10 giorni on the road nel Sud Est del Marocco

Da Agadir a Tafraute, per poi dirigerci verso i deserti e poi tornare verso Marrakech
Scritto da: giovanni.cagnano
10 giorni on the road nel sud est del marocco
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Il nostro viaggio in Marocco, mio e della mia compagna Rosalba, comincia Martedì 27 Dicembre 2022 con il volo FR248, Roma Ciampino – Agadir, della durata di ben 3h 45min, interminabili e scomodissime. Arrivati ad Agadir, sbrigata la dovuta burocrazia della frontiera, e dopo aver ritirato il bagaglio, Rosalba compra una scheda della Orange con 20 GB di dati, prezzo 20€, uno per ogni giga, e scheda gratuita. Io rinuncio per il momento, poiché avevo letto che l’operatore Telecom Maroc aveva una copertura migliore nell’entroterra ma non era presente in aeroporto, e comunque avere due operatori diversi avrebbe aumentato le probabilità che almeno uno prendesse. Fuori dall’aeroporto ci rendiamo conto che l’autista che doveva prelevarci per accompagnarci in struttura non c’era. Per 20 euro troviamo un altro driver che ci accompagnerà in all’albergo Oasis Hotel SPA, dove appena arrivati saldiamo il conto di 45 euro, e andiamo a letto per prepararci alla prima vera giornata di viaggio.

Marocco on the road – Il diario di viaggio

Mercoledì 28 dicembre – Da Agadir a Tafraute

tiznit

Facciamo una ricca colazione presso l’hotel, scopriamo subito che siamo innamorati dei msemmen, i pancake marocchini, che in hotel preparavano al momento. Poco dopo arriva la chiamata del nostro contatto Majdoline Rent a car per la macchina. È fuori dall’albergo pronto per consegnarci la vettura. Con mia grande sorpresa ci ritroviamo una Dacia Sandero con 20mila chilometri, nuova e scattante. Ottimo inizio! Sbrighiamo le formalità, paghiamo la vettura e partiamo.

Piccole note pratiche: tutti i miei prelievi di cash sono stati effettuati presso Poste Maroc – Al Barid Bank poiché priva di commissioni. Gli sportelli danno al massimo 2000MAD per volta, circa 180 €, se si vuole più cash bisogna ripetere il prelievo più volte. La mia banca (credit agricole) applica un tetto massimo di prelievo giornaliero di 250 € e una commissione su ogni operazione bancaria effettuata fuori europa, tutte cose che ho scoperto in loco. A saperlo prima avrei probabilmente portato molti più cash e li avrei scambiati presso l’ufficio di Poste Maroc di Agadir, risparmiandomi le commissioni di prelievo.

Comunque, caricata la macchina la prima tappa è stato un chioschetto vicino l’albergo per acquistare la scheda della Telecom, seconda tappa una pompa di benzina per fare gasolio, a circa 1,30 € al litro. Ultima tappa, il Carrefour per un po’ di spesa pratica: acqua, shampoo, bagnoschiuma, igienizzanti, carta igienica, biscotti, patatine e snack vari. Con il senno del poi vi direi: fate scorta di vino e alcolici vari, perché non ne troverete in giro.

Terminati i preparativi ci mettiamo in viaggio verso la nostra prima tappa: Tiznit. Strada R104 perfetta, asfaltata e con poco traffico, limite di 80-100km/h diversi controlli alle rotonde ma non speed-check. Panorama che migliora via via che ci si avvicina alle montagne. Tiznit è una città piccolina, ha delle belle mura che rappresentano la più grande attrattiva e particolarità della città, oltre a quello c’è poco altro, il souk dell’argenteria, ma se non volete comprare niente vi toglie solo molto tempo. E’ stato sicuramente un modo per entrare nel mood delle città marocchine. Volevamo pranzare al ristorante A l’Ombre du Figuier ma era pieno, consiglio di prenotare se ci volete andare perché ci sono pochi coperti. Abbiamo ripiegato presso Restaurant La Nouvelle Ville dove con meno di 15€ in due abbiamo mangiato le nostre prime tajine.

Nel pomeriggio, dopo una passeggiata e qualche foto, abbiamo ripreso il nostro viaggio verso Tafraute. Verso le montagne, come dicevo, il panorama si faceva via via più bello, ma la strada sempre più tortuosa, percorribile solo a 50-60km/h. Nell’ultimo tratto la strada si addrizza ma è asfaltata solo per metà quindi bisogna rallentare. Prima di arrivare in città ci siamo fermati per andare a vedere l’incisione rupestre della gazzella e abbiamo potuto apprezzare il bellissimo panorama che ci circondava. Davvero incredibile. Prima di sera siamo arrivati alla Maison Tigmi Orzo che ci ha ospitato per la notte. Stanza riscaldata, acqua calda, ottima colazione, stra consigliata. La sera abbiamo cenato al ristorante La Kasbah, sempre a Tafraute, consiglio la tajina con carne prugne e mandorle perché davvero buona e non l’abbiamo trovata da nessun’altra parte.

Giovedì 29 dicembre – Da Tafraute a Tissint

sassi blu, tafraute

Dopo colazione partiamo per andare a visitare le gole di Aït Mansour, il piano originale era di visitarle a fine giornata per poi proseguire verso Tata sulla stessa strada che attraversa le gole, poi per timore delle condizioni del manto stradale abbiamo desistito. Molti ci hanno poi confermato che era fattibilissimo. La strada per le gole vi conduce attraverso paesaggi mozzafiato, ci sono un po’ di curve ma l’asfalto è buono. Arrivati alle gole la vista è qualcosa di meraviglioso. Un palmeto in mezzo a un canyon, ne vale davvero la pena. Incrociamo il famoso proprietario della locanda di Ait Mansour e decidiamo di fare un mini trekking con lui e poi prenderci un tè nella locanda. Gli lasciamo una mancia e verso tarda mattinata ripartiamo per tornare verso Tafraute, fermandoci prima alle painted rocks. Vi consiglio di non seguire il navigatore Maps.me nei sentierini indicati sulla mappa perché fa fare giri assurdi, è stata l’unica occasione in cui maps.me ha un pochino sfarfallato. Se volete andare al complesso grande di rocce colorate bisogna fare il giro da Tafraute, ce ne sono molte sparse in giro e noi ci siamo fermati presso alcune di esse e poi in un punto panoramico in cui abbiamo potuto fare delle foto.

Saltando il pranzo, siamo ripartiti presso una tappa molto fuori mano e molto poco turistica, ma indimenticabile: Agadir Tasguent (29.913932, -8.745364), un granaio fortificato arroccato sulla montagna. Ci si arriva con una deviazione di circa mezz’ora dalla strada principale R106, e poi nell’ultimissima parte seguendo un tratturo che porta ai piedi di questa collina sulla cui cima c’è il granaio. È molto probabile che verranno delle persone a chiedervi soldi, portatevi degli spicci e chiedetegli di sorvegliarvi la macchina. Eravamo un po’ preoccupati ma li abbiamo ritrovati lì al nostro ritorno che davvero guardavano la macchina. Il granaio è qualcosa di unico, non vedrete nulla del genere in altre parti del Marocco.

Rimessici in marcia verso Tissint, abbiamo attraversato il promontorio tramite la “Route vers Tafraute”, recentemente asfaltata, molto comoda e che ci ha fatto godere del panorama forse più bello di tutto il viaggio. Purtroppo con i tempi siamo stati lunghi, eravamo stanchi e affaticati, con il solo desiderio di una buona cena, una doccia calda e una dormita rigenerante. Ma i nostri guai erano solo all’inizio.

Chiamo il proprietario del Amoudou Lodge Camp, presso cui avevo prenotato (consigliato sulla Lonely Planet e su Tripadvisor) per avvisare che arriviamo tardi e se potevamo cenare, e il tipo mi risponde che non c’è problema. Alle 21 arriviamo a destinazione e ci ritroviamo su una scogliera senza traccia del campo, dal buio spunta il guardiano dicendo che per la cena dobbiamo seguirlo a casa sua, la situazione mi preoccupa e richiamo il proprietario del camp, che mi conferma di seguire il guardiano. Ci ritroviamo, in piena notte, a seguire uno sconosciuto nei vicoli di un villaggio malandato. Ci fanno entrare presso la casa di quello che realizzeremo essere il proprietario, in cui ci cucinano una tajina, in condizioni igienico sanitarie poco rassicuranti. Tutta la famiglia viene a presentarsi, e in un’altra occasione sarebbe stato anche molto carino, ma eravamo stanchi, era notte fonda e la sorpresa di questa deviazione, in un contesto in cui eravamo gli unici turisti nel raggio di chilometri, non ci faceva stare affatto tranquilli. Pilucchiamo qualcosa e riusciamo a farci portare al camp: bisogna scendere una scalinata che dal livello della strada porta giù verso una vallata scavata da un fiume, dove si trovano una decina di tende umide, dove avremmo dovuto dormire. Niente elettricità, niente doccia calda, bagni in una struttura fatiscente poco lontana, un freddo assurdo. Ci crolla il mondo addosso, ci viene detto che possiamo dormire nel capanno lì di fianco, accettiamo, c’è qualche grado in più ma siamo sicuri di dormire nella stanza del guardiano e siamo certi che le lenzuola non siano state cambiate. Per carità, va bene ricalibrare gli standard, va bene non avere troppo la puzza sotto il naso, però vi assicuro che il disagio è stato tanto, e mai come in quel momento abbiamo amato il nostro fedele sacco lenzuolo.

Venerdì 30 dicembre – Da Tissint a M’hamid

Ci mettiamo il cuore in pace e proviamo a dormire qualche ora, all’alba (8:30) eravamo già pronti a rimetterci in marcia per lasciarci questa nottata alle spalle, ancora esausti del giorno precedente. Con le luci ci rendiamo conto di aver dormito davvero in un posto bellissimo, ma per correttezza, almeno su Booking, andrebbe precisato che non c’è acqua corrente ed elettricità. Ho comunque commesso una leggerezza io nel prenotare un posto senza approfondirne le caratteristiche. Ci aspettano ancora tre ore abbondanti di macchina verso Zagora, durante le quali cerchiamo un posto per poterci fermare per una doccia e per ricaricare i nostri device elettronici, in vista della notte nel deserto verso cui non sappiamo cosa aspettarci. Ci salva la vita l’Hôtel La Fibule du Draa, per 5€ ci permettono di usare una loro stanza per una doccia che, seppur fredda, ci fa riprendere un po’. Ci fermiamo per il pranzo e riusciamo anche a bere una birra.

Ristorati e puliti riprendiamo la strada verso M’hamid, dove abbiamo appuntamento con Abdul per il prossimo pernottamento. Come da accordi ci troviamo presso il cafè Petit Prince, e da lì ci spostiamo verso l’accampamento Mahjoub Camp. La casetta che ci assegnano, di fango e paglia, come tutte le abitazioni di questa zona, è sorprendentemente calda e accogliente. Ne approfittiamo per andare a vedere le dune circostanti, scattare delle foto e goderci il tramonto. La cena è ottima, ci godiamo il falò e la musica berbera, delle birre avrebbero fatto comodo in questo contesto! Ci mettiamo d’accordo per vedere l’alba da delle dune poco distanti, il mattino seguente, poiché l’escursione all’Erg Chigaga, oltre a costare 90 € a testa, è anche troppo lunga, e noi alle 16:30 dobbiamo essere a Merzouga. La notte dormiamo come due angioletti, esausti dal giorno precedente.

Sabato 31 dicembre – M’hamid – Merzouga

Ci svegliamo e ci prepariamo per incontrare la nostra guida che alle 7:00 ci accompagna verso un campo distante una mezz’oretta, con delle dune molto più alte. Ci fermiamo a guardare una delle migliori albe della vacanza e, quando fa giorno, proviamo a fare un po’ di sandboarding, procurandoci qualche livido, ma divertendoci molto. Alle 8:30 facciamo ritorno al campo per una abbondante e buonissima colazione. Ripartiamo verso le 9 e qualcosa con destinazione Merzouga, consci di dover saltare delle tappe intermedie che avrei voluto fare. Forzando un po’ la mano, arriviamo in tempo a Merzouga, in 4 ore, per l’appuntamento con Hassan, presso l’Auberge Akabar, da cui partirà la cammellata per il nostro campo. La cammellata, per quanto sia una cosa mega turistica, è molto suggestiva, purtroppo una coltre di nubi copriva il cielo e non ci ha fatto godere del tramonto, le dune di Merzouga sono molto più alte di quelle di M’hamid e l’impressione è di essere in un vero deserto, ma anche in una località molto turistica e molto più sporca. Le bottiglie di plastica nella sabbia sono stato un pugno allo stomaco. La cammellata ci conduce al nostro campo, dove ci viene assegnata una tenda che, squillo di trombe, non ha il bagno privato come indicato da Booking. Lo faccio presente ad Hassan, che dice che non abbiamo pagato per un “luxury camp” ma per un camping medio. Un prefabbricato con tre bagni e tre docce per dieci tende ci fa capire che neanche oggi usufruiremo di una doccia calda.

Troviamo una tavola da sandboarding e andiamo a insabbiarci un po’ prima che faccia buio e poi, per le 19, torniamo alla tenda dove mettiamo a caricare i vari devices e ci prepariamo per la cena. Il freddo comincia a farsi sentire e la cena è nella media, molti francesi si sono portati bottiglie di vino da consumare per festeggiare il Capodanno e noi li invidiamo non poco! Dopo cena dei ragazzi accendono un falò poco fuori dal campo e cominciano a suonare musica pseudo tipica, con i bonghi e strumenti vari, improvvisiamo delle danze tribali intorno al fuoco, affumicandoci per bene, ma godendo del tepore della fiamma. Verso mezzanotte torniamo in tenda perché il freddo si stava facendo davvero pungente e perché eravamo stanchi di girare intorno al falò. Sistemiamo il fedele sacco lenzuolo e ci immergiamo sotto strati di coperte maleodoranti, ma che comunque ci riscaldano. Durante la notte ci alziamo con il viso congelato. In tenda fa quasi più freddo che fuori, ma questo dovevamo un po’ aspettarcelo.

Domenica 1 Gennaio – Merzouga – Gole del Todra

Buon anno! Cominciamo questa mattina abbastanza presto perché siamo riusciti a scroccare un passaggio in 4×4 alle 7:00 invece che tornare con i cammelli, visto che il cielo era ancora molto nuvoloso e l’alba non sarebbe stata come quella vista il giorno precedente a M’hamid. Facciamo una colazione rapidissima e partiamo. Arriviamo alla macchina e ci avviamo verso Rissani, sperando di poter fare una seconda colazione da qualche parte, ma è domenica, è presto ed è capodanno, quindi non troviamo nulla di aperto. Decidiamo di fare il circuito turistico delle kasbah abbandonate attorno a Rissani, carine ma nulla di eccezionale, e ci avviamo verso il museo di fossili di Erfoud. Se posso darvi un consiglio, non comprate fossili qui perché costano il triplo di quanto troverete in qualsiasi altra parte del Marocco, inclusa Marrakech.

Prendiamo il tè, visitiamo il museo (sono un grande patito di archeologia preistorica), proseguiamo verso Tinghir, fermandoci a dare un occhio al vecchio sistema di canali di irrigazione sotterranei (khetteras) che venivano utilizzati per trasportare l’acqua nella regione arida. Venivano scavati come una lunga serie di pozzi e uniti nel sottosuolo. In alcuni punti è possibile scendere per esplorarli. Arriviamo a Tinghir verso l’una e mezza e ci fermiamo a pranzare presso il Restaurant Cafe Central, cibo buono, prezzi ottimi, pulizia un po’ meno precisa, e mettete in conto una affumicatura di vestiti perché non essendoci cappe d’aspirazione è facile uscire “speziati” dal locale.

Dopo pranzo ci avviamo verso le gole del Todra e, onestamente, all’inizio pensavo che la palmiraia che si incunea nelle montagne fosse l’attrazione del posto, e infatti non ne capivo l’entusiasmo! Ma dopo una ventina di minuti in auto arriviamo nelle vere gole del Todra e lì mi si illuminano gli occhi. È davvero un posto unico, e nonostante sia super turistico, con fiumi di visitatori, vale comunque la pena di vederlo. Dopo un po’ di giri e di foto ci siamo avviati verso la nostra destinazione, Auberge Le Festival, poco più avanti, sperando non ci riservasse altre brutte sorprese. Appena arrivati ci siamo subito resi conto che potevamo stare tranquilli, la struttura è spettacolare, l’accoglienza anche. La nostra stanza, la cave room, era caldissima e molto confortevole, la cena è stata ottima e lo stesso la colazione. I giardini, i portici, le caprette nell’orto, la cura dei dettagli nella struttura dell’hotel rendono questo posto il miglior hotel in cui abbiamo pernottato.

Lunedì 2 Gennaio – Gole del Tudra – Marrakech

palme

Dopo la buonissima colazione salutiamo a malincuore l’Auberge Festival, ci siamo rifermati nelle gole visto che c’era molta meno gente, e infatti ci siamo goduti il panorama meglio del giorno precedente. Abbiamo proseguito poi per Boumalne Dades per poi deviare e andare verso la gola del Dades per vedere le famose Monkey Fingers. Vuoi perché eravamo di fretta, che nel belvedere abbiamo beccato una carovana di camperisti italiani, che il sole del mattino si piazzava esattamente dietro le monkey fingers, il tutto non ci ha lasciato interamente soddisfatti, e visto che avevamo i minuti contati, forse avremmo fatto meglio a investirli in una sosta a Skoura o a Ouarzazate, che non abbiamo potuto fare per mancanza di tempo.

Ci siamo messi subito in strada con destinazione Ait Ben Addu, che abbiamo raggiunto a ora di pranzo. Dopo aver spizzicato qualcosa all’Auberge Bilal siamo partiti all’esplorazione del famoso sito turistico, perdendoci nei suoi vicoli per un paio d’ore. Molto turistico ma imperdibile! A quel punto ci siamo rimessi in strada con destinazione Marrakech, in una marcia lunghissima poiché la strada è un cantiere a cielo aperto per tutta la traversata dell’Atlante, e la circolazione molto discontinua. Siamo arrivati a Marrakech alle 20:00 e per quindici minuti ho guidato in centro città. Stavo per morire. Forse consegnare l’auto in aeroporto sarebbe stata una scelta più saggia. Dal rental car al nostro riad erano solo 650 m quindi, presi i bagagli, ci siamo incamminati per ritrovarci nel mezzo del souk. Il navigatore ci indicava una traversa ma non riuscivamo a trovare il riad, quindi abbiamo contattato il nostro contatto e ci è venuto a prendere lì vicino.

Come ci spiegherà la guida il giorno successivo, in Marocco si tende a minimizzare lo sfarzo esterno per non attirare attenzioni, così anche i riad da fuori sono porte anonime, ma poi all’interno custodiscono bellissimi giardini con palme, fontane e balconi. Lasciamo i bagagli e ci dirigiamo verso la famosa piazza Djemaa el Fna, dove abbiamo preso un cous cous in due giusto per mettere qualcosa nello stomaco prima di andare a letto. Dopo ovviamente una meritata doccia bollente.

Martedì 3 Gennaio – Marrakech

La prima mattina a Marrakech si apre con un’ottima colazione che ci mette di buon umore. Oggi ci aspetta un tour guidato prenotato su Civitatis con partenza dal Cafè de France. Laura, la nostra frizzantissima guida, ci accoglie offrendoci un ottimo espresso e cominciando il tour con una camminata verso il quartiere ebraico e la Mellah. Ci riempie di curiosità e dettagli della vita locale, spiegandoci perché la Piazza Jamaa el Fna è patrimonio orale e immateriale UNESCO e non una mera trappola per turisti. Visitiamo con lei sia il palazzo el-Badii che la Bahia, entrambi molto belli. A mattinata inoltrata prendiamo un tuk tuk per tornare nella zona dei souk, dove ci fermiamo (per un po’ troppo tempo) in una erboristeria dove veniamo sottoposti a una televendita di prodotti e rimedi naturali contro la qualsiasi. Finita la presentazione ci addentriamo, grazie alla presenza di Laura, nella zona dell’artigianato adiacente ai souk. Qui ci sono le botteghe che realizzano praticamente molta della roba venduta poi nel souk. C’è la zona in cui si cuce la pelle, la zona delle tintorie dove vengono colorati i tessuti, la zona dove si lavora il ferro, la zona dove si realizzano le lampade. È tutto molto bello e suggestivo, ma è chiaro che i turisti qui non sono proprio i benvenuti. Concludiamo la visita con una passeggiata nel souk, sono ormai le 15 e noi moriamo di fame. Pranziamo al Kafé Merstan con alcuni dei ragazzi che avevano partecipato al tour, dopo ci salutiamo e torniamo un po’ al riad. Nel pomeriggio passeggiamo un po’ per i souk e ad orario tramonto ci rechiamo al cafè de France per avere una visione della piazza dalla terrazza. Fattosi buio andiamo a cena al Souk Kafè, stupendoci di quanto fosse buona la tajina e cous cous royale che ci portano.

Mercoledì 4 Gennaio – Marrakech, giorno 2

Questa mattina ce la prendiamo comoda, facciamo colazione e scendiamo verso le 9:30, mai successo fino ad ora. Oggi vogliamo completare il giro delle cose da visitare a Marrakech. Cominciamo con la Medersa, della quale ci innamoriamo. È sicuramente il più bel monumento della città. Da lì andiamo verso il museo della fotografia, molto carino, ma trascurabile se si va di fretta. Ci prendiamo un tè sulla bella terrazza e ci facciamo un’altra passeggiata nella zona dell’artigianato dei riad sperando di non dar fastidio. La luce e la bellezza di quelle vie mi rimarranno nel cuore. Pranziamo a Le Jardin, un posto bellissimo vicino al nostro riad, un po’ più fighetto rispetto al souk kafè, meno autentico ma comunque di ottima qualità. Il pomeriggio ci incamminiamo per le tombe sadite, un po’ deludenti, e in taxi ci facciamo portare ai giardini Majorelle per vedere anche un po’ la città nuova. L’ingresso per i giardini è di 15€ a testa, il che ci sorprende non poco, ingoiamo il boccone amaro, paghiamo ed entriamo. Il posto è davvero bello, un giardino botanico estremamente curato e ordinato, con vasi, panchine e una casa di colori molto accesi, perfetti per essere instagrammati. Ci sta anche questo, fa parte del patrimonio artistico della città. Usciti da lì ci prendiamo un caffè e una buonissima cheesecake al bar di fronte e torniamo nella medina.

La nostra ultima sera marocchina la passiamo al Kui zin, sempre nella zona del nostro riad, scopriamo che hanno un grande buffet per 180 MAD a testa, per chi arriva a Marrakech potrebbe essere un ottimo modo per assaggiare le specialità del posto e capire quale è più buona, noi non avevamo molta fame e abbiamo ordinato alla carta. La nostra cena è stata ottima e accompagnata da un piacevole sottofondo musicale live. Ultimi acquisti nel souk prima di tornare al riad e preparare i borsoni per la partenza.

Giovedì 5 Gennaio

Reclutiamo un carretto per darci una mano con i bagagli, arriviamo all’ingresso della medina dove ci aspetta il nostro driver prenotato su suntransfer, da lì comincia la nostra traversata verso Agadir che ci prende più di tre ore. Una volta in aeroporto facciamo il nostro check in, mangiamo qualcosa e aspettiamo l’imbarco.

La nostra vacanza finisce qui, promettendoci di tornare ci allacciamo le cinture e aspettiamo che l’aereo decolli.

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