o a Manchester, anche qui le autorità hanno dovuto riprogettare interi quartieri, e per farlo si sono rivolti ai più celebri architetti del paese. 

bolgen, vejle

Henning Larsen, scomparso nel 2013, ha dato il suo nome a Bølgen, un complesso residenziale realizzato con cinque edifici a forma di onda, ognuno alto 9 piani e con all’interno 20 appartamenti ciascuno. La continuità di questi edifici in una sola forma ondulata, che richiama il moto del Mare del Nord, e l’uso di materiali bianchi e vetro, lo rende un complesso tanto imponente quanto piacevole da vedere, e il riflesso sull’acqua è decisamente incredibile.

fjordenhus vejle

Ancora più particolare è Fjordenhus (“La casa sul fiordo”) di Olafur Eliasson. Come un castello medievale, al quale si accede solo tramite una passerella-ponte levatoio, è completamente circondato dall’acqua. Sembra quasi un’architettura alla Antoni Gaudí, con curve morbide e sinuose che si alzano fino a 28 metri di altezza massima. Lo studio architettonico dell’edificio ha permesso di massimizzare il flusso d’aria e la luce che entra nella struttura, con una forte attenzione alla sensorialità spaziale e allo stesso tempo di renderlo energeticamente molto efficiente, oltre che decisamente particolare.

de fem sostre

Raggiungibili con una bellissima pista ciclabile – ma del resto la Danimarca è il paese che pedala di più al mondo – sono le torri del De fem søstre (Le cinque sorelle) – un complesso residenziale fatto di cinque edifici circolari in cemento alti 12 piani e immersi nel verde. Insieme agli Spinderihallerne, i cotonifici di Vejle riconvertiti in centro di innovazione e complesso museale – rappresentano un esempio riuscitissimo di valorizzazione di vecchi siti industriali in centri per una socialità moderna, attenta all’ambiente, dal forte impatto scenico.

Quando antico e moderno si incontrano

Si potrebbe quasi dire, dopo aver letto tutto questo, che Vejle sia una città modernissima, dove non c’è spazio per la storia. Fortunatamente, non è così. A Jelling, poco lontano dal centro, si conservano due enormi pietre incise risalenti al X secolo, chiamate Jellingstenene (pietre di Jelling), e che rappresentano una scena della Crocifissione di Cristo. Proprio in quel periodo, infatti, avvenne la cristianizzazione della Danimarca dal paganesimo norvegese, e per proteggerne il significato sono state inserite all’interno di due eleganti teche in vetro e pietra progettate dallo studio architettonico Nobel. La Chiesa di Jelling, coeva, presenta invece dei magnifici affreschi che gli storici hanno datato con precisione al 1125. Curiosamente, anche questo elemento storico è “moderno”, poiché le due pietre furono volute da Harald Bluetooth, il re di Norvegia e Danimarca da cui dipende il nome della tecnologia senza fili di trasmissione dei dati che usiamo largamente al giorno d’oggi.

pietre di jelling

In città è anche conservata la Donna di Haraldskær, una mummia cosiddetta “di palude” che fu recuperata in una torbiera, e la cui datazione dei resti ha accertato si sia trattato di una donna vissuta intorno al 500 a.C. e dunque non della regina Guddhild di Norvegia, moglie di Erik I, come affermato dai suoi scopritori. La mummia è però, indipendentemente dalla sua identità, di grande importanza storica perché le torbiere conservano intatte le caratteristiche del corpo, come se si trattasse di un lavoro eseguito da esperti mummificatori.



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