Norvegia, una terra nata sotto il segno dei trolls

Da nord a sud, tutta la Norvegia, escluso Capo Nord
Scritto da: LucaGiramondo
norvegia, una terra nata sotto il segno dei trolls
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Nata sotto il segno dei trolls (by Luca, Sabrina e Leonardo)

Venerdì 12 Agosto. Bologna – Parigi – Oslo

Eccoci, finalmente, alle tanto desiderate vacanze estive. E con queste faremo, se Dio vuole, un ulteriore passo verso la totale libertà dal Covid. Allungheremo infatti ancora un po’ il raggio di azione, pur rimanendo in Europa, e andremo in Norvegia, una vasta nazione, dalle caratteristiche decisamente nordiche, che si estende, fin oltre il Circolo Polare Artico, per ben tredici meridiani (dal settantunesimo al cinquantottesimo) e lo faremo in un periodo dell’anno dove, purtroppo, non sarà più possibile assistere al cosiddetto “sole di mezzanotte”, ma confidiamo comunque nella buona sorte per godere degli scenari naturali per cui il paese va famoso. La sveglia suona quando, a casa nostra, il sole non è ancora sorto, in questa giornata di metà agosto. Facciamo così colazione e, sistemate le ultime cose, alle 6:25 prendiamo il via, in auto, con tutti i bagagli e un quarto d’ora più tardi entriamo in autostrada a Faenza diretti a nord. Così facendo alle 7:10 giungiamo a Bologna e al Bravo Parking, nel quale lasceremo l’auto in deposito per l’intera durata della vacanza. Da lì, poi, una navetta ci accompagna all’Aeroporto Marconi, dove imbarchiamo subito le nostre due valigie da stiva, con la speranza che arrivino a destinazione, visto il recente caos post-covid negli aeroporti di tutta Europa.

Passiamo i controlli di sicurezza e poi ci mettiamo in attesa del volo AF 1229. Attesa che si prolunga ben oltre le previsioni, tanto che l’Airbus A320 di Air France stacca da terra, diretto a Parigi, alle 11:20, con oltre un’ora e mezzo di ritardo. Per fortuna però non avevamo tempi stretti sul successivo volo, dalla capitale francese ad Oslo, altrimenti avremmo rischiato di perderlo. Atterriamo allo Charles De Gaulle dopo qualche lieve sobbalzo dovuto ad alcune turbolenze alle 12:46 e, sbarcati al Terminal 2F non dobbiamo brigare tanto, perché dovremo ripartire dallo stesso e in breve giungiamo di fronte alla porta giusta. In questo modo ci rimane anche il tempo per un veloce pranzo. Puntualissimi, questa volta, saliamo sull’Airbus A321 di Air France, che, identificato come volo AF 1774, non prende quota all’orario previsto, bensì con circa trenta minuti di ritardo per dare tempo, ci dicono, di caricare tutti i bagagli. Fra i quali anche i nostri, speriamo! Il viaggio per i cieli questa volta procede bene e senza sobbalzi, così alle 16:58 locali (stesso fuso orario italiano) atterriamo nell’aeroporto internazionale di Oslo Gardermoen. Ritiriamo, fortunatamente, le nostre due valigie e poi, con tutti i bagagli, ci rechiamo alla vicina stazione dei treni, dove saliamo sul primo convoglio diretto verso il centro di Oslo. Giungiamo a destinazione intorno alle 18:30 e una volta all’aria aperta ci rendiamo conto che, nonostante la latitudine, si sta benissimo anche in maglietta, così a piedi e in tutta tranquillità, ci rechiamo, a poche centinaia di metri di distanza dalla stazione di Oslo S, al Comfort Hotel Børsparken, che ci ospiterà per le prossime due notti.

Sistemiamo le nostre cose e poi usciamo a fare una passeggiata nella zona pedonale della capitale, anche alla ricerca di qualcosa da mangiare per cena. Costa tutto una follia e alla fine ci accontentiamo di un kebab (seppur anche questo ad un prezzo esorbitante), poi torniamo in camera a riposare, al termine di una giornata decisamente stressante.

Sabato 13 Agosto. Oslo

Giornata completamente dedicata alla capitale, unica vera e propria metropoli dello stato, con oltre un milione e mezzo di abitanti. Quando però scosto le tende della stanza, notiamo un cielo non cupo, ma decisamente nuvoloso e rimaniamo sorpresi perché ci attendevamo, secondo previsioni, bel tempo. Pare comunque sia qualcosa di passeggero, che dovrebbe risolversi nell’arco di due-tre ore. Andiamo così a far colazione e poi, con calma, usciamo dall’hotel intorno alle 9:00. In questo modo ci rechiamo, prima di tutto, al punto di informazioni turistiche situato di fronte alla stazione centrale (Oslo S), dove si può acquistare l’Oslo Pass, una carta che dovrebbe darci parecchi vantaggi e risparmi nella visita alla città.

Subito dopo, visto e considerato che non aprirà nulla prima della 10:00 (beato ritmo nordico), ci incamminiamo per le vie del centro con l’intento di raggiungere il Det Kongelige Slott, palazzo ottocentesco che è la residenza ufficiale di re Harald V e della dinastia reale norvegese. Lì scattiamo le dovute foto degli esterni, mentre il sole comincia a far capolino fra le nuvole. Torniamo quindi sui nostri passi e andiamo a vedere lo Stortinget, edificio eretto nel 1866, tutto in mattoni gialli, che ospita il parlamento norvegese, e poi, a breve distanza, la Domkirke, cattedrale risalente alla fine del XVII secolo della quale, visto l’orario ormai congruo, possiamo esplorare anche gli interni.

Dall’importante edificio religioso ci spostiamo, subito dopo, fin sulle sponde del fiordo della capitale dove, su di una piccola altura, si trova l’Akershus Slott, un bel castello medioevale, ristrutturato nel XVII secolo dal re Cristiano IV, che fra i suoi intriganti ambienti comprende anche la Cappella Reale, dove sono sepolti i re Håkon VII e Olav V. Usciti dal maniero, con il cielo finalmente limpido ed il sole a dominare la scena, saliamo sul tram numero 12, che in poche fermate ed una manciata di minuti ci fa scendere proprio di fronte al monumentale cancello di Vigelandsparken, polmone verde della capitale, nonché una delle principali mete turistiche norvegesi. Il parco ospita infatti una straordinaria collezione di opere di Gustav Vigeland, il più amato fra gli artisti nazionali. 212 sculture in granito e in bronzo disseminate ai piedi e alla sommità di una verde collina, che raggiungono l’apoteosi attorno al cosiddetto obelisco, dove un groviglio di corpi in movimento raffigurano, secondo l’artista, il ciclo della vita, anche se il gruppo scultoreo più famoso, il Sinnataggen (piccolo infuriato), che ritrae un bambino dall’aria decisamente arrabbiata, si trova più in basso e in posizione decisamente più defilata. Tutte le opere sono davvero belle e creano colpi d’occhio di eccezionale valore artistico e scenografico, che ci impegnano per un buon lasso di tempo, tanto che all’interno del parco finiamo per pranzare con i nostri panini.

Usciti nel primo pomeriggio da Vigelandsparken, sempre con il tram numero 12, torniamo verso il centro di Oslo fino al suo porto turistico, mentre imperversa un caldo inatteso, che arriva a sfiorare addirittura i trenta gradi! Questa zona della città è dominata dalla sagoma del Rådhus, il moderno municipio della capitale, realizzato tutto in mattoni rossi e in stile funzionalista nel 1950. Al suo interno andiamo a vedere il grandioso Rådhushallen, il salone centrale decorato con variopinti murales, che ogni 10 dicembre ospita la cerimonia di consegna del Premio Nobel per la Pace, mentre oggi ospita diverse coppie che sono andate lì a sposarsi. A breve distanza dal Rådhus c’è anche il Nobel Fredssenter, un piccolo museo che celebra il Nobel per la Pace, unico premio del suo genere assegnato in Norvegia, perché gli altri quattro (fisica, chimica, medicina e letteratura) vengono attribuiti in Svezia, paese natale di Alfred Nobel. Qui spicca, nella penombra di una stanza, il “Nobel Field”, dove ogni detentore del premio viene rappresentato in una targa celebrativa fissata ad un bulbo luminoso.

Nella stessa zona della città si trova anche il Nasjonal Museet, la nuovissima sede del Museo Nazionale, inaugurata non più di due mesi fa, che è la più ricca e rinomata collezione di belle arti di tutta la Norvegia. U must per gli appassionati del genere, che gli dedicherebbero diverse ore di attenzione, ma noi, comuni mortali, ci accontenteremo di osservare solo i dipinti più importanti. In particolare vediamo svariate opere di Edvard Munch (il più noto pittore norvegese), a cominciare dal celeberrimo Urlo, la cui icona è andata ben oltre i tradizionali schemi della rappresentazione artistica, essendo diventata anche uno degli emoji più diffusi sui social di tutto il mondo. Accanto al paranoico dipinto di Munch ne vediamo però altri di importati: Van Gogh, Gauguin, Monet, Renoir e Manet, il tutto prima di uscire nuovamente all’aria aperta per proseguire nell’esplorazione di Oslo.

Dal molo del porto turistico, antistante il museo, saliamo così sul traghetto B9, che in pochi minuti ci porta sulla vicina penisola di Bygdøy, dove si trovano alcune interessanti esposizioni riguardanti la storia e la cultura norvegese. Prima di tutto vediamo il Frammuseet, museo dedicato alla nave polare Fram, considerata nel 1892 l’imbarcazione più resistente al mondo, utilizzata nel 1910 anche dal grande esploratore norvegese Ronald Amundsen, che per primo raggiunse il Polo Sud. La nave, collocata al centro dell’esposizione, si può visitare in ogni suo piccolo meandro, sbirciando anche nelle anguste cabine dell’equipaggio e immaginando la vita di mare, fra i ghiacci dei poli terrestri. Proprio di fronte al Frammuseet si trova il Kon-Tiki Museet, dedicato ad un altro navigatore norvegese: Thor Heyerdhal, che con la zattera di tronchi di balsa, chiamata Kon-Tiki e fulcro di questa mostra di cimeli, nel 1947 solcò l’Oceano Pacifico, dal Perù alla Polinesia. Qui si trova anche l’imbarcazione Ra II, fatta di canne di totora, con la quale lo stesso pioniere del mare attraversò l’Atlantico nel 1970. Il tutto per dimostrare la possibile migrazione di popoli e culture attraverso gli oceani. È invece chiuso per restauri, fino al 2026, il vicino museo delle navi vichinghe, il Vikingskipshuset, allora concludiamo le visite odierne con il Norsk Folkemuseum, il più grande museo norvegese all’aperto, composto da edifici storici del XVII e XVIII secolo reperiti da tutto il paese, che raggiungiamo in pochi minuti con l’autobus. Dobbiamo però fare tutto un po’ in fretta, perché il luogo chiude i battenti alle 17:00 e in extremis riusciamo a vedere il pezzo più pregiato della collezione, una bella stavkirke (chiesa in legno) risalente al XIII secolo, restaurata nell’Ottocento e qui trasferita dalle regioni sud-occidentali della penisola scandinava.

Appena usciti del Folkemuseum prendiamo l’autobus numero 30 che, già prima delle 18:00, ci riporta in centro città, nei pressi del nostro hotel. Possiamo così salire in camera per un po’ di riposo ed una doccia, prima di ridiscendere in strada per affrontare ancora una volta i folli prezzi della ristorazione norvegese (speriamo solo ad Oslo così alti) e questa volta ce la caviamo da Carmel Grill, dove si mangia pizza e kebab. Subito dopo rientriamo a sistemare già le valigie, perché domani torneremo a volare, questa volta però verso l’estremo nord della Norvegia.

Domenica 14 Agosto. Oslo – Tromsø

Ci concediamo una sveglia con grande calma in questa giornata imperniata più che altro sul trasferimento in aereo, che però avrà luogo solo nel pomeriggio, così per la mattinata abbiamo messo in programma un paio di residui punti di interesse dislocati nella capitale. Per prima cosa vogliamo vedere il Den Norske Operahuset, il modernissimo teatro dell’opera, inaugurato nel 2008, che è una delle più emblematiche e futuristiche costruzioni di tutta la Scandinavia. La sua architettura, che evoca la sagoma di un iceberg, con i suoi tetti inclinati, permette di salirvi in cima senza l’utilizzo di scale. Ma non oggi, perché si affaccia sullo specchio d’acqua del porto ed ospita un grande evento internazionale di tuffi, sponsorizzato da Red Bull. Ci accontentiamo allora di fotografarlo solo da lontano, prima di avviarci verso il vicino Munch Museum, che apre i battenti solo dopo le 10:00 del mattino.

Inaugurato nel 2021, il nuovo Munch Museum è ospitato in un ambizioso ed alto edificio moderno che, in qualche modo, ha ridisegnato lo skyline della capitale. Al suo interno possiamo così ammirare tantissime opere del famoso artista norvegese (e anche di altri), fra le quali tre versioni del celeberrimo Urlo, anche se purtroppo due risultano assenti (prestate probabilmente a qualche mostra) e ci resta solo quella in versione monocromatica (gli Urli di Munch sono quattro e il più noto è quello visto ieri al Museo Nazionale). La visita si rivela comunque molto interessante, impreziosita anche dal vasto panorama sulla città che si gode dai piani superiori. Usciti dal museo, quasi a mezzogiorno, passiamo a far spesa e poi andiamo a fare check-out dall’hotel. Con le nostre valigie al seguito pranziamo quindi, al caldo di una splendida giornata estiva, in un piccolo parco nei pressi della stazione centrale e lì attendiamo l’ora giusta per salire sul convoglio che ci porterà all’aeroporto.

Poco prima delle 14:00 lasciamo così la capitale per mezzo del treno regionale L12 e venti minuti più tardi giungiamo a destinazione nella sala delle partenze dell’Oslo Gardermoen Airport. Imbarchiamo le valigie e, oltrepassato il metal-detector, ci mettiamo in attesa del volo DY 384 … Così, in perfetto orario, saliamo a bordo del Boeing 737 della Norvegian Air, che alle 17:35 prende quota con destinazione Tromsø, il punto più settentrionale nel nostro itinerario. (Rinunceremo infatti a giungere fino a Capo Nord: una meta più che altro simbolica, che richiederebbe un paio di giorni di viaggio, a discapito di luoghi, per noi, decisamente più interessanti). Sopra ad un immenso mare di nuvole andiamo, per la prima volta nella nostra vita, oltre il Circolo Polare Artico (solo sfiorato qualche anno fa in Islanda) e alle 19:04 atterriamo nell’Aeroporto Internazionale di Tromsø.

Appena usciti all’aria aperta notiamo la differenza di temperatura rispetto ad Oslo: ci sono infatti solo undici gradi, niente di anomalo comunque. Subito dopo ritiriamo sani e salvi tutti i bagagli e poi ci rechiamo al banco della Hertz a ritirare l’auto a noleggio prenotata fin da casa. Ci consegnano così una Toyota Corolla rossa e con quella partiamo, in pratica, alla scoperta della Norvegia. Prima di andare in hotel, nonostante l’ora un po’ tarda, passiamo a fotografare, oltre il Bruvegen Bridge, nella periferia orientale della città, la Ishavskatedralen, la moderna Cattedrale Artica, simbolo della regione, eretta nel 1965, che ovviamente è già chiusa, ma risulta comunque suggestiva, grazie al suo inconfondibile e irto profilo, che si staglia sull’azzurro dell’odierno cielo nordico.

Andiamo quindi in direzione del centro, all’Hotel Scandic Grand Tromsø, che ci ospiterà per questa prima “notte artica”, e, senza perder tempo, lasciamo i bagagli in camera per uscire subito a cena, perché son quali le 21:00, tardissimo per gli standard locali! Ci sfamiamo così con pizza e hamburger in un modesto locale nei paraggi e poi ci ritiriamo nei nostri appartamenti a riposare, perché domani partiremo abbastanza presto, anche se, già passate le 11:00 di sera, ben oltre il sessantanovesimo parallelo nord, il cielo è ancora chiaro e non sembra certo l’ora di coricarsi …

Lunedì 15 Agosto. Tromsø – Skaland

Inizia per noi di buon ora questo Ferragosto scandinavo, infatti ancor prima delle 6:00 suona la sveglia. Scosto così le tende e noto il sole, già sorto ormai da due ore, che brilla alto in cielo. Andiamo a far colazione e poco dopo le 7:00 partiamo da Tromsø, verso ovest, dando il via al tanto atteso tour on the road. Il cielo è velato e ogni tanto lascia filtrare qualche timido raggio di sole, mentre il termometro segna, ancora, undici gradi. Dopo circa un’ora di strada, fra verdi colline e scorci di mare lungo il nostro primo vero fiordo norvegese, giungiamo nella località di Brensholmen, da dove, alle 8:45, parte il traghetto per la dirimpettaia Isola di Senja, la seconda per dimensioni del paese, che ospita però meno di ottomila abitanti e dovrebbe offrire splendidi paesaggi naturali, a livello delle più famose Lofoten, che visiteremo fra qualche giorno.

Giungiamo all’imbarco con un buon anticipo, così da essere sicuri di salire a bordo, perché il successivo traghetto ci sarà solo dopo due ore. Dobbiamo così pazientare un po’, ma poi, in perfetto orario, salpiamo e trascorsi 45 minuti di navigazione approdiamo, lungo la frastagliata costa nord-orientale dell’isola, nel piccolo agglomerato di Botnhamn. Appena sbarcati prendiamo a seguire la litoranea per poi deviare quasi subito lungo la stretta strada Fv 277, che va in direzione di uno dei fiordi settentrionali di Senja, dove si trova il caratteristico paesino di Husøy, con il cielo che nel frattempo si è completamente ripulito dalle nuvole.

In breve giungiamo al villaggio, il cui pugno di case risulta particolarmente intrigante per l’originale posizione: su di un isolotto, a poca distanza dalla costa e raggiungibile per mezzo di un sottile nastro d’asfalto. Ritornati sui nostri passi successivamente riguadagniamo la principale strada costiera di Senja, che percorriamo per un buon tratto, fino a deviare nuovamente sulla destra, questa volta per la località di Fjordgård, che si raggiunge per mezzo di un paio di angusti tunnel. Proprio da Fjordgård siamo intenzionati a seguire il primo trekking di questo viaggio, l’Hesten Trail Head, che in circa quattro chilometri (andata e ritorno), porta a vedere il picco di Segla, l’asperità più famosa dell’isola. Dal villaggio il sentiero, in parte fangoso, prende a salire a tratti anche con forti pendenze, mentre il sole pieno fa salire inaspettatamente la temperatura, rendendo il percorso, per noi escursionisti non troppo allenati, piuttosto faticoso. Giunti in vetta, allietati da mirabili panorami, il cielo però, purtroppo, si vela di nuvole e ci rovina un po’ la festa della spettacolare vista di Segla, un titanico monolite di roccia che si erge impetuoso sullo sfondo dei fiordi circostanti, affiancato dalle vertiginose scogliere dell’attiguo picco di Hesten. Sul posto pranziamo con i nostri panini e poi ci soffermiamo, per goderci quanto più possibile il luogo. Salgo anche quasi in cima ad Hesten per assaporare ancor di più la vastità del paesaggio, con Segla sempre al centro della scena, ma le dispettose velature non si dissolvono proprio, almeno fino a quando non facciamo ritorno, stanchissimi ma soddisfatti, a Fjordgård.

Ora, a pomeriggio ormai inoltrato, vorremmo continuare in auto il periplo dell’isola in senso antiorario, ma riconquistata la strada principale appuriamo che questa, poco più avanti, è chiusa per lavori. Allora non ci resta che risolvere il problema girando in senso opposto, col risultato però di allungare il tragitto di almeno settanta chilometri. Così facendo passiamo anche dal punto panoramico di Bergsbotn, una piattaforma lunga 44 metri che si protende dall’alto di un passo montano sul sottostante Bergsfjord, con belle viste, grazie anche alle ottime condizioni meteo (un’attrazione che però avremmo dovuto vedere domani mattina) e proseguendo ci ricolleghiamo all’odierno itinerario, per far tappa al belvedere di Tungeneset. Da un parcheggio in fregio alla litoranea una passerella in legno porta ad esplorare uno splendido tratto di costa, caratterizzato dalla bellissima vista sulle cime aguzze del monte Oksen, che si trova sull’altra sponda dell’Ersfjord e si specchia in alcune pozze dislocate fra gli scogli … mentre fa incredibilmente caldo, con la temperatura che supera tranquillamente i venti gradi! Riconquistata l’auto, dopo una piacevole passeggiata, arriviamo anche alla bianca Ersfjordstranda, la spiaggia situata in fondo al fiordo. Qui facciamo dietrofront e quindi rotta sul paese di Skaland, dove prendiamo alloggio allo Skagi Senja Hotel & Lodge, una semplice ma curata struttura nella quale consumiamo anche una buona cena a base di prodotti locali. Poco più tardi, infine, dalla finestra della nostra stanza, vediamo il tramonto sul dirimpettaio Bergsfjorden, concludendo una splendida giornata, imperniata soprattutto sul magnifico trekking che porta a vedere Segla, un’esperienza che da sola vale il viaggio a Senja.

Martedì 16 Agosto. Skaland – Svolvær

Quando ci svegliamo nella remota località di Skaland c’è un timido sole e fa ancora piuttosto caldo, ma le previsioni per la giornata non sono ottimali. Alla ripresa delle ostilità con l’asfalto ripassiamo dal punto panoramico di Bergsbotn, che così possiamo osservare anche con una luce diversa, ma le condizioni erano sicuramente meglio ieri pomeriggio. Proseguendo arriviamo quindi nel villaggio di Gryllefjord, dal cui porto ci imbarcheremo sul traghetto con il quale ci lasceremo alle spalle la splendida Isola di Senja, ingiustamente tralasciata dai più classici itinerari norvegesi.

Giungiamo in prossimità dell’imbarco poco dopo le 9:30, in larghissimo anticipo rispetto al ferry boat delle 11:00, ma non siamo affatto i primi, infatti, come noi, tanti altri viaggiatori non vogliono correre il rischio di rimanere a terra, perché il prossimo ci sarà solo alle tre del pomeriggio. Nella lunga attesa il cielo si ripulisce quasi completamente dalle nuvole ed esce fuori prepotentemente il sole, a riscaldare l’aria e ad illuminare le sponde del Gryllefjord, che offre accattivanti scorci.

Più tardi, saliti finalmente sul traghetto, salpiamo in perfetto orario, con la prua rivolta all’Isola di Andøya, la più settentrionale dell’arcipelago delle Versterålen, un gruppo di cinque isole, più tante altre minori, posto poco più a nord delle più famose Lofoten. Durante la prima parte dell’attraversata il caldo (poco più di venti gradi) risulta davvero innaturale per la latitudine, così rimaniamo a scrutare il mare sul ponte, in maglietta, con la speranza di avvistare una balena, nel tratto di mare con maggiori probabilità di tutta la Scandinavia, anche se sembra di essere nel Mediterraneo … Lungo il tragitto però il cielo si incupisce rapidamente e poco oltre metà percorso siamo costretti a riparare all’interno della nave.

Dopo un’ora e mezza abbondante di navigazione, senza purtroppo aver avvistato i cetacei, sbarchiamo nella cittadina di Andenes, in un’altra stagione, con il cielo grigio ed una fitta pioggerellina. Ciò nonostante ci rechiamo, prima di tutto, a vedere il rosso Andenes Fyrtårn, lo storico faro che, risalente al 1859, caratterizza questo tratto di costa e poi, dopo una veloce spesa per acquistare la cena che questa sera consumeremo nel nostro chalet dotato di cucina, ci avviamo per la strada che corre lungo il lato occidentale dell’isola, annoverata fra le Scenic Routes della Norvegia. Così facendo ci fermiamo a pranzare, dopo un breve tratto, nel parcheggio presso il punto panoramico di Kleivodden, che però, immerso nell’attuale grigiore, di panoramico ha ben poco.

Tutta l’Isola di Andøya la percorriamo poi, purtroppo, nelle medesime condizioni e anche la roccia di Bukkekjerka, un antico sito sacrificale del popolo Sami, non risalta a dovere, sullo sfondo di un cielo troppo cupo. Lasciamo Andøya per mezzo di un ardito ponte e poi scorriamo buona parte delle Vesterålen sotto ad una pioggia a tratti battente, fino ad attraversare, ormai a metà pomeriggio, l’ennesimo ponte, che ci porta sull’Isola di Austvågøya, la prima facente parte dell’arcipelago delle Lofoten, mentre per fortuna smette di piovere ed il sole fa anche capolino fra le nuvole. In questo modo possiamo goderci una bella vista sullo splendido Austnesfjord, prima da un’apposita piattaforma panoramica e poi lungo la strada che conduce a Svolvær, cittadina nella quale passeremo la notte, che conta poco più di quattromila abitanti ed è il capoluogo delle Isole Lofoten.

Giunti a destinazione, secondo programmi, dovremmo percorrere ancora un trekking, della durata di 2/3 ore, in partenza proprio dal paese, ma si è fatto tardi, ben oltre le 18:00, così decidiamo di rinunciare, seppur a malincuore, al Djevelporten Trail per andare direttamente al Lofoten Feiresenter, una sorta di campeggio dove ci consegnano un caratteristico chalet vista lago e dove consumiamo la nostra cena casereccia, mettendo fine ad una giornata non troppo fortunata. Domani la tappa sarà interamente dedicata alle Isole Lofoten, una delle mete clou del viaggio, ed il meteo pare ci sarà avverso. Che peccato, speriamo solo si sbaglino!

Mercoledì 17 Agosto. Isole Lofoten e Hamnøy

Purtroppo le previsioni erano esatte. Quando ci svegliamo imperversa, infatti, una tempesta: pioggia fitta e vento teso. Inutile muoversi verso qualsiasi destinazione all’aperto. Rimaniamo così nel nostro chalet ad aspettare che la situazione si plachi almeno un po’. Intorno alle 10:30 decidiamo però di partire e, senza troppa fretta, cominciamo a spostarci lungo l’odierno itinerario, che giocoforza verrà abbondantemente ridimensionato. Andiamo ad ovest, per la strada E10, che attraversa tutto l’arcipelago, e dopo una ventina di chilometri svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per il villaggio di Henningsvær che, situato su di una serie di isolotti di poco al largo della costa, e raggiungibile per mezzo di due arditi ponticelli, si sviluppa intorno ad uno dei porti più caratteristici delle Lofoten.

Lasciamo il nostro mezzo in un parcheggio all’ingresso del paese e poi, sotto ad una leggera pioggerillina, andiamo alla scoperta del piccolo centro, caratterizzato da case in legno dai colori vivaci, che incorniciano la piccola marina. Ci rechiamo infine, in auto, sul fondo del porto per scattare una pittoresca foto d’insieme dell’insenatura, peccato (inutile sottolinearlo) per il meteo avverso! Subito dopo riprendiamo il viaggio, lungo la E10, verso occidente. Attraversiamo due ponti e così facendo approdiamo sull’Isola di Vestvågøy. Ci fermiamo a pranzare in un’area di sosta ai margini della carreggiata e nel primo pomeriggio arriviamo prima ad Haukland e poi ad Uttakleiv Beach, due delle più belle spiagge dell’arcipelago, dai riflessi cristallini, tipo Sardegna, se solo ci fosse il sole!

Qui avremmo dovuto affrontare anche un piccolo trekking, per fotografare la prima delle due spiagge dall’alto, una fatica oggi completamente inutile, ma almeno non piove più, così possiamo fare una breve passeggiata a toccare con mano la bianca sabbia delle due baie, ma breve, perché oggi fa davvero freddo, solo dieci gradi. Ripresa strada affrontiamo un tunnel sottomarino che ci porta sull’Isola di Flakstadøya e dopo una trentina di chilometri giungiamo, nella sua costa meridionale, presso il paese di Nusfjord. Collocato in uno splendido scenario naturale, sulle sponde di uno strettissimo fiordo, è considerato uno dei più incantevoli villaggi di pescatori della Norvegia settentrionale, tempestato di casette in legno, per lo più rosse: i cosiddetti rorbuer, le tipiche dimore dei lavoratori del mare del XIX secolo. Colorate di rosso perché, a suo tempo, era la tinta più economica (ocra e olio di fegato di merluzzo). Oggigiorno, restaurate, vengono soprattutto affittate ai numerosi turisti. Saliamo prima di tutto al punto panoramico posto poco sopra il parcheggio principale, per avere una vista complessiva del luogo, e poi esploriamo, senza fretta (vista la giornata uggiosa), il piccolo agglomerato, con l’intento di catturare gli scorci più suggestivi.

Alla fine, tutto sommato soddisfatti, torniamo a muoverci in auto, ancora lungo la strada E10, e più tardi conquistiamo anche la località di Flakstad, dove si trova la caratteristica chiesetta rossa, con annessa bella cupola a cipolla, chiamata semplicemente Flakstad Kirke, risalente al 1780 e ubicata a breve distanza dall’omonima bianca e vasta spiaggia. Poco più in là arriviamo anche a Ramberg Beach, della quale avevamo visto foto dall’aspetto quasi caraibico, completamente diverso da quello odierno!

A questo punto della giornata, con il sole che ogni tanto si intravvede fra una nuvola e l’altra, vogliamo attraversare pure i due intrepidi ponti che conducono alla parte più settentrionale dell’Isola di Moskenesøya, fino al punto da cui avremmo dovuto seguire un secondo trekking, quello che porta alla remota spiaggia di Kvalvika, per alcuni istanti siamo anche stati intenzionati ad intraprendere il trail, poi, osservate le più prossime previsioni meteo, abbiamo desistito definitivamente, facendo dietro-front per dirigerci verso la fine di una tappa non proprio fortunata. Scavalcato così l’ennesimo ponte sulla E10 guadagniamo nuovamente l’Isola di Moskenesøya e poco dopo le 19:00 giungiamo nei pressi della minuscola località di Hamnøy, alla struttura turistica di Eliassen Rorbuer, dove prendiamo alloggio proprio in un rosso e caratteristico rorbu, che sarebbe stato la ciliegina sulla torta di una bella giornata di sole, ma, a quanto pare, dovremo accontentarci della sola ciliegina, nella speranza che il domani sia migliore.

Giovedì 18 Agosto – Lofoten, Reine

Filtra finalmente la calda luce del sole dalle finestre, allora ci alziamo con sollecitudine e ritrovata energia. Poco più tardi lasciamo l’Eliassen Rorbuer, non prima di aver scattato qualche dovuta foto, e poi ci avviamo lungo il fantastico tratto di strada che va da Hamnøy al paese di Reine, saltando da un isolotto all’altro. Lungo il percorso ci fermiamo così più volte ad immortalare lo splendido paesaggio circostante, fatto di colorati edifici bagnati dal mare, con picchi aguzzi all’orizzonte, e in questo modo arriviamo fino al centro dell’abitato di Reine. Da lì proseguiamo poi seguendo la frastagliata costa verso occidente, fin dove termina la strada, nell’ultimo villaggio delle Lofoten, che si chiama semplicemente Å, come l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese.

Lasciamo l’auto in una vasta area di sosta posta alle spalle del paese e poi a piedi andiamo ad esplorarlo, godendo così delle sue splendide vedute, formate da colorati rorbuer dislocati sul fondo di incantevoli baie e poi grandi rastrelliere per l’essicazione del merluzzo, vuote vista la stagione ormai avanzata per questo tipo di pesca. Dedicato al luogo il giusto tempo torniamo quindi verso Reine. Parcheggiamo l’auto all’ingresso del paese e da lì partiamo per il Reinebringen Trail, il trekking più famoso di tutto l’arcipelago, infatti una processione di turisti (in gran parte anche italiani) si dirige verso la nostra stessa meta. È un’escursione tutto sommato breve: meno di tre chilometri, andata e ritorno, che però nel suo tratto più impegnativo (circa un chilometro) sale vertiginosamente un dislivello di 420 metri per mezzo di una lunga scalinata in pietra, terminata dagli sherpa tibetani un paio di anni fa. Pare infatti siano ben 870 i gradini da scalare! Ci armiamo allora di buona volontà e cominciamo l’ascesa, per renderci conto ben presto che la famigerata scalinata toglie letteralmente il fiato e a tratti impressiona per la pendenza. Tante persone arrancano lungo il percorso, i quadricipiti fremono per lo sforzo, ma non desistiamo e alla fine veniamo premiati con un eccezionale panorama su Reine, la sua idilliaca baia, i picchi circostanti e la sinuosa costa in lontananza. È difficile trovare le parole giuste per descrivere tanta prorompente bellezza. Ci soffermiamo a lungo in contemplazione e a fatica troviamo la voglia per affrontare lo stesso percorso in senso inverso. Una interminabile discesa, durante la quale, non convinto degli 870 gradini li conto e infatti arrivo a 1996, un numero ben diverso!

Sfiniti ma contenti riconquistiamo la nostra auto in anticipo sulla tabella di marcia, così ne approfittiamo per tornare fino alla spiaggia di Ramberg, vista ieri con le nuvole. Oggi è un po’ meglio, ma non eccezionale, visto che, nel frattempo, il cielo si è un po’ velato. A Ramberg divoriamo i nostri panini, quindi rientriamo spediti verso Reine. Superiamo il paese e poco dopo le 14:00 giungiamo nel porto di Moskenes, dal quale salperemo con il traghetto delle 14:45 (già da tempo prenotato) per la dirimpettaia costa della Norvegia continentale. In perfetto orario stacchiamo dal molo e salutiamo le Lofoten, che oggi ci hanno soddisfatto sotto tutti i punti di vista. In questo modo, dopo circa tre ore, alle 18:00 in punto, sbarchiamo nella città di Bodø e da lì, dopo una breve sosta per far spesa, ci spostiamo di una trentina di chilometri, poco più a sud, nella località di Saltstraumen, dove per la notte andiamo al Camp Saltstraumen-Elvegård. Giungiamo a destinazione in extremis, poco prima che chiuda la reception, giusto in tempo per farci consegnare come alloggio una enorme roulotte. Ci adattiamo così alla nuova situazione e ceniamo al suo interno, poi, più tardi, intorno alle 22:00, usciamo dal camp in auto, per un paio di chilometri, fino al ponte che scavalca il vicino fiordo.

Il posto è il migliore in Norvegia per osservare il maelstrom: un fenomeno, questa sera previsto nel suo picco alle 22:45, simile ad un gorgo, causato dalla marea, che entra (ed esce) con vigore in passaggi molto stretti. Lasciamo l’auto alla base del ponte e poi a piedi andiamo fino al suo centro, accompagnati da uno splendido tramonto, che incendia il cielo e colora tutte le nuvole, ma anche le acque del fiordo, agitate dal maelstrom. Così possiamo ammirare anche questo evento naturale, con il fluido che corre, sotto di noi, caratterizzato da una infinita serie di mulinelli… davvero intrigante! Intorno alle 22:30 facciamo poi ritorno al camp e ci ritiriamo dentro alla nostra roulotte a riposare, concludendo una di quelle giornate, senza ombra di dubbio, indimenticabili!

Venerdì 19 Agosto. Helgelandskysten Scenic Route

Ha inizio oggi una due giorni di sostanziale trasferimento, verso le regioni più meridionali della Norvegia, dove si trovano i suoi fiordi più famosi. Due giorni perché, invece di seguire una scorrevole ma molto più noiosa strada interna, lo faremo lungo la costa e la Helgelandskysten Scenic Route, il più lungo dei tracciati annoverati fra le migliori strade panoramiche del paese (con numerosi traghetti da affrontare), che dovrebbe offrire begli scorci, non all’altezza delle Lofoten, ma comunque interessanti. Una intrigante iniziativa se non fosse per il dispettoso meteo nordico, tornato, nel frattempo, prepotentemente alla ribalta, con tante nuvole a guastar la festa, infatti poco dopo la prematura partenza delle 7:00 (visti i tanti chilometri da percorrere) comincia a piovere.

Inutile quindi il primo stop previsto alla scenografica spiaggia di Storvika e piuttosto anonimo quello successivo al punto panoramico di Ureddplassen, un luogo anche commemorativo, con il piccolo monumento eretto in memoria di coloro che persero la vita nella Seconda Guerra Mondiale, quando il sottomarino Uredd colpì una mina proprio nelle acque antistanti. Un po’ meglio la situazione poco più avanti, nell’area di sosta di Braset, dove la pioggia concede la tregua necessaria ad intravvedere, sul lato opposto dell’Holandsfjord, l’Engenbreen, il ghiacciaio più basso dell’Europa continentale, con il fronte che si trova a soli cento metri dal livello del mare. Ripresa strada giungiamo all’imbarco del primo traghetto di giornata, quello che ci porta in soli dieci minuti da Forøy ad Ågskardet e dopo altri trenta chilometri al secondo, in partenza da Jektvik per Kilgoghavn, oltre un’ora di navigazione, durante la quale ci lasciamo alle spalle il Circolo Polare Artico, sempre però accompagnati da un odioso grigiore. Sbarcati, ormai a mezzogiorno, percorriamo un breve tratto di strada e ci fermiamo a pranzare nell’area di sosta di Hellåga, ma non ci dilunghiamo troppo, perché non piove, però soffia un fastidioso vento.

Rifocillati a dovere riprendiamo poi il nostro itinerario e dopo altri cinquanta grigi chilometri arriviamo anche al terzo traghetto della serie, quello che dalla località di Nesna porta in circa venti minuti a Levang. Da lì ci allunghiamo quindi fino a vedere l’ardito Helgeland Bridge, un ponte strallato costruito nel 1991 che attraversa il Leirfjorden, e poi decidiamo di variare i programmi, perché il cielo non è affatto intenzionato ad aprirsi. La nostra idea ora è quella di evitare gli ultimi due traghetti, seguendo una via più interna e più lunga in chilometri, ma molto più breve (circa due ore) in fatto di tempo.

Lungo il nuovo percorso veniamo così anche premiati con l’avvistamento di un bell’alce ai margini della carreggiata (quanto l’avevamo cercato in Canada, senza avere successo!) e quando finalmente giungiamo in vista della meta di giornata il cielo, quasi a volerci prendere in giro, si ripulisce quasi completamente, per cedere la scena ad un sole splendente. Prendiamo così alloggio a Toft, località vicina alla cittadina di Brønnøysund, nei nuovissimi rorbuer del Norsk Havbrukssenter e almeno, dalla grande finestra della nostra rossa casetta, ci godiamo un infuocato tramonto, rendendo meno amaro l’esito della giornata.

Sabato 20 Agosto – Verso Trondheim

Un’intera settimana di questa vacanza è già passata e all’alba del nuovo giorno si ripresentano le odiate nuvole. In teoria non sarebbe un grosso problema, perché in programma c’è la seconda tappa del lungo trasferimento verso il sud del paese, però in mattinata è prevista un’escursione a piedi e la presenza del sole sarebbe stata gradita. Guardiamo allora il bicchiere mezzo pieno: almeno non piove.

Intorno alle 8:30 lasciamo il nostro rorbu e ci spostiamo di una decina di chilometri verso sud, attraversando un paesaggio quasi lagunare, disseminato di tanti bassi isolotti tutti bassi, tranne uno, quello dominato dall’impetuosa montagna di Torghatten, un gigantesco masso di granito, alto 258 metri, letteralmente bucato al centro da una galleria naturale, che lo attraversa da una parte all’altra. Che sia il cappello pietrificato del re troll Sømna, lanciato per fermare la freccia scoccata dal troll Hestmannen verso la desiderata Lekamøya, o che sia il risultato di naturali eventi geologici erosivi durante l’era glaciale poco importa: quel buco con la montagna intorno pensiamo possa valere le nostre attenzioni.

Parcheggiamo l’auto e a piedi ci avviamo lungo il sentiero che porta al foro nella montagna. Una salita non difficile che in circa quaranta minuti ci porta all’imbocco del tunnel naturale, che mi aspettavo più piccolo, invece ha proporzioni grandiose: alto 35 metri, largo 20 e lungo 160, che un tempo affascinò anche diversi re norvegesi (Harald, Olav e Oscar), le cui firme sono scolpite nella roccia. Passiamo attraverso l’anfratto e poi, ammirato il cupo panorama odierno in direzione del mare, verso ovest, scendiamo sull’altro lato di Torghatten. Una discesa accidentata e forse più difficoltosa della salita, al termine della quale giungiamo in riva al mare, presso una fattoria, in un paesaggio bucolico, nel punto in cui si può fotografare la montagna con ben evidente il foro che l’attraversa. Tutto molto bello, anche senza sole! Subito dopo poi completiamo il semi-periplo della grande roccia e riguadagniamo l’auto, in meno di due ore complessive. Ora resta davvero solo il lungo trasferimento: oltre trecento chilometri di strada senza spunti di particolare interesse, inframmezzati da un solo traghetto, fino alla città di Trondheim.

Lungo il tragitto le condizioni meteo restano per lo più propense al grigio, con alcuni eventi piovosi, ma anche con qualche timido raggio di sole, ma nel complesso rimane un pomeriggio da non conservare fra i ricordi di questo viaggio. Intorno alle 18:30 arriviamo a Trondheim, prima storica capitale della Norvegia e oggi terza città del paese per dimensioni, e lì prendiamo alloggio ad Quality Hotel Augustin. Ci rassettiamo un poco e poi usciamo a cena nei paraggi al Ristorante Napoli, dove gustiamo un buon piatto di pasta, infine ci ritiriamo in camera a riposare, implorando per domani la clemenza di Giove Pluvio.

Domenica 21 Agosto. Trondheim e Ålesund

Oltre la finestra della nostra stanza splende il sole, quindi non c’è un minuto da perdere! Facciamo colazione, lasciamo i bagagli in hotel e usciamo quanto prima, a piedi, per una rapida visita della città di Trondheim, una delle più importanti, storicamente parlando, del paese. Prima di tutto, a brevissima distanza dalla nostra base, vediamo lo Stiftgården, il più grande palazzo in legno di tutta la Scandinavia che, costruito sul finire del XVIII secolo, attualmente è la residenza ufficiale della famiglia reale in città, poi, camminando fin sulle rive del fiume Nidelva, giungiamo al Gamle Bybro, il caratteristico ponte della città vecchia, risalente al 1861, dal quale si ha il più bel colpo d’occhio sulla sfilata di colorati magazzini che fiancheggiano il corso d’acqua.

Da qui guadagniamo quindi la sontuosa mole della bella Nidaros Domkirke, la cattedrale di Trondheim, che è il più grande edificio medioevale dell’intera penisola scandinava, nonché la struttura gotica più settentrionale d’Europa. La sua splendida facciata (purtroppo nell’ombra) è un trionfo di statue raffiguranti personaggi biblici, vescovi e sovrani norvegesi e anche gli interni sarebbero interessanti. Peccato che oggi, domenica (incredibile ma vero!), apra i battenti solo nel pomeriggio.

Nei pressi dell’importante edificio religioso vediamo anche, solo esternamente, l’Erkebispegårde: il Palazzo dell’Arcivescovo che, eretto nel 1160, è il più antico edificio storico del paese, dopodiché chiudiamo una sorta di itinerario circolare e facciamo ritorno a Quality Hotel per recuperare le nostre valigie. Alle 9:30 siamo così già in viaggio verso l’ovest di questa regione e in tale maniera andiamo anche incontro a grossi nuvoloni (che novità!), i quali sono impietosi e naturalmente di lì a poco comincia pure a piovere. Affrontiamo un traghetto (da Halsa a Kanestraum) e poi, percorrendo un tunnel sottomarino, giungiamo verso le 13:00 nella cittadina insulare di Kristiansund, dove per fortuna smette di scendere acqua dal cielo, così possiamo consumare i nostri panini all’aperto, in un’area attrezzata.

Ripartiti attraversiamo poi un’altra galleria, che si sviluppa sotto ad uno stretto braccio di mare, e poco più tardi ci presentiamo all’imbocco della nota Atlantic Drive, la strada atlantica, lunga otto chilometri. Un capolavoro di ingegneria che collega 17 piccole isole tramite una serie di ponti, alcuni dei quali particolarmente arditi, che spesso negli ultimi anni sono risultati set di numerosi spot pubblicitari relativi ad importanti case automobilistiche. Cominciamo così a percorrere, senza fretta, l’Atlantic Drive e quasi subito ci fermiamo ad una prima area di sosta, quella di Geitøya, dove ci dedichiamo ad una breve scarpinata, fin sulla vetta dell’omonimo isolotto, mentre in lontananza si intravvedono ampi spazi di cielo sereno ma noi, per il momento, rimaniamo nell’ombra.

Alla seconda area, quella di Eldhusøya, percorriamo una passerella metallica che ci accompagna in un breve percorso panoramico, con belle viste anche sul tratto sospeso più famoso dell’Atlantic Drive, lo Storseisundbrua, ma ancora orfani della luce diretta del sole. Ci spostiamo infine al punto panoramico di Skipsholmen e lì, finalmente baciati dalla nostra beneamata stella, possiamo fotografare nelle migliori condizioni il luogo ed il suo ponte simbolo.

Ci lasciamo poi alle spalle la suggestiva Atlantic Drive, mentre il cielo si schiarisce sempre più, e in questo modo giungiamo nella città di Molde, dove saliamo sul traghetto per Vestnes, località posta sull’altro lato del Romsdalsfjord, dove ci attendono, tanto per gradire, grossi nuvoloni e una volta sbarcati, di lì a poco, comincia ovviamente a scendere pioggia a volontà! Una sessantina di chilometri ci dividono, a questo punto della giornata, dall’abitato di Ålesund, dove arriviamo nel tardo pomeriggio, mentre, per fortuna, smette di piovere, così, parcheggiata l’auto nei pressi del centro, ci dedichiamo alla sua visita.

Ålesund è diversa da qualsiasi altra città norvegese: non vecchie case di legno ma palazzi in pietra dalle facciate riccamente decorate. La sua eccentricità architettonica si deve ad un disastro: nel 1904, infatti, un terribile incendio devastò il centro storico, così nel giro tre anni un frenetico programma edilizio, finanziato dal kaiser Guglielmo II, portò alla ricostruzione in un bizzarro stile art nouveau, con forti influenze dello jugendstil tedesco. Prima di tutto ci incamminiamo lungo la pedonale Kogensgate, una bella via fiancheggiata da interessanti palazzi, poi andiamo verso il cuore dell’abitato passando sull’Hellebroa, un ponte dal quale si ha un buon colpo d’occhio sul colorito porto canale e sugli edifici più belli della città. Quindi arriviamo alla modesta Ålesund Kirke e sulla via del ritorno veniamo anche deliziati da qualche sprazzo di sole, in fondo bisogna sapersi accontentare! Prima di concludere la giornata, in auto, saliamo pure al punto panoramico di Kniven, dal quale assaporiamo la magnifica vista della città e dei fiordi circostanti, nella calda luce del tardo pomeriggio, ormai prossima al tramonto. Infine, tutto sommato soddisfatti, ci spostiamo, percorrendo anche un tunnel sottomarino, nella periferia della località, per prendere alloggio all’Ålesund Airport Hotel, dove ceniamo e mettiamo fine ad una bella tappa, ma con tanti chiaroscuri, mentre, tanto per cambiare, oltre la finestra della nostra stanza ricomincia a piovere, con insistenza.

Lunedì 22 Agosto

È piovuto, senza tregua, per tutta la notte e quando ci svegliamo lo fa ancora! … Senza troppo entusiasmo andiamo così a far colazione e poco più tardi lasciamo Ålesund verso est, con il meteo che, strada facendo, migliora progressivamente e quando, poco prima delle 10:00, giungiamo nei pressi della cittadina di Åndalsnes, non piove praticamente più.

Da quest’ultima località, con il cielo comunque grigio, andiamo poi verso Trollstigen, il più famoso tratto di asfalto della Norvegia. Ultimata nel 1936, dopo otto anni di duro lavoro, la “Scala dei Troll” è un capolavoro dell’ingegneria stradale, che sale, in un meraviglioso scenario naturale, lungo il fianco della montagna con undici tornanti ed una pendenza media del 12%.

Prima di tutto ci attardiamo alla sua base, dove vediamo il curioso cartello stradale di “attenzione troll”, e poi affrontiamo con calma la sinuosa salita per fare sosta, circa a metà tragitto, presso il ponte sotto al quale scorre fragorosa l’acqua di Stigfossen, una poderosa cascata che precipita dall’altopiano sovrastante, con un dislivello complessivo di ben 240 metri.

Alla sommità di Trollstigen si trova un moderno centro visitatori con un ampio parcheggio, nel quale ci fermiamo per fare una breve passeggiata lungo un percorso attrezzato anche con una vertiginosa piattaforma panoramica sulla sottostante vallata. Una bella esperienza, purtroppo macchiata dall’assenza del sole.

Fa anche piuttosto freddo, così non ci dilunghiamo troppo sul posto e una volta rientrati al punto di partenza riprendiamo subito l’itinerario.

Scendiamo da Trollstigen per lo stesso versante e riguadagnato il fondovalle facciamo una fugace deviazione, di qualche chilometro, seguendo la strada E136, fino alla base dell’impressionante parete del Trollveggen, la più alta d’Europa, uno strapiombo verticale di circa mille metri, quindi guadagniamo il centro della cittadina di Åndalsnes dove, in riva al Romsdalsfjorden, pranziamo con in nostri classici panini.

Proprio da lì, mentre esce fuori qualche timido raggio di sole, poco più tardi saliamo sulla moderna funivia di Romsdalsgondolen (inaugurata nel 2021, ma che chissà per quale motivo apre solo dopo mezzogiorno), che porta sulla cima del monte Nesaksla, a circa settecento metri sul livello del mare … Dalla sommità, inutile dirlo, si gode di uno stupendo panorama, sulla sottostante città e sul fiordo di Romsdals.

Cogliamo così anche l’occasione per scendere lungo il ripido sentiero, costituito in larga parte da scalinate sherpa, che conduce alla passerella panoramica di Rampestreken, una vertiginosa struttura metallica protesa nel vuoto, che è un punto di osservazione privilegiato e carico di adrenalina. Una magnifica esperienza, allietata anche, per fortuna, dalla presenza del sole!

Una volta riconquistata la stazione di arrivo della funivia e scesi di nuovo ad Åndalsnes riprendiamo subito strada verso il termine della tappa. Percorriamo così ancora una volta Trollstigen (ma sempre nell’ombra) e giunti in vetta proseguiamo oltre, in uno splendido paesaggio montano, poi lungo la successiva discesa ci fermiamo a vedere la gola di Gudbrandsjuvet, laddove il fiume Valldøla si insinua in una forra profonda venti metri e larga cinque, in un turbinio di spruzzi e fragore. Il tutto camminando per una contorta passerella d’acciaio.

Arriviamo quindi sulle rive del Norddalsfjorden, dove ci mettiamo in attesa del traghetto che lo attraversa, da Linge ad Eidsdal. Così facendo, dopo uno splendido arcobaleno lungo la brevissima rotta, una volta sbarcati affrontiamo un passo stradale oltre il quale ci affacciamo dall’alto, presso il sito panoramico di Ørnesvingen, sul sottostante Geirangerfjord. Un punto di vista davvero spettacolare su uno dei più famosi fiordi norvegesi, inserito addirittura del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

Da lì scendiamo quindi undici tortuosi tornanti, fin sulle rive del fiordo e fino al Grande Hytteutleige og Camping, nel quale ci fermiamo per la notte e dove ci consegnano un caratteristico cottage con splendida vista mare … e in questo modo concludiamo una giornata iniziata non troppo bene, ma finita decisamente meglio!

 

Martedì 23 Agosto:

Solo una parola per descrivere il risveglio in queta mattinata di agosto più che inoltrato: sole! … C’è il sole, anche se il nostro cottage si trova ancora nell’ombra delle alte pareti del Geirangerfjord, mitico fiordo annoverato fra le meraviglie naturali del mondo.

Ci prepariamo con calma e poco prima delle 9:00 partiamo, ma senza bagagli al seguito. Dobbiamo infatti percorrere solo due chilometri, fino al centro della località di Geiranger, da dove partirà l’escursione in barca sulle acque del fiordo, già prenotata da tempo con la compagnia Geiranger Fjord Service.

Individuato così senza problemi il nostro natante saliamo a bordo e alle 9:30, in perfetto orario, salpiamo per l’atteso giro turistico, con la nostra beneamata stella che accende tutti i colori del magnifico ambiente naturale circostante.

Fa un po’ freddo (solo dieci gradi), ma lo spettacolo compensa ampiamente il disagio … così lungo il tragitto, oltre alle scoscese pareti del fiordo possiamo vedere alcune scenografiche cascate, anche se, purtroppo, non ricchissime d’acqua in questo periodo dell’anno.

Bellissima è la Cascata delle Sette Sorelle, un salto di quasi trecento metri dall’altopiano sovrastante, diviso in sette rivoli d’acqua, ma non oggi, in piena estate, quando se ne possono contare non più di tre o quattro … Proprio di fronte si trova invece la Cascata del Pretendente (delle suddette sorelle, secondo la tradizione), una fragorosa cascata, ricca d’acqua anche nell’attuale stagione. Poco più in là poi, il cosiddetto Velo da Sposa è un salto d’acqua dalla portata molto ridotta, che infatti oggi risulta completamente in secca. Cosa che contrariamente non succede alla florida Bringefossen, una serie di salti che copre un dislivello di ben 575 metri, terminando la sua corsa nelle placide acque del Geirangerfjord.

Un’ora di navigazione, circondati da cotanta bellezza, vola via letteralmente, così ci ritroviamo ben presto sulla rotta di ritorno a goderci lo splendido panorama inondato dal sole, con in lontananza una smisurata nave da crociera, che ci tampina nella stessa direzione.

Sbarchiamo estremamente soddisfatti a Geiranger intorno alle 10:30 e da lì, dopo una toccata e fuga nei negozietti del porto, rientriamo al Grande Hytteutleige og Camping per recuperare i nostri bagagli, poi, vista la bella giornata, saliamo nuovamente al punto panoramico di Ørnesvingen per immortalare il Geirangerfjord dall’alto con la giusta luce.

Subito dopo scendiamo ancora a Geiranger, dove facciamo una veloce spesa prima di riprendere l’itinerario, che a questo punto della giornata prende a salire lungo la strada a tornanti che si snoda alle spalle dell’abitato. In questo modo giungiamo pure all’overlook di Flydalsjuvet, dal quale possiamo ammirare il fiordo da un’altra angolazione, anche da una speciale poltrona panoramica.

Continuando poi a salire per lo stesso nastro d’asfalto (perennemente chiuso per neve in inverno) superiamo i mille metri di quota e poi, presso il lago di Djupvatnet, imbocchiamo la strada, a pagamento, che s’inerpica fino a 1476 metri di altezza (il tetto del nostro viaggio), presso il punto panoramico di Dalsnibba, dal quale, grazie anche ad una vertiginosa piattaforma, si gode una vista mozzafiato sulle vette circostanti, in parte innevate, e sul Geirangerfjord in lontananza … bellissima, nonostante qualche nuvola di troppo.

A Dalsnibba pranziamo e subito dopo facciamo ritorno al lago di Djupvatnet per continuare il nostro viaggio. In questo modo poco più avanti percorriamo una serie li lunghe gallerie e arriviamo all’inizio della Gamle Strynefjellsveg (vecchia strada di montagna di Stryn) che, annoverata fra le Scenic Route della Norvegia, richiese dieci anni di lavoro per essere costruita. Considerata all’epoca un capolavoro di ingegneria fu aperta al traffico nel 1894 e per oltre ottant’anni fu la principale via di comunicazione est-ovest di questa parte del paese. Fino agli anni cinquanta del secolo scorso, in inverno, veniva tenuta pulita da una squadra di circa duecento manovali che, armati di sole pale, spalavano metri e metri di neve.

Prima di cominciare a seguire la strada andiamo però a vedere, subito dopo l’imbocco, la bella e potente cascata di Øvstebrufossen, una serie di salti che coprono un dislivello complessivo di circa 150 metri, raggiungibili tramite un comodo sentiero, seppur a tratti fangoso, poi, percorsi appena 1,5 chilometri dello storico tracciato, la Videfossen, un fragoroso singolo balzo di oltre cinquanta metri, che osserviamo dall’alto dopo una brevissima scarpinata.

Cominciamo quindi a salire lungo la stretta Gamle Strynefjellsveg, fra panorami sempre più aspri, fin quando sparisce quasi completamente la vegetazione e appaiono, ai bordi della carreggiata, sempre più residue chiazze di neve, mentre sparsi qua e là ci sono numerosi laghetti glaciali. Giunti così sul passo, a 1139 metri di altezza, la strada diventa sterrata per un lungo e suggestivo tratto, che ci ricorda un po’ l’Islanda.

Più avanti il percorso si fa più agevole e, riconquistato anche l’asfalto, intorno alle 17:00 arriviamo nella cittadina di Lom, dove andiamo a vedere la splendida Lom Stavkirke, costruita a partire dal 1170 ed ampliata nel 1663, che si può tranquillamente annoverare fra le più belle chiese in legno di tutta la Norvegia.

Il secolare monumento però (incredibile ma vero!) ha chiuso i battenti già alle 16:00, così dobbiamo accontentarci di vederlo solo esternamente e comunque rimaniamo ammaliati dalla sua slanciata sagoma, che si staglia sull’azzurro del cielo, circondato da antiche lapidi e verdissimi prati.

Da Lom ci restano poi da percorrere solo venti chilometri, già sulle prime rampe della famosa strada Sognefjellet, che seguiremo per intero domani mattina, fino alla Storhaugen Gard, una spartana ma accattivante struttura immersa nella natura, che ci ospiterà per questa notte, al termine di una indimenticabile tappa di questo itinerario nordico.

Mercoledì 24 Agosto

C’è uno splendido sole quando ci svegliamo nella pace di Storhaugen Gard. Appena però prendiamo strada, poco più tardi, ecco che arrivano le odiate nuvole a metter tutto nell’ombra, in più si è accesa la spia della pressione degli pneumatici che mi dà un po’ di pensieri, per uno in particolare, già gonfiato un paio di giorni fa.

Con un cruccio in più ci avviamo così lungo la Sognefjellet, annoverata anch’essa fra le Scenic Route e soprannominata pure “la strada sul tetto della Norvegia”. Si snoda infatti, in modo scenografico, attraverso lo Jotunheimen Nasjonalpark.

Fatti soli tre chilometri ci fermiamo a vedere prima di tutto, in un’area ai lati della carreggiata, la bizzarra colonna di Sagasøyla che, scolpita nel 1930 e alta 33 metri, è ricoperta di bassorilievi che narrano una versione molto romanticizzata della storia norvegese ed è sormontata dalla statua del temibile vichingo Harald Hardrada, ma che, realizzata in una pietra quasi nera, oggi non risalta affatto sullo sfondo di un cielo troppo grigio.

La strada successivamente comincia a salire di quota e pian piano abbandona la vegetazione ad alto fusto, per raggiungere il suo apice a 1434 metri, presso il passo di Sognefjellshytta, e poco più avanti, nell’area di sosta di Mefjellet, in un bel paesaggio di laghetti glaciali e chiazze di candida neve, ma anche con la suggestiva opera in pietra dello scultore norvegese Knut Wold, la vista spazia in lontananza sul ghiacciaio Fanaråken, allietata da qualche timido raggio di sole.

Tutto molto bello, pure alla successiva area, quella di Oscarshaug, dove si trova, su di un’altura, anche un tumulo eretto a ricordo del viaggio fatto sul posto da re Oscar II nel 1860, e poi all’overlook di Nedre Oscarshaug … certo che se il cielo fosse azzurro sarebbe tutta un’altra cosa! …

Mentre quella maledetta spia della pressione risulta una vera e propria spina nel fianco, affrontiamo anche la temibile Tindevegen, un’altra strada di montagna (a pagamento) particolarmente irta e serrata, che attraversa una zona remota (senza nemmeno il segnale telefonico), ma paesaggisticamente intrigante, poi, dopo una lunghissima discesa arriviamo, finalmente, ad Øvre Årdal, un paesone nel quale, grazie a Google Maps, riesco a trovare un gommista.

Ci rechiamo così nell’officina dove espongo le mie sensazioni e dove, di lì a poco, mi viene data ragione, perché una piccola vite conficcata nello pneumatico ne comprometteva la tenuta! … Tutto è bene ciò che finisce bene, per cui, senza aver perso nemmeno troppo tempo e soprattutto più tranquilli, possiamo riprendere il nostro viaggio.

Da Øvre Årdal risaliamo ancora di quota e dopo un lungo tratto di strada decisamente scorrevole giungiamo nella località di Borgund, dove andiamo a vedere l’omonima stavkirke che, risalente al XII secolo e dedicata a Sant’Andrea, è una delle chiese in legno più note, più fotografate e certamente meglio conservate di tutta la Norvegia.

La sua scura e caratteristica sagoma spicca sullo sfondo della verdissima vallata e il suo rustico altare risalta nel tenebroso interno ben custodito. Dedichiamo così il giusto tempo al luogo e dopo aver pranzato nei paraggi riprendiamo strada, mentre purtroppo comincia a piovere.

Rinunciamo così alla passeggiata che porta alla Vindhellavegen, una vecchia strada di montagna i cui tornanti sono ora solo pedonali, e proseguiamo fino al paese di Lærdalsøyri, dal quale parte la galleria automobilistica più lunga al mondo (24,5 chilometri), che da qui conduce all’Aurlandfjord, ma noi, visto che non piove più, preferiamo passare attraverso i rilievi sovrastanti, per l’Aurlandsfjellet, un’ardita carrareccia lunga ben 43 chilometri.

Anche questa strada sale sopra alla vegetazione ad alto fusto, fino a 1306 metri di altezza, e attraversa uno splendido paesaggio, dalle caratteristiche estreme … molto bello! … ma a mancare è sempre il sole!

Lungo la discesa incontriamo anche il punto panoramico di Stegastein, dove una moderna piattaforma si protende, a 650 metri di altezza, sulle acque dell’Aurlandsfjord, quindi una lunga serie di tornanti ci riporta a livello del mare.

Seguiamo poi la sponda del fiordo verso la località di Flåm, dove ci attende un’escursione prenotata fin da casa. Strada facendo però ci ritroviamo fermi in coda, con la polizia che ci dice esserci un grave incidente e la via bloccata. Pazientiamo allora, un po’ preoccupati per la nostra escursione, ma poco più tardi la fila si muove, anche se fanno passare solo le auto, lungo una pista ciclabile parallela alla carreggiata, così possiamo vedere l’incidente, che in effetti è agghiacciante: c’è un mezzo pesante intraversato, un mare di detriti e un’auto distrutta, con dei lenzuoli sopra …

Col magone arriviamo a Flåm intorno alle 16:00 e andiamo direttamente al Brekke Gard Hostel, che ci ospiterà per la notte. Lasciamo i bagagli in camera e subito dopo ci dirigiamo verso il porto.

Parcheggiamo l’auto e ci mettiamo in attesa del pullman che ci porterà nel vicino paese di Gudvangen … pullman che alle 17:00 in punto parte e venti minuti più tardi, dopo due lunghissime gallerie, ci scarica presso la darsena della località situata in fondo al celebre Nærøfjord, il fiordo più stretto al mondo (appena 250 metri di larghezza in alcuni punti), contornato da montagne che superano abbondantemente i mille metri di altezza e pure inserito, dal 2005, nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco.

Lì ci aspetta l’imbarcazione che poco più tardi prende il largo e ci porta attraverso l’angusto tratto di mare, mentre qualche timido raggio di sole ne illumina le pareti. Così lungo i 17 chilometri della profonda insenatura si dipanano ai nostri occhi splendidi paesaggi fatti di verdissime sponde e tante fragorose cascate. Tutto molto bello, ma poteva anche essere meglio se solo ci fosse stato … il sole, naturalmente.

Terminato il Nærøfjord ci accingiamo a percorrere anche l’Aurlandsfjord, più ampio, ma comunque affascinante. In questo modo attracchiamo momentaneamente anche nel grazioso paesino di Undredal, prima di sbarcare, al termine di quasi due ore di piacevole navigazione, nel porto di Flåm, mentre le lancette dell’orologio segnano ormai le 20:00.

Andiamo così subito al Brekke Gard Hostel e lì ceniamo nella cucina ad uso comune (ma non c’erano altri ospiti), mettendo fine ad un’altra tappa di questo bel viaggio.

Giovedì 25 Agosto

Anche oggi non dovrebbe essere una giornata ottimale dal punto di vista meteorologico, ma quando ci svegliamo a Flåm sono molti di più gli sprazzi di cielo sereno rispetto alle nuvole … molto bene!

In programma questa mattina c’è un’escursione in treno, già prenotata da tempo, la cosiddetta Flåmsbana, uno storico tratto di strada ferrata che è un capolavoro di ingegneria: con una lunghezza di circa venti chilometri e un dislivello di 864 metri nel suo tratto principale ha una pendenza media di 1:18, che la rende la ferrovia a scartamento normale più ripida al mondo.

Poco prima delle 10:00 ci presentiamo così alla stazione di Flåm e un quarto d’ora più tardi il treno, pieno in ogni ordine di posti (grazie anche alla presenza di una enorme nave MSC, ormeggiata in porto), prende il via cominciando a risalire la vallata situata alle spalle del paese.

Contornati da intriganti paesaggi e numerose cascate percorriamo uno dopo l’altro i suggestivi chilometri della ferrovia, fin quando, quasi in vetta, il convoglio si ferma e ci permette di scendere per immortalare la splendida e poderosa Kjosfossen, uno dei salti d’acqua più importanti e scenografici del paese, con un’ottima portata anche in questo periodo dell’anno … peccato solo che non sia nella giusta luce.

Subito dopo il treno arriva nella stazione di Myrdal, il capolinea, dove si ferma non più di un quarto d’ora e poi riprende il tragitto in senso opposto.

Verso le 12:30 siamo così di nuovo a Flåm e lì pranziamo con i nostri panini, in riva al fiume, poi, quando intorno alle 13:00 diamo il via alla tappa su strada, andiamo incontro a grossi nuvoloni e salutiamo il sole.

Percorsi in questo modo una trentina di chilometri usciamo sulla destra per andare a seguire gli stretti tornanti della Stalheimskeiva, la vecchia e ardita strada postale, ma il tracciato è chiuso per lavori, allora continuiamo oltre, mentre purtroppo comincia a piovere … e lo fa con convinzione quando, poco più tardi, giungiamo alla bella Tvindefossen, una cascata le cui acque scendono da oltre cento metri di altezza … ma scende anche copiosa acqua dal cielo, per cui scattiamo qualche foto da sotto l’ombrello e poi ripartiamo, con destinazione Bergen.

Bergen, circondata da sette colline e sette fiordi, è la seconda città della Norvegia per numero di abitanti, dopo la capitale, nonché una delle maggiori attrazioni turistiche del paese.

Lungo il tragitto piove quasi sempre, a tratti anche con insistenza, ma quando arriviamo a Bergen non lo fa più … vana speranza di fare una visita della città all’asciutto.

Parcheggiamo nei pressi del centro e subito vediamo la modesta Mariakirken, una chiesa in stile gotico-romanico risalente al XII secolo, che è il più antico edificio cittadino, poi la vicina torre di Rosenkrantztårnet, fatta costruire intorno al 1560 dall’allora governatore, quindi … comincia a piovere, del resto Bergen è una delle città più piovose al mondo, la Seattle europea, e cosa poteva fare di diverso? …

Continuiamo naturalmente la nostra visita, anche se sotto all’ombrello, e così facendo arriviamo al cospetto di Bryggen, lo storico quartiere lungomare, costituito da case in legno di svariati colori edificate in linea e sede dei commercianti della Lega Anseatica fra il XIV ed il XVIII secolo. Questa è l’attrazione turistica più famosa di Bergen, annoverata dal 1979 anche nel Patrimoni dell’Unesco, ed è bellissima, anche sotto la pioggia.

Ci aggiriamo un po’ lungo i suoi caratteristici vicoli e poi andiamo oltre, fino a Torget, il modernissimo mercato del pesce, quindi passeggiamo per Kong Oscars Gate, via fiancheggiata da pittoresche case in legno, così come la parallela Lille Øvregaten, con l’intermezzo della semplice Domkirke. Arriviamo infine di fronte alla partenza della Fløibanen, funicolare costruita nel 1910 che porta fin sulla vetta del Monte Fløyen, a 320 metri di altezza, per una bella veduta del fiordo e della città di Bergen … ma oggi sarebbe completamente inutile spendere i soldi per salirci sopra.

Ci rechiamo così a recuperare l’auto e successivamente, in netto anticipo sulla tabella di marcia, ci ritroviamo di fronte all’Hotel Scandic Bergen, dove pernotteremo. Infine ci concediamo un banale kebab nelle vicinanze e in questo modo concludiamo una bella ma fin troppo umida giornata.

Venerdì 26 Agosto – Cascate norvegesi

Ci aspetta oggi una tappa di sostanziale trasferimento, la più lunga del viaggio con i suoi quasi cinquecento chilometri, imperniata soprattutto intorno a diverse cascate … e visto che sarà l’acqua il tema di giornata non mancherà ad accompagnarci la tanto “amata” pioggia …

Intorno alle 7:30 lasciamo l’Hotel Scandic Bergen City e prima di tutto ci rechiamo alla periferia della città per dare un’occhiata alla Fantoft Stavkirke, un’interessante chiesa in legno, anche se completamente ricostruita dopo un incendio nel 1992, che però, tutta nera sullo sfondo dell’odierno cielo grigio non ci fa proprio impazzire.

Lasciamo quindi definitivamente Bergen verso est e l’interno della regione. Così facendo dopo meno di un’ora di strada arriviamo al parcheggio presso la cascata di Fossen Bratte, un unico tuffo di 79 metri del fiume Eikedalselva. La pioggia non è fitta, così facciamo quattro passi fino a giungere alla sua base per fotografarlo, ma senza troppo entusiasmo.

Diciotto chilometri più avanti, lungo la stessa strada, guadagniamo anche la vista di Steindalfossen, una scenografia cascata il cui salto di circa cinquanta metri non è certo fra i più alti della Norvegia, ma ha una particolarità, perché seguendo un apposito sentiero vi si può camminare sul retro … e per fortuna non piove, così possiamo goderci in tutta tranquillità la visita.

Riprende invece a scendere la pioggia poco dopo essere ripartiti e lo fa, più o meno intensamente, fin quasi alla successiva meta, distante un centinaio di chilometri. Nell’ultimo tratto però, ancora per fortuna, smette e una volta risalita anche la strabiliante e contorta strada Fv7 sembra quasi voglia uscire, addirittura, un po’ di sole … Allora parcheggiamo l’auto e andiamo subito alla scoperta di Voringfossen, la più spettacolare fra le tante cascate norvegesi, nonché uno dei luoghi più visitati del paese.

Voringfossen in realtà è un complesso di cascate, la più alta delle quali si getta, nell’impressionante canyon sottostante, da ben 145 metri di altezza.

Dall’area di sosta presso il Fossil Hotel camminiamo sul bordo settentrionale della voragine, da dove si vede il principale salto d’acqua, e da dove scattiamo tutte le foto del caso, poi … cosa può esserci di peggio della pioggia? … Ma certo, le nubi basse! … Le vediamo risalire rapidamente il canyon dalla sua base e in men che non si dica lo invadono completamente, poi avvolgono tutta la zona e così non si vede più nulla e si sente solo il tonante rumore delle cascate.

Nella mezzora successiva si ripulisce parzialmente lo scenario diverse volte, lasciandoci intravedere il vertiginoso ponte in ferro che scavalca la gola, ma poi non riusciamo proprio ad attraversarlo senza la presenza delle nuvole, perché tutto si chiude e non dà l’impressione di volersi riaprire di lì a poco tempo …

Crediamo comunque di essere stati fortunati, perché chi arriva adesso dovrà solo immaginarla la spettacolare Voringfossen, e con questo pensiero in testa pranziamo nel parcheggio e subito dopo ripartiamo, visto che ci sono ancora tanti chilometri da percorrere in questa travagliata giornata.

Scendiamo sotto alle nuvole e … ricomincia a piovere, con intensità. Da qui altri cento chilometri ci dividono dalla prossima ed ultima cascata odierna, quella di Låtefossen, un potente balzo, alimentato da una grande portata, che scende dalla montagna lungo due scoscesi corsi paralleli … e durante il tragitto piove sempre, fino a cinque chilometri dalla meta, quando il cielo ci fa un’altra grazia e ci concede un po’ di tempo per la visita e per scattare qualche foto al portentoso getto d’acqua, che alla fine scorre sotto la strada Fv13 e va a placare la sua corsa nell’alveo del fiume Grønsdalslona.

Più avanti la pioggia si placa, poi affrontiamo un passo fra le nuvole, dove a fatica si vede il nastro d’asfalto, e scesi verso il mare … ricomincia a piovere.

Giunti così del paese di Nesvik ci mettiamo in coda per l’ultimo traghetto del viaggio, quello che in poco meno di un quarto d’ora porta, sull’altra sponda del fiordo, alla località di Hjelmeland, da dove poi andiamo spediti verso il termine di questo tappone.

Poco prima delle 20:00 arriviamo infatti nella cittadina di Jørpeland, mentre in lontananza, verso il mare aperto, notiamo la presunta fine delle odiate nuvole e il sole, che speriamo tanto ci sia domani. Lì prendiamo alloggio al Verkshotellet Jørpeland, vicino al centro, e portate in camera le valigie usciamo subito a cena, nei paraggi, al Golden Fork Restaurant, mettendo la parola fine ad un bagnatissimo episodio della vacanza.

Sabato 27 Agosto – Preikestolen e Lysefjord

Se avessi potuto scegliere, prima di partire, una data con il bel tempo avrei sicuramente scelto questa … e fuori, grazie a Dio, splende il sole!

In programma c’è il trekking più famoso di tutta la Norvegia, quello che porta a Preikestolen, eccezionale punto panoramico sul Lysefjord, meglio conosciuto anche come “Pulpito di roccia”.

Facciamo una sostanziosa colazione e subito dopo lasciamo il Verkshotellet Jørpeland per coprire la manciata di chilometri che ci divide dal parcheggio che è il punto di partenza del sentiero.

Poco dopo le 9:00 siamo sul posto e ci fanno parcheggiare nell’area di sosta superiore, perché quella inferiore è già piena. In questo modo il percorso sarà più lungo … Acc ! … Invece poi ci rendiamo conto che è meglio, perché è vero che bisogna camminare per qualche centinaio di metri in più, ma da qui si fa un taglio e si evita la prima parte del tracciato, tutto in salita.

In compagnia di tanti altri escursionisti affrontiamo il percorso (che ha uno sviluppo complessivo, fra andata e ritorno, di 7,6 chilometri, per un dislivello di 430 metri), a tratti in salita e a volte in piano, immersi nella prorompente natura delle montagne norvegesi, ma non ci sono particolari spunti panoramici fin quando non ci affacciamo dall’alto sul Lysefjord, allora la cornice si fa grandiosa, con le strapiombanti pareti del fiordo sotto di noi.

Ancora pochi passi e arriviamo in vista del celeberrimo pulpito, per il quale fatichiamo a trovare gli appellativi … stupendo, spettacolare, strabiliante … è incredibile come in natura possa esistere una simile conformazione: un balcone naturale con tre lati di pareti rocciose che scendono a picco per oltre seicento metri sulle acque dello stretto braccio di mare sottostante.

Restiamo sul posto per quasi un’ora, fotografandoci sullo sfondo di formidabili panorami e fotografando lo scenario di fronte a noi dalle più svariate angolazioni, fin quando, passato da un po’ mezzogiorno, a malincuore, non ci avviamo sulla via del ritorno.

Qualche minuto prima delle 14:00 siamo così, stanchi ma felicissimi, alla nostra auto. Lì pranziamo e poi riprendiamo strada.

Torniamo a Jørpeland e, proseguendo ad ovest lungo la costa, poco più tardi scendiamo sotto terra per la galleria stradale sottomarina più lunga e profonda al mondo. Il Ryfast Tunnel, inaugurato nel 2019, copre infatti una distanza di 14,4 chilometri e scende a 290 metri sotto il livello del mare.

Alla fine del tunnel ne percorriamo un altro, di oltre sei chilometri, e giungiamo nella città di Stavanger, capitale europea del petrolio e capoluogo della terza area metropolitana di Norvegia, ma anche sede di un bel centro storico, che siamo intenzionati a visitare.

Lasciamo l’auto in un parcheggio vicino ai punti di maggiore interesse e a piedi ci avviamo alla loro scoperta, ma non iniziamo nel migliore dei modi perché la Domkirke è in restauro ed è completamente avvolta dai ponteggi … Ce ne facciamo però rapidamente una ragione e subito dopo ci dedichiamo all’esplorazione delle caratteristiche vie del quartiere di Skagen, fiancheggiate da vecchie case in legno, in particolare quelle dai colori sgargianti allineate lungo Øvre Holmegate.

Successivamente passiamo a fotografare, su di una collinetta che domina la borgata, la Torre di Valberg e da lì scendiamo poi al porto, sul quale prospetta un’altra bella serie di case, che ricordano un po’ quelle di Bryggen, a Bergen.

Sul lato opposto della marina, rispetto a Skagen, andiamo infine a vedere la Gamle (vecchia) Stavanger, un intero isolato di vie acciottolate e casette in legno imbiancate a calce, del XVIII secolo, tutte perfettamente restaurate e abbellite con allegre e curatissime fioriere.

Qui termina la nostra visita di Stavanger, che ci ha piacevolmente sorpresi, grazie forse anche alle favorevoli condizioni climatiche odierne. Ci rechiamo così compiaciuti a recuperare l’auto e con quella percorriamo ancora una ventina di chilometri, lungo il fiordo verso sud, fino alla località di Sandnes dove, per la notte, andiamo al Quality Hotel Residence.

Portiamo i bagagli in camera e poi usciamo a cena nelle vicinanze al ristorante italiano La Molisana (un’esperienza senza infamia e senza lode), quindi ci dedichiamo al meritato riposo, al termine di una splendida ma intensa giornata.

Domenica 28 Agosto

La vacanza volge ormai irrimediabilmente al termine. Ci resta però ancora una giornata intera da passare in Norvegia e, come ieri, c’è pure un bellissimo sole … quanto di meglio potessimo desiderare considerato il programma odierno, che prevede un altro trekking, quello più difficile dell’intero viaggio: quasi dieci chilometri di lunghezza (andata e ritorno), con pendenze anche importanti … e non nascondo qualche timore, visto che nelle gambe abbiamo ancora quello di ieri.

L’escursione, chiamata Kjeragbolten Trail, porta all’omonima roccia, un grosso masso cuneiforme incastrato in un crepaccio fra le altissime scogliere a picco sullo straordinario Lysefjord, lo stesso del pulpito, ma il fiordo è lunghissimo, per cui dovremo percorrere oltre 120 chilometri di strada prima di arrivare al parcheggio dal quale parte la passeggiata.

Per buona parte della mattinata seguiamo così contorte strade montane, che si fanno particolarmente irte e anche scenografiche nell’ultimo tratto, fino a giungere a destinazione intorno alle 11:40.

Lasciamo la nostra auto fra tante altre e, armati di tutto punto, ci avviamo per il sentiero, che subito si inerpica con fortissime pendenze, tanto che c’è quasi sempre una catena di aiuto per tirarsi su.

Dopo il primo tratto, davvero impegnativo, c’è una breve discesa e poi un’altra salita, proprio tosta, quindi una discesa e un’ulteriore, importante salita … terminata la quale arriviamo su di un plateau a circa mille metri di quota e da lì gli ultimi due chilometri sono quasi pianeggianti.

Così, dopo poco più di tre ore di cammino giungiamo al cospetto di Kjeragbolten … Meraviglioso! … È inconcepibile come possa esistere una cosa del genere in natura, perché la vista del masso, incastrato fra quelle pareti completamente verticali sembra uno scenario artificiale e invece è uno spettacolo genuino, unico e carico di adrenalina … tutta quella che è entrata in circolo per trovare il coraggio di salirvi sopra e scattare una foto indimenticabile, con sotto di noi uno strapiombo di diverse centinaia di metri! … In effetti le scogliere a picco sul fiordo qui sono sicuramente più alte che al pulpito!

Addentiamo i nostri panini su di un balcone naturale, con splendida vista sul Lysefjord e poi ci avviamo sulla via del ritorno che, grazie ai numerosi tratti di discesa (seppur difficoltosi) si rivela decisamente più veloce (circa 2 ore e 30 minuti) e così facendo riguadagniamo trionfanti e felici la nostra auto, in tempo anche per scendere, dopo una infinita serie di tornanti, al paesino di Lysebotn, sul fondo del fiordo.

A questo punto non ci resta che inserire sul navigatore le coordinate relative al termine della tappa e al Sølvgarden Motell di Rysstad, che raggiungiamo poco dopo le 19:00, lungo un tragitto con intriganti scenari e tantissime pecore.

Più tardi ceniamo nel ristorante della struttura turistica assaggiando piatti di carne norvegesi (buoni ma costosi) e poi andiamo in camera a sistemare le valigie per la partenza verso casa di domani, consci del fatto che il solo buon esito delle ultime due meravigliose giornate sia valso il viaggio, ma naturalmente c’è stato anche tanto altro.

Lunedì 29 Agosto

Scatta dunque oggi l’operazione rientro, ma il volo ci sarà solo nel pomeriggio e per arrivare ad Oslo dovremo percorrere oltre 350 chilometri di strada, conditi da un paio di veloci visite ad altrettante stavkirker.

Partiamo appena passate le 8:00 da Rysstad e dopo pochi chilometri il navigatore ci segnala una strada chiusa al traffico lungo il nostro percorso. Una chiusura confermata, nell’immediato, anche dalla segnaletica ai bordi della carreggiata, con l’alternativa di dover affrontare circa cento chilometri in più, rinunciando anche allo stop presso l’interessante Eidsborg Stavkirke, una chiesa in legno risalente al XIII secolo … peccato!

Con un po’ di apprensione sui nuovi tempi di viaggio seguiamo così l’inevitabile diversivo, ma per fortuna, senza ulteriori intoppi, giungiamo come da orario programmato presso la Heddal Stavkirke che oltre ad essere una delle più belle è anche la più grande fra le 28 chiese in legno ancora esistenti in Norvegia.

Fu realizzata, in pali ed assi di pino silvestre, a partire dal XII secolo e col passare del tempo la sua monumentale struttura ha assunto un aspetto fiabesco, caratterizzato da alcune guglie aguzze e tetti spioventi. Una splendida silhouette che si staglia sull’azzurro intenso del cielo odierno, la degna ciliegina sulla torta di un bellissimo viaggio nella terra dei trolls … Scattiamo allora le ultime foto e poi sul posto pranziamo, prima di ripartire spediti verso Oslo ed il suo aeroporto.

Senza più inconvenienti oltrepassiamo la capitale e ci fermiamo solo a fare il pieno di carburante prima di arrivare, alle 14:40, al Gardermoen Airport, presso il parcheggio della Hertz a riconsegnare la fedele Toyota Corolla, con la quale, in Norvegia, abbiamo percorso ben 4.029 chilometri. Subito dopo entriamo nel terminal, imbarchiamo le valigie e poi, oltrepassati anche i controlli di sicurezza, ci mettiamo in attesa del nostro volo (il KL 1148) alla porta E11. Seppur in leggero ritardo, alle 17:35, il Boeing 737 della compagnia KLM stacca così da terra diretto ad Amsterdam. Le condizioni meteo sono ottimali, quindi senza particolari sobbalzi atterriamo, alle 19:03, nella capitale olandese e nel suo Schiphol Airport, dove ci aspettano due ore di sosta prima del prossimo decollo. Dopo un lungo trasferimento a piedi l’attesa però è breve e ben presto torniamo per aria con KLM, sul volo KL 1595. Alle 21:30, infatti, l’aeromobile della compagnia di bandiera orange, vira verso sud, solcando la notte sul vecchio continente, con destinazione Bologna. Aleggiando tranquillamente, alle 22:55, tocchiamo così nuovamente terra in Italia … e di lì a poco ritiriamo sani e salvi tutti i bagagli, ma mentre lo stiamo facendo mi accorgo di aver lasciato il quaderno con tutti gli appunti per questo diario sull’aereo, così mi sale il panico, perché avrei preferito sicuramente perdere una valigia. Mi reco subito ai bagagli smarriti, chiamano l’aereo e da lì a dieci minuti me lo riportano, che gioia!

Usciamo dall’aeroporto e chiamiamo la navetta del parcheggio, in questo modo ritiriamo a breve anche la nostra auto e con quella partiamo subito verso casa.

Imbocchiamo la tangenziale di Bologna mentre scocca la mezzanotte ed è …

Martedì 30 Agosto

Entriamo in autostrada A14 e la seguiamo verso sud, fino all’uscita di Faenza, quando sono passati 25 minuti del nuovo giorno. Così facendo alle 00:38 concludiamo felicemente il viaggio di fronte alla nostra dolce dimora.

Siamo stanchi ma felici per il buon esito di una splendida vacanza lungo quasi tutta la Norvegia, un paese dalla natura prorompente, a tratti spettacolare, che ha monopolizzato buona parte dell’itinerario, ma vogliamo ricordare anche i numerosi villaggi e le cittadine, disseminate di colorate abitazioni in legno, tipiche di questa area geografica, come pure le fiabesche stavkirker. Infine merita menzione Oslo, una capitale moderna ma anche ricca di storia, unica vera metropoli dello stato … Peccato solo per il meteo, un po’ troppo instabile, ma lo sapevamo, infatti se così non fosse non sarebbe un paese nordico e perderebbe buona parte del suo fascino, quel fascino che lo rende un luogo entusiasmante ed unico al mondo, ma anche magico. Forse perché nato sotto il segno dei trolls?

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