Dalla storia di Roma alla modernità degli Emirati Arabi Uniti
È’ uno di quei viaggi che fino a qualche mese fa non pensavamo di poter realizzare, in particolare per i costi elevati delle compagnie aeree di linea che dagli aeroporti di Milano volano negli Emirates. Poi finalmente, navigando su internet, troviamo la combinazione perfetta per noi, che evita coincidenze stressanti tra aerei e ci consente di presentare Roma a nostro figlio Leonardo di sei anni.
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Sabato 4 marzo – Roma
Partiamo alle 9:15 dalla stazione di Milano Centrale con il treno veloce Italo per giungere nella Termini di Roma circa 3 ore dopo. Impazienti di cominciare l’esplorazione rigorosamente a piedi, lasciamo i tre zaini (amiamo viaggiare leggeri portando con noi solo l’essenziale) al Freedom Love B&B, il bed and breakfast prenotato con ampio anticipo direttamente sul proprio sito, locato in posizione comoda e tranquilla a soli 450 metri dalla stazione, dal buon rapporto qualità-prezzo se si considerano i costi lievitati delle strutture nelle grandi città e nelle maggiori località turistiche, dotato di camere e bagni puliti, nuovi e funzionali, con terrazzo, acqua gratuita e colazione servita in stanza.
Ci apprestiamo a trascorrere la restante parte della giornata nella maniera che privilegiamo di più: girovagare senza alcun vincolo di orari, apprezzando l’atmosfera del luogo e non solo i monumenti principali. Essendo a Roma vogliamo catturarne la ‘dolce vita’, ovvero quell’amabile far nulla mentre si apprezzano cibo, aria, sole, riposo e la bellezza tutt’intorno. La visitiamo così, in maniera superficiale, perché già ne avevamo approfondito la conoscenza nel 2013 durante un viaggio più impegnativo e i cui ricordi sono raccolti nel diario ‘Quanto sei bella Roma’ postato online su Turisti per caso.
A un chilometro di distanza dal B&B scopriamo la magnificenza della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, la cui facciata principale colpisce per la loggia elegante e la scalinata dell’architetto, sculture, pittore Gian Lorenzo Bernini, sepolto nella tomba di famiglia all’interno. Superati velocemente i controlli ci si ritrova nella profonda navata centrale adornata con un soffitto a cassettoni, colonne, dipinti e finestre, cappelle voltate laterali e culminante nel prezioso altare papale antistante l’abside. Certo è molto meno famosa della Basilica di San Pietro, eppure i ricchissimi decori uniti a un’affluenza minima di persone la rendono una tappa ideale.
Un altro chilometro di sali scendi dai colli sopra cui Roma è costruita, e giungiamo al simbolo per il quale è conosciuta in tutto il mondo: il Colosseo. Eretto duemila anni fa in calcestruzzo e mattoni, appare imponente con la sua forma ellittica capace di accogliere 50000 spettatori e che sfiora i 50 metri di altezza. Assieme ai vicini Arco di Costantino e alla grande area archeologica dei Fori Imperiali, testimonia la potenza degli antichi romani, esaltandone l’ingegno, la supremazia e le capacità militari. Sediamo al sole sopra i muretti adiacenti la strada affacciata sui ruderi dei templi e delle abitazioni antiche, e ascoltiamo la musica di un artista di strada: un momento di semplice relax.
Poco più avanti bisogna inerpicarsi lungo gli scaloni dell’Altare della Patria, o Vittoriano, abbagliati dal candore dei marmi con cui fu costruito, in onore di Vittorio Emanuele II, appunto il padre della Patria. Percorriamo gratuitamente il giro attorno all’imponente colonnato ai piedi del quale si sviluppa la terrazza con bar e ristorante e splendida veduta sull’area dei Fori fino al Colosseo. Il panorama è ancora migliore se si sceglie di salire con l’ascensore a pagamento sino alla Terrazza delle Quadrighe. Noi preferiamo proseguire all’interno dov’è stata allestita la mostra ‘Roma. Silenziosa bellezza’. Un’esposizione fotografica della città eterna immortalata durante i mesi del lockdown. Secondo il saggista italiano Massimo Recalcati: “Per il tempo di una primavera abbiamo vissuto l’inaudita esperienza dello svuotamento e della desertificazione della città che solo nei sogni o negli incubi possiamo fare”.
Dagli spazi ampi di questi quartieri di Roma, sprofondiamo tra le viuzze fascinose piene di ristoranti e negozietti per offrire a Leonardo la possibilità di gettare una monetina nella famosissima Fontana di Trevi. E’ un tripudio di sculture e bassorilievi dai quali sgorga l’acqua dell’acquedotto Vergine, probabilmente il più antico della capitale. Credenza vuole che il gesto assicuri di ritornare a Roma… sebbene nostro figlio abbia preferito esprimere il desiderio di possedere un nuovo giocattolo :-).
Da qui in poi inanelliamo una serie di piazze splendide. Piazza di Spagna con la fontana della Barcaccia del Bernini, da cui inizia la scalinata di 135 gradini scandita da balconi per giungere alla Chiesa di Trinità dei Monti affiancata dall’Obelisco. Una breve passeggiata conduce alla Terrazza del Pincio nei giardini di Villa Borghese, protesa sulla grandiosa Piazza del Popolo, con le chiese gemelle di Santa Maria in Montesanto e dei Miracoli e con al centro l’altissimo obelisco. Rotoliamo in discesa per poterla attraversare e proseguire fino a Piazza della Rotonda dominata dalle linee equilibrate dell’architettura classica del Pantheon e poi sino a quella che eleggo a mio preferita: Piazza Navona. Di forma ovale, è abbracciata da palazzi signorili e impreziosita dalla magnifica fontana monumentale dei Quattro fiumi, antistante la chiesa di Sant’Agnese, e dalle più discrete fontane del Moro e del Nettuno poste ciascuna sui vertici opposti dello spazio.
Dopo tutto questo camminare abbiamo una gran fame e per cena scegliamo il vicino ristorante Saltimbocca, in una viuzza caratteristica, dall’ambiente rustico, tavoli anche all’aperto, personale veloce e gentile, porzioni abbondanti, gustose e buon liquore offerto a fine pasto. Provati degli squisiti Tonnarelli cacio e pepe, rigatoni all’amatriciana e spaghetti alla carbonara.
La sera godiamo del miscuglio di atmosfere romantiche, casarecce, giocose e melanconiche disegnate dalle luci soffuse, inspiriamo i profumi che sfuggono dalle cucine delle trattorie per invadere le strade, sentiamo senza capire le chiacchiere e le risate delle persone accomodate ai tavoli esterni dei locali, e pian piano torniamo al B&B con una scorpacciata di Roma in versione serale.
Domenica 5 marzo – Abu Dhabi
La mattina seguente in pochi minuti siamo nuovamente in stazione Termini pronti a salire sul treno Leonardo Express in partenza dal binario 25, con il biglietto acquistato in precedenza sul sito di Trenitalia e che in circa mezz’ora e a intervalli di 15 minuti conduce al Terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino (T1 e T2 distano solo una decina di minuti a piedi). Il volo della compagnia Wizz Air della durata di circa 6 ore parte in orario con destinazione Abu Dhabi e finalmente il sogno di scoprire gli Emirati Arabi Uniti è sempre più vicino.
Prima di entrare nel vivo della nostra avventura snocciolo qualche informazione utile. Per varcare i confini degli EAU è necessario il passaporto con almeno sei mesi di validità residua, il visto turistico è gratuito e rilasciato all’arrivo. La moneta è il Dirham (nel momento in cui scrivo il cambio è 1 Dirham=0,26 euro), sconsiglio di cambiare in aeroporto ma in uno dei tanti uffici di cambio sparsi per la città. In corrispondenza del ritiro bagagli vi sono i banchetti delle compagnie telefoniche, noi abbiamo scelto Etisalat con il pacchetto da 79 Dirham valido 28 giorni con 4gb, trovandoci soddisfatti. Ricordate che comunque la rete wireless c’è un po’ ovunque ed è possibile connettersi a internet senza per forza acquistare una scheda telefonica locale. Prima di partire è consigliato stipulare un’assicurazione viaggio che comprenda in particolar modo l’assistenza sanitaria perché le spese in caso di ricovero e/o assistenza sono alte. Per gli spostamenti la scelta migliore è il taxi, negli Emirati infatti i mezzi pubblici non sono comodi da utilizzare (fatta eccezione per la metro di Dubai) per via delle grandi distanze e la lentezza. Di taxi se ne trovano a ogni angolo e il costo è molto inferiore a quello dell’Italia, ad esempio per andare dal lungo mare di Abu Dhabi al centro di Dubai, 150 km, si spendono circa 70-80 euro.
Il primo contatto con il territorio emiratino avviene la sera, quando il caldo della giornata si affievolisce ed è meglio indossare una felpa. È il momento in cui l’oscurità del mare contrasta con le luci dei grattacieli e dei lampioni dello splendido lungo mare di 8 chilometri in Corniche street.
Proprio a bordo di un taxi copriamo una distanza di 40 km per varcare la soglia del Radisson Blue Hotel and Resort, posto all’inizio di Corniche Street e non distante dal lussuosissimo, e per noi inavvicinabile, Emirates Palace hotel. Il punto di forza del Radisson è di certo l’accesso gratuito per gli ospiti al Beach club West Bay dotato di piscine per adulti e bambini, parco avventura, lazy river e specchio d’acqua con onde artificiali a orari prestabiliti, lounge bar e ristorante, spiaggia di sabbia fine con accesso a un mare pulito, sebbene non caraibico. Il Radisson dispone pure di un English pub, se proprio non potete rinunciare a birra e alcolici che qui vengono venduti solo in negozi autorizzati ai turisti, vietandone ancora il consumo all’esterno e consentendolo solo nei locali chiusi o nella propria abitazione/camera/appartamento. Concluso il check-in ci gettiamo subito nel tepore e nella calma serale di Corniche street. Se infatti Dubai è la meta del divertimento e dello shopping, Abu Dhabi è una città adatta alle famiglie e al relax.
Con 1 milione e mezzo di abitanti è la capitale degli UAE, acronimo di United Arab Emirates, ovvero l’unione nata nel 1971 tra sette monarchie assolute guidate ciascuna dal proprio sceicco associato nel Consiglio Supremo Federale. Per ben 33 anni ne rimase a capo lo sceicco Zayed bin Sultan Al Nahyan, fino alla morte avvenuta nel 2004. La sua visione aperta e perspicace permise di diversificare un’economia basata esclusivamente sul petrolio verso nuovi campi come il mercato immobiliare, le infrastrutture, la sanità e l’istruzione internazionale, che oggi rendono gli UAE, e in particolare Dubai, uno tra i principali hub mondiali del trasporto aereo. Ne risulta il sistema economico maggiormente differenziato di tutti i paesi del Medio Oriente.
Come accennato prima il lungo mare di Abu Dhabi è magnifico, con vie ampie e suddivise per pedoni, biciclette e monopattini. Il traffico non è esagerato. Palme, prati rasati alla perfezione, aiuole fiorite lo rendono ancora più accogliete. La strada a tre corsie per ciascun senso di marcia lo separa dagli hotel, i palazzi residenziali e i grattacieli, che risultano ben collegati da sottopassi videosorvegliati, ariosi e dalle pareti dipinte o ricoperte di mosaici colorati. Ci sono chioschi e bar, fontanelle da cui bere acqua fresca, parchi giochi e panchine, le zone occupate dagli stabilimenti balneari sono poche e per la maggiore parte la spiaggia è libera, le donne possono accedervi tranquillamente in costume (usando un dress code di buon senso ed evitando bikini minuscoli) sebbene sia molto comune notare le locali con costumi che coprono il corpo per intero. Docce e bagni pubblici sono gratuiti e tenuti molto puliti.
Pulizia: questa è la parola d’ordine degli Emirati Arabi e ve ne accorgerete appena atterrati in aeroporto. Se nella Giordania visitata a novembre, monumenti e bellezze naturali a parte, i valori aggiunti sono l’empatia e l’ospitalità delle persone, qui colpisce l’ordine. E pura la gente mantiene un comportamento cortesemente asettico. Non si vedono rifiuti, cartacce o mozziconi, i servizi e in generale i luoghi pubblici sono tenuti lindi e immacolati, non si urla e non si va in giro avvinghiati l’uno all’altra. La notte tutto viene lavato e le zone verdi ricevono l’acqua necessaria per sopravvivere al clima caldo secco con temperature che d’estate superano i 40 °C. E contrariamente a quanto si possa pensare l’acqua non manca, la risorsa più importante infatti è disponibile in quantità illimitata proprio di fronte alla città e si tratta del mare. Con processi particolari e costosi (negli Emirati quest’ultimo aspetto non è certo un problema) di filtrazione, l’acqua marina diviene disponibile all’utilizzo umano. Noi l’abbiamo bevuta in grande quantità dalle fontanelle e ha un gusto gradevole, ovviamente non paragonabile a quella delle sorgenti montane, ma disseta senza causare disturbi intestinali.
Lunedì 6 e martedì 7 marzo – Tra Abu Dhabi e Dubai
I due giorni ad Abu Dhabi trascorrono all’insegna del mare e del relax al Beach club West Bay, tra nuotate in piscina, divertimento sui gommoni del lazy river, giochi in spiaggia da cui godere di scorci suggestivi verso lo skyline cittadino in lontananza e la struttura monumentale del Marina Mall sulla vicina isola di Al Kasir, collegata con un ponte a Corniche street. Le serate scivolano via in un modo altrettanto semplice e piacevole, con lunghe passeggiate, o pedalate su biciclette a quattro posti, sulla Corniche sino ai grandi Family Park 1 e 2. Qui le diverse aree gioco, le fontane rallegrate da giochi d’acqua e la romantica Misty Valley walk (un sorta di labirinto tra le rocce) si allungano ai piedi degli edifici moderni in vetro e acciaio del cuore finanziario.
Ceniamo al McDonald’s di fronte a una stazione di servizio e al Al Khubeirah Garden, in un ambiente tutt’altro che squallido, bensì arioso, lindo e di dimensioni contenute, con accanto un banco di Donuts, uno di frutta e succhi vari, e un piccolo supermarket simile a quello dei nostri autogrill con caffetteria. Ovviamente vi sono moltissimi ristoranti nei dintorni, come quello consigliatoci di cucina libanese Derwandi, a due passi dall’hotel. Noi abbiamo accontentato nostro figlio e devo ammettere che la scelta dei prodotti, la qualità e il prezzo risultano migliori rispetto a quelli dei McDonald’s in Italia: incredibile. Oltre agli hamburger classici vi sono quelli vegetariani e persino la pasta fredda con basilico, olio e pomodori secchi davvero buona, insalate varie, snack e wraps di ogni tipo.
La sera di martedì 7 marzo salutiamo Abu Dhabi per dirigerci a Dubai in taxi, un viaggio di 150 km percorsi in circa un’ora e quarantacinque minuti. L’unica alternativa è l’autobus dato che non vi sono collegamenti ferroviari, di certo più economico ma meno comodo e dalle tempistiche esageratamente dilatate dato che dovete considerare pure i tempi per raggiungere la stazione di partenza e, all’arrivo, per recarvi al vostro hotel. E a Dubai le distanze possono essere enormi. Già nella periferia della metropoli di 3 milioni e 400 mila persone, con un dedalo di cavalcavia e intersezioni intasate dal traffico e prive di palme e aiuole, la differenza fra le due città risulta lampante, spaventa persino. Poi però quando le luci dei grattacieli di downtown circondano la base del Burj Kalifa esaltandone l’altezza e la forma snella ed elegante, si viene invasi dall’eccitazione e dall’euforia.
L’hotel scelto da noi, il Rove City Walk, si trova vicinissimo al centro e in una posizione strategica per raggiungere i principali punti d’interesse. La struttura è moderna con spazi ampi e decori allegri, il personale è giovane e veloce, la zona colazione è fantastica con vetrate e accesso su un patio esterno, il cibo è incredibilmente vario e abbondante, vi sono pure un terrazzo con sdraio, ombrelloni e piscina, una palestra ben fornita, un atrio con macchina per videogiochi gratuita e tappetino da golf munito di mazze e palline con cui nostro figlio ha trascorso parecchio tempo. Camere e bagni non sono ampi ma comunque confortevoli, dotati di gran televisore, bollitore e bottigliette d’acque gratuite. Un servizio davvero apprezzato è la navetta libera, di andata e ritorno a orari stabiliti, per Dubai Mall e Kite Beach.
Sbrigato il check-in, essendo tarda serata, ci limitiamo a una breve seppure piacevole passeggiata nell’attigua zona pedonale del nuovo City Walk, la bella area commerciale all’aperto con negozi, ristorantini e la Coca-cola Arena che ospita concerti e spettacoli di artisti famosi a livello mondiale.
Mercoledì 8 marzo – Dubai
La prima meta di giornata è il Miracle Garden, a una ventina di chilometri dal Rove City Walk percorsi in modo comodo e veloce con il taxi. Il ticket d’ingresso è acquistabile in loco oppure online per evitare eventuali code, l’apertura è stagionale da novembre ad aprile quando le temperature si mantengono su livelli accettabili. Il parco è in un certo senso un miracolo creato dall’uomo perché coltivare e mantenere migliaia di fiori in uno stato così impeccabile è un’impresa miracolosa. Come letto in alcuni commenti su internet la quantità di specie floreali non è ampia come quella dei maggiori giardini botanici europei e per qualcuno le opere possono apparire kitsch, ma a noi è piaciuti parecchio.
Inaugurato il giorno di San Valentino di nove anni fa, è un tripudio di 150 milioni di fiori dalle mille sfumature. Girovagando tra i suoi viali si scoprono il genio della lampada accanto al palazzo del sultano, archi a forma di cuore, siepi trasformate in elefanti ed enormi teste di cavallo. E poi ancora mulini e laghetti, corridoi e tappeti fioriti, pavoni giganti con magnifiche code floreali come pure le gonne delle ballerine, una ‘signora fluttuante’ che pare volare nell’aria, volte ariose composte da ombrelli colorati. L’airbus A380 della compagnia Emirates è impressionante e infatti nel 2016 ha ricevuto il premio di più grande scultura floreale del mondo. Cammina e cammina si entra nel nuovo villaggio dei puffi con Birba e Gargamella pronti a spaventarci. Puffetta, Grande puffo e il resto della ‘comunità puffosa’ saluta allegramente dalle casette a forma di fungo e per celebrare i Mondiali di calcio in Qatar del novembre 2022 i personaggi blu indossano le maglie delle nazionali partecipanti.
Per rendere ancora più piacevole e rilassante la visita vi sono panchine e tavoli ovunque, aree relax con amache, bancarelle di bibite e cibo per rifocillarsi. Il Miracle Garden è proprio un piccolo miracolo floreale realizzato per regalare momenti di serenità alle persone che scelgono di entrarci.
Non distante dal parco ma in riva al mare si trova il Souk Madinat Jumeirah, la ricostruzione in chiave moderna di un mercato tipico arabo coperto, dov’è stata mantenuta l’architettura di un tempo in uno spazio accogliente e piacevole da vivere, circondato dai canali. La vista viene catturata dalle luci scintillanti delle lanterne, l’olfatto dagli aromi di spezie, saponi e profumi. E’ difficile non farsi ammaliare dalla raffinatezza di certi oggetti di artigianato, ed è impossibile non acquistare un souvenir a ricordo del viaggio unico negli Emirati. Bar, caffetterie e ristoranti sono pronti ad accogliere i clienti soprattutto la sera, quando i turisti rientrano dalle spiagge vicine rilassati e affamati. La maggior parte dei locali possiede una terrazza affacciata sull’acqua e con vista indimenticabile sul Burj al-Arab, il luxury hotel che riproduce la sagoma di una vela e divenuto una delle icone di Dubai.
La doccia in hotel ci rinvigorisce al punto giusto per la serata che ci apprestiamo a trascorrere nel cuore di Dubai. La navetta gratuita lascia noi a altri ospiti a uno degli ingressi del Dubai Mall, il più grande centro commerciale del mondo. Al suo interno oltre ai negozi, i fast food e i ristoranti capaci di accontentare qualsiasi palato, vi sono attrazioni per tutte le età che però scopriremo più tardi. Ora siamo impazienti di ammirare il simbolo degli EAU, emblema del progresso, dell’ingegno dell’uomo e della cooperazione internazionale, almeno idealmente dato che le condizioni di lavoro delle migliaia di operai impiegati per la costruzione non siano state delle migliori, con turni estenuanti e temperature al limite della sopportazione, paghe misere e pesanti pressioni psicologiche. Noi visitatori purtroppo ce ne dimentichiamo, per lasciarci conquistare dagli 829 metri di altezza alla guglia dell’incredibile Burj Khalifa, torre del califfo, il grattacielo più alto del mondo inaugurato nel 2010 dopo soli sei anni di cantieri. Di proprietà della Emaar Properties, una delle maggiori società immobiliari a livello mondiale, è frutto della volontà e dei finanziamenti raccolti dallo sceicco Zayed bin Sultan Al Nahyan, fondatore degli EAU.
La sua base si ispira alla forma del fiore di Hymemocallis, con un nucleo centrale da cui si diramano i petali, in tal caso tre sezioni, un’idea davvero geniale dell’architetto Adrian Smith, lo stesso che ha firmato il progetto per la Jeddah Tower in Arabia Saudita e che una volta ultimata frantumerà il record di altezza del Burj Khalifa. Previo l’acquisto di biglietti eccessivamente costosi è possibile salire ai due ponti di osservazione al 124° e 125° piano, e più su ancora fino ai 585 metri corrispondenti ai piani 152,153 e 154 in cui si disloca l’esclusivo The Lounge per sorseggiare un drink nel bar più alto al mondo. Essendo già saliti su altri grattacieli di New York e Chicago dalle vedute molto suggestive ed avendo, Il Burj Khalifa, un prezzo elevato decidiamo di non accedervi. Pure perché la bellezza dell’edificio sta nell’ammirare dall’esterno l’incastro dei 26000 pannelli di alluminio e vetro di cui si compone la superficie.
Il fascino maggiore lo raggiunge di notte quando le luci scintillano su di esso e i fasci laser s’intrecciano agli incredibili giochi di luce ed acqua delle Dubai Fountain. Ogni sera dalle 18 alle 23 a intervalli variabili le fontane danzano al suono di musica, dalle liriche di Pavarotti e Bocelli alla voce potente di Whitney Houston, dalle melodie orientali ai brani contemporanei. Non vi sono parole per descrivere il coinvolgimento provato durante le esibizioni. Coinvolgono, commuovono e rendono euforici allo stesso tempo, esaltano la bellezza dello spazio adagiato ai piedi del Burj circondato dal basso complesso del Souk, da edifici avveniristici e palazzi residenziali, dalla Dubai Opera con la sua forma di una nave in vetro, da piazze e un ampio prato. Quest’ultimo è il luogo ideale per godersi lo spettacolo perché trovandosi in una posizione decentrata non è preso di mira dalle persone e la visuale è perfetta. Perderete il senso del tempo e concluso uno spettacolo attenderete con impazienza quello successivo, rimanendone sempre più ammaliati.
Giovedì 9 marzo – Le attrazioni più belle di Dubai
Al mattina usufruiamo della navetta gratuita per raggiungere Kite Beach, una spiaggia libera collegata senza barriere al resto del litorale simile a quello infinito della California. Una striscia continua e larga di sabbia finissima color oro che si insinua in un mare dai fondali bassi e le acque limpide, certo non tropicali ma capaci di far scordare la prossimità della metropoli. Esploriamo il lungo mare, sul quale si affacciano villette private, grazie a una frizzante passeggiata mattutina, percependo subito le diversità rispetto a quello di Abu Dhabi. Non vi sono grandi aiuole, parchi giochi, né piante in grado di proteggere dal sole, noleggiare una bici a quattro posti è impossibile, esistono soltanto stazioni di bikes e monopattini elettrici per cui è necessario attivare una tessera. Di certo risulta molto meno adatto alle famiglie e più rivolto ai giovani che lo raggiungano dopo nottate di festa o ai lavoratori in cerca di relax a fine lavoro. In certe aree è possibile affittare sdraio e ombrelloni tuttavia noi, rimanendovi solo fino al primo pomeriggio tra raccolte di conchiglie e scorribande in acqua, non ne abbiamo avuto bisogno.
Rientriamo con l’autobus in hotel per riposarci un poco prima di trascorrere la nostra ultima serata negli Emirati Arabi Uniti. La meta è la stessa del giorno prima, Dubai downtown, ma stavolta dedichiamo del tempo ai diversi piani del Dubai Mall, un labirinto di corridoi e scale mobili tra cui si può incappare in una grande cascata con statue di uomini che sembrano tuffarsi nell’aria o nella pista di pattinaggio (la nota pista da sci si trova invece nel secondo centro commerciale cittadino, il Mall of the Emirates). Non spaventatevi se all’improvviso compariranno degli squali, sarete al cospetto del grande acquario le cui vasche principali affacciano proprio sulle gallerie dello shopping al fine di creare quell’effetto wow sul visitatore. Proprio grazie a questa scelta architettonica non vale la pena acquistare il costoso biglietto d’ingresso: lo spettacolo del mondo sottomarino è già visibile gratuitamente.
Ci sono pure un parco divertimenti per bambini, il Kidzania (pure quello molto caro rispetto all’offerta, ma purtroppo i servizi di svago a Dubai hanno in generale prezzi salatissimi), e uno per ragazzi/adulti con tanto di montagne russe al coperto e labirinto degli specchi. Ovviamente la varietà di negozi per ogni genere e marca è vastissima, a tal proposito se viaggiate con figli piccoli consiglio di entrare al negozio di giocattoli Hamleys nel quale è possibile provare gratuitamente molti giocattoli.
Anche l’offerta culinaria è vastissima e noi ci regaliamo una cena all’Hurricane’s Grill, accomodati ai tavoli esterni con vista sullo spettacolo delle fontane. Contrariamente a quanto si possa pensare il costo dei piatti non è per nulla esorbitante e le porzione sono molto abbondanti. Hanno un kids menù vario, i secondi di carne rappresentano la proposta principale del ristorante ma vi sono pure piatti di pesce e primi gustosi come gli spaghetti al sugo con polpette provati da noi, assieme alle costolette di agnello e al classico fish & chips per Leonardo. I cocktail analcolici alla frutta sono deliziosi e così anche i dolci, e il piacere di cenare è esaltato dal fatto di ascoltare le musiche e di assistere alle danze acquatiche della Dubai Fountain.
Questa serata ce la ricorderemo per il resto della vita.
Venerdì 10 marzo – Ritorno ad Abu Dhabi
Dopo un risveglio lento e una lunga colazione ci concediamo un po’ di relax tra sdraio e piscina prima di salire su un taxi con destinazione la Grande Moschea dello sceicco Zayed ad Abu Dhabi. In serata dovremo infatti partire dall’aeroporto di Abu Dhabi che si trova a soli una ventina di chilometri dall’edificio di culto più grande e famoso di tutti gli EAU.
L’ingresso è gratuito ma vincolato alla prenotazione online da inoltrare direttamente sul sito internet della moschea, indicando giorno e fascia oraria. Il dress code da osservare soprattutto per le donne è abbastanza rigido, per noi braccia e gambe coperte da vestiti non attillati e velo sul capo. Se non si dispone di un tale abbigliamento è possibile acquistare una sorta di lunga tunica, l’abaya, nelle botteghe adiacenti all’entrata. Non so se è consentito noleggiarla o sia fornita gratuitamente.
La Moschea è aperta dal sabato al giovedì dalle 9 del mattino alle 10 di sera, mentre il venerdì per via della preghiera, chiude a mezzogiorno per riaprire alle 3 del pomeriggio. Per giungere all’ingresso dove si viene sottoposti ai controlli di sicurezza e alla verifica degli accessi, si scende su delle scale mobili protette da una cupola di vetro a un lungo corridoio sotterraneo che somiglia a un centro commerciale, con tanto di sala giochi per bambini, ristoranti, fast food e negozi di souvenir. Un camminamento coperto seguito da una seconda scala mobile, stavolta in salita, consente di riemergere alla luce del sole proprio al cospetto del candore accecante dei marmi dell’enorme tempio islamico.
A volerlo erigere fu sempre lo sceicco Zayed, un uomo visionario e al contempo lungimirante che ingaggiò professionisti provenienti da diverse parti del mondo a simboleggiare l’unione delle culture e la possibilità concreta di vivere in armonia. Il complesso è di una bellezza e di una leggiadria rare, file di colonne squisitamente decorate supportano archi che si riflettono negli specchi d’acqua creando un effetto scenico incredibile, protette da 82 cupole sopra cui svettano i 4 minareti alti 106 metri. All’interno sono custoditi magnifici lampadari Swarovski placcati d’oro, mosaici, disegni floreali, decorazioni, orologi creati nel Regno Unito a forma di fiore con al centro l’indicazione della data secondo il calendario islamico e quello occidentale, e per ciascun petalo gli orari della preghiera. Vi è persino il tappeto intrecciato dal 1300 artigiano iraniani per la sala della preghiera più grande del mondo.
Rimaniamo estasiati e siamo grati di trovarci al cospetto di una tale bellezza simbolo d’integrazione.
Un volo di quasi sette ore riporta a malincuore me, mio marito e Leonardo in Italia, a Roma, e un taxi dal costo estremamente elevato rispetto agli standard degli Emirati ci conduce al vicino B&B hotel Roma Fiumicino Aeroporto Fiera 1. Il prezzo contenuto della struttura rispecchia la posizione distante dal centro della Capitale, il minimalismo e la condizione datata delle camere e soprattutto dei bagni. La struttura risulta adatta solo per alloggiarci una notte, come nel nostro caso giunti tra il venerdì e il sabato, e comoda per dormirci qualche ora.
Sabato 11 marzo – Rientro a Roma e tour della città
Nonostante l’impatto negativo, il risveglio al B&B risulta piacevole grazie alla colazione varia e abbondante servita nella sala colazione al primo piano molto luminosa. Poi con un treno raggiungiamo in venti minuti la stazione di Roma Ostiense e da lì con la metro Roma Termini, dove lasciamo gli zaini nel punto di deposito bagagli vicino al Mercato Centrale.
Quindi con la metro rossa, direzione Battistini, fermata Ottaviano, sbuchiamo in prossimità della Città del Vaticano. L’esperienza tra metropolitane e stazioni dei treni è orribile, resa ancora più drammatica dal contrasto con la perfezione degli Emirati Arabi Uniti. Sporcizia ovunque, lavori in corso che probabilmente non si concluderanno mai, scale mobili fuori servizio, vagabondi nascosti sotto montagne di coperte, zingari che gironzolano indisturbati, la percezione di pericolo è alta. Possibile che non si riesca a fare nulla? Eppure nei pressi dei ‘Palazzi del potere’ vigono un ordine e una sicurezza assoluti. In quale paese civile i cittadini sono costretti a vivere una realtà così decadente mentre chi governa si trova così distante da un tale contesto? E com’è possibile che si lascino dormire e vivere per strada delle persone in una Capitale visitata da milioni di turisti e ospitante la Santa Sede? Scusate la parentesi polemica ma se ve la esprimo è perché la situazione mi ha enormemente colpito e dal 2013, anno della nostra ultima visita, è nettamente peggiorata.
Torniamo alla casa del Papa dove centinaia di fedeli si mettono in fila per ore per entrare nella meravigliosa Basilica di San Pietro. Avendola già visitata e non volendo rendere troppo pesante questo primo incontro a Leonardo, ci limitiamo a osservala dall’esterno, mostrandogli le nostre fotografie delle navate e delle cupole interne.
Continuiamo la passeggiata all’aria aperta sul lungo Tevere, nel tepore di una giornata dal sapore primaverile, perché la bellezza di Roma sta nel fatto di essere un museo a cielo aperto, gratuito e accessibile a chiunque, bastano voglia di camminare e curiosità. Ammiriamo le linee tondeggianti di Castel Sant’Angelo, l’imponenza del palazzo della Corte di Cassazione, la facciata in stile gotico della chiesa del Sacro Cuore del Suffragio. Poi attraversiamo Ponte Cavour per proseguire sulla riva opposta del Tevere e giungere ancora in Piazza del Popolo e da qui salire ai Giardini di Villa Borghese per trascorrere il tempo che ci resta tra prati, viali e specchi d’acqua.
A pomeriggio inoltrato, e sempre camminando, torniamo in Stazione Termini per salire sul treno veloce Italo che ci riporterà a Milano Centrale, e concludere così questa vacanza tra storia e modernità. Sospesi tra Roma, Abu Dhabi e Dubai, abbiamo visto luoghi estremamente diversi tra loro, sperimentato realtà di vita agli antipodi, climi, cucine, usanze, religioni differenti. Eppure tutto questo è il mondo in cui viviamo e, per adesso, è il solo che abbiamo. Viviamoci nel meglio delle nostre possibilità, lasciando un’impronta positiva che verrà ricordata dalle generazioni future.